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lunedì 6 giugno 2022

❤ Storie dietro storie ❤ "Le verità di Miracle Creek" di Angie Kim

 

Domani sera cercherò di pubblicare la recensione dell'ultimo romanzo terminato: Le verità di Miracle Creek di Angie Kim, che ha uno sfondo a mio avviso originale e particolare: le sedute di ossigenoterapia iperbarica, che permettono la somministrazione dell’ossigeno a puro al cento per cento a una pressione atmosferica tre volte superiore a quella normale e si svolgono in una camera iperbarica concepita appositamente.


Il romanzo è un thriller giudiziario che affronta tematiche importanti, come l'immigrazione e le sue

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foto di Tim Coburn

tante difficoltà d'integrazione, il rapporto genitori-figli, la disabilità (in particolare l'autismo) e come ci si rapporta ad essa, che siano i genitori (in primis, il caregiver) o la gente attorno.


Quello dei tribunali è un mondo noto ad Angie Kim, che ha lavorato come avvocato in un grande studio; non solo, ma anche gli altri temi le sono familiari, a partire da quello dell'immigrazione.

La famiglia di Angie, infatti, è arrivata negli Stati Uniti dalla Corea del Sud quando lei era una bambina, cosa che accade anche ai personaggi centrali del libro. 
Per quanto riguarda la presenza di condizioni patologiche serie e gravi, la Kim ha tre figli, ciascuno dei quali ha affrontato problemi medici con conseguenti test e trattamenti ad essi associati.

L'input - che è poi il cuore del romanzo - viene proprio da questa singolare ambientazione (la camera iperbarica) e dalla domanda: potrebbe accadere qualcosa di tragico e terribile in un contesto del genere, che dovrebbe essere comunque protetto?

L'Autrice ha dichiarato di aver fatto esperienza (ai tempi non era ancora una scrittrice) dell'HBOT (Hyperbaric oxygen therapy) a motivo di  uno dei suoi figli e di ritrovarsi quindi a condividere con altre persone questo ambiente in cui sei "rinchiuso" con altre famiglie mentre si svolgono le sedute.

Inevitabili scattavano le confidenze personali, e la condivisione di quel tipo di esperienza  avrebbe potuto essere interessante da esplorare in un eventuale romanzo. 

Dopo avere iniziato a pubblicare racconti personali e brevi, ha pensato di buttarsi nell'avventura di scrivere, appunto, un romanzo e il pensiero è subito andato all'HBOT come a una delle idee principali, in special modo al fatto di stare in un ambiente di gruppo in cui potesse accadere un fatto tragico, in grado di provocare feriti (e ferite) e morti.

Ma questa era solo una delle due idee che le frullavano in testa; l'altra era decisamente differente e partiva dalla condizione personale della Kim, cioè della sua famiglia immigrata negli States: i suoi genitori lavoravano al centro di Baltimora in un negozio di alimentari ed Angie aveva in mente di partire proprio dall'idea del negozio di un droghiere coreano e da un mistero ad esso legato (una pistola nascosta, un cadavere o forse un corpo ferito...); i limiti dovuti alla lingua avrebbero avuto il loro peso, impedendo all'uomo di parlare di questo mistero, che faceva parte della sua vita. 

Nel sottoporre entrambe le idee ad un amico scrittore (che fa parte del suo gruppo di sceneggiatori), questi le consigliò di  unire le due storie e fare in modo che la famiglia di immigrati coreani fossero proprietari e operatori di questa attività legata all'HBOT. 

Più pensava a questa storia, più ne era intrigata... fino ad arrivare a dar forma al romanzo.


Vi ho presentato in questo post i temi affrontati e l'idea di partenza del libro d'esordio di Angie Kim, sperando abbiano stuzzicato il vostro interesse.
A domani per la recensione!!



Fonti consultate:

https://www.writeordietribe.com/author-interviews/interview-with-angie-kim
https://www.elle.com/culture/books/a27253585/angie-kim-interview-miracle-creek/

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz