Ma soprattutto ha bisogno di lui Matteo, che vorrebbe gridare "Papà, non volare via."
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il mio pensiero |
Non volare via di Sara Rattaro è un breve romanzo che ci fa conoscere
una storia "comune", con personaggi altrettanto "comuni, normali", non diversi da ciascuno di noi, che vivono circostanze e situazioni, emozioni belle e brutte, vicine alla realtà quotidiana di tanti di noi lettori.
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Il romanzo si apre con il punto di vista della giovanissima
adolescente Alice, figlia di Sandra e Alberto e sorella maggiore del piccolo Matteo.
Alice è una ragazzina sveglia, vivace, testarda, caparbia, razionale e molto matura per la sua età; è dovuta crescere un po' più in fretta del normale, Alice, per imparare a badare a se stessa e al proprio fratellino speciale.
Matteo, infatti, è sordo e sin da piccolissimo necessiterà di cure ed attenzioni costanti, speciali come lo è lui, da parte di tutti.
Pur essendo sordo, Matteo ha una famiglia che si prende cura di lui con fervore, amore e costanza; c'è Alice che crede nelle potenzialità del fratello e farà di tutto per aiutarlo a crescere nel modo più normale possibile, aiutandolo a sviluppare le doti e le capacità che un bimbo sensibile ed intelligente come lui, nasconde in sè; ma Alice comprende, anche prima dei genitori, che non è Matteo a dover uscire dal proprio mondo silenzioso per adattarsi a quello esterno: sono gli altri che devono
capire ed accettare le regole di Matteo, necessarie affinchè il piccolo possa muoversi all'interno di consuetudini ben precise e rassicuranti, che lo aiutino a portare ordine e regolarità nella propria vita.
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C'è la
mamma Sandra, una donna ultra-quarantenne che ha un'energia ed una determinazione invidiabili: sin dal primo momento in cui comprende e sa che suo figlio ha questo grave problema, decide di dedicarsi a lui anima e corpo, per garantirgli le migliori cure, le migliori scuole, tutto ciò che possa aiutarlo a limitare il più possibile i "danni" dell'ipoacusia.
E' una
mamma innamorata dei propri figli e che inevitabilmente riversa su quello più fragile la maggior parte delle attenzioni e delle cure, nonchè delle apprensioni.
E poi c'è
papà Alberto.
Sarà lui a raccontarci la storia della propria famiglia ed è il suo punto di vista che il lettore segue, partendo dall'oggi per poi andare indietro nel tempo e quindi tornare al presente.
In un pomeriggio qualunque accade qualcosa che sconvolgerà la
apparente vita felice della famiglia di Alberto: Alice "becca" suo padre con un'altra donna, in atteggiamenti inequivocabili.
Alberto ha un'amante... e questo travolge tutti, a casa, come un mare in tempesta che fa sballottolare una nave di qua e di là.
Non è certo solo Alice a restarne sconvolta, ma soprattutto Sandra, che mai avrebbe immaginato che il marito la tradisse.
E il piccolo Matteo?
A lui tutti vogliono nascondere la verità, per non creargli turbamenti e confusione, che potrebbero solo fargli male e agitarlo.
Sono i grandi che devono affrontare la situazione, il problema.
Ma a volte i grandi sono più capricciosi dei piccoli e vanno in confusione.
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Basta
un rimpianto di gioventù, un amore e una passione mai vissuti appieno e mai dimenticati che, ad un tratto, improvvisamente e come un lampo chiaro nel cielo scuro, si riaffacciano nella comoda vita di un uomo come tanti, per gettarlo nello smarrimento, nel caos emotivo più totale; un caos tale che rischia di far perdere ad Alberto la necessità di
non perdere di vista MAI il suo ruolo di padre sempre presente per i figli, tanto per la sicura ed intelligente Alice quanto per il fragile Matteo.
Alberto ha bisogno di capire che
la vita è come una grande partita a scacchi, che ha delle regole, delle mosse che ti aiutano a vincere, a stare in guardia, a rinunciare a una "piccola" cosa (che pure sembra tanto importante) per conservare qualcosa di tanto più grande e vitale.
Deve comprendere che
il re va protetto e che, perchè questo accada,
i pedoni devono restare uniti.
Certo, quella di Alberto non è una sbandata, una fiamma dovuta ad una crisi di mezza età: no, c'è di mezzo un passato, un amore, tutta una serie di sogni mai realizzati che sono poi confluiti in un matrimonio sì d'amore, ma un amore diverso dal primo.
C'è un detto famoso che dice: "il primo amore non si scorda mai"; lo stesso (mio amatissimo) Baglioni dice:
"Il primo amore non dura tutta la vita, ma te la cambia per sempre": è vero, sempre e comunque?
La risposta è personale, non credo ci sia una regola per tutti, ma certo è che
Alberto dovrà prendere coscienza dei propri sentimenti, di quello che ha costruito fino ad allora e di quello che può perdere in un minuto... e valutare.
Non mi appare come un uomo molto deciso e con le idee chiare, Alberto; anzi, mi pare quasi che alla fine desidera che siano gli altri a decidere per lui e che gli basti accettare o rifiutare.
Ma del resto
Alberto non è l'uomo perfetto; non è il marito nè il padre modello, come Sandra non è la moglie modello.
La famiglia di Alice è una famiglia come tante, lo dicevo all'inizio, e tale resta, fino alla fine; però è una famiglia che cerca di agire secondo
la "regola" fondamentale dell'amore: un amore che non è perfetto neanch'esso, ma è pur sempre amore, con le sue "falle" e i suoi difetti.
Il romanzo ci pone una serie di interrogativi, tra cui: "
E' giusto che una coppia resti insieme anche se l'amore sembra finito, per il bene dei figli?".
Ogni lettore avrà di certo la propria idea in merito, e in un certo senso l'Autrice fornisce una risposta, una "soluzione", se vogliamo, che forse sembrerà la più "scontata" e che alla fine farà sembrare "Non volare via" una sorta di favola in cui "tutto è bene quel che finisce bene", ma a prescindere da quanto piaccia al singolo lettore il finale scelto, ciò che resta è che
la partita della vita (in questo caso, della vita in famiglia)
va giocata fino alla fine, insieme alle persone importanti, ognuno nel proprio ruolo, con i propri compiti, le proprie mosse, le regole da seguire, le proprie responsabilità e le sfide di ogni giorno e dalle quali non è possibile evadere.
Nonostante la voce narrante principale sia quella maschile (Alberto), cercare di entrare nel suo mondo, nel suo modo di vedere le cose, nei suoi sentimenti, non è stato difficile, grazie ad uno stile e ad un linguaggio semplici, concreti, vicini alla realtà, intimi e sensibili; mi piace il modo di scrivere e di raccontare di Sara Rattaro: i personaggi appaiono vicini a chi legge, nudi e trasparenti, senza ipocrisie, con pregi e difetti.
E' un romanzo forte e delicato allo stesso tempo, basato su vicende molto realistiche, narrate con onestà ma anche delicatezza; certo, ammetto che verso la fine ho avuto la sensazione che l'Autrice abbia scelto una soluzione al problema troppo "semplice", ma forse sbaglio io nel valutarla, perché in fondo essa è anche la più consona al tipo di storia raccontata e al messaggio che, almeno per quel che mi riguarda, si coglie leggendo: la famiglia è qualcosa di importante e essere adulti implica prendersi delle responsabilità, per le quali non possiamo chiedere esoneri o giustificazioni, o "rimandare la partita" a momenti più opportuni (quando "ce la sentiamo di giocare"), ma è necessario restare uniti, attaccare uno ad uno i pezzi che si erano frantumati a terra, se è il caso, perchè l'uccellino sul ramo non voli via ma resti accanto agli altri, in quel nido che è la famiglia e che nulla di esterno dovrebbe mai poter disturbare irrimediabilmente.
Un bel romanzo, lo consiglio...!