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sabato 11 maggio 2024

IL CERCATORE DI LUCE di Carmine Abate [ RECENSIONE ]



Le vicende personali del giovanissimo protagonista e la sua storia famigliare si intrecciano con il racconto dell'esistenza avventurosa e sorprendente di un artista italiano del Novecento, portando il lettore dal Trentino di Arco e della Scanuppia alle altezze sublimi di Maloja, all'altopiano della Sila nel cuore del Mediterraneo. 


IL CERCATORE DI LUCE
di Carmine Abate


Mondadori
378 pp
È l'estate dei suoi dodici anni e Carlo Adami si reca in vacanza con i genitori e la sorella maggiore Luisa nella baita di famiglia, situata in Scanuppia, una montagna del Trentino; con loro c'è l'anziana nonna Moma, una donna dal carattere granitico, dallo spirito indomito e dalla memoria di ferro.

Memoria cui lei attinge con vivacità e passione per raccontare al nipotino prediletto, Carlù, che somiglia al proprio defunto marito (l'omonimo Carlo Adami, stimato ingegnere), un fiume di ricordi, aneddoti, storie del passato, concernenti non soltanto il proprio vissuto personale, l'amore con e per nonno Carlo, ma soprattutto la vita straordinaria e piena di un uomo che è stato altrettanto straordinario per talento e cuore: Giovanni Segantini, il celebre pittore di Arco (Trento) sempre "in cerca di luce".

"È un cercatore di luce, Giovanni. E di luce nutre gli occhi, l’anima e il corpo."

Il lettore segue, quindi, due storie parallele lontane di molti anni e che vedono protagonisti il giovane Carlo nel presente e Giovanni Segantini nel passato (seconda metà del 1800).

Carlo è un ragazzino solitario, schivo, timido, riflessivo; non è bravo a fare nuove amicizie e preferisce trascorrere gran parte del tempo in compagnia della nonna Moma, di origine calabrese, che gli cucina molte prelibatezze e gli racconta di come nonno Carlo abbia conosciuto, da bambino, il grande pittore Segantini, ricevendone in dono uno dei suoi splendidi dipinti raffigurante una giovane donna con un bambino tra le braccia. 

Carlo è capace di stare ore a guardare quel quadro, ricavandone una forte sensazione di serenità e sollievo, soprattutto quando sente i propri genitori litigare aspramente, o quando vede sua madre tesa e cupa a causa delle lunghe assenze del marito che, con la scusa del lavoro, torna a casa in fretta e furia solo nei weekend (e neanche tutti), col risultato di innescare baruffe e momenti di palpabile tensione.

E se la sorella Luisa cresce bella e indipendente, sviluppando (almeno agli occhi di Carlo) un atteggiamento di sano menefreghismo per i litigi dei genitori e davanti alla possibilità che si separino, Carlo ne soffre oltremodo, non riesce ad accettare che la sua famiglia possa sgretolarsi, che suo padre vada definitivamente via di casa, che la mamma non provi a far pace e a ricomporre ciò che ancora resta della loro famiglia.

"Mi sarebbe piaciuto avere la sua brillantezza nello studio e soprattutto la sua capacità di pensare solo a sé stessa, al suo tornaconto personale, con naturalezza e convinzione. Io invece ero pigro e confuso, legato alla famiglia da un cordone ombelicale che mi strangolava e che però avevo paura di spezzare."

A salvarlo dalla tristezza ci sono la natura, la baita in Scanuppia e lei, Moma: 

"...il mio libro parlante, il più veritiero di tutti, il più appassionato, in particolare quando raccontava del primo e unico amore di Giovanni, per definire il quale usava un solo aggettivo: eterno."
E questo amore ha il nome e il volto della bella Bice Bugatti, la compagna di vita di Segantini ("Segante", come lo chiamava Bice), donna carismatica e compagna fedele, sempre al fianco del proprio uomo sin dall'incontro a Milano e poi ancora in Brianza e in Svizzera, realizzando le promesse che si scambiano gli sposi: restare insieme nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte, in salute e in malattia.

Bice e Giovanni: lui un sognatore che tende a volare troppo in alto, un Icaro che ha bisogno di una donna con i piedi per terra che gli impedisca di bruciarsi le ali e cadere giù e Bice, con il suo dolce pragmatismo, sarà sempre la sua salvezza.

Carlo si rivede in quel Giovanni amante della natura (uno dei più frequenti soggetti delle sue opere), nel suo amare i momenti di solitudine, di contemplazione e silenzio, e perdersi negli appassionanti racconti della Moma è un balsamo per i suoi piccoli ma brucianti dolori, causati dai genitori e dal suo essere un ragazzino che fatica a trovare il proprio posto nel mondo.

Egli non riesce a brillare negli studi (come fa invece Luisa), non ha una comitiva di amici, non riesce neppure a trovare una fidanzata, per lo meno non una come la devota Bice di Giovanni.

E allora immergersi nelle vicende e nel vissuto personale del pittore diventano un modo per staccarsi dalla propria realtà per immaginarne una decisamente più avventurosa e ricca di eventi, alcuni drammatici, tristi, pieni di difficoltà (Giovanni ha avuto un'infanzia povera e non certo felice) ed altri intrisi di vita, amore, soddisfazioni, talento, viaggi, speranze.
Luce.

Sì, perché se c'è un aspetto che accompagna tutta l'esistenza di Giovanni Segantini è la costante ricerca della luce giusta per le proprie opere, molte delle quali rappresentano paesaggi (di montagna, rupestri...):

"... è consapevole della bellezza della luce, non sta facendo altro nella vita che cercarla. Per un attimo immagina che ogni goccia di luce sia una creatura viva, la madre, il padre, i fratelli, la capinera, un pulcino, (...) ciò che diventiamo dopo la morte, un luccichio così sfavillante che ci ripete miliardi di volte: “La vita è bella, non scordarlo mai”."

"Ai piedi" di nonna Moma non c'è solo il giovane Carlo (che seguiamo fino agli anni dell'università, osservandone la crescita e il suo diventare un giovane riflessivo, sensibile, che cerca di superare i propri limiti e le proprie paure) ma anche noi lettori diveniamo, in un certo senso, uditori della vicenda umana di Giovanni Segantini, che ci viene narrata con un linguaggio quasi poetico e molto evocativo, ricco di suggestioni, in cui i luoghi (con la loro bellezza paesaggistica e umana) visitati hanno un ruolo preponderante, come lo sono i rapporti famigliari, quello tra l'uomo e l'arte, tra l'uomo e la natura, tra l'uomo e la vita/la morte; e poi ci sono la memoria, o meglio la potenza dei ricordi e il tenerli vivi attraverso i racconti orali, tramandati di generazione in generazione.

"Il cercatore di luce" è un romanzo di formazione che dà modo al lettore di conoscere un grande pittore, che prima ancora è stato un uomo semplice (per estrazione sociale, per modo di vivere, per il modo di scrivere e parlare, ecc...) e, allo stesso tempo, ricercato e complesso in virtù del suo immenso talento creativo e artistico, per l'affascinante e colorato universo che aveva dentro di sé e che solo con la pittura riuscita a tirare fuori magistralmente.

Pur avendo trovato il ritmo lento e poco coinvolgente il modo in cui l'autore sviluppa i due filoni narrativi (di per sé interessanti), non posso dire che questo romanzo di Abate non meriti attenzione, tutt'altro, e di esso ho sicuramente apprezzato il fatto di avermi avvicinato a un artista italiano dalla grande sensibilità artistica, come Giovanni Segantini (ho trovato il personaggio davvero molto affascinante) e quella vena nostalgica e quasi struggente che attraversa tutta la narrazione.

"Il compito principale nella vita di un uomo è di dare alla luce sé stesso. E Giovanni Segantini ci è riuscito in pieno, grazie alla sua arte".

Inoltre, c'è da dire che Abate ha un modo di scrivere che per me è, al contempo, un punto di forza e di debolezza: leggerlo è come iniettarmi una dose di calma e pace, che da una parte mi dà delle sensazioni positive, e dall'altra - a lungo andare - finisce per distrarmi e farmi sentire poco partecipe.

Consigliato in particolare a chi ama le narrazioni profonde, quasi contemplative. dal ritmo pacato e dalle atmosfere un po' malinconiche.




Alcune citazioni

"...c’è sempre un istante in cui il talento, se ce l’hai, si svela e ti cambia la vita. Bisogna solo saper aspettare. Fiduciosi. Vera o inventata, una storia non mente mai."

"I luoghi, come degli amanti smaniosi di conquistarti, rivelano le loro bellezze più irresistibili al primo incontro. Poi, con il tempo, ti possono pure pugnalare alle spalle, ma tu li amerai comunque e per sempre."

"...sarebbe bello se il risveglio mattutino cancellasse la realtà più subdola come fa con i sogni. Purtroppo, succede sempre il contrario, e la realtà si ripresenta sotto forma di incubo."

"Forse è questa la base più solida dell’amore eterno: due persone opposte in tutto che si sostengono a vicenda e si compenetrano fino a vivere insieme in un’unica aura, per sempre."

"Il dolore può essere infettivo o morderti il cuore senza pietà, ma ti fa crescere e maturare".

"Non siamo noi ad abbandonare i luoghi, sono loro che abbandonano noi. Nel senso che, appena pensiamo a malincuore di partire, non ci trattengono per le radici, ma ci lasciano andare altrove, spesso ci costringono. E quando ci accorgiamo dell’inganno è troppo tardi per ritornare sui nostri passi."

"... le storie sono già dentro di noi, mescolate a ferite e ricordi, al passato e al presente, persino al futuro, e i fili che le legano sono invisibili ma fortissimi. Basta un’immagine che resiste nel tempo, che rimbalza per caso davanti agli occhi, e le storie escono fuori con la necessità di un respiro vitale."

4 commenti:

  1. Ciao Angela, un libro di formazione adatto a chi piace immergersi in letture riflessive e nostalgiche.
    Un saluto 😘

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  2. Ciao Angela, in genere preferisco letture più dinamiche, ma credo che le vite degli artisti siano molto affascinanti: di Segantini ricordo ancora una bellissima mostra che avevo visitato a Milano qualche anno fa :-)

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    1. Immagino sia stata molto bella la mostra, Ariel 🙂

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz