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giovedì 31 luglio 2025

IL CERCHIO DI PIETRE di Diana Gabaldon (Outlander #4) [ RECENSIONE ]



Cosa è accaduto dopo la sanguinosa battaglia di Culloden, avvenuta nell'aprile 1746?
Mentre l'highlander Jamie Fraser deve rimettere in sesto la propria vita dopo la disfatta e in una condizione di prigionia - sostenuto solo dalla speranza di tornare a casa, a Lallybroch, e da quella di aver fatto bene a mandar via Claire e il bimbo che portava in grembo -, nel maggio del 1968, a Inverness, Claire Beuchamp Randall (Fraser) sta cercando di scoprire se l'unico amore della sua vita sia sopravvissuto al disastro di Culloden e cosa ne sia stato di lui dopo.




IL CERCHIO DI PIETRE
di Diana Gabaldon



Corbaccio
trad. V. Galassi
589 pp
"« Lo sai che cosa significa vivere vent'anni senza un cuore? Vivere come un uomo a metà, abituarti a campare con il pezzetto che ti è rimasto, stuccando le crepe con qualsiasi genere di malta ti capiti a tiro?»".


Nel terzo capitolo della saga fantasy/romance/storica, abbiamo lasciato Jamie e Claire divisi dagli eventi storici che entrambi sapevano si sarebbero verificati a Culloden.
Hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per evitare quella battaglia - sapendone gli esiti drammatici per gli scozzesi - ma la Storia ha fatto il proprio corso senza deviare di un millimetro.

Claire, spinta dal marito, ha lasciato il 1746 per ritornare nel suo presente, quindi nel 1948, da Frank Randall, il quale - seppur decisamente perplesso, sgomento, incredulo, ferito - ha accolto non solo la moglie, tornata spaesata dal suo soggiorno di tre anni con le fate (?!?!), ma anche il figlio che portava in grembo.
Ma a dispetto di una paternità non sua, Frank ha amato follemente, dal primo momento, quel frugoletto coi capelli rossi chiamata Brianna (in omaggio al padre di Jamie), la quale è cresciuta adorando quel padre gentile ed elegante, fine storico dalla mente brillante, e cercando di captare i segreti celati dietro gli occhi sognanti di quella madre medico eppure a volte così "svagata", come se vivesse a Boston ma con la mente fosse altrove.

Sì, ma altrove... dove?

Il momento della verità è giunto anche per la bella e impetuosa Brianna: Claire ha raccontato la verità alla figlia, dicendole che il suo cuore è rimasto in Scozia, nelle mani dell'uomo amato, che poi è il vero padre della ragazza; la rivelazione aveva ovviamente scioccato sia Bree che lo storico e amico Roger MacKenzie Wakefield.
Ma, passato lo shock e capito che Claire non è una pazza bugiarda, Bree e Roger decidono di aiutare la donna a scoprire cosa ne sia stato di James Alexander Malconm MacKenzie Fraser dopo Culloden, scoprendo la prigionia e, soprattutto, che vent'anni dopo l'uomo fosse ancora in vita e che facesse il tipografo ad Edimburgo.

In un costante andare e venire dal passato al presente, seguiamo le avventure di Jamie, la sua prigionia ad Ardsmuir, la singolare ed acerba amicizia con il maggiore John William Grey, il trasferimento nella tenuta di un nobiluomo e tutto ciò che ne consegue; ma a un certo punto le strade dei due innamorati tornano ad incrociarsi in quanto Claire, incoraggiata dalla figlia, decide di tornare a Craigh na Dun e attraversare le pietre, sperando di ritrovarsi nella Edimburgo del 1766.

"Ero viva, comunque. Viva e con una piccola sensazione di certezza simile a una minuscolo sole che mi ardeva sotto le costole. Lui era qui. Lo sapevo adesso, pur non avendolo saputo al momento di attraversare le pietre: quello era stato un salto di fede. Ma avevo gettato il mio pensiero per Jamie come un'ancora di salvataggio in un torrente impetuoso: il cavo che stringevo tra le mani si era fatto teso e mi aveva trattato in salvo. (...) Mi trovavo qui, e in qualche punto di quello strano territorio del passato c'era l'uomo che cercavo. I ricordi di angoscia e terrore andavano svanendo via via che mi rendevo conto che il dado era tratto. Non potevo tornare indietro: un viaggio di ritorno sarebbe stato quasi sicuramente fatale. (...) Non c'era altro da fare che andare avanti... e trovarlo".

E lo trova, il suo Jamie, chiaramente più maturo ma sempre vigoroso, affascinante, intraprendente, determinato e pericolosamente con le mani in pasta in affari non proprio tranquilli.

"Sollevai il mento per guardarlo. « P-pensavo che fossi morto». Pur avendo voluto infondere un tono leggero a quelle parole, la voce mi tradì. Le lacrime presero a scorrermi lungo le guance per poi inzuppargli la stoffa grezza della camicia quando lui mi trasse con forza a sé. 
Che impiegai qualche tempo prima di accorgermi che tremava anche lui e per lo stesso motivo. Non so quanto a lungo restammo seduti su quel pavimento polveroso, a piangere l'uno tra le braccia dell'altra tutta la nostalgia provata nei vent'anni di separazione".

Il loro incontro, dopo vent'anni di lontananza, vissuti nell'amara e dolorosa certezza di aver definitivamente perso l'altro/a, è emozionante ma, com'è tipico di Jamie e Claire quando sono insieme, mai del tutto quieto.
Da subito, infatti, Claire si immerge mani e piedi nel quotidiano movimentato e spericolato a cui è abituato il marito, andando incontro a pericoli, correndo e nascondendosi per le strade sporche e fangose di una città tanto suggestiva quanto rumorosa e caotica, conoscendo uomini e donne di malaffare, ma non c'è in Claire mai, in nessun momento, il benché minimo pentimento per aver lasciato il tranquillo e rassicurante 1968 per infilarsi in un periodo e in un contesto più irrequieti e non privi di insidie.

Se c'è lui al suo fianco, Claire può smettere di aver paura.
Jamie è il suo faro, la sua roccia, il suo punto di riferimento e si fida di lui adesso come si fidava di lui due decenni prima.

Ma rivedersi dopo molti anni, cambiati nel corpo e nella testa - non nel cuore, dove l'amore reciproco non ha mai smesso di essere vivo e forte -, non può non creare momenti di imbarazzo, di disagio, e i due si sentono a volte come degli adolescenti al primo appuntamento.

Ma il loro legame è così solido che ritornare ad essere l'affiata coppia di un tempo non è così difficile.
Certo, hanno tanto da dirsi.

Claire è ansiosa di mostrargli le foto della loro Brianna, di parlargli di quanto gli somigli, e vuol sapere tutto di Jamie, di come e cosa ha vissuto in sua assenza.

E Jamie, pian piano, sembra aprirsi un po'..., se non fosse che decide di nascondere qualche "dettaglio" della propria vita alla moglie, decisione che innescherà litigi e conflitti quando, tornati a casa, a Lallybroch (da una diffidente Jenny), la verità taciuta emergerà creando non pochi scompigli.

Claire non può non chiedersi se tornare indietro sia stata davvero una buona idea: cosa si aspettava di trovare, dopo tanti anni d'assenza accanto al proprio uomo? Credeva forse che il mondo di Jamie si fosse fermato, che fosse rimasto sospeso e immobile nel momento in cui lei aveva varcato le pietre?
È ovvio che lui sia andato avanti a vivere la propria vita e che essa si sia arricchita di altre persone, legami, affari, problemi...

E problemi è stata, è e resterà la parola d'ordine dei coniugi Fraser, che si ritroveranno ancora una volta davanti a nuove sfide, nuove gatte da pelare, e il libro si chiude infatti con una situazione amara che vede marito e moglie molto preoccupati e in procinto di infilarsi in una nuova impresa piena di incertezze.


Mi sono gustata la lettura di questo romanzo tornando molto volentieri in Scozia, accanto al guerriero dai capelli rossi, che sopravvive a battaglie, prigionie, ferite profonde, esecuzioni che vengono annullate per il rotto della cuffia, e che continua a vivere costantemente all'insegna di sempre più vivaci peripezie, pronto a condurre gli affari con audacia, in un mix di sicurezza ed incoscienza, incurante dei rischi, o meglio, consapevole che ce ne siano e disponibile ad affrontarli.

Claire è sempre lei: amorevole e testarda, appassionata e leale, coraggiosa e intrepida come sa che dev'essere la compagna di vita di uno come Jamie Fraser.

Per me leggerli è come per i protagonisti tornare a Lallybroch: avere la sensazione di essere in un luogo famigliare, ritrovarsi con cari amici di vecchia data e sedersi con loro davanti al caminetto, ad ascoltare col fiato sospeso le loro eccitanti avventure.

Procedere col prossimo libro non potrà che essere un piacere.




LIBRI DELLA SAGA

1. Outlander
    1.La straniera

2. Dragonfly in Amber
    2. L'amuleto d'ambra
    3. Il ritorno

3. Voyager
    4. Il cerchio di pietre
    5. La collina delle fate

4. Drums of Autumn
     6. Tamburi d'autunno
    7. Passione oltre il tempo

5. The Fiery Cross
    8. La croce di fuoco
    9. Vessilli di guerra

6. A Breath of Snow and Ashes
    10. Nevi infuocate
    11. Cannoni per la libertà

7. An Echo in the Bone
    12. Destini incrociati
    13. Il prezzo della vittoria

8. Written in My Own Heart's Blood
    14. Legami di sangue
    15. Prigioniero di nessuno

9. Go Tell the Bees That I Am Gone
    16. Quando accadrà dillo alle api

lunedì 7 luglio 2025

STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA di Elena Ferrante - L'amica geniale IV [ RECENSIONE ]

 

Ed eccomi giunta all'ultimo, toccante capitolo della serie L'amica geniale, che si conferma essere un'opera di narrativa ricca di intensità, densa di personaggi e passaggi indimenticabili, ambientata in un periodo di tempo vivacizzato da numerosi ed importanti cambiamenti sociali, politici, culturali e sullo sfondo c'è sempre il Rione, questo quartiere che non è solo un groviglio di palazzi, stradine e botteghe, ma un piccolo universo vivo più che mai, il cuore pulsante di un legame d'amicizia che resiste al logorio del tempo che scorre, che vola oltre le divergenze caratteriali e d'opinione e che continua a tenere vicine, per sempre, due donne tanto diverse tra loro eppure unite così profondamente.




STORIA DELLA BAMBINA PERDUTA
di Elena Ferrante

Ed. E/O
451 pp
Nel terzo libro, abbiamo lasciato Elena Greco completamente in balia del proprio folle e appassionato amore per Nino Sarratore, ricomparso nella sua vita e pronto a stravolgergliela.

Volata assieme a lui a Montpellier, Elena resta via da casa per cinque giorni, scappando da un Pietro ferito e furioso, e da Dede ed Elsa smarrite di fronte ai litigi dei genitori e alla fuga materna. 

L'ebbrezza, frutto del folle gesto d'amore, fa sì che Elena tenga a bada i sensi di colpa verso le figlie, se non fosse che l'amica Lila, saputa la decisione presa da Lenù di lasciare il marito, la mette in guardia dalle certe scelte che potrebbero far del male alle bambine.

Sullo sfondo romantico di questa relazione con l'uomo amato dall'infanzia, le parole di Lila sono sgradevolmente giudicanti ed Elena cerca di non darvi troppo peso.

Ma già durante i pur incantevoli giorni in Francia, nascono in Elena i primi dubbi su Nino, sciupafemmine e dongiovanni nell'animo. 

La verità è che, nonostante lei ami Nino e lui giuri di amare solo lei, al fianco di quest'uomo ritornano  a galla tutte le insicurezze di Elena, che si sente messa in ombra dalla personalità carismatica e accentratrice di Nino, di cui noi lettori (tutti, vero?) conosciamo (e disprezziamo) l'ambiguità, il suo essere così naturalmente subdolo, il viscidume che lo contraddistingue; in fondo, è degno figlio di suo padre Donato (Elena ricorda a sé stessa e a noi lo squallido amplesso avuto con l'uomo sulla spiaggia ad Ischia. Come dimenticarlo, del resto...?).

Accanto a Nino, Lenù si sente insicura perché sa quanto a lui piaccia piacere ed essere adulato e vezzeggiato da tutti, in particolare dalle donne. 

Intanto, ella continua a cercare di tracciare la propria definitiva strada nel mondo della letteratura e, dopo i soliti suoi tentennamenti, riesce a costruirsi, a fatica e non senza i bastoni tra le ruote da parte dell'ex-suocera, una carriera di scrittrice affermata, cercando allo stesso tempo di trovare un equilibrio tra questa professione - che inevitabilmente le sottrae molto tempo da passare con le figlie, le quali crescono incamerando non poco rancore verso questa madre assente, che le lascia prima con la nonna paterna e poi con "zia Lila" -, la relazione con lo sfuggente e inaffidabile Sarratore (che prosegue con la sua attività da intellettuale e uomo di cultura e poi di politica) e il sempre presente ed enigmatico rapporto con Lila.

Ad un certo punto, Lenù decide di trasferirsi con le figlie a Napoli, decisione che inizialmente verrà presa malissimo dalle bambine, che si vedono di colpo catapultate in una realtà grezza, sciatta, miserabile, abituate com'erano ad ambienti decisamente più educati e raffinati.
Nel tornare a Napoli, la Greco cerca di non farsi risucchiare dal Rione, dai vecchi conoscenti, dalle loro chiacchiere e pettegolezzi, da quella rozzezza dalla quale era fuggita anni prima, ma è impossibile. 

Dopotutto, per quanto si senta ormai un pesce fuori d'acqua, Elena Greco viene da lì, da quel posto rumoroso, caotico, pericoloso, dove per vivere ogni giorno devi intraprendere un qualche tipo di lotta con coloro che, da sempre ormai, spadroneggiano e fanno il bello e il cattivo tempo in quello sputo di mondo.

Ritroviamo, quindi, i fratelli Solara (Michele e Marcello), Carmen Peluso, la famiglia stessa di Elena, Gigliola e tutte le altre donne che hanno caratterizzato l'infanzia e l'adolescenza di Elena, e soprattutto Lila ed Enzo, assieme al figlio di lei, Gennaro (Rino).

Lila, dal Rione, non solo non se n'è andata, ma ha messo radici, costruendosi con Enzo una vita stabile e un lavoro solido grazie alla loro piccola azienda informatica.
Al cospetto dell'amica di sempre, Elena continua a soffrirne la soverchiante personalità, quella sicurezza  che desta ammirazione e invidia, quella capacità che la Cerullo ha di sedurre, catalizzare su di sé ogni attenzione, di riuscire a parlare di qualcosa con convinzione e fascino pur non avendo proseguito con gli studi.

Lila è l'amica intelligentissima, intuitiva, magnetica, decisa e con un gran senso pratico e per gli affari, una donna che sa il fatto suo, capace di ottenere risultati invidiabili a dispetto del postaccio in cui vive, e questa amara consapevolezza ha accompagnato Elena da quando le due erano bambine, influenzando il loro legame.
Per ogni decisione importante presa, Elena (che, per certi versi, è ancora l'adolescente che è stata, vale a dire costantemente bisognosa di conferme) si chiede cosa ne penserà l'arguta e schietta Lila, ma contemporaneamente ne rifugge il parere sapendo che lei la farà sentire sciocca e sbagliata. 

Una delle rare occasioni in cui Lenù si sente importante per Lila e  si scopre più forte di lei, è quello che vede le due amiche atterrite in occasione del forte terremoto del 1980: c'è un momento in cui Lila,  forse per la prima ed unica volta, apre davvero il proprio cuore ad Elena ammettendo le proprie debolezze, la propria vulnerabilità e chiedendole di non abbandonarla mai, neanche quando le dirà cose brutte.

E Lila ha quest'abitudine di essere spessissimo brusca con l'amica, di scagliarle addosso le sue opinioni, il suo modo di vedere le cose e di giudicare le scelte di Elena (circa il matrimonio con Pietro, la relazione con Nino, l'educazione delle figlie...) senza filtri, senza chiedersi mai (non prima, almeno) se ciò che dirà ad Elena la potrebbe ferire o offendere.

In questo ultimo capitolo della serie, si chiudono necessariamente molti cerchi, ma altri resteranno drammaticamente aperti.

Ad esempio, il rapporto conflittuale con Immacolata si rasserena almeno un po' durante la malattia della donna.
Anche con Nino si arriva ad un punto fermo e la conoscenza che il lettore ha di questo individuo gli permette di immaginare in che senso la storia tra lui ed Elena potrebbe evolvere...

Ma ci sono cose che resteranno sospese e che non troveranno soluzione.
Vi è un evento centrale e devastante che coinvolge Lila e che, da un certo momento in poi, diviene il fulcro attorno a cui ruoteranno molte delle vicende successive e che indirizzerà drammaticamente l'esistenza della Cerullo, fermandola, lasciandola come spezzata, interrotta, irrisolta.


L'ascolto dell'audiolibro è stato appassionante e non mi aspettavo nulla di diverso: seguire le storie personali di Lenù e Lila, il modo in cui evolvono i fatti, i rapporti con i personaggi e la loro stessa importante amicizia, mi ha molto coinvolta.
È stato naturale, ancora una volta - e per l'ultima - lasciarmi prendere dal loro legame così viscerale, sincero e ricco di contraddizioni (e per questo così vero), pormi al loro fianco e vederle interagire come amiche che sono tali da quand'erano piccole, e che continuano ad esserlo nell'età matura; è stato emozionante "vederle" cercarsi, darsi supporto a vicenda, oscillare tra momenti di vicinanza intensa e periodi di allontanamento.

Sempre avvincente l'intreccio con gli altri personaggi del Rione, alcuni dei quali crescono, cambiano mentre altri restano intrappolati nelle dinamiche che conosciamo, in alcuni casi subendole e divenendo vittime di certi modi di fare ed essere violenti e intimidatori che, purtroppo, non cambiano col tempo. 

Attraverso gli occhi della protagonista, il lettore si confronta con diverse tematiche, come il ruolo della donna in famiglia, nella società e nel mondo del lavoro, la maternità, la malattia, specifici fatti di natura politica, le trasformazioni sociali che scuotono l'Italia non soltanto dagli anni '70 ma anche dopo, sino ai primi anni 2000.

La scrittura immersiva e potente della Ferrante mi ha irretita e affascinata, in tanti frangenti mi ha commossa e mi ha trasmesso le emozioni e i tormenti delle due donne in modo forte;  ho amato la profondità e la naturalezza con cui l'autrice racconta di legami umani ad ogni livello (di coppia, genitori-figli, amicale, fraterno, con il luogo d'origine...), confermo il mio parere sulla serie e non posso che ribadire anche il consiglio di leggerla perché è una tetralogia che merita, alla quale ci si affeziona di libro in libro.

Confesso che, giunta alla fine, ho sentito immediatamente una sensazione di malinconia e so che ancora per un po' sentirò la mancanza di Lila ed Elena, così agli antipodi, e spesso in conflitto l'una con l'altra, da essere l'una speculare all'altra.

Ciascuna è l'amica geniale agli occhi dell'altra e, al netto delle simpatie/antipatie che di volta in volta ambedue mi hanno suscitata, entrambe lo sono ai miei occhi, in modi e momenti differenti.



Le recensioni dei volumi precedenti

L'AMICA GENIALE
STORIA DEL NUOVO COGNOME
STORIA DI CHI FUGGE E DI CHI RESTA







sabato 19 aprile 2025

[ RECENSIONE ] LA GUERRA. (Blackwater IV) di Michael McDowell



Nel quarto volume della saga Blackwater, assistiamo ad un riassestamento degli equilibri all'interno della famiglia Caskey, con Elinor a capo, in luogo di Mary-Love.
A creare nuove dinamiche ed opportunità ci pensa il secondo conflitto mondiale, che entra furiosamente nelle monotone vite degli abitanti di Perdido.


LA GUERRA.
(Blackwater IV)
di Michael McDowell



Neri Pozza
ed. E. Cantoni
256 pp
È il 1938 ed è l’alba di una nuova èra per il clan Caskey: Mary-Love non c'è più e, morta lei, a prendere in mano le redini della famiglia è Elinor Caskey, cosa che non desta alcuno stupore, anzi, ogni parente accetta "il passaggio del testimone" come un fatto assodato e naturale.

Elinor non è come la suocera: non è opprimente, prepotente, egoista, capricciosa; è determinata e solida, sì, ma senza scavalcare nessuno e di sicuro è più pronta e disponibile a mettere da parte dissidi e rancori pur di proteggere la serenità famigliare.

Questo comportamento non è frutto di un carattere debole o accondiscendente, bensì di calcolo.
Tutto ciò che fa Elinor è frutto di un progetto, di un piano ben formato nella sua mente che gli altri, dall'esterno - Oscar in primis - non vedono, non immaginano.
Ma Elinor sa sempre ciò che fa ed ha una qualità, su tutte, che la suocera non aveva: la pazienza.
Elinor Dammert sa aspettare il momento giusto per agire, per mettere a punto ciò che aveva architettato, sapendo che ne raccoglierà i frutti.

Con il trascorrere del tempo, i Caskey non fanno che confermare il proprio predominio su Perdido, essendo possessori dell'unica azienda presente e che procede tra l'altro molto bene.
Oscar si ritrova finalmente, e con sua gran sorpresa, a gestire capitali di cui, alle dipendenze dell'autoritaria madre, non aveva mai potuto disporre; molto del suo successo lo deve ai consigli e agli incoraggiamenti della lungimirante Elinor, che ha sempre creduto in lui e non ha mai smesso di dispensare suggerimenti.

Intanto, le loro due figliole crescono ed arrivano gli anni del college.
Inaspettatamente, crescendo, Miriam e Frances si avvicinano; certo, l'algida ed altezzosa Miriam non sprizza affettuosità e buone maniere, ma ricalca in tutto e per tutto le orme di nonna Mary-Love: vive senza rendere conto a  nessuno delle proprie decisioni, continua a non interagire con sua madre pur instaurando una principio di rapporto con il padre, senza però mai mostrare il benché minimo accenno di amore filiale e di sicuro non cedendo mai alla tentazione di consultarsi con i genitori per chiedere loro consigli o aiuti.
Insomma, non desidera la loro compagnia ma, in questa eccentrica indifferenza, Frances costituisce un'eccezione: con lei, Miriam instaura un timido e acerbo legame, seppur anch'esso contrassegnato da una distanza emotiva evidente.

Miriam è spesso scostante e brusca anche con zia Sister (che, in fondo, l'ha cresciuta, assieme a Mary-Love), la quale ormai si è trasferita definitivamente a Perdido, finendo per vivere come una zitella e ignorando il marito Early, che è sempre in giro di città in città per lavoro.

James continua a prendersi cura di Danjo, il terzogenito della cognata Queenie, mentre quest'ultima - ormai ambientatasi nella cittadina dell'Alabama e accettata dai concittadini - riprende in mano la propria vita dopo la scomparsa del malvagio coniuge Carl e deve vedersela con i figli maggiori, che le danno non poche preoccupazioni.

Se c'è una cosa che salta all'occhio, adesso che il clan Caskey deve continuare a vivere senza la guida prepotente dell'egoista Mary-Love, è che... regna la pace.
Non nel senso che non vi sono più problemi o difficoltà - quelli ci sono sempre -, ma tra i membri regna la concordia e un tale cambiamenti è sotto gli occhi di tutti.

Sister ha smesso di guardare con invidia e tristezza il fratello e la cognata mentre si godono il sole o il fresco sulla loro veranda, e decide di non starsene più da sola ma di allacciare finalmente i rapporti con Elinor, fatto impensabile quando c'era Mary-Love.

La giovane e vivace Grace - figlia di James - decide, in tutta libertà, di andare a vivere in una zona di campagna un po' isolata ma tranquilla, e di farlo assieme a sua cugina Lucille (la figlia di Queenie), che vivrà momenti decisamente turbolenti e drammatici.
La gente parlerà? Pazienza, prima o poi si stancherà e tornerà ad ignorarle.

C'è, in buona parte della prima metà del romanzo, una tale sintonia ed armonia tra i famigliari da indurmi a chiedermi, inizialmente: Ok, quindi..., sono ormai tutti in pace, tutti amici? Non succede più nulla? Finita l'era dei dissidi tra Elinor e Mary-Love, cosa ci aspetta? Una tranquillità che sfocia in una noiosa abitudinarietà?

A portare movimento, contrarietà, preoccupazioni e inevitabili novità (belle e brutte) è la guerra, che coinvolge gli USA nel 1941, in seguito all'attacco a Pearl Harbor. 
Oltre ad allontanare molti giovani da casa per andare al fronte, la guerra porta a Perdido "sangue nuovo": una sfilza di soldati che si vedono accolti da una affabile Elinor in qualità di matrona dei Caskey, e tra essi spicca un uomo che comincia a frequentare la casa di Oscar molto spesso.
Si inizia a sentire nell'aria un profumo di fiori d'arancio? 
E chi sarà la fanciulla scelta dal bel soldato?

Altro elemento narrativo rilevante è l'evoluzione cui andrà incontro Frances, che lo voglia o meno.
Il lettore sa quali siano state le esperienze, le sensazioni e i timori della ragazza già da quando era solo una bambina, e conosce bene la sua natura sensibile, che l'ha sempre portata a "sentire", a percepire come attorno all'amata madre e in quella loro grande casa, ci fosse una sorta di alone di mistero, una presenza indefinibile eppure fin troppo concreta e proveniente da una realtà ultraterrena e terrificante.

È arrivato per la dolce e mite giovane Caskey il momento di scoprire chi ella sia davvero e come questa sua natura sia inscindibile dalle rosse e fangose acque del Perdido e dalla sua stessa enigmatica genitrice.
La scoperta non sarà soft, anzi brutale e, in un certo senso, traumatica, oltre che inevitabile e necessaria.


Come anticipavo, la trama, nella prima parte del libro, procede senza scossoni, tutt'altro: in un clima di totale rilassatezza e affiatamento tra i membri della famiglia, tanto da rimpiangere la vivacità e le continue sorprese sprigionate dai conflitti suocera-nuora.
Le vicende cominciano gradualmente a farsi più stimolanti dalla guerra in poi e quando iniziano ad accadere eventi che turbano e disturbano la pace famigliare, mettendo così in moto reazioni forti e feroci che sicuramente troveranno ulteriore spazio nei successivi romanzi della serie, palesando sempre meglio la dimensione sovrannaturale cui appartiene Elinor (e non soltanto lei).
Interessante, inoltre, notare come i Caskey siano un nucleo famigliare molto matriarcale, in cui le donne sono non solo numericamente superiori ma anche moralmente più forti, decise, intraprendenti.
V'è un personaggio, in particolare, che si accorge di questo, cioè di come gli uomini Caskey altro non siano che inoffensive marionette in mano alle donne, ad Elinor soprattutto; e questo personaggio desidererà entrare nella famiglia unicamente per questa ragione: far parte dei Caskey, porsi sotto l'ala di Elinor.

Il mio parere su questo quarto volume è positivo e di sicuro mi ha messo voglia di continuare con il prossimo.


LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA
3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

sabato 25 gennaio 2025

LA VILLA DELLE STOFFE di Anne Jacobs [ RECENSIONE ]



Nel primo volume della saga storica e famigliare di Anne Jacobs, conosciamo la giovanissima Marie Hofgartner mentre si appresta a fare il suo ingresso nella grande Villa delle Stoffe, di proprietà della ricca famiglia Melzer.
La sua vita, fino a quel momento all'insegna della povertà e degli stenti, comincerà a prendere una piega decisamente inaspettata.



LA VILLA DELLE STOFFE
di Anne Jacobs



Giunti Ed.
trad.L. Ferrantini
576 pp

Siamo in Germania, qualche anno prima che scoppi la Grande Guerra, più precisamente ad Augusta nel 1913. 

Marie è una ragazza di diciotto anni quando è costretta a lasciare l'orfanotrofio in cui è cresciuta e in cui ha vissuto un'infanzia costellata dalla penuria di cibi, vestiti e soprattutto di amore e premure, per vivere nel mondo esterno.
Per sopravvivere, dovrà ovviamente lavorare e la direttrice dell'istituto le ha trovato un impiego come sguattera presso la Villa delle Stoffe (non è un caso che l'abbiano scelta).

Quando la giovane si trova per la prima volta davanti alla maestosa dimora, ne rimane affascinata e intimorita: l’imponente palazzo della famiglia Melzer, proprietaria della più grande fabbrica di tessuti bavarese, svetta come un castello fatato in un immenso parco. 

Certo, ci sarà da lavorare, ma almeno avrà dei vestiti caldi, un letto, dei pasti..., insomma, sarà sempre di gran lunga migliore della vita in orfanotrofio!

"Chiunque lavorasse alla Villa delle Stoffe doveva considerare quell’impiego un privilegio, da guadagnare a suon di virtù: correttezza, zelo, discrezione e fedeltà."

Fin da subito, però, Marie deve fare i conti con le ostilità e le gelosie dei suoi "colleghi di lavoro", vale a dire dello stuolo di camerieri e domestici imbellettati che la guardano con sospetto e invidia.

Sì, perché nonostante Marie sia una povera orfanella, non ne ha né l'aria né il portamento, tutt'altro: ha una grazia e un'eleganza innate, è intelligente, assennata, determinata, sa come interagire con chi le è di fronte e non si lascia intimidire facilmente da nessuno, uomo o donna, padrone o cuoca che sia.

«Hai degli occhi bellissimi. Dentro, c’è la tua anima. Pieni di dolore, desiderio, fame di felicità. Stanchezza e allo stesso tempo un’incredibile forza.»


Marie è una protagonista che attira immediatamente le simpatie del lettore perché non è un tipo che si piange addosso ma anzi è attiva e laboriosa e, come emerge man mano, piena di grinta e coraggio.

Non si lascia buttare giù dai tanti rimproveri della governante o delle altre domestiche "più anziane", dalle parole sprezzanti della cameriera personale della signora Alicia Melzer; non ha paura neanche di rivolgersi al padrone, il burbero e sempre nervoso signor Johann Melzer, o di parlare con le signorine Elizabeth e Kitty.
Solo al cospetto del signorino, Paul, il primogenito dei Melzer, si sente più a disagio.
Sarà perché nota come il giovanotto sia troppo gentile con lei, che è una semplice sguattera?

Tra Marie e Paul, sin dai primi momenti, si affaccia un'intesa che entrambi, per ovvie ragioni legate al diverso ceto sociale, farebbero bene a soffocare.
A differenza di quanto potrebbero pensare il signor Melzer e qualcun altro in casa, Marie non è affatto una arrampicatrice sociale o un'opportunista, non è neanche una ragazza che si lascia andare alla passione amorosa senza pensarci su, tutt'altro: è una fanciulla dai sani principi,  dignitosa, con un alto senso del rispetto di se stessa e degli altri.


La vita in casa Melzer è sempre ricca di cose da fare e di sorprese, e ben presto la bella e talentuosa Marie viene notata dalla signorina Kitty, la figlia più giovane dei Melzer, appassionata d’arte, che arriva a chiederle di posare per lei come modella da ritrarre. La signorina si renderà ben presto conto di come Marie non sia solo un'ottima modella ma ancor più una bravissima artista, con un gran talento nel disegno.

Tra le due coetanee nasce una sorprendente complicità, con sommo disappunto del capofamiglia, che prova verso Marie sentimenti contrastanti.
Da una parte, è contento di averle dato lavoro perché sa che era la cosa giusta da fare; dall'altra, teme che quella ragazza - così simile alla sua defunta madre - possa portare problemi in casa.

Johann ha conosciuto Luise, la mamma di Marie, ma è molto restio a confessare tale importante dettaglio alla ragazza perché questo significherebbe confessare la verità sui propri errori, su come egli abbia contribuito a fare di Marie un'orfanella...

C'è, quindi, un segreto che unisce i Melzer a Marie, e il lettore ne conoscerà i particolari progredendo nella lettura, che scorre con sufficiente fluidità, fatta eccezione per alcuni passaggi un po' più lenti.

Oltre al segreto custodito da Johann e che riguarda il passato di Marie, ci saranno altre vicende che smuoveranno le acque: Kitty ha un bel caratterino tutto pepe e farà l'errore di seguire l'amore per un baldo giovanotto, infilandosi in una situazione compromettente da cui dovrà essere tirata fuori.

Alla fabbrica dei Melzer, i problemi non mancano, tra scioperi degli operai, incidenti sul lavoro e macchinari che si rompono...: tutti eventi che mandano in crisi Melzer senior, il quale però potrà fare  affidamento - con sua grande sorpresa - su quel figlio maschio di cui non si è mai fidato.
Paul, infatti, futuro erede dell’impero, fino a quel momento, aveva vissuto come un dandy abituato a sperperare i soldi del padre: adesso, finalmente, si affianca al padre e riesce, con maestria e saggezza, a gestire molte delle difficoltà all'interno della fabbrica.


"La villa della stoffe" è il primo volume di una saga storica famigliare che si preannuncia piena di intrighi, amori e colpi di scena, in cui il punto di vista narrativo è affidato "ai piani bassi", ai domestici della Villa delle Stoffe, che inevitabilmente conoscono ogni segreto dei propri padroni, li servono con devozione più o meno sincera, ne invidiano la vita sfarzosa ed eccitante.

Lettura piacevolissima, vien voglia di proseguire, ed infatti ho iniziato il secondo libro, Le ragazze della Villa delle Stoffe.


giovedì 23 gennaio 2025

STORIA DEL NUOVO COGNOME. L'amica geniale vol.2, di Elena Ferrante [ RECENSIONE ]

 

Nel secondo volume della serie L'amica geniale, ritroviamo le due protagoniste - amiche sin dall'infanzia, Lila ed Elena, il loro rapporto di amore e odio, l’intreccio inestricabile di dipendenza e volontà di autoaffermazione.




STORIA DEL NUOVO COGNOME. 
(L'amica geniale vol.2)
di Elena Ferrante


Ed. E/O
480 pp
Lina Cerullo ed Elena Greco sono nel pieno dell'adolescenza e le loro strade, pur avendo solo sedici anni e vivendo ancora nel rione, hanno già cominciato a dividersi e a prendere direzioni opposte.
Ciò che le accomuna, al di là delle diverse decisioni prese, è la sensazione di essere in un vicolo cieco.

Lila si è appena sposata con Stefano Carracci e la sua esistenza è solo apparentemente migliorata: suo marito è un giovane e ambizioso uomo d'affari, non le fa mancare nulla e Lina può godere di una casa tutta sua e di una disponibilità economica che di certo prima non aveva. 

Ma prendere il cognome di Stefano ha significato anche, per lei, perdere un po' sé stessa: l'uomo la ritiene e la tratta come se fosse una sua proprietà.
Dice di volerle tanto bene, si sforza di assecondarla e di avere pazienza, perché lo sa com'è fatta la giovane moglie (capricciosa, testarda, ribelle, indipendente...) ma al contempo è evidente che si crede di essere il suo proprietario e, in quanto tale, ha il diritto e dovere di "raddrizzarla", pure con le mazzate, se necessarie.

Dal canto suo, Elena è ormai una studentessa modello ma, proprio durante il matrimonio dell’amica, ha scoperto che non sta bene né nel rione né fuori.

Cerca in tutti i modi di distinguersi a scuola ma diversi fattori interverranno per far sì che il suo rendimento scolastico, a un certo punto, diventi altalenante.
E questo la manderà un po' in crisi: lo studio, la scuola, la possibilità di proseguire e andare all'università prendendo ottimi voti al liceo, sono le uniche cose cui può ambire. Non può permettersi di fallire.

La sua famiglia è un fardello pesante da portare, in particolare lo è Immacolata, sua madre, che non fa altro che rimproverarla e rinfacciarle i sacrifici fatti per farla studiare, pretende che la figlia porti i soldi a casa, che "faccia i mestieri domestici", badi ai fratelli piccoli, e mette pure bocca sulla relazione tra la Lenuccia e Antonio.

Antonio, a sua volta, è motivo di amarezza e delusione per Elena, che in realtà non ne è davvero innamorata ma sta con lui per non essere sola, soprattutto perché attorno a lei tutte si fidanzano e Lila s'è pure maritata.

Come sempre accadrà nel legame tra le due ragazze, negli anni esse si avvicineranno, diverranno intime confidenti, per poi allontanarsi nuovamente, e questo modo di fare caratterizzerà sempre la loro pur sincera amicizia.

In questo romanzo, il rione è ancora il cuore pulsante di tutto, lo sfondo che accoglie e condiziona le vite delle protagoniste, che lo percepiscono sempre più come una odiosa trappola per chi, come loro, vuole allontanarsene, scrollarsi di dosso la triste eredità di quella realtà fatta di pettegolezzi, botte, urla, miseria, sopraffazione dei potenti versi i più poveracci, strozzinaggio, vendette in stile mafioso e tanta, tanta ignoranza a tutti i livelli.

Proseguendo nella lettura, attraverso gli occhi di Lenù, conosciamo in modo intimo le vicissitudini dei numerosi personaggi: le non facili ambizioni scolastiche di Elena e i suoi momenti di scoraggiamento, il suo sogno nel cassetto di diventare qualcuno attraverso la scrittura; la vita matrimoniale di Lila, contrassegnata da prepotenze e violenze, cui lei non si sottomette (anche se talvolta mostrerà di calmarsi, ma il suo spirito indomito è tutt'altro che piegato o spezzato dagli schiaffoni), il suo fiuto negli affari, che la rendono speciale agli occhi sia di Stefano che di Rino (fratello di Lila) e soprattutto dei prepotenti Solara - Marcello e Michele -, e in special modo quest'ultimo non ha smesso di essere ossessionato da Lila e di sperare che lei passi dall'essere di un Carracci all'essere una proprietà sua; le dinamiche messe in moto dal ritorno in scena di Nino Sarratore, ormai giovane uomo avviato verso una brillante carriera universitaria grazie alla quale può manifestare al mondo la sua intelligenza, la sua cultura, il suo sapere, la dialettica nel disquisire di argomenti vari, dall'economia alla politica alla letteratura.

Nino ha un posto privilegiato nel cuore di Elena, da sempre segretamente innamorata di lui e folle di gelosia nell'apprendere come egli preferisca fare il filo a chi non deve e continuare a considerare lei, Elena, solo una buona amica con cui sfogare le proprie pene d'amore.

Che sia in merito all'amore per/di Nino o in merito ai risultati scolastici e al raggiungimento di obiettivi, il cruccio principale di Lenù è e sarà sempre l'amica del rione, Lila: possibile che la signora Lila Carracci, intelligente sì ma senza cultura, strafottente e sprezzante verso chiunque sia più acculturato di lei, secca come un'acciuga, con quello sguardo che trasmette perfidia, cattiveria... possa piacere tanto agli uomini, disposti a fare pazzie pur di averla?
E Nino Sarratore potrebbe rientrare nella schiera di coloro che soccombono al misterioso fascino di Lina Cerullo?

Galeotta sarà un'emozionante vacanza estiva a Ischia, che porterà non poco scompiglio.

Ovviamente, attorno alle due si svolgono altre dinamiche, che le più o meno riguardano direttamente e che vedono di volta in volta coinvolti gli altri abitanti del Rione: Pinuccia e Rino, Gigliola, Antonio e la sua famiglia, Bruno Soccavo (amico di Nino, che ritroviamo a Ischia), Pasquale ed altri.

La penna profonda e acuta, sensibile e mordace, intrisa di schietto realismo, di Ferrante è capace di trasportarti con forza nel rione, così da viverlo a 360° insieme a Lila e Lenù.
Tutto, nella narrazione, è viscerale, forte, prepotente, in alcuni momenti pure disturbante, e si insinua nelle pieghe della mente e della pelle del lettore, che ne viene risucchiato divenendo anch'egli un abitante del quartiere.

Dalle pagine prendono forma, voce, corpo tutti i personaggi con le loro caratteristiche fisiche e di personalità.

➤La sgradevolezza dei Solara, la loro boria che li spinge a credersi i padroni del mondo (o quanto meno del rione).

➤ La grettezza di personaggi come Rino, il signor Greco, con il loro essere mediocri, apatici, senza spina dorsale.

➤ La sciocca superficialità delle tante donne del rione, le classiche pettegole di quartiere.

➤ La debolezza e l'inferiorità di Stefano Carracci rispetto a Lila, che lo spingono ad imporsi con l'aggressività e la violenza fisica e verbale non potendo rispondere all'acume e alla furbizia della moglie ad armi pari.

➤ La straordinaria intelligenza (cognitiva, emotiva, pratica) di Lila Cerullo, la cui sagacia, la capacità manipolatoria, il saper scrutare nell'animo di Lenuccia e non solo, la sua determinazione nell'agire come desidera senza condizionamenti e sottomissioni, cosa che fa arrabbiare chi le è attorno e, al contempo, la rendono unica e degna di rispetto. 

Lila è così: respingente in quanto dura, cinica, crudelmente schietta, e attraente al tempo stesso perché innegabilmente forte, determinata, onesta, libera. È la strega ma anche la fata, la si detesta e la si ammira.

➤ L'incapacità di Elena di trovare una collocazione nel mondo, di tracciare la propria strada attraverso le proprie capacità e i propri sogni.
Ella sa solo che non vuole restare nel rione e desidera essere al passo con Lila (se proprio non può superarla), di cui invece finisce per essere sempre all'ombra, a volte accanto ma, per la maggior parte, dietro.

Elena e Lila sono due protagoniste che entrano nel cuore e che regalano molte emozioni; leggendo, mi rendevo conto di come mi riuscisse difficile provare empatia più con una che con l'altra o viceversa; piuttosto, in base a ciò che di loro apprendevo, finivo per provare più o meno simpatia ora per Lila, ora per Lenù, detestando o amando certi loro modi di fare, certe decisioni prese, certe parole pronunciate.

A volte ho odiato Lila quando ostentava sicurezza, tracotanza e un'aria di incomprensibile superiorità verso Lenuccia e quel mondo di intellettuali che ciarlano di cose che concretamente non è detto conoscano; li disprezza apertamente ma forse questo nasconde un complesso di inferiorità e la consapevolezza che, nonostante le proprie doti intellettive, lei non farà mai parte di quel mondo altolocato e la cosa la indigna e la incattivisce anche verso la sua migliore amica, che invece lo frequenta.

Elena spesso mi ha innervosita in quanto troppo insicura, sempre bisognosa di ricevere gratificazione e lodi, di sentirsi apprezzata dagli altri (ad es. da coloro che ritiene dotti e sapienti, vedi la professoressa Galiani e tutto il mondo intellettualoide cui appartiene o Adele Airota), di dover dimostrare capacità, intelligenza e bravura; per non parlare di quel suo cercare continuamente l'approvazione di Lila e Nino, verso cui è tanto debole e patetica.

Seppur mosse da motivazioni e desideri differenti, Lila e Lenù vedono Nino come colui che può elevarle e liberarle dal rione, in cui regnano ignoranza, maleducazione, mediocrità, grettezza mentale e culturale, perché ambedue in fondo disprezzano il contesto da cui vengono, che per loro è un'eredità pesante di cui vorrebbero liberarsi per spiccare il volo verso una reale indipendenza, per potersi affermare e realizzare.


Che dirvi ancora?

La verità è che su questa saga ci sarebbero tante cose da dire, tante considerazioni da fare (ad es. sul contesto storico-politico, sugli anni in cui ci troviamo - gli anni Sessanta - sui ruoli e i rapporti uomo-donna dentro e fuori dal rione, sulla scrittura stessa della Ferrante...) ma la cosa migliore che posso fare è consigliare, a chi ancora non l'ha fatto, di immergersi totalmente in queste pagine, dalle quali è facile venire assorbiti e coinvolti grazie a una narrazione appassionante, dinamica, che punta tanto sulle relazioni umane e su un'egregia caratterizzazione dei personaggi. 

Lenù e Lila diverranno due amiche che sarà difficile lasciare.
Io ho cominciato il terzo volume subito, proprio perché mi mancavano.


martedì 20 agosto 2024

CONFUSIONE di Elizabeth J. Howard [ RECENSIONE ]



Con il terzo volume dei Cazalet siamo nei primi anni '40 del secolo scorso e, in particolare, ci tuffiamo nel cuore della Seconda Guerra Mondiale, periodo ricco di profondi cambiamenti in cui la benestante famiglia protagonista è passata da un modo di vivere spensierato a uno decisamente più cupo e dominato da incertezze e timori.


CONFUSIONE
di Elizabeth Jane Howard

Fazi Ed.
trad. M.Francescon
526 pp
13 euro
È il 1943 e siamo in pieno conflitto mondiale; i raid aerei e il razionamento del cibo sono sempre all’ordine del giorno ma le giovani fanciulle della famiglia Cazalet stanno uscendo dal guscio e possono cominciare a vivere con maggiore indipendenza la propria vita.
È ciò che sta accadendo alle maggiori tra le cugine: Louise, Polly e Clary, che fanno il loro ingresso ufficiale nel mondo "dei grandi". 

Affamate di libertà, autonomia e futuro, le tre giovani donne sono eccitate e curiose nei confronti di ciò che le aspetta al di fuori delle confortevoli e conosciute mura domestiche; si avviano, quindi, lungo percorsi differenti, ciascuna con i propri sogni e speranze e con la propria personalità.

Superati i venti anni, Louise finisce per restare imbrigliata in un matrimonio sì di classe, vantaggioso e fonte di sicurezza, ma che si rivelerà da subito claustrofobico, opprimente..., la famigerata gabbia dorata ma infelice.

Sul legame tra lei e il marito - Michael, che ha passato i trenta e tratta la sua giovane mogliettina come un'adolescente immatura, deliziosamente capricciosa e bisognosa di essere guidata in ogni cosa... - incombono diversi problemi: non solo la guerra (che separa marito e moglie molto spesso, essendo Michael impegnato nel conflitto) ma ancor di più la suocera, che ha col figlio un rapporto eccessivamente forte e controllante, che sfocia nel morboso.

Le vicende riguardanti Louise sono pregne di sentimenti di infelicità, insoddisfazione, senso di colpa, in quanto la ragazza, da una parte, è cosciente di non amare alla follia il marito, di sentirsi intrappolata in una vita che non le permette di essere davvero sé stessa (sognava di fare l'attrice, tanto per iniziare), né tanto meno la fa sentire libera e appagata, dall'altra si sente un'ingrata perché sa che tantissime coetanee farebbero carte false per essere al suo posto, vale a dire sposate a un uomo affascinante e ricco come Michael, che si prende cura di lei come il più affettuoso dei consorti.
Quando poi scopre di essere incinta, la giovane figlia di Villy e Edward avvertirà un sempre maggiore senso di oppressione e di impotenza...

Polly e Clary sono due belle signorine che hanno lasciato finalmente le mura di Home Place per trasferirsi a Londra e fare i loro primi passi nell’agognata età adulta, che però si rivela essere complicata, ingarbugliata ma anche eccitante. 
Le due cugine si vogliono un gran bene e, pur avendo caratteri molto diversi, condividono sogni e speranze; i segreti, un po' meno: la bellissima Polly a un certo punto si innamora ma è molto reticente a confidare alla cugina (che lei vede come ancora poco matura) l'identità del fortunato.

Per quanto riguarda gli adulti, beh, essi hanno il loro gran daffare con lutti, tradimenti, relazioni clandestine e rinunce: Rachel è sempre la devota figlia nubile che non riesce a non dedicarsi anima e corpo alla famiglia, consapevole di come tutti in casa abbiano praticamente bisogno di lei, dalla mamma (la Contessa) che ha un'età avanzata, al Generale (il padre), ormai cieco.
Ma anche la sua "amica speciale" Sid ha bisogno di lei e desidera insistentemente che Rachel le dedichi tempo e attenzioni, ben sapendo che è giunto il momento, per entrambe, di viversi alla luce del sole.
Riuscirà Rachel a decidersi a pensare un po' di più alla propria felicità?

Zoë, la seconda moglie di Rupert (padre di Clary, partito per la guerra) ha dato alla luce la loro figlia Juliet ma di cosa sia successo al caro Rupert resta ancora un mistero, che lascia tutti i famigliari in apprensione; è passato del tempo da quando hanno saputo che non era morto bensì disperso, ma col trascorrere dei mesi, la speranza che torni vivo dalla guerra si fa sempre più flebile.
A sperarci è soprattutto Clary, che continua con costanza a scrivere un diario-lettera indirizzato al padre, in cui aggiorna tutto ciò che le accade, con la speranza che un giorno il padre possa leggerlo.

Dal canto suo, Zoë è ancora così giovane e desiderosa di vita ed emozioni! Vivere in quel limbo, in cui non è né vedova né sposata, la sta lacerando e rendendo insoddisfatta..., ma il destino le mette davanti un uomo con cui immediatamente nasce un'affinità sincera e intima...

Edward prosegue con le sue menzogne e la sua relazione adulterina con Diana, alla quale promette di prendere decisioni serie (cioè lasciare Villy) ma la coerenza non è il suo forte...

Insomma, seguiamo le vicende dei nostri amati Cazalet mentre la guerra è in corso, influenzando le vite dei singoli e di tutti, con conseguenze sulla vita quotidiana, sui legami interpersonali e sul modo stesso di pensare dei personaggi, su come affrontano le diverse situazioni di cui sono man mano protagonisti.

Se gli adulti - fatta eccezione per Zoë, le cui vicende personali sono molto coinvolgenti - sono "sempre gli stessi" e non attraversano particolari evoluzioni, a maturare molto sono le ragazze, che diventano delle giovani consapevoli che la vita le sta chiamando a confrontarsi con le proprie responsabilità di adulte e con la legittima voglia di ritagliarsi il proprio posto nel mondo.


La Howard ha una scrittura elegante e raffinata, un modo di narrare estremamente fluido e piacevole; come credo di aver scritto nelle recensioni dei due libri precedenti, la ricchezza di dettagli con la quale l'autrice si sofferma su ambienti, personaggi e situazioni, è assolutamente apprezzabile e, pur diluendo il ritmo narrativo, non annoia il lettore ma anzi ha il pregio di trasportarlo nel cuore della storia, anzi, delle singole storie, avvicinandolo a ogni personaggio, così che di ciascuno egli "senta" gli stati d'animo, i pensieri, i turbamenti.

Confusione ci dà un ritratto autentico dell'Inghilterra durante gli anni della guerra, evento che fa da sfondo alle vicissitudini dei personaggi, i quali sono sempre assolutamente ben delineati e realistici; si potrebbe essere indotti a pensare che il fatto che essi appartengano all'agiata borghesia inglese (e siano quindi dei "ricconi privilegiati") li renda idealizzati e lontani da noi, ma non è così: uomini e donne, adulti e giovani, i Cazalet sono persone che continuano a crescere, a sbagliare e a rialzarsi, a trovare nuovi modi e nuove risorse personali per adattarsi ai grandi e piccoli cambiamenti storico-sociali

Consigliato a chi, ovviamente, ha già letto e apprezzato i primi due libri; per chi ancora non l'ha fatto ed ama le saghe famigliari storicamente ben contestualizzate, il mio invito è di dare una chance a questa serie: non sarà difficile affezionarsi ai Cazalet e, personalmente, ho infatti molta voglia di proseguire con il terzo libro, Allontanarsi, anche perché Confusione termina con un bel colpo di scena.




I LIBRI DELLA SAGA "I CAZALET"

GLI ANNI DELLA LEGGEREZZA
IL TEMPO DELL'ATTESA
CONFUSIONE
ALLONTANARSI
TUTTO CAMBIA






domenica 18 agosto 2024

LA DIGA di Michael McDowell (Blackwater II) [ RECENSIONE ]


Nel primo libro della saga famigliare gothic/paranormal Blackwater - La piena - ci siamo lasciati con la mia curiosità di proseguire a sbirciare nelle vite dei membri della ricca famiglia Caskey, del resto degli abitanti di Perdido e, soprattutto, di aggiungere nuovi elementi per meglio conoscere la enigmatica e scaltra Elinor Dammert, entrata con passo felino nell'esistenza del buon Oscar Caskey e osteggiata ferocemente dalla testarda e prepotente suocera, Mary-Love.
A complicare i legami famigliari. già di per sé molto tesi, si aggiunge il progetto di costruire una diga che protegga la cittadina da future eventuali inondazioni.
Elinor è forse l'unica voce contraria al progetto ed è convinta che nulla di buono ne verrebbe se la diga venisse costruita...



LA DIGA
 (Blackwater II)
di Michael McDowell



Neri Pozza
Trad. E. Cantoni
256 pp
Sono trascorsi tre anni dalla terribile piena che ha inondato Perdido, in Alabama; pian piano la vita è ripresa normalmente e la gente ha cercato di riavviare le proprie attività, compresi i Caskey, impegnati con le loro segherie.

Tra Mary-Love Caskey e l'adorato figlio Oscar le frizioni non mancano a motivo dell'ostilità tra la matriarca e la nuora, Elinor;  nonostante quest'ultima abbia praticamente "barattato" Oscar con la loro primogenita Miriam (su cui la nonna e la zia Sister hanno decretato l'assoluto possesso manco fosse figlia loro) senza che tale "operazione" l'abbia turbata più di tanto, i rapporti con la suocera non sono affatto migliorati.
E adesso Elinor è nuovamente in attesa di un altro bambino e, mentre le due donne ostentano indifferenza, in realtà sotto le ceneri covano odio e rancori profondi l'una verso l'altra.

In particolare, è Mary-Love a non darsi pace: umiliare la nuora è diventata una missione che occupa la sua mente in maniera quasi ossessiva e il destino sembra darle una grossa mano...


Nel 1922 la città di Perdido vota quasi all'unanimità perché si avviino i lavori per la costruzione di un'imponente diga, unico baluardo possibile contro la furia dell'acqua. 

Ad occuparsi del progetto è l'ingegnere Early Haskew, un giovanottone dall'aspetto decisamente rustico al limite dello zotico ma, a dispetto delle poco raffinate apparenze, nasconde un buon cuore e una grande gentilezza d'animo.

Prepotente e controllante come sempre, Mary-Love insiste per offrire ospitalità all'uomo, ma non certo per uno slancio di pura magnanimità: desidera solo "far schiattare" Elinor, che abita accanto e che vedrà con i propri occhi come la suocera stia ospitando nientemeno che "il creatore" della diga che lei tanto detesta.

E in effetti la suocera riesce nell'intento di far innervosire grandemente Elinor, che non fa che lanciare improperi e anatemi verso il nefasto progetto: il Blackwater non vuole la diga costruita dagli uomini, le sue acque non potrebbero comunque essere fermate e le conseguenze saranno terribili.

Quando ne parla con un perplesso Oscar, questi non sa che rispondere all'amata consorte: perché per lei è una tale tragedia la costruzione di un qualcosa che, al contrario, potrebbe proteggerli da una prossima piena e concedere loro serenità?
Elinor è convinta che non ce ne saranno ma che è importante non "sfidare" il fiume con un tale progetto, e più lei si lascia andare a queste strambe dichiarazioni, meno Oscar ci vede chiaro.

A noi lettori, però, viene data una prospettiva differente che ci lascia capire con sempre maggiore chiarezza come Elinor sia visceralmente legata alle acque furiose del Blackwater, come se la sua stessa natura ed esistenza dipendessero da esse.
La domanda si fa spontaneamente insistente: chi è davvero Elinor?

Ad aggiungere un inquietante e crudele elemento per rispondere al quesito ci pensa un innocente: John Robert, un ragazzino di Perdido, figlio di una coppia umile e onesta che ama con tutto il cuore questo figlio speciale.
John Robert, infatti, è un ragazzino particolare, un po' "lento" di comprendonio, spesso assente e perso nel proprio mondo, caratteristica che fa sì che gli adulti lo guardino con compassione (quando non con sprezzante sufficienza) e i coetanei lo prendano in giro ferocemente, come solo i ragazzini sanno fare quando sono in gruppo e prendono di mira il più debole della classe o della combriccola.

Attorno al personaggio di John Robert prendono forma dinamiche che finiscono per turbare il lettore e lasciargli addosso una sensazione di amarezza e di ingiustizia, ed Elinor avrà la sua parte centrale in queste dinamiche e, anzi, le sue azioni confermeranno la sua natura, legata a qualcosa di sovrannaturale e spaventoso.

Intanto, in casa Caskey, dopo Oscar (sempre più vicino alla moglie e, di conseguenza, distante dalla invadente genitrice) è il turno di Sister di cercare di tagliare il cordone ombelicale con questa madre controllante e troppo abituata a comandare e disporre egoisticamente delle esistenze di chi le è vicino.

Sarà proprio la presenza quotidiana e rassicurante dell'ingegnere Early ad offrirle l'occasione per spiccare il volo e, finalmente!!, prendere decisioni in autonomia, lavorando per la propria felicità, il proprio futuro, cercando di perseguire i propri obiettivi senza l'ingerenza materna.

Ma a Perdido non arrivano solo Haskew e tutti gli uomini impegnati a lavorare nel cantiere allestito per la costruzione della diga: arriva anche Queenie Strickland con i suoi due figli.
La donna è la cognata di James Caskey, cognato di Mary-Love, padre della piccola Grace e divenuto (nel precedente libro) vedovo dopo la morte della moglie, Genevieve (morta in circostanze piuttosto "turbolente"... e strane), che aveva appunto una sorella, Queenie.

Queenie ha lasciato casa propria e il violento marito ed è venuta a rifugiarsi a Perdido, sotto le ali di James; essendo una persona chiacchierona fino all'esasperazione, nonché incline ad approfittare e chiedere favori, in pochi a Perdido hanno una grande e positiva considerazione di lei; e se Mary-Love la tollera a malapena, a farci amicizia è ovviamente soltanto Elinor, le cui "profezie" circa le nefaste conseguenze che porterà con sè la diga coinvolgeranno la stessa Queenie in modo abbastanza drammatico.

Il romanzo non può che terminare con una nota di mistero e ad avvertirla è, ancora una volta, un'anima pura e innocente - una bambina - la quale sente - anche se non saprebbe denominarla con esattezza - che qualcosa di sinistro vive attorno a lei.
Qualcosa che la terrorizza e che sembra guardarla con occhi cattivi e pronta ad aprire le fauci per divorarla...


Anche il secondo libro della saga l'ho letto celermente e con crescente interesse, grazie alle atmosfere ricche di suspense, a una narrazione dettagliata che fa proprio della ricchezza di particolari e di immagini vivide la sua forza, contribuendo a innescare nel lettore continue sensazioni di inquietudine e di attesa.

Ritroviamo il tema dei legami famigliari (con tutte le tensioni e le problematiche ad essi legati, quando  i rapporti sono "sbilanciati" e c'è un membro più forte che domina sugli altri, i quali si sono sempre lasciati condurre e comandare, per poi decidere improvvisamente di ribellarsi), della natura con la sua intrinseca potenza e vitalità, che non sempre può essere domata dalla forza dell'uomo, convinto di poter disporre di essa a proprio piacimento.

E ovviamente c'è il Male, che si manifesta tanto in forme sovrannaturali quanto attraverso i comportamenti umani; i personaggi di Blackwater sono complessi e ben sviluppati, di essi conosciamo punti deboli, insicurezze, timori, difetti, li vediamo in balia dei propri demoni interiori e desideri nascosti, e le loro singole azioni, unite alle interazioni tra essi, creano (o mantengono o aumentano) tensioni e conflitti che danno ulteriori movimenti e spinte alla trama.

Concludendo, la storia si fa sempre più interessante e la lettura del terzo libro penso proprio che non tarderà ad arrivare.


LIBRI DELLA SAGA

1. LA PIENA
2. LA DIGA

3. LA CASA
4. LA GUERRA
5. LA FORTUNA
6. PIOGGIA

martedì 27 febbraio 2024

★ RECENSIONE ★ IL RITORNO di Diana Gabaldon (Outlander #3)



Abbiamo lasciato, nell'Amuleto d'ambra, Claire Randall impegnata a raccontare a sua figlia Brianna la verità sull'incredibile avventura da lei vissuta fra il 1945 e il 1946, quando scomparve misteriosamente; grazie al magico cerchio di pietre di Craigh na Dun, Claire era stata catapultata nella Scozia del Settecento, dove si era innamorata follemente del nobile giacobita James Fraser. 
In questo terzo volume seguiamo Jamie e Claire da Lallybroch a Culloden, intenti a provare a cambiare la storia affinché gli Highlander non soccombano davanti agli inglesi.



IL RITORNO
di Diana Gabaldon



Ed. Tea
trad. V.Galassi
394 pp
Finalmente Claire e Jamie possono fare ritorno dalla Francia (assieme al giovanissimo e devoto Fergus) alla Scozia, e casa significa Lallybroch. 
Lontani dagli intrighi di Parigi, la coppia ritrova un po' di conforto e serenità nell'idilliaca vita da Laird, ma la pacchia termina presto: Jamie, infatti, non solo deve obbedire a Prince Charles e unirsi alla battaglia contro gli inglesi, ma deve anche andare da suo nonno Simon Fraser (con cui non ha praticamente mai avuto relazioni di alcun genere) per riferirgli l'ordine da parte del re di "prestare" gli uomini del proprio clan per la guerra.

Simon Fraser, detto Lord Lovat e anche The Old Fox, è tutto fuorché un nonnino pacioccone e simpatico: è un individuo volgare, cafone e sgradevole e Claire, che accompagna il marito per incontrarlo e parlargli, avrà modo di rendersene conto da subito.

Mentre Jamie cerca di addestrare gli uomini a sua disposizione per l'imminente Rivolta, Claire continua a fornirgli tutte le (poche) informazioni che conosce sul destino della Scozia in questa fase storica.

La loro speranza è quella di poter agire sul futuro, modificando le sorti della battaglia così come Claire le conosce (che poi è come si sono in effetti già verificate, viste dalla prospettiva futura) e risparmiare un sacco di morti agli scozzesi.

Ma saranno davvero in grado di cambiare le carte in tavola o tutto ciò che avverrà è già stato deciso ed è immodificabile?

Il lettore accompagna passo passo Jamie e la sua Sassenach in questa avventura pericolosa che li vede attraversare paludi e affrontare gli acerrimi nemici; a Prestonpans, Jamie e l'esercito giacobita intraprendono la loro prima battaglia contro di essi e riescono ad uscirne vincitori.
Ma la fortuna non sarà sempre dalla loro parte...

Rivedremo vecchie conoscenze, come Colum MacKenzie, suo fratello Dougal e il viscido duca di Sandringham, che riesce a far prigioniera Claire in casa propria con l'obiettivo di poter attirare Jamie e consegnarlo agli inglesi.

Ma soprattutto non mancherà l'odiatissimo Jack "Black" Randall, sempre malvagio e perfido; eppure, sarà proprio lui a rivolgersi a Claire per chiedergli aiuto: suo fratello minore Alex è in fin di vita e la donna lo aiuterà ad andare incontro alla morte alleviandone le sofferenze fisiche.

Questo terzo volume è appassionante come i precedenti anche se ho riscontrato un ritmo meno incalzante; ci si sofferma molto sulla lotta giacobita e sulle scarse possibilità di vittoria degli scozzesi; mentre si avvicina la famosa e catastrofica battaglia di Culloden, sale la tensione e hanno luogo avvenimenti importanti, che incidono molto sui due protagonisti e sul loro amore.

Teniamo presente che questo è il resoconto che Claire fa a Brianna e Roger Wakefield nel 1968, per cui Claire è adesso nel presente ma non ha mai smesso di pensare al passato, anzi i suoi ricordi sono costantemente abitati dai "fantasmi" delle tante persone conosciute due secoli prima, primo tra tutti, il suo amato Highlander dai capelli rosso fuoco.
E a proposito di lui, ciò che le preme sapere è: fermo restando che la battaglia di Culloden fu una terribile disfatta, chi sopravvisse? E se ci fosse proprio James Alexander Malcolm MacKenzie Fraser tra i pochi fortunati che riuscirono a non morire?

Le ultime pagine sono movimentate e dinamiche perché rivediamo un'altra persona che Claire ha incontrato nel Settecento in Scozia e che... è viva nel 1968, il che significa che è anch'essa una viaggiatrice.

Mi verrebbe voglia di iniziare subito il successivo e non posso che consigliare la saga a chi ama il romance mescolato ai fatti storici con l'elemento fantasy del viaggio nel tempo; la penna della Gabaldon è ipnotica, per me, riesce a trasportarmi in un periodo storico affascinante, descrivendolo benissimo e in modo vivido, tanto da sentirmi immersa totalmente in quel contesto.
L'amore tra Claire e Jamie è sempre coinvolgente, forte, sincero, ardente e votato anche al sacrificio pur di salvare l'altro quando è in pericolo.


"Lascia che io te lo dica nel sonno quanto ti amo. Perché non c'è molto che io possa dirti mentre siamo svegli, se non le stesse, povere parole, ripetute ancora e ancora. Mentre dormi tra le mie braccia, invece, posso dirti cose che suonerebbero sciocche nella veglia, e i tuoi sogni sapranno che sono vere. Dormi, mo duinne".


Recensioni    

martedì 12 settembre 2023

🗿 RECENSIONE 🗿 KÁRI di Monica B.

 

Anche per il quarto e potente guerriero, che con la propria forza è uscito vincitore dal torneo indetto per decretare i quattro eroi degni di compiere un'importantissima missione sulla Terra, è giunto il momento di combattere e mostrare a tutti coraggio e determinazione.
Ad affiancarlo c'è una donna dallo spirito combattivo, pronta per amore a superare paure e fragilità, non soltanto le proprie ma anche quelle del gigante che le è accanto.



KÁRI
di Monica B.


313 pp
Seth
(Signore del Caos egizio), Lugh (Dio della Luce celtico) e Nergal (Dio degli Inferi babilonese) hanno portato a termine con successo la loro parte nella missione di salvare la Terra dai feroci e letali attacchi sferrati dai Distruttori e dalle loro viscide e pericolose creature; tutti e tre hanno trovato non solo la capacità, in loro stessi, di dimostrare la potenza della propria natura divina, di riscattarsi da un passato umiliante e poco onorevole, ma anche l'amore di una donna che li ha aiutati nell'adempiere la Profezia e ha donato loro un'insperata felicità.

Adesso è il turno di Kári che, a differenza dei predecessori, non è un dio, bensì un gigante norreno, la personificazione del vento. 

Egli è un omone dall' enorme stazza,  discendente del grande Fornjótr, da sempre temuto per la sua destrezza come guerriero, in battaglia, e apprezzato per la voce celestiale. 
Ma è tanto, troppo tempo che il suo Pantheon non lo vuole, la famiglia gli ha voltato le spalle (figli compresi) e che lui non ha più contatti con quest'ultima; è un rinnegato che ha preferito abbandonare - deluso, arrabbiato e amareggiato - la propria esistenza tra le divinità per scegliere di vivere tra gli umani come cantante di una rock band, conosciuta a livello mondiale.

Allora perché ha partecipato al torneo organizzato per scegliere i Quattro Divini Re in grado di salvare il mondo?
Kári sa che quella decisione è stata frutto unicamente dell'orgoglio, un vanto in più da apporre sul suo curriculum.

Ma in realtà a lui, del triste destino dei mortali, non interessa assolutamente nulla e non ha nessuna intenzione di rischiare la vita per gli altri.

A costringerlo a cambiare idea e a mettersi in gioco per un fine superiore e più nobile, è la pronipote Mijol, l'unica parente a non averlo abbandonato; è lei a spronarlo a non tirarsi indietro dalle responsabilità di cui si è fatto carico vincendo la gara.

Ad affiancarlo in questo arduo compito ci sarà un'umana e Mijol lo porta presso l'Università dove lavora una certa Cora Ivanova, un geofisico pluripremiato la cui vita gira attorno alla carriera.

Bella, con un alto quoziente intellettivo, da sempre oggetto di invidia feroce da parte di colleghi (maschi e femmine), Cora ha sviluppato una tempra d'acciaio, una corazza dura necessaria per sopravvivere in un mondo professionale dominato dagli uomini, la maggior parte di quali la guarda o con sarcasmo o con diffidenza, o pensa di poterla incantare, seducendola...
E purtroppo è ciò che le è accaduto agli inizi della carriera, quando - giovane e ingenua - ha ceduto alle lusinghe di un uomo più grande, che diceva di amarla ma che in realtà voleva solo servirsi di Cora, delle sue abilità e  competenze, per poi mollarla una volta ottenuto ciò che voleva.

Il dolore e la delusione per essere stata usata e abbandonata l'hanno indotta a chiudersi a riccio, a convincersi di dover stare lontana dai maschietti per evitare sofferenze; non solo, ma Cora ha scelto di condurre un'esistenza tutta incentrata sul lavoro, vestendo i panni di una donna rigida, che tiene gli altri a distanza, guardandoli da dietro le lenti di un paio di occhiali di cui, in realtà, non ha neppure bisogno.

Razionale, intelligente, dalla mente analitica, convinta che si possa credere solo a ciò che si vede e che è sperimentabile, quando davanti a lei compare un omone tutto tatuaggi, barba, altissimo e bello da far tremare le gambe, che le parla di mostri, faglie e crepe aperte senza ragione e di un pianeta Terra da salvare..., la dottoressa Ivanova non può che persuadersi di aver davanti un mitomane o, peggio, un matto da legare.

Cora ci prova in ogni modo ad allontanare il tipo gigantesco che blatera di mitologia norrena, Odino e profezie menzionanti renne e luoghi freddi.., ma l'uomo, che dice di chiamarsi Kári e di dominare il vento, non la molla un attimo, comincia a seguirla peggio di uno stalker professionista, continuando a ripeterle che la profezia è chiara: è lei la donna che dovrà aiutarlo a compiere quella odiosa ma necessaria missione.

Cora è allibita: negare tutto ciò che è paranormale è per lei una legge inviolabile, ma questo sconosciuto le sta dicendo che il mondo è da un po' sotto la minaccia di esseri sovrannaturali, intenzionati ad eliminare ogni traccia umana dalla Terra.
Già da qualche tempo, in effetti, si sente parlare di crepe aperte in altre parti del mondo, di aggressioni a danno degli esseri umani da parte di creature schifose, somiglianti a tenie, locuste..., insomma, o il mondo sta totalmente impazzendo o... c'è del vero nelle irrazionali parole del gigante norreno.

Cora, suo malgrado, accetta la presenza ingombrante (ed eccitante, ma guai ad ammetterlo davanti a lui) di Kári nella sua vita, lo porta addirittura a cena in famiglia, sopportando gli sguardi di disapprovazione della madre e stupendosi di come i nipoti adorino quel bell'uomo dall'altezza e dal fisico notevoli che, però, sembra celare molto altro...

C'è spesso un velo di struggente malinconia, negli occhi di Kári, unito a tracce di dolore, amarezza, per qualcosa che appartiene al passato e che non lo lascia in pace, anzi, lo tormenta, gli impedisce di essere sereno.

Kári pian piano si affeziona alla bella scienziata, apprezzandone il caratterino (è schietta, testarda, ma anche generosa, sensibile) e sentendosi incredibilmente attratto da lei, fisicamente oltre mentalmente; compiaciuto e sicuro della propria bellezza e del fascino che emana, il gigante vede come anche lei lo desideri... e infatti non passa molto che la passione li travolge, li fa bruciare di desiderio e fa sì che tra essi si instauri un legame che, col passare dei giorni, si fa sempre più saldo.

Cora è costretta ad ammettere che effettivamente l'umanità è in pericolo: lei stessa fa esperienza di cosa voglia dire essere attaccati dalle creature del Distruttore e si rende conto di come solo accanto al suo gigante si senta davvero al sicuro: egli è forte e ha un grande istinto di protezione verso Cora.

Forse tra loro non c'è solo sesso ma sta nascendo un sentimento?

Tante sono le situazioni avventurose che vedono Cora e Kári protagonisti, eppure qualcosa non va e sembra che non ci sia verso di sferrare il colpo finale al Distruttore.
Che sia invincibile o, comunque, non alla portata di Kári che, per quanto forte, non è un dio?
Ma allora perché la profezia sembra dare per scontato che il gigante possa uscirne vittorioso, quando invece la sfida è più tosta delle altre volte?

Kári non sa cosa fare e come uscire da questa situazione complicata: una parte di lui vorrebbe lasciar perdere la missione ma i sentimenti che comincia a provare per Cora gli impediscono di lasciare gli umani alla propria infausta sorte; certo, all'inizio si era prefissato l'obiettivo di "usare" Cora per adempiere la profezia e di impegnarsi il meno possibile, giusto quel po' per dimostrare che era ancora un gigante forte e degno delle divinità del Pantheon e di quei famigliari verso cui prova nostalgia e rancore insieme..., ma non sempre ciò che ci si era prefissi poi si verifica.
E soprattutto, non aveva messo in conto quel meraviglioso imprevisto che si chiama amore e che lo sta cambiando, rendendolo un uomo migliore, più altruista e più consapevole di sé.

Tra incomprensioni, litigi, rischi e aiuti divini dell'ultima ora, Kári e Cora sono intenzionati a fare la propria parte e a mettere in salvo la Terra. 
Ce la faranno?
E riusciranno a salvare anche il loro amore?


Kári è il quarto volume della serie The Crimson Thrones, e ricalca le caratteristiche e "lo schema" dei precedenti, per quanto concerne la trama, il tipo di protagonisti (maschile/femminile), la sfida da affrontare, gli ostacoli da superare, il passato ingombrante che tiene chiuso ciascuno nelle proprie paure, insicurezze, nella falsa convinzione di non essere degno di essere amato per ciò che è.
Piacevole e dettagliato lo stile, vivace il ritmo, narrazione ricca di momenti avventurosi ben descritti, un tratteggio convincente dei personaggi, scene romantiche e passionali, Kári è un romanzo che sicuramente può piacere a chi ama il genere paranormal romance e urban fantasy.


Pur appartenendo alla stessa serie, ogni libro può essere letto indipendentemente dagli altri.


1. SETH di Laura Fiamenghi
2. LUGH di Francesca Trentini
3. NERGAL di M.D. Ferres 
4. KÀRI di Monica B.
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