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venerdì 16 maggio 2025

[ Recensione ] LA LEVATRICE DI NAGYRÉV di Sabrina Zuccato



Innocenti e colpevoli, forti e fragili, anziane e giovani, benestanti e miserabili, buone e perfide, vittime e carnefici, assassine e complici, madri e figlie, mogli e nuore...: le donne di questo romanzo storico incarnano tanti ruoli e le più diverse sfaccettature dell'animo umano, ritagliandosi il ruolo di protagoniste all'interno di un contesto sociale che le vorrebbe comparse docili e sottomesse.


LA LEVATRICE DI NAGYRÉV
di Sabrina Zuccato


Marsilio Ed.
448 pp
"Un villaggio sperduto, lontano dal progresso e da ogni assistenza statale. Le nostre voci sono echi sperduti nel nulla, le nostre richieste d’aiuto sassi gettati nell’acqua. Ho notato come ci trattate: alla stregua delle bestie che alleviamo. Non è forse violenza questa? Quale scelta abbiamo quando veniamo derise, violate, vessate, picchiate? Quando dobbiamo procreare come fossimo vacche da monta? Che fine fanno le nostre suppliche quando, dalle nostre famiglie, veniamo costrette a sposarci con uomini che disprezziamo? Chi ci ascolta quando, esauste di tutto questo, se solo proviamo ad alzare la testa ci ritroviamo una catena sui denti?"

È il 1929 e a Nagyrév, un piccolo villaggio sperduto nella pianura ungherese, viene rinvenuto un cadavere sulle sponde del fiume Tibisco.
Si tratta di un'anziana contadina e quella che, a uno sguardo superficiale, potrebbe sembrare una morte accidentale, si rivelerà un omicidio.
I compaesani della vecchia, Julianna Antal, sono convinti che sia stata ammazzata dalla sua stessa figlia, Anna, chiamata "la lurida" a causa del suo aspetto trasandato, dei suoi abiti sporchi, cui si aggiunge un modo di comportarsi cattivo e perfido, soprattutto nei confronti dell'anziana madre, che subiva quotidianamente le percosse e le ingiurie di Anna.
Anna, infatti, provava un profondo odio verso Julianna e non esitava a maltrattarla ed umiliarla in ogni modo possibile.
Che abbia ucciso lei la propria madre, stufa di averla tra i piedi?

Tutti sono straconvinti della sua colpevolezza e incoraggiano il capitano ad andare ad arrestarla, senza indugio, così da liberare tutti loro dalla squallida e malvagia presenza costituita da Anna la lurida e dalla sua stupida figlia Bianka, sicuramente marcia nell'animo come sua madre.

"Sembrava che gli abitanti di Nagyrév si sforzassero strenuamente affinché la morte non rovinasse la quiete del loro piccolo paese: un cadavere era stato lasciato alla mercé delle bestie per un’intera giornata, per essere infine spostato nella stamberga  di un disadattato. In quello strano villaggio, perfino la sgradevolezza fisica veniva additata come un marchio..."


A indagare su questo possibile assassinio è il capitano Zsigmond Danielovitz, accompagnato dal giovane sottufficiale Bàlint.

Zsigmond è un uomo sveglio e dotato di un buon intuito e non poca determinazione e, nonostante percepisca sin dai primi momenti dell'indagine, che i gli abitanti di Nagyrév non siano proprio amabili e disponibili a collaborare, non si lascia abbattere e comincia a interrogare coloro che, man mano, si rivelano vicini alla vittima o comunque informati in merito alle circostanze che potrebbero aver portato al suo assassinio.

Ovviamente, la principale sospettata viene immediatamente interrogata con domande incalzanti dal capitano, che ben presto ottiene una drammatica confessione, ma essa sarà soltanto la prima di una serie di storie inquietanti e tristi di cui verrà a conoscenza nel corso della propria permanenza (inizialmente tollerata ma poi apertamente osteggiata dalla comunità) e che gli restituiranno un quadro complessivo di Nagyrév davvero cupo e sinistro.

Dietro agli occhi degli abitanti dell'apparente tranquillo paesino ungherese si cela qualcosa di oscuro che mette i brividi. 

Al di là del suggestivo e accogliente odore di legna arsa, del calore rassicurante del sole che inonda di luce i tetti e le strade, ciò che si palesa alla vista del capitano, col passare dei giorni, è una realtà rurale oltremodo povera, lontana da ogni forma di benessere; in luoghi come questo, l’esistenza umana si svolge a stretto contatto con il fiume e l’agricoltura, la vita della maggioranza è modesta, scandita dal duro lavoro artigianale o nei campi, ma ciò su cui l'Autrice ci induce a soffermarci è, in particolare, la quotidianità delle donne di Nagyrév.

Quando Zsigmond intuisce che la morte violenta di Julianna è solo un anello di una lunga catena di scomparse, incidenti e morti "strane", capisce anche che per individuare l'origine della catena e la causa di tutto, deve entrare nel microcosmo femminile del piccolo villaggio. 

E, in special modo, deve arrivare alla figura principale, attorno alla quale agiscono le donne: la levatrice di Nagyrév, Zsuzsanna Fazekas.

Ostetrica, guaritrice, strega, fattucchiera...: zia Zsuzsi è odiata e amata dai compaesani, che la disprezzano e la temono, la guardano con disapprovazione e scherno ma, quando ella passa in mezzo a loro, non si azzardano ad urlarle dietro ingiurie per paura che la levatrice lanci loro addosso una maledizione, un maleficio.

"E così le sue conoscenze erboristiche, unite a certe maldicenze che da sempre circolavano sul conto delle ostetriche, avevano contribuito a renderla una donna diversa dalle altre: una guaritrice, quando gli abitanti erano benevoli; una strega, quando invece l’invidia e la calunnia soverchiavano ogni giudizio."

È un contesto in cui la superstizione serpeggia tra gli uomini e le donne, che non esitano ad etichettare la donna come un essere con poteri straordinari, per lo più malefici, in grado quindi di attirarsi la condanna divina, la stessa inflitta al diavolo.

Ma nella realtà, quando poi serve, tutti mandano a chiamare la levatrice, perché non sempre è possibile interpellare il medico (per ragioni di tempo o economiche...), e lei è - a dispetto dei pregiudizi e dell'ignoranza - esperta in ciò che fa, nelle soluzioni e negli aiuti che offre.

L’ostetrica, infatti, studia seriamente e a fondo i malati che le vengono affidati, distinguendo tra coloro che possono ricevere e beneficiare di una guarigione e quanti invece sono ormai agli sgoccioli e vanno aiutati ad andarsene "dolcemente".

Ma non è solo per motivazioni legate alla salute fisica di un famigliare o alla gravidanza, che tante donne accorrono da Zsuzsanna, bensì per situazioni personali e famigliari particolari e fonte di disagio, dolore, angoscia.

Violenze, miseria e soprusi sono i compagni tristemente fedeli di queste povere donne (vecchie o giovani, poverissime o ricche, belle o brutte...), le cui singole vite si incrociano in questo affresco rurale tetro, dove gli uomini (padri, mariti, suoceri...) dispongono delle loro donne come e quando vogliono, sottomettendole (nel corpo, nella mente, nella volontà) ai propri appetiti e frustrazioni.

Non c'è alcuna sensibilità per i bisogni delle donne, chiamate a servire, sgobbare, crescere i figli e prendersi cura di marito, prole e casa senza fiatare, senza lamentarsi; le regole patriarcali della comunità magiara e le meschinità dell’animo umano si uniscono per dare vita a condizioni di vita insostenibili e a sofferenze ingiustificabili per decine di mogli e figlie, di anziane e ragazze. 

Ed è in uno scenario di tal sorta che si inserisce lei, la strega, l'esperta in erbe medicinali, colei che ha la soluzione a ogni problema: Zsuzsanna Fazekas.

"Lei conosceva bene anche la natura umana e sapeva guardare dentro le persone, riuscendo a scandagliare la loro anima  Forse era per questo che le donne del villaggio le chiedevano udienza così spesso. E probabilmente era questo il motivo per cui, così frequentemente e generosamente, offriva consigli ed elargiva i più intimi insegnamenti. Per loro lei non era solo la levatrice di Nagyrév. Non era solo la guaritrice. Era molto di più: un’amica, un’insegnante, una confidente. Lei era zia Zsuzsi, e aveva una soluzione per tutto."

Il capitano non si accontenta di mettere in prigione Anna la lurida per l'omicidio della madre, ma va oltre e individua nella levatrice il fulcro, il personaggio chiave per capire a fondo le storie di donne come Katalin, Krisztina, Klaudia, Maria, Rosalia...: non sono solo nomi che ci scorrono davanti agli occhi, ma storie di vita di esseri umani che, a un certo punto della propria esistenza, alzano la testa per dire basta a inganni, stupri e sottomissioni, e per "risolvere il guaio" che hanno in casa chiedono aiuto a lei, a "zia Zsuzsi"

Le indagini condotte dal tenace e determinato Zsigmond si svolgono nel 1929 e lo vedono totalmente immerso nella cittadina di Nagyrév, impegnato a grattare oltre la superficie del singolo omicidio per cercare di scoprire cosa collega questa ed altre morti precedenti alla levatrice Fazekas.

 «Ci uccisero proprio coloro che ci avrebbero dovuto amare di più.»

Queste parole sibilline e misteriose convincono Zsigmond che a Nagyrév sono sepolti orribili segreti e lui è intenzionato a portarli alla luce, anche se ciò significa mettersi contro tutto il villaggio, il magistrato, le donne e la stessa Zsuzsanna.

Ma non ha fatto i conti con il carisma feroce di questa donna straordinaria, che emana una forza e una sicurezza che intimidiscono anche un uomo come lui, sopravvissuto alla guerra e che ha visto la morte in faccia più di una volta. Ella sa come stordirlo, fargli perdere lucidità: lo attrae e lo respinge, egli vorrebbe restare razionale ma davanti agli occhi di fuoco di lei si sente indifeso, nudo, come se la donna potesse leggergli dentro e guardare, come nessuno ha mai fatto, nella sua mente e nel suo cuore, scorgendone i demoni, le paure, i pensieri inconfessati, i turbamenti che non gli danno tregua.


Il romanzo della Zuccato prende avvio da un fatto di cronaca realmente avvenuto tra le due guerre mondiali, un episodio che sconvolse l’Europa non solo per l’efferatezza dei crimini, ma anche per un inedito capovolgimento dei ruoli: le donne, da vittime, si fanno carnefici.

È un romanzo corale e diverse sono le voci femminili che intervengono e si intersecano - anche attraverso gli anni: 1910, 1917/'18, 1929 - per narrarci ciascuna la propria storia, il dramma intimo e personale che si svolgeva tra le mura della propria casa, per comunicarci le sofferenze, le umiliazioni, la stanchezza fisica e morale, l'indifferenza subita, la solitudine, il dolore per non essere capita, amata, accolta, aiutata... se non da lei, dalla strega-levatrice.

Picchiate, minacciate, derise crudelmente, stuprate...: le donne che ci raccontano il proprio vissuto ci lasciano entrare nel loro quotidiano mostrandoci gli orrori che può nascondere la vita domestica quando a dominare sono le sopraffazioni e le mortificazioni.

In che modo Zsuzsanna Fazekas aiutava queste "sorelle" con cui poi si stabiliva inevitabilmente un legame segreto, fatto di lealtà assoluta e gratitudine?

Riuscirà il capitano Danielovitz a venire a capo dell'intricata rete di misteriosi, inquietanti e luttuosi  eventi che hanno colpito, negli anni, Nagyrév, e individuare le responsabilità di Zsuzsanna, donna dal passato fumoso, dalla personalità granitica, dallo spirito indipendente?

Ho letto questo romanzo con vivo interesse, apprezzandone l'accuratezza storica, l'ambientazione, la scrittura immersiva, dettagliata e coinvolgente, la caratterizzazione efficace dei personaggi, le tematiche che emergono e che sono purtroppo attuali anche ai nostri giorni (per dirne solo una: la violenza di genere, ma le riflessioni che scaturiscono dalla lettura sono tante); molto interessante l'appendice, in cui l'Autrice ci dice quali sono i fatti realmente accaduti cui si è ispirata.

Se vi piace il romanzo storico, reso ancora più appassionante da una intrigante componente gialla, questo libro non potete perdervelo.
Molto bello, assolutamente consigliato.



 La povertà che si respirava a Nagyrév sembrava essere parte integrante del luogo, una condizione che probabilmente lo caratterizzava già prima della guerra

martedì 13 maggio 2025

Recensione || UN INCANTEVOLE APRILE di Elizabeth von Arnim ||

 

Può una vacanza lunga soltanto un mese stravolgere le vite di un piccolo gruppo di persone, ciascuna alla ricerca della propria personale fetta di serenità in un'esistenza, fino a quel momento, triste e infelice?


UN INCANTEVOLE APRILE
di Elizabeth von Arnim

Fazi Ed.
trad. S. Terziani
288 pp
"...aprile, invece, arrivava dolcemente come una benedizione, e se il tempo era favorevole nessuno riusciva a rimanere indifferente. Era impossibile non sentire che ti cambiava e ti toccava nel profondo."

Cosa accomuna Mrs Rose Arbuthnot e Mrs Lotty Wilkins, due amabili ed educate signore londinesi degli anni Venti del secolo scorso?

Entrambe sono sposate con due uomini affascinanti, esuberanti e sicuri di sé, da cui però si sentono lontane e incomprese.
Il marito di Rose, Frederick Arbuthnot, scrive le biografie delle amanti dei re, attività che la moglie, profondamente religiosa, disapprova: cosa pensano le sue amiche e i loro conoscenti di una signora perbene sposata con un uomo che per campare fa ricerche su donne dal vissuto e dalle scelte moralmente discutibili?
Da tempo, il loro matrimonio è in avaria: marito e moglie sono distanti, non si scambiano gesti e parole d'amore, non si sfiorano, non dialogano...
Non sono felici e il loro rapporto sembra giunto a un punto morto.
Questa situazione fa soffrire Rose, che continua ad amare suo marito nonostante l'apatia che sta avvolgendo e soffocando il loro amore.
Prova a trovare consolazione nella fede in Dio, nel Suo amore e nel dimostrare carità e misericordia a chi è più sfortunato e povero.


Lotty Wilkins è una graziosa e giovane signora sposata con Mellersh, un avvocato che la tratta e la fa sentire come una ragazzina sciocca e con poco sale in zucca, da cui non ci si può aspettare nulla di particolarmente intelligente.
Lotty finora ha praticamente accettato passivamente questa scarsa considerazione che il coniuge ha di lei, non riuscendo a tirar fuori il proprio vero carattere, a manifestare sentimenti, desideri, malesseri, ma anzi tenendo tutto dentro, ricavandone grande inquietudine e un'inconsolabile tristezza.

Entrambe le donne sono non sono felici, la loro vita amorosa è insoddisfacente, sicuramente molto diversa da quella che avevano sognato il giorno del matrimonio. 

Ma forse qualcosa sta per cambiare e in modo del tutto fortuito e inaspettato.

La timida ed insicura Mrs Wilkins e la morigerata e assennata Mrs Arbuthnot decidono, senza rimuginarci troppo, di rispondere a un annuncio per l’affitto di un castello a San Salvatore, piccola cittadina della Liguria, per tutto il mese di aprile.
La vacanza sarà un'occasione per allontanarsi dal grigiore di giorni sempre uguali con il nobile scopo di ritrovare sé stesse e quell'equilibrio interiore che hanno perso già da un po'.
La cosa interessante è che organizzano tutto senza condividere nulla con i rispettivi coniugi, bensì ponendoli davanti al fatto compiuto e non lasciandosi scoraggiare dalla loro evidente disapprovazione.

A loro si uniscono due donne di differente età e, fino ad allora, sconosciute: Mrs Fisher, un’anziana signora che incarna appieno la morale vittoriana nel portamento, nelle amicizie e nella rigida etichetta che esige sia rispettata, e Lady Caroline (chiamata Scrap), giovane ereditiera di un incantevole ed ineguagliabile bellezza  in cerca di un mese di pace dalla vita mondana, dalla stressante madre e dagli innumerevoli spasimanti. che continuano a chiederla in sposa nonostante i suoi rifiuti.

Le quattro donne partono per quella che tutte desiderano sia un periodo di rigenerazione fisica e morale/spirituale: lontane dalla vita di tutti i giorni, dalla grigia e piovosa Inghilterra, sperano di godersi un mese di ferie assolute nella bella Italia, di immergersi nel piacevolissimo calore della primavera italiana, di ritemprarsi a contatto con la naturale e rassicurante bellezza di quel luogo antico che trasmette pace e silenzio, avvolte dal profumo dei glicini e dei narcisi sbocciati.

Se però Rose e Lotty sono aperte alla prospettiva di fare amicizia con le due ospiti e di godere di questa bella vacanza insieme, mangiando prelibatezze e chiacchierando amabilmente durante le passeggiate nel giardino attorno al castello, Scrap e Mrs Fisher non hanno alcuna voglia di socializzare.

La prima perché ha colto al volo l'occasione del viaggio proprio per starsene un mese per i fatti propri, lontana da seccature e da esseri umani incantati dalla sua avvenenza e grazia, e la seconda perché il proprio modo di concepire la vita è talmente conservatore e tradizionalista da renderla troppo chiusa, giudicante, sempre pronta a rimproverare, borbottare ed esprimere dissensi al minimo accenno di comportamenti o parole che lei trova sfacciati e privi di decoro.

Ma evitarsi è davvero difficile, anche quando gli spazi condivisi sono ampi e, in teoria, sarebbe possibile cercare un angolino tutto per sé o costringersi a chiudersi in stanza.

Le quattro donne amano dal primo momento il castello, che per loro diventa una sorta di rifugio, un luogo immerso nella tranquillità e quindi ideale per analizzare a che punto si trova la propria vita, indagare con sincerità dentro sé stesse, guardare nel proprio cuore e provare a capire cosa non sta andando bene e se mai possa esserci un modo per cambiare rotta e afferrare quella felicità che pare essere divenuta un miraggio, un ricordo lontano.

Di capitolo in capitolo impariamo a conoscere ognuna delle donne, a capirne la personalità, il modo di pensare, la concezione che hanno di sé e di ciascuna reciprocamente, e assistiamo con piacere, gradualmente, al loro personale cambiamento, anche in coloro che non necessariamente sentivano di dover cambiare o maturare, come l'anziana signora Fisher o l'altezzosa Scrap.

Tra le quattro, le più riflessive sono sicuramente Rose e Lotty; la prima si strugge al pensiero di aver lasciato in Inghilterra quel marito amato ma con cui ha perso ogni connessione fisica, sentimentale e intellettuale, connessione che vorrebbe poter ristabilire ma non sa come, e il pensiero di averlo perso per sempre, di non essere più amata ed apprezzata da Frederick, la distrugge dentro, impedendole di vivere appieno la dolce serenità di questo mese in Italia.

Lotty, invece, è semplicemente entusiasta di essere lì, sta riscoprendo sé stessa, la propria libertà, la propria capacità di prendere decisioni in autonomia e di riuscire a star bene anche senza dipendere dal bellissimo Mellersh, che l'ha sempre data per scontata.


La vacanza diventa l'occasione per ciascuna donna di mettersi a nudo, di meditare su sé stessa anche grazie al confronto l'una con l'altra, cosa che le aiuterà ad apprezzarsi e a sbocciare, a riscoprire l’amore e l’amicizia, ritrovando la speranza di poter, a buon diritto, ancora essere felici e appagati di ciò che si è e si ha. 


Lotty è la prima, tra esse, ad accorgersi di come San Salvatore la stia facendo rinascere e ritrovare rinnovati slanci vitali, nuovi scopi, nuove prospettive e una giusta stima di sé.
Forse è un luogo magico che può donare non solo pace ma anche nuovi sogni e direzioni a un'esistenza che si stava appiattendo?


Un incantevole aprile è un romanzo delizioso, scritto con una penna elegante, delicatissima e sensibile, che indaga con cura e gentilezza l'animo delle quattro donne, mostrandocene pregi e difetti, insicurezze e punti di forza, nonché l'inevitabile evoluzione umana ed emotiva sollecitata da questa vacanza rinfrancante e ritemprante.
Vi troviamo, al suo interno, l'amore (per lo più di coppia) - quello che sembrava perduto e quello che viene rinvigorito da nuove consapevolezze -, l'amicizia tra persone opposte caratterialmente ma accomunate tutte dall'infelicità, dall'insoddisfazione e dal desiderio urgente di scappare da tutto e tutti per ritrovarsi; la fugacità della bellezza e della giovinezza, ricchezze che non bastano, da sole, a dare un concreto appagamento; il contatto con la natura e il suo meraviglioso potere di toccare il nostro spirito, di farci riconciliare con il mondo, con il prossimo e con noi stessi; c'è anche l'argomento fede, che - nell'esperienza della devota Rose - evolve anch'essa passando dall'essere una mera osservanza di precetti per piacere a Dio, a qualcosa di più intimo, personale e vero.

In questo romanzo si palesa il bisogno, proprio di ogni uomo, di essere amato e apprezzato, di costruire relazioni interpersonali genuine, autentiche, e di come questo bisogno, quando viene soddisfatto, rechi gioia, pienezza e pace interiore.
Quanto possono far bene le confidenze condivise tra una chiacchierata all'altra all'aria aperta, mentre il sole si appresta a tramontare e mentre si è circondati da un tripudio odoroso di fiori e piante che ci ricordano che a ogni inverno, a ogni gelo, segue sempre la primavera, la rinascita?

"Perché due persone infelici non possono offrirsi il sollievo reciproco di una chiacchierata mentre camminano per la strada della vita, arida e polverosa, discorrendo con sincerità di cose vere, dei loro sentimenti, dei desideri e delle speranze che ancora possiedono?"


Un libro che resta sempre quieto come un dolce sussurro, come dolce è la brezza che muove i fiori attorno al castello e che sfiora e fa vibrare i cuori, bisognosi di amore, delle quattro amiche; è una lettura tranquilla, rilassante, durante la quale mi sono sentita la quinta ospite del castello e anch'io, come le altre, ho potuto usufruire, seppur solo con l'immaginazione, della potenza rigeneratrice della natura, del benessere che si prova quando, lasciandosi alle spalle (fosse pure temporaneamente) il caos di tutti i giorni, ci si ferma e si gode di un sano silenzio, di una pace necessaria per non perdersi o non continuare a vagare insoddisfatti e tristi.

Lo consiglio a chi desidera una lettura che sa regalare dolcezza, relax e il cui epilogo soddisfacente si pone in sintonia con tutta la placida atmosfera della storia.


Alcune citazioni

"Per anni era riuscita a essere felice solo dimenticando la felicità, e voleva continuare così. Voleva escludere tutto ciò che avrebbe potuto ricordarle l’esistenza della bellezza, che l’avrebbe di nuovo incitata a desiderare, ad anelare..."

"Mancare a qualcuno che ha bisogno di te, per qualsiasi motivo, era comunque meglio della solitudine totale di non mancare a nessuno."

"Lo splendore dell’aprile italiano si raccoglieva ai suoi piedi; il sole la inondava di luce, il mare dormiva, muovendosi appena. Oltre la baia, le montagne, incantevoli con le loro squisite sfumature, erano anch’esse addormentate nella luce, e sotto la finestra, in fondo al giardino in pendenza costellato di fiori, si ergevano le mura del castello, e un alto cipresso sembrava una gigantesca spada nera che tagliava in due i blu e i viola delicati, le sfumature di rosa delle montagne e il mare."

"Questa invece era pura felicità per l’armonia con ciò che la circondava, la felicità che non chiede nulla e semplicemente accetta, respira, esiste."

"Da molti anni sapeva che la sua vita era tutta un grande strepito, e da quel chiasso assordante voleva allontanarsi per non diventare sorda, in modo completo e permanente. E se quel chiasso fosse stato tutto inutile?
"Desiderava starsene da sola, non sentirsi sola. Era molto diversa la solitudine, faceva male, era come una ferita atroce nel profondo, la paura più grande. Era ciò che la spingeva ad andare a tutti i ricevimenti, e ultimamente anche a feste che in uno o due casi non le erano sembrate capaci di darle una protezione certa. Possibile che la solitudine non avesse nulla a che fare con le circostanze, solo con il modo che si ha di affrontarle? Forse era meglio andarsene..."

"San Salvatore le aveva strappato la parvenza di felicità che aveva costruito con tanta dedizione e l’aveva lasciata senza niente in mano. No, anzi, le aveva dato dei desideri, un senso di pena, di nostalgia, quello strano fremito nel cuore, ed era peggio che non avere niente."

"Non le sembrava di pretendere troppo, in un mondo pieno di gente, di milioni di persone, se desiderava possederne solo una. Una persona che avesse bisogno di lei, che la pensasse, che fosse ansiosa di vederla... Oh, il desiderio di essere importante per qualcuno la divorava!"

"...è sempre meglio sentirsi giovani da qualche parte piuttosto che vecchi dappertutto. C’era sempre tempo per sentirsi vecchia".

"...starsene distesi sotto un’acacia a guardare il cielo azzurro tra i rami, le foglie tenere e i fiori che a ogni alito di vento diffondevano il loro profumo, fu fonte di felicità immensa per gli ospiti."

sabato 10 maggio 2025

THRILLER IN USCITA (maggio-giugno 2025)


Prossime uscite che hanno catturato la mia attenzione.

Il primo romanzo che vi presento è di un autore che conosco personalmente (per ragioni legate alla mia fede) e di cui ho letto diverse pubblicazioni, tutte per lo più saggi o manuali di studio che analizzano svariate e interessanti tematiche inerenti le Sacre Scritture. QUI potete farvi un'idea, eventualmente, della tipologia di libri cui faccio riferimento.

Marco Distort - questo è il nome dell'autore - fa il suo esordio nella narrativa attraverso un thriller che egli per primo definisce "non adatto a tutti", nota che solletica ancor più la mia curiosità, già alimentata dal fatto che sia un suo libro, avendolo io da sempre apprezzato per la sua preparazione, sensibilità, profondità nei contenuti e per la chiarezza nell'esporli.

Ad ogni modo, questo è il romanzo.


IL MORALIZZATORE
di Marco Distort


DZ Edizioni
384 pp
14.90 euro
USCITA
13 GIUGNO 2025
Tra le montagne innevate della Valle d’Aosta, una serie di improvvisi delitti minaccia la serenità dei cittadini. 
Dopo i ritrovamenti dei primi cadaveri, la convinzione che si tratti di un serial killer si fa sempre più evidente. 
L’omicida prende di mira soltanto una specifica categoria di persone: gli adùlteri. 
Li pedina, li fotografa durante i loro incontri clandestini, poi li rapisce e li uccide in modo atroce, secondo un antico supplizio etrusco, recapitando ai mariti traditi un macabro souvenir e degli enigmatici messaggi. 
A indagare è chiamata la squadra del commissario Jérôme, che comprende anche un ex sacerdote e una psichiatra, che contribuirà a tracciare il profilo del killer, la cui fantasia si nutre del pensiero di un moralista francese del Dodicesimo secolo, ma anche dei brutali metodi della successiva Inquisizione.

In un crescendo di malvagità da una parte e di serrate indagini dall’altra, Jérôme e i suoi dovranno lottare contro il tempo per liberare l’ultima coppia rapita. 

Il moralizzatore è un sapiente intreccio di false piste, colpi di scena inattesi e atrocità rituali, nel solco dei più grandi maestri del giallo. È il primo volume di una serie.


L'autore.
Marco Distort è nato ad Aosta nel 1958.
Dopo la Maturità Scientifica ha conseguito la Laurea in Filosofia presso l’Università di Torino con una tesi in Filosofia della Religione.
Ha insegnato materie letterarie nella scuola pubblica in Valle d’Aosta, prima di trasferirsi in Toscana. Per più di vent’anni ha tenuto conferenze e seminari in varie regioni italiane, insegnando anche in due Istituti di formazione teologica.
Fin da ragazzo ha manifestato un profondo amore per la scrittura e in trent’anni ha pubblicato una quarantina di saggi, spaziando dalla teologia alla sessualità, dalla psicologia allo studio delle profezie. Due suoi volumi sono stati tradotti e pubblicati in lingua tedesca e ungherese.
Da poco è tornato a vivere in Valle d’Aosta, dove continua a dedicarsi alla scrittura – sia narrativa che saggistica – e alla pittura. Tiene anche lezioni online sulle seguenti materie: ANTICO TESTAMENTO, LINEAMENTI DEL PENSIERO GIUDAICO e INTRODUZIONE ALLA PATRISTICA.
La sua grande passione per i thriller lo ha portato a creare il personaggio del commissario Jérôme, le cui imprese si svolgono nel suggestivo scenario della Valle d’Aosta
.



1991. 
- La prima indagine di Franck Sharko -
di Franck Thilliez



Fazi Ed.
trad. D. De Lorenzo
468 pp
19.50 euro
USCITA
 27 MAGGIO 2025


Con questo volume Fazi Editore inaugura la pubblicazione della serie con il detective Franck Sharko come protagonista. Ambientato in un mondo pretecnologico dove il tempo scorre in modo molto diverso da oggi, 1991 racconta la primissima indagine dell’ispettore Sharko, il suo battesimo del fuoco.

 
Conclusa la scuola ispettori, Franck Sharko a trent'anni approda a Quai des Orfèvres, prestigiosa sede dell'anticrimine di Parigi. 
È l'ultimo arrivato: gli assegnano i compiti più noiosi e trascorre il suo tempo negli archivi passando al setaccio centinaia di informazioni alla ricerca di un indizio utile per risolvere un vecchio caso. 
Tra il 1986 e il 1989 tre donne sulla trentina sono state rapite, brutalmente uccise e abbandonate in campi di periferia. 
Nonostante centinaia di deposizioni, notti insonni e denunce, il predatore è ancora in libertà. Siamo all'inizio degli anni Novanta, le indagini procedono ancora alla vecchia maniera: computer, cellulari, internet sono novità di cui si comincia solo vagamente a sentir parlare, come di un sogno futuristico. Ma Sharko scalpita, vuole dimostrare di meritare il suo posto nella squadra. 
Una notte di dicembre, uscendo dagli archivi ormai deserti per tornare a casa, intercetta un uomo in preda al panico. Ha in mano una foto – ritrae una donna legata, il volto coperto da un sacchetto di carta con sopra disegnati occhi e bocca – e gli racconta una storia confusa riguardo a una lettera con un enigma da risolvere e una poesia di Baudelaire. Sharko non ci pensa due volte: decide di aggirare le procedure e occuparsene di persona. 
Ha finalmente l'occasione di uscire dai box e iniziare la sua corsa.



LA VERITÀ SU JOSIE FAIR
di Lisa Jewell



Neri Pozza
trad. G. Zucca
336 pp
USCITA
20 MAGGIO 2025

Un thriller che racconta il lato oscuro di ogni quotidiano in un crescendo di tensione tanto più minaccioso e incalzante quanto più simile alla vita vera. La nostra.


Alix Summer e Josie Fair sono nate lo stesso giorno, nella stessa città, addirittura nello stesso ospedale. Sono “gemelle di compleanno”, come si potrebbe definirle, ma le loro esistenze sono tutt’altro che simili. 
Alix è una famosa podcaster, ha setosi capelli biondi che catturano la luce, abiti costosi e un uomo perfetto al suo fianco. 
Josie invece è sempre in jeans, ha due figlie quasi adulte e un marito molto più grande di lei. 
È una fantastica coincidenza che Alix e Josie si siano incontrate la prima volta proprio nel giorno del loro quarantacinquesimo compleanno, e non è l’unica: hanno festeggiato nello stesso pub, alla stessa ora, e i loro figli hanno frequentato le stesse scuole, lo stesso parco giochi. 
Non serve altro perché Alix proponga a Josie di registrare insieme una puntata del suo podcast: vuole raccontare la vita dell’altra, così straordinaria nella sua ordinarietà. E poi c’è qualcosa di oscuro nel matrimonio di Josie, che stimola la passione giornalistica di Alix e il suo desiderio di aiutare un’altra donna che, così crede, è vittima di un legame tossico. 
Ma quando Alix comincia a sospettare che il passato di Josie sia ben più violento di quanto lei sia disposta a confessare, tutto precipita. Josie ormai è coinvolta talmente a fondo nella sua vita che per Alix tornare a quando tutto è cominciato non solo è difficile, può essere letale.

venerdì 9 maggio 2025

LE MIE LETTURE DI APRILE 2025

 

Buon pomeriggio, lettori!

Finalmente rieccomi qui sul blog!

Sono stata assente per ragioni famigliari (legate alla salute di mio padre), che mi hanno impedita di poter stare a casa e aggiornare letture e post, ma adesso l'emergenza sembra rientrata e oggi sono qui con il recap delle mie letture di aprile.


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  1. SE I GATTI POTESSERO PARLARE di P. Pulixi: giallo-cozy crime ambientato durante una crociera. Libraio musone ed esperto in libri gialli indaga su un assassinio in mare aperto (4/5). LETTURA GODIBILISSIMA E SIMPATICA.
  2. LA GUERRA. (Blackwater IV) di M. McDowell: saga famigliare paranormal-gotica. Elinor è ormai la nuova matriarca del clan Caskey. Tutto sembra tranquillo finchè scoppia la guerra (4/5). SE STATE SEGUENDO LA SAGA, TANTO VALE PROSEGUIRE.
  3. DIMMI CHE NON VUOI MORIRE di S. Crepaldi: cozy-crime con la tanatoesteta aspirante pasticciera in missione segreta nella bellissima Venezia (4.5/5). SE DESIDERI UNA LETTURA LEGGERA E APPASSIONANTE.
  4. MARINA di C. Ruiz Zafôn: mystery, narrativa per ragazzi - in una Barcellona cupa e misteriosa, due adolescenti portano alla luce verità terribili e dolorose, al limite della realtà (3.5/5). SE CERCHI 
  5. UN LIBRO CON PROTAGONISTI MOLTO GIOVANI, CURIOSI E CORAGGIOSI E CON UN'ATMOSFERA DARK.
  6. IL TEMPO DELL'ODIO di A. Lanzetta: giallo storico - sono gli anni della 2° guerra mondiale e un 14enne vuol vendicarsi di chi ha stravolto l'esistenza sua e della sua famiglia (4.5/5). TRAMA SCORREVOLE, AVVINCENTE E BEN CONTESTUALIZZATA.
  7. IL VIAGGIO DI COLIBRÌ di P. Comi - narrativa per l'infanzia. Un piccolo colibrì abbandona il nido per conoscere il mondo attorno a sé (4.5/5). LIBRO CON BELLE ILLUSTRAZIONI, BELLA STORIA.


READING CHALLENGE



Per la sfida letteraria, nel mese di aprile gli obiettivi erano i seguenti:

- CLASSICO DELLA LETTERATURA AMERICANA.
- CLASSICO DELLA LETTERATURA RUSSA.
- LIBRO SCRITTO DA DUE AUTORI.
"CI PROTEGGERÀ LA NEVE" (R. Sepetys)

Ma io ho scelto un obiettivo del mese di gennaio: UN LIBRO CHE RACCONTI UNA STORIA DI VENDETTA O TRADIMENTO >>> L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO - LA MALEDIZIONE -, di G. Boschetti: un' antica maledizione, frutto del desiderio di vendetta a causa di un tradimento, si ripercuote sui maschi di una famiglia. di generazione in generazione (3/5). SE CERCHI UNA LETTURA DAI RISVOLTI PROFONDI E DALLA RIFLESSIONI FILOSOFICO-ESISTENZIALISTICHE.


domenica 27 aprile 2025

LIBRI NEI LIBRI (#17) ** SE I GATTI POTESSERO PARLARE **

 

Come anticipavo nella recensione di Se i gatti potessero parlare, Pulixi in questo romanzo cita diversi libri e autori di gialli/thriller/noir che stimolano la mia curiosità; si tratta di romanzi o che non conosco per niente o che ho sentito solo nominare.

Ho cercato le trame per farmene un'idea.

Voi li conoscete e/o li avete letti?





La sposa era in nero è un noir di Cornell Woolrich pubblicato nel 1940 e da cui Truffaut ha tratto un film.

Julie Kohler è rimasta vedova il giorno stesso del proprio matrimonio, quando suo marito è stato ucciso sul sagrato della chiesa da un colpo di fucile sparato per errore. Da allora Julie non si è data pace, ripromettendosi di punire gli autori di questo sciagurato delitto: la donna si mette così sulle tracce dei cinque individui che hanno provocato la morte del marito, intenzionata ad eliminarli uno dopo l'altro. 


Strane lealtà. Le indagini di Laidlaw di William McIlvanney (Feltrinelli, trad. 

A.Colitto, 330 pp).


Jack Laidlaw, detective della polizia di Glasgow, nella sua carriera ne ha viste tante, ma nessuno è mai pronto quando la cattiva sorte gli si accanisce contro. 
Proprio mentre il lavoro vacilla, il matrimonio è ormai finito e lui ha più che mai paura di affondare, suo fratello Scott muore, investito da un'auto. 
La sua morte viene classificata dalla polizia come un incidente ma Laidlaw ritiene che il suo precario stato mentale − di recente aveva avuto problemi di alcol ed era molto tormentato − possa aver giocato un ruolo rilevante. 
Si immerge cosi nella vita del fratello, lungo una scia di indizi che lo rimandano continuamente a un misterioso "uomo in giacca verde" e a vecchi episodi di violenza. 
Ben presto il viaggio si trasforma in un tuffo senza paracadute dentro il passato, dove Laidlaw scoprirà sconvolgenti verità anche su di sé.



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Un gelido inverno per Pike
di Benjamin Whitmer
(Elliot Ed.,trad. M. Piva, 224 pp).

Dopo aver scontato le sue colpe di gioventù, Douglas Pike è tornato nella città natale sui monti Appalachi, dove, insieme al giovane socio Rory, fa del suo meglio per condurre una vita dignitosa. 
Ma il precario equilibrio esistenziale di Pike si interrompe quando la notizia della morte della figlia arriva insieme a una nipote di dodici anni di cui prendersi cura. 
Entrare nella parte del nonno non è facile per un uomo che non è mai stato capace di pensare ad altri che a se stesso. 
Eppure, davanti all’ambiguo interesse per la bambina da parte di Derrick Krieger (poliziotto corrotto in fuga da Cincinnati), in Pike si risvegliano un inaspettato sentimento di protezione e il desiderio di saperne di più sulla figlia e sulla sua morte.




Il sole dei morenti di Jean-Claude Izzo (Ed. E/O, trad.F. Doriguzzi, 239 pp). 

Quando i pompieri portano via il corpo di Titì, l'unico amico rimastogli, morto di freddo in una stazione del metrò parigino, Rico decide che è ora di andarsene, lasciare Parigi per il sud. 
Se deve morire, tanto vale morire al sole. 
Nel suo viaggio incontra altri disperati come lui, persone finite sulla strada seguendo percorsi di vita diversi e che reagiscono diversamente, chi con solidarietà chi con cattiveria. 
In fondo al viaggio c'è Marsiglia e la speranza di rivedere Lea, il grande amore della sua gioventù.


La paziente silenziosa di Alex Michaelides (Einaudi, trad.S. Pezzani, 352 pp).

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Alicia Berenson sembra avere una vita perfetta: è un'artista di successo, ha sposato un noto fotografo di moda e abita in uno dei quartieri piú esclusivi di Londra. 
Poi, una sera, quando suo marito Gabriel torna a casa dal lavoro, Alicia gli spara cinque volte in faccia freddandolo. 
Da quel momento, detenuta in un ospedale psichiatrico, Alicia si chiude in un mutismo impenetrabile, rifiutandosi di fornire qualsiasi spiegazione. 
Oltre ai tabloid e ai telegiornali, a interessarsi alla «paziente silenziosa» è anche Theo Faber, psicologo criminale sicuro di poterla aiutare a svelare il mistero di quella notte. 

E mentre a poco a poco la donna ricomincia a parlare, il disegno che affiora trascina il medico in un gioco subdolo e manipolatorio.



Tre camere a Manhattan di Georges Simenon (Adelphi, trad.L. Frausin Guarino, 190  pp).

Due sconosciuti si incontrano nella notte newyorkese e tra loro scoppia una fulminea passione. 
Protagonisti sono un uomo e una donna irrimediabilmente soli, non più giovanissimi, ciascuno con un matrimonio rovinoso alle spalle e con figli che non vedono da molto tempo. 
Simenon, in questo romantico capolavoro ambientato nella più romantica delle città moderne, si rivela un maestro della psicologia amorosa, un conoscitore sapiente di tutte le sue ambiguità più profonde ma anche dei suoi trionfi più folgoranti.



giovedì 24 aprile 2025

😼 RECENSIONE 😼 SE I GATTI POTESSERO PARLARE di Piergiorgio Pulixi



Uno scrittore di successo decide di far morire il protagonista degli stessi best-seller che gli hanno dato soldi e fama.
Quale occasione migliore che sancire l'irrevocabilità della propria decisione in modo plateale, vale a dire nel corso di una crociera organizzata proprio per promuovere i suoi romanzi?
Il libraio Montecristo sale anch'egli sulla nave senza immaginare minimamente che genere di esperienza lo attende.


SE I GATTI POTESSERO PARLARE
di Piergiorgio Pulixi


Marsilio ed.
352 pp
Marzo 2025
Chi ha imparato a conoscere Marzio Montecristo, libraio amante di gialli e noir (di qualità, eh, che si sappia!), sa quanto sia burbero, sarcastico, poco socievole, spesso scontroso - per lo meno con quei clienti che varcano la soglia della sua libreria senza avere idea di cosa cercare e perché - al limite della maleducazione, cosa che fa andare su tutte le furie la sua collaboratrice Patricia, consapevole di come questo atteggiamento sia deleterio per gli affari della libreria, che non naviga di certo in buone acque.

E a proposito di navigare in buone acque, la Les Chats Noirs di Montecristo è stata scelta come “libreria galleggiante” per un evento esclusivo: il celebre giallista Aristide Galeazzo, autore acclamato che vende tantissimo anche grazie alle serie tv derivanti dai suoi romanzi, scriverà i capitoli finali del suo nuovo romanzo Maestrale di sangue, a bordo di una nave da crociera. 

La casa editrice che lo segue, Polpicella, ha organizzato un tour che circumnavigherà la Sardegna, facendo tappa nei principali porti; ad ogni sosta, i lettori saliranno a bordo per assistere a presentazioni sotto le stelle e tornare a terra con una copia autografata. 

In pratica, si vuol creare una location affascinante e suggestiva che ricordi Assassinio sul Nilo e attiri fan e lettori entusiasti; entusiasmo che di certo non coinvolge Marzio, il quale reputa Aristide Galeazzo un giallista privo di un vero talenti e i suoi libri delle operette senza valore letterario, buoni solo ad attirare lettori che s'accontentano di letture da niente.

Spinto però dalla situazione economica e dal voler assecondare Patricia, Marzio accetta l'offerta di salire sulla nave per vendere i romanzi di Galeazzo, portando con sé l’ispettore e amico Flavio Caruso, prossimo membro del club di lettura degli “investigatori del martedì”, e le due mascotte feline, Miss Marple e Poirot. 

Quella che potrebbe essere una vacanza piacevole, si macchierà del sangue di una vittima: un omicidio spezza e sconvolge l’atmosfera idilliaca del viaggio in mare. 

Come è facile immaginare, è impossibile lasciare la nave e tutti gli ospiti vengono invitati a non andarsene in giro col rischio di inquinare la scena del crimine o le poche prove a disposizione di Caruso, che immediatamente si attiva per analizzare ogni dettaglio del cadavere e del luogo in cui è stato ritrovato, e per interrogare quanti potrebbero avere avuto delle ragioni per macchiarsi di un delitto...
La tensione si taglia col coltello e, mentre i due felini se ne vanno in giro sornioni, muti spettatori di una situazione davvero molto particolare, Montecristo affianca Caruso nella ricerca del colpevole.

Marzio tira fuori tutte le "competenze" e conoscenze acquisite in anni di letture poliziesche e la prima verità che emerge è che..:

"L’assassino aveva ucciso simulando una delle situazioni più comuni in un giallo: il delitto della camera chiusa. Gli ingredienti c’erano quasi tutti: uno spazio circoscritto da cui non si poteva fuggire, un enigma apparentemente impossibile da risolvere, e poi pochissimi indizi, tutti fuorvianti, e un gruppo di sospettati pieni di segreti e rancori. Osservando la scena del crimine, al libraio pareva di essere dentro un libro di Gaston Leroux, Edgar Allan Poe o Ellery Queen."

A differenza del precedente romanzo, qui Marzio non può usufruire del contributo degli amici della libreria - il buon frate Raimondo, l'allegra Camilla Solinas, la dark Maina -, nondimeno Caruso è qualificato per gestire la situazione e ragionare assieme all'amico su come ha agito l'assassino e su quali possono essere i possibili moventi.

Più si indaga, più si fanno ipotesi e più i due "investigatori da crociera" mettono insieme le diverse tessere che emergono e che vedono coinvolti più personaggi (nelle cui vite inevitabilmente si scava, facendone venire a galla ombre e "peccati"), anche coloro che inizialmente potevano sembrare esclusi dalla rosa dei sospettati.

Cosa c'è dietro l'assassinio: desiderio di vendetta? paura di perdere soldi o privilegi? 

Comprendere la motivazione di tutto è alla base per risolvere l'enigma ed è ciò che Marzio riuscirà a fare, grazie alle sue invidiabili capacità di osservazione e ragionamento e alla sua conoscenza di certi meccanismi che contraddistinguono i comportamenti degli assassini.

Anche questo cozy mystery di Pulixi è molto piacevole da leggere, perché anche se al centro vi è un assassinio l' atmosfera generale non perde mai i toni leggeri e anche ironici che rendono questo giallo un momento di amabile intrattenimento.
La penna di Pulixi è sempre pulita, essenziale, la sua narrazione chiara e il tratteggio dei personaggi non è mai superficiale ma sempre adeguato al tipo di storia.

Marzio è simpatico e intelligente, la sua allergia al genere umano fa sorridere ma, onesto, un po' lo capisco: rifugiarsi nei libri è spesso di gran lunga preferibile all' eventualità di interagire con persone con cui non siamo decisamente in sintonia 😅😉

Per me inoltre Pulixi è una continua e affidabile fonte cui attingere per arricchire le mie letture in ambito thriller/noir.

Consigliato, a chi ha apprezzato il precedente e in generale a chi ama il giallo.


sabato 19 aprile 2025

[ RECENSIONE ] LA GUERRA. (Blackwater IV) di Michael McDowell



Nel quarto volume della saga Blackwater, assistiamo ad un riassestamento degli equilibri all'interno della famiglia Caskey, con Elinor a capo, in luogo di Mary-Love.
A creare nuove dinamiche ed opportunità ci pensa il secondo conflitto mondiale, che entra furiosamente nelle monotone vite degli abitanti di Perdido.


LA GUERRA.
(Blackwater IV)
di Michael McDowell



Neri Pozza
ed. E. Cantoni
256 pp
È il 1938 ed è l’alba di una nuova èra per il clan Caskey: Mary-Love non c'è più e, morta lei, a prendere in mano le redini della famiglia è Elinor Caskey, cosa che non desta alcuno stupore, anzi, ogni parente accetta "il passaggio del testimone" come un fatto assodato e naturale.

Elinor non è come la suocera: non è opprimente, prepotente, egoista, capricciosa; è determinata e solida, sì, ma senza scavalcare nessuno e di sicuro è più pronta e disponibile a mettere da parte dissidi e rancori pur di proteggere la serenità famigliare.

Questo comportamento non è frutto di un carattere debole o accondiscendente, bensì di calcolo.
Tutto ciò che fa Elinor è frutto di un progetto, di un piano ben formato nella sua mente che gli altri, dall'esterno - Oscar in primis - non vedono, non immaginano.
Ma Elinor sa sempre ciò che fa ed ha una qualità, su tutte, che la suocera non aveva: la pazienza.
Elinor Dammert sa aspettare il momento giusto per agire, per mettere a punto ciò che aveva architettato, sapendo che ne raccoglierà i frutti.

Con il trascorrere del tempo, i Caskey non fanno che confermare il proprio predominio su Perdido, essendo possessori dell'unica azienda presente e che procede tra l'altro molto bene.
Oscar si ritrova finalmente, e con sua gran sorpresa, a gestire capitali di cui, alle dipendenze dell'autoritaria madre, non aveva mai potuto disporre; molto del suo successo lo deve ai consigli e agli incoraggiamenti della lungimirante Elinor, che ha sempre creduto in lui e non ha mai smesso di dispensare suggerimenti.

Intanto, le loro due figliole crescono ed arrivano gli anni del college.
Inaspettatamente, crescendo, Miriam e Frances si avvicinano; certo, l'algida ed altezzosa Miriam non sprizza affettuosità e buone maniere, ma ricalca in tutto e per tutto le orme di nonna Mary-Love: vive senza rendere conto a  nessuno delle proprie decisioni, continua a non interagire con sua madre pur instaurando una principio di rapporto con il padre, senza però mai mostrare il benché minimo accenno di amore filiale e di sicuro non cedendo mai alla tentazione di consultarsi con i genitori per chiedere loro consigli o aiuti.
Insomma, non desidera la loro compagnia ma, in questa eccentrica indifferenza, Frances costituisce un'eccezione: con lei, Miriam instaura un timido e acerbo legame, seppur anch'esso contrassegnato da una distanza emotiva evidente.

Miriam è spesso scostante e brusca anche con zia Sister (che, in fondo, l'ha cresciuta, assieme a Mary-Love), la quale ormai si è trasferita definitivamente a Perdido, finendo per vivere come una zitella e ignorando il marito Early, che è sempre in giro di città in città per lavoro.

James continua a prendersi cura di Danjo, il terzogenito della cognata Queenie, mentre quest'ultima - ormai ambientatasi nella cittadina dell'Alabama e accettata dai concittadini - riprende in mano la propria vita dopo la scomparsa del malvagio coniuge Carl e deve vedersela con i figli maggiori, che le danno non poche preoccupazioni.

Se c'è una cosa che salta all'occhio, adesso che il clan Caskey deve continuare a vivere senza la guida prepotente dell'egoista Mary-Love, è che... regna la pace.
Non nel senso che non vi sono più problemi o difficoltà - quelli ci sono sempre -, ma tra i membri regna la concordia e un tale cambiamenti è sotto gli occhi di tutti.

Sister ha smesso di guardare con invidia e tristezza il fratello e la cognata mentre si godono il sole o il fresco sulla loro veranda, e decide di non starsene più da sola ma di allacciare finalmente i rapporti con Elinor, fatto impensabile quando c'era Mary-Love.

La giovane e vivace Grace - figlia di James - decide, in tutta libertà, di andare a vivere in una zona di campagna un po' isolata ma tranquilla, e di farlo assieme a sua cugina Lucille (la figlia di Queenie), che vivrà momenti decisamente turbolenti e drammatici.
La gente parlerà? Pazienza, prima o poi si stancherà e tornerà ad ignorarle.

C'è, in buona parte della prima metà del romanzo, una tale sintonia ed armonia tra i famigliari da indurmi a chiedermi, inizialmente: Ok, quindi..., sono ormai tutti in pace, tutti amici? Non succede più nulla? Finita l'era dei dissidi tra Elinor e Mary-Love, cosa ci aspetta? Una tranquillità che sfocia in una noiosa abitudinarietà?

A portare movimento, contrarietà, preoccupazioni e inevitabili novità (belle e brutte) è la guerra, che coinvolge gli USA nel 1941, in seguito all'attacco a Pearl Harbor. 
Oltre ad allontanare molti giovani da casa per andare al fronte, la guerra porta a Perdido "sangue nuovo": una sfilza di soldati che si vedono accolti da una affabile Elinor in qualità di matrona dei Caskey, e tra essi spicca un uomo che comincia a frequentare la casa di Oscar molto spesso.
Si inizia a sentire nell'aria un profumo di fiori d'arancio? 
E chi sarà la fanciulla scelta dal bel soldato?

Altro elemento narrativo rilevante è l'evoluzione cui andrà incontro Frances, che lo voglia o meno.
Il lettore sa quali siano state le esperienze, le sensazioni e i timori della ragazza già da quando era solo una bambina, e conosce bene la sua natura sensibile, che l'ha sempre portata a "sentire", a percepire come attorno all'amata madre e in quella loro grande casa, ci fosse una sorta di alone di mistero, una presenza indefinibile eppure fin troppo concreta e proveniente da una realtà ultraterrena e terrificante.

È arrivato per la dolce e mite giovane Caskey il momento di scoprire chi ella sia davvero e come questa sua natura sia inscindibile dalle rosse e fangose acque del Perdido e dalla sua stessa enigmatica genitrice.
La scoperta non sarà soft, anzi brutale e, in un certo senso, traumatica, oltre che inevitabile e necessaria.


Come anticipavo, la trama, nella prima parte del libro, procede senza scossoni, tutt'altro: in un clima di totale rilassatezza e affiatamento tra i membri della famiglia, tanto da rimpiangere la vivacità e le continue sorprese sprigionate dai conflitti suocera-nuora.
Le vicende cominciano gradualmente a farsi più stimolanti dalla guerra in poi e quando iniziano ad accadere eventi che turbano e disturbano la pace famigliare, mettendo così in moto reazioni forti e feroci che sicuramente troveranno ulteriore spazio nei successivi romanzi della serie, palesando sempre meglio la dimensione sovrannaturale cui appartiene Elinor (e non soltanto lei).
Interessante, inoltre, notare come i Caskey siano un nucleo famigliare molto matriarcale, in cui le donne sono non solo numericamente superiori ma anche moralmente più forti, decise, intraprendenti.
V'è un personaggio, in particolare, che si accorge di questo, cioè di come gli uomini Caskey altro non siano che inoffensive marionette in mano alle donne, ad Elinor soprattutto; e questo personaggio desidererà entrare nella famiglia unicamente per questa ragione: far parte dei Caskey, porsi sotto l'ala di Elinor.

Il mio parere su questo quarto volume è positivo e di sicuro mi ha messo voglia di continuare con il prossimo.


LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA
3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

giovedì 17 aprile 2025

\\ RECENSIONE // L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO - LA MALEDIZIONE -, di Giovanni Boschetti


Un tradimento, un'antica maledizione lanciata per rabbia e vendetta che attraversa i secoli e le generazioni sulla scia del soave profumo di una pianta speciale, che sembra vegliare sugli uomini e sulle vicende felici e funeste di cui sono protagonisti.
Spesso, loro malgrado.


L’INEBRIANTE PROFUMO DI BERGAMOTTO.
 - LA MALEDIZIONE -
di Giovanni Boschetti


BastogiLibri
142 pp
14 euro
Gennaio 2025

Il romanzo di Giovanni Boschetti si apre con il viaggio che porta il protagonista da Milano verso la Calabria, terra in cui fu concepito. 

Cosa sta cercando Angelo, intraprendendo questo viaggio? 
Innumerevoli sono gli interrogativi, i dubbi, le angosce e le amarezze che riempiono il suo cuore.
Riuscirà a trovare le risposte che cerca?

Angelo ha vissuto un'infanzia e un'adolescenza piuttosto serene, circondato dall'amore dei suoi famigliari, cresciuto da papà Sante e mamma Antonella, una coppia affiatata, due persone meravigliose e oneste le cui esistenze sono state sempre accompagnate dall'amore, dalla fede, dalla rettitudine.

Ma il viaggio di Angelo - che fa da prologo ed epilogo - è un evento tutt'altro che sereno e lieto.
Come mai?

Per saperlo, è necessario fare diversi salti indietro nel tempo, il primo dei quali ci conduce all'XI secolo, quando un signorotto calabrese, tradito dalla moglie con un normanno, scagliò una terribile maledizione contro la discendenza dell'amante della fedifraga: il tradito maledisse ogni primogenito maschio della stirpe del rivale in amore. 

La maledizione fu, dunque, la diretta conseguenza di un tradimento, di un'azione vissuta dalla vittima come un'onta e una macchia indelebili.
Qualcosa di imperdonabile proprio perché portatore di vergogna e sofferenza.

Quella che sarebbe dovuta essere una vendetta più che altro verbale si trasformò in una lugubre leggenda e in un cupo sortilegio che avrebbe colpito gli ignari ed innocenti discendenti maschi del primo peccatore, destinatario principale e originario della solenne invettiva: la loro vita sarebbe stata marchiata e macchiata da eventi nefasti ed essi sarebbero divenuti, loro malgrado, artefici di infelicità, lutti, disgrazie a danno di chiunque avesse causato loro un danno o un dispiacere anche minimi, di poco conto.

Ed infatti, Angelo, sin da bambino, è circondato da eventi strani e sinistri: pur essendo lui un'anima gentile e buona, incapace di fare del male agli altri, se nel suo cuore comincia a provare sentimenti negativi, qualcosa di brutto e tragico, di lì a poco, accade alla persona che, in un modo o nell'altro, gli ha fatto uno sgarbo o gli ha arrecato dolore.

Ma Angelo non ha contezza di essere l'indiretto e inconsapevole causa di tali disgrazie occorse ad amici che, per diverse regioni, hanno tradito la sua fiducia!

Egli cresce senza conoscere il fosco presagio che si cela nella sua esistenza; non ha idea di quali siano i deleteri avvenimenti cui è destinato.

L'autore, attraverso dei flashback, ci porta indietro negli anni Quaranta, a Reggio Calabria, quando una ragazza di nome Antonella si innamora, ricambiata, di un soldato, Sante; il loro giovane e passionale legame nasce all'ombra dell'albero del profumo d'amore, cioè il bergamotto, testimone silente di questo come di tanti altri amori giovanili.

Antonella e Sante sono i genitori di Angelo e il lettore viene reso partecipe di come è nata la loro storia d'amore e di quali angosce hanno attanagliato Antonella al pensiero di poter mettere al mondo, una volta sposatasi con Sante, un figlio maschio, ben sapendo che sui maschi della sua famiglia incombesse il nefasto sortilegio.

Nonostante la triste e cupa nube dell'antico anatema, il cuore di Antonella è pieno della gioia di quel sentimento puro e sincero che la lega al suo innamorato, e l'autore si sofferma nel descriverlo in tutta la sua bellezza e dolce euforia, nei momenti di tenerezza vissuti all'ombra del bergamotto.

Per Antonella, Sante è il primo ed unico amore, quello che le fa battere il cuore a mille, che riempie ogni suo pensiero, che la fa sospirare di gioia e desiderio e che la spinge a fantasticare sul loro futuro insieme.
Nella persona gentile e cara di Sante, ella rivede la figura del proprio defunto padre, anch'egli un uomo d'oro.

"Nel pieno di una guerra fra le più terribili e cruente di sempre, nacque, germogliò e fiorì un amore diverso da ogni altro ma simile ad ogni altra storia dove il sentimento sia il collante fra persone che perdono tutte le difese per farsi conquistare dall'amore stesso. 
Quanti amori sono sbocciati, avvolti dal profumo di mille fiori o da quello di un albero che emette fragranze estasianti!".

Quando la guerra finisce, i due fidanzati si sposano e dopo non molto tempo, in un misto di gioiosa attesa e di comprensibili timori, nasce Angelo, il primogenito. 

Dopo circa un ventennio, i genitori muoiono misteriosamente e improvvisamente, a poca distanza di tempo l'uno dall'altra.

Angelo, che ha due sorelle minori, si ritrova così orfano e capofamiglia. 
Poco dopo, la sua zia materna gli rivela il segreto della maledizione familiare ed egli ne resta sconvolto.

Quanto grande sia il peso di un tale segreto è facilmente immaginabile.

Il romanzo di Boschetti narra di tradimenti, malefici, di un grande amore che sa di fragranze floreali, di  virtù, cattiverie e miserie umane.

Al centro vi è la vecchia e sibillina maledizione, che - narrata nelle prime pagine - anticipa gli eventi di cui il lettore viene a conoscenza man mano leggendo le traversie che contrassegnano la vita di Angelo.

In queste pagine si parla anche della guerra, e di come essa entri con drammatica prepotenza nella Storia e nelle singole vite degli esseri umani, devastando, provocando morti e feriti, terrorizzando, affamando, separando, portando infelicità e precarietà.

L'autore bilancia e intreccia le parti narrative con quelle riflessive, arricchendo il racconto dei fatti e il tratteggio dei personaggi con considerazioni profonde sulla vita - preziosa, unica ma di certo non sprovvista di insidie -, sul destino - imprevedibile e, spesso, burlone -, sulle disgrazie che possono colpire anche chi si conduce rettamente, sulla libertà (vera o presunta) di ciascun individuo di agire come meglio ritiene opportuno, con tutto ciò che questo implica a livello di conseguenze e responsabilità personali.

Ma gli effetti della maledizione - che si ripercuotono di generazione in generazione su degli innocenti - innesca una domanda fondamentale e spinosa: siamo davvero padroni del nostro destino, se poi in realtà non siamo capaci di impedire che certe sventure accadano?

Largo spazio è dato alle dissertazioni su argomenti di natura esistenzialista e spirituale, come ad es. le maledizioni nell'ottica biblica, il rapporto tra libero arbitrio e predestinazione, l'analisi del concetto di libero arbitrio all'interno del pensiero di personaggi come Lutero, Calvino, Sant'Agostino.

Tra queste pagine vi sono invocazioni e preghiere rivolte a Dio, Colui dal quale tutto proviene e da cui dipende la vita dell'uomo; Colui che è fonte di vita, di pace e gioia, e che al contempo permette tribolazioni e difficoltà nella vita terrena di ogni uomo, il quale non potrà mai sondare e scrutare in modo limpido e definitivo nelle profondità di Dio, nonostante le mille domande, i legittimi interrogativi e le teorie formulate per cercare di capire e spiegare tutto ciò che gli succede, per scontrarsi, prima o poi, con la verità che non tutto è spiegabile e che spesso accadono cose misteriose e imperscrutabili.

Il registro linguistico utilizzato dall'autore è - come del resto anche in altre precedenti sue opere da me lette e recensite - elegante e delicato, ricercato ed accurato senza mai perdere in fluidità e scorrevolezza.

Il libro di Giovanni Boschetti è un'opera dai contenuti ricchi di profondità, che parte dalle storie di individui comuni per approdare a concetti più alti, filosofici e spirituali che attingono molto alle Sacre Scritture; ci si interroga sulla fede e su quanto sia centrale il rapporto con Dio e come Egli guidi ogni cosa nel mondo e nell'esistenze di ogni singolo uomo.

I personaggi principali sono fondamentalmente persone buone, dalla condotta retta, le cui umane fragilità e paure non ne intaccano l'irreprensibilità e l'integrità morale.
Le loro vite, come quelle di ogni uomo, accolgono eventi tanto felici e lieti quanto tristi e dolorosi, e la mestizia dovuta alla consapevolezza dell'atavico maleficio non può che far cadere una costante ombra di amarezza e turbamento, addolcita solo dalla presenza, costante anch'essa, del profumo del bergamotto, spettatore silenzioso e odoroso delle vicissitudini umane.

Personalmente, ho apprezzato molto le parti in cui si disquisisce su Dio e su altri temi e considerazioni che da provengono dalle riflessioni sulla sua Persona e su come Egli agisca e intervenga (o meno) sul vivere delle Sue creature; da credente, quando si parla di Dio e della necessità dell'Uomo di cercarLo, non posso che essere interessata a questioni di questo tipo.
L'epilogo è amaro ma credo pure che sia coerente con l'atmosfera che permea l'intero romanzo.

Come si intuisce, è un'opera da leggere non frettolosamente ma con ponderazione, proprio per le tematiche e i concetti espressi.



lunedì 14 aprile 2025

DIMMI CHE NON VUOI MORIRE di Stefania Crepaldi [ RECENSIONE ]


Chi ha conosciuto Fortunata (nei precedenti libri in cui è protagonista), tanatoesteta per professione, sa quanto - nonostante la sua innegabile bravura nello svolgere il mestiere per cui è conosciuta in quel di Chioggia - il suo sogno nel cassetto sia poter lavorare come pasticciera/cuoca in un ristorante stellato.
Mai si aspetterebbe, invece, di vestire nuovamente i panni di investigatrice dilettante e di divenire protagonista di una missione segreta non priva di pericoli e difficoltà.
Missione che la porrà ancora una volta al fianco dell'uomo che le ha già spezzato il cuore in passato e per il quale continua a provare un sentimento molto forte.



DIMMI CHE NON VUOI MORIRE
di Stefania Crepaldi


Salani Ed.
297 pp
16 euro
Aprile 2025
È la notte di Halloween e, mentre Fortunata sta truccando il viso di un'anziana signora per il funerale che si terrà di lì a poche ore, suo padre si diverte a travestirsi da Dracula, accogliendo i bambini che vanno in giro di porta in porta chiedendo "Dolcetto o scherzetto?".

Cosa darebbe per essere altrove!
Per carità, Fortunata, da brava figlia qual è, ama dal profondo del cuore suo padre e ha un sincero rispetto per l'agenzia di pompe funebri che viene portata avanti con dignità da generazioni ("Tiozzo Pizzegamorti E&F: rendiamo onore alla storia di una vita"), ma non può fingere di essere felice e di star facendo ciò che davvero desidera.

Non sono i pennelli per truccare le salme gli strumenti di lavoro che vorrebbe avere in mano, ma utensili da cucina per lavorare e perfezionare le proprie creazioni culinarie.
Non è tra bare e candele che vorrebbe ritrovarsi, in un silenzio di morte e in un'atmosfera di tristezza, ma in una cucina rumorosa, popolata da cuochi che, come lei, rispondono "Sì, chef!" mentre realizzano piatti che faranno sorridere e recheranno piacere a chi li gusterà.

Eppure è lì che si trova: accanto a cadaveri da "sistemare" prima che venga dato loro l'estremo saluto, e la divisa che per ora può indossare è un camice e non un grembiule.

Come spiegare a suo padre che vuol essere libera di seguire la propria strada, i propri sogni e che questi sogni la portano via dalla loro rispettata e rinomata agenzia funeraria?

Solo sua nonna sa capirla, perché lei è il suo rifugio, colei che è capace di farla sentire compresa, accettata, e le sue braccia sono sempre aperte ed accoglienti per Fortunata, che trova nell'anziana una continua e solida fonte di saggezza a cui rivolgersi in caso di dubbi e difficoltà.

E le difficoltà stanno per affacciarsi nelle grigie e lattiginose mattinate della nostra tanatoesteta.

Tutto parte da un'inaspettata telefonata da parte di Dante Braghin, suo amato e sempre presente padrino nonché colonnello della Guardia di Finanza, che la convoca per darle diverse notizie.
E nessuna di esse è bella.

La prima è sicuramente la più drammatica e triste: una giovane donna è stata ritrovata senza vita, soffocata nell'incendio di una fabbrica; Dante le chiede di occuparsi del trasporto in ospedale.
Ma non è tutto: il padrino chiede alla figlioccia di fare per lui qualcosa di importante, delicato e anche pericoloso: una "missione segreta" per dare un contributo significativo alla caccia a criminali invischiati in loschi traffici.

E come se non bastasse, Dante le spiega che questi traffici illeciti coinvolgono in qualche modo l'attività delle pompe funebri di suo padre Emilio...

Parlando con Dante, Fortunata realizza alcune amare verità e, soprattutto, una su tutte le diventa palese: come fare per slegarsi dalla professione di tanatoesteta?
I problemi che stanno per travolgere l'agenzia Tiozzo Pizzegamorti potrebbero inchiodarla ancora e per sempre in quel ruolo professionale che lei svolge sì con cura e dedizione, ma che non sente davvero suo.

Lei vuol fare la pasticciera, vuole creare piatti sofisticati ed eccellenti, avere a che fare con antipasti e primi piatti, aperitivi e dessert: è stufa di truccare cadaveri e non ha alcuna intenzione di accollarsi l'attività di famiglia.

Ma le brutte notizie non sono mica finite: Dante le fa sapere che il "loro comune amico", l'agente Vito Sabelli, è di nuovo operativo e i due lavoreranno insieme in questa missione speciale.

C'è solo un dettaglio positivo in questa storia piena di molte perplessità: avrà modo di lavorare come cuoca e pasticciera sotto copertura, in due contesti davvero particolari, stimolanti dal punto di vista professionale ma non privi di rischio per via della segretezza e della delicatezza del suo vero ruolo e dello scopo da raggiungere.

Fortunata è protagonista, in questo romanzo, di un'avventura che la pone davanti ai suoi desideri, alle sue esigenze, al suo diritto di dare alla propria esistenza la direzione che vuole; avrà modo di confrontarsi con diverse persone, imparando a modulare il proprio comportamento in base a chi ha di fronte e sempre tenendo in mente il perché si trovi con essi e al loro servizio.

Non sarà semplice, per tante ragioni: le verrà ordinato di tirar fuori tutte le proprie abilità per realizzare piatti e portate complessi, belli da vedere e ottimi da gustare, e questo da una parte la spaventerà (all'idea di non essere all'altezza), dall'altra le darà modo di crescere, mettersi alla prova e lasciar emergere quella creatività e quella passione che le ardono dentro come pasticciera e cuoca.

Non sarà semplice in quanto dovrà interfacciarsi con gente che, solitamente, non frequenta e che è distante dal suo modo di essere e vivere: persone ricche e viziate, uomini d'affari ambigui e impenetrabili, donne arroganti e piene di sé, ma anche adolescenti insicure e infelici...

E poi c'è lui: Vito.
Il suo affascinante e imprevedibile Vito, capace di sbucare dal nulla e sparire all'improvviso dalla sua vita senza che lei riesca ancora ad imparare come fare per tenerlo accanto a sé, o anche solo per capire se può amarlo e immaginare un futuro con lui oppure no.

Vito è un uomo dalla personalità forte, è sicuro di sé, del proprio carisma, è molto bravo nel proprio lavoro e se c'è una cosa che sa fare benissimo è fingere, portare maschere, indossare panni che non sono suoi e tutto per ottenere risultati professionali significativi.

È disposto a tutto pur di ottenere i propri scopi?
Anche "usare" Fortunata, calpestandone i sentimenti?

Fortunata è confusa al cospetto di Vito, perché è cosciente di come soltanto averlo accanto, essere guardata da lui o sfiorata, la mandi in confusione.

Il sentimento che li lega c'è ancora... ma ha un futuro?

A mandarla ulteriormente in tilt ci pensa una presenza amica, un uomo altrettanto bello e affascinante che c'è sempre per lei, per ascoltarla, confortarla e farla sorridere: Andrea.

Andrea è il contrario di Vito.

Tanto rassicurante, solare, simpatico, premuroso il primo, quanto ombroso, imprevedibile, enigmatico, spesso brusco e scontroso il secondo.
Luce e ombra.
Sicurezza ed incertezza.

Il suo cuore, affamato d'amore, è diviso tra i due uomini.
Com'è diviso al pensiero di suo padre, all'eventualità di lasciarlo per inseguire i propri sogni.

"Il passato pesa e il futuro è una nuvola nera che incombe".

La missione affidatale da Dante la conduce dalla bellissima Chioggia alla meravigliosa e suggestiva Venezia, con i suoi canali silenziosi, i palazzi antichi, la luce del sole che danza sulle acque, le calli strette e tortuose.

"Venezia non è solo una città: è un luogo sospeso tra sogno e realtà, tra passato e presente. Ed è lì che sto andando, verso una sfida che non posso permettermi di perdere".

Su uno sfondo lagunare ricco di bellezza, fascino e storia, si snoda una trama originale e coinvolgente, che mescola la freschezza della commedia con atmosfere noir, in cui la protagonista - "detective dilettante" coraggiosa e sveglia - deve barcamenarsi in una situazione complessa, ricca di sorprese, rischi, fattori di imprevedibilità, in cui comprendere di volta in volta, e in base alle circostanze e a chi ha davanti, come agire, in che modo carpire le informazioni che le servono, il che rende le vicende anche avventurose e sicuramente interessanti da seguire.

Mi sono piaciuti molto i momenti in cui l' autrice descrive Fortunata mentre si dedica alla realizzazione di piatti ricercati e curati nei minimi dettagli.

Il lettore è quindi spinto ad avanzare con curiosità nella lettura per rispondere ad ogni interrogativo e gustarsi il modo in cui Fortunata affronta ogni ostacolo, compresi i dubbi sul proprio futuro lavorativo e sul fronte sentimentale.

"Dimmi che non vuoi morire" è un cozy crime appassionante, con una scrittura molto fluida, che alterna toni ironici e leggeri con toni più malinconici; il ritmo scorre vivace e trascinante, le vicende narrate divertono e intrattengono senza mancare della giusta profondità quando ci si sofferma sulla psicologia della protagonista, sulle sue speranze, sulle fragilità e le insicurezze che sempre accompagnano ogni persona quando è chiamata a fare scelte fondamentali per il proprio futuro.

Ringrazio di cuore l'Autrice per la copia autografata con dedica e non posso che consigliare la lettura di questo romanzo, in special modo a chi ama il mix tra commedia e giallo, ma anche chi vuol cominciare a leggere qualcosa di questo genere o a chi semplicemente desidera una lettura avvincente e dinamica.


Altri romanzi con protagonista Fortunata:

1. Di morte e d'amore: La prima indagine di Fortunata, tanatoesteta (2022) RECENSIONE
2. Morire ti fa bella (2023)