PAGINE

domenica 1 novembre 2020

Le mie letture di ottobre

 


Le mie letture di ottobre!!




  1. FAIRY OAK. LA STORIA PERDUTA di E. Gnone: un mondo pieno di incanto e fascino, in cui possiamo tornare bambini e lasciarci cullare dalle intense emozioni e avventure vissute insieme alle protagoniste e ai loro amici.
  2. LAME DI TENEBRA di V. Barone Lumaga: Cosa accadrebbe se le nostre più oscure paure e i nostri desideri più inconfessabili si materializzassero, prendessero forma, cominciando ad agire e a commettere le azioni più nefande verso coloro che ci sono vicini? I quattro protagonisti si trovano a vivere l'incubo più terribile che avrebbero mai potuto immaginare e per uscirne dovranno accettare una difficile e dolorosa verità.
  3. ALLA SCOPERTA DELL'ACQUA CALDA di R. Riva: il mondo in cui veniamo introdotti, tra le pagine di questo romanzo, è bizzarro e surreale, con personaggi dai nomi importanti ma decisamente buffi, che stanno cercando di ribellarsi alle dure condizioni in cui sono costretti a vivere da una comunità scientifica che giudica reato ogni presunta ricerca o esperimento inutile o dannoso per la società.
  4. ADDIO, MIA AMATA  di S. Rocher: si possono amare allo stesso tempo due persone, con lo stesso slancio e la stessa passione? Ce lo raccontano i tre giovani protagonisti di una forte amicizia, coinvolti in una serie di vicende sentimentali travolgenti.
  5. "IL DELITTO DI VIA POMA. Trent'anni dopo"  di I. Patruno: con estrema accuratezza e un'esposizione chiara e attenta, il giornalista Igor Patruno torna con un nuovo libro sul delitto di via Poma, e partendo dall'agosto del 1990 fino a tempi più recenti, riesamina le tappe di uno dei cold case italiani più misteriosi degli ultimi anni. Un delitto atroce ed irrisolto, la cui vittima ancora deve ottenere giustizia.
  6. LA VITA INVISIBILE DI IVAN ISAENKO di S. Stambach: offre la preziosa opportunità di vedere il mondo con gli occhi di un disabile in mezzo ad altri disabili, di ascoltare una voce che, per quanto torturata e lontana da noi, dal nostro mondo, arriva al cuore del lettore e gli chiede semplicemente di ascoltarla.
  7. PERDUTI NEI QUARTIERI SPAGNOLI  di H. Goodrich: tra queste pagine si consuma una doppia storia d'amore: quella intrattenuta da una ragazza americana con un giovane uomo - attaccato alle proprie radici, alla propria terra - e quella con Napoli, città unica e indimenticabile, capace di risucchiarla totalmente tra i suoi vicoli colorati dai panni stesi che sventolano al sole ed echeggianti di rumori, urla, voci.

Quali letture, tra queste, ho preferito?

Sicuramente il libro-inchiesta sul "Delitto di via Poma", in quanto estremamente interessante, nonché doveroso perché l'attenzione su questo caso irrisolto continui ad essere viva; Lame di tenebra per la suspense e Fairy Oak. La storia perduta per avermi fatta sentire un po' bambina e avermi donato momenti di dolce malinconia.



CITAZIONE DEL MESE

La migliore letteratura ci costringe sempre a interrogarci su ciò che tenderemmo a dare per scontato, e mette in discussione tradizioni e credenze che sembravano incrollabili. 

Azar Nafisi - Leggere Lolita a Teheran


9 commenti:

  1. Il libro sul delitto di via Poma è interessante. All'epoca in cui successe avevo vent'anni e da allora, più o meno regolarmente, se ne è sempre tornato a parlare. Un libro che racconti per esteso tutte le tappe della tragica vicenda è senz'altro utile. Ci farò un pensierino.
    Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. esatto, sì, ripercorre le fasi dell'inchiesta, i personaggi coinvolti. Io l'ho trovato chiaro ed interessante. Chissà se si saprà mai la verità...

      Elimina
  2. Risposte
    1. Devo ringraziare il tempo trascorso in pullman :-D

      Elimina
  3. Ciao Angela! Davvero una serie di letture variegate :-) Speriamo che novembre sia altrettanto ricco di letture!

    RispondiElimina
  4. Nel 1995, abbandonato l'incarico all'università dove insegnava letteratura angloamericana, Azar Nafisi propone a sette delle sue migliori studentesse di trovarsi a casa sua, nel primo giorno del weekend, per discutere di letteratura. Un seminario privato: per due anni Nafisi vede le ragazze entrare nel suo salotto, "togliersi il velo e la veste e diventare di botto a colori". Il fatto è che insieme al velo "si levavano di dosso molto di più. Lentamente, ognuna di loro acquistava una forma, un profilo, diventava il suo proprio inimitabile sé". In quelle mattine le otto donne leggono Nabokov, Henry James, Jane Austen. Discutono con passione di Lolita e di Daisy. "Il seminario diventò il nostro rifugio, il nostro universo autonomo, una sorta di sberleffo alla realtà di volti impauriti e nascosti nei veli della città sotto di noi". Nel loro rifugio Nafisi e le sue ragazze guardano il mondo attraverso l'occhio magico della letteratura". Ma sono pur sempre a Teheran, e fuori da quel salotto restano grigiore e proibizioni: così, avverte Nafisi, "è di Lolita che voglio scrivere, ma ormai mi riesce impossibile farlo senza raccontare anche di Teheran".
    È questo Leggere Lolita a Teheran: il racconto di come una donna (l'autrice) attraversa la rivoluzione islamica iraniana con un bagaglio di romanzi e una gran fiducia nella letteratura, "arte della complicazione umana". dialogo costruttivo oppure ci ritiriamo dalla vita pubblica in nome della lotta al regime", alla fine della guerra lei era tornata a insegnare, prima di ritirarsi di nuovo, scettica verso le promesse dei "liberali" ("che ora chiamano riformisti").

    RispondiElimina
  5. Nel seminario ora discutono di James e di Jane Austen e delle incertezze pe Solo che non sono ammesse sottigliezze né "complicazione umana" nel mondo in cui vivono lei e le sue studentesse. È un mondo di romanzi sconsigliati, di ragazze punite se hanno le unghie dipinte, persone che hanno dovuto imparare a non esprimersi apertamente. Nafisi cita il Nabokov di Invito a una decapitazione: insopportabile "non è il vero dolore fisico o la tortura che si infligge in un regime totalitario, bensì l'incubo di una vita trascorsa in un'atmosfera di continuo terrore". Per prima cosa dunque Nafisi vuole trasmettere l'esasperazione di una vita regolata da "norme ottuse", dove un bambino si sveglia terrorizzato perché "ha fatto un sogno illegale": il senso di oppressione di un regime che "negava valore all'opera letteraria, a meno che sostenesse l'ideologia", un regime, del resto, dove il capo del comitato di censura cinematografica è un cieco... Il seminario diventa per loro "un corso di autodifesa" da tutto questo. Ancora Nabokov: "La curiosità è insubordinazione allo stato puro".
    Perché Lolita? Nella storia della ragazza di dodici anni tenuta "di fatto prigioniera" dall'uomo che ne fa la sua amante, Nafisi e le sue studentesse vedono "una denuncia dell'essenza stessa di ogni totalitarismo". Ne discutono a lungo, fanno paralleli: a Lolita, dicono, "è stata sottratta non solo la vita ma anche la possibilità di raccontarla". Anche loro sentono di aver perduto qualcosa: la generazione dell'insegnante ha perduto una libertà passata, le più giovani hanno "ricordi fatti di desideri irrealizzati". Tutte hanno imparato a "mettere una strana distanza tra noi e l'esperienza quotidiana della brutalità e dell'umiliazione".

    RispondiElimina
  6. Ecco l'accusa: "Il peggior crimine di un regime totalitario è costringere i cittadini, incluse le vittime, a diventare suoi complici".
    Traspare un'urgenza, da queste pagine. Non solo trasmettere quel senso di soffocamento, o forse di spiegare perché l'autrice, come molte delle sue giovani amiche, cercheranno di sottrarvisi andando via. Più ancora, è la necessità di riflettere su "come siamo arrivati a questo?". Qui l'autrice torna indietro nel
    Con la guerra poi, trionfa la retorica della morte e del martirio. Ormai ogni critica è disfattista ("Per tutta la durata del conflitto il regime islamico non perse mai di vista la sua guerra santa, quella contro i nemici interni"). Il chador diventa una cosa "fredda e minacciosa": non sarà mai più quello che portavano le nonne, "è macchiato per sempre dalla connotazione politica che ha assunto". Imperversano gli slogan. L'unico rifugio è la lettura, nelle notti insonni per gli allarmi aerei ("tra le pagine resta la sirena dell'allarme").
    Non c'è una semplice risposta al "come siamo arrivati a questo". La riflessione è accennata: quando l'autrice parla dell'università "che, come l'Iran, avevamo tutti contribuito a distruggere". Dove ricorda con sgomento la violenza verbale di quelle assemblee infuocate, da parte di studenti che spesso finiranno loro stessi vittima delle purghe. O dove, avverte: "Siamo tutti perfettamente in grado di trasformarci nel censore cieco, di imporre agli altri la nostra visione".
    Era necessario ripercorrere tutto questo per tornare al seminario privato della professoressa e le sue studentesse: ora conosciamo i loro percorsi, quella sopravvissuta ad anni di carcere, quella che va al seminario di nascosto, quella che vuole emigrare... Ormai in Iran sono emersi "degli islamici di tipo nuovo", meno attenti agli slogan e più alla carriera, "liberali", pragmatici. Di fronte al dilemma "stiamo al gioco e lo chiamiamorsonali di ciascuna, di

    RispondiElimina

Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz