Ed. Y Giunti
Classici
192 pp
5 euro
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Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde è un classico della letteratura ottocentesca, a metà strada tra l'horror e lo psicologico-introspettivo, il cui autore è Robert Louis Stevenson.
E’ un racconto abbastanza
breve e si legge con molta velocità, ma non solo per la lunghezza, quanto per
uno stile ed un linguaggio che, sebbene tipici del periodo di riferimento,
sono vivaci e scorrevoli.
Il primo personaggio che
conosciamo è un certo Utterson, amico del dottor Jekyll; quest’ultimo ha
depositato presso l’amico avvocato un testamento molto strano, nel quale
nomina erede assoluto, nel caso di una propria improvvisa assenza, l’amico
Edward Hyde.
Chi è questo Hyde?
Stevenson non tarda a
farcelo conoscere, attraverso incontri veloci e misteriosi, in cui di lui si
coglie l’aspetto fisico singolare: eccessivamente basso e tarchiato, minuto, ma
soprattutto a colpire tutti coloro che hanno la sfortuna di incontrarlo, è il
suo volto: un volto deforme, il cui sguardo e i cui lineamenti destano
sensazioni di disgusto, rigetto, repulsione e paura.
Insomma, una creatura che
ha poco di umano e molto di “infernale”.
Come può il buono e irreprensibile dottor Jekyll essere tanto amico di un essere così ripugnante e intestargli addirittura tutti i suoi beni?
Questo è il dubbio
principale che ronza nella testa dell’avvocato Utterson, il quale non se ne dà
pace, e per senso del dovere professionale e per amicizia verso Henry Jekyll.
Spinto dalla curiosità,
Utterson si metterà alla ricerca di informazioni sul signor Hyde, che entra d
esce dal laboratorio di Jekyll come se fosse casa sua; quanto potere ha sul
dottore e perché?
Attraverso una serie di
circostanza misteriose, nonché di omicidi efferati di cui Hyde si macchierà, e attraverso lettere sigillate da aprire con precauzione e a tempo debito, i misteri pian piano si infittiranno per poi
svelarsi in un finale che l’avvocato mai avrebbe immaginato.
Credo che non sia
necessario aggiungere elementi sulla trama, un pò per non togliere il gusto
della lettura a chi ancora deve leggere questo classico, ma anche – per contro
– perché questo stesso libro è molto noto ai più, soprattutto quando intendiamo
riferirci a persone dalla doppia personalità, a persone che mostrano, in casi
diversi, un lato di sè buono e amabile, e un lato di sè crudele e totalmente
opposto all’altra parte di personalità.
Chi è l’uomo, veramente?
Attraverso Jekyll stesso, il lettore è portato a farsi questa domanda essenziale e a riflettere su altri
aspetti dell’umanità e delle sue sfaccettature, tanto spesso contraddittorie.
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Se tutto prende il via da
legittime domande di tipo esistenziale e dal desiderio di sperimentare, di
scoprire realtà “paranormali” fino ad allora mai accertate, è pur vero che
certi limiti sarebbe bene non superarli per non ritrovarsi poi a dover gestire
cose più grandi di noi...!
Jekyll ha voluto sfidare la natura umana, ha voluto provare a “giocare” con la parte più nascosta e più oscura di se stesso, che dopotutto ogni essere umano possiede: ognuno di noi è portatore di sentimenti ed intenzioni nobili, gentili, altruistiche; ma possiamo negare che nell’animo umano non si annidino anche sentimenti ed intenzioni poco caritatevoli e piuttosto volti al male e al desiderio sfrenato di dar sfogo ai propri impulsi “animaleschi”, primitivi?
Jekyll ci porta a chiederci quanto pericolosa possa essere l’ambizione di sfidare e mutare ciò che la natura (Dio, per chi crede) ha stabilito, e come questo azzardo possa portare con sè conseguenze non sempre gestibili.
Non solo: la parte più
“brutta” che si nasconde dentro di noi, una volta venuta fuori, pretenderà
sempre più spazio e diritto di emergere, anche senza “preavviso”...!
Jekyll verrà sopraffatto
dalla sua stessa ambizione, dal desiderio oscuro di essere padrone assoluto
della propria anima ambivalente, illudendosi di gestirla come e quando vuole,
ma sarà costretto a fare i conti con la propria debolezza e incapacità, che
metteranno a tacere quella sorta di “delirio di onnipotenza” da cui si era fatto prendere.
Un libro che consiglio
perchè, ripeto, è un classico della letteratura, nell'ambito del genere fantastico/horror; chiaramente gli appassionati del genere di oggi, abituati a romanzi e film che
davvero riescono a mettere i brividi ai più suggestionabili (ehm.... alzo la
mano), lo troveranno “innocuo” e non certo spaventoso; ma si capisce, erano
altri tempi!
Ciò che si apprezza è la
capacità di creare, attraverso una narrazione dettagliata e dei fatti e dell'animo umano, pathos e suspense senza ricorrere
necessariamente alla descrizione di particolari truculenti, come per lo più
accade nei romanzi horror odierni.