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lunedì 13 febbraio 2023

❤ RECENSIONE 💔 I NOSTRI CUORI PERDUTI di Celeste Ng



In un tempo che non è poi così futuro ma, anzi, fin troppo vicino e simile al nostro, a seguito di una profonda crisi economica, il governo degli Stati Uniti ha deciso di difendere le proprie radici culturali  imboccando la strada del fanatismo e dell'odio interrazziale, perseguitando e allontanando tutto ciò che è asiatico, intervenendo in particolare sulle famiglie, separando genitori ritenuti sovversivi dai loro figli.
Il giovane protagonista è costretto a crescere senza sua madre e, come lui, tanti altri giovani e innocenti cuori perduti, separati con la forza dalle mamme e dai papà.


I NOSTRI CUORI PERDUTI
di Celeste Ng



Ed. Mondadori
trad. F. Aceto
384 pp

Bird - il cui vero nome è Noah, ma sua madre l'ha sempre chiamato Bird e per lui questo è l'unico nome con cui si identifica - ha dodici anni e vive a Cambridge, nel Massachusetts, con suo padre Ethan, un ex linguista ora impiegato nella biblioteca universitaria di fronte a casa. 

Padre e figlio vivono un'esistenza alquanto solitaria, quasi del tutto priva di relazioni sociali, fatta eccezione per quelle a scuola e al lavoro.
La loro quotidianità è scandita sempre dalle medesime attività e tra i due regna, costante, un pesante silenzio: quello di chi avrebbe un sacco di cose da dirsi e da chiedere, ma sa che è meglio tacere.

Bird, ad esempio, ha moltissime di domande in testa circa la sua mamma, Margaret: perché se n'è andata? Perché non ha fatto mai sapere dov'è, neanche con una telefonata o un messaggio? Tornerà mai? Pensa qualche volta a Bird e ad Ethan, o si è rifatta una vita chissà dove e con chissà chi?
Ma sua madre gli ha mai voluto davvero bene??

La donna è andata via da un giorno all'altro, in circostanze misteriose, quando lui aveva solo nove anni; era una poetessa di origini cinesi ed è stata proprio una sua poesia a metterla in cattiva luce davanti al governo americano, in quanto quei suoi pochi versi ("ridateci i nostri cuori perduti") erano diventati lo "slogan" dei gruppi di dissidenti che manifestavano contro le leggi in vigore. 

Leggi autoritarie, denominate con la sigla PACT (Preserving American Culture and Traditions Act): un insieme di norme volte alla difesa della cultura e delle tradizioni americane, il che implica la messa al bando di tutto ciò che non è americano, compresi i libri o le forme d’arte "non allineati", giudicati pericolosi perché contrari allo spirito patriottico, nazionalistico.

Ma dove affonda le radici questa esterofobia che da subito si converte nell'avversione e nella paura verso  tutto ciò che proviene dalla Cina?

Tutto è partito dalla crisi economica, la peggiore degli ultimi decenni; cosa l'ha causata: la speculazione, l’inflazione...? Gli esperti non ne sono convinti e, da lì a breve, i vecchi risentimenti e il desiderio di individuare qualcuno da incolpare non tardano a venire a galla e "nel giro di pochi anni si decise che questo qualcuno era la Cina: la perenne minaccia gialla. Da quel momento per ogni caduta, per ogni frattura provocata dalla Crisi si sarebbe data la colpa ai sabotatori cinesi."

E fu così che, in modo quasi impercettibile, il racconto della Crisi aveva cominciato a cristallizzarsi e sempre più persone - dagli economisti agli operai - arrivarono a dire: chi è che se la sta passando bene grazie al nostro declino? Gli sguardi e le dita accusatori puntarono decisi verso est: la Cina e, pian piano, tutto ciò che è asiatico, si trasformò nel mostro da tener lontano per il bene di tutti.

Uno degli interventi precipui per salvaguardare la sicurezza nazionale colpisce le famiglie perché, si sa, è dal nucleo famigliare che partono l'educazione, la trasmissioni di valori, principi..., e sono le singole famiglie a formare la società, ergo, bisogna agire su di esse prima che su qualsiasi altro aspetto sociale.

Vengono individuate quelle case in cui ci sono uno o entrambi i genitori cinesi, filo-cinesi o anche soltanto contrari al PACT: i figli di questi soggetti vanno tolti ai genitori e “ricollocati” in altre famiglie di americani fedeli, patriottici.

In questo clima di paura, Bird - consapevole di essere per metà un bimbo di origini cinesi - sa che non deve fare domande e non deve neppure nominare sua madre; suo padre è stato chiaro: Noah deve dimenticare la mamma e non deve neppure nominarla, ma fingere che ella non ci sia mai stata.
Entrambi non vogliono più dover sentire la mancanza di cose e persone che non potranno mai riavere.

"Tutti sapevano che la madre di Bird era una persona di origine asiatica. Le autorità non facevano che sottolineare che essere un PAO – Person of Asian Origin – non era di per sé un reato. Il presidente ribadiva che il PACT non era una questione di razza, ma di patriottismo e di mentalità."

Bird, negli ultimi tre anni, non ha fatto che mettere quella mamma amata - che l'ha abbandonato senza spiegazioni - in un cantuccio buio del cuore; è andato avanti giorno per giorno quasi rinnegando lei e quella sua passione per il raccontare storie, cercando di obbedire all'unico genitore rimastogli, che altro non fa che vivere sempre in penombra, a testa bassa, come se volesse rendersi invisibile.
E Bird deve fare altrettanto: "Non attirare l’attenzione. Tieni la testa bassa. Se vedi che le cose si mettono male, tu va’ nella direzione opposta"

Bird a scuola è guardato con sospetto, disprezzo, diffidenza, perché tutti sanno chi è Margaret Miu: sua madre, la poetessa cinese, la sovversiva antiamericana; non ha amici e l''unica coetanea con cui ha legato è Sadie.
Sadie è stata tolta alla sua famiglia originaria (filo-cinese) e affidata a diverse famiglie di fedelissimi americani; ma la ragazzina ha un carattere ribelle e non si arrende: lei vuol cercare i propri genitori e tornare da loro!

Un giorno accade qualcosa che comincia a creare crepe in quella quotidianità piatta e priva di emozioni in cui Bird è rinchiuso: riceve una lettera al cui interno c’è un foglio costellato di minuscoli gatti disegnati.
Bird capisce che si tratta di un messaggio in codice che gli ha inviato sua madre. 

Allora non l'ha dimenticato! E cosa sta cercando di suggerirgli attraverso quei gatti?

Un po' alla volta, un turbine di sensazioni, sentimenti, ricordi - dapprima confusi, poi via via sempre più nitidi - si riaffaccia prepotentemente nella sua mente: la sua mamma, così brava a raccontargli storie interessanti, a usare le parole per aprire preziose fessure da cui potesse entrare la magia, riempiendo il mondo di possibilità e conferendogli senso.

Ormai curioso di vederci chiaro, Bird inizia un'affannosa ricerca per ritrovare Margaret, partendo proprio dalle storie che lei gli raccontava da piccolo e, attraverso una rete clandestina di bibliotecari che aiuta le famiglie dei bambini rapiti, il ragazzino approda a New York e lì capirà tante cose di questo periodo strano e della società in cui sta vivendo e, soprattutto, potrà ricevere finalmente le risposte alle tantissime domande che da tempo desiderava poter rivolgere alla madre.

"I nostri cuori perduti" è un distopico che, come dicevo, non è collocato in un futuro lontano e diverso dal nostro, per cui non è affatto difficile immaginarlo né ipotizzare che ciò che viene narrato sia verosimile e fattibile: può succedere che gli USA (e non solo, certo) sviluppino un odio profondo verso la Cina tanto da tagliare i rapporti con questa nazione? Tanto da "perseguitare" con leggi fatte ad hoc chiunque sia associabile ad essa? Tanto da togliere dei figli ai propri genitori se, secondo il governo, ce ne sono le condizioni e con la motivazione di proteggere i bimbi e la comunità?
Beh, credo che la risposta sia sì: è possibile, non è nulla di fantascientifico.

L'atmosfera vissuta in questa parte di mondo è apparentemente placida, "normale", quasi noiosa..., ma in realtà si percepisce che sotto quella presunta tranquillità, dietro quell'ordine e quell'obbedienza alle leggi, si celano sentimenti di diffidenza, pregiudizi verso il diverso (chi ha gli occhi a mandorla sa che non può stare proprio tranquillo, e lo stesso Bird è tra questi...), paura del vicino impiccione, un eccesso di prudenza nel parlare, nell'esternare pensieri ed opinioni discordanti col rischio che qualcuno faccia una segnalazione alle autorità.

Protestare? Ovviamente non c'è spazio per i ribelli: bisogna puntare all'unità nazionale a tutti i costi, e l’unità necessita di un nemico comune su cui sfogare la rabbia e che impersoni tutte le peggiori paure della gente.

Questo romanzo ha un ritmo placido, non toglie il fiato ma instilla in modo sottile un vago senso di inquietudine verso un modo di vivere che è identico al nostro, se non fosse che ci sono troppe case all'interno delle quali si vivono tragedie, separazioni, arresti, rapimenti nel cuore della notte.
Troppi cuori perduti, sparsi nel territorio statunitense; troppi genitori che piangono figli che non possono più crescere, amare, proteggere.
Tutto mentre il mondo sta a guardare queste ingiustizie.

Metafora struggente e autentica di come la paura del diverso e la voglia di trovare un capro espiatorio davanti a problemi troppo grandi, siano dietro l'angolo e possano da un momento all'altro stravolgere intere esistenze, il libro della Ng racconta anche il coraggio di continuare a coltivare la speranza in tempi bui mantenendo il cuore intatto, nonché il potere dell’amore feroce e forte di una madre cui viene toccato il proprio bambino.

Le battute finali sono potenti nel loro essere commoventi e intense.

Consigliato, mi è piaciuto molto per la scrittura limpida, delicata e fluida, che diventa però uno strumento vigoroso e incisivo per denunciare un rischio concreto e da non sottovalutare: lasciare che modi di pensare pericolosi, discriminatori, razzisti, possano condizionare i singoli e interi Paesi, con effetti davvero terribili e inumani. 


ALCUNE CITAZIONI

"Forse, pensa, la vita è proprio questo: una lista infinita di errori che non cancellano certo le gioie, ma che semplicemente le ricoprono, mescolandosi con esse, tutti i piccoli momenti che compongono il mosaico di una persona, una relazione, una vita."

"Volevo che tu non fossi solo la pianta che cresceva, ma la persona che la faceva crescere. Volevo che avessi potere sulla tua vita, che indirizzassi la tua energia verso ciò che deve venire, rivolto verso la luce. (...) 
Sei uno che sa prendersi cura degli altri, proiettato verso il futuro; e sei un lottatore, difendi quello che già c’è."

"Quand’è che si può considerare conclusa la storia di qualcuno che ami davvero? Finiamo per rigirarci tra le mani i nostri ricordi più preziosi, fino a consumarli, per poi riscaldarli di nuovo con il calore del nostro corpo. Passiamo le mani sulle curve e sulle cavità di ogni dettaglio che abbiamo, li memorizziamo, li snoccioliamo tutti in continuazione anche se già li conosciamo intimamente. Chi mai pensa, cercando di evocare il volto della persona amata che non c’è più: basta così, ti ho guardato abbastanza, ti ho amato abbastanza, abbiamo avuto abbastanza tempo, tutto quello che c’è stato è stato abbastanza?" 

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz