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giovedì 16 settembre 2021

Recensione: "Il diritto di vivere. La voce di Angela" di Imma Pontecorvo



A quattordici anni si hanno tanti sogni ed è giusto che sia così; ma quando un evento imprevisto e terribile rischia di far crollare tutti quei sogni gelosamente custoditi dentro di sé, la vita può diventare di colpo un incubo da cui ci si vorrebbe svegliare.
È ciò che succede alla giovanissima Angela, che si trova a vivere una prova troppo grande per lei, ma non la vivrà da sola: accanto ha una famiglia e delle amiche che la amano e le daranno tutto il supporto e l'affetto di cui ha bisogno per capire che un futuro pieno di sogni da realizzare è ancora lì per lei.



 "Il diritto di vivere. La voce di Angela" 
di Imma Pontecorvo


145 pp
Angela ha quattordici anni ed è una ragazzina piena di vita, con grandi progetti ed ambizioni; ama cavalcare e sogna di poterlo fare a livello agonistico.
Ma in un brutto sabato pomeriggio la sua vita cambia drasticamente e, a causa di una caduta da cavallo, si ritrova su una sedia a rotelle. 
Esmeralda: questo è il nome che decide di dare alla sua compagna a due ruote, consapevole di come essa ormai farà parte della propria quotidianità, che lo voglia o meno.

Come si reagisce ad una condizione tanto traumatica?

La madre Luciana, all'inizio, non riesce ad accettare le conseguenze di quell'incidente: possibile che la sua bambina abbia definitivamente perso l'uso delle gambe?

Suo padre è forse colui che, pur soffrendo ugualmente tanto, più di tutti cerca di avere un atteggiamento positivo, di reagire in modo da sostenere moralmente tutti, dalla moglie a, soprattutto, la figlia, che è così giovane e già la vita ha costretto ad una prova così grossa e dolorosa.
Anche il fratellino, dopo lo sconvolgimento iniziale, cerca in tutti i modi di far sentire la propria vicinanza e il proprio amore alla sorella maggiore.

Ma nonostante tutti si sforzino di incoraggiarla, per la ragazzina è tutt'altro che facile: ritrovarsi di colpo sulla sedia a rotelle, costretta a dipendere dagli altri, a dire addio a cose normalissime, come correre, fare una passeggiata dove e quando vuole con le amiche Ilaria e Giada, andare alle feste, al mare...: per lei, ormai, tutto questo è praticamente precluso, perché se anche volesse provare ad avere una vita sociale, farlo in carrozzina non è la stessa cosa che reggersi sulle proprie gambe in piena autonomia! 
Angela si sente in trappola in un corpo che è suo, certo, ma sul quale non ha più il pieno controllo: non potrà più camminare, questa è la verità, che le piaccia o no, ed è una condizione che la rende per forza diversa dai suoi coetanei.

Tornare a scuola è il primo ostacolo da superare: Angela teme gli sguardi dei compagni, pieni di compassione, imbarazzo o, peggio, di scherno (sui volti di alcuni, decisamente immaturi e stupidini).
Ma i problemi non sono solo quelli: la sua scuola, purtroppo, non è attrezzata per accogliere persone con disabilità, e presto la povera Angela si renderà conto che sono tanti, troppi, i contesti di vita in cui  le barriere architettoniche impediscono l'accesso a una persona in carrozzina, limitando di fatto la sua libertà e condizionando la scelta dei posti da frequentare.

La consapevolezza di non poter accompagnare le proprie migliori amiche ovunque, rattrista molto Angela, che spesso rifiuta gli inviti sinceri ed entusiastici di Ilaria e Giada, e si rassegna a starsene chiusa in cameretta, annegando in un mare di tristezza e non riuscendo a vedere prospettive future positive...

Ma la sua famiglia e le sue amiche non si arrendono e continueranno a spronarla ad uscire, a stare con gli altri, a continuare ad essere la ragazza solare e ottimista che è sempre stata e che sicuramente è ancora, nonostante i tanti disagi incontrati (e che ancora ci saranno).

I mesi passano, Angela si butta nello studio, passa a pieni voti l'esame di terza media e si iscrive al Liceo Classico, insieme alle sue due affezionatissime amiche, che non la mollano un attimo. 

Non sarà semplice e ogni nuovo giorno porterà con sé una piccola battaglia da affrontare, ma Angela imparerà a lottare, dimostrando tenacia e forza d'animo. 
A distanza di un paio di anni dall'incidente, l'incontro con una persona speciale le farà capire che anche nelle proprie condizioni di "diversamente abile" è possibile vivere la propria vita con pienezza e soddisfazione, e la forza che ha scoperto di avere è un bene prezioso da condividere affinchè altri - che vivono situazioni simili alla sua - possano sentirsi motivati ed incoraggiati a non arrendersi, a far sentire la propria voce, lottando insieme per un obiettivo comune, perché l'unione fa la forza e ciò che conta è non abbattersi qualsiasi cosa accada.

"Se il fatto di non essere soli nelle difficoltà ti rende più forte, più capace di resistere alle tempeste della vita, ti fa scorgere la luce in fondo al tunnel, ti regala energie sempre nuove, la consapevolezza che altre persone lottano insieme a te e per te per realizzare un obiettivo comune può farti sentire invincibile."


La storia di Angela, pur essendo drammatica e raccontata con realismo, non ha toni pietistici e non lascia addosso sensazioni di tristezza perché è, al contempo, intrisa di forza, di tenacia, di speranza; è vero, la giovanissima protagonista viene messa davanti a degli ostacoli notevoli, che butterebbero giù il morale di chiunque, tanto più di un'adolescente; le problematiche legate all'essere su una sedia a rotelle non sono poche e l'Autrice, con estrema delicatezza e con un linguaggio semplice, immediato ed efficace, sa come farci sentire gli stati d'animo di Angela, il sapore delle sue lacrime, l'amarezza di non poter rapportarsi con i coetanei con la spontaneità dei suoi anni, ma sorridiamo di tenerezza nel vedere come l'amore dei famigliari e l'amicizia leale e sincera delle due amiche del cuore, siano due pilastri fondamentali, importantissimi per Angela, che si può aggrappare con sicurezza ad essi e trarne forza, coraggio, autostima, fiducia in se stessa.

Di notevole importanza è poi il messaggio riguardante la necessità dell'abolizione delle barriere architettoniche, un limite davvero grande per tanti diversamente abili, che si vedono limitati (più di quanto non lo siano già) nella propria vita sociale a causa della mancanza di attenzione verso le loro esigenze pratiche; ovviamente, si sottolinea anche come le prime barriere a dover essere abbattute siano quelle mentali, a partire dalla terminologia >> disabile - diversamente abile - handicappato - portatore di handicap. 

Nota personale: nella lettura, mi sono imbattuta in un episodio in cui la protagonista ha dovuto rinunciare ad andare in spiaggia perché inaccessibile alle carrozzine; ebbene, questa situazione spiacevole si è presentata a me e alla mia famiglia quando ci siamo recati al lido (dove avevamo affittato l'ombrellone) a luglio. Mia madre è disabile (non in carrozzina, usa un deambulatore e/o la stampella) e nessun lido era munito di una pedana per l'accesso ai diversamente abili: constatarlo ha prodotto delusione e amarezza, oltre che uno snervante senso di impotenza e di ingiustizia. Possibile che nessuno abbia pensato che anche una persona con difficoltà di deambulazione potesse avere il desiderio di scendere in spiaggia?

Ci definiamo "società civile", ci sentiamo avanti e progrediti, ma in realtà c'è tanto da fare affinché i diritti di ogni persona a vivere una vita ricca e piena di opportunità siano garantiti e ogni discriminazione venga smantellata.

Consigliato; trovo sia una lettura formativa, utile per chi voglia soffermarsi sull'argomento della disabilità, magari anche proponendola a lettori giovani, della stessa età di Angela.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz