Con questo romanzo è stato amore "alle prime battute" in quanto già il primo capitolo mi ha incuriosita, catturando la mia attenzione da subito.
E il libro in questione è:
LA GEMELLA SILENZIOSA
The Ice Twins
di S.K. Tremayne
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Ed. Garzanti
Trad. C. Marseguerra
320 pagine
€ 16.90
in libreria:
10 SETTEMBRE 2015
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Sarah e Angus Moorcroft hanno preso una decisione importante, che cambierà radicalmente le loro vite: lasciare Londra e
trasferirsi sulla poco popolata isola di Skye, appartenente alla Scozia (isole Ebridi).
Questa coppia di coniugi sta cercando una via di uscita e di fuga dal dolore; con loro c'è la figlioletta di sette anni, Kirstie.
Fino a non molto tempo fa erano in quattro, ora però manca la gemella di Kirstie, Lydia.
Dal giorno della tragedia (della quale apprendiamo man mano, nel corso della narrazione, i diversi particolari, che di volta in volta però cambieranno prospettiva e significato, gettandoci volutamente nella confusione e nel dubbio) che ha strappato la vita alla dolce e tranquilla Lydia, nessuno in famiglia è più lo stesso.
Tutti e tre si sono chiusi nel proprio dolore, ed ognuno lo sta affrontando a modo proprio; una cosa forse li accomuna: la voglia di buttarsi alle spalle tutta la sofferenza per la perdita, il lutto, il senso di doloroso stupore che sempre accompagna una morte tanto tragica quanto improvvisa e quasi inspiegabile.
E' dunque per colmare questo vuoto che la famiglia decide di trovare rifugio e tranquillità sull'isola, che li chiama e li attrae con i suoi paesaggi selvaggi, la sua bellezza naturale indomita e incontaminata, e che sembra quasi suggerire loro che andare lì potrebbe significare un nuovo inizio.
Una nuova vita.
Eppure, mentre si avvicina l'inverno, Kirstie diventa silenziosa, riflessiva, improvvisamente interessata a cose che prima non amava.
Proprio lei, che rispetto a Lydia, era così espansiva, "rumorosa", vivace, irrequieta..., adesso sembra aver lasciato quel modo di essere per rendersi più simile a Lydia, la gemella scomparsa.
Per quanto la cosa la turbi, Sarah pensa che si tratti di un meccanismo che la piccola ha attivato per difendersi dal dolore per la perdita della gemella, la cui morte costituisce quasi una "mutilazione" per la sopravvissuta, in quanto le due erano simili in tutto, l'una il riflesso esatto e identico dell'altro, tanto che addirittura gli stessi genitori avevano difficoltà a distinguerle; soltanto il fedele cane Beany pareva in grado di riconoscerle, attuando comportamenti diversi con l'una e l'altra, quasi rispettando la personalità prorompente di Kirstie (la prediletta di papà) e quella riflessiva e docile di Lydia (la prediletta di mamma).
Convinta che il trasferimento su Skye non possa che giovare all'umore di tutti - bimba in primis -, Sarah non vede l'ora di dare alla figlia la bella notizia, ma da quel momento inizierà un vero e proprio incubo per tutti, che si amplificherà in maniera mostruosa andando nella nuova casa:
«Kirstie. Mumin. Kirstie.»Adesso solleva lo sguardo, con quegli occhi blu che ha preso da me, ma ancora più blu. Il blu delle Ebridi. I capelli biondi sono quasi bianchi.«Mamma.»«Ho una notizia, Kirstie. Una bella notizia. Una meravigliosa notizia.»Mi siedo sul pavimento, accanto a lei, circondata dai suoi giochi – i pinguini, Leo il leopardo coccolone e la Bambola con un braccio –, e le racconto tutto. Di getto. Che stiamo per trasferirci in un posto speciale, un posto nuovo, dove possiamo ricominciare da capo, un posto bello e tutto luccicante: la nostra isola privata.Kirstie non mi toglie gli occhi di dosso, senza quasi sbattere le palpebre. Ascolta con grande attenzione. Non dice niente, passiva, come concentrata, restituendomi i miei stessi silenzi. Poi annuisce e fa un mezzo sorriso. Perplessa, forse. La stanza è tornata silenziosa. Io ho esaurito le parole.
«Allora», aggiungo. «Che cosa ne pensi? Ci trasferiamo su un’isola tutta nostra: non è eccitante?»
Kirstie annuisce appena, poi guarda il suo libro e lo richiude. Quindi torna a fissarmi e mi chiede:«Mamma, perché continui a chiamarmi Kirstie?».
Io non apro bocca. Il silenzio rimbomba.
Poi dico: «Scusa, tesoro, cos’hai detto?».
«Perché continui a chiamarmi Kirstie? Kirstie è morta. Mamma, io sono Lydia, è stata Kirstie a morire.»
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Poche parole, dette da un viso d'angelo tanto amato, riescono a sconvolgere una giovane donna e madre già ferita e addolorata, e a gettarla
nell'angoscia e nel dubbio più totali.
Cos'è successo davvero il giorno in cui una delle gemelle è morta?
È possibile che una madre possa non riconoscere sua figlia?
E' possibile che Sarah ed Angus si siano sbagliati e abbiano dato per certo che a morire sia stata Lydia e non Kirstie?
In fondo, neanche le distinguevano (a meno che non decidessero di metter loro addosso un "segno visibile") e le bimbe scherzavano e ridevano tanto proprio su questo fatto, prendendosi spesso gioco anche dei genitori e fingendo di scambiarsi nome e identità.
Eppure i loro caratteri erano visibilmente differenti, e almeno da questo aspetto mamma e papà riuscivano a riconoscerle.
Ma può essere accaduto l'impensabile - la tragedia nella tragedia -, cioè aver creduto di conoscere l'identità della bimba morta, sbagliandosi?
Se così fosse, la povera gemella sopravvissuta avrebbe vissuto un doppio trauma: non solo la perdita della sua metà, ma anche della propria identità!
Tormentata da dubbi e rimorsi, Sarah è decisa a non archiviare l'atteggiamento di Kirstie (o Lydia?) semplicemente come una reazione al lutto, ma ad indagare, a cercare di capire se lei e il marito si sono macchiati di questo fatale e grave errore.
Soprattutto considerato che Lydia era la sua gemellina preferita!
Quando si rende conto che però Angus è molto irritato all'idea che la moglie assecondi questi pensieri strambi di Kirstie (ma perché? Forse non vuole scoprire e ammettere l'eventuale errore?), Sarah comprende che dovrà fare tutto da sola, provando a tornare a quel maledetto giorno, quando la morte è entrata prepotentemente e con violenza nelle loro esistenze.
Il nodo cruciale su cui si svilupperà il corso degli eventi - che avranno come teatro la fredda e lugubre isola - ruoterà attorno a questi interrogativi: la piccola sopravvissuta sta solo soffrendo e rielaborando a modo suo il lutto o davvero gli adulti si sono sbagliati e lei è Lydia e non Kirstie?
E cosa è davvero accaduto quel giorno, quando nessuno dei genitori c'era a controllarle?
A chi di loro due è attribuibile la responsabilità della morte della figlia?
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L'Autore si serve del punto di vista di entrambi - Sarah e Angus - per immergerci totalmente nella storia; e se tramite Angus otteniamo una visuale apparentemente più razionale e sensata della versione dei fatti, con Sarah invece siamo al centro di una vera e propria tempesta psicologica ed emotiva.
Se Angus pare avere la "verità in tasca" che lo rende quasi più sereno (per quanto triste per la perdita della gemella), Sarah ci appare in preda a tormentate domande e perplessità, che lacerano la sua anima, che fanno sanguinare il suo cuore, gettandola nello sconforto al pensiero di non aver fatto ciò che era sufficiente per salvare la piccola morta; sconforto che la spinge a fare di tutto per risparmiare almeno altro dolore alla figlia viva.
Chiunque essa sia. Lydia o Kirstie.
Ma scoprirlo diventa fondamentale, con o senza l'aiuto di suo marito, dal quale si sta sempre più allontanando.
Capitolo dopo capitolo, procediamo in un vortice di domande, dubbi, sprazzi di allucinazioni e visioni, tanto da avere il dubbio che l'Autore voglia fare di questo romanzo - in un sapiente misto di thriller e dramma psicologico - addirittura qualcosa di paranormale, visto che più di una volta ci si chiederà: ma la bimba ha delle allucinazioni dovute al trauma o davvero in quella casa isolata e troppo grande e silenziosa - quasi spettrale, con le sue porte cigolanti, il vento furioso e lamentoso che sbatte dietro le finestre, la pioggia incessante che rende ancora più isolati dal mondo - si nasconde qualche segreto inquietante, che va oltre l'umano comprendere?
Sarah ci appare come una donna fragile emotivamente, la cui ricerca ossessiva della verità (seppur comprensibile) rischia di spaccare quel minimo equilibrio che tutti sembravano aver raggiunto dopo tanti mesi dal lutto che li aveva sconvolti.
Ma chi, tra lei e Angus (che sembra sapere troppe cose che lei invece ignora), è più vicino alla verità ed è quindi in grado di rivelarla, aiutando l'innocente sopravvissuta dagli occhi di ghiaccio, tanto incantevole e angelica d'aspetto quanto inquietante negli atteggiamenti e nell'ostinato silenzio in cui si barrica, a non impazzire?
Tanti saranno i problemi che emergeranno e con i quali Sarah e la figlia dovranno avere a che fare, e che sembreranno allontanare tutti da tutti, mentre la verità, proprio quando sembrerà venire a galla, ridiventerà nuovamente più confusa e annebbiata, ed ogni certezza rischierà di crollare, buttando tutti nella rabbia, nel risentimento, nel senso di colpa, nello smarrimento più cupo, dal quale sarà difficile uscire indenni...
Una storia molto intrigante, che ti rapisce sin dalle prime pagine, che trae forza da tanti elementi: dal fascino che da sempre esercitano i gemelli, soprattutto gli omozigoti identici; dallo spazio dato ai risvolti psicopatologici legati al lutto, alle perdite importanti, e a come essi incidono sulle relazioni familiari; dallo scenario naturale che, in quanto selvaggio, isolato, spesso lugubre, spettrale, ululante - con i suoi venti e le sue bufere - è molto appropriato al tipo di vicende narrate, che in certi momenti, come già ho detto, sembrano sfiorare il sovrannaturale e che di certo sconfinano nell'incubo, nella paranoia psicologica, nel potere ipnotico delle allucinazioni frutto di dolori e traumi, troppo grandi da affrontare e per i bambini e per gli adulti.
Se dovessi trovare un'unica "pecca" a questo libro, essa risiederebbe nel modo di gestire il finale, il quale di per sè non mi ha deluso, se non fosse che ho avvertito un che di frettoloso; è pur vero che la parte interessante e affascinante sta "al centro", e quando si giunge alla soluzione di tutto, beh c'è poco da aggiungere, perchè tutti i nodi son venuti al pettine, anche se c'è poco da gioire perchè il dolore resta e si sentirà sempre.
Non posso che darne un parere assolutamente positivo e consigliarvene la lettura!!
Un intreccio avvincente e intenso, un ritmo serrato, uno sfondo accattivante; ogni elemento di questo romanzo coinvolge emotivamente il lettore, il quale si ritrova a divorare ogni capitolo col fiato sospeso, cercando di districarsi tra fantasie allucinatorie e realtà.
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