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mercoledì 13 maggio 2020

Recensione: LIVIA LONE di Barry Eisler



Il primo capitolo della serie sulla detective Livia Lone ci racconta la orribile esperienza che l'ha profondamente toccata e che l'ha indotta a diventare poliziotta per dedicarsi anima e corpo alla ricerca di gente depravata che si macchia di crimini sessuali.



LIVIA LONE
di Barry Eisler



366 pp
«Credi in te stessa. Indipendentemente da tutto. Capito? Credi in te stessa. E niente potrà fermarti.»


Livia Lone è una giovane detective della polizia di Seattle specializzata in indagini su crimini sessuali e abusi sui minori; ha un carattere forte e molto determinato, è coraggiosa, non esita a esporsi a rischi se questa è l'unica strada per ottenere i risultati prefissi; porta a termine ogni incarico col massimo impegno, cercando di assicurare alla giustizia i mostri a cui dà la caccia.
Per lei è sì un lavoro... ma è sopratutto una missione che affonda radici e motivazioni nella sua storia personale.

E proprio perchè per lei fermare questi mostri è una questione personale, quando la giustizia fallisce Livia non esita a vendicare personalmente le vittime, anche con metodi discutibili per un poliziotto.

Ciò che spinge la donna ad agire senza rimpianti e senza reticenze è quel drago che le si agita dentro, che spesse volte sembra assopirsi ma che, di fronte a certi esseri lascivi e depravati, si sveglia e pretende di divorare il male, per difendere chi è più debole e non può farlo da sé.

Cosa c'è nel passato di Livia Lone che ha influenzato drammaticamente la sua vita, rendendola dura e restia a fidarsi di chiunque?

Livia non è sempre stata Livia. C'è stato un tempo - che adesso sembra così lontano - in cui si è chiamata Labee.
Labee è nata sulle montagne thailandesi, dove viveva con sua sorella Nason, i genitori e un fratello; ma un giorno - quando lei ha solo 13 anni e Nason 11 - accade qualcosa di inaspettato: degli uomini vengono a prendere lei e la sorellina, li gettano in un furgone insieme ad altri spaventati bambini e da quel momento inizia un viaggio verso l'inferno.

Labee scopre che lei e Nason sono state state vendute dai genitori; il suo obiettivo diventa allora quello di sopravvivere e di proteggere la sua Nason, il suo "dolce uccellino" da chiunque voglia farle del male, perchè purtroppo è chiaro che gliene faranno.

Il tragitto che porterà le vittime di questo infamante rapimento in America, all'interno di un container, sarà uno dei peggiori incubi al quale una persona - e una bambina ancora di più - potrebbe mai andare incontro.

Labee subisce abusi e torture fisiche e psicologiche che annienterebbero tante vittime; inoltre, al fine di evitare che i porci che li tengono prigonieri possano divertirsi con la sorellina, fa di tutto perché essi scelgano lei piuttosto che Nason, ma il suo animo di ragazzina inesperta di come va il mondo non sa (ma lo imparerà sulla propria pelle) che questi non sono uomini la cui parola valga alcunché, e che il loro cinismo, la loro malvagità, la loro lascivia e il desiderio di far soldi, li hanno privati di ogni forma anche minima di umanità e compassione.

A fine viaggio Labee si ritroverà senza la sua Nason, di cui perderà ogni traccia; scopre di essere a Llewellyn e che si prenderà cura di lei un uomo di nome Fred Lone; questi, infatti, la prende con sé in casa propria, adottandola (le cambia anche il nome, Livia appunto) ma ancora una volta la ragazzina, sola e indifesa in un Paese straniero di cui non conosce lingua, usi e costumi, dovrà fare i conti con persone viscide, che si credono dio in terra, e che pensano di poterla trattare come un oggetto.

Non hanno fatto i conti con la forza interiore di Livia, che crescendo imparerà a far leva sulle proprie risorse e capacità, e attraverso l'aiuto di un compagno di scuola e di suo padre (due persone oneste, che la prenderanno sotto le loro ali e le vorranno bene), che l'avvieranno nella pratica del jujitsu, Livia si rafforzerà nel corpo e nello spirito, imparerà ad difendersi e ad attaccare e capirà cosa "vuol fare da grande" e perché.
Il pensiero di cercare Nasone di scoprire cosa ne è stato di lei, sarà per anni l’unica cosa che le darà la giusta motivazione per rimanere in vita.

Quando una nuova pista riaccende le sue speranze, a Livia non basta più essere un agente, e nemmeno una giustiziera.
Dovrà rivivere gli orrori del passato per arrivare a scoprire una cospirazione di inimmaginabile  crudeltà, fatta di trafficanti internazionali, bande criminali, suprematisti bianchi e legami con il potere politico.

La narrazione procede in un alternarsi di "ora" e "allora", in cui il presente ci mostra l'agente Lone impegnata a dar la caccia a stupratori incalliti, mentre il passato apre il sipario sull'orribile esperienza vissuta a tredici anni; l'autore non si tira indietro dal raccontarci gli abusi sessuali subiti da Livia e quanto dolore si sia accumulato nel suo cuore; dolore che a mano a mano è stato affiancato dal puro odio, dal disprezzo più profondo per chi ha fatto del male a lei e a Nason (e in generale continua a farne ad altri innocenti), e il desiderio di vendetta - il drago feroce e affamato che le dorme dentro - non può placarsi se non viene soddisfatto.
E Livia è pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di sapere la verità sul rapimento e su Nason ed infatti la sua ricerca spasmodica dei colpevoli di quel maledetto viaggio infernale dalla Thailandia in America, la porterà a rischiare la propria vita, anche perchè i nemici di allora e di ora sono gli stessi, e sono anch'essi pronti a tutto pur di continuare indisturbati con i propri sporchi traffici.

C'è molta azione in questa crime fiction, il ritmo è serrato, ci si sente coinvolti dalle dolorose vicissitudini della protagonista e non si può che "fare il tifo" per lei nel vederla tirare fuori personalità, coraggio, resilienza; la scena finale - inevitabilmente la si immagina mentre si legge - è cruda ma placa la sete di giustizia di Livia... e un po' anche del lettore.
Se vi piace il genere, non posso che consigliarvelo, è una lettura travolgente che tocca un argomento delicato, attuale e doloroso, come quello del traffico di esseri umani e degli abusi sui minori.

2 commenti:

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz