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sabato 28 agosto 2021

Recensione: RAMONDO LO SCUDIERO - L’avventurosa storia di Raimondello Orsini del Balzo, di Antonio Chirico



Quella di Ramondo Orsini Del Balzo, vissuto nel Regno di Napoli a cavallo tra il 1300 e il 1400, è stata una vita avventurosa, contrassegnata tanto da battaglie feroci e sanguinose quanto da amore, amicizia, tradimenti, giuramenti, pericoli ed imprevisti, che hanno visto il protagonista diventare, da giovanotto alla ricerca di un posto nel mondo a uomo d'armi coraggioso, da semplice scudiero a ricco feudatario, gonfaloniere, connestabile e principe.


RAMONDO LO SCUDIERO
di Antonio Chirico


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484 pp
Giugno 2021
"Neanche Ramondo invero era mai cambiato davvero. Nel corso della sua vorticosa esistenza, il tempo lo aveva trasformato esteriormente. Aveva variato abiti, acconciatura, abitudini, luoghi, amici e persone frequentate, per rimanere, alla fine dei conti, sempre se stesso, il bambino che, a Nola, restava a bocca aperta estasiato nell’ascoltare i racconti di cavalieri, dei suoi avi e dell’orsa da cui tutto era partito."


C'è stato un tempo in cui nascere dopo il primogenito era proprio una gran sfortuna!
Lo sa bene il giovanissimo Ramondello, secondogenito del conte Orsini, costretto ad accettare, pena l'ira e le punizione da parte del genitore, ciò che questi ha deciso per lui e suo fratello.
Al primo figlio Roberto vanno titoli e proprietà di famiglia, mentre per il minore il padre ha previsto la carriera ecclesiastica.
E questo nonostante sia evidente che i due fratelli abbiano caratteri ed attitudini diversissimi, e Ramondo possegga le qualità per essere un futuro conte molto più del fratello maggiore, più pavido, tranquillo e decisamente poco portato per la vita militare.

A  sostenere a gran voce la decisione del burbero e autoritario conte - di favorire unicamente Roberto e di mandare in monastero il povero Ramondo - ci pensa la moglie, che è madre naturale solo del primogenito; Ramondo, infatti, è frutto di una relazione adulterina avuta dal conte Orsini, per cui la donna nutre astio verso questo figlio non suo ma che ha comunque dovuto accettare dentro casa.

Fortunatamente, però, Ramondello ha dalla sua l'omonimo zio paterno, Ramondo del Balzo; il prozio non ha figli e vede nel pronipote l'unico futuro erede, ed infatti lo nomina successore di tutti i propri beni, a condizione che il ragazzino aggiunga il proprio cognome al suo, una volta entrato in possesso dell'eredità.

Ramondello è un ragazzino vispo, intelligente, abile nel maneggiare la spada, ubbidiente... ma per quanto consapevole di dover rispettare e temere l'autorità paterna, è altresì convinto di non poter andare contro se stesso e la propria natura: lui non ha alcuna intenzione di diventare un religioso, non è a quello che aspira, quanto piuttosto ad essere un combattente valoroso e, un domani, un uomo potente, stimato... e con famiglia!

Il destino vuole che egli incontri e si innamori, ricambiato, di una dolce e bella fanciulla, ma il padre, ostinato e determinato nel voler imporre i propri ordini, scombinerà il futuro del figlio minore, lo priverà di ciò che gli spetta di diritto (e previsto dal testamento del prozio Ramondo, che nel frattempo muore) e Ramondello sarà costretto a fuggire di nascosto dalla casa in cui è nato.
Impavido e intraprendente, si unisce al seguito di Guy de Chavigny, cavaliere e guida di una compagnia di ventura (costituita da nobili e soldati mercenari), che si appresta ad andare in Prussia a combattere per l’Ordine teutonico nelle crociate contro i lituani.

Da questo momento inizia per il ragazzo una grande avventura, fatta di scontri corpo a corpo sul campo di battaglia, dove il nemico è valoroso e restio a lasciarsi "evangelizzare" da questi soldati cattolici.
Ramondo cresce molto nel fisico e nello spirito, e il cavaliere de Chavigny lo prende volentieri sotto la sua ala, diventando per lui un mentore perspicace, saggio e leale.

Al ritorno dalle crociate, Ramondo è un giovanotto ormai rispettato, ricco ed è pronto a riprendersi l'amata Isabella e a rivendicare l'eredità presso il padre; ma soltanto uno di questi progetti, purtroppo, riuscirà a realizzarsi perché il nostro eroe dovrà scontrarsi con un'amara verità.

Ma se c'è una qualità che non lo abbandonerà mai è la forza d'animo, la capacità di rialzarsi sempre, anche dopo delle sconfitte non facili, che siano in battaglia o nella vita e Ramondo, sostenuto anche dagli amici, comprenderà che la vita deve per forza andare avanti e che sarebbe sbagliato lasciare che i ricordi e il passato, con il loro fardello di dolore, rancori, amarezze, avessero la meglio su di lui e sulla sua felicità.

Nel tornare a Napoli, Ramondo si trova coinvolto, in modo sempre più diretto, nelle rivalità politiche e religiose all'interno dello "scisma d'Occidente", e che vedono contrapposti il papa di Roma, Urbano VI, sostenuto da Carlo III, e il papa di Avignone, Clemente VII, sostenuto da Luigi d'Angiò.

Ramondo, negli anni e attraversando varie vicissitudini pericolose e incredibili, mostra sempre un gran discernimento per capire, di volta in volta, con chi schierarsi, chi considerare alleato e da chi invece guardarsi le spalle.

Il futuro ha in serbo per lui un nuovo amore, che lo accompagnerà sino alla fine dei suoi giorni: Maria d'Enghien, una ragazza nobile, tanto bella quanto intelligente, dalla forte personalità, che saprà restare sempre accanto al marito incoraggiandolo, consigliandolo e dandogli tutto il sostegno possibile.

Ramondo accrescerà con saggezza e scaltrezza il proprio potere e i propri domini, conquistando città e contee in Puglia, divenendo di fatto il feudatario più ricco dell'Italia dei suoi tempi.

Questo di Antonio Chirico è un romanzo storico nella sua accezione più pura e, se piace il genere, è una lettura che non si può non amare; per quanto mi riguarda, amo i romanzi storici e leggere le avventure e le peripezie di questo personaggio realmente esistito mi ha intrattenuto piacevolmente; il periodo storico di riferimento ha sempre esercitato su di me un grande fascino, in particolare per ciò che riguarda il nostro Paese, che - come sappiamo - a cavallo tra il XIV e il XV secolo era diviso in tanti piccoli Stati, costituiti da feudi e da signorie comunali costantemente in guerra tra di loro.

Non conoscevo questo personaggio, quindi la lettura ha colmato una lacuna storica e ha stuzzicato il mio interesse in merito; è un protagonista che impariamo a conoscere a tutto tondo e cattura la nostra simpatia, perché sin dall'adolescenza non possiamo non "fare il tifo per lui", non sentirci solidali con le ingiustizie subite e augurarci che sappia far valere i propri diritti contro chi intende raggirarlo o calpestarlo.
Ma Ramondo non si fa ingannare facilmente (anche se a volte i nemici si rivelano essere quelli a noi più vicini), essendo scaltro, arguto, sempre attento a tutto ciò che gli accade intorno e pronto a prendere decisioni importanti, mettendo avanti il bene di chi serve ed ama.

Ci sono non poche pagine dedicate agli scontri tra i soldati, ma questo a mio avviso non rallenta il ritmo, che resta costante per tutta la narrazione con note più vivaci nei momenti clou; i dialoghi abbondanti contribuiscono a dare dinamicità alla storia, colore ai personaggi e ci immergono nel contesto in modo vivido.

Se cercate un romanzo ricco di avventura, combattimenti estenuanti, legami famigliari, d'amore e di amicizia, alleanze e tradimenti, con personaggi ben caratterizzati e il tutto su uno sfondo storico ben preciso e ben narrato (il linguaggio è sì consono al periodo di riferimento, ma, lungi dal risultare pesante o ampolloso, mantiene per tutto il corso del racconto una freschezza, una vivacità e un'ironia che riflettono il temperamento del protagonista e conferiscono una maggiore agilità e leggerezza alla narrazione), l'esordio letterario dell'avv. Chirico è il libro che fa per voi.

2 commenti:

  1. Risposte
    1. E soprattutto è scritto davvero bene, per chi ama la storia (mescolata alla finzione) è l'ideale

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz