Requiem for a Dream è un film del 2000 basato sull’omonimo romanzo di Hubert Selby (1978).
REQUIEM
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Regia Darren Aronofsky
Cast: Ellen Burstyn, Jennifer Connelly, Keith David, Louise Lasser, Christopher McDonald
Il film è suddiviso in tre capitoli che, seguendo metaforicamente l’alternarsi delle stagioni, rappresentano il percorso dei personaggi, vittime della spirale della droga.
"tutto questo non è vero, o se è vero, poi tutto si aggiusta"
ESTATE
La signora Sara Goldfarb è una casalinga vedova e ossessionata da uno show televisivo; conduce una vita modesta con suo figlio Henry.
Il pensiero fisso della poverina è perdere peso provando diete che possano aiutarla a raggiungere quest'obiettivo, reso difficile dal fatto che la fame si fa sentire e così la voglia di abbuffarsi.
Spinta dalla continua e morbosa visione dello show da cui è soggiogata, Sara comincia ad assumere anfetamine...
Il figlio, insieme all’amico Tyrone e alla fidanzata Marion, ha una grave dipendenza dall’eroina.
Per poter avere sempre una dose a disposizione, i tre amici si dedicano al traffico illecito di droghe e la loro attività registra un discreto successo.
AUTUNNO
Parallelamente, Sara è sempre più ossessionata dal suo corpo e, con la speranza di poter prendere parte allo show che tanto ammira, esagera decisamente nell'assunzione delle anfetamine, non riesce a fermarsi, anche perchè si accorge di essere notevolmente dimagrita grazie alla droga, nonostante i brutti effetti che esse le provocano, in primis gravi allucinazioni, e poi insonnia e, quando riesce a dormire, terribili incubi che la lasciano terrorizzata per quanto sono realistici.
Intanto i tre amici proseguono con il loro traffico di eroina, riuscendo pure a far soldi, fino a quando Tyrone viene arrestato ed Henry si vede costretto a spendere la maggior parte dei soldi per salvarlo dalla prigione.
I soldi scarseggiano, le crisi d'astinenza arrivano e si fanno sempre più forti ed insopportabili, e questo spingerà inesorabilmente i ragazzi verso un INVERNO fatto di tormenti atroci, dolore (fisco e psicologico), solitudine, rabbia urlata e sfogata reciprocamente (il rapporto tra Marion ed Henry, di solito molto legati) si incrina terribilmente), ricordi e visioni angoscianti, scelte disperate che li portano verso conseguenze davvero terribili...
Non c'è primavera per questi quattro personaggi, che si lasciano trasportare dal vortice tremendo causato dalle loro dipendenze: non resta che arrendersi davanti a un destino impietoso e pagare il difficile e triste prezzo delle proprie azioni, delle proprie debolezze e fragilità.
E' un film bello tosto.
Già l'argomento è duro di per sé, ma è proprio il modo di affrontarlo che è crudo (molto) e il regista ha reso le ossessioni e le dipendenze dei suoi personaggi in modo realistico, dando vita a incubi e paure con una vividezza che mi ha inchiodata allo schermo e mi ha fatto sentire tutta l'ansia, le paure, le angosce, il male fisico oltre che emotivo e psicologico, il baratro in cui finiscono tutti e quattro progressivamente e la consapevolezza terribile di ciò che sta loro accadendo, unita al senso di impotenza: accorgersi di cadere giù, sempre più giù e sapere che non se ne uscirà, perchè non se ne ha la forza né i mezzi. C'è qualcosa di peggio?
Sin dalla prima scena capiamo che sarà una visione "difficile", di quelle che turbano: una mamma chiusa in bagno per la paura che le suscita il figlio tossico, reso aggressivo dal bisogno compulsivo di danaro con quale prendersi la roba.
La signora mi ha suscitato tanta pietà: sola, fragilissima, con il pensiero martellante e malato di riuscire a portare avanti con successo una dieta senza zuccheri e grassi; la consapevolezza di quanto le riesca difficile seguire fedelmente un regime alimentare la rende frustrata e infelice.
Mi ha fatto molta tristezza perchè è il ritratto di una donna anziana che trascorre in solitudine le giornate davanti alla tv, desiderando di essere più carina e più magra, così da ricevere apprezzamento dagli altri; ha delle amiche ma evidentemente prova un vuoto affettivo che forse è la sua vera droga e il suo vero male.
Gli assilli di Sara, la tentazione che rappresenta il cibo nel frigorifero e gli effetti collaterali ed ingestibili delle "pillolette" che assume, si "materializzano" davanti a lei, dando vita ad allucinazioni spaventose che farebbero impazzire chiunque.
Anche ciò che accade in particolare ad Henry e Marion è terribile; la droga rovina tutto, dalla stabilità mentale ai rapporti interpersonali, rendendo i corpi di questi poveri disgraziati degli involucri rotti, sofferenti, affamati avidamente di un veleno che li rende sempre più schiavi e consumati.
Le scene sono molto brevi, sincopate, hanno un effetto molto disturbante (in particolare una verso la fine, con protagonista Marion) si susseguono con un ritmo "psichedelico" e allucinato, tutto contribuisce a mettere ansia - la stessa vissuta dai personaggi -, a riprodurre il senso di disperazione e di perdita di controllo su corpo e mente, prodotti dall’abuso di sostanze stupefacenti.
Non è un film recentissimo, quindi è probabile che in tanti l'abbiate già visto; io l'ho recuperato non molto tempo fa e mi è rimasto impresso in quanto, ripeto, già di per sé l'argomento è serio e brutale, poi ci sono scene belle forti..., quindi potrebbe non piacervi se siete spettatori particolarmente suggestionabili o se non amate questo tipo di narrativa cinematografica spinta e portata all'esasperazione.
A Beautiful Day è un film del 2017, diretto da Lynne Ramsay, con Joaquin Phoenix e Ekaterina Samsonov.
Joe è un ex marine e agente dell'FBI, un veterano di guerra con alle spalle un passato fatto di brutalità e torture.
Attualmente è tornato a vivere nella sua casa d'infanzia insieme all'anziana madre malata, della quale si prende amorevolmente cura, con tanta pazienza e tenerezza, che quasi stridono con quel suo aspetto duro, taciturno, e quel fisico ben piazzato che fanno pensare ad una persona poco tenera.
E davvero Joe sa essere un bruto, se la situazione lo richiede; ma benchè le sue siano spalle possenti, non sono incrollabili: la sua vita non è mai stata facile e a segnarlo dolorosamente è stata in particolare l'infanzia, resa traumatica da un padre violento.
Il presente è interrotto proprio dai flashback del suo passato tormentato, che ancora oggi che è un uomo adulto gli provocano incubi dolorosi.
Disposto a sacrificarsi pur di salvare delle vite innocenti, Joe si guadagna da vivere liberando giovani ragazze dalla schiavitù sessuale a cui erano state costrette.
Un giorno, un famoso politico di New York lo contatta per chiedergli aiuto. La sua figlia adolescente Nina sembra essere stata rapita da una delle organizzazioni criminali che gestiscono il giro di prostituzione minorile.
Joe accetta l'incarico e si mette sulle tracce della ragazza, riuscendo a liberarla, ad acquistare la fiducia di questa ragazzina traumatizzata e silenziosa, ma infilandosi in un giro sporco in cui non c'è in ballo "semplicemente" una questione di soldi, ma una vera e propria rete di persone potenti, molto in vista e anche molto corrotte.
Joe si trova così invischiato suo malgrado in una spirale molto più grande di lui, fatta di violenza senza scrupoli, che lascerà dietro di sé una scia di sangue e di morti (anche innocenti...) e metterà a repentaglio l'incolumità sua e di Nina.
Questa potrebbe essere l'ultima missione di Joe: cosa ci sarà alla fine di questo "viaggio", la morte o una sorta di "rinascita"?
L'avrò detto altre volte, perchè lo so, sono ripetitiva: adoro Gioacchino, lo trovo efficace praticamente in ogni sua interpretazione, e quindi anche in questa; sa rendere e trasmettere la complessità psicologica del personaggio in ogni sua espressione, e infatti Joe mi è arrivato in un tutta la sua sofferenza, con i suoi tormenti, con la violenza e la brutalità di cui è capace pur di portare a termine i propri lavoretti di mercenario.
I suoi "sogni ad occhi aperti" sono molto vividi e crudi e contrassegnati da pensieri suicidi.
Forse farla finita è l'unica soluzione per mettere fine alle proprie sofferenze, ad una vita fatta solo di un presente squallido e di brutti e soffocanti (e il senso di soffocamento non è solo "psicologico"...) ricordi che rimandano a quel bambino che è stato e la cui anima s'è vista devastata da un padre sadico, da un mostro che non smetterà mai di minare la sua stabilità?
Di sangue che scorre ce n'è, ma con esso potrebbe arrivare, magari, anche per lui e per la povera Nina, la possibilità di aprire gli occhi ad una nuova, bellissima giornata.
Consigliato!!