sabato 30 novembre 2019

Recensione: GLI SPIRITI NON DIMENTICANO di Vittorio Zucconi



Tashunka Uitko, "Cavallo Pazzo", è stato uno dei guerrieri Sioux più leggendari di sempre e la sua vita avventurosa, seppur breve, è stata votata alla difesa del diritto della sua gente a vivere come e dove aveva sempre vissuto, sulla propria terra.


GLI SPIRITI NON DIMENTICANO
di Vittorio Zucconi

Mondadori
371 pp

"Catturare Cavallo Pazzo, ucciderlo o costringerlo alla resa divenne la priorità, l'ossessione del governo."

Vittorio Zucconi, giornalista e scrittore italiano naturalizzato statunitense (morto a maggio di quest'anno), ha ricostruito in questa biografia la vita di Cavallo Pazzo, il figlio del tuono e della grandine, che nel 1876 sconfisse il Settimo Cavalleggeri di Custer a Little Bighorn.

È un racconto preciso, scorrevole e piacevole da leggere come se fosse un romanzo o un film, ed è inevitabile che si respiri un'aria leggendaria, quasi magica e sicuramente "mistica", come se queste pagine emanassero una sorta di alone di rispetto per un guerriero coraggioso e indomito, con la sua caratteristica penna di falco rosso tra i capelli, i capelli sciolti al vento, che, prima di essere un combattente, un eroe per la sua gente, è stato principalmente un uomo.
Con le sue passioni, i suoi dubbi, i suoi tormenti interiori, le sue risorse fisiche e spirituali, che voleva semplicemente vivere nella terra dei suoi padri, con il suo popolo, e che si è battuto per questo con tutte le sue forze.

Zucconi ha scavato nella vita di questo "messia guerriero", inquadrandolo nel suo contesto e periodo storico, entrando nella vita quotidiana dei Pellerossa, parlandoci delle donne, dei bambini, degli amori, dei riti e delle disperazioni di quello che fu un magnifico popolo di liberi cacciatori: i Lakota Sioux delle Grandi Praterie.

Il cinema e la tv americani ci hanno abituati a una certa concezione dei pellerossa: selvaggi col volto pitturato, agghindati con piume, mezzi nudi, pronti a urlare come indemoniati in groppa ai loro cavalli e, soprattutto, assetati di sangue e con la fissa di fare lo scalpo ai poveri "visi pallidi".
Da questa visione "negativa" e spaventosa, che dipinge gli Indiani d'America come i cattivoni di turno, si è passati nel tempo a pensare ad essi quali vittime innocenti e mansuete della crudeltà imperialista dei bianchi.
In entrambi i casi, gli indiani restano intrappolati in questi opposti stereotipi costruiti dalla cultura dei vincitori.

La verità è che le tribù native americane - Sioux, Cheyenne, Corvi,  Aràpaho, Apache e tutte le 500 nazioni indigene che popolavano il Nordamerica prima dell'arrivo di Colombo - non possono essere racchiuse in una o nell'altra visione, perché sarebbe riduttivo e fuorviante: esse erano composte da uomini, che come tali erano capaci tanto di violenza quanto di tenerezza, di ingordigia come di generosità, di odio e di amore. 
Sono stati padri e madri, mogli e mariti, artigiani e cacciatori, guerrieri forti e spietati ma anche adolescenti intimiditi, e la vita ne ha fatti ora dei vittoriosi conquistatori ora degli sconfitti.

Personalmente ho sempre avvertito un certo interesse verso gli Indiani d'America ma non ho mai approfondito più di tanto tutto ciò che concerne la loro cultura, storia, usanze, riti ecc..., e non ho mai davvero considerato cosa essi hanno dovuto subire e affrontare a causa delle mire espansionistiche del governo statunitense.

"La guerra fra gli Stati Uniti d'America e gli indiani delle Grandi Praterie - che sarebbe durata più di vent'anni e sarebbe finita con lo sterminio dei Sioux - era cominciata formalmente, in quel 1854", a causa... di una mucca rubata a un mormone e mangiata dai pellerossa...!

Da quel momento si sono susseguite una serie di conflitti sanguinosi tra i "soldati blu" e gli indiani, e diversi di questi sono narrati come dei veri e propri massacri, delle carneficine in cui ci sono andati di mezzo non solo guerrieri e militari, ma soprattutto tanti civili innocenti.

Harney, Fetterman, Chivington, Carrington, Custer...: molti capitani e colonnelli si sono succeduti a comando dei propri uomini in giacca blu, per provare ora a contrattare con gli "ostili", ora a sterminarli per poter avere finalmente libero accesso alle loro terre, tanto più quando ci fu la corsa all'oro nelle Colline Nere (che si estendono dal South Dakota al Wyoming).

Tra le battaglie più importanti che hanno segnato le ostilità tra l'Uas'ichu (l'Uomo Bianco) e i nativi, ricordiamo il massacro di Sand Creek (di cui vi ho brevemente parlato ieri, in occasione del 155° anniversario, in cui l'esercito americano si macchiò di un atto davvero infame, compiendo una strage e sterminando un intero villaggio, donne e bambini compresi) e la battaglia di Little Big Horn, avvenuta il 25 giugno 1876, in cui furono i nativi americani a riportare un’importantissima vittoria contro il Settimo reggimento di cavalleria dell'esercito U.S., riuscendo anche a uccidere il loro comandante, il generale George Armstrong Custer.

Ma questo libro non è semplicemente un resoconto storico, fatto di battaglie, date, luoghi, nomi di capitani o di guerrieri  alcuni dei quali molto famosi (Pentola nera, Nuvola Rossa, Toro Seduto...), ma è ancor prima il racconto struggente e meraviglioso di un popolo antico e orgoglioso, rappresentato in queste pagine in particolare da lui, Cavallo Pazzo, e noi lettori immancabilmente veniamo rapiti da una sorta di incantesimo davanti a questo personaggio straordinario, e ne percepiamo l'umanità, la sua grandezza che risiede non tanto nell'essere stato un combattente, quanto nella sua personalità complessa e che merita di essere conosciuta.

Tashunka Uitko, chiamato "Riccetto" da ragazzo (per i suoi capelli ricci), che prese la decisione di combattere  per sempre i "bianchi" dopo aver visto il proprio villaggio distrutto dai soldati federali, era un uomo solitario, di poche parole ma autorevole, stimato, incline alla preghiera, alla meditazione, alla ricerca di visioni da parte del Grande Spirito, affinchè gli indicasse la via e gli desse forza e saggezza nella sua "missione" di guerriero.

Non ha avuto una vita lunga, Cavallo Pazzo; non si sa con certezza l'anno della sua nascita (tra il 1840 e il 1845) mentre si conosce il giorno della sua morte, avvenuta il 5 settembre 1877, eppure essa è stata piena di eventi straordinari, e la bravura dello scrittore sta nell'aver avvicinato al lettore la figura di quest'uomo su cui aleggia un fascino immortale, di averci trasmesso i suoi tanti stati d'animo, le sue intuizioni e le sue mirabili tattiche per attaccare i nemici, i rapporti con la sua gente, l'amore per le poche donne della sua vita, la preoccupazione e la cura per il suo popolo, il rispetto per la terra ereditata dai padri e il desiderio di vivere e morire lì dove essi erano nati:

"Per noi indiani, la Terra è il paradiso, il luogo che lo Spirito ha creato e scelto appositamente per noi, e che non abbiamo dunque né il diritto, né la voglia di cambiare".

Mi ha provocato molta rabbia leggere di come l'Uomo Bianco non abbia avuto alcun rispetto per queste tribù, che avevano tutto il diritto di vivere nei loro territori, e di come spesso i tanti trattati stabiliti tra le due parti fossero solo un po' di fumo gettato negli occhi dei "pellerossa" e non di rado questi patti venivano calpestati con molta facilità dai conquistatori o nascondevano insidie e tranelli che gli indiani non riuscivano a vedere. 

«Uas'ichu, voi usate le parole e i pezzi di carta come bastoni. Qualunque cosa noi indiani facciamo, non è mai abbastanza per voi bianchi. Prendete tutto, prendetevi anche il nostro cuore.»

"In soli venticinque anni, si era passati dall'impegno di lasciare agli indigeni le loro terre «sino a quando l'erba crescerà e l'acqua scorrerà», scritto nel primo trattato di Fort Laramie del 1851, al «cedete tutto e basta» dell'agosto 1876."

E Cavallo Pazzo non ha mai ceduto di un millimetro di fronte ai tentativi dei vari colonnelli di ammansirlo, di indurlo a porre la propria firma sulle loro carte, perché egli non si è mai fidato... e faceva bene, tanto più quando leggiamo la triste fine cui è andato incontro...

"L'Uomo Bianco è venuto per portarci via la terra sulla quale noi camminiamo. Non possiamo fare altro che batterci, per le nostre donne, per il nostro popolo, per noi, e non possiamo che batterci insieme."

"Gli spiriti non dimenticano" è una storia incredibile, che racconta di un uomo e del suo popolo, con la loro cultura,  identità, dignità, la loro terra..., e della loro legittima intenzione di conservare tutto questo, a costo della vita.
È stata una lettura interessante, appassionante, in grado di rendere emotivamente partecipe me lettrice circa le vicende narrate, lasciandomi conoscere una parte della storia - americana - che è ben diversa da quella romantica dei cowboy e del vecchio West narrataci dalla cinematografia hollywoodiana.
Mi è piaciuto molto e a me ha fatto nascere una gran voglia di informarmi di più e meglio circa i nativi d'America.


"Nel tempo le tradizioni si spengono, i miti si sbriciolano, e gli uomini, inesorabilmente, dimenticano. Ma gli spiriti non dimenticano."

Curiosità: la voglia di leggere questo libro è nata in seguito ad un "consiglio letterario" di Chef Rubio ^_~

venerdì 29 novembre 2019

29 novembre 1864: il massacro di Sand Creek



Sto leggendo - e quasi per terminare - la storia di Cavallo Pazzo e la tragedia del suo popolo, della tribù Oglala Sioux, ad opera del governo degli Stati Uniti, ferocemente impegnato nella battaglia coi Pellerossa con lo scopo di scacciarli e prendersi le terre da loro abitate da generazioni.

Una delle pagine più tristi del conflitto tra l'Uomo Bianco e i Redskins è sicuramente il massacro di Sand Creek, di cui oggi ricorre l'anniversario.

wikipedia
È il 29 novembre 1864 quando i pacifici indiani delle tribù Cheyenne e Arapahoe vengono massacrati dal 3° Reggimento dei Volontari del Colorado, inviato dallo spietato colonnello John Chivington.

Nel 1851 gli Stati Uniti avevano "firmato" con i nativi il Trattato di Fort Laramie, che garantiva alle tribù su citate la proprietà dell'area a nord del fiume Arkansas nel Nebraska. Tuttavia, di lì a pochi anni, ondate di minatori euro-americani si affretteranno ad arrivare in tutta la regione alla ricerca dell'oro nelle Montagne Rocciose del Colorado, esercitando un'estrema pressione sulle risorse delle aride pianure. 

Nel 1861, le tensioni tra i nuovi coloni e i nativi americani stavano raggiungendo un punto di tensione molto alto. Sempre durante questo anno, una delegazione di Cheyenne, guidata dal capo Black Kettle (Pentola Nera), insieme ad alcuni leader di Arapahoe, aveva accettato un nuovo accordo e infatti da molti mesi non un solo colpo di fucile era stato scambiato fra i suoi Cheyenne e i "soldati blu".

"Ma con i trattati, come amava ripetere ai suoi sedicenti ufficiali, Chivington ci si «puliva il sedere». Fece puntare i suoi cannoni direttamente sul centro del villaggio, dove i tipì erano più fitti e inviò un distaccamento di Cavalleria verso il recinto dove gli Cheyenne avevano raccolto i loro mustang - ne contarono cinquecento - per azzopparli o metterli in fuga, così da togliere agli indiani ogni mezzo di ritirata."*

Già nel giugno 1864, John Evans, governatore del territorio del Colorado, aveva tentato di isolare i nativi americani recalcitranti invitando gli "indiani amici" ad accamparsi vicino ai forti militari e ricevere provviste e protezione; ad agosto Evans incontrò Pentola Nera e molti altri capi per creare una nuova pace, e tutte le parti se ne erano andate apparentemente soddisfatte.
Il campo Cheyenne si trovava in un’ansa a ferro di cavallo del Sand Creek a nord del letto di un altro torrente quasi secco e il tepee di Pentola Nera era vicino al centro del villaggio.

Ma le intenzioni del "viso pallido" erano, come sempre, cattive e infide: Chivington trasferì le proprie truppe in pianura e, il 29 novembre, esse attaccarono gli ignari nativi americani, disperdendo uomini, donne e bambini e dando loro la caccia. 
Pensate che, tanta era l'ingenua fiducia del capo Pentola Nera nella parola data (e scritta!) dell'Uomo Bianco, che quando sua moglie cominciò ad urlare per avvertire circa l'arrivo dei militari sui loro cavalli, il capo tribù uscì dalla tenda sventolando la bandiera americana, convinto che ci fosse un errore e che i soldati blu non li avrebbero attaccati ma avrebbero rispettato il patto di pace che c'era tra loro...
Ma evidentemente così non fu, e la fiducia di Pentola Nera si rivelò decisamente mal riposta.

Lì dove le giacche blu contarono nove uomini uccisi, i nativi invece piansero 148 persone, più della metà dei quali erano donne e bambini. 

Del resto, i soldati non fecero che obbedire agli ordini feroci e cinici del loro colonnello, che aveva raccomandato ai suoi uomini...: «Andate, uccidete e scotennate tutti, grandi e piccini, vecchi e donne. Ricordatevi: i pidocchi nascono dalle uova!».

Fu dunque un attacco a sorpresa ed infame (c'era un patto, in base al quale il governo federale si impegnava a garantire sicurezza alle tribù), condotto con una ferocia e una barbarie inaudite; queste le parole di un tenente che partecipò al massacro:

Tornato sul campo di battaglia il giorno dopo non vidi un solo corpo di uomo, donna o bambino a cui non fosse stato tolto lo scalpo, e in molti casi i cadaveri erano mutilati in modo orrendo: organi sessuali tagliati a uomini, donne e bambini; udii un uomo dire che aveva tagliato gli organi sessuali di una donna e li aveva appesi a un bastoncino; sentii un altro dire che aveva tagliato le dita di un indiano per impossessarsi degli anelli che aveva sulla mano; per quanto io ne sappia John M. Chivington era a conoscenza di tutte le atrocità che furono commesse e non mi risulta che egli abbia fatto nulla per impedirle" * 

Le atrocità commesse dai soldati furono inizialmente elogiate quali prove di coraggio, ma quando cominciò a diffondersi la verità circa le circostanze del massacro, esse vennero condannate in quanto altro non furono che un atto da vigliacchi e traditori.
Inoltre, a raccontare ciò che purtroppo accadde quel giorno sono stati gli stessi sopravvissuti indiani, che disegnarono le mappe dell'attacco, lo dipinsero sulle pelli di alce e raccontarono il crimine di cui furono vittime ai loro discendenti,


disegno di Lupo Ululante,
artista Cheyenne e testimone oculare degli eventi.
The Sand Creek massacre in a drawing by Howling Wolf,
a Cheyenne artist and eyewitness of the events.

Nonostante il governo a stelle e strisce riconobbe le proprie colpe non vennero date sanzioni nè a Chivington né ai suoi uomini, nè tanto meno gli indiani sopravvissuti ottennero alcun tipo di risarcimento...

Confesso di non aver mai approfondito la storia dei conflitti tra il governo USA e i nativi americani; il libro di Zucconi si è rivelato molto interessante e illuminante in questo senso; non sapevo di Sand Creek e leggere ciò che successe 155 anni fa mi ha fatto rabbrividire...

Vi lascio con questa canzone di Fabrizio De Andrè, in ricordo proprio di questo fattaccio della storia americana.



FIUME SAND CREEK

Si sono presi il nostro cuore sotto una coperta scura
Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
Fu un generale di vent'anni
Occhi turchini e giacca uguale,
Fu un generale di vent'anni
figlio di un temporale

C'è un dollaro d'argento sul fondo del Sand Creek.

I nostri guerrieri troppo lontani sulla pista del bisonte,
E quella musica distante diventò sempre più forte
Chiusi gli occhi per tre volte,
Mi ritrovai ancora lì
Chiesi a mio nonno: È solo un sogno?
Mio nonno disse sì

A volte i pesci cantano sul fondo del Sand Creek.

Sognai talmente forte che mi uscì il sangue dal naso,
Il lampo in un orecchio e nell'altro il paradiso
Le lacrime più piccole,
Le lacrime più grosse
Quando l'albero della neve
Fiorì di stelle rosse

Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.

Quando il sole alzò la testa oltre le spalle della notte
C'eran solo cani e fumo e tende capovolte
Tirai una freccia in cielo
Per farlo respirare,
Tirai una freccia al vento
Per farlo sanguinare

La terza freccia cercala sul fondo del Sand Creek.

Si sono presi i nostri cuori sotto una coperta scura
Sotto una luna morta piccola dormivamo senza paura
Fu un generale di vent'anni
Occhi turchini e giacca uguale,
Fu un generale di vent'anni
Figlio di un temporale

Ora i bambini dormono sul fondo del Sand Creek.




Fonti consultate:

https://www.history.com/this-day-in-history/sand-creek-massacre
* Vittorio Zucconi. Gli spiriti non dimenticano 

mercoledì 27 novembre 2019

Le mie prossime letture



Cari amici, vi presento le mie prossime letture:



Ritanna Armeni sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia.

Una donna può tutto. 1941: volano le Streghe della notte
Ritanna Armeni


Ponte Alle Grazie
233 pp
Le chiamavano Streghe della notte. Nel 1941, un gruppo di ragazze sovietiche riesce a conquistare un ruolo di primo piano nella battaglia contro il Terzo Reich. 
Rifiutando ogni presenza maschile, su fragili ma agili biplani, mostrano l’audacia, il coraggio di una guerra che può avere anche il volto delle donne. 
La loro battaglia comincia ben prima di alzarsi in volo e continua dopo la vittoria. Prende avvio nei corridoi del Cremlino, prosegue nei duri mesi di addestramento, esplode nei cieli del Caucaso, si conclude con l’ostinata riproposizione di una memoria che la Storia al maschile vorrebbe cancellare. 
Il loro vero obiettivo è l’emancipazione, la parità a tutti i costi con gli uomini. Il loro nemico, prima ancora dei tedeschi, il pregiudizio, la diffidenza dei loro compagni, l’oblio in cui vorrebbero confinarle. 
Contro questo oblio scrive Ritanna Armeni, che sfida tutti i «net» della nomenclatura fino a trovare l’ultima strega ancora in vita e ricostruisce insieme a lei la loro incredibile storia. 
È Irina Rakobolskaja, 96 anni, la vice comandante del 588° reggimento, a raccontarci il discorso, ardito e folle, con cui l’eroina nazionale Marina Raskova convince Stalin in persona a costituire i reggimenti di sole aviatrici. 
È lei a descriverci il freddo e la paura, il coraggio e perfino l’amore dietro i 23.000 voli e le 1100 notti di combattimento. E a narrare la guerra come solo una donna potrebbe fare: «Ci sono i sentimenti, la sofferenza e il lutto, ma c’è anche la patria, il socialismo, la disciplina e la vittoria. C’è il patriottismo ma anche l’ironia; la rabbia insieme alla saggezza. C’è l’amicizia. E c’è – fortissima – la spinta alla conquista della parità con l’uomo, desiderata talmente tanto – e questa non è retorica – da scegliere di morire pur di ottenerla».



La scrittrice croata Ksenija Stojic ha scritto un delicato romanzo che racconta la nascita di un rapporto speciale tra una giovane donna, Mare, e un’anziana signora, Giovanna. Un legame indissolubile che segnerà nel profondo la vita di entrambe. Una storia che parla di dolore e di solitudine, di accettazione e di rinascita attraverso il punto di vista di due donne reduci da un’esistenza complicata. Giovanna ha già imparato a navigare a vista nel burrascoso oceano della vita, e diventa per la giovane amica il faro che la orienterà verso la consapevolezza piena di sé stessa.


Lascia che le cose accadano 
di Ksenija Stojic


Europa Ed.
177 pp
14.90 euro


La motivazione che ha spinto la psicologa e psicoterapeuta Ksenija Stojic a scrivere questo romanzo è nata spontaneamente, dopo che una paziente che aveva perso la madre le chiese di consigliarle qualche testo che potesse aiutarla ad affrontare il profondo dolore. 
In modo del tutto naturale dal cuore e dalla mente dell’autrice presero vita i personaggi, le trame e le parole, e nacque questo romanzo dove si racconta la profonda crisi esistenziale di una giovane donna, la quale, mediante incontri e confronti affascinanti, sviluppa un ricco e complesso approccio alla vita che le permette non solo di riappropriarsi delle sue profonde risorse psicologiche ma anche dell’amore. 
I protagonisti si confrontano sugli aspetti fondamentali delle loro esistenze: la dialettica tra la vecchiaia e la gioventù, tra chi la vita l’ha vissuta e chi ha paura di viverla, tra chi non ha paura della morte e chi la teme da sempre, comporta uno scambio di concetti e di valori che incidono profondamente sulle personalità dei protagonisti.

martedì 26 novembre 2019

Recensione: NATALE ROSSO SANGUE (Autori Vari)



I racconti che compongono l'antologia, tutti ad altissima tensione e carichi di suspense, hanno in
comune l'ambientazione natalizia e tengono incollati i lettori su ogni singola pagina.


NATALE ROSSO SANGUE
Autori Vari


CentoAutori Edizioni
Collana L’Arcobaleno
128 pp
9,90 €


La prima moglie del professor Filanti (G. Arrighi)
Occhi di Natale (D. Lama)
Il valore del merlo (R. Landini)
Il regalo di Natale, (P. Pulixi
L'uomo del Natale (Letizia Vicidomini)



I cinque racconti di questa raccolta sono, come suggerisce il titolo stesso, tutti ambientati nel periodo natalizio, che comunemente è associato a pensieri e momenti di tranquillità e gioia.
Ma non è il caso dei protagonisti di queste brevi storie, accomunate dal rosso del sangue, colore che sembra tanto più vivo se sullo sfondo c'è il bianco candore della neve di dicembre.

Sono storie di coppie il cui legame è costellato di segreti, come avviene in La prima moglie del professor Filanti, in cui una donna Rebecca, in procinto di sposarsi con un professore di Filosofia, colto e carismatico, che nonostante sia molti anni più vecchio di lei, conserva ancora molto fascino.
Ma mentre la loro unione si avvicina, alcuni eventi misteriosi e inquietanti cominciano a susseguirsi e a gettare Rebecca nell'angoscia, insinuandole legittimi dubbi sul promesso sposo.
Filanti è vedovo; Eugenia, la sua prima moglie, è morta dieci anni prima, ma il suo ricordo - scopre ben presto la nuova compagna - ossessiona ancora l'uomo.
Affiancata dall'amico e avvocato, Luca, Rebecca inizia ad aprire gli occhi su Filanti e a vedere la sua vera natura: nei momenti in cui parla della moglie, l'uomo sembra quasi impazzire, diventando cinico, quasi malefico. Troppe cose strane e sinistre aleggiano nella dimora del professore a Grotta Rupestre e Rebecca e Luca devono assolutamente sollevare il velo sui misteri che avvolgono la morte della povera Eugenia.
Cosa è accaduto davvero dieci anni prima?

E ancora, storie di coppie logorate dal rancore che sedimenta nel cuore di chi, come Andrea, ha preso a guardare il mondo con cattiveria, convinto che ormai per lui, disoccupato a causa di un'ingiustizia sul lavoro, non ci sia più spazio per la felicità, convinzione che gli impedisce di leggere l'amore sincero che sua moglie Nicoletta continua a provare per lui. 
L'odio che attanaglia il cuore e la mente di quest'uomo potrebbero trasformarsi in un attacco di violenza ai danni della povera Nicoletta... (L'uomo del Natale

E violento e brutale è anche l'incipit del secondo racconto, Occhi di Natale, che da subito fa trattenere il respiro al lettore: una povera ragazza è legata ad una sedia e davanti a lei c'è un uomo che le anticipa quale sarà il triste destino cui andrà incontro da lì a breve: le caverà gli occhi con un coltellino.
Alle spalle del folle assassino si staglia un albero di Natale che, lungi dal mettere allegria, sottolinea la macabra assurdità del momento, in quanto ad abbellirlo non ci sono semplici palline...
La vittima, benché intontita da una massiccia dose di sedativi, riesce a mantenere il controllo della situazione e, con intelligenza, sa come guadagnare tempo e far parlare il suo aguzzino.
Sola, legata e con la sola arma della parola, l'inerme vittima riuscirà a trovare il modo di uscire viva dalle mani del folle serial killer?

Il valore del merlo (R. Landini) vede come protagonista un malinconico, solitario ma abilissimo commissario di polizia, restio ad archiviare un presunto caso di suicidio che, a suo avviso, ha degli elementi poco convincenti.
Il suicida è un aspirante scrittore, che viveva da solo in una casa in cui regnava il degrado più totale. Il commissario, pur riconoscendo che l'esistenza del morto non doveva essere delle più lieti, non riesce ad individuare dei motivi concreti e urgenti per i quali un uomo, che stava alacremente lavorando ad un romanzo, abbia dovuto togliersi la vita senza lasciare neanche la minima traccia scritta circa le ragioni del proprio gesto.
Attento, scrupoloso, sensibile, Presti continua ad indagare su ciò che si cela dietro la vita disgraziata del soggetto, arrivando alla verità, mentre la neve, dolcemente insistente, scende a coprire con il suo manto bianco le storie "di tutti quegli infelici nascosti in qualche appartamento di periferia, intenti a scrivere le loro storie per non essere dimenticati e dei quali invece nessuno si sarebbe mai più rammentato."

Pulixi ci presenta, in Il regalo di Natale, una poliziotta tosta, intelligente e con i nervi saldi, che dovrà sventare un possibile omicidio.
Perché Lorena, che è una donna pacata e mite - nel cui cuore alberga il dolore per aver perduto una persona importante, condizione che la sta rendendo sempre più sola ed infelice -, sta minacciando con una pistola un uomo piangente e in ginocchio davanti a lei?
Particolare bizzarro: proprio lui le ha regalato l'arma con cui la donna potrebbe mettere fine alla sua vita. Cosa lega queste due persone, entrambe disperate?


In tutti i racconti si respira un'atmosfera carica ora di dolore e amarezza, ora di pura follia, di terrore, in cui ci sono sempre e comunque un "carnefice" e una vittima; rendersi conto sin dalle prime righe che un fatto truculento sta per verificarsi solletica la curiosità del lettore che, allo stesso tempo, intuisce che qualcosa potrebbe accadere all'improvviso e ribaltare la situazione, ed infatti vi è sempre un colpo di scena finale che non lascia i lettori con l'amaro in bocca, ma anzi ci ricorda che "a Natale siamo tutti più buoni", anche i giallisti  ^_- 

È una raccolta che si legge con piacere, i racconti ruotano attorno a storie che, se pur brevi, sono ben sviluppate, e a personaggi che, nella loro essenzialità, risultano interessanti.

Consigliato, è la lettura ideale per questi periodi in cui il tempo piovoso ci invita a starcene al calduccio dentro casa a concederci una gradita "coccola letteraria", e a mio avviso un buon giallo è sempre un'ottima scelta!

lunedì 25 novembre 2019

Proposte di lettura - novembre 2019




Cari lettori, ho qualche proposta editoriale che abbraccia vari generi letterari, da sottoporre alla vostra attenzione!


Silenzi di Luca Brunoni - Narrativa contemporanea - GABRIELE CAPELLI EDITORE,  200 pp, 18,00 €

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Un romanzo crudo e realista, raccontato con la delicatezza di un autore che riesce a trattare il dolore e la miseria con lirismo, rivelando una struggente bellezza che non è visibile a chi guarda con superficialità.
La storia di Ida rispecchia quella di tanti ragazzi invisibili, che in anni duri hanno conosciuto la sofferenza dell’abbandono, e che come inutili pacchi sono stati spediti in luoghi stranieri, affidati a gente sconosciuta, vittime innocenti di un mondo che non li meritava.


Blu stanzessere di Roberta Zanzonico - Narrativa contemporanea - EDIZIONI ENSEMBLE, 100 pp 12,00 €

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La scrittrice e psichiatra romana Roberta Zanzonico presenta “Blu Stanzessere”, un viaggio nella mente umana, nel suo disperato bisogno di tenere legati a sé i ricordi ma anche nella sua necessità di lasciare andare, di dimenticare. 
Una storia onirica ambientata in un labirinto di corridoi oscillanti, che si aprono su stanze vive e senzienti; in ognuna di esse c’è una donna che chiede di essere ascoltata, e di essere accettata per quello che rappresenta: una goccia di memoria cristallizzata nello spazio, un frammento d’esistenza incastonato nel tempo. 

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Il principe di Venezia di Andrea Zanetti - Romanzo Storico - PIAZZA EDITORE, 400 pp 16,00 €

Un romanzo storico ambientato nella Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo. Venezia è la più potente delle Repubbliche marinare, la ricchezza e lo sfarzo riempiono le sale dei palazzi di ricchi mercanti e signori, ma sulla città incombe un pericolo e una guerra sembra inevitabile. 
Intrighi e giochi politici condiscono questa storia dai toni avventurosi, in cui personaggi potenti e donne affascinanti lottano per custodire un segreto che, se svelato, sconvolgerebbe il destino di tutta l'Europa. 
"Il Principe di Venezia" inaugura la trilogia “Sulle ali del Leone” dedicata al Cinquecento veneziano.


Lascia che le cose accadano di Ksenija Stojic - Narrativa contemporanea - EUROPA EDIZIONI,   177 pp, 14,90 €

-
Un delicato romanzo che racconta la nascita di un rapporto speciale tra una giovane donna, Mare, e 
un’anziana signora, Giovanna. 
Un legame indissolubile che segnerà nel profondo la vita di entrambe. Una storia che parla di dolore e di solitudine, di accettazione e di rinascita attraverso il punto di vista di due donne reduci da un’esistenza complicata. 
Giovanna ha già imparato a navigare a vista nel burrascoso oceano della vita, e diventa per la giovane amica il faro che la orienterà verso la consapevolezza piena di sé stessa.



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La stagionalità degli alimenti di Sergio Maria Francardo e Enrico Mariani 
- Alimentazione, medicina e scienze - EDILIBRI,   160 pp, 18,00 €

Nutrirsi con i cibi di stagione è la migliore medicina preventiva”. 
Ritornare a trovare la connessione tra alimenti e cicli stagionali è il monito per stare in salute. 
Capire il ritmo della natura diventa la chiave per trovare il ritmo psico-fisico, percorrendo la sana strada della prevenzione. Tradizione e scienza trovano una nuova connessione.


Inferorum Gemmae Saga di F. Vanessa Arcadipane - Dark Fantasy/Young Adult - autopubblicazione

Opera in tre volumi “Inferorum Gemmae Saga”, un fantasy dalle tinte dark in cui si ripropongono figure e simboli derivanti dai racconti biblici e rielaborati dalla fervida fantasia dell’autrice. 
Una saga appassionante che fa riferimento al folklore giapponese, e in cui si ritrovano echi danteschi e miltoniani per raccontare di creature demoniache e angeliche in perenne lotta tra loro per l’anima dell’essere umano.
La protagonista di questa storia, Lilith, diventerà il precario punto di equilibrio che permetterà alle due fazioni di convivere, e di non distruggersi.

domenica 24 novembre 2019

Recensione: ARRIVÒ I PRIMI DI GENNAIO di Livin Derevel



L'adolescenza è così: complicata, movimentata, piena di turbamenti, paure, insicurezze, ma anche ricca di emozioni travolgenti, deliziose infatuazioni, baci rubati e vere amicizie che sfidano il tempo e le distanze.


ARRIVÒ I PRIMI DI GENNAIO 
di Livin Derevel


Serie: Teenage Dreams #1
588 pp
Data di uscita: ottobre 2019
Siamo nel Vermont e alla Franklin Gooding Junior High School la vita degli studenti scorre come sempre, tra lezioni, balli scolastici, risate e scherzi tra compagni, nuovi arrivi e, per alcuni di essi, nuove e forti emozioni in procinto di travolgerli.

Sono ragazzi di sedici-diciassette anni, alle prese con i piccoli e grandi problemi tipici dell'adolescenza, e se per qualcuno la preoccupazione più grande del momento è un litigio con l'amichetta del cuore, per qualcun altro è qualcosa di ben più notevole.

Tre sono i protagonisti di questo romanzo corale, e tre sono quindi le voci che, alternandosi, ci raccontano il mondo giovanile e frizzante della Franklin, sul quale si stagliano i conflitti e i turbamenti di un piccolo gruppo di ragazzi; i riflettori sono puntati in particolare su Suzanne, Ashley e Lian.

La bella Suze ha appena scoperto di essere incinta del suo storico e amatissimo fidanzato (Benedict, detto Brixx), il quale è partito per New York, dove frequenta una scuola di musica e intanto insegue un sogno che sembra allontanarlo ogni giorno di più dalla sua ragazza e da tutto ciò che si è lasciato "dietro".
E proprio adesso che Suze scopre di aspettare un bambino e avrebbe bisogno della rassicurante e amorevole presenza di Brixx, si ritrova, invece, più smarrita e sola che mai.
Grandi interrogativi affollano la sua giovane mente, mille turbamenti e paure riempiono il suo cuore: chi c'è ad indirizzarla, a rincuorarla, a darle un abbraccio, un consiglio saggio che non la faccia sentire sbagliata qualunque scelta prenderà?
Suze si guarda attorno e non riesce a vedere nessuno di cui possa fidarsi completamente e al quale raccontare questo suo segreto che le cresce dentro e che lei deve sbrigarsi a decidere se continuare a far crescere o... se non sia il caso di interromperlo...

Certo, Suze sa di non essere davvero sola!
Ha due genitori che l'amano, anche se con essi ha un rapporto differente: con sua madre è sempre in contrasto, in quanto sono all'opposto caratterialmente: la genitrice è rigida, perfezionista, ultra-disciplinata ed efficiente, intransigente con se stessa e con chi le è accanto, figlia in primis, dalla quale la donna pretende sicurezza e determinazione nelle scelte, senza capire che in realtà Suzanne è un'adolescente come tante, con le proprie insicurezze e i legittimi dubbi sul futuro, nonostante sia una ragazza molto intelligente, capace e giudiziosa.
Col padre, invece, la ragazza ha uno splendido rapporto, perché l'uomo è premuroso, amorevole, dolce, comprensivo, la supporta e la incoraggia come può...; eppure, anche a lui Suze non ha il coraggio di aprirsi e pronunciare la fatidica frase: "Sono incinta. Che faccio ora?".

E poi c'è una sfilza di cari e vecchi amici, con cui Suze esce e trascorre pomeriggi e serate a ridere e scherzare; tra essi spicca Ashley Learson, il suo migliore amico dall'infanzia (lo è anche di Brixx), con cui Suze ha un legame profondo, molto stretto e basato sulla massima fiducia.
Ash è una sorta di fratello con cui confidarsi e confrontarsi e lei sa che, dietro quella corazza di ironia pungente e di ostentata superficialità, si cela un ragazzo assennato, maturo, empatico: chi meglio di lui potrebbe raccogliere una confidenza importante come quella che Suze custodisce nel proprio cuore impaurito?

A frenarla è forse la consapevolezza di dare una notizia sconvolgente alle persone che le sono vicine da sempre? È la paura di deluderle? Di sentirsi dare un consiglio che in realtà lei non vorrebbe ascoltare?
La verità è una ed una sola: è Suze ad aspettare un figlio da Brixx, e ogni scelta sul proprio corpo e su ciò che le cresce dentro è sua, soltanto sua, e la prenderà da sola.
Certo, una volta presa, andrà comunicata ai propri cari, a Brixx per primo, e farlo è qualcosa di difficilissimo, soprattutto quando, col passare delle settimane, il ragazzo comincia a diradare il ritorno a casa per gli eccessivi impegni con la musica e la madre le fa pressione circa la scelta del college.

È quasi paradossale, per Suze, la situazione di silenzio forzato nella quale si sente rinchiusa: proprio lei, che a scuola ricopre un ruolo di counselor, di tutor a vantaggio dei ragazzi della scuola, di quanti - tra gli studenti - abbiano un qualsiasi tipo di problema, di richiesta (che sia un consiglio o anche semplicemente la voglia di parlare con qualcuno che si limiti ad ascoltare senza giudicare), che necessitino insomma di un aiuto di qualsiasi genere.
Proprio lei, che ha e dimostra grandi capacità empatiche, di ascolto, di comprensione, di supporto emotivo e psicologico per gli altri, si ritrova a dover affrontare una situazione emotivamente enorme senza saper chiedere l'aiuto di qualcuno...!
E allora stringe i denti e fa un sorriso tirato, finge che sia tutto ok e va a scuola, continuando la vita di sempre in compagnia dei suoi amici.
E nella cricca, a un certo punto, si inserisce una new entry: un freddo giorno di gennaio ecco arrivare Lian, un ragazzo bello e carismatico, con l’abbronzatura di Los Angeles e gli occhi color del cielo, eccentrico, brillante, sfacciato, disinibito e molto sexy, pronto a creare scompiglio nel parterre femminile e a farsi perdonare scoccando incantevoli sorrisi. Ma questo non deve far credere che sia superficiale, il belloccio sciocchino e vacuo, tutt'altro: Lian è più maturo della sua età, è profondamente riflessivo e sa analizzare i propri sentimenti, pensieri, timori, è un attento osservatore dei comportamenti altrui, sa tacere quando deve e far battute spiritose se c'è da rompere il ghiaccio e spezzare tensioni. 
Lian è un tipo davvero particolare, ha un fascino seduttivo naturale, che gli esce da tutti i pori, che sia il modo di parlare (allusivo, impertinente, schietto) o gli sguardi intensi - ora birichini e  disinvolti, ora penetranti e profondi, carichi di allusioni e parole non dette ma che pure bucano l'anima della persona cui sono rivolti, imprigionandola, inchiodandola al muro e denudandola.

Ed è ciò che accade ad Ashley in presenza di Lian, sin dal primo istante in cui i loro occhi si incrociano: Ash capisce che Lian è speciale, che gli crea un effetto nella mente e nel corpo che nessuno gli ha mai provocato.
Nondimeno lui, Ash, è considerato il playboy della Franklin, colui che vanta una lunga sfilza di flirt e storie di sesso di una serata e via, e dietro al quale sbava il 90% delle ragazze della scuola.
Ad Ash piacciono le donne. Punto.
Eppure... 
Cos'è quell'imbarazzo improvviso e incontrollabile che lo fa arrossire come una dodicenne e che prova quando Lian gli è di fronte?
Cos'è quel turbinio di sensazioni ed emozioni contrastanti che lo confondono, lo inducono a balbettare frasi sconnesse o a rispondere con sciocchi monosillabi quando lo "straniero che viene da Los Angeles" gli rivolge la parola?
E se il suo istinto gli suggerisce di darsela a gambe e di stare il più possibile lontano da questo nuovo acquisto della Franklin, perchè gli smuove sensazioni e pensieri inconfessabili - misti al piacere che la sua compagnia gli dà, nonostante voglia negarlo a se stesso -, c'è una parte di lui che desidera fortemente che l'altro lo avvicini, gli parli, gli sorrida, lo sfiori anche solo accidentalmente.
Che sta succedendo al latin lover più celebre della scuola?
Ma non è sempre stato etero? Ha sempre fatto sesso solo con ragazze..., cos'è questa confusione d'identità che si sta affacciando adesso?
E se dentro di lui certi "dubbi" sulla propria sessualità ci fossero sempre stati, latenti, silenziosi... e ora si fossero solo "risvegliati", trovando "la via" e la motivazione per emergere..., cosa implicherebbe questo per Ash? 
Fare coming out

I due ragazzi cominceranno a frequentarsi per ragioni di studio (Ash è un genio della matematica e Suze gli propone di fare da tutor al nuovo arrivato, Lian, che ha delle evidenti lacune in questa disciplina) e, tra momenti imbarazzanti, desideri repressi che però si fanno sentire, occhiatine maliziose e tentativi di sciogliere il gelo, Ash si sentirà sempre più a suo agio con Lian, che grazie a una naturale spontaneità - propria di chi si è accettato, sa quel che vuole e ha ben chiari i propri gusti sessuali - e al suo "corteggiamento" ora discreto ora più maliziosetto, riuscirà ad aiutare l'altro a guardarsi dentro con onestà e limpidezza.

"Sono gay?": è una domanda che Ash deve arrivare a porsi non per inserirsi in una categoria, per vedersi affibbiare un'etichetta, ma per darsi delle risposte oneste su se stesso, su ciò che davvero sente e vuole, su ciò che può farlo star bene e donargli equilibrio e serenità.
Riuscirà a far chiarezza dentro di sé?

Attorno ai tre amici satellitano altri ragazzi, come Gloria, Neil, Jamie, Cody, Chris, Lauren, compagni vecchi e nuovi, insegnanti fuori dagli schemi, genitori giovanili e aperti al dialogo (beh, non tutti), e tutto contribuisce a dare vivacità e colore alle vicende dei personaggi principali; la Frankin è la scuola ideale, quella che tutti avremmo voluto frequentare, non perché sia perfetta e i suoi studenti non abbiano problemi, ma perché tra i suoi corridoi si respira un'aria di famiglia, di appartenenza ad un gruppo, e c'è una grande attenzione al singolo adolescente, al suo vissuto, e tutti sanno di avere qualcuno che li ascolta e che si interessa a ciò che hanno da dire.

Ho trovato questo romanzo di Livin Derevel scritto molto ma molto bene; c'è una grandissima cura per ogni dettaglio, che riguardi la descrizioni delle vicende narrate, degli ambienti (case, scuola, paesaggi...), dei personaggi - i cui ritratti fisici e psicologici sono precisi ed esaurienti -, lo sviluppo degli eventi, la delicatezza e la sensibilità nel raccontare il mondo degli adolescenti, con le difficoltà proprie di questa fase della vita, che sia una gravidanza inaspettata (che a diciassette anni non è roba da poco) o la presa di coscienza della propria identità sessuale.
E anche se i personaggi vengono travolti da novità e tempeste emotive, è come se l'Autrice desse loro il tempo per elaborare e accettare i propri tumulti interiori, perché non c'è cambiamento e non c'è scelta importante da prendere che non necessitino di riflessione, che non passino attraverso notti insonni, che non richiedano solitudine e il giusto spazio per far chiarezza dentro sé..., e anche il lettore viene condotto per mano nelle vite di questi ragazzi e coinvolto nelle loro vicende, attimo per attimo, senza fretta, fino ad arrivare alle ultime pagine e desiderando di continuare la lettura per conoscere l'evolversi delle diverse situazioni.

Ho apprezzato ogni singolo elemento di questo libro (che è il primo di una duologia, Teenage Dreams), che costituisce una lettura bella e appassionante, scritta con una lodevole proprietà di linguaggio (minuzioso, scrupoloso, nulla è lasciato al caso, c'è una scelta oculata di termini ed espressioni) e con una narrazione fluida, ricca, articolata e accurata sotto ogni aspetto.

Davvero non posso che consigliarvi questo romanzo!


Per aggiornamenti sul blog dell’autrice: QUI
Per leggere in anteprima i primi TRE capitoli del romanzo: QUI

venerdì 22 novembre 2019

Recensione. POLOM PROJECT di Stephenie Queen



I due giovani ed impavidi protagonisti, unici eredi di un progetto scientifico dalla portata notevole e che fa gola ad un gruppo di gente senza scrupoli, vivranno un'avventura pericolosa e all'ultimo respiro, dalla quale non dipenderà soltanto la loro singola esistenza ma forse anche quella di molte persone.



POLOM PROJECT
di Stephenie Queen

Intrecci Edizioni
Emily e il suo fidanzato Tom hanno di recente subito un tragico lutto: entrambi hanno perso le loro famiglie, che sono state sterminate senza che ancora sia stato trovato il colpevole.
All'inspiegabile omicidio si accompagna la successiva scomparsa del padrino di Emily, Matt, fatto che ha gettato i ragazzi in uno stato di ulteriore smarrimento e preoccupazione.
I due sono figli di due ricercatori impegnati in un progetto scientifico e segreto chiamato POLOM, qualcosa di grosso e importante, in grado di rivoluzionare la conoscenza condivisa dalla comunità scientifica sulla vita sulla terra e, ancor più, su  altri pianeti, in particolare su Marte.

È passato solo un mese dal tragico evento e per i due giovani e promettenti dottorandi non c'è pace: le loro esistenze, infatti, proprio quando sembrano sul punto di riassestarsi, si ritrovano a fronteggiare una minaccia che non avevano previsto, ma che pure è strettamente collegata alla morte delle loro famiglie.
Emily e Tom sono in pericolo, braccati da un gruppo di Marines, determinati a impadronirsi del POLOM. 

I due sono quindi costretti a fuggire, nel mezzo della White Mountain National Forest, a cercare ripetutamente rifugio e aiuto per poi scoprire che c'è sempre qualche delatore insospettabile, pronto a consegnarli nelle mani dei nemici.
Sul loro cammino a un certo punto si imbattono in Michael, un marine che ora sembra dar loro la caccia e un momento dopo dice di volerli aiutare.
Ma Tom ed Emily non sono né sciocchi né ingenui e intuiscono che il giovane è un individuo ambiguo, cinico e pronto a tutto pur di raggiungere i propri loschi obiettivi.

In cosa è coinvolto Michael? Perché i Marines sono sulle loro tracce e si dimostrano ossessionati dal POLOM, su cui bramano mettere le mani? Quali sono le loro intenzioni?

La loro corsa per sfuggire ai nemici, nascosti ovunque, armati e estremamente determinati a catturarli, sarà un'avventura che li lascerà senza fiato, li farà tremare di paura all'idea che qualcosa di brutto possa succedere all'amato/a, ma provocherà anche la loro rabbia verso coloro che son disposti a torturarli e ad uccidere pur di carpire notizie fondamentali circa il progetto.

Emily e Tom tireranno fuori tutto il coraggio, l'istinto di sopravvivenza, l'astuzia, l'intelligenza, la forza fisica e morale per far fronte ai loro aguzzini, che non sono comunque dei pivelli, ma anzi sanno come toccarli nei loro punti deboli.

In particolar modo, Emily dimostrerà di essere un tipo "tosto", furbo, e pur soffrendo e temendo per sé e per il proprio ragazzo, non esita a rischiare, non abbassa la testa davanti ai soprusi e all'arroganza di Michael, ma è pronta ad aguzzare l'ingegno e a manifestare il proprio caratterino indomito e ribelle per non soccombere.

È un'avventura che li conduce nientemeno che in uno dei luoghi più misteriosi della Terra, l’Area 51, dove i fidanzati saranno fatti prigionieri della MASA, un’associazione militare segreta, e dovranno combattere per non restare nelle loro mani.

La sfida più importante della loro vita è non solo riuscire a salvarsi, ma anche proteggere il POLOM e scoprire la ragione per cui le ricerche dei loro genitori sono così ambite...

POLOM PROJECT (primo volume di una trilogia) è un breve romanzo dal taglio molto avventuroso e dinamico, con sequenze narrative che si susseguono ad un ritmo incalzante; i due protagonisti sono giovani ma coraggiosi e decisi, l'ambientazione è intrigante e così pure lo spunto del progetto segreto, che si interroga sulla presenza di forme di vita su altri pianeti, argomento che solletica l'interesse di tanti.
Consigliata, lettura veloce (e non solo per il numero di pagine, ma ancor più per lo stile della narrazione, che è molto scorrevole) e interessante.


giovedì 21 novembre 2019

Cinque grandi giallisti firmano "NATALE ROSSO SANGUE" - dal 28 novembre in libreria!



Amanti del giallo, ecco un'anteprima che potrebbe incuriosirvi, la lettura ideale per vivere, durante le feste, cinque differenti brividi d'autore!

Il 28 novembre esce in libreria l'imperdibile raccolta di novelle noir firmate, tra gli altri, da due indiscussi maestri del thriller italiano: Piergiorgio Pulixi e Gianluca Arrighi, e accanto ad essi  altri tre ottimi giallisti: Diego Lama, Riccardo Landini e Letizia Vicidomini.
I racconti che compongono l'antologia, tutti ad altissima tensione e carichi di suspense, hanno in 
comune l'ambientazione natalizia e terranno incollati i lettori su ogni singola pagina.


NATALE ROSSO SANGUE
Autori:
GIANLUCA ARRIGHI, DIEGO LAMA
RICCARDO LANDINI, PIERGIORGIO PULIXI
LETIZIA VICIDOMINI


CentoAutori Edizioni
Collana L’Arcobaleno
128 pp
9,90 €
Come trasformare il giorno più bello dell’anno in un incubo senza fine…

Un Natale nel segno del giallo raccontato da cinque diversi scrittori della letteratura noir italiana. 
Storie avvincenti, all’insegna della suspense e delle emozioni forti. Un insieme di racconti, presentati nello stile unico che contraddistingue ogni autore e con un'unica ambientazione: Natale, il giorno più bello dell’anno. 
In questo viaggio suggestivo tra passioni e delitti il Natale sarà come da tradizione tinto di rosso e non solo per il colore delle decorazioni…


Autori.

Gianluca Arrighi è considerato uno dei maestri del thriller italiano. Il suo ultimo romanzo è A un passo dalla follia (Cento Autori 2018).

Diego Lama. Ha vinto il Premio Tedeschi 2015 con il romanzo La collera di Napoli e nel 2016 ha pubblicato il romanzo Sceneggiata di morte, entrambi usciti nella collana Oscar Gialli Mondadori.

Riccardo Landini autore della trilogia dell’Inganno per Cento Autori. Nel 2019 è uscito il suo ultimo romanzo: Il giallo di via San Giorgio (Newton Compton).

Piergiorgio Pulixi è uno dei massimi esponenti del noir italiano. Il suo ultimo romanzo è Lo stupore della notte (Rizzoli 2018).

Letizia Vicidomini autrice di romanzi gialli e noir, il suo ultimo romanzo è Notte in bianco (Homo Scrivens 2017).

mercoledì 20 novembre 2019

Libri in uscita fine novembre - Oltre Edizioni/Gammarò Edizioni



Cari lettori, vi presento le novità in uscita tra fine novembre e dicembre per Oltre edizioni.


Biagio Proietti, autore noto al pubblico per la sua attività cinematografica e televisiva, esce con un giallo: Il Dio del male.
Nel ventennale della morte di Mario Soldati, Elisa Amadori ricorda l'opera e la figura del grande scrittore nel saggio Il fantastico Soldati che investiga sull’intera produzione dello scrittore torinese che l’Autrice, senza esitazione, definisce “padre” della letteratura distopica italiana.
Fabrizio Benente e Mario Dentone nel libro Mala Morte a San Nicolao - ambientato a l’Hospitale di San Nicolao di Pietra Còlice che si trova sulla diramazione della Via Francigena che da Pontremoliporta a Santiago de Compostela, dove da anni conducono scavi che hanno portato a tantissimi ritrovamenti, -hanno scritto un testo a metà tra la fiction e la realtà, una sorta appunto di cold case, che integra in maniera avvincente la relazione scientifica .


IL DIO DEL MALE di Biagio Proietti (Oltre Ed., 200 pp, 16 euro) - In libreria il 25 novembre
.
 Una telefonata arriva a Franco Verzini, un industriale farmaceutico a rischio di bancarotta: una voce chiaramente contraffatta gli annuncia che il prossimo 28 settembre, giorno del suo compleanno, sarà ucciso. Il giorno dopo, mentre si trova in azienda, in compagnia solo del guardiano della stessa, salta la corrente mentre lui si trova chiuso in ascensore.
Ci vorrà del tempo per liberarlo. Un nuovo, angoscioso avvertimento. Non l’unico.
Altre telefonate minacciose che lo riguardano raggiungono la moglie e il figlio. A questo punto l’imprenditore avverte la polizia, che manda il commissario Daniela Brondi che, con l’aiuto dell’ispettore Ferri, darà avvio a misure di sicurezza che non basteranno a salvare la vita all’imprenditore, il cui corpo sparirà in fondo al lago.
La bella poliziotta non accetta la sconfitta e con rabbia e determinazione prenderà a indagare su Verzini, la sua famiglia, il suo entourage, quella che lui chiamava “la mia corte”, un nido di vipere che non renderà facile il lavoro di Daniela Brondi in una sfida appassionata nella cui rete ad essere preso sarà anche il lettore. Tanto più che erano in molti ad avercela con lui, soprannominato “Il Drago, il dio del male”.

L'autore.
Biagio Proietti è nato a Roma nel 1940. E’ stato attivo nel cinema e in televisione tra gli anni settanta e ottanta. Ha legato il suo nome al film horror Black Cat (Gatto nero) e ad alcune serie televisive, tra le quali spiccano due di grande successo Coralba e Dov’è Anna? Sua anche la miniserie sull’investigatore Philo Vance interpretato da Giorgio Albertazzi. Nel 2014 è uscito il romanzo Dov’è Anna, per 21 Editore, tratto dalla sua omonima serie, firmandolo con Diana Crispo, sua compagna nella vita oltre che sul lavoro. Ha scritto anche per il teatro e per la radio. Lo scorso anno, è uscito un libro testimonianza sulla sua vita e le sue opere nel libro Biagio Proietti, un visionario felice, a cura di Mario Gerosa. Attualmente fa parte del Consiglio di gestione della SIAE e del direttivo di Writers Directors Worldwide.




IL FANTASTICO SOLDATI di Elisa Amadori  (Gammarò, 300 pp, 24 euro)  In libreria il 25 novembre

Nel ventennale della morte ricordiamo l’opera e la figura di Mario Soldati.
Lo fa una giovane studiosa, Elisa Amadori, con un suo saggio che, partendo dal romanzo Lo smeraldo, del 1974, investiga sull'intera produzione dello scrittore torinese che l’Autrice, senza esitazione, definisce “padre” della letteratura distopica italiana. Infatti, solo dopo i suoi romanzi, e in particolare dopo Lo Smeraldo sarebbero venuti in Italia i romanzi distopici di Buzzati, Cassola, Morselli, Volponi.
Sono tutti romanzi usciti negli anni Settanta, momento storico di forte instabilità, che vedono il romanzo distopico rispondere all'aspirazione dell’uomo contemporaneo ad una totalità , ormai perduta, di un mondo abitato dal senso dello smarrimento.
Un saggio, questo di Elisa Amadori, che ci fa conoscere meglio un autore capitale del nostro Novecento, anche grazie, ad alcune testimonianze di persone che l’hanno conosciuto e a lui vicine che completano il quadro d’insieme che dello scrittore e della sua opera ci ha dato l’Autrice.

L'autrice.
Elisa Amadori, nata a Gualdo Tadino nel 1982, è laureata in Lettere a Perugia, città in cui vive. Ha conseguito un Dottorato in Italianistica presso l’Università degli Studi di Macerata con una tesi su Mario Soldati. Nel suo percorso si è dedicata anche all'attività di consulenza editoriale e allo studio della Letteratura legata all’esodo giuliano-dalmata, in particolare all'opera di Diego Zandel. Insegna materie letterarie nella Scuola secondaria di secondo grado
.


MALA MORTE A SAN NICOLAO di Fabrizio Benente, Mario Dentone (Oltre ed., 210 pp, 18 euro) - In libreria il 15 dicembre

Fabrizio Benente, archeologo, conduce da anni gli scavi presso l’Hospitale di San Nicolao di Pietra Còlice che si trova sulla diramazione della Via Francigena che da Pontremoli porta a Santiago de Compostela.
Tra i tantissimi ritrovamenti ce n’è stato uno in particolare che ha scatenato la fantasia del professore: lo scheletro di un uomo morto trafitto da 19 colpi di spada e di pugnale. Agli scavi, in qualità di allieva del Benente, partecipò anche Marzia Dentone, figlia dello scrittore Mario Dentone che ha preso a scrivere, su “istigazione” dello stesso Benente, un racconto di assoluta fantasia su questo ritrovamento e le sue possibili implicazioni, una specie di cold case.
Ne è uscita l’idea di questo libro in due parti: quella di una fiction, una sorta appunto di cold case, che integra in maniera avvincente la relazione, scientifica ma, in questo caso, anche molto di personale divertimento, delle evidenze dagli scavi, all’interno della quale sono emerse più di una storia, tutte assai curiose, oltre a quella dello sconosciuto ucciso dal cui ritrovamento è partita l’indagine.
Ne è nata un’opera avvincente, composta in due parti, che appassionerà gli amanti dell’archeologia e, perché no? anche quelli del giallo.

Gli autori.
Fabrizio Benente è professore associato di Archeologia cristiana e medievale presso l’Università di Genova. Ha condotto scavi archeologici e ricerche in diversi paesi del Mediterraneo. Ha curato l’allestimento di mostre, è stato direttore di museo e organizzatore di eventi culturali. Ha pubblicato monografie e saggi a carattere scientifico. È autore di documentari, di opere divulgative e di narrativa: Appunti di Viaggio (2011), Radio Orwell (2016).

Mario Dentone è scrittore e saggista. Ha collaborato con la facoltà di Scienze della Formazione dell'Università di Genova. Da alcuni anni alterna l'attività narrativa con quella teatrale e con collaborazioni giornalistiche. Ha pubblicato numerosi romanzi: Equilibrio (1981); Al Mattino Era Notte (1983); Donna di carta velina (1988); Il gabbiano (1995); La Badessa di Chiavari (2007); Il padrone delle onde (2010), Il cacciatore di orizzonti (2012) Il signore delle burrasche (2014); La Capitana - 1. L’ammutinamento (2016); La Capitana - 2. L’orgoglio del mare (2019).




martedì 19 novembre 2019

LIBRI CHE... AVREI VOGLIA DI RILEGGERE



Ci sono stati, nel corso degli anni, libri che mi sono ritrovata a leggere troppo di fretta - come nel caso de L'ISOLA DI ARTURO di Elsa MoranteLA COSCIENZA DI ZENO di Italo Svevo, ai quali mi sono accostata in vista di un esame universitario - o in momenti "no", che hanno fatto sì che non li apprezzassi appieno, come invece meritano. È il caso, ad es., di GOMORRA di Roberto Saviano o di NOTRE DAME DE PARIS di Victòr Hugo.
Ma ci sono anche romanzi che ho amato, cui sono affezionata, ma che ho letto taaaanti anni fa, durante la pre-adolescenza, come LE AVVENTURE DI TOM SAWYER di Mark Twain, e che vorrei rispolverare per riprovare le sensazioni e le emozioni di un tempo.

Ecco, questi libri avrei proprio voglia di rileggerli; a frenarmi è solo la mancanza di tempo e la voglia di leggere libri nuovi.


Einaudi
400 pp
Il romanzo è un'esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L'isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote. L'isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l'eroe ragazzo-Arturo.
È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall'isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.


È concepito come fosse il diario terapeutico che un "nevrotico", Zeno Cosini,
Mondadori
408 pp
scrive su richiesta del suo medico e che questi decide di pubblicare per "vendicarsi" del paziente che ha bruscamente interrotto la terapia.
Il racconto di Zeno percorre così le tappe di una vita malata, attraverso la lotta contro il fumo, la morte del padre, la storia di un matrimonio senza amore, di un adulterio appassionante e infelice, di un'iniziativa commerciale disastrosa.
Risalendo, con le note di un'impareggiabile ironia, tutti i tortuosi rivoli dell'esistenza interiore del protagonista, Italo Svevo affonda qui nelle più oscure e dolorose regioni dell'incertezza umana, per poi risalire alla quieta consapevolezza del "male di vivere".


Mondadori
373 pp
Un libro che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d'affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende.
La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall'ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. 
Una narrazione-reportage che svela i misteri del "Sistema" (così gli affiliati parlano della camorra, termine che nessuno più usa), di un'organizzazione poco conosciuta, creduta sconfitta e che nel silenzio è diventata potentissima superando Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d'affari.

Bur
541 pp


Esmeralda, una giovane zingara di grande avvenenza, è solita danzare sul sagrato della chiesa di Notre-Dame, cuore della Parigi medievale. L'arcidiacono Frollo è attratto dalla giovane donna e, pur fra sentimenti contraddittori, cerca di farla rapire dal campanaro Quasimodo, un essere deforme fino alla mostruosità.
Ma il capitano Phoebus de Châteaupers la trae in salvo e conquista il suo amore.


Newton Compton
221
Qual è il segreto dell'infanzia? E perché, una volta che è passata, siamo disposti più a rimpiangerla che a capirla? 
Tom Sawyer è un ragazzo che conosce questo segreto, e perciò la vita per lui è come una fontana sempre viva e zampillante. Non cede alla noia, rifiuta la logica repressiva della realtà costruita dagli adulti, disegna un cerchio magico in cui invita il lettore a entrare. Non ha fretta di crescere, e si muove giocando nel tempo eterno dell'immaginazione creativa. 
Eroe di vicende che conducono al successo e alla fama, Tom Sawyer è insieme una metafora dell'America della frontiera, l'America selvaggia dei coloni e degli avventurieri, degli sterminati spazi e delle grandi opportunità.


ANCHE VOI AVRESTE VOGLIA DI LEGGERE ALCUNI LIBRI
 GIA' LETTI IN  PASSATO?

QUALI E PERCHE'?

lunedì 18 novembre 2019

Recensione: SVEGLIARSI CON TRUMP UNA MATTINA di Peppe Lanzetta



Una nuova indagine complicata attende il commissario Peppenella che, destreggiandosi tra vecchi casi non risolti, juventini ammazzati, pene d'amore e subalterni un tantino strambi, fa sentire il suo grido dalle periferie dimenticate per cercare di scuotere le coscienze di tutti.



SVEGLIARSI CON TRUMP UNA MATTINA
Un'odissea per il commissario Peppenella
di Peppe Lanzetta


CentoAutori
Collana L’Arcobaleno
Pagine 240
Prezzo 14€
Dopo aver combinato un bel guaio con il precedente caso dell'"assassino delle canzoni" (arrestando il colpevole sbagliato, dietro suggerimento della moglie dell'agente Martusciello), a far lambiccare nuovamente il cervello del povero Peppenella ci si mette un'altra serie di assurdi delitti: tre persone, a distanza di pochi giorni, vengono trovate morte, assassinate, e ad accomunarle è un elemento presente in tutte e tre le scene del delitto: la maglietta della Juve, come a deridere il povero disgraziato, che in vita ha tifato decisamente per la squadra sbagliata.

Son tempi difficili.
Lo sono a livello internazionale, a motivo della vittoria politica da parte del tycoon dai capelli arancioni.
Lo sono in Italia, con la confusione che impera in seno alle istituzioni, le beghe tra partiti, la disoccupazione che avanza, il degrado socio-economico che stringe in una morsa gli italiani, in primis le fasce deboli.
E sono tempi difficili pure a Napoli, dove si respira un'aria carica d'elettricità a causa del trasferimento di Higuain dal Napoli alla Juve, scelta giudicata deprecabile dai tifosi bianco-azzurri, che ormai parlano del loro ex idolo come di un grandissimo infame e mercenario.

Ma cosa ancora più assurda, questo evento calcistico sta provocando malesseri, gente colpita da infarti che affolla il pronto soccorso, reazioni aggressive e rabbiose.
"Ma davvero i morti tra i tifosi juventini sono un effetto della rabbia dei tifosi napoletani verso il caso Higuain?", si chiede stranito Peppenella, e vorrebbe che la risposta non fosse affermativa.
Ma per saperlo non gli resta che cominciare a indagare, con l'aiuto - si fa per dire! - degli agenti di polizia Caputo e Martusciello, che sono sempre loro, i soliti pasticcioni, chiacchieroni, imbranati, sempliciotti, un po' ignorantelli ma in fondo simpatici, anche se spesso e volentieri parlano a sproposito scatenando le ire del povero commissario Peppenella, che deve vedersela pure con i propri problemi amorosi.
Eh sì perché un vortice di amore e passione lo ha travolto, ed è tutta "colpa" della seducente agente Ada Zangrini, che sta attirando non solo l'attenzione del commissario ma anche quella di tutti i poliziotti del commissariato.
Peccato però che Ada abbia in serbo una sorpresa non proprio piacevole per Peppenella, che però non può lasciarsi distrarre: il caso del killer delle canzoni resta sempre irrisolto, anzi si complica, e quello recente degli juventini morti ammazzati pare non avere alcuna vera pista da seguire.

Menomale che c'è la cagnetta Sophie a offrirgli un aiutino: accompagnandola al parco per una passeggiata, Peppenella fa alcuni incontri casuali che, a lungo andare, potrebbero risultare utili...

Peppe Lanzetta continua la saga dello sventurato commissario Peppenella, raccontandoci le sue vicissitudini umane e professionali all'interno di una Napoli sempre più caotica, "rumorosa", contraddittoria, per certi versi folle, ma sicuramente viva e ricca di sorprese; una città abitata da persone semplici, alcune buone altre disperate, altre ancora infuriate; infuriate contro un governo che nulla fa per andare incontro ai bisogni reali delle persone, e questa rabbia, che pure di per sé è legittima, spesso viene veicolata nel modo sbagliato, e il commissario - con la sagacia e la sensibilità che lo contraddistinguono - non può ignorare questa realtà.
E lui, del resto, è il tipo che volentieri cade spesso in ragionamenti ed elucubrazioni mentali, riflettendo sul contesto (Napoli e, in generale, l'Italia) in cui vive, sui tanti problemi concreti che affliggono gli italiani, sulle persone che gli capita di incontrare, sulla propria vita e sui dolori che l'hanno segnata, dalla morte dell'adorata moglie al destino dell'unica figlia, la sventurata Costantina, che tanto ha sbagliato ma che lui, da padre, continua ad amare e a pensare con tristezza e un pizzico di rimorso.

In questo episodio la soluzione del nuovo caso (i morti tra le fila bianconere) in realtà, pur essendo alla base delle vicende, procede molto lentamente e per gran parte del tempo Peppenella è più impegnato a parlare, parlare, parlare..., soprattutto con i suoi subalterni, che sia la bella e conturbante Ada, lo sciocco Caputo, il povero Martusciello (che ha la sfortuna di avere una moglie che si crede di essere Jessica Fletcher e si immischia nei casi ai quali lavora il marito), vedove angustiate e rancorose o giovanotti delusi da una vita grama di soddisfazioni; verso la fine le acque si muovono un po' di più e l'Autore ci riserva anche un piccolo colpo di scena.

Peppenella fa simpatia, perché è una brava persona: è un uomo sostanzialmente solo, con i ricordi e i rimpianti a fargli compagnia; è intelligente e riflessivo, cerca di dedicarsi alle indagini con impegno, ma purtroppo non riceve grandi aiuti dai suoi collaboratori; i momenti in cui discute con i due poliziotti strappano sorrisi perchè restiamo sgomenti, insieme al protagonista, delle assurdità che son capaci di partorire.

Ho trovato che il testo presentasse diversi "errori" (refusi?), e non di rado alcune frasi erano poco chiare (sintatticamente, intendo); per quanto riguarda la storia in sè, avrei preferito che ci si concentrasse di più sulla soluzione dei delitti piuttosto che dare troppo spazio alle sequenze dialogiche; a parte questo, è una lettura godibile, con un protagonista particolare e simpatico.

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