Leggere questo libro vuol dire aprire la porta per entrare nella mente disturbata di un serial killer e seguirne (o provarci, perlomeno) i tortuosi e terrificanti pensieri, le deprecabili azioni, le menzogne, i folli progetti, e vedersi tutto questo sbattuto in faccia senza alcun filtro, ma con una crudezza e chiarezza disarmanti e spiazzanti.
ZOMBIEdi Joyce Carol Oates
Ed. Il Saggiatore trad. M. Pensante 184 pp 16 euro |
Su consiglio del'avvocato del padre, Q.P. si è dichiarato colpevole ed è, quindi, in regime di libertà vigilata.
Non è così male, per lui, visto che la sua vita va avanti come sempre e, soprattutto, come lui vuole.
E cosa vuole Q.P.?
Continuare ad essere il predatore sessuale che è: egli è ossessionato dalla continua ricerca della prossima vittima, che ovviamente sceglie con oculatezza, seguendola, facendo attenzione alle abitudini, agli spostamenti, così da avvicinarla e convincerla a fidarsi di lui.
Per poi attaccarla e farne ciò che desidera, ciò che lo eccita.
Che tipo di vittime preferisce Q.P.?
Beh, essendo gay, ovviamente uomini; e poi di colore, giovani, belli, possibilmente studenti, che vivono da soli e/o lontani dalla famiglia, ragazzi la cui improvvisa scomparsa non desterebbe subito sospetti né negli amici né nei famigliari lontani.
Eppure, a guardarlo, Q.P. sembra faccia progressi: i genitori - che già faticano a credere fino in fondo all'accusa di molestie sessuali; dopotutto, viene da un'ottima famiglia, suo padre è un docente universitario, sua sorella la preside di una scuola!! - lo vedono cambiato in meglio, ligio ai propri doveri (lavora, studia, va a lezione...); per la nonna è sempre il suo adoratissimo nipotino, un angioletto inoffensivo; la sorella maggiore stravede per lui; lo psicoterapeuta lo vede partecipe e tranquillo..., insomma tutto ok.
Ma Q.P. resta il "mostro" psicopatico più terrificante del Michigan, sempre col pensiero e con tutto il corpo orientato verso il sesso, sempre a pensare a come "costruirsi" il suo zombie, il suo oggetto del piacere, che gli sia sottomesso, silenzioso e devoto, riconoscendolo quale unico padrone e soddisfacendo i suoi bisogni (di essere amato? adorato? compiaciuto?).
C'è bisogno che dica esplicitamente in che modo gli piacerebbe realizzare il suo personale zombie?
Lo risparmio a me e a voi, ma vi dico solo (e lo faccio perché è riportato anche nella sinossi della C.E.) che il giovanotto un giorno, per caso, scopre la lobotomia, e d'un tratto le sue ossessioni prendono una forma concreta.
Ad intensificare le manie e il turbinio di pensieri ossessivi e violenti di Quentin, ci pensano le varie sostanze che prende, la fissa per il porno, e non c'è momento della giornata in cui non dia sfogo in qualche modo alle sue infinite e oscene ossessioni.
Non c'è ragazzo che lo attragga e che non sia oggetto delle peggiori immaginazioni; non fa che pensare ed escogitare piani per aggredire, fare ciò che "deve" (= vuole) riversando sul malcapitato le più orride nefandezze e crudeltà, fingere di essere uno studente qualsiasi e intanto architettare soluzioni per nascondere le proprie malefatte, continuando a prendere in giro tutti.
Questo libro è breve ma resta impresso. Sempre che il lettore prosegua nella lettura e non lo abbandoni anzitempo.
Non vi nascondo che la tentazione l'ho avuta ma non l'ho fatto, spinta proprio dal numero di pagine.
Premessa: è scritto bene; di per sé la lettura scorre, è agile, frenetica nel ritmo (come frenetico ed euforico è il filo dei pensieri di Q.P.) ma il punto è il contenuto: non è per tutti, proprio no!
L'autrice è bravissima a farci entrare dentro la testa del narratore-protagonista; le sue turbe psichiche ci vengono sfacciatamente mostrate in tutta la loro (lucida) follia, con uno stile ed un linguaggio feroci, crudi e crudeli, espliciti, violenti; come è facile immaginare, Q.P. ha un modo di pensare (che si rifletterebbe nel modo di parlare se solo lui si sentisse libero di vivere e agire per ciò che è, alla luce del sole, ma non può perché altrimenti andrebbe in galera) "sporco", osceno, privo di vergogna, incentrato sul sesso estremo; in lui non vi sono rimorsi, empatia, ma solo indifferenza, lo sfogo dei propri impulsi, la razionalizzazione delle proprie azioni e il distacco emotivo da esse.
Si prova angoscia durante la lettura e anche un po' di tensione nel "vederlo" organizzare i suoi crimini.
Questo diario personale di uno psicopatico, stupratore e assassino seriale è una lettura "forte", inquietante, che può provocare nel lettore disgusto, fastidio (ovviamente non si può empatizzare con il protagonista, anzi, io personalmente l'ho detestato, mi ha "spaventata"), per cui - come dicevo - non la consiglio a tutti: ci vuole "stomaco" e magari è più adatta a chi predilige libri che trattino tematiche legate al lato oscuro della mente umana e a cui non dà fastidio uno stile di scrittura realistico fino ad essere brutale.
La Oates per il "suo" Q.P. si è ispirata al serial killer Jeffrey Dahmer, "il cannibale di Milwaukee".
E ho detto tutto.
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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz