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lunedì 8 febbraio 2021

Recensione: VOLEVO ESSERE LADY OSCAR di Marie-Renée Lavoie



La piccola Hélène vive in un quartiere popolare di Québec, in una famiglia composta da un padre colto e gentile ma con poco carattere, una madre severa e determinata, e tre sorelle; le sue giornate scorrono vivaci e movimentate, piccoli tra incidenti e qualche pericolo evitato per un soffio, tra la voglia di essere considerata grande e il bisogno di ricevere attenzioni e coccole dagli adulti, tra i matti che gironzolano in zona e un vecchio burbero che diventerà suo amico.


VOLEVO ESSERE LADY OSCAR
di Marie-Renée Lavoie

Ed. Sperling&Kupfer
trad. F. Bruno
218 pp

Se c'è una cosa che mi accomuna alla giovanissima protagonista di questo agile e godibile romanzo, è la passione per "la rosa di Versailles": la coraggiosissima, eroica, elegante ed affascinante Lady Oscar, eroina del famoso cartone animato (basato sul manga di Riyoko Ikeda) ambientato prima e durante gli anni della Rivoluzione francese. 

Sì, perché la simpatica Hélène ha una vera e propria fissa per la bellissima e biondissima comandante delle Guardie Reali, e di lei ammira... tutto, in particolare il suo poter vestirsi e comportarsi da maschio, il che le conferisce un invidiabile carisma, forza, libertà di agire, ma anche un'aura di leggendario romanticismo, perchè in fondo al suo cuore anche un tipo tosto come Oscar ha un cuore di donna che desidera innamorarsi.

Hélène vive le proprie giornate di ragazzina sempre ultra indaffarata con il pensiero rivolto a un'epoca passata, sognando di compiere grandi gesta eroiche con i capelli al vento, dando sfogo al proprio animo romantico e ad una fantasia avida di drammi epici.

Purtroppo per lei - la cui unica consolazione è farsi chiamare Joe - è e resta femmina, vive negli anni '80 in un quartiere popolare in cui si aggirano molti ex pazienti di un istituto psichiatrico (altro che lo sfarzo, l'eleganza ostentata e la ricchezza della corte di Versailles!!) e dove l'unica grande impresa alla sua portata è la consegna dei giornali all'alba. 

Già, perché la nostra bella Joe, nel suo voler essere generosa e disposta al sacrificio come Oscar, benché abbia solo otto anni (anche se finge di averne dieci) si impegna a racimolare qualche soldino consegnando giornali di buon mattino; a questo lavoretto (che verrà interrotto bruscamente in seguito ad un evento grave e pericoloso per la stessa Hélène) ne seguirà un altro (la cameriera), abbastanza duro ma alla quale presto si abituerà, mettendoci impegno e attenzione, perché la ragazzina prende i compiti assegnati sul serio, è animata da buona volontà, voglia di imparare, migliorare e farsi apprezzare dagli adulti. 

Hélène ha un modo di guardare il mondo attorno a sè che, pur conservando l'ingenuità e la semplicità della sua età, è piuttosto maturo, sa cogliere le sfumature e le cose non dette che si nascondono dietro i comportamenti a volte incoerenti e strambi dei grandi; suo padre è un insegnante delle medie dai modi cortesi, sempre pacato, non alza mai la voce, è sempre molto impegnato con il lavoro ed ha quest'aria eternamente malinconica, triste, come una sorta di mal di vivere che gli pesa sulle spalle, ma non sul gomito evidentemente, visto che non gli impedisce di lasciarsi andare all'alcool.

Sua madre è il pilastro della famiglia: moglie e madre attenta a tutto ciò che succede in casa, educa le quattro figlie col pugno di ferro, è pragmatica, razionale, poco incline a sentimentalismi e a gesti eclatanti di affetto e frena anche le lagne infantili ed inutili delle proprie figlie, insegnando loro ad affrontare di petto i problemi piuttosto che a piagnucolare; eppure, sotto la scorza dura e inflessibile, c'è comunque il cuore di una genitrice che, a modo suo e senza darlo troppo a vedere, all'occorrenza si abbandona a gesti di tenerezza e comprensione.

E poi c'è lui, il ruvido e sboccato Monsieur Roger, il vicino ottantenne che passa le giornate a fumare, bere birra e imprecare, mentre aspetta con impazienza che giunga la sua ora. 

Tra i due - sfacciata, schietta e impertinente lei e scorbutico lui -, così lontani anagraficamente e non solo, tra un battibecco e una parolaccia detta tra i denti, nasce un'amicizia vera e forte, e Roger diventa per Hélène una specie di angelo custode, sempre vigile e pronto a guidarla tra le piccole avventure quotidiane in quelle strade di periferia, e a vegliare su di lei quando si ritroverà smarrita e in pericolo. 

Perché purtroppo anche nel posto in cui vivi e che è per te rassicurante in quanto noto, può nascondersi qualche malintenzionato...

Con una voce fresca, vivace ed ironica, la giovane protagonista ci conduce nella propria vita quotidiana, fatta di persone di ogni tipo e di avvenimenti come possono accadere a qualunque ragazzina della sua età, e inevitabilmente spunta un sorriso di simpatia per questa mancata Lady Oscar dei nostri tempi, che mentre sospira pensando agli aspetti più romantici del suo amato personaggio, è impegnata a crescere e conoscere le prime delusioni, e a rendersi conto - proprio come la sua Oscar, che al di là del mondo dorato dell'infanzia ci aspetta quel vento della rivoluzione che spazza via il mondo come l'abbiamo sempre conosciuto e che ci porta a maturare, a imparare nuove cose su noi stessi e sugli altri.

Un romanzo di formazione carino, leggero, con una protagonista molto simpatica, di cui ci vien dato un interessante ritratto e della sua personalità in formazione, e del variegato e popolare contesto famigliare e sociale in cui è inserita.

6 commenti:

  1. Ciao Angela :) Sembra carino questo romanzo di formazione che prende spunto dalla mitica Lady Oscar, anche l'ambientazione è interessante.

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    1. Sì, io l'ho letto con piacere l, e ti dirò, è stato prima di tutto il titolo a incuriosirmi ;-)

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  2. Ciao Angela, non ho letto il romanzo, ma "Lady Oscar" è uno dei miei cartoni animati preferiti, perciò m'incuriosisce molto ;-)

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  3. Un libro leggero per lo svago senza finire nel leggere banalità sconcertanti. È un po' che forse non te lo ricordo, ma ti leggo sempre con molto piacere, mi piace il tuo stile nel recensire.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz