Iniziare la recensione di
un libro che sai essere stato
apprezzato da molti e dalla critica - parliamo del vincitore dell'ultima edizione del
Premio Bancarella - non è per me una cosa semplice...
Per quale ragione?
Forse perchè
non ne sono rimasta entusiasta all'ennesima potenza - e il genere mi pace moltissimo, eh!! - e a questo si aggiunge il fatto che ... non so di preciso (avendolo terminato da poco) PERCHE' non mi ha entusiasmata.... , almeno non al 100%.
So solo che è così... punto. Darne una motivazione razionale e soddisfacente - per me, anzitutto - non mi viene con facilità; sono sensazioni "a caldo".
Ecco il libro..:
IL MERCANTE DI LIBRI MALEDETTI
di Marcello Simoni
(
QUI per la scheda del libro)
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Ed. Newton Compton Collana Nuova Narrativa Newton 352 pp 9.90 euro e-book 4.99 euro agosto 2011 |
La trama di per sè non è complessa, nel senso che il nocciolo della questione sta nell'ossessione che i personaggi menzionati nel romanzo hanno verso
l'Uter ventorum, che altro non è che
un libro misterioso che tratta di angeli e di come invocare gli stessi, per avere sapienza, una sapienza "che non è di questo mondo", ma che è ultra-terrena.
E' un libro esoterico, legato alla magia, quindi "contrario" al pensiero cristiano; coloro che lo cercano e bramano ne sono consapevoli, ragion per cui tutti lo vogliono ... ma mi raccomando, acqua in bocca!
Tutta la storia si intreccia attorno a questo libro, sparso in frammenti qua e là tra la Spagna, l'Italia e la Francia e che vanno scovati e interpretati, essendo sotto forma di indovinelli (che mi hanno ricordato un po' i crittogrammi de "Il codice da Vinci"), scritti in latino o in altre lingue antiche.
Per il resto, la storia vede coinvolti vari personaggi, la maggior parte un po' ... "tetri", tra i quale non sempre è stato facile e subitaneo distinguere i "buoni" dai "cattivi".
Anzitutto, c'è colui a causa del quale "la caccia al tesoro" ha inizio: Vivien De Narbonne, un monaco che proprio all'inizio del romanzo se la vede brutta, in quanto inseguito da cavalieri con la maschera al volto che tentano di ucciderlo, proprio per impossessarsi di questo "libro maledetto".
Da lì in poi, verranno presentati una sfilza uomini (poche le donne, in questo romanzo) e quindi di nomi che mi manderanno in una iniziale confusione.
Tredici anni dopo l'infelice inseguimento a scapito di Vivien, incontriamo un mercante di reliquie, che nulla ha della fede cattolica, anche lui alla ricerca della sapienza degli angeli, anche lui coinvolto nella ricerca dell'Uter Ventorum, consapevole della sua "pericolosità" e del fatto che altre persone, pur di averlo, saranno disposte e felici di far cadaveri a destra e a manca!
Questo mercante è Ignazio da Toledo, un uomo apparentemente rude, sicuramente impenetrabile, con molti segreti alle spalle; a lui Vivien "affida" la ricerca del libro; compagni di viaggio di Ignazio saranno il giovane guerriero francese Willhalme e Uberto, un ragazzo incontrato in un convento in Italia (scopriremo, nel corso della lettura, che non si tratta di un incontro casuale).
A loro si opporranno i cavalieri della Saint-Vehme, una sorta di "tribunale segreto", composti da uomini disposti a torturare ed uccidere ferocemente traditori e chiunque vada contro i loro interessi.
I tre compari faranno una serie di viaggi, di città in città, di abbazia in abbazia, tra fiere e strade pericolose (avranno il privilegio di essere scortati e protetti da un gruppo di templari!! I templari hanno sempre un certo fascino su di me, lo ammetto!), avendo sempre il fiato sul collo e alle calcagna i "sicari" della Saint-Vehme, capeggiati dal losco
Dominus.
Nel corso della narrazione assistiamo a cambi d'identità, combattimenti corpo a corpo, omicidi efferati, torture, tradimenti..., alcuni di questi "infami", altri "eticamente accettabili", passatemi il termine (mi riferisco al boemo "pseudo-vassallo" Slawnik, servitore del cattivo Dominus, che a un certo punto deciderà di riacquistare la propria libertà e dignità di cavaliere e guerriero, anche se questo significherà tradire la Saint-Vehme, che altro non ha fatto che chiedere spargimenti di sangue in nome di un libro).
Leggendo, si avverte la passione per lo scrittore per l'ambientazione medievale, cosa che io per prima ho apprezzato, perchè la trovo sempre affascinante; i cambi di scena veloci non confondono le acque, anzi rendono dinamica l'azione, che di per sè non è tantissima, ma è resa viva proprio da questa sorta di "cambio di regia", di prospettiva, da un personaggio all'altro.
Interessante il fatto che l'autore si soffermi sui personaggi principali dandocene un quadro psicologico, interiore e soprattutto molto "umano", vicino a noi, anche nelle reazioni molto irruente, istintive di Ignazio, di Uberto, di Vivien.
Ecco, questo aspetto dello "spessore psicologico" dei personaggi mi è piaciuto, perchè serve a rendere più concreto ciò che si legge, a darcene un'idea più vicina.
L'idea di svelare enigmi per ricomporre il libro può non essere proprio originale, come non lo è a mio avviso il finale (tranquilli, non lo svelo!), ma nel complesso il romanzo si legge con molta scorrevolezza, e per il modo di presentare la storia in sè e per lo stile di scrittura.
Ripeto, se non fosse che i nomi e i cambi di identità inizialmente mi hanno un po' mandata in confusione, sono del parere che il romanzo costituisca un buon esordio per Marcello Simoni; certo, può piacere in particolare a chi ama il genere "storico-thriller", anche se consiglio agli appassionati di non farsi "paragoni mentali" con "Il nome della rosa" o "I pilastri della terra", perchè credo davvero si tratti di opere dal "peso letterario" differente, senza con questo voler necessariamente sminuire il libro in questione.
Se consigliarlo?
Ma sì, certo, lo consiglio, è certamente una buona lettura, un romanzo piacevole e scritto bene.