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lunedì 30 ottobre 2023

♣♦ RECENSIONE ♠♢ IL GIOCO DI RIPPER di Isabel Allende



Amanda è un' adolescente affascinata dal lato oscuro della natura umana; dotata di un eccezionale talento per le indagini criminali, si diletta a giocare a Ripper, un gioco online ispirato a Jack lo Squartatore, in cui bisogna risolvere casi misteriosi. Quando la città è scossa da una serie di efferati omicidi, Amanda si butta a capofitto nelle indagini, finché un giorno un membro della sua famiglia sparisce misteriosamente.
Questa scomparsa è forse collegata al serial killer?


IL GIOCO DI RIPPER 
di Isabel Allende

Feltrinelli Ed.
trad. E. Liverani
462 pp
Indiana e Amanda Jackson sono madre e figlia; la prima è rimasta incinta quando era poco più che un'adolescente e si può quindi ben dire che le due sono cresciute insieme; il loro è un legame molto forte pur essendo diverse caratterialmente come il giorno e la notte. 

Indiana vive dei modesti guadagni che le dà il suo lavoro di "guaritrice"; è proprietaria, infatti, di una clinica olistica in cui, tra aromi e massaggi, esercita un talento naturale e una grande empatia verso i propri clienti per farli star meglio, agendo su malesseri e dolori di vario genere e in qualunque parte del corpo.

È una donna che ha da poco superato i trenta ed è bella, affascinante, formosa, per cui gli uomini se la divorano con gli occhi e, non di rado, ci provano, con scarsi risultati perché la bella guaritrice è da quattro anni impegnata sempre con lo stesso uomo, l'ultracinquantenne Alan Keller - ricco erede di una delle famiglie dell'élite di San Francisco -, belloccio, giovanile e poco propenso a impegnarsi sentimentalmente in modo serio e duraturo.
Solo un altro uomo potrebbe farla vacillare e minare la relazione con Alan: Ryan Miller, enigmatico e affascinante ex navy seal dell'esercito americano, ferito durante una delle sue ultime missioni (che gli hanno lasciato molti traumi e brutti ricordi e lo hanno privato di una gamba) e in perenne compagnia del fedelissimo cane Attila (suo compagno in Iraq).

I genitori di Amanda si sono separati già da diversi anni ma Indiana ha instaurato con l'ex-marito, l'ispettore Bob Martìn, un bel rapporto: i due si vogliono un gran bene e si aiutano nei momenti di difficoltà, cosa che ha reso la loro separazione meno traumatica per la figlia, Amanda.

Se Indiana è una donna libera, fiera della propria vita bohémienne, ingenua, spontanea, solare, con troppa fiducia nella bontà del genere umano, Amanda è il suo opposto.

La ragazza ha un invidiabile senso pratico, è molto razionale, intuitiva, intelligente, non ha la testa tra le nuvole e ha una mente brillante; inoltre è un'appassionata lettrice, in special modo di thriller ed è per questo che ricopre il ruolo di maestra ("capo") di un gioco online chiamato Ripper in cui lei e un piccolo gruppo di amici virtuali si incontrano in webcam per discutere di omicidi veri, provando a fare ipotesi e analisi dei casi, così da sperare di arrivare a risolverli prima della polizia.

Al gioco partecipa anche Blake Jackson (padre di Indiana e nonno di Amanda), farmacista di professione, gran lettore per passione e assunto in qualità di "sbirro" dalla nipote; Blake, infatti, ha il compito di cercare informazioni utili per i casi oggetto del gioco, coinvolgendo anche Bob, il quale - pur essendo preoccupato per l'inquietante passione della figlia per gli assassini seriali - non manca di collaborare perché si rende conto da solo che i giocatori di Ripper sono davvero bravi.

Chissà che le loro intuizioni non possano risultare davvero utili alla polizia di San Francisco che si sta trovando davanti ad una serie di omicidi strani, senza collegamenti evidenti tra loro e che per ora costituiscono dei rompicapo per chi indaga.

Cosa/chi unisce, infatti, un custode di una scuola trovato morto in una posizione molto particolare (che richiama a qualcosa di natura sessuale) con una coppia di coniugi ritrovata morta (drogata) nel proprio letto? O questi omicidi con quello di uno psichiatra o di una giudice del Tribunale minorile?

Ma soprattutto... che ha a che fare tutto questo con la bella Indiana, che a un certo sparisce di punto in bianco senza lasciar traccia?

Siamo nel 2012, la nostra storia ha inizio il 2 gennaio e prosegue sino ad aprile; tanto la Polizia (rappresentata da Bob Martìn) quanto i giocatori di Ripper seguono i vari ritrovamenti di cadaveri, cercando di coglierne i particolari, le costanti, gli elementi in comune e le differenze, il tipo di esecuzione (che ha sicuramente ha un suo perché) così da stabilire se si tratti o meno di un unico serial killer o di omicidi da ritenere separati.
Se l'ispettore è inizialmente convinto che siano delitti slegati tra loro, a ipotizzare il contrario è Amanda che, determinata e caparbia com'è, farà di tutto per dimostrare di avere ragione.
Tanto più quando lo scaltro assassinio la tocca sul personale: Amanda e i suoi amici di Ripper sfoderano tutte le loro capacità, intuizioni, deduzioni logiche, l'attenzione per i minimi dettagli, pur di capire cosa sia accaduto all'introvabile Indiana e come fare per aiutarla.

Prima ancora di capire dove sia la mamma e con chi, Amanda è certa che:

"Mia madre è ancora viva, ma sarà uccisa Venerdì Santo a mezzanotte lo avvertì Amanda Martìn e l'ispettore capo la prese sul serio, visto che aveva dato prova di saperne più di lui e di tutti gli agenti della Sezione Omicidi. La donna era prigioniera da qualche parte nei diciottomila chilometri quadrati della baia di San Francisco, avevano poche ore per trovarla ancora in vita...".

Mi è piaciuta l'idea di base, vale a dire questo gruppo selezionato di ragazzi sparsi per il mondo che comunicano via internet per catturare lo Squartatore di turno; nel complesso, ho apprezzato il meticoloso tratteggio della personalità dei personaggi principali e secondari, da Indiana ad Amanda, da Bob a Ryan, a Keller.

Devo confessare, però, che durante la lettura ho avuto momenti in cui mi sono sentita meno coinvolta a motivo della presenza di sotto trame, dedicate ad es. ai particolari del lavoro di Indiana, ai suoi strambi clienti, al vissuto di Alan, di Ryan... 
Vero è che la scrittura dell'Allende è così fluida e piacevole che, alla fine, anche le parti relative al racconto dei singoli personaggi scorrono, ma ho risentito un po' del rallentamento del ritmo e della deviazione dal percorso principale, vale a dire dagli omicidi, dalle indagini e dal contributo dei giocatori di Ripper.

Le parti narrative, fino a un certo punto della storia, sono molto abbondanti, a discapito di quelle dialogiche, che ho preferito in quanto, a mio avviso, danno vivacità al ritmo.

Ma questo piccolo "difetto" va attenuandosi sino a scomparire quando Indiana fa perdere le proprie tracce: da quel momento la narrazione si fa più dinamica, aumenta la suspense, gli eventi precipitano, i giocatori ci danno dentro e noi lettori cominciamo ad avvicinarci al colpevole e alla sua identità, fino alle battute finali che ci lasciano col fiato sospeso.

Ecco, se dovessi sintetizzare la mia valutazione del romanzo, la paragonerei a una parabola, che parte in salita, poi scende e assume un ritmo costante e poco palpitante, fino a impennarsi di colpo, tenendo alta l'attenzione fino alla fine.

Il mio parere è comunque positivo e per me Isabel Allende resta un'autrice contemporanea da leggere e apprezzare, anche perché varia molto nelle tematiche, nei generi, nelle ambientazioni.

venerdì 27 ottobre 2023

🗡️ RECENSIONE 🐉 L'OTTAVA LUCERNA di Massimo Costabile



Al tempo di Diocleziano, il giovane Giorgio di Cappadocia si reca nel regno di Selem, governato dal crudele e tirannico re Anatolio, per combattere il feroce drago che infesta quelle terre e che ha già mietuto numerose vittime tra coloro che, per orgoglio e incoscienza, hanno cercato di ucciderlo.
Tra impostori semianalfabeti, soldati dell'esercito assetati del sangue dei cristiani e principesse spacciate per sante vergini pur non essendolo, Giorgio non si tira indietro dall'ardua missione.
Sconfiggerà il drago?


L'OTTAVA LUCERNA
di Massimo Costabile



Re Artù Ed.
337 pp

Nel piccolo regno di Selem, in Cirenaica, domina su tutto e tutti Anatolio, sovrano arrogante, tronfio e molto poco diplomatico, che vessa e affama la sua gente con tasse e punisce ogni minima e presunta trasgressione ai propri ordini con sfacciata crudeltà.
Come tutti gli individui tracotanti e stupidamente sicuro di sé e del proprio valore, Anatolio vuol essere obbedito senza se e senza ma, riverito e lusingato, non accetta suggerimenti e critiche da alcuno, neppure dallo scrivano di fiducia, Cosimo, che subisce le ire del re quotidianamente; l'unico essere umano verso cui sfodera quel briciolo di umanità che gli è rimasta è la figlia, Silene.

Per Silene, per salvarla da morte certa, Anatolio finora ha sacrificato la vita di tanti giovani (maschi e femmine, pure tra gli animali).
Come mai?  Cosa o chi minaccia la principessa?

Un drago sputafuoco, enorme, disgustosamente squamoso, terrorizza i territori attorno a Selem e pretende di essere placato tramite sacrifici, possibilmente umani perché pecore e agnelli sono solo un aperitivo; in particolare, il suo piatto preferito sarebbero i giovani e le vergini, e poiché la bella figlia del re dovrebbe essere vergine, anch'ella - almeno per dare l'esempio - potrebbe costituire un pranzetto niente male per il drago insaziabile.

Ma il re si rifiuta di dare Silene in pasto al mostro e sta temporeggiando, sperando che intanto qualche baldo giovanotto si faccia avanti e uccida il focoso predatore.
In cambio, lui è disposto a rinunciare/donare metà del regno e a dare in sposa l'innocente e pura Silene.
Finora in tanti si sono cimentati nella pericolosa impresa... morendo triturati, uno dopo l'altro.

Silene è disperata, si chiude in camera e piange e strilla, perché finire sgranocchiata tra le fauci del drago non è proprio il suo più grande scopo nella vita.
E poi, tra l'altro, lei neanche è più vergine, quindi non le toccherebbe questo infame destino; solo che purtroppo non può rivelare al burbero paparino di aver avuto un sacco di tresche con chiunque nel regno, per cui le tocca recitare la parte della pura verginella.

Anche la bisbetica principessa, quindi, aspetta e spera che arrivi un bello e aiutante aitante cavaliere a trarla in salvo da quella che, ormai, è morte certa, per quanto continuamente rimandata.

Proprio quando la sorte della capricciosa Silene - che quanto a superbia e ottusa cattiveria è tutta suo padre - pare doversi compiere..., arrivano tre uomini a Selem e, tra essi, ce n'è uno che dice di essere stato inviato lì proprio per uccidere il drago.

Costui è un giovinetto cui ancora manco cresce la barbetta in viso: Giorgio di Cappadocia, convertito al Cristianesimo; il ragazzo, accompagnato dallo scontroso scudiero Gabrione (che non condivide, anzi, disprezza apertamente la fede del proprio padrone) è in viaggio per raggiungere la Palestina, dove ha intenzione di unirsi alle legioni dell’imperatore Diocleziano.

Durane il cammino per giungere a Selem, si sono imbattuti in un sospetto individuo di nome Tito Giusto Platonico, che millanta d'essere un cavaliere sebbene, a sentirlo parlare e anche solo nell'osservarne i surreali e sgraziati comportamenti, tutto sembra fuorché un nobile.

Il sedicente cavaliere platonico si accoda a Giorgio e Gabrione, cercando di ingraziarsi il primo e litigando e insultandosi col secondo a ogni passo; l'uomo è un soggetto davvero bizzarro, che si esprime in modo "sgrammaticato" e volgare, dice cose senza capo né coda e ha pure un bel caratterino permaloso e bizzoso.
Insomma, non pare essere di alcuna utilità per Giorgio, che però mostra le sue virtù cristiane accogliendolo con gentilezza.

Alla presenza di uno spazientito Anatolio, cui nulla interessa delle sciocche discussioni che intercorrono tra i tre nuovi arrivati, Giorgio dichiara che Dio stesso (il Dio dei cristiani, cui egli appartiene) gli ha ordinato di recarsi a Selem e uccidere il drago.
Ovviamente, poi gli spetterà la ricompensa, cioè metà regno e la casta (!!) Silene, che invece fa gli occhi dolci a Tito, essendo Giorgio solo un ragazzetto concentrato unicamente sulle proprie estatiche visioni divine.

Mentre Giorgio si fa costruire un'arma dall'oste Agrippino, Anatolo riceve la non gradita visita di Daciano, a capo di una legione romana inviata dall'imperatore Diocleziano per scovare chiunque appartenga alla setta dei cristiani e ucciderli.
Questo è un serio problema perché Giorgio è cristiano (di quelli ultra, con tanto di visioni e messaggi celesti) ma ad Anatolio non sta bene che lo facciano fuori, non prima che abbia tentato di eliminare quel benedetto drago, almeno.

Lascio al lettore la curiosità di scoprire cosa accadrà nel regno di Selem, se la principessa diventerà o meno una barretta proteica per il draghetto o se Giorgio riuscirà nella sua missione.

Questo romanzo che mescola storia e leggenda, è ambientato in età romana, quando ad essere imperatore è Diocleziano, impegnato nella persecuzione dei seguaci di Cristo; come avrete compreso, al centro vi è la leggendaria figura di Giorgio di Cappadocia, che la Chiesa Cattolica venera come santo e al quale si attribuiscono gesta non solo eroiche e pie, ma anche sovrannaturali, miracolose, al limite del fantastico, come nel caso della battaglia con un drago per salvare una principessa.

Tra queste pagine il lettore vive un'avventura spassosissima, vivace, che strappa sorrisi e risatine divertite grazie all'impronta satirico-umoristica che l'autore ha sapientemente dato al romanzo.

Ci sono elementi ovviamente reali e storici, come i riferimenti a Diocleziano, la violenta persecuzione a danno dei cristiani e lo stesso san Giorgio (drago a parte), ma tutto è narrato in modo esilarante e arguto, per cui anche ciò che è negativo (ad es. sovrani crudeli, che fanno il bello e il cattivo tempo con le vite dei sudditi) o drammatico (le esecuzioni di chi è ritenuto colpevole di una qualche infrazione) è lontano dall'essere pesante.

Leggere questo libro per me è stato oltremodo divertente, grazie ai personaggi grotteschi, caricaturali, volutamente esagerati nei modi, nel linguaggio, nell'espressione delle emozioni; di essi, l'autore si prende simpaticamente gioco, calcando la mano sulle loro peculiarità: Anatolio è tanto pieno di sé da risultare più stupido che furbo o intelligente; Silene è una viziata capricciosa che avresti voglia di strozzare con le tue mani; lo stesso eroe della storia, Giorgio, rischia di apparire un ingenuo (per quanto sincero) fanatico della fede e di Dio.

I personaggi che ho preferito sono stati sicuramente Gabrione e il Cavaliere Platonico (Tito), il primo perché è forse il più assennato, colui che fa le osservazioni più pratiche e realistiche, che distingue un imbroglione da un vero cavaliere; e il secondo perché è un'amabile e buffa macchietta che mi ha fatta davvero morire dal ridere per la sua parlata bislacca e rozza, per la sua frenesia di voler apparire un patrizio rispettabile quando invece è un pover'uomo che cerca di sopravvivere come può, se c'è da spacciarsi per ciò che non è lo fa, anche se in fin dei conti non è cattivo.

Se cercate una lettura diversa dal solito, scritta con un piglio ironico e brioso, una trama dal sapore epico, godibilissima e spiritosa, dal ritmo narrativo sempre vivace, con personaggi fuori dalle righe e per questo vincenti e ben riusciti, non lasciatevi scappare "L'ottava lucerna": vi piacerà, ne sono certa.

Promosso a pieno voti.

mercoledì 25 ottobre 2023

RECENSIONE - I MIEI FANTASMI di Elisa Costa [ Review Party ]




Buongiorno, cari lettori!

Il post di questa mattina è la prima tappa del Review Party dedicato a "I miei fantasmi", una raccolta di racconti scritta da Elisa Costa.

I MIEI FANTASMI
di Elisa Costa 


Alcheringa Ed.
96 pp
I racconti brevi di questa antologia appartengono al genere fantasy e hanno come filo conduttore la presenza di elementi paranormal, sovrannaturali ma, a dispetto della parola fantasmi, non necessariamente tutte le storie sono legate al mondo degli spiriti o degli spettri (anche quelli che lo sono non hanno comunque atmosfere horror, "da paura") e il lettore avrà modo di rendersi conto di come i fantasmi spesso abbiano a che fare con paure, traumi, ossessioni.

Alcuni di questi racconti si caratterizzano per la presenza di una cornice narrativa quasi da favola, di cui riflettono la magia, il senso di stupore, l'incanto; c'è un racconto che ci porta con la fantasia in una dimensione in cui i protagonisti sono il sole, la Luna, ed essi - pur così distanti da noi - si avvicinano al nostro mondo perché si lasciano travolgere da passioni ed emozioni umane.

Alcune storie possono trasmettere la cupezza dei rimorsi per le cattive azioni commesse in vita, altre, la meraviglia di fronte a un giardino che va oltre i confini dello spazio e del tempo, in cui tutto è incantevole e non c'è posto per le meschinità umana; in altre ancora, invece, il male c'è e arriva sotto forma di una violenza, contro la quale non sempre c'è qualcuno a proteggere chi ne è vittima.

Diversi sono i personaggi che popolano la presente raccolta e, come dicevo, non tutti sono esseri umani, ma che si tratti di un astro o di una bambola o di un animale, c'è comunque in tutti loro un'umanità sfaccettata che racconta storie di violenze domestiche e di sofferenze interiori capaci di perseguitare un'anima anche oltre la morte, inducendola a chiedere un atto di pietà per essere placata; storie di legami famigliari che resistono alle tragedie e alla morte, di oggetti inanimati che, nello spazio di un racconto fantastico, provano gioia e speranza; c'è la scoperta dell'immenso potere dell'arte e di come il suo sacro fuoco, una volta acceso dentro di sé, poi sia in grado di travolgere e, forse, addirittura estraniare dalla realtà.

C'è un'ampia gamma di stati d'animo tra queste pagine che scorrono con estrema fluidità e piacevolezza sotto gli occhi del lettore, e che inducono a soffermarsi sull'aspetto psicologico dei personaggi, i quali - al di là della presenza della connotazione ultraterrena - nascondono in loro stessi fragilità, problemi della mente, ossessioni, sensi di colpa che affliggono le persone comuni; provano tutti ugualmente dolore, noia, speranza, delusione, paura, gelosia, desiderio di essere protetti, bisogno di amare ed essere riamati.

Sono undici racconti ben scritti, dallo stile lineare e disinvolto, in cui attorno all'elemento fantastico, presente in tutti, l'autrice ha costruito di volta in volta una breve ma significativa trama in cui il risvolto psicologico è preponderante.

Ringrazio Elisa Costa per avermi dato l'opportunità di leggere il suo scritto e di partecipare al Review Party; se vorrete, potrete seguirne le successive tappe e leggere anche le altre recensioni.

Di seguito, vi lascio l'elenco dei blog che ospitano l'evento:
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lunedì 23 ottobre 2023

ON MY WISHLIST (ottobre 2023)

 

Buon pomeriggio, lettori!

Spulciando qua e là nel web e tra un social e l'altro, mi sono imbattuta in alcune pubblicazioni che hanno stuzzicato il mio interesse.

Me le segno qui sul blog per non dimenticarmele e, chissà, magari alcune potrebbero richiamare anche la vostra attenzione.


Parto da un romanzo che è stato pubblicato da La Nave di Teseo nel 2021 ma, considerato ciò che dal 7 ottobre, sta accadendo in Palestina/Israele, ho notato che è salito in classifica tra i libri più venduti in questo periodo.

Sto parlando di un libro della scrittrice palestinese Adania Shibli, che di recente è stata oggetto di censura, in quanto avrebbe dovuto ricevere un premio importante – il Liberaturpreis – alla Fiera del Libro di Francoforte ma l’assegnazione del premio è stata annullata ("rinviata"??).





UN DETTAGLIO MINORE 
di Adania Shibli

Nel 1949, un anno dopo l'inizio della Nakba per i palestinesi, una ragazza viene rapita, stuprata e uccisa da alcuni soldati israeliani. 
Molti anni dopo, una donna cerca di scoprire cosa è successo a quella ragazza e questa ricerca diventa per lei una vera ossessione.

(La Nave di Teseo, trad. M.Ruocco, 144 pp, 17 euro)




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FELLOWSHIP POINT
di Alice Elliott Dark


Due amiche cercano di difendere il terreno di Fellowship Point, dove sono cresciute, da progetti di sviluppo che ne prevedono l'espropriazione.
Il ritratto di due donne che, nonostante divergenze, segreti, passioni e battaglie, sono unite dall'affetto più puro; un romanzo che racconta il dono dell'amicizia, un atto di condivisione così intimo e assoluto che ha il potere di cambiare il mondo.

(NN Editoretrad. A.Matera - E.Ponassi, 516 pp, 22 euro)



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COME IL FIUME
di Shelley Read


Nel 1948 Victoria è un'adolescente che, in una giornata d'autunno, si imbatte in un giovane; è un incontro, il loro, che porta con sé passione e pericolo. E quando la tragedia li colpisce, Victoria fugge in montagna per proteggere se stessa e il segreto che porta con sé.
Una storia di resilienza femminile di fronte alla perdita, alla sofferenza dell'amore, al sacrificio del cambiamento.

(Corbaccio Ed. trad. M.E. De Medio, 324 pp, 18.60 euro)



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CASA DOLCE CASA
di Ana Reyes

A 17 anni Maya vede morire la propria amica all'improvviso, mentre parla con l'enigmatico Frank; anni dopo, un'altra donna muore, inspiegabilmente e sempre alla presenza di Frank.
Era proprio lui, dunque, l’assassino di Aubrey? 
I dubbi la tormentano, e nella sua mente, oltre al pensiero dell’amica e di Frank, si affaccia insistente l’immagine di una casa nel bosco, accanto a un torrente. 
Cosa è successo davvero quel giorno? Qual è il confine tra i suoi ricordi confusi e la realtà? È arrivato il momento di avventurarsi in quel bosco...

(Feltrinelli Ed. trad.E.Cantoni, 304 pp, 19 euro)



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IL CAPANNO DEL PASTORE
di Tim Winton


Un ragazzo fugge, dopo la morte violenta del padre, in cerca della libertà e della propria fidanzata; solo, nelle vaste terre selvagge dell'Australia occidentale, la sua strada si incrocia con quella di un prete in rovina; il loro si rivelerà un incontro salvifico da cui nascerà un’amicizia improbabile.

(Fazi Ed., trad. S.Tummolini, 270 pp, 18.50 euro, 
USCITA 21 NOVEMBRE 2023)


giovedì 19 ottobre 2023

IL FASCINO DELLE COPERTINE

 

Buongiorno, cari lettori!

Il post di oggi chiama in causa unicamente il nostro personale "gusto estetico", nel senso che vi proporrò alcune cover di libri che hanno attirato la mia attenzione A PRESCINDERE DALLA TRAMA.

Vi indico anche il link nel caso foste interessati a sbirciare la sinossi.

Fatemi sapere se vi piacciono, quale preferite eventualmente e se anche voi vi lasciate attrarre, a un primo impatto, dalle copertine e siete spinti a prendere in mano il libro chiedendovi "Ma di che tratta 'sto libro?".


FRITTELLE DI MELE
A MEZZANOTTE
Di questa copertina mi piace proprio questo scorcio di casa, con un accenno di giardino e i colori chiari, primaverili, che mi trasmettono serenità.













LA DISTANZA TRA
ME E IL CILIEGIO


Della copertina a destra, invece, mi piacciono i colori autunnali di questo bell'albero (di ciliegio, suppongo).









VIOLET
MADE OF THRONES


Da amante di viola (e relative sfumature) e rosa, non potevo ignorare questa cover, che mi fa pensare a una storia romantica e magica.
 









IL CUSTODE

Un'avventura fatta di magia, in una cornice da fiaba, è ciò che mi evoca e mi attrae della copertina di destra.



lunedì 16 ottobre 2023

LIBRI, TRA ACQUISTI E WISHLIST

 

Buon pomeriggio, lettori!

Ho appena fatto un piccolo ordine su Amazon, avendo un buono da sfruttare; ho comprato 

PREZIOSO VELENO di Mary Webb (Elliot Ed., trad. A.Veneziani, 283 pp., 9,75 euro).

Pubblicato per la prima volta nel 1924, questo classico della letteratura inglese racconta la storia di
Prue Sarn, una giovane donna dallo spirito libero, nata con una malformazione al volto e per questo sempre malvista dagli abitanti del villaggio in cui abita, incastonato tra i campi e le foreste delle Midlands Occidentali. 
Solo l'umile tessitore Kester Woodseaves sembra apprezzarla nonostante la sua "deformità", mentre il fratello della ragazza, animato da un'incontenibile ambizione materiale, si dedica anima e corpo al lavoro per poter migliorare le proprie condizioni di vita. 

Ispirato ai ritmi e ai colori espressivi delle Sacre Scritture, questo è il romanzo con il quale Mary Webb mostrò al mondo la bellezza, non soprannaturale ma terrena, della vita rurale dell'Inghilterra ai tempi di Napoleone. In quei territori infestati dalle superstizioni e dalle leggende popolari, solo un'eroina come Prue poteva convertire il "veleno" di una maledizione in qualcosa di "prezioso", tramite un amore finalmente libero e vissuto.



Avevo inserito nel carrello anche quest due romanzi, poi all'ultimo minuto li ho tolti, penso di inserirli in un prossimo ordine.
Fatemi sapere nei commenti cosa ve ne sembra o se li conoscete e li avete letti.



LA FORTEZZA di Jennifer Egan (Minimum Fax, trad. M.Testa, 200 pp., 7.20 euro).

Danny, 35 anni, newyorkese d’adozione, drogato di internet e di public relations ma senza un impiego degno di tal nome, si ritrova, grazie a un invito inaspettato, in un castello medievale dell’Europa Centrale, che suo cugino Howard ha comprato e vuole ristrutturare per farne un resort di lusso dedicato al silenzio e alla meditazione: l’invito ha forse a che fare con il traumatico passato che lega i due? 
Il senso di spaesamento e minaccia che Danny prova è frutto di paranoia o il castello, fra i suoi intricati corridoi e i bizzarri personaggi che lo abitano, nasconde davvero un mistero? 
E ancora: chi è il narratore che sta scrivendo questa storia, perché è detenuto in un carcere di massima sicurezza, quale rapporto ha con i due cugini? 

Un classico romanzo «gotico», nelle mani geniali di Jennifer Egan, diventa un affascinante gioco letterario e una riflessione sul reale e il virtuale nella società contemporanea; ma al tempo stesso, fra atmosfere da ghost story e sorprendenti colpi di scena, non smette di tenere il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina.



TERRA CRUDELE di Ann Weisgarber (Neri Pozza, trad. M.Togliani, 304 pp., 11,40 euro).

Sul fondo di un canyon inospitale, circondata da rocce scoscese, sorge la città di Junction. Lì da quattordici giorni Deborah Taylor, di famiglia mormone, aspetta con impazienza il ritorno di suo marito Samuel, ostacolato dalle nevicate sempre più fitte. 
Un gelido pomeriggio di gennaio, tuttavia, qualcuno bussa con insistenza alla sua porta. L’uomo che compare oltre l’uscio dice di essere un fratello, un mormone in fuga dalla legge e bisognoso di riparo. 
Ma quell’uomo ha qualcosa di diverso dagli altri che Deborah e il marito hanno accolto in precedenza, perseguitati solo per il fatto di essere, come molti mormoni, poligami: è nervoso, sussulta ogni volta che il fuoco della stufa scoppietta, continua a guardarsi alle spalle. 
Chi è, dunque, quel fuggiasco? Che cosa può aver commesso di tanto grave? E, soprattutto, che cosa può fare Deborah per salvare sé stessa e l’intera Junction dall’accusa di complicità? 

Unendo le vivide descrizioni dell’aspro paesaggio della valle dei canyon alla vicenda dei primi insediamenti mormoni, Ann Weisgarber dà vita a una storia avvincente, in perfetto equilibrio tra religione ed etica, crimine e peccato, compassione e paura.

sabato 14 ottobre 2023

# RECENSIONE # FALCONERA di Fabio Ceraulo


Contraddistinta da un meraviglioso panorama, dove l'aria odora di aghi di pino, tra campi coltivati, frutteti e prati d’erba umida e soffice, sorge, nella bella località siciliana di Castellammare del Golfo, Falconera, una piccola e tranquilla realtà contadina che sta per essere travolta (anch'essa) dai venti di cambiamento portati dall'arrivo di Garibaldi e dagli avvenimenti che hanno portato all'unità d'Italia.



FALCONERA
di Fabio Ceraulo


Spazio Cultura
189 pp
"Tutti bravi a fare la rivoluzione, viva Garibaldi! Per che cosa? Per farci mettere di nuovo i piedi in testa! Un giorno ci ribelliamo, il giorno dopo ci caliamo le brache, altro che libertà! In questa terra non nasce niente, non cresce niente. Solo malattie, pidocchi e la colpa di avere le pezze nel didietro!"

È il 1853 quando Francesca Galante, la mammana (levatrice) di Falconera, una contrada di campagna posta sul colle che sovrasta Castellammare del Golfo, fa nascere la piccola Angelina Romano, figlia di una coppia di contadini con già diversi figli e che vive tirando avanti onestamente, seppur con fatica.

A Falconera vive gente semplice che cerca di mettere qualcosa sotto i denti giorno per giorno; alcuni se la cavano meglio, soprattutto se sono alle dipendenze di signorotti locali benestanti e, in fondo, generosi, come don Faro Giurintano; altri se la passano decisamente peggio e non pochi son coloro che si vedono costretti a far la fila presso il parroco del paese, don Benedetto, a chiedere un po' di cibo e altri beni di prima necessità, per sé e i famigliari.

Insomma, la povertà c'è e, come accade ovunque e in ogni epoca storica, c'è pure, immancabilmente, chi arranca per sopravvivere e chi si può permettere feste, cibo a volontà, grandi dimore, servitù e campi da far coltivare ai propri lavoratori.

Chi è ricco non fa che mangiare a sbafo e riempirsi la pancia; a chi è povero, la pancia brontola tutto il giorno: niente di nuovo sotto il sole.

Ma nel 1860 la brezza che viene dal mare porta con sé delle notizie: è arrivato Garibaldi: "Due  imbarcazioni piene di uomini armati, guidati dal filibustiere chiamato Garibaldi, hanno preso terra ieri l’altro, di mattina, al porto di Marsala".

Ed è così che di lì a breve cominciano ad arrivare uomini delle milizie garibaldine, con le loro giubbe rosse e i fucili; all'inizio cercano di farsi amica la popolazione di Falconera, chiedendo cibo e acqua, ma il caos e il panico vero prendono piede in seguito, quando - cacciati i Borbone nel Meridione, dopo la nascita del Regno d'Italia, con Vittorio Emanuele II quale sovrano degli italiani -  giunge il comunicato di sua maestà che introduce la legge della leva militare, in base alla quale tutti i giovani maschi della terra di Sicilia dovranno prestare servizio nel regio esercito per sette anni e tale leva è obbligatoria.

La notizia getta nella paura e nel malcontento tutti in paese: non solo devono lasciare andare i propri figlioli, con l'incertezza che tornino a casa vivi e tutti interi, ma questo significa anche perdere la forza lavoro, non avere più delle braccia forti per lavorare la terra.

A non essere felici per quest'ordine - la cui disubbidienza ovviamente avrà delle conseguenze - non sono, quindi, solo le famiglie in cui ci sono dei giovani, ma anche quelle dei proprietari terrieri, che si vedranno privati di lavoranti.

Certo, mica tutti i giovanotti sono coinvolti in questo reclutamento: come purtroppo non di rado accade, chi è potente, ha soldi e autorità, viene esonerato, magari in cambio di fedeltà assoluta al nuovo re.
Anche uomini che, fino a qualche settimana prima, si dichiaravano devoti a re Francesco II, non esitano a voltare bandiera e ad accogliere, a suon di inchini e lusinghe, i "nuovi padroni".
Alla fine, ciò che importa è riceverne un tornaconto personale e, se per stare dalla parte dei vincitori, bisogna semplicemente cambiare carro e stendardo, qual è il problema?

E infatti, ad occuparsi di far sì che l'ordine del re venga rispettato, ci pensa un signorotto del posto, don Bartolomeo Asaro, nominato responsabile dell’ufficio di leva.
Assieme a lui, altri “galantuomini” della comunità non attendono altro che capire da che parte schierarsi e non esitano a "tradire", in un certo senso, i propri compaesani pur di compiacere gli ufficiali del re. 

In questo quadro in continuo mutamento, dove la povera gente è spaventata, sempre più disgraziata e lasciata sola con i propri problemi, incontriamo e conosciamo vari personaggi, alcuni dei quali già nominati, come  il ricco possidente don Faro, gli arrivisti Francesco e Bartolomeo, la famiglia Romano, la levatrice Francesca (che fa praticamente le veci del medico di paese e viene chiamata ad ogni parto dalla gente di Falconera), il sacerdote don Benedetto (che non guarda di buon occhio il nuovo re e pensa con amara nostalgia al vecchio), l'avvocato Oliveri, dalle idee rivoluzionarie, il buon Turi, braccio destro di don Faro e sempre pronto a servirlo e proteggerlo fedelmente.

Faro è un brav'uomo, tratta bene i suoi dipendenti, è generoso, rispettato da tutti; il suo atteggiamento verso il passaggio dai Borbone ai Savoia è razionale, oculato, egli non è tipo da lasciarsi prendere da facili entusiasmi e partigianerie e guarda con occhio attento e critico ciò che accade attorno a sé, per comprendere la reale ed effettiva portata dei cambiamenti in atto.

Don Faro è un personaggio dai contorni nostalgici, tormentati, il cui cuore si è riempito di amarezza dopo aver perso l'amata moglie, donna pia e dolce, amata da tutti; il suo pensiero va sempre a lei, senza la quale è perso, solo e "la sua esistenza si è trasformata in un arido mosaico che ha smarrito i tasselli principali".

Faro è un punto di riferimento autorevole a Falconera e ha la stima dei compaesani, soprattutto di don Pietro che capisce come l'amico si sia meritato il rispetto della piccola comunità, a differenza di altri uomini che hanno preferito vestirsi di prepotenza e dare importanza ai soldi facili e a biechi maneggi politici, in spregio a qualsiasi solidarietà con la propria gente.

Anche la levatrice, Francesca, osserva i miserabili che le vanno a chiedere aiuto, che sia per far nascere un bambino o per avere un tozzo di pane, e prova pietà per questi disperati lasciati a marcire nella propria miseria; e adesso, con il nuovo re, cambierà qualcosa per loro? Avranno forse un pezzo di pane in più?

La realtà è che cambia il re ma la povertà resta; anzi, semmai le nuove leggi alimentano i contrasti, inaspriscono un malessere e un malcontento che si fanno sempre più grandi e che finiranno per coinvolgere tutti quanti, al di là dei ceti sociali, trasformando tutta quella situazione in una polveriera pronta a esplodere.


Immerso in una cornice che ricostruisce in modo realistico e asciutto questo frangente storico, il lettore può sentirsi emotivamente partecipe dei fermenti storici e politici propri di quegli anni nel Sud Italia, in quanto l'attenzione è posta sulle persone, sui loro tormentati interrogativi, sulla loro miserevole vita e sui tentativi di sopravvivere in un contesto mutevole e imprevedibile in cui il passaggio da un "padrone" all'altro non è garanzia di un miglioramento delle loro condizioni, tutt'altro.

«passare da re Francesco a Vittorio Emanuele cosa porterà? Qual è il cambiamento? Che non si può più chiamare qualcuno eccellenza?»

«Lasciate perdere la politica, amico mio», replica don Pietro che mastica più lento degli altri. «Che cambiamento vedete? Il mare, la pineta, la strada grande. Tutto uguale a prima. I signori continueranno a fare i signori e i poveracci faranno lo stesso».
«Tutto qui?»


Se il proclama sabaudo relativo alla leva obbligatoria mette la gente di Falconera in agitazione, questo è nulla rispetto allo stato di profonda preoccupazione e di paura che dilaga nel momento in cui, a fronte delle numerose diserzioni da parte di giovani che preferiscono scappare tra i monti e rifugiarvisi come topi in trappola piuttosto che arruolarsi e combattere (morire) per un re che non riconoscono come tale, cominciano a verificarsi le prime fucilazioni dei ribelli.

Questi briganti sono nemici del re, non vanno assolutamente aiutati e coperti, ma denunciati; chi disobbedisce è anch'egli un traditore e da tale verrà trattato (fucilato).

Le tensioni crescono e con esse la paura delle conseguenze delle minacce degli ufficiali; ma a farsi strada è anche un altro sentimento: l'odio sempre maggiore verso "l'occupante" che viene dal nord, che non ha portato alcun cambiamento positivo, finora, anzi: Garibaldi ha promesso terre che non sono mai state date alla povera gente; a trarne vantaggio sono stati solo coloro che erano già ricchi!
Soggetti "definiti da tempo cutrara, un termine dispregiativo per chi si è arricchito grazie a potenti  amicizie", alcuni dei quali "si sono divisi case e terreni espropriati a povera gente con la prepotenza e l’aiuto di picciotti violenti e affamati."

Questi "panzoni arricchiti", che calpestano i contadini, vanno a riempire le file di "una nuova classe sociale, insolente e pericolosa”.

Ponendosi dalla parte di personaggi quali don Faro, Francesca, don Benedetto, il lettore percepisce la portata del dramma che rischia di consumarsi, e infatti la situazione precipita quando il gruppetto dei "briganti" (che si nasconde per non essere fucilato per aver disobbedito) si rende protagonista di un'azione violenta, che a sua volta scatena la pronta e sanguinosa reazione dei piemontesi.

Come troppo spesso accade, a pagare il prezzo più alto sono gli innocenti e non si può non provare pena per i poveri disgraziati che, nel cercare riparo dalla furia dei piemontesi assetati di vendetta e di sangue, ne vengono invece travolti. 
E con loro, anche una vittima molto, troppo giovane, che verrà dalla Storia ricordata come una "vittima innocente della repressione sabauda".

Falconera è un romanzo storico la cui trama si inserisce nel periodo che ha visto i territori compresi nel Regno delle due Sicilie passare da un sovrano a un altro, restituendoci un ritratto realistico di contesti e ambienti, degli eventi e dei personaggi coinvolti, mostrandoci le contraddizioni di un momento di transizione verso una situazione sociale e politica che, lungi dal portare concreti miglioramenti nella vita delle popolazioni, rischiava di peggiorarla.
La Storia ci insegna che lì dove si sono verificati cambiamenti, passaggi da uno stato all'altro, rivoluzioni ecc, essi sono passati inevitabilmente attraverso episodi di violenza, ribellione, soprusi, malcontenti, vendette e ritorsioni, tradimenti, ingiustizie.

I personaggi che prendono vita tra queste pagine sono coerenti, nel parlare e nei comportamenti, col periodo di riferimento e le loro personalità emergono dal modo di agire e reagire agli eventi che li travolgono: il parroco cerca di manifestare misericordia verso i miseri che gli chiedono aiuto, la levatrice ha un atteggiamento esteriore duro, sbrigativo e scortese ma in realtà è una donna generosa e pronta a donare ciò che ha a chi ha più bisogno di lei; don Faro ha una personalità contemplativa, è riflessivo e osserva tutto e tutti con molta attenzione, ama la propria tranquilla esistenza e non si lascia sedurre dal (presunto) nuovo che avanza.

Ho trovato il testo davvero scorrevole, grazie a uno stile semplice e diretto, efficacemente arricchito da espressioni dialettali, all'accuratezza storica, all'attenzione posta ai personaggi e alle dinamiche innescate da tutti quegli avvenimenti che hanno caratterizzato il periodo in oggetto.
Nelle ultime pagine, l'Autore distingue i personaggi realmente esistiti da quelli per i quali si è ispirato ad altri sì reali ma cambiandone i nomi. 

Come spesso dico, a me piace molto il genere storico e, nello specifico, i movimentati anni e i relativi eventi che hanno contribuito al processo di unificazione del Paese, ragion per cui ho apprezzato moltissimo questo romanzo, sia per come è scritto e sia per i fatti narrati, che, personalmente, non conoscevo (non bene, per lo meno) e, come spesso mi succede, ho cercato informazioni per colmare le mie lacune.

Non posso che consigliarvelo!


ALCUNE CITAZIONI

"...siamo complici, colpevoli anche noi. Stiamo sempre ad aspettare tutto senza muovere un dito. Aspettiamo che si fa giorno, che si fa notte, aspettavamo re Francesco e poi Garibaldi. Aspettiamo la vendemmia, la pioggia, lo scirocco. I fiori di zagara a maggio e i limoni da mangiare a strica sale. Per tutto il resto ci voltiamo dall’altro lato».

*****

«La vita è come questo limone, Turi. Quando lo apri, ci puoi trovare qualche verme. 
Se tutto è a posto, lo puoi mangiare.  Al morso, a volte è aspro, a volte dolce».

mercoledì 11 ottobre 2023

"Porto in mano un ramo d'ulivo"





CAMMINO FIERO

Cammino fiero,
cammino a testa alta

Porto in mano un ramo d’ulivo
e il corpo sulle mie spalle
e cammino, e cammino

Il mio cuore è una luna rossa
il mio cuore è un giardino
pieno di bacche e basilico.

Le mie labbra sono un cielo che gronda a volte fuoco,
a volte amore

Porto in mano un ramo d’ulivo
e il corpo e sulle mie spalle
e cammino, e cammino.
(Samih al-Qasim)

🌱🌱🌱🌱🌱

HO DIPINTO LA PACE

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l’arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.
(Talil Sorek)

🌱🌱🌱🌱

STATO D'ASSEDIO 

Qui, su pendii di colline davanti al tramonto
E alla bocca del tempo
Accanto ai giardini di ombre spezzate,
Facciamo come fanno i prigionieri,
facciamo come fanno i disoccupati,
coltiviamo la speranza

Un paese si prepara all’alba.
Intontiti
A spiare l’ora della vittoria:
senza notte nella notte illuminata di bombe.
I nemici vegliano
E accendono le luci per noi
Fino al buio dei sotterranei.

Quest’assedio si prolungherà fino a quando
non avremo insegnato ai nemici
passi della nostra poesia antica
 (Mahmoud Darwish)

lunedì 9 ottobre 2023

RECENSIONE || NON SBRONZARTI MAI ALL'ORA DI PUNTA di Andrea De Curtis



Dave è un ragazzo senza un lavoro, senza obiettivi nella vita ma, al contempo, ossessionato dal pensiero di dare un senso alle proprie giornate e alla propria miserabile esistenza.
Immerso in una squallida realtà fatta di droghe, alcool e amicizie sbagliate, viene risucchiato, di giorno in giorno, in una spirale di confusione e di totale perdita di controllo, tanto verso gli altri che verso sé stesso.



NON SBRONZARTI MAI ALL'ORA DI PUNTA
di Andrea De Curtis


Youcanprint
161 pp
10 euro
A ventisette anni Dave non sa che direzione dare alla propria vita.
Lasciato un lavoro che non gli dava alcun tipo di soddisfazione, con pochi soldi in tasca e una gran voglia di spenderli in alcool e droghe, non gli resta che tornare nel suo squallido appartamentino, un vero e proprio regno del disordine, della sporcizia e dell'incuria assoluti a pensare a cosa fare della propria  triste e misera esistenza.

Attorno a lui e nella periferia in cui si trova c'è solo degrado, squallore, donne e uomini disperati come o più di lui che ogni giorno provano a sopravvivere come possono.

Ha qualche amico ma non si tratta decisamente di buone compagnie, anzi...: sono uomini che, proprio come lui, vivono alla giornata e si danno anche ad attività non proprio lecite; uno di essi, Ramiro, coinvolge Dave in una rapina che, per quanto vada "a buon fine", si trascina dietro una sorta di brutto effetto collaterale che vede Dave compiere, insieme al compare, un'azione davvero terribile.

Ma nulla riesce a scuotere Dave dallo stato mentale e fisico in cui si trova, e nel quale sembra muoversi a fatica, sforzandosi di tirare avanti ora dopo ora, cercando il cibo anche nella spazzatura pur di sostentarsi in qualche modo e avendo il chiodo fisso per il bere, il farsi e... il sesso.

Il circolo vizioso in cui il ragazzo è totalmente immerso è fatto di abuso di sostanze (di qualsiasi tipo), di alcool a ogni ora del giorno e della notte, di festini che finiscono in orge, di crimini, violenze e anche stupri.

Un lerciume morale che viene fuori a ogni pagina e sin dall'incipit l'autore ci prende e, con un linguaggio crudo, irriverente, scurrile, sopra le righe, ci infila nel buco nero in cui si trova il protagonista, sbattendocene in faccia la degradante realtà.

Percepiamo con chiarezza, e quasi con violenza, il carico di odio e disprezzo che prova Dave per il mondo circostante, per le persone che gli gravitano attorno e che gli sembrano ancora più disgraziati e alienati di quanto sia lui stesso: più ubriaconi, più poveracci, più strafatti, più ossessionati dal sesso, più ripieni di sfiga.

È difficile trovare una passione quando sei arrivato ai ventisette.

Sfiduciato, pessimista, Dave si sente prigioniero di questa quotidianità inquinata e di un'umanità gravida di vizi e problemi, prova a emanciparsi da questo tipo di esistenza ma è difficile, viste le sue cattive frequentazioni che sono un continuo stimolo verso l'autodistruzione.

Giornate senza obiettivi reali e realistici che non fanno che aumentare il senso di insoddisfazione e l'infelicità di chi si vede in un vicolo cieco e non sa come uscirne.

Il lettore segue il flusso di coscienza nervoso, composto da pensieri deliranti, e segue anche Dave nelle sue esperienze surreali, estreme, in cui tanto lui quanto gli altri grotteschi personaggi paiono delle biglie che sbattono da una parte all'altra, senza controllo.
La narrazione procede al ritmo di una trottola impazzita, si susseguono scene assurde, allucinanti, anche disturbanti perché forti, descritte senza censure, con uno stile volutamente sboccato, che se ne infischia di inutili moralismi ("Non c'è nessuna morale, è soltanto una storia!") ed esprime tutta la frenesia e la caoticità di queste esistenze allo sbando.

Dave, a modo suo e pur con il cervello bruciato da tutto ciò che prende e da un modo di vivere non sano, ha dei momenti in cui cerca di analizzare la propria situazione e avverte il bisogno di avere qualcosa di vero che dia un senso ai propri giorni e lo trova in Nina, il suo unico amore, grazie alla quale sente il desiderio di un riscatto, la possibilità di redimere sé stesso, Nina e le loro vite. 

"Non si può scegliere come iniziare, ma si può scegliere come concludere".

Sarà davvero in grado di uscire dal tunnel nero che avvolge la sua esistenza?

"Non sbronzarti all'ora di punto" è un libro particolare e probabilmente non è un romanzo per tutti, per via dei contenuti "sconci", narrati, ovviamente, con un linguaggio caratterizzato dall'uso di parole/espressioni volgari, comunque coerente col tipo di personaggi e con le situazioni in cui li vediamo muoversi come randagi che frugano tra i rifiuti in un contesto popolato da disperati ormai in balia di una sordida spirale di dissolutezza. 

venerdì 6 ottobre 2023

[[ RECENSIONE ]] UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara



"Tutti adoravano e ammiravano Jude".
L'indimenticabile protagonista di questo imponente romanzo è Jude St. Francis, l'uomo al quale tutti  vogliono bene - gli amici, i colleghi, semplici conoscenti - e anche anche il lettore non può fare a meno di affezionarglisi.
Una sola persona detesta Jude con un odio e un disprezzo senza eguali: Jude stesso.
Si odia, si vede come un essere sporco, abietto, inutile, limitato, non degno di essere apprezzato e amato.
Non sa quanto si sbaglia e il lettore vorrebbe potersi sedere accanto a lui, abbracciarlo, ricordargli quanto è speciale e forte.
"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso.".


UNA VITA COME TANTE
di Hanya Yanagihara


Ed. Sellerio
trad. L. Briasco
1104 pp
Willem Ragnarsson, Jude St. Francis, Malcolm Irvine e JB (Jean-Baptiste) Marion sono quattro amici che si conoscono dai tempi del  college e anche nell'età adulta continuano a frequentarsi.
Li conosciamo quando sono attorno ai venticinque anni e cercano di ritagliarsi ciascuno il proprio posto nel mondo in una New York vivace e pulsante di vita e di affari.
Da sempre vicini l’uno all’altro, legati da una solida e sincera amicizia, i quattro amici provano un grande affetto reciproco e si sostengono in ogni scelta, successo, fallimento, ognuno con la propria personalità, il proprio background e le proprie ambizioni. 

L'autrice non si risparmia nel presentarci con attenzione i quattro uomini, nel darci un quadro generale dei loro caratteri, fisicità, sogni, limiti, difetti, pregi e se c'è una cosa che il lettore è "costretto" a comprendere subito è che per la (lunga) lettura che lo attende non gli è consentito avere fretta di "arrivare al dunque". Si legge e si procede con la consapevolezza che in oltre 1000 pagine ci sarà tempo per tutto e tutti, per ogni domanda, curiosità e risposta.

E così cominciamo a farci un'idea di chi siano i quattro ragazzi: Willem è un'anima gentile, è altruista, pronto ad aiutare, sembra frivolo e privo di ambizioni concrete perché fa il cameriere con l'aspirazione di diventare un bravo attore ma avremo tempo e modo di imparare che c'è molto di più dietro questa facciata.
Egli proviene da una famiglia di origini islandesi; i suoi genitori sono persone semplici (braccianti) e ha un fratello (Hemming) disabile che ama molto e di cui si prende cura come, quando e quanto può; lo fa anche quando Hemming peggiora, mentre è impegnato a far decollare la sua carriera di attore, fino a quando poi il fratello muore e questo segna la fine dei rapporti anche con i genitori, due persone da sempre molto fredde e distaccate, incapaci di dimostrare affetto.

JB è un tipo scaltro, esuberante, sa essere cinico e, a volte, addirittura crudele;  cerca di costruirsi un nome e un posto nel mondo dell’arte e, nel tempo, in effetti, il suo talento verrà fuori. 
Orfano di padre (morto quando era piccolino), di origini haitiane, è cresciuto in una famiglia di sole donne che lo hanno sempre super coccolato, che lo adorano, credono in lui, nelle sue doti artistiche e lo sostengono convintamente e ciecamente.

Malcolm è architetto in uno studio prestigioso; abita con i (benestanti) genitori e non si sente all'altezza delle aspettative paterne; vive con una certa problematicità il suo essere un "nero a metà", essendo sua madre bianca.
All'interno del gruppo è forse colui che fa un po' più fatica a trovare soddisfazione nel proprio lavoro e a 28 anni si sente frustrato e teme di aver (già) perso immaginazione e creatività.
In realtà, nel corso degli anni e della loro lunga amicizia, sarà uno degli elementi più solidi, colui al quale ci si potrà sempre rivolgere e che resterà un punto fermo per gli altre tre anche nei periodi in cui i rapporti tra alcuni di loro rischiano di allentarsi e deteriorarsi.

E poi c'è lui, Jude, brillante e stimatissimo avvocato (verso i 25 anni è assistente procuratore nella divisione penale del procuratore generale) e uomo dalla personalità sfuggente, enigmatica, riservata oltre ogni dire.
Lo capiamo subito che è proprio Jude il centro di gravità del gruppetto.
Gli vogliono tutti un gran bene, è quasi difficile litigarci ed è più semplice essere d'accordo con lui perché Jude ha innumerevoli qualità, quelle che tutti loro vorrebbero avere: è bello, intelligente, gentile, calmo, un grande e serio professionista, un genio della matematica, è colto, ha una splendida voce, suona benissimo il pianoforte ed è molto sensibile, buono, su di lui si può sempre contare.

Eppure quest'aura di perfezione è incrinata dalla consapevolezza di non saper nulla di lui, del suo passato.
Malcom, JB e Willem raccontano tranquillamente della propria infanzia, della famiglia, mentre Jude ha il massimo riserbo sul proprio passato, che diventa qualcosa di inaccessibile, un regno inviolabile, una fortezza inespugnabile alla quale nessuno ha accesso.
Neanche il caro Willem sa granché del passato misterioso e oscuro di Jude, pur essendo i due più legati tra loro che con gli altri.

Un po' a motivo della personalità di ognuno e un po' per questa caratteristica di Jude di non riuscire (e di non volere) sbottonarsi, i tre matureranno nei suoi confronti, negli anni a venire, diversi modi di interagire e diversi gradi di intimità/vicinanza/confidenza, pur nutrendo tutti grande affetto e solidarietà.

Inevitabilmente, però, qualcosa su di lui si intuisce; ad es. sono palesi i suoi problemi alle gambe e ha qualcosa che non va alle braccia, visto che indossa sempre camicie con le maniche lunghe pure se fa caldo.
La motivazione a noi lettori viene mostrata: Jude ha l'abitudine di tagliarsi ma non ama parlarne con nessuno, non si sfoga, non si lamenta, non piange... niente.

Jude aveva sempre saputo di aver avuto un'infanzia atipica e 

"la sua stranezza lo proteggeva e lo isolava al tempo stesso: era quasi inconcepibile che qualcuno ne indovinasse la natura e le peculiarità. Se ci fossero riusciti, significava che aveva seminato indizi grandi come escrementi di vacca: macroscopiche, disgustose, pacchiane richieste di attenzione."

Si sente inadeguato, come se la vita gli scorra accanto senza che lui riesca ad afferrarla e viverla appieno e con soddisfazione, e questo nonostante stia bene economicamente e professionalmente.
Cosa c'è che non va allora?
Egli vive giorno per giorno tenendo lontano da sé lo spettro della persona che era stata un tempo e che nulla sembra avere a che fare con quella che è diventata nel presente.

Chi è stato in passato? Perché non riesce a rispondere a domande su genitori, infanzia, adolescenza?

La prima persona con la quale è riuscito ad abbattere il muro del silenzio è stata Ana, l'assistente sociale, una donna davvero disponibile, empatica e sinceramente interessata a lui.

Avvertiamo, di pagina in pagina e addentrandoci nella quotidianità di Jude, che ciò che tiene nascosto agli amici è qualcosa di troppo doloroso per lui, che soffre al solo pensiero di doverlo raccontare.

Cosa ha subito il povero Jude e che lo ha reso così fragile, tormentato, convinto che la propria vita sia misera, brutta, un cencio intriso di sangue e fango? Perché si sente così in colpa verso tutti coloro che gli dimostrano stima, affetto, premure?


"Certe volte aveva l'impressione che tutto gli facesse paura e si odiava per questo. Paura e odio, paura e odio: era come se riuscisse a provare solo quei due sentimenti. Paura di tutti gli altri; odio per se stesso".

E di persone amorevoli che gli vogliono davvero bene ce ne sono: non solo i suoi tre amici di sempre (Willem su tutti), ma anche successivi che verranno in altre fasi della vita, come Andy, il suo medico di fiducia e amico vero, che costituirà sempre una roccia, una presenza sicura che non smetterà mai di offrire il proprio aiuto - professionale e umano - a Jude; ci sono Harold e sua moglie Julia, due docenti universitari più grandi di lui che compiono un gesto nobile verso quel giovane uomo così schivo, gentile sì ma sempre imbarazzato e chiuso, come se fosse sul punto di nascondersi per la vergogna.

Tutti hanno il diritto di essere amati, tranne lui: Jude si aggrappa dolorosamente a questa amara convinzione perché ha paura di abbandonarsi, di fidarsi ancora una volta di qualcuno che, proprio a motivo del suo essere vulnerabile e bisognoso di amore, può approfittarsene per fargli del male.

E lui di male ne ha ricevuto in quantità enormi, per anni e anni, durante l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.

Qui - nel drammatico e crudo vissuto di Jude prima di diventare un bravo studente e un ottimo avvocato civilista - sta il fulcro del romanzo: i demoni che danno l'assalto all'anima di Jude, che occupano la sua mente, i suoi incubi, che impediscono al suo cuore di aprirsi agli altri, di lasciarsi scaldare dalla sincerità degli affetti di chi lo circonda, sono la conseguenza di ciò che gli hanno fatto persone malvagie, responsabili di avergli procurato tanto, troppo dolore.
Un tale cumulo di umiliazioni, sofferenze, sevizie... che lo hanno devastato e la cui narrazione travolge il lettore, lo lascia attonito e atterrito al cospetto di ciò che Jude, sin da bambino, ha dovuto sopportare.

I malesseri dell'anima di Jude sono tutti scritti sul suo povero e magro corpo: una mappa di cicatrici, ferite, tagli, senza contare le conseguenze in termini di malattie che lo hanno reso un uomo con numerosi problemi di salute, che rendono la sua esistenza dolorosa e limitata fisicamente (le difficoltà a deambulare si aggraveranno fino a rendere necessaria la sedia a rotelle). 

Nella prima metà del libro al lettore vengono dati indizi frammentari su ciò che è successo a Jude, ma ciò che cominciamo a intuire non è nulla rispetto a ciò che poi apprendiamo procedendo nella narrazione.

Come si affronta tutto il carico di angoscia, paure, ricordi terribili, sfiducia nell'essere umano..., che Jude è stato costretto a covare dentro di sé e che non riesce ad eliminare nonostante il presente sia bello, luminoso, sicuro, lontano anni luce dalle brutte persone che lo hanno danneggiato, ingannato, trattato come un panno sporco e inutile?

Jude vive sentendosi costantemente sull'orlo di un baratro nero che è sempre pronto a fagocitarlo; teme che se cominciasse a confidarsi, quella sorta di corazza che si è costruito per proteggersi potrebbe rompersi e lui, a sua volta, si frantumerebbe in mille pezzi.

Chi sarebbe stato senza le sue cicatrici, le sue ferite, i suoi tagli?

Ovviamente non voglio dire troppo su questo passato pieno di dolore del protagonista in quanto, come dicevo, è il cuore della nostra storia; posso solo dire che Jude è stato abbandonato da piccolo e trovato da dei religiosi che lo hanno cresciuto in monastero; sin dal suo soggiorno qui, il piccolo Jude ha cominciato ad essere trattato male, a non essere rispettato e a subire le ire e i capricci dei monaci; ad essi, seguiranno altri adulti che, invece di prendersi cura di lui, non faranno che infliggerli ulteriori cattiverie...

Jude cresce pensando di non valere nulla, di meritare botte, offese e malvagità; impara che il suo corpo è un ricettacolo di nefandezze, di sporcizie, e lui è un essere inutile, vuoto.

"La mia vita, penserà, la mia vita. Ma la sua mente non riuscirà ad andare oltre, e ripeterà continuamente quelle parole tra sé e sé (...) scivolando nel mondo nel quale si rifugia quando il dolore è insopportabile, un mondo che sa non essere molto lontano dal suo ma che, dopo, non riesce mai a ricordare: la sua vita."


Durante gli anni infelici dell'infanzia, avrebbe voluto ricevere attenzioni sane, amore e protezione, invece ha ricevuto tutt'altro.
Jude non sa come spiegare sé stesso a sé stesso; come potrebbe allora aprirsi agli altri, nonostante questi altri - in particolare Willem, Andy, Harold... - lo amino al di là di tutto? 

Le esperienze fatte lo hanno reso insicuro, pauroso: egli, da adulto, si sente solo e vorrebbe poter instaurare una relazione sentimentale ma il pensiero dell'intimità,  di mostrare il suo corpo martoriato da cicatrici, lo terrorizza.

Quando proverà a far entrare una persona nella propria intimità, "l'esperimento" si rivelerà fallimentare e non farà che recargli altra sofferenza (fisica, psichica, emotiva) e confermargli che la solitudine è preferibile a qualunque sensazione di terrore, disgusto e sconforto.

Non gli resta che la condanna a un'esistenza solitaria, ossessionata da ricordi che continuano a inseguirlo anche quando ormai è grande e la sua vita è palesemente opposta al degrado vissuto da ragazzino; ma quel ragazzino, coi suoi occhi impauriti, con i suoi silenzi, le lacrime versate di nascosto, è sempre acquattato in un angolo e continua a guardarlo, a scuotere il capo e a ricordargli che il buco nero in cui è finito prima, è ancora aperto e lui non è affatto un individuo migliore solo perché adesso indossa la cravatta e ha i soldi.

Come reagirebbero gli amici, Andy, Harold e gli altri se sapessero chi è stato quando loro non lo conoscevano?
Possibile che il suo passato sia un maledetto cancro le cui metastasi non riuscirà mai ad eliminare?


Non è facile amare un uomo come Jude, che si odia e si disprezza con tutte le sue forze.
Eppure, chi lo ama  sa bene che

"Jude meritava la felicità. A nessuno di noi può essere mai garantita ma lui la meritava davvero."

E gli amici amano Jude sempre e contro ogni suo tentativo di allontanarli.
Il numero di persone buone e speciali è decisamente inferiore a quello degli esseri viscidi che si sono approfittati di lui trattandolo come un pezzo di carne privo di valore e non meritevole di rispetto.
Può l’amore puro di pochi cancellare le sozzure provocate da tanti?

Le emozioni che colgono il lettore sono tante e diverse: tenerezza per il piccolo e innocente Jude, sporcato dalla malvagità di persone senza coscienza né morale; la rabbia verso questi esseri laidi e crudeli; un senso di impotenza perché, mentre si legge, si viene presi dalla voglia di aiutare Jude, di poter quasi intervenire per preservarlo, confortarlo, liberarlo.

Ma c'è anche la commozione davanti alla dolce testardaggine di chi ama Jude (come amico, compagno, genitore adottivo, medico, collega ecc...) e non intende lasciarlo sprofondare nel buco nero dei suoi demoni; persone che nella vita di Jude St.Francis sono come degli angeli, sempre pronti ad afferrarlo se sta per cadere, a rialzarlo se è a terra, a trattenerlo su questa terra e a questa vita se lui cerca di porvi fine.

Sono angeli che purtroppo non c'erano negli anni terribili, ma sono apparsi dopo, negli anni dell'ambizione, dell' insicurezza, della gloria, delle illusioni, delle speranze... e non se ne sono più andati.

L'autrice ha dato vita ad una storia piena di eventi, personaggi, relazioni interpersonali, a una galleria di esseri umani di varia natura - da quelli più oscuri, negativi, cattivi, "malati" in un certo senso, opposti ad altri meravigliosi, generosi, leali -, ha intessuto una trama mai banale o retorica o patetica, ma anzi emotivamente ricca, che chiama in causa il lato più empatico del lettore, il quale si sente coinvolto dalle vicende umane (e disumane) del protagonista (e anche degli altri personaggi, principali e secondari) e non riesce a staccarsi dalla lettura, quando legge a cosa Jude è sopravvissuto.

È un romanzo, come scrivevo all'inizio, da leggere senza fretta, non tanto per la mole ma per godere di ogni descrizione, dialogo, dettaglio, riflessione, pensiero, emozione..., grazie ai quali il lettore può immaginare minuziosamente ciò che viene narrato e sentirsi coinvolto.

L'inizio è, quindi, più lento e molto descrittivo in quanto introduce i personaggi, la loro amicizia, le loro personalità e il tipo di relazioni che hanno l'uno con l'altro, perché in qualche modo  tutto ciò resterà uguale durante tutta la loro vita.

I personaggi di questo libro sono così magnificamente delineati da avere vita propria e personalmente, a un certo punto, mi sono confrontata con la consapevolezza che... si può provare una sorta di "affetto" per un personaggio letterario speciale come Jude, sentire verso di lui tenerezza, dispiacere, preoccupazione, voglia di abbracciarlo, pensare a lui come se fosse reale, tanto forte e intensa è la sua storia.
Si comincia a voler bene a Jude non appena si entra a piccoli e timidi passi nella sua vita passata e ogni rivelazione e ogni informazione apprese ci avvicinano a lui.

È un libro che ha tutti i requisiti per entrare nella lista delle letture indimenticabili, perché credo davvero che Jude, una volta entrato nel cuore, non ne esca più; se dovessi dirvi un unico difetto, forse esso starebbe nella sensazione che ho provato, a un dato momento, che l'autrice ripetesse qualcosa di espresso già abbondantemente (mi riferisco al disagio esistenziale e psicologico di Jude) e che anche con un centinaio (e pure qualcosa in più) di pagine in meno sarebbe stato chiaro comunque, perché a rendere potente "Una vita come tante" non è il gran numero di pagine bensì il tipo di storia raccontata, che raggiunge in modo vibrante e vigoroso chi legge.
La narrazione è in terza persona, fatta eccezione per pochi passaggi in cui essa è affidata ad Harold; tanti sono i momenti in cui è facile che ci si senta molto commossi.

Detto ciò, il mio giudizio sul romanzo è ASSOLUTAMENTE positivo, è un libro che mi resterà nel cuore a lungo (per sempre) e ne consiglio la lettura. Non vi spaventino le oltre 1000 pagine, più si avanza nella lettura e più il libro scorre e appassiona.



ALCUNE CITAZIONI

"Sente (...) che la sua vita è un qualcosa che ha solo subito, e che non ha mai contribuito veramente a creare. Non è mai stato in grado di immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita; persino da bambino quando sognava luoghi e vite diversi, non riusciva mai a visualizzarli, e si era limitato a credere a tutto quello che gli era stato insegnato su chi era e su chi sarebbe diventato. ma i suoi amici (...) avevano immaginato la sua vita al posto suo. lo avevano visto in un modo completamente diverso e gli avevano permesso di credere a delle possibilità che non avrebbe mai neppure concepito senza di loro."

"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso."

" la sensazione che lo coglieva ogni volta che gli capitava di pensare a Jude e a cosa fosse stata la sua vita: avrebbe potuto definirla tristezza, purché fosse chiaro che in quella tristezza non c'era ombra di compassione.
Era una tristezza più grande e profonda, che sembrava voler abbracciare tutte le persone infelici, i miliardi di persone che non conosceva e che si sforzavano di vivere le loro vite; una tristezza mista stupore e ammirazione per gli sforzi che tutti quegli esseri umani dedicavano a tirare avanti anche quando era così difficile farlo e le circostanze invitavano solo ad arrendersi. La vita è così triste, pensava in quel momenti. È così triste eppure continuiamo a viverla, tutti: le restiamo attaccati, tenacemente, cercando qualcosa che ci offra un po' di sollievo."

" ora non puoi capire le mie parole ma un giorno le capirai: l'unico segreto dell'amicizia, credo, è trovare persone migliori di te - non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che la parte più difficile di tutte. Ma anche la più importante."

"Gli era sembrata l'espressione ideale di una relazione adulta avere qualcuno con cui poter discutere i dettagli più meccanici di un'esistenza condivisa".

"Durante i suoi vent'anni c'erano stati periodi in cui guardava i suoi amici e provava una gioia così pura, così profonda da fargli desiderare che il mondo si fermasse, che nessuno di loro dovesse andare oltre quell'istante in cui tutto era in equilibrio e il suo affetto per loro era assoluto".