Due collegi irlandesi - uno maschile, l'altro femminile - molto vicini, un omicidio che, dopo un anno, è senza soluzione; fino al giorno in cui una mano anonima lascia, nella bacheca della scuola, un biglietto enigmatico in cui rivela di sapere chi è l'assassino.
Per vederci chiaro, i detective si faranno strada nella realtà quotidiana delle studentesse, nelle loro relazioni adolescenziali da cui emergeranno gelosie e inaspettate violenze.
IL COLLEGIO
di Tana French
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Ed. Einaudi trad. A.Colitto 664 pp |
Stephen Moran è un giovane detective che lavora ai Casi Freddi con l'ambizione di passare alla sezione Omicidi della polizia di Dublino.
L'occasione gli si presenta una mattina quando proprio non se l'aspetta ed ha il nome di una sedicenne di sua conoscenza, in quanto figlia del suo superiore, Frank Mackey: Holly studia al St Kilda, prestigioso collegio irlandese, e vuol parlare con Stephen perché si ricorda di lui (a motivo di un caso di qualche anno fa, in cui Holly aveva testimoniato) come di un tipo che non tratta i ragazzi come degli stupidi, ma li rispetta e li ascolta davvero. Un poliziotto con cui ci si può interfacciare tranquillamente, insomma.
Holly è in commissariato perché ha trovato, affisso nella bacheca dell'istituto (il cosiddetto "posto segreto", in cui le studentesse possono scrivere e affiggere biglietti anonimi contenenti messaggi che non hanno voglia di dire apertamente), una foto di un ragazzo del St Colm trovato morto ammazzato un anno prima nel parco del St Kilda; sotto la foto una frase enigmatica e spiazzante: "Io so chi l'ha ucciso".
La vittima si chiamava Chris Harper e qualcuno gli aveva spaccato la testa.
Le indagini, al tempo, non avevano portato a nulla di concreto né tanto meno ad una soluzione del caso, che è, appunto, ancora aperto.
Il caso era ed è nelle mani del detective Conway, una donna tosta, determinata, dura, sbrigativa e scorbutica nei toni e nei modi, che in centrale non va d'accordo praticamente con nessun collega e, anzi, è da questi palesemente mal sopportata, proprio perché le si rimprovera di "non fare squadra".
È a lei che Stephen porta il biglietto con foto e frase, con la speranza di poter partecipare a una nuova fase d'indagine, partendo da questo piccolo input; Stephen ci tiene molto a collaborare per farsi notare e lasciare finalmente i Casi Freddi, ma i rapporti con Conway sono da subito difficili: la donna non lo tratta come un suo pari ma come un sottoposto da tener buono, fa l'acida, l'antipatica, lo mette in imbarazzo a ogni occasione, facendogli fare la figura del pivello.
Ma Stephen stringe i denti: ha ben chiaro il proprio obiettivo e se, per raggiungerlo, deve ingoiare qualche rospo, star zitto davanti a una battuta sgradevole e ignorare i modi scortesi della collega, lui è pronto a farlo.
Ciò che più conta è far parte dell'indagine, che infatti viene subito riaperta, portando i due detective all'interno del collegio femminile, perché è là che il cadavere è stato trovato ed è là che è avvenuto l'omicidio.
Metter piede nella scuola, facendosi largo tra suore diffidenti e severe, e all'interno di uno stuolo di studentesse dai caratteri più disparati - da quelle più timide, dall'aria sognante e sciocchina, alle più sfacciate e sicure - è come entrare in un ginepraio complicato, fitto, inespugnabile.
Il romanzo è lungo oltre 600 pp e si snoda nell'arco di una sola giornata, che sembra durare un'eternità: in queste ore Stephen e Conway interrogano alcune delle ragazze che potrebbero essere coinvolte in quanto hanno conosciuto meglio Chris e si sono rapportate a lui (fosse anche per poco), fanno perquisizioni nelle camere e nella sala comune, e intanto cercano di inquadrare le giovanissime studentesse; in particolare, i gruppetti su cui si concentrano sono due, quello di cui fa parte Holly e composto da lei, la dolce Selena, la determinata Julia e Rebecca, con la testa tra le nuvole, e contrapposto ad esso, c'è la cricca capeggiata da Joanne, che si crede la reginetta della scuola, è sicura di sé, classista e guarda tutti con disprezzo; anche le sue amiche più fedeli (Orla, Alison, Gemma), che le vanno dietro come cagnolini, non ricevono da Joanne un bel trattamento.
Stephen è colui che si mette in prima linea per condurre gli interrogatori, perché pare faccia meno paura di Conway, di cui le ragazze serbano uno sgradevole ricordo dall'anno scorso.
Effettivamente, Moran entra con delicatezza nell'argomento Chris, forse anche troppo, e i primi colloqui non sembrano dare alcun indizio utile rispetto all'anno prima; se le risposte date dalle interrogate non si discostano dai passati interrogatori, ad essere diversi sono però gli atteggiamenti di alcune di loro.
Ad es., ragazze che l'anno prima erano timidissime e avrebbero preferito scomparire piuttosto che rispondere alle domande serrate della polizia, quest'anno ostentano una inaspettata sicumera, come se si sentissero al sicuro e al di sopra di ogni sospetto.
Il racconto del presente è interrotto da quello dei mesi precedenti: al lettore viene fatto conoscere il contesto dell'istituto, le abitudini dei ragazzi, le relazioni tra loro; progressivamente, apprendiamo chi, tra le ragazze, frequentava Chris e chi - e perché - avrebbe potuto desiderare di fargli del male.
Il quadro che ne viene fuori è quello, in fondo, tipico dell'adolescenza, periodo della vita in cui l'amicizia conta moltissimo, in cui si farebbe di tutto per essere accettati dagli amici che contano, in cui si combinano marachelle alle spalle dei docenti.
Holly e le sue amiche avevano l'abitudine di uscire di notte dalla camera (condivisa) per fare un giro nel parco al chiaro di luna, nella rassicurante convinzione che niente di brutto potesse mai succedere loro: la cosa più importante era ed è la loro bella amicizia, totalizzante, unica, speciale, fatta di risatine, gomitate, vestiti da prestare, segreti; un legame che le quattro ragazze immaginano indissolubile, che le accompagnerà per tutta la vita e in cui non trovano posto le bugie, gli inganni, le invidie.
Solo un sincero affetto e la promessa di aiutarsi, di difendersi e di essere sempre l'una al fianco dell'altra.
Cosa si è disposti a fare a sedici anni pur di onorare il sentimento dell'amicizia, pur di non tradirlo?
Se un'amica è fragile e ha bisogno di te, non puoi che offrirle il tuo aiuto, anche se lei non te lo chiede; ti basta guardare i suoi occhi tristi, il suo sguardo assente, i suoi silenzi, per convincerti a fare qualunque cosa pur di non abbandonarla.
Holly crede di essere la più forte del gruppo, di dover tenere lei unite le sue amiche: Julia è un po' superficiale e brusca, sembra non vedere che il loro piccolo gruppo rischia di disgregarsi, Becca è una bambinona e Selena... Selena è innamorata e l'amore la sta devastando e allontanando.
Cosa è successo a Chris in quella tragica notte in cui una zappa gli ha spaccato il cranio?
Chi l'aspettava di notte nel parco e con quale motivazione l'ha attirato?
L'autrice basa gran parte della trama sui colloqui tra i detective e le ragazze dei due gruppi; sembra di essere nella stanza con loro e di assistere agli interrogatori, che vedono le studentesse tartassate dalle domande più minuziose, atte a farle "cadere" affinché si contraddicano e conducano i due adulti verso la luce della verità; ci si concentra anche, come dicevo, sui fatti che precedono l'omicidio, così da "conoscere" Chris e cercare di capire, assieme a Moran e Conway, quali ragazze avessero dei motivi per odiarlo.
Durante la narrazione, ci sembra di avvicinarci all'identità dell'assassino/a e di colei che, col biglietto, s'è presa la responsabilità di attirare di nuovo la polizia a scuola, ma non sempre ciò che sembra è ciò che è, e le sedicenni del St Kilda sanno mettere in campo abilità manipolatorie non indifferenti.
Le personalità delle ragazze più coinvolte sono sufficientemente delineate, così pure quelle dei due detective, che però non ho amato moltissimo: la Conway per via della sua esagerata acidità, della sua supponenza ostentata, e Moran perché troppo passivo, troppo "bravo poliziotto che non risponde male ai superiori"; però, verso la fine, sono un po' migliorati.
Perché ogni singola tessera venga messa al posto giusto dobbiamo arrivare alla fine... e giunta all'ultimo rigo personalmente non ho capito bene se il romanzo mi sia piaciuto al 100% oppure no.
È un thriller, sì, ma molto soft, che poggia tutto sul mondo degli adolescenti, su queste ragazze di buona famiglia, ricche, viziate, con un futuro potenzialmente roseo, ma che in quella scuola vivono una realtà e una dimensioni parallele, che le divorano, influenzandone pensieri, aspirazioni, comportamenti.
Chi ha commesso l'omicidio non è un serial killer, nonostante sia astuto e sia stato sul punto di farla franca.
Ma sedici anni son troppo pochi per portarsi dentro bugie ingombranti e la coscienza, a un certo punto, va sgravata.
L'attenzione posta al contesto scolastico e alla ragnatela di rapporti amicali, ai dispetti tra coetanee, alle gelosie, ai tradimenti ecc..., non mi è dispiaciuto; solitamente apprezzo gli interrogatori perché mi affascina entrare nella mente e nei ragionamenti di chi indaga su un delitto, però in questo caso le sessioni con le "indiziate" sono state un tantino noiosette e lunghe.
Nel complesso è un romanzo piacevole, però mi è mancato qualcosa, forse un po' di tensione in più, un goccetto di suspense che mi tenesse col fiato sospeso; finale un po' sbrigativo.
Insomma, promosso ma non a pieni voti.
"Avere degli amici significa che ti sei assestato. Il punto in cui siete arrivati insieme è dove resterai: non andrai oltre. È la fermata dell'autobus a cui sei sceso.
Gli amici non ti legano solo a dove sei ma anche a chi sei. Quando hai degli amici che ti conoscono davvero, al di là di quello che tu decidi di lasciar vedere, non c'è più spazio per diventare la persona che un giorno realizzerà i tuoi sogni. Sei diventato solido: sei la persona che loro conoscono, per sempre."