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domenica 21 agosto 2022

👒 RECENSIONE 👒 LA PICCOLA CASA DEI RICORDI PERDUTI di Helen Pollard



Cosa c'è di più rigenerante che trascorrere un periodo di ferie in Francia, in una pensioncina deliziosa, immersa nella natura, circondata dal dolce canto degli uccelli e gustando del buon cibo?
Emmy è convinta che due settimane di relax a La Cour des Roses in compagnia di Nathan, il suo fidanzato, possa aiutarli a riscoprire quell'affiatamento di coppia che, negli ultimi tempi, pare essere un po' svanito tra le maglie dell'abitudinarietà e dello stress lavorativo.
Ma la bella campagna francese si trasformerà in un teatro di cambiamenti di rotta e scelte di vita radicali.


LA PICCOLA CASA DEI RICORDI PERDUTI
di Helen Pollard



Ed. Newton Compton
trad. t. Bernardi
379 pp
Cosa c'è di peggio che andare in vacanza col proprio fidanzato per dare una "rinfrescata" a un legame che si è ingrigito e appiattito, e sgamarlo mentre fa sesso con la proprietaria della pensione in cui ci si è fermati ad alloggiare?

Questo vero e proprio incubo è ciò che vive Emmy Jamieson, che si trova basita e ferita davanti alla patetica e squallida espressione di malcelato imbarazzo del suo ragazzo, Nathan, che si sta sistemando i pantaloni dopo aver avuto un... "momento d'intimità" con Gloria, la sexy moglie di Rupert Hunter, il gentilissimo signore che porta avanti la pensione La Cour des Roses.

Emmy è incredula: ok, con Nathan c'era qualche problemino, la sintonia e la passione di un tempo (stanno insieme da cinque anni) si stavano un tantino affievolendo... ma da qui a farle una carognata del genere sotto il naso... ce ne passa!
Eppure è ciò che è successo!

E la ragazza non se ne capacita: tradirla con una sconosciuta e per giunta "più vecchia" di lei!
Cosa ci avrà mai trovato il suo Nathan di attraente in quella quarantacinquenne secca e snob per finirci a letto nel giro di pochi giorni?
Non solo, ma a innervosirla ancora di più si aggiunge la reazione inspiegabilmente (?!) apatica e indifferente di lui, che non mostra un minimo senso di colpa verso la fidanzata tradita e non ha alcuna intenzione di affrontare l'argomento, in quanto stanco e stressato (lui!!).

Come se non bastasse, la sera del tradimento, l'altro coniuge con le corna si sente male e finisce in ospedale per un'angina.

Ultima batosta: Nathan scappa con Gloria.

Non è una vacanza per staccare la spina dagli impegni lavorativi, ma una tragedia che stacca proprio la voglia di vivere e ogni speranza di felicità.

Emmy sente una confusione di stati d'animo: è arrabbiata, ferita, semi-disperata, sbigottita...
Che deve fare, ora? Fare i bagagli e tornarsene a Birmingham, a leccarsi le ferite, a buttarsi a capofitto nel lavoro (settore marketing in un'azienda, la stessa dove ha conosciuto il fedifrago in fuga), a cercare consolazione nell'amica Kate, nell'abbraccio solidale del fratello Nick e in quello più apprensivo dei genitori?

Lo farebbe pure, sconvolta com'è, ma Emmy è Emmy: è altruista, non riesce a restare indifferente ai problemi altrui e quando il buon Rupert (che non è proprio un giovincello, ma è sulle soglie dell'anzianità - anche se non si direbbe, perché porta bene i suoi anni) torna dall'ospedale stanco, abbattuto e zoppicante, la donna non può non chiedersi come farà lui, da solo!, a portare avanti la pensione, le prenotazioni, le cene, l'organizzazione di tutto, l'accoglienza degli ospiti ecc... , visto che la bella mogliettina è fuggita con Nathan.

Insomma, Emmy, sentendosi (a torto) in parte responsabile della comune disgrazia, si offre di aiutare Rupert a gestire la pensione. 
Tenersi impegnata con le incombenze relative alla gestione dell'attività - cucina, spesa, camere... - diventa insospettabilmente un modo per evitare di pensare alla sua relazione di cinque anni - con tre di convivenza in un appartamento cointestato - naufragata in poche ore.
Certo, c'è da faticare e per di più Rupert è esigente e a volte ha modi spicci, di chi ordina con noncuranza e si aspetta di essere esaudito senza fiatare, ma con lui Emmy riesce ad instaurare un rapporto d'amicizia sincero e pulito, senza secondi fini né malizia.

Rupert accetta di buon grado (e, anzi, in certi momenti potrebbe dare l'idea di approfittarsene) la disponibilità e l'aiuto di questa ragazza inglese laboriosa e un po' sfortunata in amore (come lui, del resto) e pian piano la vede come parte integrante de La Cour des Roses; le presenta anche i suoi amici, tra cui il commercialista Alain, un trentaseienne affascinante e gentile, la cui professione, però, rende Emmy diffidente verso di lui.

Seppur col cuore a pezzi e con tutte le certezze in amore frantumate, la bella Emmy si trova all’improvviso immersa in una dimensione nuova, confortante, amichevole, famigliare, circondata da tanti nuovi amici dall'espressione aperta e dal sorriso sincero, pronti a far battute simpatiche e a mostrarle apprezzamenti per essere rimasta vicino a Rupert.

Non mancano le attrazioni maschili, e se Alain sembra inizialmente non convincerla molto, a farle scorrere più velocemente il sangue nelle vene ci pensa Ryan, il seducente e gioviale giardiniere, che - benchè sia più giovane di qualche anno e sia davvero molto molto carino - mostra un certo interesse malizioso per lei, che sente il bisogno di sentirsi bella e desiderabile.

La Cour des Roses Emmy si sente bene, serena e felice come non si sentiva da troppo tempo, ed è assurdo considerato che ha solo trentuno anni e a quest'età non si deve essere frustrati, con il muso lungo e annoiati!

Certo, le due settimane di ferie stanno terminando, lei ha delle scadenza sul lavoro da consegnare, il suo capo, Carl, freme per riaverla in ufficio..., ma c'è Rupert ancora affaticato e claudicante: che fare? tornare in Inghilterra alla propria vita (senza Nathan) e a quel lavoro stimolante, sì, in cui lei è brava, ma che pure le succhia tempo ed energie? O restare un'altra settimanella nella profumata campagna francese ad aiutare un altro po' Rupert?

Una parte di lei - sempre più insistente - le sussurra di seguire il cuore: dove sta davvero bene? Dove e in mezzo a chi si sente se stessa, senza filtri e maschere?

«Alcuni posti... diventano parte di noi, n'est-ce pas? Qui». Si appoggiò una mano sul cuore. « Forse per te dovrebbe chiamarsi Le Coeur des Roses: il cuore delle rose!».


Emmy Jamieson è venuta in Francia per una vacanza, ma la sua esistenza è da un'altra parte.
Non potrebbe mai mollare tutto per stabilirsi in un paese straniero... a far cosa poi? La pensionante insieme a Rupert?

La ragione le dice una cosa, il cuore e i sentimenti si stanno rivelando sempre più traditori e le suggeriscono altro...
Cosa farà Emmy? Stravolgerà la propria vita, inscatolata in caselle ordinate, abitudinarie ma rassicuranti, a vantaggio di scelte meno conformiste, meno sicure economicamente e un po' folli?

Questo romanzo di Helen Pollard (il primo di una trilogia) è un romance contemporaneo carino, scorrevolissimo, con un'ambientazione affascinante e suggestiva, qual è la campagna francese, con i suoi profumi di lavanda, i rumori rasserenanti della natura, il buon vino, il caffè espresso corroborante, la cucina raffinata; certo, ci sono elementi non originali, ma anzi alquanto ricorrenti, come "lei che coglie lui in flagrante adulterio", il viaggio in un altro Paese che si rivela essere la spinta per un cambiamento di vita radicale, ma ciò non toglie che sia una lettura gradevole, soprattutto grazie ai toni ironici e agli abbondanti dialoghi, vivaci e realistici, che danno ritmo alla narrazione.

Non condivido, personalmente, la scelta del titolo in italiano, che a mio avviso può essere fuorviante: non c'è nessuna casa dei ricordi perduti in questo romanzo, ma una pensioncina francese graziosa e frequentata da un po' di gente. Non per nulla, il titolo originale è "The little french guesthouse", quindi La piccola pensione francese, che, mi rendo conto, fa meno effetto della casa dei ricordi. 
Copertina molto carina, che insieme al titolo evocativo ha catturato la mia attenzione.

Ideale come lettura estiva, romantica ma anche spensierata e non sdolcinata.

2 commenti:

  1. Ciao Angela, avevo già visto questo romanzo, ma non mi ci ero mai soffermata... dalle tue parole sembra una perfetta lettura per rilassarsi e viaggiare un po' con la fantasia... ammetto che ci farò un pensierino ;-)

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    1. Esattamente, ariel, come lettura di svago è adatto ;-)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz