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venerdì 17 gennaio 2020

Recensione: VELOCE LA VITA di Sylvie Schenk



Un romanzo breve ma che, grazie ad una scrittura che bilancia sapientemente leggerezza e malinconia, conduce il lettore nella vita di una ragazza francese degli Anni Cinquanta, narrandoci la sua infanzia, la sua giovinezza e, con esse, i suoi pensieri più profondi, le paure, le illusioni, le luci e le ombre che segnano la sua esistenza.



VELOCE LA VITA
di Sylvie Schenk


"...la vita intera è un gioco cattivo e talvolta divertente di maschere e ombre, la vita è una mescolanza arlecchinesca di dramma e commedia degli equivoci"


Louise è una giovane studentessa che ha lasciato le Alpi francesi e un ambiente famigliare oppressivo e piccolo borghese, per andare a studiare a Lione.
Siamo negli anni Cinquanta, la seconda guerra mondiale è un ricordo doloroso e fin troppo recente, e nessuno ha ancora dimenticato i drammi dell'occupazione ad opera dei tedeschi, anche se si cerca comunque di andare avanti e guardare al futuro.

La vita di questa ragazza ci scorre sotto gli occhi velocemente, come una sequenza di istantanee, e la stessa essenziale divisione in capitoli ci permette di conoscerla inquadrandola in precisi tempi e spazi: la sua infanzia, il rapporto coi genitori - questo padre poco affettuoso, la madre, tranquilla casalinga dalle "origini incerte" (è stata adottata) - e con la famiglia paterna, l'educazione ricevuta, i luoghi in cui è nata e cresciuta, le letture negli anni della scuola, fino ad arrivare all'altra vita, quella a Lione.

Qui tutto è nuovo: la vita di una grande città, le avventure, l'amore.
Conosce Francine, bella ed esuberante, e in un pub le vengono presentati anche Claudie, Ahmend, Soon, Johann e Henri, con i quali stringe amicizia, sentendosi pian pano parte di un gruppo.

In particolare, a colpirla è il misterioso e affascinante pianista jazz Henri Lagarde, un giovanotto pieno di talento che però ha un'ombra costante a incupirgli lo sguardo e il cuore: il ricordo di ciò che è successo ai propri genitori è ancora molto fresco e lui proprio non riesce a dimenticarlo, a farsene una ragione.

Essi, infatti, hanno avuto una brutta sorte: durante la guerra sono stati uccisi dai nazisti perchè membri di un movimento di resistenza contro l'occupazione tedesca, e adesso il ragazzo vive in un'antica casa con una biblioteca ormai vuota in quanto depredata dai nazisti.
La tragedia famigliare che si porta dietro è un macigno pesante per Henri, che gli impedisce di vivere serenamente e lo porta a covare dentro di sé un profondo odio e un rancore quanto mai vivo verso i tedeschi.

La bella francesina lo ascolta, cerca di comprendere il dolore e la rabbia che occupano il cuore di questo ragazzo tanto bello quanto sfuggente, sente una forte attrazione verso di lui ed infatti i due avranno un breve flirt, che però - a motivo dell'atteggiamento di Henri, restio ad avere relazioni durature e impegnative - non pare avere futuro, così Louise accetta la corte del tedesco Johann (studia Chimica, parla francese e viene da una famiglia stimata e colta), caratterialmente agli antipodi dal suo "rivale in amore".

Con lui la ragazza si trova bene, c'è complicità e per amore deciderà di lasciare la Francia per seguire il fidanzato nel suo paese, vicino Francoforte; opponendosi alla propria famiglia, sposerà Johann e farà della Germania la propria nuova casa, trovando tra l'altro una buona e calorosa accoglienza da parte dei suoceri (un po' meno da parte della sorella minore di Johann, un'adolescente ribelle).

Seguiamo quindi la protagonista in questo nuovo Paese, la vediamo impegnata a imparare la lingua del posto, a intrattenere nuove relazioni.
La vita matrimoniale scorre placida e gradualmente comincia a essere contrassegnata dalla quotidianità di gesti e parole che perdono freschezza, genuinità ed entusiasmo per far posto all'abitudinarietà e al rischio di un'esistenza piatta e poco interessante.

Intanto passano gli anni, eppure il pensiero del primo amore, Henri, non svanisce mai del tutto...
Johann non ne è del tutto ignaro ma non parla, non chiede, non cerca di capire cosa provi e senta la sua dolce mogliettina; forse perché si fida di lei o più probabilmente perché è un po' codardo, restio alle discussioni e ai litigi, incapace di esprimere con chiarezza il proprio pensiero ed affrontare a muso duro verità anche scomode?

Ma soprattutto, a insinuarsi nella mente di Louise è il dubbio su ciò che Henri le ha svelato nel corso di una confidenza condivisa prima della sua partenza: la famiglia del marito ha avuto rapporti coi nazisti. 
Quella famiglia nella quale sta per entrare, per farne parte, forse non è così innocente ed estranea ai fatti accaduti durante la guerra, ma anzi, in una certa misura, tali persone responsabili (fosse anche solo moralmente) di ciò che è accaduto ai genitori dello stesso Henri.

Louise si rende conto della gravità di una tale situazione o a lei questo aspetto della sua famiglia acquisita è indifferente?

La giovane prova a non pensarci, convinta che nella vita si debba andare avanti, senza restare ossessivamente ancorati al passato (tanto più se è cupo e triste, come quello di Henri), e oltretutto Johann non ha alcuna colpa per gli eventuali (e tutti da dimostrare, tra l'altro) errori dei suoi genitori...!

Benché la sua vita proceda tra impegni fuori e dentro casa, tra le mille preoccupazioni che vengono da ogni parte, i rapporti famigliari non sempre idilliaci, col passare dei giorni Louise sente che, benché non le manchi oggettivamente nulla, allo stesso tempo, le manca qualcosa.

Louise è una donna intelligente, colta, attenta, sensibile, riflessiva, e dentro di lei vive uno spirito indipendente, è consapevole dei propri sogni e capacità (ama scrivere e disegnare), è determinata nelle scelte che fa, e alla fine di questa storia, in seguito ad una sconvolgente scoperta, giunge a importanti consapevolezze.

Veloce la vita ci racconta proprio la storia di una donna, della sua forza, delle sue scelte e dell'amore, dei libri letti, dei desideri, di ciò che unisce e divide popoli e lingue differenti, delle ombre e delle colpe che ci portiamo dietro - a volte anche quelle di cui non siamo responsabili -, della drammatica velocità con cui passa il tempo e con cui anche la vita più piena, alla fine, si consuma. 
È la storia di una vita spesa e sospesa tra Germania e Francia, del riavvicinamento amichevole tra queste due nazioni nonostante la memoria delle atrocità della seconda guerra mondiale sia ancora viva e presente.

La Schenk ha scritto un romanzo breve come breve è la vita che ci scorre come sabbia tra le dita, fugge senza che riusciamo a trattenerla, e ha scelto, come prospettiva di narrazione, un meccanismo insolito che personalmente mi è piaciuto e mi ha convinto: la seconda persona singolare. 
Dall'inizio alla fine, leggiamo le vicende personali e famigliari della protagonista come se un interlocutore esterno si rivolgesse direttamente a lei, una sorta di alter ego che parla a Louise, come per sostenerla e aiutarla a guardare alla propria esistenza dal di fuori, esaminandola attentamente, ponendo domande, dubbi, rivelando emozioni, sentimenti, pensieri, paure, sogni.

Questa tecnica narrativa, un po' interna e un po' esterna, ha reso la lettura, per quanto mi riguarda, comunque coinvolgente, inducendomi ad adottare sì il punto di vista della protagonista ma, allo stesso tempo, facendo in modo di vederla affianco agli altri personaggi e, al pari loro, travolta dalle vicissitudini esistenziali che il vivere quotidiano porta con sé, e davanti alle quali viene fuori il carattere di ognuno.

Non ho mai letto, prima di oggi, una pubblicazione Keller Editore e devo dire che ha un catalogo molto interessante, come è questo libro, che ho trovato davvero bello, scritto in modo incantevole, calibrando in modo intelligente la leggerezza, l'entusiasmo e la fame di vivere di questa ragazza con lo struggimento che proviene dal considerare come la vita sia fuggevole, precaria e imprevedibile.

Un gioiellino da non lasciarsi sfuggire!

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