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mercoledì 15 maggio 2024

LIA di Maria Cristina Russo [ RECENSIONE ]



Questa è la storia di una donna che per trent'anni è stata prigioniera di un matrimonio infelice con un marito violento; una donna vittima di soprusi e umiliazioni fisiche, sessuali, psicologiche, ormai rassegnata a quell'esistenza priva di gioia e amore accanto al suo aguzzino.
Ma un giorno accade qualcosa che le dona, inaspettatamente, la speranza di poter essere felice.


LIA
di Maria Cristina Russo

IVVI Ed.
176 pp
19,90 euro
Febbraio 2024
Poco più che cinquantenne, Lia è ancora una bella donna, con un bel corpo, un bel viso..., ma è lei la prima ad averlo dimenticato.

Sposata con Carlo da trent'anni, non sa cosa voglia dire godere di una relazione di coppia sana, basata su amore, fiducia, stima, complicità, rispetto; al contrario, tra lei e il coniuge c'è un legame tossico, dove lui è colui che comanda, decide, domina sulla moglie, e quest'ultima è totalmente sottomessa alle decisioni, ai capricci e agli scatti d'ira di quello che ormai è divenuto il suo "carceriere".

Sì, perché un matrimonio così altro non è che una prigione infernale, contrassegnata da ogni genere di violenza fisica e psicologica, completamente priva di gesti di tenerezza, di affetto, di calore.

Sarebbe facile giudicarla e chiedersi: "Ma se viene maltrattata, picchiata, abusata, perché Lia non se ne va? Perché non lascia Carlo, questo marito crudele e sadico, che gode nell'infliggere sofferenze alla moglie inerme e silenziosa?".

Ma Lia non va giudicata; Lia va capita, ascoltata, aiutata, e fatta eccezione per l'amica di sempre (Vera) e il fratello Paolo, non ha chissà chi a supportarla, a cominciare dalla madre, che non le è mai stata né di aiuto né di conforto, anzi.

Eppure, una sera, accade qualcosa che cambierà radicalmente l'esistenza della donna.

Sembra una serata come le altre (trascorsa in casa a pulire, preparare la cena, facendo attenzione a non commettere neanche il minimo errore, pena l'ira furibonda di Carlo, che comincerebbe a sfogare ogni frustrazione sulla moglie), ma non è così perchè Carlo sta tardando dal lavoro, cosa che non capita praticamente mai.
Alla porta si presenta un ispettore di polizia, Giuseppe Cafiero, accompagnato da un poliziotto in divisa, che le comunica che il marito è stato ucciso. 

Carlo ucciso? E da chi? Perché?

Sarebbero domande normali da porsi, ma in realtà Lia non se ne preoccupa: Carlo non c'è più, qualcuno - anche se non si sa ancora chi - ha spezzato le catene della sua terribile e dolorosa prigionia e questo è, per la vedova, l'unico pensiero meritevole di attenzione.

Certo, un attimo di smarrimento c'è, ma la consapevolezza di essere finalmente libera a 52 anni le riempie il cuore di un sollievo, di una serena euforia... che mai aveva provato fino a quel momento.

Vivere.
Cominciare a vivere adesso che è una donna matura, non più una ragazza: è forse tardi per lei?
No, non è troppo tardi per prendere in mano la propria esistenza, anzi, può farlo con la certezza che non ci sarà più la presenza malvagia di quel marito-padrone che godeva nel farle del male.

E noi lettori percepiamo questa leggerezza che inonda il cuore di Lia, partecipiamo alla sensazione di liberazione e pace che la travolge e che la spinge a rivoluzionare da subito il modo di vestire, di acconciarsi, la casa, i rapporti con le persone, soprattutto con gli uomini: basta, non c'è più nessuno a condizionarla, a schiaffeggiarla per ogni presunto suo sbaglio, a dirle come deve vestire, se e quando può parlare, uscire, alzarsi o sedersi.

La sua esistenza comincia lentamente una nuova fase in cui rinascita è la parola d'ordine. 

Lia comincia a conoscere persone nuove, a partire dal suo affascinante vicino di casa di origini inglese: John Westmoreland, un professore universitario affascinante, elegante, socievole, con il quale stringe un' amicizia speciale.

E poi c'è lui, l'ispettore Cafiero, l'uomo che sta seguendo le indagini dell'assassinio di Carlo.

Tra Giuseppe e Lia scatta un'intesa particolare sin dai primi momenti; entrambi si sentono imbarazzati e intimiditi ma, poiché le occasioni per vedersi e parlare non mancano, ogni volta hanno modo per capire e appurare se l'uno condivide le stesse belle e travolgenti sensazioni che prova anche l'altra.

E quando si accertano che un filo di passione e complicità li unisce, la voglia di vivere nella libertà un sentimento acerbo e appena nato, eppure già così forte, diviene incontenibile.

Intanto, però, l'assassino ha cominciato a tessere la sua tela e a noi lettori viene concessa una prospettiva narrativa più ampia, per cui intuiamo la sua identità, lo vediamo agire col favore delle tenebre e architettare ulteriori crimini per non farsi scoprire.

Non solo, ma quest' assassino è ancora l'ennesimo uomo convinto di poter decidere del destino di una donna, di avere il diritto di accampare pretese su di lei e di essere geloso e possessivo.

Lia è stata liberata da una relazione malata da qualcuno di cui non conosce il volto né il nome; il suo unico e legittimo desiderio è quello di essere felice, indipendente, di amare (ed essere amata da) un uomo che la rispetti, che non voglia dominarla ma starle accanto, che l'apprezzi, la stimi, la supporti, che non la riempia di pugni e calci ma di carezze e baci.

Ne ha tutti i diritti e cercherà di mettere sé stessa al primo posto, di non permettere più a nessuno di trattarla come un oggetto senza valore, di umiliarla, possederla contro la sua volontà, di farla sentire meno di niente.

Lia sogna ciò che ogni persona ha diritto a sognare e ad avere nella propria vita.
Ce la farà ad essere felice?

"Lia" è un romanzo drammatico che tratta la tematica della violenza di genere, delle relazioni tossiche, e lo fa con realismo, con un linguaggio semplice, immediato, con molti dialoghi e altrettanti passaggi più riflessivi in cui abbiamo modo di approfondire le psicologie dei personaggi coinvolti.
Non possiamo non empatizzare con la protagonista, "facciamo il tifo" per lei, desideriamo che sia finalmente l'unica padrona di sé stessa, che non ceda più a un amore (che amore non è!) deviato, egoistico, violento, abusante.
Lia si merita un uomo come Cafiero: onesto, dolce, rispettoso; si merita un'amica come Vera, sempre disponibile e pronta a darle il suo aiuto.

Ma, come dicevo, questo libro è realistico e non pensate che sia scontata la favola, l'happy ending.
Ci auguriamo che per ogni donna che riesce a fuggire da un uomo che non l'ama e che la maltratta, ci sia una concreta possibilità di rinascere dalle ceneri di un rapporto che non ha dato altro che lacrime.
E fino alla fine vorremmo questo anche per Lia.

Un romanzo che scorre pagina dopo pagina, grazie alla scrittura fluida, alla storia così attuale, aderente alla realtà, alla capacità dell'autrice di coinvolgere emotivamente il lettore nelle vicende della protagonista.

Consigliato a quanti cercano una storia che rispecchi tematiche purtroppo tristemente attuali, come la violenza sulle donne.

4 commenti:

  1. Ciao Angela, che libro intrigante. La tua recensione mi ha incuriosito molto.
    Un saluto 😘

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    1. Tratta un tema di cui non ci si deve mai stancare di parlare ◉⁠‿⁠◉

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  2. Ciao Angela, fai bene a sottolineare quanto sia importante prestare sempre attenzione al tema della violenza di genere, purtroppo sempre di attualità. Il libro mi incuriosisce proprio come storia così vicina alla realtà. Un caro saluto :)

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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz