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martedì 29 giugno 2021

Recensione: UNA SCELTA SOFFERTA di Catherine Ryan Hyde



Tre fratelli in conflitto tra loro dopo che il maggiore di essi ha fatto una scelta che ha portato disonore e grossi disagi in famiglia. Dopo anni di risentimenti, silenzi rancorosi e tentativi di andare avanti tenendo a bada tanti interrogativi irrisolti, per i tre arriverà il momento di sciogliere ogni nodo attraverso l'unica cosa che rende liberi: la verità.


UNA SCELTA SOFFERTA
di Catherine Ryan Hyde

Amazon Crossing
trad. V. Bardanelli
343 pp
Nei primi anni Duemila Ruth e Aubrey Stellkellner sono due adolescenti rispettivamente di 15 e 13 anni, che vivono con la famiglia, vanno a scuola e hanno un fratello maggiore (avuto dalla madre da una relazione precedente il matrimonio col padre dei due ragazzi), Joseph, che nel 2003 viene mandato in missione a Baghdad.
Dopo soli tre mesi e mezzo, il soldato torna, illeso fisicamente ma un po' meno emotivamente.
Il giovane, infatti, ha dovuto lasciare l'esercito ed è stato congedato per condotta disonorevole.
Perché? Cos'avrà mai combinato il loro fratellone in Iraq?

Ovviamente, si scatena una tempesta mediatica che investe il quotidiano degli Stellkellner, che si ritrovano circondati ed inseguiti da orde di giornalisti invadenti alla ricerca di dichiarazioni, commenti e risposte da parte dei familiari dei soldato traditore.

Non solo, ma in città, a scuola e ovunque, tutti li guardano male, o li evitano come la peste o li insultano pesantemente.
Insomma, addio vita tranquilla e serena!

Ruth ed Aubrey sono sconvolti, avviliti, frustrati e confusi; quando Joseph torna a casa per pochissimo tempo, le conversazioni con lui sono scarse e scevre di informazioni, e alla domanda: "Ma che è successo in Iraq? Che hai fatto? Perchè dicono che hai tradito il nostro Paese?", il giovane rimanda le risposte e i chiarimenti ad un momento migliore... 
Che non ci sarà. Non a breve, almeno.

La situazione, infatti, precipita e Joseph viene tradotto in carcere.
Ogni comunicazione con lui viene interrotta e la madre e il patrigno gli girano le spalle, pieni di vergogna verso questo figlio sciagurato, codardo, la cui viltà ha creato problemi ad altri soldati in missione.

La mamma Janet - donna dal carattere forte, parca di effusioni e carezze, dura negli atteggiamenti e nei toni di voce, severa, esigente - si adegua alle volontà del marito, che vuole Joseph assolutamente fuori dai piedi e dalla loro vita: qualunque cosa gli accada, lui in casa non vuol più vedercelo.

Ruth è spaesata, triste e impotente: vorrebbe far qualcosa per contattare il fratello e l'unica persona che le viene in mente (e a cui chiedere aiuto) è la zia (paterna) Sheila, da cui lei e Aubrey vanno a stare durante l'estate, in attesa che la bufera mediatica su di loro passi. Non è facile avere per fratello un ex-soldato giudicato da tutti vigliacco e meritevole di una condanna esemplare, e se poi anche il ragazzo che ti piace (e a cui piaci) sembra fare marcia indietro per paura di essere perseguitato dai giornalisti, il tuo mondo di 15enne sembra decisamente crollarti addosso.

Per Aubrey, il minore dei tre, è altrettanto drammatico tutto il caos che si è rovesciato sulle sue fragili spalle; lui continua a credere che il suo eroe sia senza macchia e prova a contattarlo perché vuol parlarci e fargli capire che non è solo e lui è dalla sua parte. 

Ma Joseph, una volta in carcere, non da più notizie di sé e sembra non desiderare di avere alcun contatto con i suoi cari, neppure con la sorellina, chiamata da sempre affettuosamente "Duck", e col fratello piccolo, per il quale sa di essere un modello.
Com'è possibile che li ignori mentre loro cercano di stargli vicino? Oltre ad essere un codardo è pure un ingrato!?!

Ruth non si dà per vinta e prova a contattare una persona cui suo fratello era molto legato, sin dall'adolescenza: un certo Hamish McCallum, un anziano che vive in una casetta che si affaccia sulla costa e che pare conoscere il loro Joseph (che il vecchio chiama confidenzialmente Joe) meglio di chiunque altro.

L'incontro con il saggio e buon Hamish sarà illuminante per Ruth, che imparerà ad apprezzarlo e, negli anni, a volergli un gran bene: perché l'anziano è così, pieno di cura, di dolcezza, di parole incoraggianti che la esortano ad avere pazienza e a non accontentarsi di ciò che sembra in superficie, perché la verità spesso si trova sotto cumuli di "io penso", "chissà", "non mi importa", e per trovarla bisogna scavare.
E poi prepara certe colazioni super proteiche (a base di patate, bacon, uova) spettacolari, in grado di risuscitare i morti, anzi no!, di impedire che ce ne siano...!

E mentre Ruth trova comunque un proprio equilibrio (anche famigliare), a preoccupare sempre tutti per il suo carattere ballerino, turbolento, impulsivo, ribelle, scontroso, cocciuto, è Aubrey, che crescendo diventa un giovane uomo solitario, che tende ad allacciare pochi rapporti interpersonali e a diffidare di chiunque; l'unica presenza costante nella sua esistenza è costituita dalla psicoterapeuta Luanne, che sarà per lui un valido supporto emotivo e psicologico nel corso degli anni.
Il tempo trascorre e di Joseph non si sa nulla, con sommo dispiacere di Ruth e con profonda rabbia di Aubrey, che in quei primi giorni di furore, quando la loro casa era letteralmente sotto assedio dei giornalisti, ha fatto croce nera sul fratello, giurando di non volerne più sapere di lui, di considerarlo come se fosse morto.
Ma più si ripete questa decisione tra sé e più essa lo logora dentro e lo fa soffrire.

Passano dieci anni e il passato, nella persona di Joseph, si ripresenta.
Il loro fratello maggiore è un uomo ormai, ed è cambiato... O forse non l'hanno mai davvero conosciuto? 
Quale occasione migliore per rivedersi, parlare, raccontarsi dieci anni di vita lontani e, soprattutto per dire la fantomatica verità di quella notte a Bagdad, su cui si è detto tanto ma erano tutte ipotesi che si sono sedimentate nei cuori dei due fratelli nutrendo amarezze e risentimento verso Joseph, che finalmente potrebbe approfittare per spiegare e farsi perdonare il suo logorante silenzio.

"Una scelta sofferta" è un family drama ma anche un po' romanzo di formazione, che ha al centro il rapporto tra fratelli; essi sono nati e cresciuti in una famiglia in cui tutti hanno qualche piccolo problema a manifestare affetto, stima; c'è freddezza tra genitori e figli e questi, tra loro, pur volendosi bene, non sanno dimostrarselo e quasi si stupiscono se uno di loro fa un passo in avanti in questo senso.

"...noi eravamo fatti soprattutto di barriere, e i permessi di ingresso erano pochi."

 Tutti e tre i fratelli evolvono, maturano dal punto di vista emotivo e psicologico, seguendo ovviamente percorsi e momenti diversi: Ruth diventa una giovane donna più sicura di sè, anche grazie ad una vita sentimentale soddisfacente e ad un partner che la supporta e la incoraggia; certo, ha le sue insicurezze e spazzarle via non è semplice, ma è più positiva e comprensiva rispetto ad Aubrey, che è un gran testone e cerca di mantenere stupidamente fede alla promessa fatta a se stesso di cancellare il fratello dalla sua vita. Ma dentro il suo cuore, sa che c'è ancora posto per quell'amore fraterno che non può essere dimenticato e messo da parte per sempre. Anche lui, seppur attraverso tappe differenti e più "lunghe", avrà modo di crescere e acquisire consapevolezze ed atteggiamenti da adulto.

Joseph è un personaggio che avrei voluto fosse maggiormente approfondito perchè aveva qualcosa da dire sulla propria esperienza come soldato e tutto ciò che ne è seguito. 
Altro personaggio di rilievo e che mi ha conquistata è il vecchio Hamish, la dimostrazione personificata di cosa voglia dire accogliere chi sta male e ha qualcosa che lo tormenta e che - se non venisse ascoltato e capito - finirebbe per fargli compiere azioni sconsiderate. Hamish è l'amico che tutti vorremmo, nei momenti di difficoltà come in quelli belli. È l'amico che ti abbraccia, ti ascolta, ti prepara una bella colazione, e con la pancia piena e una persona accanto ad ascoltarti, tanti problemi prima insormontabili possono apparire meno gravi!

Pur essendo un romanzo decisamente piacevole da leggere (per lo stile e per la caratterizzazione umana e psicologica), devo ammettere che mi sarei aspettata qualcosina di più dalla storia, nel senso che alla fine, stringi stringi, la trama è alquanto risicata e semplice, non ha colpi di scena e gli eventi che si susseguono non sono particolarmente dinamici; al centro, quindi, non v'è tanto una storia avvincente che cattura il lettore, quanto i rapporti umani, le relazioni famigliari e, soprattutto, le paranoie e i mille dubbi di Aubrey, che deve fare i conti con la voglia di riavere suo fratello e il rancore per essere stato da lui allontanato.

Concludo: è una lettura gradevole, il libro è scritto bene; il ritmo non è incalzante e, ripeto, più che dar risalto ad intrecci narrativi, l'Autrice si è soffermata sul tratteggio caratteriale dei personaggi principali e ci tiene a mandarci un monito: non è detto che la vita ci doni mille possibilità per risolvere un problema, per chiarire un fraintendimento, per parlare con chi amiamo, per cui conviene afferrare al volo le occasioni che si presentano, perché potrebbero non tornare più.




"Ci sono silenzi e silenzi, soprattutto nella casa dove siamo cresciuti. Se mai ne avessimo parlato, sono certa che avremmo trovato un centinaio di parole per distinguerli, come gli eschimesi con la neve. Ma se ne avessimo parlato non ce ne sarebbero stati così tanti. In quel momento mi ritrovai in un circolo vizioso, tutto per colpa dei silenzi: non ti portano da nessuna parte se non al punto di partenza."


4 commenti:

  1. Sembrerebbe perfetto per farne una serie tv di Sky tipo "omicidio ad Easttown" perchè ha tutti gli ingredienti giusti per una trasposizione televisiva.

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  2. Ciao Angela, non conosco il romanzo ma, nonostante qualche debolezza, mi sembra una storia interessante :-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz