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venerdì 31 luglio 2020

Frammenti di... "L'attentato" (Yasmina Khadra)



«Lascia che il rumore delle onde assorba quello che rimbomba in te» (...) «È il modo migliore per fare il vuoto dentro di sé…» (...) «Bisogna sempre guardare il mare. È uno specchio che non inganna. È così che ho imparato a non voltarmi più indietro. Prima, non appena mi guardavo dietro le spalle, ritrovavo intatti il mio dolore e i miei fantasmi. M'impedivano di ritrovare il gusto della vita, capisci? Mi toglievano ogni possibilità di rinascere dalle mie ceneri. (...) Chi guarda il mare volta le spalle alle sventure del mondo. In qualche modo se ne fa una ragione».



Pensiamo di sapere. Allora abbassiamo la guardia e facciamo come se tutto andasse per il meglio. Con il tempo finiamo per non prestare più attenzione alle cose come si dovrebbe. Siamo fiduciosi. 
Cosa possiamo volere di più? La vita ci sorride, e anche la sorte. Amiamo e siamo amati. Possiamo realizzare i nostri sogni. Tutto va bene, tutto ci arride… 
Poi, inaspettatamente, il cielo ci cade sulla testa. Una volta a terra ci accorgiamo che la vita, tutta la vita - con i suoi alti e bassi, le sue fatiche e le sue gioie, le sue promesse e i suoi fallimenti - è attaccata a un filo inconsistente e impercettibile, simile a quello di una ragnatela. 
D'un tratto il minimo rumore ci spaventa e non abbiamo più voglia di credere a nulla. Vogliamo solo serrare gli occhi e non pensare più a niente. 

Yasmina Khadra, L'attentato

giovedì 30 luglio 2020

Recensione: WALTER T. di Davide Di Lodovico - Review Party



Buongiorno lettori!!

Quest'oggi vorrei condividere con voi la recensione di un distopico dai tratti oscuri ed inquietanti, che racconta di un protagonista destinato a essere l'anomalia che rischia di mandare in frantumi il sistema in cui vive.

L'autore. Davide Di Lodovico si occupa da anni di editoria, sia come autore sia come editor; ha pubblicato per Lisciani Libri i romanzi Pinocchio Jamaal (2018), La fuga (2019) e Il cavallo di Troia (2019). Con lo pseudonimo Dave Lodi ha anche pubblicato e curato l’adattamento in italiano moderno delle fiabe non censurate, tradotte da Collodi: Cenerentola (2019) e Barbablu & Le fate (2019). Parallelamente al lavoro editoriale, conduce anche un’importante attività come produttore musicale nell’ambito della musica elettronica. Va ricordato il brano Under Control, colonna sonora del film Effacer L’historique (Orso d’Argento al festival di Berlino 2020).


Con questo post partecipo al Review Party; vi segnalo che le altre  recensioni del romanzo sono presenti sui blog che partecipano all'iniziativa e che sono menzionati nel banner.





WALTER T.
di Davide Di Lodovico

Lisciani Libri
240 pp
14.90 euro
Età lettura: 13-18 anni
USCITA:
15 LUGLIO 2020
 Immaginare un futuro, neanche troppo distante dal presente, in cui le vite degli uomini sono soggette ai rigidi dettami e alle subdole limitazioni di un Governo che mira al controllo assoluto di ogni singola persona e della società tutta, ha sempre un che di sinistro e cupo.
Sì perchè, non c'è nulla di peggio che a un essere umano venga tolta la libertà. Di pensiero, di parola, di azione.

Il mondo futuro creato in "Walter T." è un mondo che sembra perfetto, in cui cittadini paiono assolutamente liberi, già per il solo fatto di avere accesso a fiumi di informazioni; ed è pacifico che più sai, più conosci e t'informi... e più sei libero, no?
La conoscenza è luce, libertà.
Ma lo è anche quando quelle informazioni sono decise e veicolate dall'alto? Quando qualcuno decide per te cosa devi sapere o no?
Non c'è posto per l'autodeterminazione in questa società immaginata dall'autore, dove tutto è falso, artefatto, un inganno; la tanto decantata libertà è una finzione bell'e buona.

Eppure c'è una flebile speranza perché qualcosa intacchi il sistema, e questa speranza è una persona: Walter T., appunto.

 
"Noi cittadini siamo gli animali ammaestrati che popolano questa  specie di zoo tecnologico. Ma io sono la bestia rara. Sono Walter T. Sono morto tanti anni fa. Quando la prima versione di me, quella libera, terminò la sua storia in un pomeriggio di luglio, assieme agli amici più cari e fidati. Quel giorno morì ciò che ero, un essere libero. Da allora sono un numero di protocollo. Un abominio." 


Walter T. è l'anomalia interna al sistema, perché è l’ultimo, autentico, essere umano libero della Terra, al quale non sono stati impiantati microchip, e che quindi non è controllabile. 

Walter T. è come se non esistesse; e in effetti lui sa di essere morto tantissimi anni prima.
Adesso, nel suo presente, l'uomo è anziano, ma la sua memoria non l'ha abbandonato e lui continua a custodire un segreto.

"Dicono che tenere nascosto un segreto non sia una buona cosa, anzi. Ma io ho dovuto farlo. Il mio  segreto è come la mia pelle, l’ossigeno che respiro o le cicatrici che mi sono fatto nel corso della vita. Di tanto in tanto lo accarezzo con i pensieri, per vagare con la mente a momenti passati. Sono la mia isola privata, dove torno di tanto in tanto per trovare la calma".

E' vecchio, sì, ma proprio per questo ricorda com’erano le cose prima, non ha dimenticato gli amici di un tempo - Umberto F., Nevia D., Pablo R. - e il loro comune progetto, denominato RE-BOOT e a causa del quale hanno rischiato grosso.

Walter T. ha dovuto rinunciare a se stesso, in un certo senso, ed è stato costretto a rinascere all'interno di una società in cui alcuni individui sono stati resi metà umani e metà robot, in cui ogni minima opposizione al governo è considerata tradimento e punibile con la morte.

Il protagonista torna indietro con la memoria,  rivive i ricordi più dolci e più atroci della propria esistenza e lui sa, ricorda molto bene che c'è stato un  tempo preciso, ormai lontanissimo, in cui tutto è cambiato: le libertà individuali e i diritti hanno lasciato il posto a una "dittatura delle probabilità", a un nuovo regime intenzionato ad omologare le menti, abbattendo ogni forma di ribellione, ma il giovane Walter T. e il suo gruppetto di amici erano riusciti a ritagliarsi uno spazio segreto in cui coltivare il sogno di essere quell'anomalia che vuol restare sveglia, libera dalla dittatura di uno Stato tirannico che vuol controllare ogni angolo della vita del singolo e di tutti.
E nel loro covo segreto era nato RE-BOOT, un progetto top secret che attualmente sembra essere solo un amaro ricordo nella mente di Walter.

Un nuovo e pericoloso progetto è in preparazione; ovviamente il Governo lo spaccia come qualcosa di positivo e benefico per la popolazione, ma in realtà l'obiettivo è sempre lo stesso: addormentare i cervelli, rendere le persone sottomesse e manipolabili.

Intanto Walter T. scopre che negli anni si sono verificati degli strani omicidi, che hanno delle inquietanti caratteristiche in comune.
Scoprire chi c'è dietro quelle morti sarà fondamentale per Walter T. e ad aiutarlo ci saranno vecchie conoscenze che lui credeva di aver perduto per sempre.

Sarà disposto Walter T. a sacrificare se stesso per ridonare la libertà al resto del genere umano? E soprattutto, il suo sacrificio potrebbe davvero essere utile?

"Ho vissuto tutta una vita in attesa. Impaziente. A volte è comparsa la rassegnazione. Ma io ho tenuto duro. Per tutta la vita ho rinunciato a vivere. Per rinascere. Ora."

"Walter T." è un distopico che si legge molto fluentemente grazie a uno stile accurato e piacevole, alla rappresentazione di una società futura dalle sembianze perfette ma assolutamente ingannevole e pericolosa, che mira all'annientamento dell'individualità; mi è piaciuta la sfumatura "gialla" e l'alternanza tra le riflessioni del protagonista, la rievocazione del passato e il racconto del presente, che non manca di dinamicità e piccoli colpi di scena. 
Belle le illustrazioni di Savino Napoleone presenti ad ogni inizio capitolo.
Ringraziando l'Ufficio Stampa Saper Scrivere per l'opportunità di leggere questo libro, non mi resta che suggerirvene la lettura, in particolare se vi piacciono le storie ambientate in una società futura e alternativa alla nostra.

martedì 28 luglio 2020

Recensione: "IL VANGELO EBRAICO. Le vere origini del cristianesimo" di Daniel Boyarin



Un saggio interessante e chiaro col quale l'Autore si propone di raccontare una verità storica diversa da quella comunemente narrata: c'è stato un tempo in cui ebrei e cristiani erano molto più vicini di quanto non lo siano adesso, e se comprendiamo questo forse riusciremo ad andare oltre le convenzionali semplificazioni della Storia.


IL VANGELO EBRAICO.
Le vere origini del cristianesimo
di Daniel Boyarin


Ed. Castelvecchi
trad. S. Buttazzi
186 pp
Daniel Boyarin è fra i più importanti talmudisti viventi e tra le pagine di questo libro spiega come la figura di Gesù il Nazareno, il suo impatto sulla storia degli ebrei e del mondo, non abbia in sé alcun elemento di rottura rispetto al giudaismo.

Che un Messia sarebbe sorto tra il popolo ebraico, morto e poi risorto, non era una novità per gli stessi ebrei: tutt'altro, è riportato nelle Scritture, in quegli stessi scritti profetici in cui essi ripongono fede.

Altro che incolmabile scissione teologica tra cristiani ed ebrei! Essere (restare) convinti di questa rottura tra cristianesimo ed ebraismo, contrapponendoli quasi fossero due opposte fazioni, significa dimenticare che alla base di essi c'è una natura comune profondamente e radicalmente unitaria. 

Di solito, riflette Boyarin, ci si definisce membri di una religione usando una specie di lista di controllo, grazie alla quale individuiamo quelle caratteristiche che ci accomunano a chi la pensa come noi e ci distinguono (e separano) da chi, al contrario, ha un'altra "confessione di fede".
Ebbene, questo tipo di approccio ha portato a tracciare una linea netta di confine tra cristiani e non cristiani, tra ebrei e non ebrei, ed esso è maturato sotto il Sacro Romano Impero.

"Almeno da un punto di vista giuridico, nel Quarto secolo l’ebraismo e il cristianesimo divennero religioni nettamente separate. Prima di allora, nessuno (con l’ovvia eccezione di Dio) aveva avuto l’autorità di distinguere un ebreo da un cristiano, anzi molte persone avevano scelto di essere entrambe le cose. Ai tempi di Gesù, tutti i sui seguaci – persino coloro che credevano fosse Dio – erano ebrei!"

In special modo, il concilio di Nicea "creò efficacemente ciò che oggi chiamiamo cristianesimo, ma anche, per quanto strano possa sembrare, ciò che oggi chiamiamo ebraismo."

Ma in origine tale divisione non c'era, o comunque non è mai stato un intento di Gesù crearla.

Gesù si è presentato nel modo in cui molti ebrei si aspettavano che facesse il Messia: un essere divino incarnato in un corpo umano; alcuni Gli credettero, altri no, e oggi noi chiamiamo il primo gruppo cristiani e il secondo ebrei, anche se, in principio, le cose non stavano così. 

Boyarin si sofferma molto su espressioni quali "Figlio di Dio" e "Figlio dell'Uomo", precisando come quest'ultima espressione alludesse alla figura divina «simile a un figlio di uomo» che ricorre nel libro profetico di Daniele. In altre parole il profeta dell'Antico testamento parla di "un Dio avente le fattezze di un essere umano (da cui, letteralmente, Figlio dell’Uomo)", per cui questa definizione fa riferimento alla sua divinità dall’umana apparenza.

Il titolo «Figlio dell’Uomo» - attribuito a Gesù nella Bibbia - sottolineava come Egli fosse, quindi, "una parte di Dio" (in possesso di una natura divina), mentre il titolo «Figlio di Dio» indicava lo status di re Messia * (e l'appartenenza alla discendenza del re Davide).

Nella Bibbia ebraica, il termine Mashiach, cioè Messia, indica un essere umano realmente esistito che ha regnato su Israele; gli ebrei aspettavano (e lo aspettano ancora...) un vero sovrano, terreno, in grado di restaurare il casato di Davide come prima dell’esilio. 
Proprio in questa preghiera per un re che doveva venire si svilupparono i semi dell'idea di un redentore promesso, un nuovo re David che Dio avrebbe inviato in terra alla fine dei giorni, un Messia umano e divino (ribattezzato come «Figlio dell’Uomo»).

E' soprattutto nel Vangelo di Marco che vediamo questa precisazione:  Figlio di Dio indica l’umano Messia, in quanto Marco usa il vecchio titolo pensato per il re del casato di David; nel riferirsi a Gesù Cristo come «Figlio dell’Uomo» ne sottolinea la natura divina.

Alcuni ebrei si aspettavano un redentore umano elevato allo status di divinità, mentre altri aspettavano una divinità che scendesse sulla terra e assumesse forma umana.

"Molti ebrei credevano che la redenzione sarebbe stata portata a termine da un essere umano, un rampollo nascosto del casato di David – un «Anastasio», dal greco Anàstasis, «resurrezione» – che a un determinato momento avrebbe preso lo scettro e la spada, avrebbe sconfitto i nemici di Israele e l’avrebbe riportato alla sua antica gloria."

Lungi dal volersi ribellare alla propria "religione", Gesù ha vissuto da ebreo osservante, mangiava kosher * e in generale rispettava e difendeva la Torah. Ciò cui si opponeva erano le deviazioni frutto delle tradizioni farisaiche, che col tempo hanno cambiato le regole della Torah, aggiungendovi precetti su precetti.

L'ebraismo di Gesù, infatti, fu una reazione conservatrice ad alcune radicali innovazioni limitatamente alla legge da parte di farisei e scribi di Gerusalemme.

Il cristianesimo è uno dei sentieri più antichi dell'ebraismo; essi non sono in antitesi e anzi ogni elemento innovativo ravvisabile nel cristianesimo era già presente nella religione ebraica.

Personalmente non ero a digiuno sull'argomento in oggetto e quindi seguire i ragionamenti dell'autore non è stata un'impresa particolarmente ardua, ma c'è da dire che ha uno stile un po' complesso (cervellotico....), tende a ripetere un concetto o a spiegarlo e rispiegarlo in modo un po' prolisso (parere mio eh).

Comunque, a parte questo, ho trovato il presente saggio davvero ricco di spunti interessanti, condivido l'idea che sta alla base - e cioè che non sia giusto e corretto vedere il Cristianesimo come qualcosa di diverso e separato dall'ebraismo, anzi, il primo "deriva" dal secondo - e lo consiglio se avete voglia di approfondire l'argomento.


* puro; lecito (in riferimento al cibo, secondo la religione ebraica)

 * Messia (in ebraico, pronunciato «mashiach») significa ‘l’unto’, e Christos altro non è che la traduzione greca del termine.

lunedì 27 luglio 2020

Segnalazione urban Fantasy: "Melody, la Vestale di Inventia" di Roberta De Tomi



Buon pomeriggio, lettori!

Oggi desidero presentarvi un racconto urban fantasy ispirato alle maghette anime anni Ottanta!

I desideri sono il primo motore mobile di un essere umano. Noi siamo i nostri desideri. Senza di essi, non faremmo nulla. 
È l’idea dominante espressa nell’urban fantasy “Melody, la Vestale di Inventia”

Il racconton asce in un pomeriggio d’autunno di alcuni anni fa, sulla scia della passione dell’autrice per le storie di Michael Ende e per gli anime e manga con protagoniste maghette come Creamy, Magica Emi etc. 
Roberta De Tomi ha messo da parte la storia, per poi riprenderla nel periodo della quarantena legata al Covid-19. 
Dopo averlo sistemato, il racconto è stato messo a disposizione per il download gratuito sui portali eBookService e Google Drive a condivisione pubblica. In tre mesi (da aprile a luglio 2020) il racconto ha ottenuto più di 4mila visualizzazioni su eBookService. 
Ora “Melody, la Vestale di Inventia” è a disposizione su Amazon, sia in edizione digitale che in quella cartacea; quest'ultima è in un formato particolare, in quanto evoca i quaderni scolastici. Scelta volta a richiamare l’età della protagonista, rappresentando al contempo un invito alla scrittura nella lettura, per esprimere la nostra creatività. 
Età di lettura: dai dodici anni in su.



 Melody, la Vestale di Inventia
di Roberta De Tomi


Independently published
52 pp
LINK AMAZON

Tre desideri: sono quelli richiesti a Melody, una brillante e dolce quattordicenne, dal bizzarro Bambino dei Desideri. 
Orfana dei genitori a causa di un incidente stradale dal quale è miracolosamente sopravvissuta, la ragazza non riesce a non avere altro desiderio se non quello di poter riabbracciare mamma e papà.
Giorno dopo giorno, però, proprio grazie allo strano bambino - e alla sua innata creatività - Melody inizia a recuperare frammenti di memoria. C’è però un nemico, viaggiatore del tempo e tra i mondi paralleli, che incombe su di lei. 
La ragazzina si trova spesso sola e sospesa nell’oblio, in bilico sul filo del rasoio della scelta obbligata. 
Riuscirà a capire il senso degli accadimenti? I desideri sono davvero la salvezza di Melody e degli esseri umani? 

“Melody, la Vestale di Inventia” è una storia che parla di magia, sogni e realizzazioni. Parla anche di morte e di rinascita, arricchendosi di elementi emblematici legati al tempo. 


L’autrice.
Roberta De Tomi. Nata negli anni Ottanta, cresciuta a libri, anime, film più o meno trash e musica New Wave, Metal e Hip-Hop, scrive da sempre - online dal 2007 - gestendo blog come lapennasognante.blogspot.com e scrivendo articoli di varia. Tra i suoi lavori: “Come sedurre le donne” (HOW2 Edizioni, 2014), “Chick Girl – Azalee per Veridiana” (Delos Digital, 2016). “Alice nel labirinto” (DAE, 2017), ha ricevuto il secondo premio ex-aequo all’interno del Trofeo Cittadella per il miglior romanzo fantasy 2019. Il romanzo ha ispirato il booktrailer musicale “I’m a prisoner” dei NovelToy, diretto dal regista Giulio Manicardi. Di recente ha pubblicato i racconti lunghi: “Laura nella stanza” (thriller, con e senza finale, 2019) e “Melody, la Vestale di Inventia” (urbanfantasy, 2020), mettendolo a disposizione per il download gratuito in occasione della quarantena.



ESTRATTO

Incipit – Estratto 1 Intro
 - Una voce tra le foglie d’autunno 

«Devi esprimere tre desideri.» «Lo so! Cheppalle!». Lo gridò a tutti i venti possibili, stringendosi nel trench color fango, più per timore di quello che stava accadendo (di nuovo!) che per l’umidità dell’autunno appena iniziato. Un fruscio attirò la sua attenzione verso i rami dei Bagolari e dei Noccioli del Parco degli Scoiattoli. In alcuni punti le estremità si sfioravano come le dita di due timidi innamorati. I rami oscillarono all’improvviso, come se qualcuno li avesse percorsi in tutta la lunghezza. Sicuramente uno dei codosi, come chiamava di solito gli scoiattoli. Melody portò le mani ai lati della bocca. Congiunse le punte delle dita poco sopra alla piccola e odiata gobba del naso, richiamando così la forma di un megafono. «Ehilà? Ci sei?!». Fece una piroetta, mentre la bruma calava dall’alto, come un sipario fastidioso. «Insomma, vuoi mettere fuori il muso?». Scrutò ogni dettaglio del parco, invaso da un silenzio innaturale. Sentì il battito del cuore sincronizzarsi con il tic-tac dell’orologio da polso. Melody si guardò intorno, cercando di mettere a fuoco le forme più vicine a lei e non ancora strette nella morsa della nebbia. «Ehi, bambina, voltati!». Di nuovo, la voce infantile, leggermente rauca, le rammentò la sua presenza. Lei fece come le era stato chiesto, tenendo sul volto la smorfia indispettita. «E che cavolo! Qui dove? E, soprattutto, bambina un corno!».


domenica 26 luglio 2020

Recensione: IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE di Anna Jean Mayhew



Ci sono romanzi che - grazie ad una scrittura penetrante e potente, a una trama importante inserita in un contesto ben preciso e difficile, a personaggi intensi e realistici - riescono a coinvolgere il lettore e a smuovere in lui molte emozioni. "Il colore dei fiori d'estate" è uno di questi.



IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE
di Anna Jean Mayhew



Ed. Newton Compton
352 pp
Nel 1954 Jubie Watts ha tredici anni e vive a Charlotte, nella Carolina del Nord; in una caldissima giornata di agosto si appresta a lasciare temporaneamente casa per partire per una vacanza in Florida (dallo zio Taylor, fratello della madre); in macchina ci sono sua madre Paula, le sorelle Stell e Puddin, il fratellino Davie e Mary Luther, la domestica. 
Mary è una donna di colore che vive con loro da tanti anni; quando è entrata a servizio presso la famiglia Watts, Jubie aveva solo cinque anni; è cresciuta sentendo la dolce e rassicurante presenza dl Mary e infatti le è affezionatissima.

Da quanto Jubie ne ha memoria, Mary è sempre stata lì, tra le mura di casa sua, a cucinare, a pulire, a offrire il proprio affetto, discreto ma tangibile, la propria serena e pacata devozione, e con tutta la pazienza che le appartiene, ha saputo amare Jubie incondizionatamente e così compensare tanto la rabbia e l'aggressività del capofamiglia, William, quanto le contraddizioni e la freddezza della signora Watts, Paula.

Che i suoi genitori non vadano più molto d'accordo negli ultimi tempi, è pacifico; la curiosa e attenta Jubie se n'è accorta e ne è spaventata, soprattutto perché i litigi tra marito e moglie influiscono sulla serenità famigliare: il padre - che caratterialmente è burbero, scostante, manesco, prepotente - ha preso ad alzare il gomito, cosa che lo rende ancora più propenso ad usare la cinghia e a frustare la povera Jubie con una rabbia e una cattiveria da mettere i brividi.
Jubie è la sola a prenderle, sotto gli occhi tranquilli della madre, che si limita a rimproverarla per aver disobbedito al padre - che quindi aveva le proprie ragioni per punirla - e dandole la crema da mettere sulle ferite; Puddin combina un sacco di marachelle ma è ancora troppo piccola per essere picchiata, mentre Stell è la cocca di papà e ultimamente sta vivendo un risveglio spirituale che la rende, agli occhi di tutti, buona e diligente - la figlia perfetta, in pratica.

La sola presenza rassicurante in casa, dunque, è costituita da Mary, che dai Watts è trattata piuttosto bene, fatta eccezione per qualche atteggiamento un po' altero e distaccato di Paula.
Mary è una brava donna, credente e lavoratrice, ma ha una colpa gravissima agli occhi di molti: è una donna di colore in una società razzista. 

Jubie in vacanza sarà costretta a fare i conti molto da vicino con la discriminazione razziale verso i neri, vedrà con i propri occhi le restrizioni cui sono sottoposti ingiustamente, le umiliazioni, le parole di scherno o di disprezzo ad essi rivolte.

Jubie non lo accetta, e dentro di sé freme, soffre e vorrebbe che la gente vedesse ciò che vede lei, quando guarda la sua Mary: una signora dolce, che per lei è un membro della famiglia e che meriterebbe rispetto.

La ragazzina si sente sola e spaesata nel constatare come a nessuno importi granché se Mary viene chiamata "muso nero" e se non le viene concesso di usare le spiagge o i bagni frequentati dai bianchi; per tutti è normale, va bene così ed anzi... in tanti guardano con molta disapprovazione a quei neri che pensano di poter cambiare lo status quo rivendicando diritti al pari dei bianchi e creando in questo modo un clima di tensione.

Jubie è attratta dalla comunità nera e, in compagnia della fervente e ispirata Stell, riesce a partecipare a dei raduni religiosi insieme a Mary.
Ed è proprio sulla strada del ritorno da uno di questi mega incontri che accade un evento tragico, che segnerà per sempre Jubie.

Sulla scia della terribile vicenda che vedrà protagonista proprio la cara Mary - vittima di un atto vergognoso, manifestazione di un profondo odio razziale, oltre che di una orrenda ignoranza -, Jubie sarà costretta a confrontarsi con problematiche proprie della vita adulta: non solo con quella più grande del razzismo e dell'importanza di opporsi alle ingiustizie, di  difendere i diritti civili della gente di colore, ma anche quelle più "private", relative alla propria famiglia.
Jubie osserva i suoi genitori, ne vede le debolezze, i fallimenti e i limiti; non può evitare comunque di amare quel padre incline alla violenza davanti al quale però si scioglie al solo sentirsi da lui chiamare "Coccinella"; non può non provare comprensione - e a volte pure compassione - per sua madre, una donna bella, che ama piacersi e piacere, con una personalità forte, sebbene offuscata dalla presenza ingombrante e cupa di un marito egoista, che diventa un bruto quando beve un bicchiere di troppo.

Col passare dei giorni e delle settimane, col finire della vacanza, Jubie comprende che è tempo di crescere; Puddin e Davie hanno bisogno di una madre attenta alle loro esigenze, ma Paula non è abituata a vedersela da sola con quattro figli e ha bisogno di aiuto per non crollare.
Le donne della famiglia Watts a un certo punto si troveranno a dover guardare in faccia la verità: la loro famiglia si sta disgregando, e privati della dolce serenità e delle cure amorevoli di Mary, non resta che voltare pagina e costruire il proprio futuro. 
Con nuove consapevolezze.

Tra le pagine di questo bel libro, Anna Jean Mayhew offre uno spaccato realistico e appassionante della vita nel sud degli Stati Uniti negli anni in cui la società americana era ancora attaccata al proprio suprematismo bianco, i neri erano soggetti a moltissime discriminazioni e i loro diritti erano quotidianamente calpestati in ogni ambito della vita civile.
Attraverso gli occhi innocenti e stupiti di una sensibile tredicenne, mi sono sentita spettatrice in prima linea di una serie di avvenimenti ingiusti che mi hanno suscitato molta rabbia; viene spontaneo empatizzare con Jubie quando trema all'idea di contrariare quel padre veloce con la cinghia, o quando soffre e piange perché una persona cui vuol bene viene maltrattata senza che ci si possa opporre e neppure darle un minimo di giustizia. Con la madre di Jubie ho avuto più difficoltà ad entrare in sintonia, in quanto è un personaggio molto scostante, che manifesta poco il suo amore verso le figlie, ma allo stesso tempo ho provato - proprio come la protagonista - tristezza e pietà per lei, che in fondo è una moglie infelice, scarsamente considerata e rispettata da un marito concentrato esclusivamente su se stesso.

Lo sfondo della segregazione razziale (e quindi il periodo storico) avvicina questo romanzo al più famoso The Help, per cui se vi è piaciuto quest'ultimo (personalmente ho visto il film ma non ho letto il libro), il romanzo della Mayhew vi piacerà, come è piaciuto a me.
La giovanissima protagonista fa simpatia perché è coraggiosa, prende decisioni sull'onda delle emozioni, e se ritiene di far la cosa giusta, non ha paura delle conseguenze; la piccola Jubie cresce molto nel corso di quella torrida estate del 1954, e il dolore e le brutte esperienze l'aiuteranno nel suo cammino verso l'età adulta, anche se non sarà un passaggio dolce.

Con una narrazione fluida e limpida, potente nei temi e delicata nello stile, "Il colore dei fiori d'estate" sa toccare il cuore del lettore, non lasciandolo nella tristezza, bensì infondendogli anche la speranza e la consapevolezza che di fronte alle storture del mondo ci si può ribellare e opporre, anche quando sembra di essere soli con le proprie convinzioni.

Nel parlarvi di questo libro avrei desiderato poter iniziare con un pensiero tipo questo: "C'è stato un tempo in cui le persone di colore venivano viste e trattate come esseri inferiori; anni in cui la parola negro veniva sputata con disprezzo dalla bocca dei bianchi, i quali - ritenendosi migliori e superiori - si sentivano liberi di trattare i neri con arroganza e crudeltà. Ma adesso non è più così. Bianchi e neri convivono insieme, pacificamente".
Avrei voluto scriverlo, ma ahimè non sarebbe stato vero.

Molto bello, comunque, e non posso che consigliarvelo; penso possa rientrare  nei romanzi di formazione, per cui credo vada bene per lettori molto giovani (dalla preadolescenza in su).


sabato 25 luglio 2020

Segnalazione: "La stessa rabbia negli occhi", il nuovo romanzo di Manuela Chiarottino



Lettori, buongiorno!! 
Questa mattina vi parlo di un libro che, a metà tra romanzo di formazione e young adult, ha al centro una storia di amicizia, di amore, di dolore...  ma anche di rabbia verso il mondo.

Della stessa autrice ho letto La bambina che annusava i libri.



La stessa rabbia negli occhi
di Manuela Chiarottino



Pagine: 249
Prezzo: 2,99 €
LINK
"Non so perché gli ho detto il mio nome, una vocina mi diceva di andarmene, ma i suoi occhi mi hanno trattenuto. È un po’ come quando guardi un paesaggio dall’ultimo piano di un palazzo e intravedi qualcosa di così bello che vorresti sporgerti ancora, anche se soffri di vertigini. Lui è quel paesaggio e, ogni volta che lo guardo, mi gira la testa, ma non riesco a tirarmi indietro."


Quando Luna si imbatte per la prima volta in Alex, in piedi davanti ai binari della stazione, ha subito a sensazione che loro due condividano la stessa rabbia e lo stesso livore per la vita. 
Certo, lei non conosce nulla del passato del nuovo arrivato in città, ma è proprio la percezione che ha di lui a spingerla ad accettare, man mano, la sua vicinanza. 
Fino a quel momento, il mondo di Luna è stato Raffaele, il suo migliore e unico amico, con cui condivide le sofferenze di una famiglia allo sbando e una vita scolastica infernale. 
Se Raf ha un padre inesistente e dei bulli che lo tiranneggiano per la sua omosessualità, Luna si sente bloccata in un dolore che non sa superare. Ma Alex è diverso, con lui Luna si sente finalmente amata, capita, addirittura bella. 
Pronta a dimenticare l’ombra della sorella perfetta dietro cui ha sempre vissuto. 
Tutto sembra volgere per il meglio, ma il destino ha ancora in serbo delle carte da giocare e una reazione a catena di eventi scoperchierà i segreti del passato.
Riusciranno l'amore e l'amicizia a fare la differenza? 
Perché forse la perfezione non esiste per davvero:
bisogna solo amarsi per quello che si è.


L’autrice.
Manuela Chiarottino è nata e vive in provincia di Torino. Vincitrice del concorso Verbania for Women 2019, nella scrittura ama il genere rosa, declinato in diverse sfumature. Tra le sue pubblicazioni si annoverano: Tesoro d'Irlanda (More Stories), La nostra isola (Triskell), Fiori di loto (Buendia Books), La bambina che annusava i libri (More Stories), Incompatibili (Le Mezzelane), La locanda sul porto (Triskell), La custode della seta (Buendia Books), Tutti i colori di Byron (Buendia Books), Il gioco dei desideri (Amarganta), Maga per caso (Le Mezzelane), La rosa del deserto (Triskell), Cuori al galoppo (Rizzoli 2016), Due passi avanti un passo indietro (Amarganta), Il mio perfetto vestito portafortuna (La Corte), Ancora prima di incontrarti (Rizzoli, 2015) e molti altri. 

giovedì 23 luglio 2020

Recensione: IL PUPARO di Salvatore Lecce e Cataldo Cazzato



Puoi essere un bravo ragazzo quanto ti pare, ma se la vita, imprevedibile com'è, ti infila in situazioni estreme e pericolose, dove, per salvarti la pelle, devi fare scelte discutibili..., puoi riscoprire lati di te che non credevi di possedere.
E quel che succede a Giacomo Reale, il protagonista di questo avventuroso noir.



IL PUPARO
di Salvatore Lecce, Cataldo Cazzato


goWare Ed.
296 pp
"Che lo spettacolo abbia inizio! Signore e signori, lasciatevi prendere per mano e trasportare nell'emozionante teatro dell'opera dei pupi!"


Non c'è esistenza tranquilla e anonima che non possa, in casi eccezionali, trasformarsi in una vera e propria avventura, con tanto di fughe rocambolesche e imboscate pericolose.

Lo impara a proprie spese e suo malgrado un fotografo qualunque di un paesino siciliano qualunque.

Giacomo Reale fa il fotografo per mestiere ma la sua vita cambia da un momento all'altro quando viene scelto per curare il servizio fotografico per le nozze della figlia di don Ninì Buttafava, famigerato boss mafioso soprannominato “’u Puparu”.

La promessa sposa - Maria Carmela - è bella, sensuale, fa girare la testa a tutti i maschietti che posano gli occhi su quel pezzo di femmina; purtroppo per lei, non solo è figlia di un malavitoso, ma sta per sposare don Pasquale, che è della stessa cattiva pasta.
Giacomo, se potesse, non accetterebbe l'incarico ma intuisce da subito che non potrebbe di dir di no al Puparo e uscirne indenne; tanto vale fare il proprio lavoro e poi... chi s'è visto, s'è visto.
Ma evidentemente, il Fato o chi per lui ha deciso diversamente: per una serie di circostanze drammatiche e, fino a un certo momento, accidentali, finisce per mettersi nei guai e per diventare il bersaglio di don Ninì e dei suoi scagnozzi.
Il boss, infatti, ha le sue ragioni per essere infuriato, e medita tremenda vendetta contro chi lo ha vigliaccamente privato di uno dei suoi affetti più cari, e purtroppo Giacomo viene incolpato di qualcosa che non ha fatto; che sia a causa di un destino avverso o di un complotto per scaricare su di lui ogni responsabilità, sarà il tempo a dirlo.

Intanto che il tempo si decide a fare il galantuomo, Giacomo è costretto a prendere coscienza di come sia iniziata una caccia all'uomo (e quell'uomo è proprio lui) forsennata e priva di scrupoli: lo vogliono morto e i Buttafava sono criminali che non scherzano, non dimenticano e non fanno sconti.
Sono anche poco ragionevoli, quindi non c'è tentativo di farli ragionare che possa avere senso: non resta che darsela a gambe e, grazie all'aiuto prezioso dell'amico di sempre - Ciccio -, Giacomo prima si limita a nascondersi nei dintorni di casa propria e poi a fuggire.
Fortunatamente, per lui non è difficile orientarsi tra i luoghi aspri e selvaggi della terra in cui è nato e cresciuto; a rendere pesante la sua fuga adrenalinica è il timore di dover fare il latitante a lungo e di non poter vedere più le persone cui vuol bene (la madre, Ciccio...), con la paura che accada qualcosa di brutto a loro per colpa sua; non solo, ma Giacomo si troverà ad avere a che fare con strani ed enigmatici personaggi, alcuni dei quali potrebbero essere degli traditori e servirsi di lui per i propri personali scopi.

"Dicono che negli astri si possa leggere il nostro destino. Chissà se non vi sia davvero scritto ciò che sta per accadere.(...) Così è la vita, purtroppo. Crediamo di essere noi stessi artefici delle nostre azioni, quando invece siamo soltanto marionette. Pupi nelle mani di un puparo. "

Il nostro fuggitivo deve tirare fuori la propria scaltrezza, l'istinto di sopravvivenza, il sangue freddo, e anche la giusta dose di cinismo necessaria per non soccombere; gli eventi imprevedibili e concitati che lo travolgeranno faranno emergere delle caratteristiche di sé che non credeva di avere e che, in casi normali, disapproverebbe; ma quando è in gioco vita, interrogarsi sulla giustezza o meno di certe azioni diventa per lui l'ultimo dei problemi.


"Che senso aveva pensare che un tempo sei stato retto e onesto, quando poi vai a bussare alla porta di  certa gente? Puoi vantarti di aver sempre rispettato la legge (beh, più o meno), pagato le tasse, adempiuto ai doveri di buon cittadino. Di non aver mai oltrepassato i confini dell'etica e della  moralità. Ma dopo quel passo non conta più nulla, perché quanto di buono è stato fatto prima viene  vanificato, spazzato via come un castello di sabbia da un'onda improvvisa. Ci si sporca  indelebilmente. E io, ormai, facevo parte del lerciume. Ecco cosa continuavo a ripetermi. Io e tutta la gente con cui avevo avuto a che fare. Tutti, sì, nessuno escluso, in un calderone di immondizia."


In questo noir ad avvincere il lettore è, a mio avviso, in primis la consapevolezza di trovarsi davanti ad un protagonista comune, che non ha doti e qualità da eroe: un ragazzo simpatico, con una professione "normale", che conduce una vita senza grosse emozioni; è un buon amico e un figlio premuroso, che va a trovare regolarmente la mamma ricoverata in un ospizio; l'azione peggiore che gli si può attribuire è aver messo gli occhi su una donna fidanzata, ma questo di certo non fa di lui un uomo "in odor di mafia"!

Se non fosse che, da un giorno all'altro e per una serie di circostanze casuali (che diventano causali), si ritrova a doversi ingegnare per affrontare minacce e pericoli di morte. 
La psicologia e il carattere di questo personaggio non emergono tanto grazie al ricorso a sequenze riflessive (che comunque ci sono) lunghe, cervellotiche, e a dialoghi interiori, quanto attraverso le azioni, le scelte operate dal protagonista stesso, che tra l'altro è un tipo molto pratico, più istintivo che riflessivo, e non di rado l'istinto riesce a salvarlo da certe situazioni che volgono palesemente a suo sfavore.
La narrazione è in prima persona per cui è con gli occhi di Giacomo che viviamo ogni momento: dalla paura di restarci secco ai mille dubbi, ai pericoli che via via lo travolgono, e nonostante le disavventure egli riesce a mantenere una certa ironia e leggerezza, oltre che la speranza (incosciente?) di riuscire a cavarsela, magari giocando la mossa vincente al momento opportuno.

Le pagine de "Il Puparo" scorrono scattanti e veloci sotto gli occhi del lettore, che volta le pagine con la crescente curiosità di scoprire cosa ne sarà di questo giovanotto inseguito da criminali dal grilletto facile; le vicende si susseguono a un ritmo incalzante, dinamico, molti i momenti di tensione, che vedono il protagonista a faccia a faccia con la possibilità di chiudere gli occhi per sempre; il linguaggio è adeguato al protagonista, ai personaggi che intervengono e al contesto; la presenza del dialetto siciliano contribuisce a dare maggiore "realismo" alla narrazione e una più precisa e forte caratterizzazione dei personaggi.

Non mi resta che complimentarmi con gli autori per questo romanzo trascinante e vivace, con uno sfondo ben delineato, una trama intrigante e un protagonista scatenato pronto a tutto.

Ringrazio goWare Edizioni per la copia omaggio di questo noir, che consiglio, in particolare agli appassionati del genere. 

mercoledì 22 luglio 2020

Novità Kimerik Edizioni (luglio 2020)



Buon pomeriggio, cari lettori!!!

Oggi vi segnalo alcune uscite Kimerik Edizioni, diverse per

Partiamo dal primo libro: IO, CIRO E IL VIRUS! di Giulio Togni (LINK).


Può da un evento drammatico nascere qualcosa di buono? 
Alle volte sì, può succedere. Siamo stati costretti a un tempo sospeso per via del Coronavirus e abbiamo così compreso che la bellezza sta nelle cose semplici. 
Lo sa bene Ciro, la tartaruga con cui Giulio e sua moglie hanno trascorso la quarantena. 
Giulio lo osserva e ha modo di apprezzare uno stile di vita che impedisce a Ciro di lasciarsi turbare dagli eventi. Con il suo avanzare flemmatico, infatti, la piccola testuggine gli ricorda la necessità di affrettarsi lentamente.
Io, Ciro e il virus è un invito a tornare bambini, a lasciarsi emozionare e a vivere con tranquillità.

L'autore: Giulio Togni nasce a Roma il 17 marzo 1970. Benché laureatosi in Economia e Commercio, decide di affrontare la vita con animo libero, spogliandosi di tutti gli orpelli imposti dalla società contemporanea. Questa sua scelta lo ha portato ad avvicinarsi alla scrittura, sua grande passione da sempre. Ha acquistato la testuggine Ciro nel maggio 2019. Con lui e sua moglie Loredana ha trascorso la lunga quarantena durante l'epidemia di Covid-19 iniziata nel marzo 2020.




Proseguiamo con #Tupuoivolare di Marika Gesuè (LINK). 


Il grande potere dell'immaginazione e della fantasia aiuteranno Odette a costruire un mondo incontaminato, popolato da palloncini, contro quello reale, dominato dal suo disagio psichico. 
Inoltre, proprio a partire dalla sua spiccata capacità di immaginazione, la ragazzina riuscirà ad accettare di buon grado l'aiuto della clown-terapia, riconoscendone l'enorme potenziale nel processo di guarigione.

L'autrice: Marika Gesuè nasce nel 1992 in un piccolo paese salentino. Laureata in Psicologia clinica e della salute, ritiene la clown-terapia uno stile di vita.




E' un'umanità variegata e complessa quella delineata in OMBRE INVISIBILI di Maurizio De Giglio (link).

Ciascun personaggio ha un suo peculiare vissuto, ma quasi tutti soffrono di una sorta di incapacità comunicativa che fa da barriera tra loro e il mondo esterno. 
In tutte le storie aleggia un senso di sospensione, di inquietudine, un malessere interiore che si nasconde ma è in agguato, senza mai esplodere davvero, e che finisce per travolgere i personaggi. 
’impressione finale è quella di trovarsi di fronte a una galleria di istantanee dell’animo umano, ognuna narrata con uno stile asciutto e tagliente.

Note autore: Maurizio De Giglio nasce a Bari nel 1961. Si laurea in Giurisprudenza presso l'Università A. Moro di Bari. Negli anni '80 è coautore e conduttore del programma "Rassegne librarie" trasmesso dall'Altra Radio di Bari e commentatore sportivo a Radio Studio Uno di Bari. Negli anni '90 collabora come giornalista con il Quotidiano di Bari e con la rivista mensile di attualità culturali Radar Levante. Svolge la professione forense e collabora con la rivista dell'A.I.G.A. (Giovani Avvocati) di Bari, Aiganews. Dal 2016 al 2018 cura una rubrica sulla disabilità sul quotidiano online "Dabitonto.com". Insegna ad Andria in un istituto d'istruzione superiore. Pubblica nel 2017 una raccolta di racconti Filtri d'amore con la Booksprint Edizioni. Nel 2018 il romanzo La bacchetta spezzata - Partiture dissolte con la medesima Casa Editrice.



E termino con un saggio che mi pare davvero molto interessante: L'ONERE DELLA PROVA NEL PROCESSO PENALE di Fiammetta Cincinelli (LINK).


Il diritto a un “giusto processo”, che è fondamentale nella civiltà europea odierna, ha radici storiche molto profonde. 
A partire dagli antichi concetti romani di bonum et aequum e di aequitas, che hanno posto le basi del diritto moderno, l’autrice analizza i cambiamenti occorsi con il passare dei secoli, dal basso medioevo ai nostri giorni. 
Analizzando alcune fasi storiche cruciali, dalla caduta dell’Impero Romano all’invasione longobarda, passando per la Rivoluzione Francese, si nota come l’esperienza romana sia rimasta, nel tempo, un punto di riferimento per quanto riguarda le norme processuali.

L'autrice: Fiammetta Cincinelli è nata a Roma il 19/05/1970. Avvocato del Foro di Viterbo patrocinante in Cassazione, ha conseguito il 12/10/1995 la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Siena; ha inoltre una laurea magistrale in Lettere e una in Storia medievale. Con la Casa Editrice Kimerik ha pubblicato le seguenti opere: Aspetti della disciplina dei benefici ecclesiastici dalle origini al Decreto di Graziano (2017), Aspetti e disciplina dei benefici ecclesiastici in Età Moderna dal Concilio di Trento a Pio VI. Benefici e giuspatronato (2017), Santa Rosa da Viterbo. Vita, culto e folklore in epoca moderna (2018) e Parrocchie e parroci nel sistema istituzionale politico-religioso italiano da Benedetto XVI all'Unità d'Italia (2018 e infine, La donazione di Sutri. Il papato agli albori del potere temporale (2020).

martedì 21 luglio 2020

Nuove uscite Amazon Publishing: "Peggio per chi resta" di Valeria Corciolani || "A un solo passo da te" di Amabile Giusti



Cari lettori, oggi vi presento due uscite Amazon Publishing; spero possano rientrare nei vostri gusti ^_-



Peggio per chi resta (La colf e l'ispettore Vol. 5) di Valeria Corciolani sarà disponibile dal 21 luglio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo (LINK). 

Dal mare alla montagna: un viaggio che comincia con una vacanza e si trasforma in un nuovo intrigante caso per Jules e Alma

Che cosa ci fanno Jules e Alma, con tanto di prole e suocera al seguito, su un pulmino a nove posti stracarico di bagagli? Strano a dirsi, stanno per concedersi una vacanza dove l’ispettore Rosset è nato e cresciuto: in Valle d’Aosta. 
Neanche il tempo di scendere dal pulmino, però, e Jules si trova invischiato nel caso più destabilizzante della sua carriera: Lia Favre, amica di infanzia e suo primo amore, è scomparsa senza lasciare tracce. E il tuffo nel passato è senza pietà.
Ci vorrà Alma per aiutarlo ad annodare i fili tra presente e passato, anche se la trasferta ha scombussolato pure lei. 
A dar loro manforte l’immancabile acume dell’Alfonsina, coadiuvata questa volta dal sapere contadino della signora Bruna e dalla combattiva sagacia della viceispettrice Piera Jantet.
Scopriranno che “è male per chi va”, certo, ma a volte è forse “peggio per chi resta”.


L'autrice.
Valeria Corciolani è nata e vive a Chiavari, con marito, due figli, un geco e un gatto di nome Elwood, in onore del personaggio dei Blues Brothers. Laureata in Belle Arti, lavora come grafica/illustratrice e conduce corsi nelle scuole per avvicinare i bambini all’arte e alla creatività. Si occupa di fotografia, allestimenti e complementi di arredo in eco-design. Zitta zitta, si mette a scrivere e nel 2010 pubblica per Mondadori il suo primo romanzo, Lacrime di coccodrillo (riproposto da Emma Books). Nel 2012 si cimenta con il racconto Il Gatto, l’Astice e il Cammello (Antologia “Giallo Panettone”, Mondadori, ora Emma Books) e si diverte così tanto che ne scrive un altro, Mephisto (Antologia “Animali noir”, Falco Editore). Con Emma Books pubblica Il morso del ramarro (finalista al Premio internazionale di letteratura Città di Como 2015), il racconto Pesto dolce – la ricetta della possibilità e La mossa della cernia. In Peggio per chi resta tornano la colf e l’ispettore che hanno conquistato i lettori in Acqua passata, Non è tutto oro, A mali estremi e E come sempre da cosa nasce cosa (Amazon Publishing).




A un solo passo da te di Amabile Giusti sarà disponibile dal 28 luglio a 4,99€ in eBook e 9,99€ in cartaceo (LINK). 


Anna May e Lorna May sono due sorelle gemelle di sedici anni. Praticamente identiche nell’aspetto e molto legate, hanno caratteri diversi: Lorna è solare e socievole, Anna è cupa e introversa. Conducono una strana vita insieme alla madre, una hippie appassionata di arte: si spostano da un paese all’altro degli Stati Uniti e non si fermano mai a lungo. 
Giunte in Idaho, il destino ha in serbo un imprevisto terremoto alla loro complicità.
Il terremoto in questione si chiama Chayton, ha diciassette anni, abita nella casa vicina e frequenta il loro liceo. Ha origini nativo americane e lunghi capelli neri, ma i suoi occhi sono verdi come la natura selvaggia che circonda le Montagne Rocciose. 
Anna May ne è subito intrigata: con un unico sguardo, Chayton colpisce e affonda il suo cuore inesperto. Per lei non è facile fronteggiare i tormenti del primo amore, soprattutto perché quel ragazzo appare più attratto da Lorna May.
In paese girano voci inquietanti su di lui: ma è davvero un cattivo soggetto o i suoi modi beffardi celano un’anima torturata da un segreto inconfessabile?
Anna May vuole scoprire cosa nasconde Chayton, anche a costo di soffrire. Anche a costo di fuggire e di incontrarlo di nuovo, diversi anni dopo, quando entrambi sono profondamente cambiati e tutto sembra perduto. Non è vero che l’adolescenza fa provare solo sentimenti superficiali. 
Non è vero che ciò che avviene a sedici anni non può dirsi eterno e che il tempo guarisce ogni ferita.
Ci sono ferite che continuano a sanguinare e amori destinati a durare per sempre.

L'autrice.
Amabile Giusti è calabrese. È un ex avvocato che ormai si dedica completamente alla scrittura. La sua vita è creare romanzi e il suo sogno nel cassetto è vivere in un casale, dove inventare le sue storie circondata dal verde e da tanti animali.
Per farla felice, regalatele un saggio su Jane Austen, un ninnolo di ceramica blu, un manga giapponese o una pianta grassa piena di spine. Amabile spera di invecchiare lentamente (sembra sia l’unico modo per vivere a lungo), ma mai invecchiare dentro. Ascolta molto e parla poco ma, quando scrive, non si ferma più...
Dal 2009 ha pubblicato numerosi romanzi sempre più amati dal pubblico: Non c’è niente che fa male così, Cuore nero, Cuore cremisi, la serie di Odyssea (Oltre il varco incantato, Oltre le catene dell’orgoglio, Oltre i confini del tempo, Oltre il coraggio del sacrificio), L’orgoglio dei Richmond, Solo non si vedono i due liocorni, Vieni a vedere perché, e con Mondadori Trent’anni e li dimostro e La donna perfetta. Per Amazon Publishing ha scritto: Tentare di non amarti (2015), il sequel C’è qualcosa nei tuoi occhi (2016), È un giorno bellissimo (2017), Perché la notte appartiene a noi e Ogni volta che sono solo con te (2018), Come nessuno al mondo e Non cercavo qualcuno da amare (2019).
Con lo pseudonimo di Virginia Dellamore ha pubblicato numerosi romance storici: Lady Opaline, Una stravagante ragazza perbene, Non posso esistere senza di te, Un lord da conquistare, Un mascalzone senza pari, Il diavolo e la rosa, Di tutte le virtù e l’antologia I Regency.

lunedì 20 luglio 2020

Le mie prossime letture (luglio 2020)




Un dramma dolorosamente attuale che si consuma da molti decenni, una storia tragica dei nostri giorni nella quale Yasmina Khadra con lucidità e commozione riesce a dipingere la realtà del terrorismo, a porre quesiti, a illuminare contrasti e contraddizioni.


L'ATTENTATO
di Yasmina Kandra



Sellerio Ed.
trad. M. Bellini
264 pp
L’attentato non è un romanzo sul terrorismo, per quanto ne sia pervaso dall’inizio alla fine: non è sulle circostanze ideologiche o storiche di esso; sulla giustizia o il torto di una causa, benché alcune pagine incancellabili pongano il lettore nel mezzo della tragedia palestinese. 
È un romanzo, lucido e lacerante, sulla paranoia che il terrorismo genera quando diventa orrore quotidiano; quando non è esterno ed estraneo, ma si pone come alternativa esistenziale con cui ciascuno deve, nessuno escluso, fare i conti.
Amin Jaafari è un chirurgo di Tel Aviv, figlio di beduini naturalizzato israeliano, ottimamente integrato nel successo di una carriera costruita per mezzo del «sedurre e rassicurare», in cui «ogni successo era un’offesa al loro rango». 
Un attentato di kamikaze vicino al suo ospedale conduce alle sue cure feriti su feriti e arrivano, insieme ad essi, gli agenti dei servizi segreti che arrestano Amin e cominciano a interrogarlo per giorni. Sihem, la bella, intelligente, ammirata moglie di Amin è tra le vittime ma porta sui resti i segni di essere lei l’attentatrice. Pressioni degli investigatori e intimidazioni della gente non convincono il medico. Liberato, giorni dopo, scopre a casa la prova dell’incredibile: è lei l’attentatrice. 

Così inizia un’indagine personale: «voglio sapere chi ha indottrinato mia moglie, l’ha bardata di esplosivo» ma soprattutto perché «non sono stato capace di farle preferire la vita». Nessuno lo sarebbe stato, perché a tutto si sopravvive ma «non si sopravvive al disprezzo, quando solo questo si è visto per tutta la vita» e «come morire degnamente» diventa la sola «idea fissa».
La ricerca porterà alla verità dei fatti. Sarà per Amin un percorso iniziatico, che si tinge inevitabilmente di ricordi personali. La rivelazione della realtà, di fronte a cui era cieco, degli artefici dell’odio e dei luoghi dove nasce. Ma soprattutto l’immersione nella mente di chi sceglie, contro tutta la felicità e la vita, ciò che crede sia il martirio.

L'autore.
Yasmina Khadra, pseudonimo di Mohamed Moulessehoul, è uno scrittore stimato e apprezzato nel mondo intero. Nato in Algeria nel 1956, reclutato alla scuola dei cadetti a nove anni, è stato ufficiale dell’esercito algerino. Dopo aver suscitato la disapprovazione dei superiori con i suoi primi libri, ha continuato usando come pseudonimo il nome della moglie. Nel 1999 ha lasciato l’esercito svelando così la sua vera identità e ha scelto di vivere in Francia. In Italia sono pubblicati molti dei suoi romanzi, tra cui i due noir Morituri (1998) e Doppio bianco (1999), e Quel che il giorno deve alla notte (2009), miglior libro del 2008 per la rivista letteraria «Lire» (adattato a film nel 2012). Con Sellerio: Gli angeli muoiono delle nostre ferite (2014), Cosa aspettano le scimmie a diventare uomini (2015), L'ultima notte del Rais (2015), L'attentato (2016), dal quale è stato tratto il film di Ziad Doueirie, e Khalil (2018)
.


Amore, dolore e amicizia. Una storia indimenticabile, autentica e commovente.



IL COLORE DEI FIORI D'ESTATE
di Anna Jean Mayhew



Ed. Newton Compton
352 pp


In una torrida giornata dell’agosto 1954, Jubie Watts, una ragazzina di tredici anni, parte con la famiglia per una vacanza in Florida. Insieme a lei, stretti in macchina, ci sono i tre fratelli, la madre e Mary Luther, la domestica. 
Mary vive con loro da tanti anni e Jubie le è affezionatissima. Non solo si è sempre occupata della casa e della cucina, ma con la sua presenza dolce e amorevole ha spesso compensato gli scatti d’ira del signor Watts e la freddezza della moglie. 
Ma Mary ha una colpa gravissima agli occhi di molti: è una donna di colore in una società razzista. Man mano che il viaggio procede verso sud, Jubie sperimenta per la prima volta le terribili conseguenze delle restrizioni razziali, fino a quando una vera e propria tragedia sconvolge la sua vita. Sarà allora che la ragazza capirà l’importanza di difendere i diritti civili, troverà il coraggio di confrontarsi con i limiti della sua famiglia e di combattere per un futuro di libertà e indipendenza.


L'autrice.
Anna Jean Mayhew è nata e cresciuta nel North Carolina, dove vive tuttora. Ha lavorato come redattrice per un giornale medico e per una rivista di fantascienza. Con Il colore dei fiori d’estate, il suo primo romanzo, vincitore del Sir Walter Raleigh Award e finalista al SIBA Book Award, racconta il periodo della segregazione razziale in America, che ha vissuto in prima persona da ragazza. Per saperne di più visitate il suo sito: www.ajmm.net
.

domenica 19 luglio 2020

Segnalazione Fantasy: “Il lungo inverno invincibile” di Silvia Tufano



Il 22 giugno è uscito il nuovo libro fantasy di Silvia Tufano, “Il lungo inverno invincibile”, edito da Scatole Parlanti-Edizioni Alterego.
Il libro è ora in vendita su tutti i bookshop online (Amazon, Feltrinelli, Ibs, Libreria Universitaria,
Unilibro, etc.) e ordinabile in tutte le librerie d’Italia.


114 pp
14 euro
Giugno 2020
Il romanzo parte dal primo incontro tra i due protagonisti che non avviene in uno scenario idilliaco; malgrado ciò Bob capisce subito di trovarsi di fronte a un bambino speciale, Robert.
Il legame tra i due risulta subito palpabile e indissolubile, ma un lungo inverno – metaforico e non solo climatico – spinge il loro cammino su due percorsi paralleli. 
Le loro unicità e le loro storie si fondono in un vortice di affetto, amicizia e surrealismo, in una dimensione spazio-temporale senza limiti e oltre il tempo. Quanto di quello che avranno vissuto insieme, però, sarà realmente accaduto e quanto, invece, soltanto immaginato?

Un romanzo fantasy che affronta la precaria condizione umana nella lotta costante per l’emersione dalla condizione di  "trasparenza” umana e sociale dei protagonisti di una narrazione avvincente, ricca di colpi di scena. 
L’assenza di percezione dell’altro, infatti, rimanda a un tema molto caro all’autrice: l’invisibilità. Possiamo dire che tutti i suoi scritti rimandano a questo minimo comun denominatore che è il “passare inosservati” non tanto in quanto persone fisiche, ma in quanto portatori di idee ed in particolare di affettività, vicinanza, cura.


L'autrice.
Silvia Tufano, pedagogista specializzata nel recupero del disagio sociale, è già nota al mondo
letterario per i suoi precedenti lavori come la raccolta di racconti brevi Il sole sorge a est (Aletti
Editore, 2014) e il romanzo La pioggia si può bere. Si è aggiudicata quattordici premi letterari in Italia e all’estero. Artista poliedrica, è conosciuta anche negli Stati Uniti, con cui intrattiene rapporti lavorativi costanti dal 2016.

sabato 18 luglio 2020

Recensione: IL KILLER DELLE TOMBE di Alexander Hartung



Berlino, 2013. C'è un assassino cui dar la caccia, tanto pericoloso quanto molto intelligente, che individua le proprie vittime secondo precise ragioni e la cui morte è anticipata da lapidi in cui vi è scritta la data del decesso di ciascuna, che avviene puntualmente e con caratteristiche molto simili tra loro. L'ispettore Jan Tommen, reduce da un'esperienza che definire traumatica vuol dire usare un eufemismo, è di nuovo al lavoro e deve arrestare la serie di morti che sta spaventando la città tedesca.



IL KILLER DELLE TOMBE
di Alexander Hartung



Amazon Crossing
trad. C. Acher Marinelli
355 pp
Come vi sentireste se un giorno, recandovi al cimitero, scopriste che è pronta la vostra lapide e che su di essa c'è pure annotato il giorno della vostra morte? 

Io ne sarei a dir poco turbata, e il turbamento si tramuterebbe ben presto in brividi di inquietudine e paura nel notare come il giorno della presunta morte sia fissato per... il giorno dopo!

Ecco, questa è la stramba situazione davanti alla quale si trova uno pneumologo di una certa notorietà, il dottor Valburg, che - nel portare fiori sulla tomba della moglie deceduta qualche anno prima - sbianca nel leggere che la visita della "vecchia signora" è prevista anche per lui per il giorno dopo.

Uno scherzo di cattivo gusto da parte di qualcuno che si vuol divertire in modo macabro?

La centralinista, che risponde alla concitata e un po' bizzarra telefonata dell'uomo, non sa cosa consigliargli, se non che di allontanarsi dal cimitero e di rivolgersi al più vicino posto di polizia. Ma Valburg non arriverà mai in centrale e il suo corpo verrà rinvenuto cadavere l'indomani, nella fossa scavata proprio per lui, con il cranio fracassato e gli occhi cavati.

E' solo il primo di altri decessi che si succederanno nel giro di breve tempo e a Jan non resta che rimboccarsi le maniche e cercare di avviare un'indagine certosina con la quale scandagliare nell'esistenza delle vittime.

Tanto per iniziare, il dottor Valburg era davvero il professionale e sobrio pneumologo a cui tanti pazienti si rivolgevano? Apparentemente sembra si tratti di un uomo avanti negli anni e con una vita tranquilla, vedovo inconsolabile, forse con una piccola debolezza ma non tanto rilevante da renderlo una possibile vittima di un folle killer, che tra l'altro ha pure mutilato il corpo...

Tommen non sa che pesci prendere, anche se fortunatamente ad aiutarli ci sono i suoi amici e collaboratori fidati: c'è Chandu l'esattore (che per ottenere ciò che vuole dai propri loschi informatori non esita ad alzare le mani, e lui è un omone dal fisico possente e dai modi poco gentili e poco ortodossi), Max (un giovanotto esperto in hackeraggi informatici) e Zoe, medico legale dai modi scorbutici e dalla lingua pungente come i bisturi di cui si serve abitualmente per sezionare cadaveri.

La squadra - per quanto anticonvenzionale - c'è e lavora sodo, e ogni membro mette in campo le proprie abilità, competenze, con annessi  mezzucci non proprio legali, e soprattutto a far da collante è l'amicizia e lo slancio nel dare il proprio contributo in un'indagine che sin dalla prima lapide si rivela complessa.

I morti non si fermano, nuove tombe affiorano e su di esse campeggiano altre sinistre promesse di morte.

Ogni volta Tommen fa di tutto per organizzare i controlli nel modo più serrato possibile attorno ai cimiteri o alle case delle potenziali vittime, ma ogni volta, e spesso per un soffio, il killer delle tombe la fa franca.
La polizia berlinese è frustrata, impotente perché sembra quasi impossibile proteggere le vittime da un progetto criminale architettato con scaltrezza e, in un certo senso, con razionalità e secondo una certa logica.

Il killer che stanno cercando non è uno sprovveduto, che ammazza gente a caso con una furia cieca e in preda a raptus: tutt'altro, l'uomo sceglie ogni vittima e l'uccide e la mutila secondo una ragione ed un criterio ben precisi.

Cosa unisce i defunti? Cosa ha a che fare un assicuratore di polizze sanitarie con un piccolo criminale ed entrambi con uno pneumologo?

Scoprire il filo rosso che lega queste persone e il killer che le ha prese di mira, è l'obiettivo principale di Jan e compagni.

Quando nella ricerca dell'assassino viene coinvolto anche un ambasciatore politico, il gomitolo sembra aggrovigliarsi per poi srotolarsi e far luce su tutti gli intrecci necessari per individuare il killer delle tombe, prevederne le azioni e, più di tutto, fermarlo.

A rendere il suo arresto ancora più urgente si aggiunge il rapimento di un membro del team di Tommen, il quale farà di tutto, in una vera e propria corsa contro il tempo, per impedire che una persona a lui cara sia uccisa dal pluriassassino.

"Il killer delle tombe" è un thriller-poliziesco dal ritmo costantemente incalzante, dall'andamento cinematografico (ce lo vedrei come film tv) e con un susseguirsi degli eventi avvincente; l'idea di base (la morte annunciata dalla presenza della lapide) è intrigante; il protagonista è un poliziotto che si sta ancora riprendendo dalla difficile esperienza vissuta non molto tempo prima (non la svelo nel caso aveste voglia di saperne di più, in quanto essa è oggetto del primo libro della serie su Jan Tommen, "Un debito è per sempre") e che infatti lo condiziona nello svolgimento del proprio lavoro, rendendolo non poco insicuro, pieno di sensi di colpa e con troppi incubi a togliergli il sonno.

Ma poichè nel proprio lavoro è bravo e determinato, il suo superiore, Bergman, lo sa e fa di tutto perché Tommen la smetta di affliggersi e piangersi addosso e si decida a riprendere in mano la propria vita, anche perché la polizia di Berlino ha bisogno di lui.


Attraverso indagini e ricerche, grazie ai preziosi contributi di Chandu -habituè di ambienti frequentati da individui poco raccomandabili -, della burbera Zoe - che sa cosa cercare sui corpi martoriati dei morti -, e del piccolo genio informatico che sa come scovare informazioni preziose e localizzare celle telefoniche, Tommen riuscirà progressivamente a non brancolare nel buio e a capire il movente: una volta individuata l'identità del killer, resta da comprendere il perchè di tutta questa macabra e sanguinosa messinscena.

Perché ha ammazzato quelle persone? Cosa li univa ad esse? Da quali motivazioni e sentimenti è mosso?

Bello, mi è piaciuto e lo consiglio, in particolare a chi si appassiona nel seguire indagini complesse.

venerdì 17 luglio 2020

Dal 23 luglio in edicola i romanzi di Lucinda Riley - in uscita con Donna Moderna


Care lettrici che amate e leggete i romanzi della bravissima scrittrice irlandese Lucinda Riley: sappiate che vi aspetta in edicola un'imperdibile collezione, che comprende i primi 5 episodi dell'appassionante saga "Le Sette Sorelle" (che diventerà una serie tv!)  con l'aggiunta di altri 3 titoli autoconclusivi altrettanto belli.

Vi piace questa iniziativa?
Sì?? Allora segnatevi le date di uscita delle copie, a partire dal 23 luglio.



In edicola insieme alla rivista Donna Moderna troverete la prima uscita ( Libro + rivista a 7,90€).


23 Luglio: Le Sette Sorelle
20 Agosto: La Ragazza della Luna 
27 Agosto: La Lettera D'amore
3 Settembre: La Luce alla Finestra
10 Settembre: Il Profumo della Rosa di Mezzanotte


Per quanto concerne la saga, personalmente sono interessata ad Ally nella tempesta perché lo lessi in formato digitale e ci terrei ad avere la copia, e poi La ragazza della Luna che ancora né leggo né posseggo; degli ultimi tre, ho una copia del Profumo della rosa...., e mi mancano gli altri due..., per cui ci faccio un pensierino ^_-

mercoledì 15 luglio 2020

Recensione: GLI SCOMPARSI di Alessia Tripaldi


Un cadavere orribilmente mutilato, rinvenuto nel bosco; un ragazzo smarrito e magro, l'unico che potrebbe dare informazioni utili per l'inspiegabile omicidio; una giovane donna, commissario di polizia, alla ricerca di risposte racchiuse tra i fitti percorsi di boschi impenetrabili tanto quanto la mente del ragazzo; un giovane uomo appassionato di Criminologia con un cognome attorno al quale pesano pregiudizi e diffidenza.



GLI SCOMPARSI
di Alessia Tripaldi



Rizzoli Ed.
398 pp
19 euro
Luglio 2020
Lucia Pacinotti è un commissario di polizia che una mattina si trova davanti al cadavere di un uomo ucciso a coltellate, il cui volto è stato preso a sassate con foga e i cui occhi sono stati cancellati con due incisioni a forma di croce; quel corpo così malridotto è irriconoscibile, non ci sono documenti grazie ai quali risalire alla sua identità e l'unica persona che potrebbe fare chiarezza in questo senso pare non essere in grado di dare tutte le risposte.

Risposte che sono invece urgenti, per avere una prima pista dalla quale partire, per capire chi abbia ucciso con tale ferocia lo sconosciuto rinvenuto in un tumulo di sterpaglie.
Il giovanotto trovato nel bosco accanto al cadavere dichiara di chiamarsi Leone e di essere il figlio dell'uomo, di aver sempre vissuto nei boschi da solo con il padre e senza altre persone attorno.

E' evidente come si tratti di un ragazzo fragile, spaventato, e l'eccessiva magrezza, il mutismo nel quale si chiude dopo aver dato poche e vaghe risposte, lo sguardo inquieto e perplesso proprio di chi non capisce certe domande, fanno pensare che ci sia qualcosa di strano dietro i suoi brevissimi racconti.
Lucia non capisce se Leone sia un po' tardo o se sia stato il tipo di vita - dura, priva di agi, solitaria e selvaggia - a renderlo così, "sulle sue", chiuso, diffidente e con una luce ferina negli occhi, solitamente abbassati per non incrociare quelli altrui.

Chi è Leone? Si chiama davvero così e il morto è realmente il padre?
Quale segreto si nasconde tra le montagne impenetrabili del Centro Italia? 

Le domande cui il bel commissario deve tentare di dare risposta sono più d'una e lei e l'ispettore Fabrizio Mori non sanno da dove partire.
Ed è la consapevolezza del buio, in cui ha appena cominciato a brancolare, ad accendere una lampadina nella sua testa: e se provasse a chiamare il suo vecchio compagno di università, Marco Lombroso?

I due hanno frequentato insieme Criminologia (anche se Marco non ha mai completato gli studi), e durante gli anni universitari avevano stretto una bella ed intima amicizia, fatta di ore trascorse a parlare di delitti e crimini misteriosi e complessi, cercando di fare ipotesi per individuare moventi ed assassini.
Eppure qualcosa a un certo punto si era spezzato e, dopo un singolo attimo di intimità in cui i due ragazzi si erano lasciati andare alla passione, Marco è fuggito senza dare più segni di vita, e lasciando amareggiata e delusa la sua amica Lucia.

Marco, un vero e proprio orso solitario, taciturno, introverso, incapace di stabilire delle vere e ricche relazioni umane (pur essendo lui molto interessato all'essere umano, o meglio ai suoi processi mentali), negli anni passati si era completamente perso tra le foto di criminali e le annotazioni del suo trisavolo, il celebre e discusso Cesare Lombroso -, contenute in un baule tenuto intenzionalmente nascosto.
Marco aveva capito che - pur sbagliando nel credere che fosse possibile individuare un potenziale criminale sulla base di specifiche caratteristiche fisiche - il suo trisnonno aveva fatto qualcosa che prima di lui a nessuno era venuto in mente: ascoltare i criminali, entrare in empatia con loro, per penetrare nei meandri della loro mente.

Ed è quest'ultimo importante aspetto che rende Marco vicino a Cesare Lombroso: il desiderio (o l'ossessione?) di trovare la chiave d'accesso alle zone d'ombra della mente umana.

Quando Lucia lo chiama in causa perché l'aiuti a dipanare il mistero del “ragazzo dei boschi”, Marco è  costretto a riaprire il vecchio baule e, nei pattern che collegano i crimini più efferati della Storia, cercare di vedere la verità che spiega i come e i perché; ma per trovarla è necessario addentrarsi nei fitti boschi delle montagne e in quelli ancora più intricati dell’ossessione per il male.

Lucia e Marco cominciano a lavorare di nuovo fianco a fianco, come una squadra, e trovando l'affiatamento di un tempo; gli ostacoli non mancano sin da subito, eppure Marco riesce ad entrare in contatto con un soggetto complesso come Leone e a parlargli in modo da dissuaderlo a fornirgli informazioni utili.

Ciò che apprendono è una verità dolorosa, che li sgomenta e li getta in un profondo turbamento: Leone è stato un bambino che ha avuto la sfortuna di incontrare un "orco cattivo", un mostro che lo ha sottratto alla propria vita, alla propria famiglia, per portarlo con sè in una tana nascosta nei boschi di montagna, crescendolo con estrema durezza, secondo la propria visione della vita, del mondo, i propri "princìpi di fede", facendo di Leone un suo piccolo discepolo, completamente asservito a lui, manipolato, trattato come un animaletto selvatico da addestrare, da preservare - secondo la mente malata di questo rapitore - rispetto a un mondo che vive nel peccato.

Nel proseguire le ricerche, facendo domande alle persone del posto, ricostruendo il possibile profilo e dell'uomo ucciso e dello stesso Leone, grazie in particolare agli archetipi di Jung*, Marco e Lucia riescono ad ottenere risultati che via via rendono il quadro della situazione più nitido: scoprono l'identità del rapitore e tante informazioni che permettono loro di capire perchè e come abbia agito negli anni, e ad emergere chiaramente è che gli scomparsi per mano di questo invasato sono tanti...

Quanti bambini innocenti sono stati strappati ai loro cari, alla loro infanzia... per essere catapultati in un vero e proprio inferno, fatto di botte, fame, sete, abusi fisici ed emotivi, ore intere trascorse nel buio di una prigione  fredda e fetida?
E soprattutto, che ne è stato di queste creature? Sarà possibile ritrovarle vive e salvarle?

E' l'obiettivo più importante che si è prefissa Lucia: arrivare in tempo e salvare le vittime, e per far questo devono ricorrere a ciò che è disposto a raccontare e ricordare Leone, spinto dalle domande insistenti e pertinenti di un sempre più coinvolto Marco.

Marco Lombroso è un protagonista affascinante proprio perché, pur avendo tutte le carte in regola per essere un buon criminologo - di quelli bravi, che aiutano la polizia ad acciuffare un serial killer -, cova dentro di sè qualcosa di vagamente inquietante, di oscuro, di respingente, e la parentela con uno scienziato che ha fatto tanto parlare per le proprie idee e i propri studi su chi commette crimini, contribuisce a conferirgli questi tratti: nel suo approccio ai criminali, a guidarlo è unicamente la ricerca della verità e della giustizia, o c'è un interesse più morboso verso i meccanismi psicologici che stanno alla base di un comportamento delittuoso? 

"..mi porto dentro anche la sua malattia! (...) Sono ossessionato come lui dagli psicopatici, dai criminali, e sai perché? Perché siamo come loro, le nostre menti sono deviate come le loro! Vogliamo capirli, riusciamo a capirli, perché abbiamo lo stesso buco nero nel cervello!" 


Lavorare a questo caso fa venire a galla i lati più oscuri della sua mente e della sua anima, quelle zone buie che lui per primo vorrebbe non avere e non mostrare, cosciente di come esse lo gettino in uno stato ossessivo in cui si lascia completamente fagocitare dalla ricerca di connessioni e schemi utili a conoscere le personalità degli psicopatici, a comprenderne e prevederne azioni e comportamenti.


Al suo esordio, Alessia Tripaldi ha scritto un thriller davvero appassionante, creando alla perfezione un'atmosfera ricca di pathos, in un saliscendi di tensione narrativa che ti risucchia nel medesimo vortice dei protagonisti.

Di questo romanzo mi è piaciuto tutto: l'ambientazione del delitto e dei rapimenti (il bosco, un luogo difficile da penetrare, conoscere, e in cui smarrirsi è fin troppo facile, il che lo rende angosciante); i riferimenti a casi di minori scomparsi, reali e tristemente famosi; la centralità di Jung (e dei suoi archetipi), e del defunto Lombroso, la cui presenza aleggia in tutto il libro e influenza suo malgrado Marco, che da una parte vorrebbe potersi liberare del peso di questo cognome e da ciò che esso comporta, dall'altra ne è inevitabilmente soggiogato, e noi lettori lo siamo insieme a lui; tutta la parte (triste e dolorosa) relativa alle povere creature rapite e al loro rapitore; il lavoro investigativo condotto per scandagliare nelle vite delle persone coinvolte nel caso e per poter comporre un puzzle tutt'altro che semplice; il rapporto complicato tra Lucia e Marco, la cui comune passione per la criminologia è un aspetto che li accomuna e, al tempo stesso, potrebbe finire per dividerli. 
Mi ha rapita, in generale, la bravura dell'Autrice nel prendermi per mano e condurmi in un viaggio dove la ragione cede il posto alla pazzia, al fanatismo pericoloso, a vizi segreti e patologici; tra le maglie di un'ampia e intricata indagine su minori scomparsi/rapiti vengono fuori le ombre inquietanti che accompagnano ciascun uomo e, come non di rado accade, ad essere colpevole è colui che dall'esterno sembra essere una brava persona, magari anche molto religiosa e pia, e che invece nasconde dentro di sè un buco nero di follia, di sadismo, che le fa compiere cose orribili.

Non riesco a trovare nessuna pecca in questo libro, se non che a un certo punto è terminato, ahimé; è uno di quei libri che, quando inizi a leggerli, non accetti distrazioni e vorresti andar dritto come un treno fino all'ultima pagina per non perdere una virgola e risolvere ogni singolo nodo, rispondere a tutti i perché.

Ringrazio di cuore l'Ufficio Stampa della Rizzoli per la copia omaggio e non mi resta che consigliare caldamente questo romanzo, in special modo a quanti sono appassionati di questo genere. 



*un archetipo è una struttura, una configurazione della psiche, che può in modo del tutto autonomo e orientativo dare forma a contenuti del pensiero, emozioni e comportamenti finalizzati negli esseri umani (fonte).