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lunedì 21 ottobre 2019

Recensione: "Psicologia del malato oncologico. Non muore il desiderio" di Gabriella Gagliardi



Un trattato che, nella sua brevità e immediatezza di linguaggio, si sofferma con sensibilità sulle conseguenze psicologiche che vivono coloro ai quali viene diagnosticato un tumore.



Psicologia del malato oncologico
Non muore il desiderio
di Gabriella Gagliardi

Armanda Editore
80 pp
10 euro
L'autrice di questo saggio è un'ex insegnante di Filosofia che un paio di anni fa ha scoperto di avere un tumore alle ovaie. 

Sentirsi dire, dallo specialista che ci ha appena visitato, di avere un male al quale generalmente associamo l'aggettivo terribile "incurabile", è qualcosa che non può non cambiarci, destabilizzarci, innescare dentro di noi un groviglio di pensieri ed emozioni contrastanti. e devastanti.

Ogni uomo desidera vivere a lungo e in salute, arrivando alla morte possibilmente senza passare per grosse sofferenze (fisiche e non solo).
Pur essendo un essere finito, limitato, l'uomo percepisce le proprie emozioni come eterne, e questo lo spinge a fare piani, nutrire sogni, guardare al domani tenendo il più lontano possibile lo spettro oscuro della morte.
Fino a quando non gli viene diagnosticata una malattia aggressiva e potenzialmente mortale, nessuno pensa alla morte come a qualcosa di reale e concreto, quanto piuttosto a un evento astratto e, per adesso, lontano.
Sappiamo di dover morire tutti, prima o poi..., ma finché si sta relativamente bene, non ci si pensa più di tanto.

Ma l'irrompere della malattia grave cambia inevitabilmente la persona, che si trova di fronte alla non facile sfida di ricostruire se stessa, la propria coscienza, a causa di questo evento traumatico inaspettato che viene vissuto come un'ingiusta batosta, quasi un insulto.

Un concetto che l'autrice lascia emergere con molta chiarezza è proprio questo: la malattia oncologica trasforma la persona, rendendola via via sempre più consapevole della fugacità dell'esistenza e del fatto che, per questa ragione, essa meriti di essere vissuta appieno, avendo progetti, coltivando sogni ed interessi.
"La vita è anche nella malattia".

Partendo da concetti etico-esistenziali, attingendo tanto alla filosofia quanto alla psicologia, Gabriella sa coniugare insieme l'esperienza vissuta e quella pensata, oggetto di riflessioni e considerazioni attente. 
Lei stessa, avendo vissuto il trauma della diagnosi di cancro, ha fatto esperienza personalmente di ciò che esso implichi, su tutti i livelli, da quello fisico a quello psicologico, da quello emotivo a quello sociale, giungendo alla consapevolezza che la malattia è in grado di affinare e sensibilizzare in un modo nuovo la coscienza; nessuno di noi conosce davvero le forze e le risorse di cui dispone fino a quando non è chiamato a resistere, tirandole fuori.

In queste pagine ci si sofferma a considerare il mondo in cui può reagire una persona alla quale viene diagnosticato un cancro, e come queste reazioni possano mutare ed evolversi col trascorrere del tempo e soprattutto con il passare dalla prima fase (in cui ci si trova faccia a faccia col "mostro" chiamato cancro) a quelle successive - cura, convalescenza, guarigione, fino ad arrivare a una progressiva normalità, con la speranza che la malattia venga debellata e non si ripresenti più.

Altro aspetto importante è la scoperta delle tantissime persone che stanno attraversando la medesima "odissea" e che quindi ci capiscono, e noi capiamo loro, come se fossimo una grande famiglia.

È possibile tirar fuori qualcosa di positivo da una condizione sicuramente negativa? La sofferenza può aiutarci a crescere, renderci "migliori" (più amorevoli, comprensivi, attaccati alle piccole gioie del vivere quotidiano, più profondi...)?

"...occorre ricordare che la malattia ci impone certamente dei limiti, ma non necessariamente dei confini: i limiti sono flessibili, nascono per essere superati, mentre i confini sono solitamente più rigidi (...). Se vivo la malattia come un confine, la mia tendenza sarà quella di utilizzarla come "strumento" per restare nella paralisi in cui mi trovo, per avere sempre pronta "una scusa" per me stessa e per gli altri. Se la vivo invece come un limite, saprò forse motivarmi (...) a guardare oltre, a rimettermi in movimento, a superare quei paletti che la malattia mi mette davanti, per riabilitarmi alla vita".

Oltre alle riflessioni personali e alla breve ma intensa testimonianza di vita dell'Autrice, vi sono contributi di altre persone - professionisti e non - che hanno/hanno avuto a che fare con la malattia oncologica, e le loro parole impreziosiscono l'argomento in questione, attraverso i vari ed interessanti punti di vista, di cui ci colpisce soprattutto l'umanità, la sensibilità, l'empatia.

Il testo ha, dunque, il pregio di saper trattare con chiarezza e con un linguaggio semplice ed accessibile a tutti, un tema di per sé difficile e complesso, che in maniera diretta e indiretta quasi sicuramente tocca/ha toccato la vita di tanti lettori, che si ritrovano incoraggiati e sensibilizzati rispetto all'argomento.


2 commenti:

  1. Il cancro è una "bestia" che va conosciuta, mai negata. Attraverso la lettura è ancora meglio. Ottimo consiglio.

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    1. Assolutamente, può essere di beneficio per chi legge, come lo è scrivere.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz