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mercoledì 21 ottobre 2020

CANZONI ISPIRATE... DA LEGGENDE! (#2)


Nel precedente appuntamento abbiamo visto una canzone di De Andrè ed una di Baglioni, entrambe ispirate a due leggende.

Oggi a farci compagnia sono Angelo Branduardi e Roberto Vecchioni.

Il primo ha rivisitato una leggenda degli indiani d’America nel brano La pulce d’acqua.

Un'antica leggenda dei nativi americani racconta di una pulce d'acqua capace di rubare l'ombra a chi avesse spezzato le armoniose regole della natura.
Perché proprio l'ombra? La risposta sta nella convinzione, da parte delle tribù dei "pellerossa", che l'ombra fosse la parte del corpo più sfuggente, una proiezione proveniente dal corpo eppure intoccabile, come lo spirito vitale che anima ogni creatura.

Privato dell'ombra, il "peccatore" era destinato a perdere sé stesso, la propria vitalità e quindi si ammalava e l'unico modo per espiare la propria colpa e ripristinare l'armonia con la natura, era attraverso canti e balli, con cui lo "stregone" chiedeva il perdono per l'ammalato affinchè gli fosse restituita la pace interiore e fisica perduta.


È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
Sull'acqua del ruscello
Forse tu troppo ti sei chinato
Tu chiami la tua ombra
Ma lei non ritornerà
È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la serpe verde
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
E allora devi a lungo cantare
Per farti perdonare
E la pulce d'acqua che lo sa
L'ombra ti renderà
È la pulce d'acqua
Che l'ombra ti rubò
E tu ora sei malato
E la mosca d'autunno
Che hai schiacciato
Non ti perdonerà
E allora devi a lungo cantare
Per farti perdonare
E la pulce d'acqua che lo sa
L'ombra ti renderà







Vecchioni si è invece ispirato alla tragedia di Euripide, Ippolito, con la sua canzone La leggenda di Olaf.


Ippolito, figlio di Teseo, re di Atene, è un giovanotto tutto dedito alla caccia, che non pensa all'amore, cosa che fa infuriare la benna Afrodite.
La dea, per vendetta, decide di suscitare nella matrigna Fedra (che ha sposato Teseo in seconde nozze)l un sentimento d'amore e passione per il figliastro.
Fedra sembra quasi impazzita gli occhi di tutti e in suo soccorso va la nutrice, che rivela a Teseo l'amore che Fedra ha per lui; il giovane ne è indignato e umilia la matrigna, la quale s'impicca..., non senza ver lasciati un biglietto in cui accusa Ippolito di averla violentata.

Quando Teseo scopre ciò che è successo, maledice il figlio e lo bandisce da Atene. 
Mentre Ippolito sta lasciando la città su un carro con i suoi compagni, un toro mostruoso uscito dal mare fa imbizzarrire i cavalli, che fanno schiantare il carro contro le rocce.

Mentre il povero Ippolito è in agonia, la dea della caccia - da lui tanto venerata -, espone la verità dei fatti a Teseo, il quale perdona il figlio.


Fu allora che madonna gli disse:" Hai gli occhi belli
Vorrei che accarezzassi stanotte i miei capelli"
Fu allora che rispose: "Grazie madonna no!
Io sono un cavaliere e il re non tradirò"
E a lei non valse a niente comprare la memoria
Di sentinelle e servi, mandati a far baldoria
E a lui negli occhi grigi l'amore ritornò
L'attesa di una vita, per dover dire "no"
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Tornò di lì a tre giorni, il re dalla gran caccia
E lei gli corse incontro, graffiandosi la faccia
L'ira le fece dire: "Puniscilo perché
Ha mancato di rispetto alla moglie del re"
E a lui non valse a niente il sangue sui castelli
Rocroi, la spada e il sole sul viso nei duelli
Quando sentì di dire di dover dire "sì"
Con un cavallo e l'acqua fu cacciato di lì
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Poi, come tutti, si risvegliò
Capì d'aver ucciso per essere qualcuno
Capì d'aver amato il giorno di nessuno
La strada all'improvviso, la strada si accorciò
E sotto un sicomoro la gola s'impiccò
Sentì tagliar la corda e gli tesero una mano
Ma dentro c'era l'oro, l'oro del suo sovrano
"Il re ti paga e chiede di non parlare mai
Monta a cavallo e fila, più lontano che vai"
"Che fai sotto le stelle? chi vuoi dimenticare?"
Socchiuse gli occhi e volle andarsene, sparire
Sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò, sognò
Ma quella volta non si svegliò






http://giardinonaiadi.blogspot.com/
wikipedia

2 commenti:

  1. Ciao Angela! Questa volta non conoscevo affatto le canzoni :-) E pensare che ho anche letto la tragedia di Fedra e Ippolito, non sapevo di una canzone dedicata a loro!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz