Un duplice, efferato e crudo omicidio scuote Madrid: due giovani sorelle, a distanza di alcuni anni, vengono assassinate nel medesimo modo e a pochi giorni dal matrimonio.
Se l'assassino del primo omicidio è in galera, chi ha commesso il secondo?
L'ispettrice Elena Blanco, affiancata dal suo efficiente team, indaga.
In un luogo e in un tempo che (inizialmente) non ci vengono chiariti, un bambino è chiuso in un posto buio, dal quale non può scappare; affamato, sporco e spaventato, il bambino ha come unica compagnia un cane... e una colonia di vermiciattoli in cerca di cibo...
LA SPOSA GITANA
Il primo caso dell'ispettrice Elena Blanco
di Carmen Mola
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Salani Ed. trad. S.Cavarero 416 pp |
Chi è questo bambino e perché è stato lasciato solo?
Per la risposta a questa domanda ci sarà da attendere, anche perché a richiamare la nostra attenzione è un'altra persona, e anch'essa è sola e in balia di un destino che più perfido non potrebbe essere.
Dopo un'allegra serata trascorsa in compagnia delle amiche per festeggiare il proprio addio al nubilato, la bella Susana Macaya torna a casa, ma qualcuno l'aspetta nel buio per toglierle la vita.
Il suo assassino è attento, meticoloso, preciso, cauto e ha un piano da portare a termine; un piano diabolico, che prevede l'uccisione della ragazza secondo modalità a dir poco crudeli, disgustose e decisamente inumane, in cui la vittima va incontro ad una lenta e atroce sofferenza fisica e psicologica.
Quando il suo povero cadavere viene rinvenuto, due giorni dopo l'addio al nubilato, Susana ha addosso il vestito della festa e la scena che si presenta agli occhi della polizia mette alla prova i nervi e lo stomaco anche di chi, per mestiere, dovrebbe essere abituato a scene di sadismo.
Essendo un caso di omicidio molto particolare, esso passa dalla polizia alla BAC, la Brigada de Análisis de Casos, capeggiata dalla brava ispettrice Elena Blanco, affiancata dalla sua eccellente squadra.
Uno dei primi poliziotti ad arrivare sul posto è Zàrate, che non accetta di essere estromesso dal caso così cerca in tutti i modi di entrare nelle grazie di Elena e poter seguire le indagini di quello che sarebbe il suo primo omicidio.
Le indagini partono immediatamente sotto le direttive della Blanco e vengono ascoltate tutte le persone che conoscevano la vittima e che avevano con lei dei legami molto forti, a partire dal fidanzato, l'amica del cuore, i genitori.
Questi ultimi sono una coppia "mista", nel senso che il marito/padre (Moses) è un gitano, mentre sue moglie Sonia non lo è; quest'aspetto assume, sin dai primi momenti, grande rilevanza, in quanto - nel parlare con i genitori di Susana - Elena capisce quanto il padre non condividesse le scelte della figlia di vivere "da non gitana", come del resto non aveva condiviso le stesse scelte da parte della primogenita, Lara.
La cosa più drammatica e assurda è che anche Lara, sette anni prima, era stata assassinata poco prima del matrimonio e il modus operandi della sua morte è praticamente identico a quello di Susana.
Sette anni prima il colpevole fu arrestato e condannato: si trattava di Miguel Vista, di professione fotografo, assoldato da Moses Macaya per lavorare per lui nella sua agenzia che si occupa di organizzazione di eventi.
Ma se Miguel - che s'è sempre professato innocente ed estraneo all'omicidio - è dietro le sbarre, chi ha ammazzato Susanna?
Si tratta forse di un emulatore, di un killer che ha voluto imitare la modalità terribile con cui Vista ha torturato e tolto la vita alla povera Lara?
Ma poi perché accanirsi contro questa famiglia?
Non basta che Sonia a Moses hanno dovuto seppellire il corpo seviziato della prima figlia, adesso devono fare la stessa cosa pure col cadavere della figlia che era loro rimasta...
Anche per un "osso duro" come Elena Blanco è una prova difficile dover dire ai Macaya in che condizioni è stato rinvenuto il corpo di Susana, ma certo non può esimersi dal farlo.
Entrando sempre più nella vita della vittima, raccogliendo informazioni su lei e su chi le era intorno, Blanco&co. capiscono che l'appartenenza dei Macaya alla cultura gitana è un fattore che ha il proprio peso: in famiglia, non si respirava un'aria serena in quanto Moses non faceva che litigare con Susana (e con Lara, prima) perché non rispettava le proprie radici e abitudini culturali, e anche con Sonia, per averlo convinto a crescere le loro figlie come delle "paya" (non gitane, appunto).
Inoltre, a rendere Moses ancora più arrabbiato era stata la scoperta che Susana avesse una doppia vita, fatta di condotte che l'uomo reputava disonorevoli, indecenti e vergognose.
Il dubbio è prepotente: può un padre arrivare ad uccidere la propria figlia, se non ne condivide lo stile di vita o se la ritiene ribelle?
Blanco sa che, purtroppo, la risposta può essere sì, può arrivare a farlo e la cronaca nera ce ne dà triste conferma.
Ma può arrivare a togliere la vita a una figlia (comunque amata) nel modo barbaro e truce in cui è avvenuto l'omicidio?
Cosa e chi c'è dietro la violenta (e comune) morte di Lara e Susana?
La ricerca affannosa e complicata della mano assassina succhia ogni energia agli agenti della BAC e allo stesso Zàrate, che si lascia coinvolgere dal caso non solo per imparare da chi è più esperto di lui ad acciuffare serial killer, ma anche per una ragione più personale e che ha a che fare con una persona a lui cara: Salvador Santos.
Salvador è un poliziotto ormai in pensione, attualmente vittima dell'Alzheimer, patologia sempre più aggressiva che sta rubando ricordi, pensieri, capacità dalla mente del pover'uomo, che è stato il mentore di Zàrate, il quale infatti gli è affezionato come un figlio.
Al tempo dell'omicidio di Lara Macaya, fu proprio Santos ad occuparsi del caso, a interrogare Moses, Vista ed altri, e ad accusare il fotografo di omicidio, riuscendo a sbatterlo dentro.
Proprio in virtù del fatto che anche Susana sia stata uccisa nel medesimo modo della sorella, Blanco si chiede giustamente se l'assassino non sia lo stesso e, di conseguenza, se Miguel Vista non sia in effetti innocente.
C'è la possibilità che Salvador Santos non abbia condotto bene le indagini o che, addirittura, abbia volutamente preso decisioni discutibili per risolvere un caso spinoso?
Certo, parlare con lui ed ottenere risposte alle tante domande non sarà semplice, vista la sua malattia, ma Blanco e la sua squadra sono decisi a fare di tutto per districare ogni nodo, per sondare ogni possibile pista, per fare i collegamenti giusti, dubitando anche di chi sembra pulito ed estraneo ed invece nasconde lati oscuri.
La stessa Blanco ha i suoi personalissimi demoni che la ossessionano da otto anni, cioè da quando il suo unico figlio, Lucas, scomparve nel nulla.
Lucas, a quel tempo, aveva solo cinque anni e dal drammatico giorno in cui del bimbo si persero le tracce, Elena ha fatto installare una fotocamera davanti al portone del suo palazzo, convinta che il responsabile della scomparsa di Lucas (il suo cuore di mamma le sussurra che questi è vivo e che è stato rapito) prima o poi si farà vivo...
E a proposito di bambini, non dimenticate il ragazzino al chiuso e in compagnia del cane: scopriremo anche la sua identità.
"La sposa gitana" per me è stata una lettura appassionante, che mi ha tenuta incollata sino alla fine, via via sempre più curiosa di mettere al posto giusto ogni tessera e di risolvere ogni enigma: c'è tanta carne al fuoco, si toccano tematiche importanti, come gli effetti dolorosi del decadimento cognitivo dovuto all'Alzheimer, i rapporti tra culture differenti, le relazioni genitori-figli, la linea rossa che separa un poliziotto integerrimo da uno che, all'occorrenza, l'attraversa per convenienza o necessità, ma soprattutto - disclaimer - è un romanzo che non lesina su dettagli crudi e raccapriccianti quando si descrivono scene particolarmente angoscianti, e le descrizioni vivide e dettagliate possono davvero dar fastidio a chi è molto sensibile.
Mi è piaciuta l'ispettrice Blanco che, dietro i suoi modi ruvidi e scontrosi, non è affatto priva di empatia e custodisce la grande pena di essere una madre privata del suo bene più caro.
Il finale è aperto e costituisce un bel colpo di scena che conduce dritto dritto al secondo volume della serie (La rete porpora).
Mi sono imbattuta in diverse recensioni molto negative del libro, però io ammetto di averlo apprezzato, come già mi era successo con La Bestia, sempre di Carmen Mola.
Gli autori.Carmen Mola è lo pseudonimo di tre scrittori e sceneggiatori spagnoli Jorge Díaz, Antonio Mercero e Agustín Martínez, La sposa gitana è il primo libro di una serie che ruota attorno all'ispettrice Elena Blanco; i successivi sono La rete porpora, La bambina senza nome, Las Madres, El clan. Hanno scritto anche due thriller storici: La Bestia (recensione) e Infierno.