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giovedì 16 giugno 2022

RECENSIONE ** TRIESTE, 1974 di Massimiliano Stefani **



Quattro giovani esistenze, quattro personalità ancora in formazione e alla ricerca della propria identità, si incrociano per le vie e le piazze di una città "aspra, stupenda e tormentata", crocevia di culture, di storia e di popoli, e in un periodo storico attraversato da profonde tensioni sociali e politiche.


TRIESTE, 1974
di Massimiliano Stefani


Infinito Ed.
256 pp
In una sera d'aprile, a primavera inoltrata, una bomba scoppia nella scuola slovena di via Caravaggio, rione di San Giovanni, a Trieste.
Non ci sono feriti né morti, ma l'attentato fa sanguinare nuovamente una ferita già aperta; solo cinque anni prima, un'altra bomba, collocata sempre nella scuola, solo per un errore di ingranaggi non esplose, evitando una vera e propria carneficina tra gli alunni e il personale scolastico.

Sono gli anni Settanta, "gli anni di piombo", e l'Italia è percorsa da sanguinosi attentati e azioni violente volti a spargere il terrore e a scuotere le istituzioni statali.
Trieste, tanto affascinante quanto variegata e multietnica, non fa eccezioni, anzi: la convivenza tra le due comunità - italiana e slovena - non è semplice e c'è qualche politico che ci tiene a ricordare che è arrivato il momento di eliminare dal tessuto sociale della città il "bacillo slavo".

E in un contesto così conosciamo l'adolescente Maja e il suo fratellino Saša, appartenenti alla comunità slovena e che frequentano la scuola in cui è stata messa la bomba; la ragazzina non ha ancora sedici anni e il suo giovane cuore comincia a fare le capriole per un bel giovanotto - un po' più grande di lei - che ha preso a corteggiarla.
Si chiama Ruggero e sarebbe perfetto se non fosse per un particolare che turba Maja: il ragazzo porta con sé dei simboli tipici del fascismo e la signorina sa che i fascisti non sono brave persone; suo padre, sindacalista, non fa che ripeterlo.
E se Ruggero fosse un fascista, la famiglia non le permetterebbe di vederlo né di uscirci insieme.
Ma una serie di circostanza interviene ad allontanare i due prima che la loro diventi una relazione e la stessa Maja, che di politica non s'è mai interessata, di lì a poco si ritrova coinvolta in riunioni tenute da giovani comunisti, dove conosce Mauro, leader del collettivo, che lei trova oltremodo affascinante perché colto, preparato e convinto delle proprie ideologie.

Dal canto suo, Saša - che ha poco più di undici anni - è alle prese con i piccoli problemi tipici dell'età, relativi in particolare al rapporto con i compagni, con i quali vive ora situazioni di conflitto, ora di complicità; a scuola non mancano episodi di bullismo e lo stesso Saša si farà coinvolgere dagli amici, mettendo in atto comportamenti aggressivi e irrispettosi verso un compagnetto più debole e fragile...

Intanto, Ruggero vive la propria affiliazione al gruppo neofascista cui appartiene con un tormento nell'anima che non lo lascia in pace: ben presto, le idee in cui pensava di credere cominciano a creargli non pochi problemi di coscienza, soprattutto quando si rende conto che i suoi "amici" trovano nella violenza gratuita la loro arma privilegiata, cosa che invece lui vive malissimo.
In seguito ad alcuni episodi importanti, Ruggero dovrà fare i conti con questa realtà e decidere cosa vuol essere e da che parte stare, anche se questa scelta sarà tutt'altro che semplice e non è detto che coincida con il mettere a tacere rimorsi e tormenti interiori.

La strada di Ruggero si incrocia con quella di Lorenzo, un ragazzo che sta vivendo anch'egli il proprio periodo di malesseri, dubbi, interrogativi su sé stesso e la propria identità... sessuale.
Sì, perché Lorenzo è arrivato ad un punto della propria giovanissima vita in cui deve imparare ad accettare la propria natura, a smettere di negare a sé stesso una realtà innegabile: non gli piacciono le ragazze, bensì i ragazzi.
La cosa non lo sconvolge per il fatto in sé, quanto per ciò che questo possa voler dire agli occhi degli altri: in famiglia ne sarebbero delusi e a scuola, poi... Cosa accadrebbe se i compagni capissero che è gay? Già a qualcuno sicuramente il dubbio è venuto, visto che Lorenzo è forse l'unico in classe a non parlare di ragazze e a non guardarle neppure, però finora egli è riuscito a camuffarsi...
Quanto durerà?

A gettarlo nella paura e nello sconforto - oltre che a fargli maturare il pensiero di dover tenere, per ora, nascosto il proprio modo di essere - è un'aggressione che subisce una sera, mentre è in un parco a cercare la compagnia di altri ragazzi: un gruppetto di ragazzi fascisti lo picchia brutalmente e se la sarebbe vista ancora più brutta se uno di loro, mosso a pietà, non fosse intervenuto a soccorrerlo; questo qualcuno è proprio Ruggero, deciso a non farsi risucchiare dalla spirale violenza che caratterizza gli altri dell'"organizzazione".

Quattro ragazzi di differente età, ciascuno con i propri problemi e tutti impegnati in una personale ricerca della propria identità - etnica, culturale, sociale, politica, sessuale... - e dell'appartenenza a un gruppo col quale identificarsi, di cui essere parte integrante.
Di questi protagonisti il lettore segue le vicende personali, la loro maturazione psicologica ed emotiva, la presa di coscienza di cosa vogliono essere e perché, il saper tornare indietro e provare a cambiare direzione quando quella intrapresa  si rivela piena di errori.

A fare da punto d'incontro fra queste esistenze così giovani e fragili c'è lui, il Poeta: Pier Paolo Pasolini, che quell'anno arriva nel capoluogo giuliano per una conferenza alla Casa dello studente.
Ognuno attende quell'incontro con la propria anima gravata da fardelli personali, ciascuno con proprio carico privato di timori, speranze, attese.
A dare, però, un particolare peso alla figura dello scrittore e a ciò che simboleggia per sé stesso e per la propria vita, è Lorenzo, che qualche tempo prima s'era preso addirittura la libertà di scrivere un'ardita lettera a Pasolini, quasi chiedendogli, con timore reverenziale, consigli su come fare per non soccombere in una società che lo vuole diverso da quello che egli è.
C'è un modo, un segreto, per essere un po' meno infelici? Per restare se stessi senza essere oggetto di biasimo e scherno da parte di una società che ci vuole tutti uguali?

Quale risposta avrebbe dato il poeta e regista al giovane Lorenzo? L'Autore l'ha immaginata per noi.

"...tu non vuoi essere libero e vedi con orrore la libertà anche nell’altro da te. Hai paura ed è questa la tua colpa. Non quella di essere (come me) un “borghese”: la tua colpa, piuttosto, è il terrore di vivere ai margini di questo mondo, l’orrore della tua solitudine. Tu aspiri alla “normalità” e vuoi passare dai margini al ghetto che il mondo – i tuoi padri e i tuoi fratelli maggiori – hanno preparato per te. Vuoi essere un “tollerato”, desideri che gli uomini e i ragazzi per bene passino ogni tanto a salutarti davanti alla gabbia in cui ti hanno rinchiuso e dove tu credi di esercitare i tuoi diritti nell’illusoria libertà che ti hanno concesso".


Maja,  Saša, Ruggero, Lorenzo: la vita nella loro Trieste in quel 1974 è tutto fuorché tranquilla, i venti della "strategia della tensione" soffiano più forti della bora, pronti a spazzare via ogni certezza, a creare caos, a gettare dubbi; tutti e quattro hanno delle sfide da affrontare, che li faranno crescere; ci saranno bocconi amari da mandar giù, delusioni da sopportare, rapporti da chiudere, altri da aprire o da "sistemare".
In ogni caso si renderà necessario anche qualche "dietrofront", perché ammettere di aver sbagliato implica anche "tornare indietro e "aggiustare il tiro", ma crescere è anche questo.
È forse possibile cercare se stessi senza perdere qualcosa o qualcuno nel percorso della crescita? O senza mettersi in discussione?

Maja, dopo la parentesi Ruggero, sente di aver trovato una strada nel collettivo dei giovani comunisti, accanto al suo Mauro. È davvero quello il suo posto?
Il piccolo Saša deve scegliere se far parte della massa sciocca e prepotente, che calpesta i deboli, o se stare con questi ultimi, anche a costo di diventare impopolare.
Ruggero non sente alcuna fiamma fascista ardere dentro di sé: quale sentiero imboccherà per sentirsi in pace con sé stesso?
Lorenzo vive due realtà parallele: una privata, nascosta, in cui è sé stesso, e l'altra - quella socialmente accettabile - in cui indossa una maschera con cui compiacere gli altri, con i loro già predefiniti e stereotipati ruoli sociali con cui etichettare e incasellare.
E in quelle gabbie sociali Lorenzo è ogni giorno un po' meno vivo e un po' più "traditore" della parte più genuina che è in lui, nel suo cuore, nella sua mente, nel suo stesso corpo.

Il romanzo di Massimiliano Stefani ha diversi pregi, che ne fanno una lettura assolutamente meritevole d'attenzione: la scrittura fluida e ricca, adeguata alla materia narrativa trattata; una trama accattivante in grado di coinvolgere il lettore grazie alle vicende personali dei personaggi principali, le cui personalità emergono attraverso le loro azioni, le loro parole, i pensieri più profondi, nei quali l'Autore ci lascia entrare.
Altro punto di forza è il contesto storico di riferimento, minuziosamente ricostruito: quello più generale degli "anni di piombo" (con i suoi terribili attentati) fa da sfondo a quello specifico di Trieste, in cui - oltre ad esserci la contrapposizione tra fascisti e comunisti - c'è anche la conflittualità tra le due comunità, italiana e slovena, con tutto ciò che questo implica a livello di pregiudizi e disprezzo verso chi è ritenuto "un intruso" e un diverso; ho apprezzato molto il riferimento a Basaglia e a quella legge che, pochi anni dopo, avrebbe chiuso i manicomi.
Molto belli, delicati e profondi i passaggi racchiusi nello scambio fittizio di lettere tra Lorenzo e Pasolini e le note amare del finale.

Un romanzo che consiglio, scritto bene e con un'ambientazione e uno sfondo storico ben definiti. 


4 commenti:

  1. Questo viaggio negli anni Settanta appare molto interessante proprio per le tensioni dovute alle politiche di quel periodo. Gli anni di piombo, la strategia della tensione, è una pagina forse poco conosciuta del nostro Paese che merita più attenzione. Leggerti è sempre un piacere! Un caro saluto :)

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    1. una pagina su cui c'è ancora tanto da dire, spiegare... In questo caso, poi, è interessante anche la specifica città in cui sono collocate le vicende..
      ciao Aquila!! E grazie

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  2. Un libro interessante per il tema che tratta e perchè lo tratta visto che anche su questa pagina di Storia piuttosto recente, tante cose ancora sono da conoscere nella loro realtà piena

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    1. verissimo, è stato un periodo denso di avvenimenti tristi e drammatici e non su tutti è tutto chiaro e cristallino.
      ciao daniele!

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz