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lunedì 20 gennaio 2020

Recensione: PO 210 (Polonio) di Mauro Valente



Una foto in bianco e nero che ritrae un orologio di una piccola città rumena, un anziano professore alla ricerca del proprio fratello gemello scomparso senza lasciar tracce e un avvocato pugliese alle prese con un'intricata indagine piena di misteri e colpi di scena.


PO 210 (Polonio)
di Mauro Valente




368 pp
13 euro
Mauro Valente vive a San Severo, in provincia di Foggia, ed è un avvocato.
Un giorno nel suo studio riceve la visita di un suo professore delle superiori, Lorenzo Di Iorio, insegnante di Chimica ormai in pensione.
L'anziano, in compagnia del suo cagnolino Drago, è lì per fare al suo ex-alunno una confessione personale, diventata per lui un grosso peso sul cuore; un peso di cui, giunto alla sua veneranda età (va verso i novant'anni), vorrebbe potersi alleggerire.
Mauro è curiosissimo, tanto più che vede Lorenzo molto agitato, emotivamente provato, commosso: cosa può volere da lui?

Il vecchietto tira fuori una foto e gli racconta la storia della propria vita, il tipo di famiglia in cui è cresciuto, la sofferta assenza della madre morta troppo presto, i rapporti con il fratello gemello Umberto, la rigidissima educazione ricevuta dal padre Girolamo, maresciallo dell'Esercito, la sua passione per la Chimica, la carriera militare del fratello all'Accademia di Modena. Ma il punto cruciale del racconto converge in un giorno in particolare che ha stravolto la vita dei Di Iorio: il 5 dicembre 1949 il maresciallo Girolamo viene ritrovato morto in casa sua, con un coltello piantato nella schiena.
Quello stesso giorno il figlio Umberto scompare, fa perdere le sue tracce per sempre e dell'omicidio viene accusato Lorenzo, anche se, grazie ad alcune importanti testimonianze, verrà assolto un paio di anni dopo.
Il motivo per cui il vecchio insegnante s'è recato dall'avvocato è questo: ritrovare il fratello scomparso da settant'anni, cercare di ottenere notizie su di lui.
Ma perché si sta rivolgendo proprio a me?, si chiede Mauro, e la risposta sta nella foto in bianco e nero che Lorenzo gli mostra e nella quale è ritratto un orologio, ma non uno qualunque, bensì quello che si trova in piazza Traiano a Braila, una città della Romania.
Ebbene, proprio la foto di quell'orologio è comparsa di recente su un giornale locale, associata ad un articolo che parlava di Mauro.
E infatti l'avvocato è stato a Braila  tempo prima, avendo accompagnato un suo amico sacerdote in missione presso una casa famiglia gestita da suore.
L'esperienza fatta in mezzo ai bambini e ai ragazzi ospiti della struttura è stata molto forte per Mauro, lo ha cambiato interiormente e questo emerge in modo chiaro nei frammenti del "diario di bordo" che si alternano alla storia narrata.
L'avvocato viene, quindi, coinvolto da Lorenzo in una ricerca che si rivelerà avventurosa: che cosa è successo ad Umberto? Ha ucciso davvero lui il padre, e se sì, perché?
Lorenzo, nel raccontare tutto ciò che sa della propria famiglia, dice a Mauro che il fratello e il padre avevano avuto motivi di litigio in quanto il giovane si era innamorato di una ragazza e l'aveva messa incinta, cosa che il maresciallo padre trovava indecorosa e aveva perciò ordinato al figlio di far abortire la ragazza.
Ma quanto di vero c'è in questi ricordi e in ciò che lo stesso Umberto raccontava al gemello?

Mauro non perde tempo e, coinvolgendo anche la frizzante moglie Laura in questa "indagine", comincia a raccogliere informazioni, a ragionare sui dettagli, a fare ipotesi.
Arriva a Modena, alla ricerca di notizie in merito alla presenza di Umberto all'Accademia militare e scopre, con grande sgomento, che del suo nominativo non c'è traccia negli archivi.
Eppure, cercando bene tra vecchie foto, Umberto c'è..., quindi ha fatto parte dell'Accademia, e a testimonianza di questo incontrerà alcune persone che hanno conosciuto personalmente Umberto Di Iorio e che sanno cose importanti e segrete della sua vita, di "affari" in cui era coinvolto e che non conviene all'avvocato Valente conoscere perché potrebbero venirne fuori brutte conseguenze.

Chi era realmente Umberto? Quali sono questi affari misteriosi e pericolosi in cui era invischiato?  E come mai non ha mai contattato il fratello gemello, fatta eccezione per quella foto in bianco e nero risalente al 1969 in cui è ritratto l'orologio di Braila?
Che significato si cela dietro quella fotografia? Forse ci sono particolari cui fare attenzione e che possono nascondere un messaggio in codice che Umberto desiderava far arrivare al gemello?

Inoltre, spesso e volentieri, nel corso delle personalissime e accurate indagini condotte dall'avvocato sanseverese, emerge un elemento chimico che deve necessariamente aver avuto un ruolo nelle vicende che hanno portato alla sparizione di Umberto Di Iorio: il polonio...

Le domande sono tante e via via si infittiscono sempre più, portando Mauro non solo in giro per l'Italia - arriverà fino a Trieste, alla ricerca di un uomo che è stato un grande amico di Umberto, e lì farà una importantissima scoperta - ma fino in Romania, nuovamente a Braila, proprio dove ha conosciuto gli splendidi bimbi della casa-famiglia (i cui sorrisi gli sono rimasti scolpiti nel cuore) e che adesso torna a visitare per fare progressi nelle sue ricerche; e proprio lì, in questa cittadina rumena sulle rive del Danubio, attraversando vicende storiche e politiche che hanno segnato il XX secolo, Mauro proseguirà nella sua "missione" di trovare Umberto e restituirlo al povero Lorenzo, le cui lacrime e il cui dolore toccano profondamente l'avvocato, dandogli la motivazione per andare avanti anche quando spesso gli sembrerà di essere in un vicolo cieco...

L'Autore ha costruito una storia davvero molto ben articolata, un giallo avvincente, ben scritto, dal ritmo sempre vivace, con uno sviluppo delle vicende interessante, coerente, ricco di colpi di scena che alzano di volta in volta il picco di curiosità nel lettore, il quale procede nella lettura lasciandosi coinvolgere, partecipando all'entusiasmo del protagonista e narratore, desiderando anch'egli di mettere in ordine tutte le tessere del complicato puzzle, per arrivare alla fine a comprendere cosa sia successo ai personaggi coinvolti nel "giallo di Umberto".
Oltre ad aver apprezzato moltissimo com'è strutturata la trama, le sue diramazioni fatte di misteri che si infittiscono, mi ha colpito molto il "diario di bordo" relativo al viaggio del protagonista a Braila, quando ha incontrato per la prima volta i ragazzini dell'istituto diretto da suore dedite interamente alla propria missione, perché quelle poche righe sono un concentrato di sensibilità e di presa di coscienza nei confronti di una realtà lontana e diversa dalla propria che, una volta conosciuta, è impossibile non amare e non lasciarsi cambiare da essa.
Ho trovato simpaticissimi, e mi hanno fatto sorridere tanto, i dialoghi tra Mauro e sua moglie Laura, che si stuzzicano e si prendono amabilmente in giro, per poi però far tesoro l'uno dei consigli dell'altra; interessante anche lo sfondo storico relativo alla Romania e ai suoi rapporti con l'Unione Sovietica, che aiuta a contestualizzare alcuni aspetti rilevanti delle vicissitudini narrate.
Inutile dire che non posso non gradire il fatto che l'Autore (di cui ho già letto e recensito APPUNTAMENTO IN OBITORIO) decida di collocare le storie che scrive nella propria città, che è anche la mia, e sono felice di poter consigliare il romanzo di un mio concittadino, perché, a mio modesto avviso, merita di essere letto!

4 commenti:

  1. Una storia che mi ha incuriosita molto :) forse perché non amo i gialli che grondano sangue, ma quelli in cui ci sono rompicapo e misteri da risolvere invece sì. Me lo segno! Grazie Angela :)

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    1. E infatti è un giallo nel vero senso della parola ;-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz