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martedì 18 luglio 2023

RECENSIONE ♣️ LA MUSA DEGLI INCUBI di Laini Taylor


Il mondo, così come l'aveva immaginato il Sognatore, il romantico e puro Lazlo Strange, si sta sfaldando sotto i piedi suoi, della sua amata e bellissima ragazza dai capelli color cannella e dalla pelle blu, e della loro gente.
Tutti - umani, figli degli dèi e fantasmi -, divisi tra chi vuole solo vendetta e chi vorrebbe seppellire per sempre odio e rancori, sembrano aspettare la fine dell'uno che, inevitabilmente, coincide con l'inizio per l'altro.
Chi riuscirà a sopravvivere? E quale forza, tra l'amore e l'odio, sarà più forte?

>>  Se non avete ancora letto il precedente romanzo (Il Sognatore) ma avete intenzione di farlo, tenete presente che, essendo questa la recensione del sequel, è altamente improbabile che io non incorra in qualche spoiler, per quanto possa provarci per evitarli. <<




LA MUSA DEGLI INCUBI
di Laini Taylor


Fazi Ed.
trad. D. Rizzati
526 pp
Ci siamo.
Proprio quando Lazlo e la sua dolce dea blu, Sarai, sono a un passo dal vivere il loro amore, ecco che l'idillio svanisce; abbiamo, infatti, lasciato i nostri protagonisti dal cospetto di una drammatica realtà: la piccola (solo d'aspetto, in realtà è la più grande tra i figli degli dèi) Minya è pronta a sferrare il proprio attacco contro gli umani (che hanno ammazzato la sua gente anni prima) e Sarai è... morta.

Il suo corpo senza vita giace tra le braccia di Lazlo e davanti ai volti sgomenti e addolorati dei ragazzi della fortezza, Ruby, Sparrow e Feral.
Come fare per salvarla, per averla ancora con sé? A Lazlo interessa solo questo ed è disposto a tutto perché Sarai resti con lui, e poiché il fantasma della ragazza è, in effetti, cosciente ed è ancora in mezzo a loro, il giovanotto spera che non svanisca.
Colei che regge i fili dell'evanescente esistenza di Sarai è Minya: lei ha il potere di trattenere gli spiriti dei morti e, come da anni sta trattenendo decide e decine di fantasmi di umani - rendendoli suoi "schiavi" e formandone un esercito ai suoi ordini -, così può fare con Sarai: trattenerla, lasciare che la sua parte immateriale continui ad esserci, a vivere - seppure in diverse condizioni e possibilità - in mezzo ai suoi amici e accanto al suo innamorato.

Ma Minya è diabolica e non fa nulla per nulla; trattiene sì lo spirito di Sarai - pur avendo nei suoi confronti una grande rabbia, in quanto la ritiene una traditrice - ma ad una condizione: Lazlo dovrà fare ciò che vuole lei, altrimenti Minya farà volar via per sempre la sua dolce metà.

E cosa vuole Minya se non vendicarsi di chi ha distrutto il suo mondo e ammazzato dèi, grandi e piccini?
In particolare, è Eril-Fane (il "Massacratore degli dèi") il suo principale obiettivo, perché fu la sua spada ad abbattersi su tanti piccoli innocenti all'interno della nursery: tanti bambini, figli degli dèi, pagarono con la vita il prezzo della crudeltà dei propri genitori.
Ne sopravvissero in pochi: Sarai, Feral, Ruby, Sparrow... e naturalmente Minya, che a quel tempo (quindici anni prima) aveva solo sei anni ed era riuscita a salvare solo quattro bimbi.

Adesso che gli abitanti di Pianto hanno scoperto che nella minacciosa fortezza di mesarzio ci sono ancora alcuni figli degli dèi, e avendo appreso come lo stesso Sognatore sia uno di loro - un dio dalla pelle blu -, l’oscura e infuriatissima Minya è decisa ad effettuare la propria implacabile vendetta, tanto più che dispone del proprio esercito di fantasmi e dei poteri dello stesso Lazlo, costretto, per amore, ad obbedirle suo malgrado.

Ma Sarai e Lazlo non hanno alcuna intenzione di assecondare quella finta bambina capricciosa e piena di rancore e, insieme agli altri ragazzi blu, mettono su un piano per rendere inoffensiva, almeno temporaneamente, Minya.
Ci riescono e questo dà modo a umani e "feccia degli dèi" di conoscersi, di imparare a relazionarsi al di là delle cose brutte accadute in passato; Eril-Fane è pentito, si vergogna del male fatto ai bambini degli dèi, anche se non aveva avuto scelta - visto che erano stati proprio gli dèi ad attaccarli, rapirli, umiliarli, stuprarli, a mettere incinta le donne per avere, intenzionalmente, tanti piccoli semidèi a disposizione.

"Perché gli dèi avevano violentato degli umani e li avevano costretti o a fare da padre o a partorire la loro “prole”? Lazlo era sicuro che gli stupri in sé non fossero lo scopo, ma il mezzo. Che lo scopo fossero i bambini. Era troppo organizzato perché non fosse così. C’era persino una nursery. Quindi la domanda era: perché? E che cosa avevano fatto di loro? Che cosa avevano fatto con tutti quei bambini?"


Le risposte alle tante domande passano necessariamente attraverso altre questioni, che hanno a che fare con l'origine stessa dei Mesarthim e di tutti i bambini nati nella fortezza durante il dominio di Skathis: che ne è stato di essi?

Se Minya e il suo piano di vendetta sono, per adesso, "congelati", è un'altra la minaccia che sopraggiunge con virulenza e che rischia di porre fine a tutto e tutti, umani e dèi, Pianto e fortezza: si tratta di una creatura che sta viaggiando da decenni, attraverso dimensioni e portali, alla ricerca dell'unica persona che abbia mai amato in vita sua e che è in pericolo; per salvarla, anch'essa è disposta veramente a tutto.

Costei è Nova e le sue origini sono precedenti a Lazlo e allo stesso Eril-Fane; Nova è cresciuta con sua sorella Kora, erano tutto l'una per l'altra ma a un certo punto i Mesarthim - e il terribile Skathis principalmente - le hanno separate, rapendo Kora e sfruttando il suo dono, ma abbandonando al proprio triste e solitario destino la povera Nova, anch'essa portatrice di un dono potentissimo ma decisamente sgradito e ritenuto pericoloso, per cui da tener lontana dagli dèi.

Ma non c'è uomo o essere divino che possa indurre una sorella a smettere di amare la propria gemella, e la prima è capace di viaggiare per mari e monti, superare barriere spazio-temporali, pur di riavere con sè la propria amatissima sorellina.

Insomma, le minacce sono due: Minya e Nova e chi tra esse sia la più spaventosa, è tutto da vedere.
Una cosa è certa: quando i portali dimenticati si aprono di nuovo, mondi lontani diventano pericolosamente vicini e tanto il mondo degli uomini quanto quello degli dèi rischiano di crollare miseramente, sotto un cumulo di macerie, figlie dell'odio più selvaggio, del rancore più vendicativo, della voglia irrefrenabile di distruggere tutto perché quel tutto ha portato solo dolore.

Entrambe le minacce - Minya e Nova - sono in realtà due creature estremamente sofferenti, ferite, che hanno assaporato la solitudine, il tradimento, il senso di impotenza nel non riuscire a salvare le persone amate; sono due donne cui è stato tolto tanto, tutto, e a dar loro l'unica ragione di vita è sempre stata la vendetta, che forse non ripristinerà il loro mondo, ma potrebbe dar loro la pace.

Ma è così? Dare sfogo all'odio dona realmente la pace?

«Non è fragilità scegliere la pace invece della guerra».

L'unica "arma" che resta ai ragazzi della fortezza e agli abitanti di Pianto è Sarai, la Musa degli Incubi, colei che entra nei sogni di tutti, ne conosce le paure più recondite e può, quindi, scandagliare nei ricordi più dolorosi delle due nemiche, per andare all'origine dei loro traumi.

"Lei era la Musa degli Incubi. I sogni le obbedivano. Non potevano nasconderle le cose.
(...) Ma lei non voleva più essere la Musa degli Incubi. Chi voleva essere davvero? Ricordò Lazlo che, prima che entrasse per la seconda volta nei sogni di Minya, le diceva: «Tu non stai tentando di sconfiggerla. Ricordalo. Stai tentando di aiutarla a sconfiggere il suo incubo»."

Ce la farà Sarai a trovare un modo per comunicare con quella parte buona di Minya e Nova, soffocata dalle brutture vissute?
Il destino di tutti è appeso a questa flebile speranza.

Anche il secondo romanzo della dilogia del Sognatore mi ha davvero rapita e incantata perché è scritta divinamente, per quanto mi riguarda.

La narrazione si concentra su tre filoni: le vicende drammatiche e avventurose che coinvolgono Lazlo, Sarai, gli umani e i figli degli dèi quando si ritrovano nella fortezza; la parte relativa a Thyon Nero, che è in compagnia della delegazione di Eril-Fane e che deve trovare un modo per interagire con i ragazzi che ne fanno parte, scendendo dal piedistallo e imparando finalmente a vivere, a relazionarsi, a lasciarsi guidare dalle emozioni e a sentirsi parte di un gruppo. A tal proposito, mi è piaciuta molto la sua crescita psicologica.
Il terzo filone è collocato nel passato e ha a che fare, come anticipato, con vicende accadute duecento anni prima, quando gli dèi hanno cominciato a prendere con sé coloro che possedevano poteri per dominare sugli uomini; è in questa sezione che conosciamo le sorelle Kora e Nova.

"Tanto tempo fa, c’era un silenzio che sognava di diventare una canzone, poi ho trovato te e adesso ogni cosa è musica."


Dolci sono i momenti relativi all'amore tra Lazlo e Sarai, pieno di ostacoli ma da questi addirittura rafforzato.
I due innamorati sono interiormente divisi perché da una parte vogliono essere fedeli alla propria gente e dall'altra non possono non riconoscere che ambo gli schieramenti - umani e divini - sono vittime e che qualcuno dovrà pure fare il primo passo per la pace.

Lazlo finalmente ha scoperto chi è: "non un orfano di guerra proveniente da Zosma, ma un mezzosangue, figlio di un dio, benedetto dal potere che era stato la maledizione di Pianto, appena in tempo per salvarla."


Come dicevo, trovo la Taylor brava brava, ha una straordinaria capacità di farti entrare nei suoi mondi magici, di descriverteli con una tale vividezza di particolari da permetterti di immaginarli, di sentirti inserito e parte di quella dimensione fantastica.
Io che solitamente non amo le "battaglie fantasy", ho seguito con molto coinvolgimento gli avventurosi scontri tra i personaggi, viaggiando assieme a loro tra magici portali, sentendomi spettatrice in prima linea di tutte le vicende narrate che, per quanto siano fantasiose, sono anche tanto umane, dal punto di vista delle emozioni, dei desideri (buoni e cattivi), delle speranze e delle paure.
È questo che amo, in special modo, del modo di scrivere di questa scrittrice: mi piace il suo stile - poetico e, allo stesso tempo, concreto - di mostrarci sentimenti e realtà interiore dei personaggi; la sua penna è profonda, delicata ma anche intensa, le sue storie sono complesse ma ben descritte e senza buchi o cose irrisolte, ricche e appassionanti nelle diverse dinamiche ed evoluzioni.

Vabbè è chiaro che adoro Laini Taylor; come mi fa amare il fantasy lei, non ci riesce nessun altro.

Consigliato, è un romanzo che appassiona, emoziona, fa sognare e anche riflettere su quanto difficile e tortuoso sia il percorso che conduce al perdono e alla riconciliazione, ma come valga sempre la pena percorrerlo.

Il finale è risolutivo e soddisfa il lettore, eppure l'autrice dà una piccola speranza circa un eventuale seguito (magari!!).


CITAZIONI


"Se qualcosa era semplicemente intollerabile, la mente vi costruiva intorno un muro, oppure lo seppelliva in una tomba. Aveva visto orrori nascosti in una scatola di biscotti e piantati sotto un germoglio in modo che le radici vi sarebbero cresciute intorno e lo avrebbero tenuto stretto. La mente è brava a nascondere le cose, ma c’è una cosa che non può fare: non può cancellare. Può soltanto dissimulare, e le cose dissimulate non sono scomparse. Marciscono. Vanno a male, rilasciano veleni. Fanno male e puzzano. Sibilano come serpenti nell’erba alta."

"Arriva un punto, con i sogni e le speranze, in cui o li lasciamo perdere, oppure lasciamo perdere tutto il resto. E se scegliamo il sogno, se continuiamo a seguirlo, allora non lo lasceremo mai perché non avremo nient’altro."

"Possiamo essere in conflitto, odiarci e desiderare la reciproca distruzione, ma nella disperazione siamo tutti smarriti nelle stesse tenebre, respiriamo la stessa aria mentre soffochiamo nel nostro dolore."

"...la verità aveva un suo modo di filtrare. La mente non può cancellarla. Può soltanto nasconderla, e le cose nascoste non sono scomparse."

"«I desideri non si avverano. Sono soltanto il bersaglio che dipingi intorno a quello che vuoi. Il centro devi sempre colpirlo da sola»."

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz