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martedì 11 giugno 2024

STELLA DI MARE di Piergiorgio Pulixi [ RECENSIONE ]

 

Nella cornice di una Sardegna tanto bella quanto ricca di contrasti, un nuovo ed efferato caso impegna la squadra capeggiata dal vicequestore Vito Strega che, affiancato dalle ispettrici Rais, Croce e la new entry Pontecorvo, indaga sul brutale assassinio di un'adolescente.
Per risolverlo dovranno immergersi nella spietata realtà di un quartiere popolare in cui la criminalità, la violenza, l'omertà, sono  alcuni dei principi che lo governano e che lo rendono impenetrabile per le forze dell'ordine.



STELLA DI MARE
di Piergiorgio Pulixi



Rizzoli
432 pp
Sta per spuntare l'alba di un nuovo giorno quando un pescatore ritrova, sulla spiaggia nei pressi del Porto Canale di Giorgino, un cadavere orribilmente deturpato.
È il corpo di una ragazza su cui si intravede la scritta di un tatuaggio: Stella Maris.

E Stella è proprio il nome della giovane vittima.
Maria Stella Coga è stata assassinata; il suo viso è irriconoscibile non solo per essere stato giorni nel mare, ma anche per aver subito violenti fendenti sferrati con un'aggressività rabbiosa di tale portata da essere sicuramente frutto di sentimenti forti, quali l'odio o la vendetta.

Ma chi poteva odiare fino a questo punto una ragazzina? 

Quando Mara Rais, Eva Croce e Clara Pontecorvo si trovano dinanzi a un omicidio di tale efferatezza ne sono comprensibilmente turbate: Stella era così giovane, aveva un futuro davanti a sé che, nonostante il difficile contesto famigliare e sociale di provenienza, forse avrebbe potuto arricchirsi di sogni e speranze luminose, soprattutto considerando quanto Stella fosse bellissima fisicamente.
Tanto bella da essere ammirata moltissimo e altrettanto invidiata.

Ella era considerata la più bella del quartiere, il Sant'Elia, abitato per lo più da pescatori, da gente semplice e onesta ma anche, purtroppo, da persone di malaffare che negli anni avevano contribuito a diffondere la convinzione che quel rione fosse pericoloso e malfamato, un postaccio in mano a spacciatori e delinquenti.
Eppure, negli ultimi tempi, un flebile vento del cambiamento aveva cominciato a soffiare e si era concretizzato in progetti di riqualificazione sociale che, se non l'avevano cancellata, quanto meno avevano ridotto la sacca di criminalità e illegalità che continuava comunque a resistere e a reclutare "soldati".

Cominciando a indagare sulla vita della vittima, sulla famiglia, le amicizie e il fidanzato, le ispettrici si immergono gradualmente in un terreno non certo facile da sondare, anzi: incontrano da subito atteggiamenti di evidente opposizione, di diffidenza e chiusura da parte di tutti coloro che conosceva la vittima.
Tutti, a Sant'Elia, odiano le forze dell'ordine, che siano poliziotti o carabinieri, e il pensiero di rispondere alle loro domande, farli entrare in casa o addirittura collaborare con loro, è inimmaginabile; chi dovesse farlo verrebbe considerato un traditore, una spia, e come tale additato e disprezzato (se non punito...) dagli abitanti del quartiere.

Quando le tre poliziotte decidono, quindi, di avvicinarsi alla madre di Stella (Sandra), alla nonna Rosaria, al padre e all'amica del cuore, si trovano davanti ad un muro di ostilità e reticenza che pare insormontabile.

È difficile interloquire con Sandra, che ha problemi di alcolismo, non ha un buon rapporto con nessuno dei figli (il figlio maggiore Raul è in carcere, il più piccolo - Valentino, detto Nino - è autistico ed è più di ingombro che di benedizione; per la figlia Stella provava più invidia che amore) e che sembra aver trovato l'unica ragione di vita nella combriccola pseudoreligiosa denominata "Le soldatesse di Cristo", fondata e capeggiata da un parroco (don Sirigu) di dubbia reputazione e dalla traballante moralità, con alle spalle un curriculum contrassegnato da illeciti e condanne.

Il padre di Stella è un reietto emarginato da tutti, che vive in solitudine in un camper fuori dal rione, dal quale è stato "bannato" per essere stato denunciato dalla moglie, anni prima, per (presunti) abusi sessuali proprio su Stella. Reati per i quali l'uomo si è sempre dichiarato innocente ma nessuno gli ha mai creduto.

In tanti vengono interrogati, dai genitori alla stanca nonna (che ha visto morire più di un famigliare a causa di uno stile di vita criminale) ad Asya, l'amica più stretta di Stella, ma nonostante le tante informazioni raccolte, la polizia brancola inizialmente nel buio.

Pur di far progressi nell'indagine, Rais & Co. sono disposte a collaborare con i poco amati "cugini", i Carabinieri, nella persona - in particolare - del tenente colonnello Mirko Capasso, un uomo affascinante, sicuro di sé e da tutti ritenuto "uno che porta risultati".
Ma a dare veramente manforte alle nostre ispettrici è lui: Vito Strega.

Vito accetta di volare in Sardegna pur con la consapevolezza di portarsi dietro le tante voci e grida che da anni e anni lo assillano e tormentano, giorno e notte: il "canto degli innocenti" che grida nella sua testa e di cui non riesce a liberarsi.
In passato, ha provato ad attenuare questo drammatico canto che è parte di lui, ma ogni tentativo si è sempre rivelato un palliativo dai benefici temporanei, che si trattasse di musica o psicoterapia.

Vito sa che nel suo lavoro serve lucidità e professionalità, che non sono concessi errori e defaillances, così cerca aiuto da un caro e vecchio amico affinché gli dia ciò che gli serve per tenere a bada le voci nella sua testa. Non basteranno a zittirle ma se riuscisse almeno ad attenuarle, sarebbe già un aiuto per avere la mente il più possibile sgombra, concentrata sul difficile caso che sta impegnando le sue colleghe.

Ciò che Strega non sa è che, in sua assenza, una misteriosa e anonima presenza si aggira nei luoghi e tra le persone a lui vicine per carpire i segreti e i punti deboli del vicequestore: chi è e quali informazioni vuol raccogliere sull'uomo? E con quale scopo?

Intanto, col passare dei giorni, le indagini non fanno che complicarsi e sporcarsi ulteriormente di sangue; nell'ansante ricerca della verità sulla sorte occorsa a Stella - il cui corpo inevitabilmente svela qualcosa,e di chi l'ha colpita fatalmente e delle modalità -, emergono tanti loschi e inquietanti particolari riguardanti coloro che le erano vicini.

Il suo fidanzato, Samuel Bullegas, ad es., noto alle Forze dell'ordine per l'attività di spaccio, era conosciuto altresì per la sua cieca gelosia verso la bellissima fidanzata, che mostrava segni di ribellione al contesto in cui era nata: Sant'Elia cominciava a star stretta a Stella, che forse sognava un futuro più roseo, lontano da quella triste realtà...

E se Samuel l'avesse uccisa perché geloso e ossessionato dall'idea che Stella lo lasciasse?

Ma a ben guardare, in tanti potevano avere le proprie ragioni per detestare la ragazza.

Chi ha tolto la vita alla ragazza, ha voluto anche sfregiarla, eliminare dal suo viso ogni traccia di quella bellezza per cui ella era famosa nel rione.

 

Il caso è complesso e ogni piccolo passo verso la verità (che si rivela man mano sempre più sfaccettata e complicata) è frutto di un lavoro meticoloso e attento da parte di tutti i membri della squadra, e ognuno con le proprie caratteristiche e doti dà un contributo fondamentale alle indagini: Rais con la sua determinazione e il suo grande intuito, Croce con la riflessività e l'empatia che la caratterizzano, Pontecorvo dimostra di essere un valido e lucido aiuto per entrambe e Vito Strega che riesce a farsi spazio tra le voci urlanti nella sua testa per sentire quella più urgente: la voce di Stella, che lo conduce piano piano verso il vero colpevole.

Mettere insieme tutti gli elementi dell'omicidio, le persone effettivamente coinvolte, le condizioni che hanno portato a quella ingiusta morte, richiederà tutta la perspicacia, la capacità di ragionamento, l'intuito di Strega, e comprendere la verità lo metterà di fronte a interrogativi e dilemmi di non facile soluzione.

 

Stella di mare è un thriller psicologico che mi ha appassionato dalla prima all'ultima pagina; lo stile dell'autore si caratterizza sempre per una grande fluidità, grazie a capitoli brevi (o comunque mai troppo lunghi), a una scrittura che passa da uno scenario all'altro senza essere brusca e sempre tenendo viva l'attenzione del lettore sulle vicende di ciascun personaggio, a un ritmo che ora è più pacato ora più incalzante, soprattutto verso la fine.

Pur essendo attraversato, per la maggiore, da un'atmosfera cupa e drammatica, non mancano i momenti più leggeri ed ironici, grazie alle battute al vetriolo di Rais, alla simpatia della gigante buona Pontecorvo e a Bepi Pavan, costretto ad ingaggiare controvoglia una battaglia contro l'adipe avvinghiata al suo corpo e alla quale egli è molto affezionato.

Ho ritrovato anche in questo romanzo la sensibilità e la profondità di Pulixi nel tratteggiare le personalità dei suoi personaggi, nel puntare la luce sui punti di forza come sulle zone d'ombra, sulle debolezze e sulle contraddizioni, in particolare in merito a Strega (un protagonista che non si smette mai di conoscere completamente, il che stuzzica la curiosità del lettore), ma anche sullo stesso contesto sociale, che in questo caso è il quartiere cagliaritano di Sant'Elia.

Pulixi si conferma tra gli scrittori di thriller/noir italiani che personalmente preferisco e non posso che consigliarvi la lettura di questo e, prima ancora, degli altri volumi che compongono la serie con questi protagonisti.


Romanzi della serie in cui compaiono Rais, Croce e Strega:

  1. L'ISOLA DELLE ANIME
  2. UN COLPO AL CUORE 
  3. LA SETTIMA LUNA

4 commenti:

  1. Ciao Angela, è originale leggere di tre donne che indagano su un omicidio, sicuramente sapranno esprimere empatia e ciò aumenta il coinvolgimento del lettore. Questo noir dalla trama intrigante finisce nella lista delle mie prossime letture. Un caro saluto :)

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    1. È un autore che merita attenzione e così questo libro (⁠◠⁠‿⁠・⁠)⁠—⁠☆

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  2. Ciao Angela, pur essendo sarda non mi è ancora capitato di leggere i romanzi di Piergiorgio Pulixi. Prima o poi dovrò farlo.
    Un abbraccio 😘

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    1. Uh beh allora potresti provare! In questo romanzo ci sono diverse espressioni in dialetto sardo, a saperlo ti chiedevo la "traduzione" (⁠☆⁠▽⁠☆⁠)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz