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giovedì 12 dicembre 2019

Recensione: LE NOTTI DI KOS di Elena D'Ambrogio Navone



Nata nella bellissima Kardamena, situata nella costa meridionale di Kos, isola del Dodecaneso, Igea, dopo essere cresciuta in una famiglia agiata, è costretta, dalla guerra e dal fascismo, a vivere anni di esilio, umiliazioni e miseria. Ma il destino è imprevedibile e chissà, forse anche per lei ha in serbo qualcosa di buono.


LE NOTTI DI KOS
di Elena D'Ambrogio Navone



Cairo Editore
252 pp
15 euro
Novembre 2019
"Le ferite della sua vita, quelle che non si vedono ma ti segnano per sempre, si sarebbero un giorno definitivamente sanate? Buffo che facesse questo paragone. Se c’era qualcosa di simile a lei in ciò che la circondava, erano piuttosto i vitigni, ancora con le foglie appena sfiorate dalla perdita dell’azzurro estivo, ma con il tronco contorto, così vicino alla terra per riceverne gli umori e il calore. Ma con le radici ben avvinghiate sotto la superficie. Dov’erano le sue, di radici? Perse nella distanza e nel tempo: nell’isola di Kos, dov’era nata e cresciuta. Il ricordo non era un concetto astratto, ma sempre un susseguirsi di immagini sparse e senza alcun ordine."

Igea è una donna avanti negli anni che vive in Puglia, a Nardò, dove sta trascorrendo questa fase della propria vita in tutta serenità.
Il presente placido e appagante non le impedisce di ripensare al passato, alla sua infanzia a Kardamena, all'adolescenza, ai terribili anni della guerra e a ciò che ne è seguito.

La mente vaga e torna a quand'era bambina: fragile, delicata, bisognosa di amore, rassicurazioni, di cui la madre Irene - una donna determinata, pratica e poco incline a manifestazioni d'affetto - era molto avara; non solo, ma di lei Igea ha ben vivo il ricordo dei continui rimproveri materni, che hanno contribuito a renderla insicura e un po' impacciata.
Ad addolcire la sua esistenza ci pensava, fortunatamente, la nonna materna, Miliò, un'anziana donna comprensiva, affettuosa, e soprattutto saggia, col dono di "guardare oltre", di leggere segni e premonizioni nelle carte, nei fondi di caffè e nelle pietre "magiche" che portava sempre con sè.
E questo dono speciale Miliò sa che è posseduto anche dalla sua dolce nipotina, perché lei stessa le ha tramandato tutto il fascino misterioso della sua cultura isolana, molto legata alla natura.
Col tempo, Igea avrà modo e tempo per rendersi conto che quell'inspiegabile ma evidente alone di magia che avvolgeva Miliò, circonda anche lei e la rende particolarmente sensibile nell'aiutare il prossimo: questo è il suo dono e arriverà un momento in cui la donna saprà accettarlo e metterlo a servizio degli altri.

"Non si può cambiare la realtà, pensò Igea, non la vita né la morte, ma si può dare consolazione a chi deve sopportare grandi dolori."

Come tutte le ragazzine, Igea adolescente sogna l'amore, quello che fa sentire le farfalle nello stomaco, impersonato dal principe azzurro, col quale essere felici per sempre.
Ma a quattordici anni scopre che la sua pragmatica genitrice ha deciso per lei il suo futuro, il suo sposo, e la sua scelta non tiene in alcun conto dei sentimenti della povera ragazza.

A complicare l'esistenza non solo sua ma di tutti gli isolani, ci pensa il fascismo e, ancor peggio, lo scoppio del secondo conflitto mondiale.

Igea non ha ancora diciotto anni quando nel 1945, fra gli sconvolgimenti che accompagnano la fine della guerra, gli eventi della Storia la trascinano lontano da casa sua, dalla sua terra, portandola in un campo di concentramento in Italia.

E se è vero che son tempi duri per tutti in Grecia (e in Europa, in generale), lo sono ancor di più per coloro che appartengono a famiglie "miste", come nel caso della protagonista, figlia di un italiano e di una greca, e oltretutto sposata a un italiano; a guerra finita, molti in questa situazione vengono denunciati come fascisti e quindi scacciati da Kos e inviati in Italia, in campi profughi, dove sono considerati e trattati alla stregua di prigionieri di guerra e di conseguenza lasciati vivere in condizioni di totale miseria.

Quei primi anni nella nostra penisola sono stati davvero durissimi per Igea, che non può neanche godere della consolazione della cara nonna nè dell'amore del proprio consorte, un uomo più grande di lei, mai amato in quanto imposto, una sorta di figurante anonimo nella sua esistenza.
Quando, nell'ultima tappa di questo drammatico esodo, che vede lei, il marito ed Irene sopportare umiliazioni e povertà, giunge a Torino, Igea conosce il vero Amore, in un modo inaspettato, improvviso e travolgente: un amore di nome Giorgio, che lei amerà con tutta se stessa, per il quale sarà pronta a rivoluzionare la propria vita..., ma lui - un uomo ricco, colto, affascinante - cosa prova per la povera e sfortunata Igea? Ricambia il suo stesso amore o per lui gli incontri fugaci che si concede con la bella greca sono solo un'avventuretta?

I ricordi di Igea non comprendono soltanto la propria vita, il tempo più bello e sereno vissuto a Kos,  con nonna Miliò, nata su una barca in una notte di tempesta, venuta fuori tra le onde come la Venere di Botticelli, ma anche la storia d'amore, contrastata, forte e irruente, tra i suoi genitori, la tenace Irene e Renzo Galbini, giunto a Kos come maresciallo della finanza del Regno d’Italia.

L'ambientazione greca è ricca di fascino e storia, e interessante e accurata è la ricostruzione storica della situazione sociale e politica di quegli anni complessi; in particolare, l'Autrice,  attraverso una scrittura molto sensibile e attenta, ha soffermato la propria attenzione sulle vicende umane che hanno coinvolto la protagonista e i personaggi che le ruotano attorno, e questo permette al lettore di conoscere in maniera approfondita  caratteri, personalità e motivazioni.

Igea è una donna piena di insicurezze, la cui vita felice viene sconvolta da eventi più grandi di lei, che più di una volta paiono davvero sovrastarla, schiacciarla, renderla inerme e in balìa di un destino avverso.
Eppure, in questa piccola grande donna si nasconde un tratto fondamentale, che sarà ciò che le darà modo di andare avanti sempre, nonostante le privazioni materiali, le mancanze a livello umano, le tante responsabilità di prendersi cura dei propri cari e di farlo praticamente da sola, il rapporto instabile e terribilmente incerto con Giorgio...: in tutte queste vicissitudini, Igea dimostra di essere resiliente, di sentire sì i colpi inferti da una vita non sempre generosa, ma al contempo di trovare in se stessa la forza fisica e morale per non soccombere, anzi, per rinascere ogni volta, sapendo cogliere le opportunità e i piccoli miracoli che ogni tanto il destino le ha offerto e che si sono rivelati provvidenziali.

"Le notti di Kos" è un romanzo che ci racconta storie di donne messe alla prova dai percorsi bizzarri che spesso la vita prende, e che esse hanno affrontato con le proprie capacità, terrene, umane... e non solo; è la storia di una vicenda umana, famigliare, che si staglia su un contesto storico e sociale complicato, difficile, che ci viene presentato in modo essenziale, chiaro e funzionale ai fatti narrati e ai personaggi coinvolti.
Una lettura coinvolgente, molto scorrevole, appassionante per trama e quadro storico.


8 commenti:

  1. Guerre, profughi, dolore... gli anni passano ma queste cose non cambiano e, purtroppo, non mancano mai in questo mondo crudele.
    La figura di Miliò, nata su una barca in una notte di tempesta, è affascinante. Recensione accattivante. Storia da leggere!

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    1. Vero, il mondo non solo non è cambiato, ma quanto a brutture, peggiora a vista d'occhio...

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  2. Un romanzo complesso che non racconta solo una vicenda umana ma la colloca in un contesto storico e politico importante e dalle sfaccettature più drammatiche.

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    1. Si, le vicende di singole persone travolte dalla grande Storia.

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  3. Ciao Angela, non conosco il romanzo, ma dalla tua recensione sembra davvero molto bello!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz