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giovedì 3 febbraio 2022

Recensione: "Amore e amicizia" di Jane Austen



Amore e amicizia (Love and Freindship) è una breve novella in forma epistolare di Jane Austen scritta nel 1790 e facente parte degli scritti giovanili, i cosiddetti Juvenilia, risalenti al periodo 1787 - 1793, quando cioè l'autrice era davvero molto giovane (dodici-diciotto anni).
 
166 pp
Si tratta di un racconto composto da una serie di lettere che una giovane, Laura, invia alla figlia della sua migliore amica, Marianne, raccontandole le proprie (dis)avventure dopo essersi sposata con un giovanotto, Edward, il quale l'ha portata via da casa dei suoi genitori e da quel momento si sono susseguite vicende bizzarre, disgrazie, incontri con vari personaggi altrettanto strani e molti svenimenti.

Laura ha un modo tutto suo di parlare di sé e delle persone che le stanno simpatiche o di quelle che disprezza; se delle prime sottolinea la grazia e la sensibilità, delle seconde la grettezza e la pochezza nei sentimenti.
Lei e Edward si sposano senza la benedizione del padre di lui, che lo avrebbe voluto unito ad una donna di ben altro "partito", e non con una ragazzetta senza dote.
Ma Laura e il marito paiono vivere alla giornata e disprezzano il vil danaro; diventano amici di un'altra coppia, Augustus e Sophia, ma pure questi due amici non hanno molto sale in zucca: nessuno che pensi a come portare la pagnotta a casa, l'unica cosa che conta è spendere e spandere i pochi quattrini che hanno, e quando finiscono... si cerca il modo di recuperare qualche sterlina, in un modo o nell'altro.
Quando poi accade una doppia tragedia nella vita delle due amiche, già avvezze per indole a svenire, lamentarsi e sospirare l'una nelle braccia dell'altra per ogni minimo problema, le due passano un po' di tempo languidamente svenute per poi reagire e cercare di tirare avanti trovando qualcuno a cui spillare soldini.

Il racconto è spassoso, simpatico, romantico sì ma in senso ironico, in quanto la 14enne Jane ci descrive le sue donne attraverso le emozioni amorose da loro vissute, che loro stesse raccontano con toni forti e ferventi, dimenticando ogni traccia di buon senso ma generando situazioni così scioccamente assurde da far sorridere il lettore: donne che perdono i sensi come se niente fosse, che si abbracciano e si raccontano segreti dopo due secondi di conoscenza, che giudicano gli altri con criteri superficiali e poco intelligenti, che si comportano in modo frivolo e senza alcuna lungimiranza.

È un romanticismo portato all'estremo, volutamente stucchevole e zuccheroso, che fa il verso a questi protagonisti dalla personalità mediocre, prendendoli un po' in giro; mediocrità che emerge soprattutto quando passano per difficoltà e disgrazie, che li vedono sempre staccati dalla realtà, sciocchi e vanesi, e mai maturi e saggi.

Tra queste pagine ritroviamo la vivace fantasia di una scrittrice-ragazzina che si diletta a giocare con i propri personaggi con un'ironia e un gusto per la parodia che matureranno e confluiranno nei cosiddetti "romanzi canonici".

Breve ma delizioso; una Jane in erba -  non ancora la nostra "zia", quella di Liz Bennet - ma che già manifestava la propria intelligenza e finezza nel catturare con amabile humor certi tratti, modi di fare, contraddizioni ecc... della società del suo tempo.

venerdì 2 novembre 2018

Recensione: PERSUASIONE di Jane Austen (RC2018)



Una protagonista femminile che racchiude in sè dolcezza, mansuetudine, rispetto per il prossimo, senza essere scevra di forza morale, carattere e coerenza. Può non esserci un lieto fine per una donna così?

Con Persuasione si conclude il mio ciclo Jane Austen, che ha compreso la lettura dei suoi romanzi più importanti.



PERSUASIONE
di Jane Austen



Ed. Newton Compton
4.90 euro
224 pp
O. De Zordo (a cura)
trad. F. Fantaccini
La ventisettenne Anne Elliot è la protagonista di questo classico di Jane Austen del 1818, scritto poco prima dell'aggravarsi della malattia che la portò alla morte (fu pubblicato postumo dal fratello dell'autrice), in cui ancora una volta l'Autrice inglese ci lascia un ritratto della società a lei contemporanea tanto fedele quanto ironico e non privo di una buona dose di polemica antiaristocratica.

Anne è una giovane donna appartenente ad una ricca famiglia; suo padre, sir Walter Elliot, è un baronetto vanitoso e superbo, convinto del prestigio del proprio buon nome e tendente a guardare gli altri dall'alto in basso.
Ma, ahilui, il casato di per sè non è sufficiente a garantire un'esistenza agiata, e nell'anno 1814 le sorti della famiglia non navigano in buone acque, anzi: a causa di problemi finanziari, sir Walter si vede costretto ad affittare la propria dimora di famiglia al gentile e socievole ammiraglio Croft.
Ciò che desterà stupore e inquietudine nella dolce Anne è apprendere che la moglie dell'ammiraglio altri non è che la sorella di Frederick Wentworth.
Mai nome fu più in grado di provocare capriole incredibili nel cuore della nostra Miss Elliot!

Sì perchè Frederick non è uno sconosciuto: otto anni prima i due sono stati fidanzati, ma a quel tempo la giovanissima e appena diciannovenne Anne si era lasciata persuadere dai familiari e, ancor di più, dalla cara e stimata amica di famiglia Lady Russell, a rompere il fidanzamento col giovane
ufficiale di marina, ritenuto sì caro e gentile ma... non sufficientemente ricco e quindi degno di sposare una Elliot.

Sono dunque trascorsi diversi anni e, nel rivederlo, Anne deve ammettere a se stessa due cose: anzitutto che lui non riesce ad esserle indifferente e rivederlo, ascoltarne la voce, i discorsi, scorgere in volto quelle espressioni che lei conosce benissimo e che ha tanto amato, fa saltare un battito al suo agitato cuore; in secondo luogo, Anne si rende conto che troppa acqua è passata sotto i ponti di quell'amore giovanile e per il quale ella non ha avuto, a quel tempo, il coraggio e la forza di combattere, contrapponendosi all'autorità paterna e alla disapprovazione di colei che considera quasi una seconda mamma (le sorelle Elliot sono infatti orfane di madre, e la perdita della genitrice ha influito molto sulla formazione del carattere di Anne, che vorrebbe tanto poterle somigliare anche solo un po'). 

Ha senso emozionarsi tanto alla vista di Frederick?
No, non ne ha, ed Anne lo sa bene, anche perchè, nelle diverse occasioni in cui i due si ritrovano insieme (in compagnia di altra gente), lui pare volerla ignorare di proposito e, quando si sente in dovere di rivolgerle la parola, lo fa con distacco.

Possibile che per il giovane capitano - che in mare ha fatto fortuna, tanto da diventare ricco e stimato - ciò che c'è stato tra loro anni prima - e in nome del quale avrebbero voluto sposarsi... - non conti nulla?
Anne cerca di controllarsi e di razionalizzare: a lei va addebitata la responsabilità della fine della loro relazione, ragion per cui è comprensibile che lui non abbia un ricordo bellissimo di lei  e che ora si senta pronto a cercar moglie... Cosa potrebbe mai rinfacciargli Anne?

Anne non è una sciocca; ella è saggia, mite, dolce, paziente con tutti... e ne deve avere di pazienza con il borioso padre, la snob sorella maggiore (anch'ella nubile e per questo alla disperata ricerca di un buon partito) e la sciocchina sorella minore, Mary, l'unica ad essersi maritata.
Anne è circondata da persone per lo più  frivole, vanesie e vanitose; da uomini impegnati nelle attività tipicamente maschili (caccia, conversazioni riguardanti  la carriera...) e donne occupate in ricevimenti, balli. visite di cortesia e, perchè no?, pettegolezzi.

Anne è una silenziosa ed acuta osservatrice, che partecipa a questa vita il minimo indispensabile senza assimilarne lo spirito lezioso, i modi affettati e non sempre sinceri, i pregiudizi verso chi appartiene a una categoria sociale ritenuta inferiore, "non all'altezza", il pensiero fisso di accaparrarsi un buon fidanzato; sensibile, desiderosa di capire ciò che si cela dietro i comportamenti altrui, empatica e comprensiva, sembra non appartenere davvero al mondo da cui pure proviene e che,  attraverso i suoi occhi tranquilli, non possiamo non guardare con quella chiave ironica che è l'Autrice stessa a fornirci, ma senza mai invitarci a condannarlo aspramente.


"...Anne, con la sua raffinata intelligenza e la sua dolcezza, virtù che avrebbero dovuto collocarla molto più in alto nella stima di chiunque fosse dotato di giudizio, non era nessuno né per il padre né per la sorella. La sua parola non aveva alcun valore, le sue esigenze erano sempre considerate poco importanti; era soltanto Anne".

La povera Anne non è apprezzata dai suoi cari  (fa eccezione la saggia Lady Russell per la quale è come una figlia), è vista più come una presenza grigia e ininfluente, della cui disponibilità è lecito approfittare quando se ne ha bisogno, e lei stessa non ci tiene ad essere al centro dell'attenzione; del resto, dopo la rottura del fidanzamento con l'amato di allora, si è lasciata un po' trascurare e da fanciulla graziosa e piacente, è diventata una donna adulta non più al colpo del proprio splendore.

Ma come sempre accade nei romanzi della "zia Jane", anche qui il destino ha in mente qualche novità e, attraverso fraintendimenti, gite in comitiva, coppie di fidanzati vere o presunte, Anne potrebbe ritrovarsi a fare nuovamente i conti con i propri sentimenti, che non sono mai morti, per il capitano Wenthworth.
Ma egli..., prova ancora del rancore verso Anne? O, peggio ancora, lei non conta assolutamente più nulla per lui?
Attenta, signorina Elliot, le vivaci donzelle, pronte ad accalappiarsi il giovanotto venuto dal mare, non mancano mai, e forse questa potrebbe essere l'ultima vera occasione per seguire il cuore e provare ad essere felice!

Piacevole, sufficientemente scorrevole, Persuasione ci dà sì un ritratto vivace della società inglese di inizio Ottocento, ma non lo fa con pesantezza, esagerando con passaggi troppo descrittivi, lenti e che quindi potrebbero risultare noiosi; tutt'altro, l'ho letto gustandomi ogni momento, ogni scena descritta, i dialoghi, l'ingresso di volta in volta dei vari personaggi, lo sviluppo delle vicende - che sembrano prendere una piega ma poi... - e la stessa protagonista, che è sì dolce, mite, colta e accondiscendente ma senza essere una "smidollata" priva di personalità. Diciamo che Anne Elliot sa aspettare il momento giusto per agire!

Confesso che nella mia personalissima top ten delle eroine austeniame, Emma Woodhouse stravince, perchè è la più frizzante e la più imperfetta; si piazza bene anche Lizzie Bennett per la sua schiettezza e perspicacia, mentre all'ultimo scalino collocherei Fanny Price, che è la miss che mi ha convinta meno.

Consigliato a chi ama i classici della letteratura inglese e, in generale, a chi ama tuffarsi in un mondo distante da noi  nel tempo e nei costumi, che ci strappa qualche sorriso, fa sognare le lettrici più romantiche mentre fantasticano di balli, schermaglie amorose, equivoci che poi si risolvono per il meglio, il tutto sorseggiando una tazza di the fumante e apprezzando quella  penna leggera e intelligente propria della Austen, che ha saputo descriverci con efficacia e acume gli uomini e le donne del proprio tempo... che, a ben guardare, non sono poi così differenti da ciascuno di noi oggi nei sentimenti, nelle contraddizioni e nei desideri.




Reading Challenge
Obiettivo n.1
Un libro scritto più di 100 anni fa



Classici austeniani recensiti sul blog:

martedì 17 novembre 2015

Prossima lettura: PERSUASIONE di Jane Austen



Sta per giungere al termine il mio tour austeniano, e l'ultimo libro che mi resta da leggere è:

PERSUASIONE
di Jane Austen


Ed. Mondadori
trad. A.L. Zazo
368 pp
9 euro
2002
Composto tra il 1816 e il 1817, Persuasione è l'ultimo romanzo completo della Austen, scritto poco prima dell'aggravarsi della malattia che la portò alla morte.
Pubblicato postumo dal fratello dell'autrice, il libro narra le contrastate vicende di due giovani, Anne, figlia di un baronetto, e Frederick, ufficiale di marina.
I due si amano, ma la ragazza presto si lascia persuadere dalla famiglia a rinunciare all'innamorato, di natali troppo umili.
Frederick scompare per sette anni; quando torna, è un uomo ricco e influente, ma ancora pieno di rancore per essere stato abbandonato da Anne.
Costei, ormai donna, si rende conto di averlo sempre amato, e solo dopo lunghi tentativi riuscirà a superare l'ostilità e il risentimento dell'uomo.

LO AVETE LETTO? ^_^

sabato 3 ottobre 2015

Recensione: EMMA di Jane Austen



E sta per avviarsi al termine il mio tour austeniano - comprendente la lettura dei romanzi canonici dell'Autrice; stamattina vi parlerò di Emma, cui seguirà, il mese prossimo, Persuasione.

EMMA
di Jane Austen


Ed. Newton Compton
Trad. Pietro Meneghelli
416 pp
3.90 euro
Emma Woodhouse, la giovane donna protagonista di questo classico, è tanto bella quanto ricca e viziata; colta, sicura di sè, acuta osservatrice delle persone che la circondano, si ritiene capace di indagare, come pochi, l'animo umano, comprendendo anzitempo sentimenti, pensieri e aspettative inespresse (e, diciamolo, sconosciute anche ai diretti interessati!), soprattutto per quanto riguarda l'amore e il matrimonio.
Cosa abbastanza paradossale per una come lei, che ha deciso in cuor suo - almeno così dice - di non doversi sposare mai: ama troppo la propria libertà e poi vuol prendersi amorevolmente cura di suo padre, un uomo buono ma acerrimo nemico del matrimonio.

Eppure, se c'è una cosa che piace ad Emma è, appunto, "combinare matrimoni" tra amici e conoscenti.

E di occasioni ce ne sono ad Hartfield, dove si passa il miglior tempo tra chiacchierate e visite con vicine e amiche pettegole!

Un giorno il destino mette sul suo cammino una ragazza giovanissima e ingenua, oltre che umilissimi natali: Harriet Smith, che la nostra ereditiera prende sotto le proprie ali, promettendo a se stessa di "educarla", di insegnarle tutto ciò che le sarà necessario per diventare una signorina fine, in grado di stare in società, sperando di poter sposare un "buon partito", adatto ovviamente al suo ceto sociale abbastanza modesto.

Tra i pochi uomini che frequenta, ci sono il signor Elton e il signor Knightley (quest'ultimo è il fratello di John, marito di Isabella, sorella minore di Emma).
I due uomini non potrebbero essere più diversi: tanto è sicuro di sè e superficiale il primo, quanto l'altro è profondo e saggio, anche se spesso molto critico verso tutti.
Ed è proprio questa criticità a stuzzicare la gioviale Emma, che sembra divertirsi a alimentare sempre nuove discussioni con  Knightley, col quale nascono spesso battibecchi, in cui l'uomo non riesce a non rimproverare Emma per le sue valutazioni troppo affrettate circa i sentimenti altrui, e il suo voler per forza fare da cupido tra persone che, in altre circostanze, probabilmente non si sarebbero neanche guardate.

Ed infatti, a dispetto dell'inesauribile ottimismo e sicurezza della nostra eroina, non sempre i suoi piani riescono, e le sue errate valutazioni la porteranno a commettere errori imperdonabili!

Convinta che le premure che il signor Elton le dimostra non siano altro che segni di interesse per Harriet, Emma incoraggia quest'ultima a ben sperare di essere ben presto chiesta in moglie dall'uomo, cosa che... non accadrà, anzi! Elton si dichiara proprio ad Emma, che lo rifiuta, non solo in quanto fedele alla propria decisione di non maritarsi, ma ancor di più a causa del suo non interesse per quello che credeva fosse solo un amico.

Via di questo passo, ci saranno altri equivoci simili, in cui Emma dimostrerà di avere davvero poca dimestichezza e capacità di comprendere l'animo umano, e di non saper interpretare gli sguardi e i segnali che alcuni dei suoi conoscenti invieranno, fermo restando che qualcuno la lascerà volutamente cadere in inganno.

A scalfire per un attimo la sua certezza "anti-nozze", ci pensa l'arrivo tanto atteso del figlio del signor Weston, marito della cara amica di sempre, la signora Weston, con cui i Woodhouse sono in gran confidenza.
Frank Churchill è un giovanotto piacente e simpatico, ama conversare e non sembra nè gretto nè sciocco, come invece si è rivelato il signor Elton; certo, non sta simpatico a Knightley, ma a lui in verità non sta simpatico nessuno, quindi Emma alza le spalle disinteressata e divertita di fronte alle critiche e alla disapprovazione di quest'ultimo verso Frank.

Frank...., che pare mostrare un interesse fin troppo esplicito verso la cara Emma, che cerca in tutti i modi di scorgere segnali di innamoramento in se stessa...  ma con pochi frutti!

Intanto le passeggiate, i balli e le chiacchierate - con qualche new entry nel gruppo a gettare sale e novità su cui spettegolare - faranno sì che la testolina iperattiva di Emma riprenda quel suo lavorio vòlto ad unire due anime gemelle, ma ancora una volta le previsioni realistiche di Knightley rischieranno di avverarsi.

Qualcuno ci resterà male, qualcun altro sarà costretto a dire verità fino a quel momento celate, mentre la nostra Emma dovrà imparare diverse cose di sè e degli altri.

Emma è una donna intelligente anche se troppo sicura di sè, e questa sicurezza la porterà a sbagliare più di una volta. Ma le conseguenze delle sue azioni e gli avvertimenti del buon amico, il grillo parlante Knightley, l'aiuteranno a fermarsi e a riflettere.


Non si può tentare la fortuna con i sentimenti altrui, imparerà Emma,  e neanche a dare per scontato che gli altri sentano e provino qualcosa che è solo frutto delle proprie romantiche previsioni.

Quel romanticismo che una razionale Emma tiene lontano da sè, forse per paura di ricevere delusioni, ma che a un certo punto busserà suo malgrado anche al suo cuore.

A volte l'amore è lì vicino a te, vi è sempre stato, ma tu eri troppo impegnata a programmare quello altrui per porre la giusta attenzione al tuo cuore e ai suoi bisogni, cara Emma!

Ma niente paura: Jane non lascia nessuno dei suoi lettori insoddisfatto, e ci regala una storia con un finale del quale non ci può davvero lamentare!

Emma mi piace perchè è una protagonista imperfetta; durante la lettura non di rado mi  ha irritata per i suoi modi superficiali, per questa frenesia di vedere amore e cuoricini tra i suoi amici, senza curarsi di ferire le "vittime" delle proprie fantasie e, una volta successo il patatrack, affannarsi per sentirsi meno in colpa possibile.

Emma ha bisogno di crescere, e questo accadrà,  anche perchè si tratta di una donna comunque sensibile, che sa fare un passo indietro quando sbaglia e che imparerà ad accogliere i rimproveri giusti e i cortesi consigli di chi le vuol bene. Questa sua evoluzione me l'ha fatta apprezzare molto, come ho apprezzato tutto il romanzo, e stavolta con pochi se e pochi ma!
Se è vero che anche in Emma, la Austen non smette di regalarci capitoli in cui si blatera del continuo, è pur vero che stavolta - a differenza di  Ragione e Sentimento e Mansfied Park - non mi sono pesati più di tanto, perchè ho trovato lo stile e il ritmo molto più briosi, vivaci, con personaggi che avevano da dire cose più interessanti, che hanno dato vita - con il loro fiume di parole, i loro atteggiamenti spavaldi o riservati... -  a equivoci ed incomprensioni (questi li ritroviamo praticamente sempre, nei romanzi della Austen) che ho seguito con molto piacere, grazie anche alla protagonista - che per me è diversa da tutte le altre, e anzi, mi sa che è prima nella mia personale topten austeniana, per il suo carattere volitivo e vivace -  e alla immancabile deliziosa ironia di Jane, che ci fa scorrere le tante pagine dei suoi libri sempre con il sorriso sulle labbra.

Ho amato in particolare il personaggio maschile Knightley, per la sua onestà, il suo voler essere oggettivo anche nei confronti di una capricciosa e bella donna come Emma, che lui però si rifiuta di assecondare ma che anzi rispetta proprio mostrandosi critico e spesso "duro".

Non mi resta che Persuasione, ma intanto consiglio questo classico un po' diverso dagli altri.

Recensioni correlate:



sabato 15 agosto 2015

Recensione: MANSFIELD PARK di Jane Austen



E' finitooooooooooooo!!
Ho finito l'eterno Mansfield Park!!

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Fanny è forse la più singolare delle eroine austeniane incontrate da me fino a questo punto - avendo letto RAGIONE E SENTIMENTO, ORGOGLIO E PREGIUDIZIO, L'ABBAZIA DI NORTHANGER.
In che senso?

Perchè bene o male le altre fanciulle sono più attive, vivaci, soprattutto Marianne e Lizzy, non se ne stanno propriamente con le mani in mano a guardare come si svolgono gli avvenimenti, ma ne prendono parte anche loro.
Fanny Price no...

Quando giunge in casa dello zio Sir Thomas Berthram, Fanny è ancora una bambina e la sua nuova famiglia ha deciso di prenderla con sè per educarla e fare di lei una signorina fine ed elegante, cosa che non potrebbe diventare stando a casa di Mr Price, un individuo non cattivo (lo conosceremo verso la fine del romanzo) ma senz'altro rozzo e un po' egoista.
Certo, tutti in casa, da Lady Berthram alle due belle e fini figliole - Maria e Julia - dubitano fortemente che la gracile, malaticcia e insignificante nipote/cugina possa mai fiorire davvero e diventare un buon partito, ma intanto ci si prova a "raddrizzarla".
L'unico membro della famiglia che nutre da subito un sincero affetto per lei, guardandola con comprensione, parlandole con dolcezza, incoraggiandola come meglio può, è il cugino Edmund.
Tra i due negli anni si svilupperà un affetto e un'amicizia che li accompagnerà in tutto lo svolgersi degli eventi e che sarà fonte di consolazione per tutti e due nei momenti no.

Crescendo, Fanny si rivela una ragazza molto educata, umile, silenziosa, timida, insicura e bisognosa di incoraggiamenti; tende ad isolarsi e a non essere molto espansiva in presenza di estranei, eppure riesce ad entrare nelle grazie di una giovane tanto bella quanto scaltra: Lady Mary Crawford.
Lei e la famiglia, compreso il fratello Henry, frequentano molto Mansfield Park e Fanny nota immediatamente che tra il suo adorato e buon Edmund e la signorina Crawford c'è una certa simpatia.

Edmund toglie a Fanny ogni dubbio in merito, dicendole che vede bene la giovane come sua futura moglie e prova per lei dei sentimenti.
E Lady Crawford, come vede Edmund, che vuol fare carriera in ambito ecclesiastico?

Lady Crawford in fondo non è un'ipocrita e non nasconde il suo carattere, il suo amore per lusso, soldi e divertimenti, uniti al desiderio di fare un matrimonio in cui il futuro sposo faccia una carriera di tutto rispetto, che non abbia nulla a che fare con le parrocchie e i sermoni...
Eppure Fanny sa che a Mary piace molto Edmund.

Riusciranno i due ad andare oltre le loro diversità caratteriale e le diverse ambizioni a favore di un matrimonio che sembra scontato per tutti?

Intanto, sempre seduta ad un angolo di una stanza, pronta ad ascoltare il chiacchiericcio altrui e a dispensare sorrisi placidi e parole gentili, c'è lei, Fanny, che col tempo dovrà fare i conti con una richiesta di matrimonio da colui che mai vorrebbe accanto, e con dei sentimenti che stanno nascendo e rafforzandosi nel suo cuore e che sono indirizzati verso l'unico uomo che l'abbia mai compresa, e al quale va tutto il suo sincero ed ingenuo affetto...

Quale amore vincerà? Quello un po' volubile e frivolo di Mary Crawford o quello onesto, silenzioso e maturo di Fanny  Price? Con quali occhi il confuso ma sincero Edmund guarda l'una e l'altra?

Mansfield Park è un romanzo che parte in modo davvero moooolto lento per i miei gusti; fiumi di parole, dialoghi, scene... che per me rendono buona parte del libro, ahimè, poco allettante e tendente al noioso.
Due terzi del libro scorrono a fatica e bisogna aspettare parecchi capitoli prima di arrivare a qualcosa di più interessante, che vede il precipitarsi degli eventi verso un finale che soddisfa praticamente sempre il lettore.

Vero è che, a ben pensarci, questa è la tecnica che mi pare Jane utilizzi sempre: presentarci la situazione iniziale del personaggio, il suo modo di essere, pensare, parlare..., l'ambiente in cui si trova, per poi soffermarsi abbondantemente su riunioni di famiglia, chiacchiere spesso sciocche e frivole, giochi fatti in casa per passare il tempo, passeggiate in cui si continua a parlare e parlare..., per poi concentrare "il grosso" degli eventi quando avevi appena maturato l'idea di mettere il libro in stand-by.

C'è anche da dire che tutta la parte lunga centrale non è necessariamente inutile se pensiamo che i vari personaggi rivelano la propria natura, il lettore si fa un'idea su tutto e decide, tramite i pareri velati e ironici (l'ironia sottil e sempre deliziosa dell'Autrice) chi è simpatico e chi non lo è, chi è intelligente e chi è un po' stupidino.
Inoltre, in questo romanzo ho notato che era meno presente e pressante il pensieri - da parte dei personaggi femminili - di accasarsi con un uomo avente una bella rendita; piuttosto si sente forse in modo più deciso la condanna della Austen a certi modi di fare scorretti e frivoli, agli atteggiamenti indolenti di certi genitori verso i figli.
E anche Fanny, che è la protagonista, non mi è apparsa come una vera e propria eroina per la maggior parte del romanzo, perchè troppo timida ed impacciata, silenziosa..., ma è pur vero che la pazienza è la virtù dei forti... e la Austen non deluderà nè la sua protagonista nè i suoi lettori.

Non  potrei mai dare un giudizio negativo alla mia cara Jane - ci mancherebbe! Se anche per assurdo non mi piacesse la storia di un suo libro, ne salverei comunque i personaggi principali e il loro modo di rapportarsi e le dinamiche che si creano -  ma consiglio la lettura principalmente a chi ama il genere.

BUON FERRAGOSTO!!!

domenica 31 maggio 2015

Recensione: ORGOGLIO E PREGIUDIZIO (Pride and Prejudice) di Jane Austen



E sono arrivata al secondo libro del mio tour austeniano con

ORGOGLIO E PREGIUDIZIO
(Pride and Prejudice)
di Jane Austen


Orgoglio e pregiudizio. Ediz. integrale
Ed. Newton Compton
3,90 euro
inizio: 1796/97 (First Impressions)
revisione: 1811/12 (P&P)
pubblicazione: 28 gen.. 1813
«By the Author of "Sense and Sensibility"»

"Pride and Prejudice" è certamente l'opera più popolare e più famosa di Jane Austen, un vero e proprio "long-seller".
Attraverso la storia delle cinque sorelle Bennet e dei loro corteggiatori, lo sguardo acuto della scrittrice, sorretto da un'ironia tanto più spietata quanto più sottile, annota e analizza fatti, incidenti, parole di un microcosmo popolato da personaggi che avranno molto da insegnare a Dickens e Thackeray.


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A Longbourn vivono i Bennet, famiglia composta dai coniugi Mr e Mrs Bennet e le cinque figlie, Jane, Elizabeth (Lizzy), Mary, Kitty e Lydia.
L'interesse delle donne Bennet, in primis della signora madre, è risvegliato dall'arrivo di nuovi "vicini": Netherfield Park, una tenuta vicino al paesino di Meryton, è stata finalmente affittata, ma quel che conta di più è che il nuovo arrivato è un giovanotto molto ricco, e per giunta scapolo: Mr Bingley.
Se c'è una cosa che caratterizza Mrs Bennet è la fissa di trovare un buon partito alle proprie figlie e Bingley potrebbe essere il candidato ideale per la maggiore, la bella e posata  Jane.
In effetti, tra i due nasce spontaneamente una certa simpatia che potrebbe portare altrettanto spontaneamente ad una felice unione, che farebbe saltare letteralmente di gioia la madre della ragazza.
Se non fosse che questo matrimonio non è ben visto da tutti, a partire dalle sorelle di lui e per finire con l'amico di sempre, Mr Darcy.
Il caro Mr Darcy si presenta, in società, ai balli, con le signore e con gli uomini, come un giovane altero, pieno di sè, fin troppo convinto e fiero del proprio status sociale (è davvero un ottimo partito da accalappiare), e tanto i modi quanto i lineamenti del viso rivelano il disprezzo per certi atteggiamenti e comportamenti altrui contrassegnati da superficialità e semplicioneria, tant'è che proprio verso la mamma di Lizzy, Darcy prova una forte antipatia.

Sarà per questo che proprio lui non vede di buon occhio un'eventuale unione del suo amico con una Bennet?

Certo, in famiglia a salvarsi sono soltanto e proprio le due figlie maggiori e un po' il padre, che non è sciocco come la moglie, ma la sua indifferenza ai pettegolezzi e a tutto ciò che gli succede intorno - e il sarcasmo col quale giudica tutto e tutti - lo rendono poco piacevole come persona.

Ma Jane e Lizzy sembrano non aver nulla a che fare coi genitori: sono due ragazze intelligenti, colte, equilibrate, e se la prima mostra un temperamento più tranquillo, una spiccata bontà e una certa "incapacità" a giudicare male chiunque (anche chi meriterebbe un giudizio severo), Elizabeth rivela un caratterino più forte, determinato, un certo acume nel valutare con intelligenza e sagacia fatti e persone, oltre che una piacevole ironia e un modo di fare spiritoso, simpatico e vivace che piacciono praticamente a tutti quelli che hanno a che fare con lei.

Tutti tranne Darcy, che di viso la giudica a malapena "passabile" e per il resto... il suo orgoglio gli impedisce di vedere la fanciulla come una ragazza adatta a lui, al suo rango.
Ma Lizzy non le manda a dire e, per quanto sia attirata dalla signorilità di Darcy, è cosciente del fatto che su di lui girano voci non proprio lusinghiere, che ne danno un ritratto poco rispettabile, accentuandone l'arroganza, l'egoismo e l'insensibilità verso il prossimo e i suoi sentimenti.

Ma Darcy è davvero così freddo e algido come appare? Questa pensiero su di lui non sarà tutto frutto di pettegolezzi e mezze verità, oltre che di un forte pregiudizio della nostra Lizzy verso un uomo dal carattere forse non facile e malleabile, ma con cui, deve ammettere, le conversazioni (quando il giovane si degna di parteciparvi) sono tutt'altro che banali e sciocche (come lo sono con tanti altri uomini coetanei)?

E il forzato disinteresse di Darcy per la signorina Bennet non sarà a sua volta frutto del già citato orgoglio, che impedisce al giovanotto di dare spazio a quei sentimenti che pian piano, e suo malgrado, si stanno insinuando in lui nei confronti della cara Lizzy?

La Austen crea, capitolo dopo capitolo, una serie di impedimenti alla realizzazione di fidanzamenti e matrimoni, lasciando serpeggiare pregiudizi e dicerie che finiscono per dare adito a fraintendimenti, che allontanano inevitabilmente i diretti interessati.

Jane riuscirà a sposare il suo Bingley, che pur avendo mostrato dei sentimenti per lei, a un certo è sparito misteriosamente? Come mai? Qualcuno gli avrà fatto cambiare idea su Jane?

Darcy riuscirà ad a sottomettere il proprio sciocco orgoglio per buttarsi a capofitto nell'amore? 
Ma anche Lizzy dovrà accantonare il pregiudizio verso quell'antipatico di Darcy per vedere la sua vera natura, che è molto più nobile di quanto sembri ad una prima occhiata, e le occasioni per dimostrarlo ci saranno.

Di per sè, un po' come in Ragione e Sentimento, il succo della storia non è tanto complicato e (anche se lo è di più che nell'altro romanzo) il numero di pagine che lo accompagna parrebbe ingiustificato..., se non stessimo parlando di JA.
JA, si sa, dà ampio spazio a dialoghi, descrizioni, intere sequenze di pensieri, riflessioni, ragionamenti ecc che potrebbero sembrare inutili e superficiali rispetto allo sviluppo della storia, e - per quanto ami quest'Autrice - non nego di aver trovato certe parti noiosette, ma nel complesso Orgoglio e Pregiudizio  resta un classico che amo e la storia  d'amore di Lizzy e Darcy mi piace molto, anche perchè mostra davvero come il loro sentimento fosse ostacolato non da cose oggettive ma da atteggiamenti e pensieri inesatti.

Mi piace sempre molto la leggera e deliziosa ironia di JA circa certi modo di fare del suo tempo, la fissa per i balli e per la ricerca del marito con una rendita alta, così come comunque mi piace che si punti molto sui sentimenti della protagonista.

Io Jane non posso non consigliarla; certo, magari molte parti le si legge con meno pathos ma il suo stile e il suo mondo sono sempre piacevoli.

mercoledì 6 maggio 2015

Recensione: RAGIONE E SENTIMENTO di Jane Austen



Un classico della grande romanziera inglese a cavallo tra Settecento e Ottocento, Jane Austen.

RAGIONE E SENTIMENTO 

(Sense and Sensibility)


Ragione e sentimento. Ediz. integrale
Ed. Newton Compton
288 pp
3.90 euro
2015

La famiglia Dashwood, protagonista di questo romanzo (il primo, tra i “canonici”, della Austen, pubblicato nel 1811), è “tutta al femminile”, composta da una mamma (seconda moglie di Henry Dashwood e vedova dello stesso) e dalle sue tre giovani figlie: Elinor, la maggiore, la sedicenne Marianne e la piccola Margaret.

Stabilitesi nel cottage di un parente nel Devonshire (dopo essere state gentilmente allontanate dalla casa di famiglia da John, figlio del primo matrimonio di Henry), Elinor e Marianne avranno modo di conoscere un sacco di gente, dalle donne alla ricerca dei pettegolezzi più interessanti agli uomini che sembrano ancora più pettegoli delle mogli.
Come in Orgoglio e Pregiudizio, uno degli argomenti di discussione tra le donne, che si incontrano amabilmente in occasioni di visite di cortesia e passeggiate, è la ricerca di un buon partito, e conoscere un nuovo giovanotto è sempre fonte di speranza per le giovani in cerca di marito.
Certo, buono sarebbe se l’amore fosse preceduto e seguito da una buona rendita annuale da parte di entrambi, e spesso proprio questa preoccupazione diventa predominante nella ricerca di un/a fidanzato/a…

In questo romanzo, ciò che prende l’attenzione del lettore (o forse dovrei dire, della lettrice, perché immagino che JA sia più apprezzata e letta tra il genere femminile. Vi prego, uomini, smentitemi!) è la differenza caratteriale e di temperamento tra le due sorelle Marianne ed Elinor.

Entrambe sono sensibili e romantiche, ma mentre la maggiore ("la ragione", il "sense") è brava a nascondere – forse per pudore, per riservatezza. o semplicemente per carattere…. - il proprio desiderio di innamorarsi e di vivere un amore sincero e “da batticuore”, dispensando invece soltanto consigli e ascoltando confessioni altrui, la minore, Marianne ("il sentimento", la "sensibility"), rivela da subito maggiore ardore, istintività, un modo di fare più spontaneo e meno ligio a convenzioni e perbenismi.

Cercando e sognando l’amore romantico, mai a Marianne verrebbe in mente di incoraggiare il corteggiamento del colonnello Brandon, che sarà pure garbato e gentile, ma è troppo “anziano” per lei, che infatti verrà irretita dal fascino giovane e fresco di un certo giovanotto, Mr John Willoughby.
,

Ma ce n’è anche per Elinor, che non riesce ad essere indifferente alla signorilità e alla intelligenza del cognato del proprio fratello maggiore (John Dashwood, sposato con l’antipatica Fanny Ferrars), Edward Ferrars, il quale però p fortemente soggetto alle volontà della esigente madre.

Tre le due donzelle e i due giovanotti si creeranno delle incomprensioni, che potrebbero portare a conseguenze non proprio liete per il loro cuore palpitante e innamorato.

Di per sé, il nocciolo della storia non è complesso e particolarmente articolato e l’Autrice spende un sacco di pagine descrivendo i pomeriggi dei personaggi (sono tempi in cui le signore e i signori paiono non fare altro che andare gli uni a casa degli altri, a parlare di questo o di quello) in modo molto particolareggiato, con dialoghi abbondanti (cosa che a me piace) e lunghi, rendendo però molto spesso la narrazione piuttosto lenta.

Ma nonostante la prolissità di diversi capitoli, il cui il ritmo scorre abbastanza lento (per velocizzarsi solo verso le ultime battute), non posso non apprezzare la prosa di JA, che riesce a farti entrare in quei salotti in cui si chiacchiera all’infinito, e soprattutto ti apre completamente il cuore dei suoi personaggi.

Sì, perché se c’è una cosa che mi piace di quest’Autrice inglese è proprio la capacità di indagare nell’animo dei personaggi principali, in particolare di Elinor, il cui punto di vista ci guida nella lettura nel darci una chiara idea del carattere di tutti coloro che ruotano attorno a lei, e che a loro modo contribuiranno – con chiacchiere e non solo – allo svolgersi delle vicende.

Ci fa sorridere la sottile e deliziosa ironia dell’Autrice nel tratteggiarci quei personaggi più buffi, un po’ superficiali, sciocchini e fin troppo pettegoli, che lei sembra prendere bonariamente in giro.

Marianne ed Elinor: due sorelle colte, belle, tutto sommato con una rendita non proprio da disprezzare, socievoli…. Potrebbero mai non trovare fidanzato?

Loro sospirano, pensano, parlano, osservano, sperano… e Jane, che pure crea ostacoli ed incomprensioni, dimostra sensibilità non lasciando né loro né le sue lettrici romantiche assetate di lieto fine e di sorrisi soddisfatti.

Io la Jane la consiglio sempre e vi anticipo che tra qualche giorno (giusto il tempo di una piccola disintossicazione) rileggerò Orgoglio e Pregiudizio.

venerdì 6 settembre 2013

Breve recensione: L'ABBAZIA DI NORTHANGER di Jane Austen



Libro terminato ieri e recensito oggi!!

L'ABBAZIA DI NORTHANGER
di Jane Austen


Ed. Garzanti
216 pp
8.60 euro
Sinossi

L'Abbazia di Northanger, antica dimora medievale del futuro suocero, accende l'immaginazione della protagonista: Catherine, una giovane ingenuamente romantica, nutrita dalla lettura di libri tenebrosi, che fantastica di misteri e delitti inesistenti.
Questa cornice "noir", entro la quale si svolge una storia d'amore contrastata, è resa dalla Austen con vena ironica, leggera ma graffiante, che percorre tutto il romanzo e che affianca, come scrive Bertolucci, «quella sua qualità suprema, che è solo sua e di certi pittori del Seicento olandese, di dare la vita di tutti i giorni nel quieto brusio delle faccende quotidiane».

L'abbazia di Northanger (Northanger Abbey), pubblicato in Italia anche con i titoli Caterina e Katherine Morland è forse il romanzo meno conosciuto e meno di successo di Jane Austen: fu terminato nel 1803, ma fu pubblicato solo nel 1818, dopo la morte della scrittrice.

il mio pensiero

L'abbazia di Northanger è stata una lettura leggera e piacevole, in cui ho ritrovato tutta la bella ironia della Austen e il suo modo di scrivere sempre fresco, frizzante, presentandoci la sua eroina con tutte quelle caratteristiche che la rendono in realtà un'anti-eroina, collocando i suoi personaggi, spesso volutamente vanesi, sciocchini, ma anche ingenui, passionali al momento giusto, in un contesto superficiale, fatto di balli, ricevimenti, mariti da "accalappiare", pomeriggi a chiacchierare con le amiche nelle sale da tè....
E subito la nostra Autrice ci avverte che la sua protagonista, Catherine Morland, a prima vista non ha proprio l'aria di un'eroina, ma evidentemente proprio questo la rende la candidata ideale ad esserlo...!

Nessuno che avesse conosciuto Catherine Morland nella sua infanzia 
avrebbe mai immaginato che fosse nata per essere un'eroina. 
La sua condizione sociale, il carattere del padre e della madre, 
il suo aspetto e la sua indole, era tutto ugualmente contro di lei.


Catherine è una giovinetta pacifica, ingenua, semplice, sognatrice; ama leggere i romani gotici, in particolare va matta per I misteri di Udolfo della Radcliffe, così densi di orrore e mistero.
Dalla tranquilla Fullerton, Catherine va a stare un periodo presso amici di famiglia, Mr e Mrs Allen, nella divertente e mondana Bath.
Qui conosce diverse persone, tra cui l'aitante giovanotto Henry Tilney, un vero gentiluomo, di cui si infatua praticamente subito, dopo aver ballato con lui una sera; ma soprattutto, ad offrirle amicizia, c'è Isabella Thorpe, una ragazza un po' più grande di lei, dall'aria di chi può dispensar consigli alla giovane amica perchè ha "vissuto" di più e conosce meglio le persone, gli uomini in particolare.
La simpatica verve di Jane ci fa conoscere subito la vera natura civettuola e un po' opportunista della vivace Isabella, che ha sempre gli occhi impegnati a puntare baldi giovanotti; e questi occhi astuti si posano sul bel fratello maggiore di Catherine, James.
I due si fidanzeranno e a Catherine tanta felicità non par vera: lei ed Isabella sono come sorelle e adesso lo potranno diventare davvero!
Certo, ogni tanto si sente qualche discorsetto riguardante i soldi e le rendite di famiglia, che non proprio fanno onore al sentimento che dovrebbe stare alla base di un legame amoroso.... ma Catherine è talmente ingenua da non cogliere sfumature importanti, che pure parrebbero tanto evidenti.
A complicar le cose, la conoscenza della sorella di Henry Tilney, Eleonor, graziosa e discreta, con cui Catherine lega a tutti i costi (inizialmente per interesse verso Henry) e che la farà un po' allontanare da Isabella, che intanto, benchè fidanzata con il giovane Morland, sembra fare gli occhi dolci ad un altro bel ragazzo...
Catherine legge e sogna di poter un giorno conoscere e vivere in qualche bellissimo edificio antico, di quelli con tante stanze, corridoi lunghi, finestre alte, volte in stile gotico, camere chiuse a chiave dentro le quali chissà quali segreti terribili sono nascosti da anni...
Leggi oggi, leggi domani, il desiderio di vivere in prima persona un'avventura da "piccoli brividi" la immerge in un mondo tutto suo, fantastico, in cui lei diventa protagonista di eventi inquietanti...
A dar manforte a questi pensieri di sognatrice, c'è il soggiorno presso l'amica Eleonor, dietro invito del di lei padre, l'altezzoso e distinto generale Tinley, e il luogo manda in visibilio la nostra protagonista: l'abbazia di Northanger.
Quale migliore occasione per dare sfogo alla propria fervida immaginazione...., se non tra quelle mura maestose, quelle stanze grandi, la presenza di cassapanche misteriose, imposte che sbattono paurosamente al primo colpo di vento, e soprattutto la strana persona del generale, gentile sì con la propria ospite, ma pure così duro, sempre sull'orlo di dar corso all'ira....?
Forse quest'uomo nasconde qualche segreto, qualche malefatta che ha tenuto ben nascosta?
Tra elucubrazioni mentali che la metteranno in imbarazzo verso se stessa e soprattutto verso Henry, scontrosità ingiustificate, dispetti perpetrati da innamorati respinti, amicizie concluse e fidanzamenti rotti, Catherine giungerà alla fine al suo happy ending, degno di un romanzo in cui la propria eroina deve trionfare per forza di cose...!!

Come dicevo, questo breve romanzo dalle sfumature leggermente noir, è attraversato pagina dopo pagina dall'amabile ironia, intelligente ed arguta, della sua Autrice, che ci fa sorridere quando calca la mano sull'ingenuità di Catherine, che riceverà qualche "dritta" dal razionale, comprensivo e saggio Henry; o quando ci rivela la civetteria e la superficialità di Isabella nel correre dietro ai soldi prima ancora che ai ragazzi...

E' un classico molto carino, soprattutto per chi ama l'autrice in questione e ne apprezza l'arguzia e il suo dar spazio al tema sentimentale senza scadere mai nel patetico!



con questo classico
partecipo alla sfida




sabato 20 aprile 2013

Recensione "Lady Susan" di Jane Austen



Buon sabato amici!!!!

Lettura veloce di un classico piccolo ma piacevole, scritto dalla mano della grande Jane Austen.
E già che ci siamo lo faccio rientrare nella sfida UN CLASSICO AL MESE, cui partecipo in questo 2013.

Ed. Newton Compton
Collana live
128 pp
0.99 euro
2013
LADY SUSAN
di Jane Austen


Sinossi

Lady Susan è una donna energica, intelligente, senza scrupoli, che si diverte a giocare con i sentimenti degli uomini.

La città di provincia, le chiacchiere dei salotti, le ferree regole dell’universo piccolo-borghese: in questa breve opera gli ingredienti per entrare nello straordinario mondo della Austen ci sono tutti. L’autrice inglese ha saputo dipingere il suo tempo con grazia ed eleganza, ma ne ha lasciato accuratamente emergere, con le stesse armi tipiche di quei salotti (arguzia, bon ton, ironia), gli aspetti più retrogradi, rivelandosi donna di spirito e femminista ante litteram.






il mio pensiero
"Lady Susan" è una novella scritta in forma epistolare in cui domina il personaggio di una donna dalla personalità assolutamente forte, determinata e carismatica.

Lady Susan è una donna non più giovanissima, vedova e con una figlia adolescente, Fredrerica; la sua reputazione non è delle migliori, in quanto chi la conosce immancabilmente sa anche che donna calcolatrice sia, quanto le piaccia la vita mondana, essere accerchiata dagli uomini e da loro corteggiata, adulata; non importa che siano scapoli o impegnati, ciò che conta per Lady Susan Vernon è che lei sia al centro delle attenzioni di tutti.
La sua filosofia di vita sembra aderire al proverbio "Nel bene o nel male, purchè se ne parli!", ed è così che porta avanti la propria vita e i propri desideri.
Dopo aver amoreggiato a Langford con un uomo sposato, il Signor Manwaring, Lady Susan si prepara a colpire ancora; decide di farsi accogliere in casa, per un breve soggiorno, dai cognati, Mr e Mrs Vernon (fratello del marito di Susan, e la moglie Catherine), confinando la figlia in collegio.
Anche in casa della cognata, al cui orecchio son giunte le voci in merito alla condotta discutibile dell'ospite poco gradito (condotta tutt'altro che irreprensibile, sia quando il marito era vivo, che dopo la morte), Lady Susan non manca di tirar fuori le sue abili arti di seduzione e manipolazione del prossimo, in particolare all'indirizzo del fratello di Catherine, il giovane Reginald.
A disturbare i propositi poco chiari di Susan - sempre in cerca di situazioni favorevoli che migliorino la sua condizione di vedova - ci pensano la cognata sospettosa e la figlia Frederica.
A quest'ultima mamma Susan, con freddezza e cinismo che poco onore fanno al suo ruolo di genitrice, vuole imporre un matrimonio di convenienza, con un uomo sciocco e arrogante, che non piace nè alla figlia ed in verità neanche alla mamma che, intelligente e scaltra com'è, disprezza chiunque mostri qualsiasi forma di debolezza.
Ma poco importa dei sentimenti, ciò che vale è levarsi di torno questa figlia timida e stupidina e dedicarsi a se stessa e ai piaceri della vita.

Riuscirà Lady Susan a realizzare i propri progetti per sistemarsi come desidera, a dispetto dei pregiudizi e delle critiche della società dabbene, che sparla e sparla ma l'accoglie tra sorrisi e affettazioni ipocrite, soggiogata e affascinata dal suo carisma, dai suoi modi gentili e dalla sua avvenenza?

Tra lettere dal tono apprensivo di una madre verso la figlia, lettere aspre e ciniche tra amiche che pensano solo ai propri interessi, tra innamoramenti facili e matrimoni veloci, il lettore si farà un'idea chiara della protagonista di questo breve scritto che la Austen ci ha lasciato e che ci mostra, con un pizzico di ironia e attraverso un personaggio femminile sfrontato e audace, la tipica società inglese a lei contemporanea, in cui vigevano determinate regole di bon ton, i pregiudizi  e i pettegolezzi tipici della classe piccolo-borghese.
Ma ciò che colpisce è proprio la protagonista, forte e decisa come ci aspetteremmo più da una donna di oggi che "di allora".
Se dovessi valutare Lady Susan dal punto di vista etico-morale, non potrebbe mai piacermi: non approverei di lei la sua condotta frivola e irrispettosa verso il proprio marito e verso le donne con i cui mariti ella flirta spudoratamente (anche se qui c'è da dire che questo stessi mariti "farfalloni" hanno altrettanta responsabilità, se fanno i cascamorti con una donna diversa dalla consorte...!); non mi piace l'educazione, anzi la non-educazione impartita alla figlia adolescente e la sua insensibilità verso i desideri e i sentimenti della stessa; non approverei la facilità con cui parla di sposarsi con un uomo o con un altro, senza differenza, basta che sia un buon partito..
Insomma, Lady Susan non è che sia un personaggio femminile da imitare, ma tutte queste considerazioni seriose vanno a sbattere contro la simpatia e il sorriso che inevitabilmente la protagonista riesce a strappare al lettore; grazie alla penna elegante e arguta di Jane Austen, Lady Susan può permettersi di far breccia nel cuore di chi legge perchè se c'è una sua caratteristica che colpisce e fa scattare l'ammirazione divertita è la sfacciataggine, la spontanea sfrontatezza che guida le sue azioni; Lady Susan sa cosa la gente pensa di lei ma continua con i suoi propositi costi quel che costi, con un narcisismo e una sicurezza di sè che, ripeto, fanno sorridere e ce la fanno apparire un'eroina davvero particolare e sui generis della letteratura a cavallo tra '700 e 800.

partecipo alla sfida
con questo classico
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