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sabato 19 marzo 2022

** RECENSIONE ** LA GIUSTA VIA di Daniela Merola



Ogni amore è un universo a sé stante, si sa; ogni coppia ha il proprio modo di essere ed esistere che si palesa attraverso parole, silenzi, gesti..., che appartengono ad essa e a nessun'altra coppia, e in questo modo unico di comunicare e viversi risiede l'equilibrio costruito e che permette ai due innamorati di proseguire in un percorso di vita comune, giorno dopo giorno, tra alti e bassi, tra complicità e litigi.

Ogni amore è diverso dagli altri e ciascuno vive questo sentimento a modo proprio, ma a volte esso diventa una trappola, un laccio che si stringe al collo e rischia di soffocare, di togliere il respiro.
Un amore tossico, quello tra Margherita ed Augusto; un legame velenoso di cui entrambi non riescono a fare a meno. Ma dove li condurrà?  

LA GIUSTA VIA
di Daniela Merola 



LFA Publisher
290 pp
16.50 euro
2021

Margherita Sossio vive a Roma e svolge un lavoro che ama e nel quale profonde tutta la passione, l'esperienza, la professionalità che le sono proprie: vive di arte, è cresciuta respirando la passione per il bello che l'arte dona a chi sa apprezzarla, e lavora con un team affiatato che si occupa di operare valutazioni di oggetti antichi e preziosi, solitamente appartenenti a qualche ricco proprietario che, morendo, ha lasciato il patrimonio in eredità a figli e/o nipoti.
È un lavoro certosino, condotto con serietà ed accuratezza, che permette a Madame Sossio di venire finanche a contatto con opere di valore, non solo dal punto di vista economico ma soprattutto artistico.
Non solo, ma le consente di viaggiare, di passare dei periodi fuori casa, lontana da Augusto, e di prendere una boccata d'aria pura.
Sì, perché l'aria che condivide con il consorte è tutto fuorché pura:  è contaminata, pesante, irrespirabile.

Margherita e Sossio stanno insieme da venticinque anni e il loro rapporto è qualcosa di molto complesso.

"Viveva intrappolata in un matrimonio terreno, fottutamente terreno, nel quale non si capiva chi era il carnefice e chi la vittima. Tutto era finito in un gorgo di abbandono e prevaricazione nonostante tutti i dannati sforzi fatti da lei. Loro credevano di amarsi, sapevano di amarsi, convinti di vincere, rifugiati in una storia creata e compiuta."

A tenerli insieme è un sentimento forte che entrambi si ostinano a chiamare amore: ma lo è davvero?

È un legame che si nutre di passione, provocazioni, discussioni, sarcasmo e sorrisi che somigliano più a ghigni; non possono fare a meno di farsi del male, che sia con le parole, con il silenzio (da parte di lei, in special modo, che quando è fuori per lavoro non vuol pensare ad Augusto) o con la violenza fisica.
Il marito, infatti, non esita ad alzare le mani, schiaffeggiandola e non solo, e anche durante i momenti di intimità fisica, lui è sempre aggressivo, "feroce", come se volesse divorarla, marchiarla e farle capire che qualunque cosa accada, ovunque lei vada, gli appartiene, e così sempre sarà.

A sua volta, Madame Sossio, pur rendendosi conto di come questo matrimonio sia fonte di dolore (fisico, psicologico, emotivo), di frustrazione, di rabbia..., non riesce e non vuole farne a meno; lei e il marito sono legati da una fitta rete di perversione, annientamento, stordimento e da un bisogno l'uno dell'altra che proviene dalle viscere di entrambi.

Quando sono vicini, marito e moglie non riescono a comunicare con serenità, rari sono i momenti di tenerezza e complicità, più frequenti quelli in cui si si dicono cattiverie e prendono piacere nello stuzzicarsi a vicenda attraverso stilettate che si assestano per nuocersi  reciprocamente, e ci riescono perché conoscono bene i punti deboli di ciascuno: la loro è un'ossessione che essi stessi alimentano e dalla quale non vogliono guarire.

Entrambi traggono dolore e piacere da questa relazione in cui lui, geloso e possessivo, gode nel far capire alla sua "adorata moglie" che niente e nessuno in questa vita li separerà mai, se non la morte, e impazzisce all'idea che lei possa riservare ad un altro uomo attenzioni che spettano solo a lui; e non esita, Augusto, a usare le maniere forti per far capire alla moglie questa sua "verità", e quando lei è lontana da casa per lavoro, il marito la riempie di telefonate e messaggi ossessivi, con i quali da una parte le dichiara il suo amore e le chiede di tornare, dall'altra la minaccia di stare attenta a non fargli nessun torto.

Margherita, dal canto suo, è spaventata ed attratta dai modi di fare di lui, così "maschio", virile, sensuale, capace come nessuno di farla sentire femmina e desiderabile; ma è innegabilmente anche consapevole di essere prigioniera di un amore violento e tossico, che la fa stare male, la fa sentire troppo spesso umiliata, trattata come un oggetto, non apprezzata come persona.
Non amata da questo "adorato marito", in eterna lotta tra loro, senza che nessuno dei due sia il vincitore o lo sconfitto definitivo.

Come sopravvivere a questo "cannibalismo sentimentale"? Può Margherita liberarsi da questa trappola e uscirne indenne?

Certo, il lavoro l'aiuta molto: quando è tra le mura di case antiche a fare le sue valutazioni con i colleghi, è come se potesse mettere dietro le spalle la tristezza e le mortificazioni che le provoca Augusto, ma purtroppo questo non è sufficiente a risollevarle il morale.

Margherita è una persona intelligente, colta, dal carattere forte e deciso, dalla lingua tagliente e senza peli sulla lingua, ma dietro la sua facciata dura si nasconde una donna sensibile, capace di incantarsi fino alle lacrime davanti a un quadro di Boldini, di perdersi solo rimirandolo.

Fortunatamente, oltre ad una professione che ama e che le dona molte soddisfazioni, nella vita di Madame Sossio ci sono alcune affetti importantissimi, come sua madre Gemma - apprensiva e dolce verso questa figlia che si ritrova accanto un marito spregevole - e l'amica del cuore, Ortensia, preziosa ed insostituibile confidente.

Ma la presenza costante di queste due donne nella sua vita non basta a placare i tormenti che turbano l'anima della donna, che per non impazzire e non soccombere si è creata un posto nella propria mente in cui ritrovare l'unico uomo che l'abbia mai amata e che lei stessa ama ancora tantissimo: Benedetto, l'amatissimo papà, morto quando lei era solo una bambina e la cui perdita l'ha segnata.
Solo quando chiude gli occhi, "voltandosi dall'altra parte" e distogliendo gli occhi da ciò che la fa soffrire, solo quando pensa al padre, incontrandolo in quello che per Margherita è "lo spazio bianco",  riesce ad alleggerire i pesi che ha sul cuore.

"Lo spazio bianco era ad attenderla. Lei percorreva orizzonti sconfinati di pace portando con sé un’urgente nostalgia di normalità che rimaneva cristallizzata nel momento in cui si trovava in quel posto".

Certo, attorno a lei, quando è nello spazio bianco, ci sono delle figure vaghe strane, i cui volti non riesce a mettere a fuoco, che le parlano, le fanno domande, la guardano, pretendono risposte... 
Chi sono e cosa vogliono?

Il limite tra razionalità e follia, tra reale ed irreale, si fa labile, da contorni indefiniti; infatti, il racconto del turbolento rapporto di Margherita con Augusto si muove in una doppia dimensione, quasi a mescolare non solo passato e presente, ma anche sogno e realtà, ciò che è davvero avvenuto con ciò che potrebbe essere frutto della mente della protagonista, la cui sofferenza emotiva travolge il lettore, portandolo ora in una dimensione razionale - in cui seguiamo le vicende di Margherita con il marito, il lavoro, la madre, l'amica... - ora in una onirica, evanescente, che è quella in cui si rifugia la donna per sfuggire a ciò che non riesce ad affrontare e a risolvere, là dove non esistono rimorsi, incertezze, dolore, ma solo quel padre buono, nel cui amore puro ed eterno lei si può specchiare, pulita da ogni scoria e veleno.

"La giusta via" è un romanzo dove l'aspetto psicologico è fondamentale; l'Autrice sa come condurre il lettore negli angoli più bui e nascosti della mente della protagonista, mostrandocene i tormenti interiori, le delusioni (scoprirà, infatti, un doppio e doloroso tradimento), i rimpianti per qualcosa di inaspettato che si era affacciato nella sua vita ma che non ha voluto afferrare e rendere bello e speciale, l'angoscia provata al cospetto di un marito al quale si sente legata indissolubilmente e dal quale vorrebbe scappare, e la cui prepotenza le suscita cattivi pensieri, che non fanno che aumentare turbamenti e conflitti.

A dispetto di un carattere deciso e di una sicurezza di sé che tutti le riconoscono e apprezzano, di una cultura e di una vivacità intellettuali invidiabili, di una ricca dialettica, di una personalità da guerriera e che ha tutte le carte in regola per rendere la propria vita un'opera d'arte, Madame Sossio non è libera, vive in una gabbia (l'amore-ossessione del e per il marito), ma anche lo "spazio bianco", questa bolla di felicità in cui lei crede di poter essere in pace, non fa che allontanarla dalla realtà.

Attraverso un linguaggio che sa essere anche brusco, rude e diretto, Daniela Merola ci racconta in che modo un amore possa essere distruttivo e di come, nonostante questo sia chiaro ad almeno uno dei due nella coppia, staccarsene sia comunque difficile, come sempre quando c'è una dipendenza affettiva; nei momenti in cui siamo nello "spazio bianco" con Margherita, invece, il linguaggio assume toni delicati, quasi poetici, come a volerci trasmettere il senso di pace che in esso trova la donna.

Ho trovato molto interessanti le ambientazioni (Roma, Napoli, Parigi), in particolare Napoli, nelle cui strade, piazze, chiese, l'Autrice ci accompagna attraverso gli occhi, le mani e le gambe di Margherita, ad ammirarne l'arte, la storia, perché la città partenopea emana una malia unica, piena di un fascino avvolgente, con i suoi silenzi e la sua chiassosità, il suo mare, il sole e quella vitalità che le appartiene e che fa innamorare chi ci vive e chi la visita.

"Quei vicoli fatti di terra, mare, verità sparsa, miseria e nobiltà, cultura e ignoranza piacevano a Margherita perché si sentiva parte di una umanità fantasiosa."

Un po' come è lei stessa, Madame Sossio; complessa, sfaccettata, fragile e granitica, con un cuore pieno d'amore e di odio insieme, di dolcezza e veleno, ora rassegnata ora combattiva, dentro in un modo (la pace, la dolce solitudine dello "spazio bianco") e fuori in un altro (agguerrita, arrabbiata, lacerata, al centro di un caos senza via d'uscita).

Non mi resta che consigliarvi questo romanzo, che affronta tematiche attuali e importanti, e lo fa attraverso una donna che vive ogni emozione con passionalità ed intensità, e questa sua natura si riflette in modo coerente e incisivo nello stile, nei fatti narrati e nelle dinamiche che create con i personaggi coinvolti. 

Grazie Daniela per avermi fatto conoscere Madame Sossio. 

2 commenti:

  1. Una storia molto attuale, interessante sia per l'introspezione interiore che per i meccanismi psicologici che scattano fra i protagonisti. Bellissima recensione!

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    1. verissimo, temi attuali e una apprezzabile finezza psicologica da parte dell'autrice.
      ciao erielle!!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz