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venerdì 19 agosto 2022

RubRicordando... Federico García Lorca, morto il 19 agosto 1936



Era il 19 agosto 1936 quando il poeta, drammaturgo e regista teatrale Federico García Lorca veniva fucilato a causa delle sue opinioni politiche progressiste, a Víznar, da militanti filo-franchisti del movimento politico CEDA.

Federico García Lorca nasce il 5 giugno 1898 a Fuente Vaqueros, nella piana di Granada, da una ricca famiglia di agricoltori, che doveva la propria fortuna alla crescita sempre più rapida dell'industria dello zucchero.
Primogenito di quattro figli, è cresciuto nell'Andalusia rurale, circondato da immagini e condizioni sociali che hanno influenzato il suo lavoro per tutta la vita.
Da ragazzino gli piacevano i burattini e la musica, tuttavia, il suo gioco preferito era fingere di celebrare la messa.
Possedeva straordinari talenti come pianista ma, nonostante la passione per la musica, finì per dedicarsi alla scrittura nella tarda adolescenza. 
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Era membro della The Generation of 27 (o “Generación de la amistad”), un gruppo di poeti spagnoli, letterati, pittori e intellettuali d'avanguardia emerso nel 1927; lo scopo dei suoi fondatori - Pedro Salinas, Rafael Alberti, Melchor Sánchez Almagro e Gerardo Diego - era quello di rendere omaggio a Luis de Gongora (1561 - 1627), da essi considerato "il massimo esponente della letteratura barocca dell'età dell'oro."

Tra le voci più originali del Novecento spagnolo, amico di Salvator Dalí e Luis Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti, cosa che rivela la sua conoscenza delle correnti letterarie europee e in particolare francesi; le sue opere, piene di umanesimo e intellettualità, furono fortemente influenzate da autori come Shakespeare, Goethe, Antonio Machado, Rubén Darío.
Lorca dichiarò che il proprio "gitanismo" era semplicemente un tema letterario, nulla di più. 

La poesia di García Lorca affonda le radici nella cultura andalusa e alla fusione di elementi arabi e gitani: al centro vi sono i temi del destino e della morte, ma non mancano versi in cui si spalanca l’allegria più spensierata, perfino ingenua e infantile.

Tra le raccolte: Poeta en Nueva York (scritto tra il 1929 e il 1930 e pubblicato nel 1940); tra le pièces teatrali: Bodas de sangre (1933), Casa de Bernarda Alba (1933).

Uno dei capolavori della maturità è il Llanto por Ignacio Sánchez Mejías (Lamento per Igacio Sánchez Mejías, 1935), poemetto dedicato all'amico torero, morto durante una sfortunata corrida.
Nel 1928, la sua raccolta di poesie Romancero Gitano portò Lorca a una fama di vasta portata; è stato ristampato sette volte durante la sua vita.

Nel 1929 e nel 1930, Lorca si recò a New York City e Cuba; ritornò in Spagna nel 1930 e, a partire dal 1931, girò il paese con il gruppo teatrale La Barraca; il suo scopo era promuovere la cultura e la letteratura eseguendo gratuitamente spettacoli teatrali nelle zone rurali del paese.

Le sue case a Huerta de San Vicente, Valderrubio e Fuente Vaqueros si sono trasformate in musei che commemorano il suo lavoro e la sua vita.

Fu arrestato a Granada il 16 agosto 1936, all'inizio della guerra civile spagnola.
Il suo corpo non è mai stato ritrovato.



ALCUNE POESIE

Alba


Il mio cuore angustiato
avverte alle prime luci
la pena del suo amore
e il sogno di lontananza.
La luce d’aurora reca
una vena di rimpianti
e la tristezza senz’occhi
del midollo dell’anima.
Il sepolcro della notte
innalza il suo nero velo
a occultare nella luce
l’immensa cima stellata.
Che farò su questi campi
raccogliendo nidi e rami,
circondato dall’aurora
e piena di notte l’anima!
Che farò se gli occhi tuoi
hai morti alle chiare luci
e mai sentirà la mia carne
il calore dei tuoi sguardi!
Perché ti perdi per sempre
in quella limpida sera?
Oggi il mio petto è arido
come una stella spenta.

Pioggia

O pioggia silenziosa, senza burrasca 
e senza vento, 
pioggia serena e pacifica di campi 
e di dolce luna: 
pioggia buona e pacifica, vera pioggia 
quando amorosa e triste cadi sopra le case.

Luna

La luna venne alla fucina
col suo sellino di nardi.
Il bambino la guarda, guarda.
Il bambino la sta guardando.

Nell’aria commossa
la luna muove le sue braccia
e mostra, lubrica e pura,
i suoi seni di stagno duro.

Fuggi luna, luna, luna.
Se venissero i gitani
farebbero col tuo cuore
collane e bianchi anelli.

Bambino, lasciami ballare.
Quando verranno i gitani,
ti troveranno nell’incudine
con gli occhietti chiusi.
Fuggi, luna, luna, luna
che già sento i loro cavalli.

Bambino lasciami, non calpestare
il mio biancore inamidato.
Il cavaliere s’avvicina
suonando il tamburo del piano.
nella fucina il bambino
ha gli occhi chiusi.

Per l’uliveto venivano,
bronzo e sogno, i gitani.
le teste alzate
e gli occhi socchiusi.

Come canta il gufo,
ah, come canta sull’albero!
Nel cielo va luna
con un bimbo per mano.

Nella fucina piangono,
gridano, i gitani.
Il vento la veglia, veglia.
Il vento la sta vegliando.






Fonti consultate:

https://www.lacooltura.com/
https://poets.org/
https://www.studiarapido.it/
Treccani

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz