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lunedì 16 aprile 2012

La chiave di Sarah (T. De Rosnay) - recensione




La lettura di certi libri ti lascia davvero con una sensazione di malinconia, non appena sono stati terminati.


LA CHIAVE DI SARAH
di Tatiana De Rosnay

Ed. mondadori
Collana Omnibus
319 pp
17.50 euro
2007
Trama

È una notte d'estate come tante altre, a Parigi. La piccola Sarah è a casa con la sua famiglia, quando viene svegliata dall'irruzione della polizia francese e prelevata insieme ai genitori. Ha solo dieci anni, non capisce cosa sta succedendo, ma è atterrita e, prima di essere portata via, nasconde il fratello più piccolo in un armadio a muro che chiude a chiave. È il 16 luglio del 1942. Sarah, insieme a migliaia di altri ebrei, viene rinchiusa nel Vélodrome d'Hiver, in attesa di essere deportata nei campi di concentramento in Germania. Ma il suo unico pensiero è tornare a liberare il fratellino. Sessant'anni dopo, Julia, una giornalista americana che vive a Parigi, deve fare un'inchiesta su quei drammatici fatti. Mette mano agli archivi, interroga i testimoni, va alla ricerca dei sopravvissuti, e le indagini la portano molto più lontano del previsto. Il destino di Julia si incrocia fatalmente con quello della piccola Sarah, la cui vita è legata alla sua più di quanto lei possa immaginare. Che fine ha fatto quella bambina? Cosa è davvero successo in quei giorni? Quello che Julia scopre cambierà per sempre la sua esistenza.

L'autrice.
Tatiana de Rosnay è nata il 28/09/61 nei sobborghi di Parigi. Ha discendenze inglesi, francesi e russe. Nei primi anni 80 ha ottenuto una laurea in letteratura inglese presso l’università di East Anglia, a Norwich.
Dal 1992, Tatiana ha pubblicato otto romanzi in Francia. La chiave di Sarah è il suo primo libro scritto nella sua lingua materna, l’inglese. È stato pubblicato in 22 paesi e ha venduto più di 400000 copie in tutto il mondo. Inoltre i diritti per il film sono stati già venduti. Attualmente Tatiana lavora come giornalista per il giornale francese ELLE ed è una critica letteraria per le psicologie per il giornale Journal du Dimanche. Vive a Parigi con il marito e i suoi due figli.


RECENSIONE

LA CHIAVE DI SARAH è un romanzo basato su un avvenimento reale: il rastrellamento di migliaia di ebrei, da parte della polizia francese per ordine dei Tedeschi, condotti nel Velodromo d’Inverno, il 16 luglio 1942.
La narrazione inizia proprio in questo triste giorno del 1942, in cui la polizia irrompe in casa della bambina, Sarah Starzinsky (Sirka), protagonista delle vicende del passato, per portar via tutta la sua famiglia .

Ma la piccola, che all’epoca aveva dieci anni, non sa che la polizia è venuta per prenderli e portarli via da casa per sempre... così, credendo di tornar presto a casa, cerca di proteggere il fratellino Michel (4 anni), facendolo nascondere in un armadio che è il loro nascondiglio segreto: lo chiude a chiave, promettendogli di tornare presto...

Seguiremo quindi Sarah nella sua esperienza drammatica al Vel d'Hiv e incroceremo altre storie di personaggi - in particolare la giornalista Julia Jarmond, che vive a Parigi "ai nostri tempi" - che si ritroveranno uniti da segreti e dolori comuni, che metteranno faccia a faccia il passato e il presente.

C'è da dire che nella seconda parte la narrazione perde un po' e rischia di sfociare nel "romance", quasi mettendo da parte la tragicità dell'episodio storico, per lasciar spazio a fatti più "normali", sentimentali (mi riferisco in particolar modo alle vicende personali di Julia)...

Ad ogni modo, nel suo complesso lo giudico un buon romanzo, capace di emozionare e di dare qualcosa, perchè comunque richiama alla mente del lettore episodi reali che hanno toccato in prima persone molto persone, vittime innocenti della barbarie dell'uomo verso i propri simili.

Personalmente non conoscevo la drammatica vicende del Vel D'Iv...:  un altro tassello che si va tristemente ad aggiungere alla tragedia e al dolore di milioni di persone alle quali fu tolto il diritto alla libertà, alla vita... in quel periodo nero che è la seconda guerra mondiale.

Zakhor. Al Tichkhac.
Ricorda. Non dimenticare mai.

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz