Un altro romance si va aggiungere alle mie letture di quest'anno...!!!
Dopo aver apprezzato "
Roma 41 d.C. Destino d'amore" (QUI per la recensione), non potevo non tuffarmi nuovamente nella Roma del I secolo per seguire questa volta le vicende del batavo romanizzato Quinto Decio Aquilato, fedele amico di Marco Quinto Rufo.
42 d.C. CUORE NEMICO
di Adele Vieri Castellano
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Leggereditore
Gennaio 2013
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Trama
Il legato Marco Quinto Rufo, uomo di estrema forza e coraggio, è di stanza a Mogontiacum, ultimo avamposto dell’Impero Romano in terra germanica; a lui il compito di asservire la tribù dei chatti.
Dopo una drammatica battaglia, il suo amico e compagno fraterno, Quinto Decio Aquilato, riesce a fare prigionieri i due principi, Ishold e suo fratello Raganhar.
Ora che i nemici sembrano essere domati, un pericolo ancora più insidioso incombe su Aquilato, qualcosa che lui non avrebbe mai pensato di affrontare…
Inizia così un amore impossibile tra un guerriero valoroso e una donna forte e caparbia divisi dai confini degli uomini ma non da quelli del cuore.
Dalle selvagge foreste germaniche ai fasti, ai palazzi, ai templi della Roma antica, una storia di passione, ribellione e tradimento che vi trascinerà in un turbine di emozioni e colpi di scena con indimenticabili protagonisti.
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il mio pensiero |
Nel precedente romanzo ambientato nella
Caput Mundi ai tempi di Caligola (
40 d.C. DESTINO D'AMORE), abbiamo seguito le vicende "d'amore e di guerra" dell'aitante
legato romano Rufo, impegnato a conquistare il cuore della bella e aristocratica
Livia.
In questo secondo appuntamento, ritroviamo ancora Rufo ad aprire la narrazione, ma sarà un personaggio secondario e che lascerà ampio spazio al fedelissimo amico e abile soldato Aquilato, batavo ma ormai cittadino romano a tutti gli effetti.
Mentre sono accampati a Mogontiacum, in terra germanica, pronti a sottomettere i selvaggi germanici, nella fattispecie la tribù dei chatti, Aquilato farà la conoscenza dei principi chatti, Raganhar e Ishold.
Ad essere imprigionato per primo sarà il principe; sua sorella Ishold, rossa selvaggia e coraggiosa, verrà salvata da uno stupro di gruppo (mondo era e mondo è...) proprio dal bel batavo dall'aspetto di un Apollo sceso tra i mortali.
Ma l'atteggiamento della non proprio bellissima (almeno apparentemente, ma sarà lo sporco che camuffa la sua beltà genuina e forte, inizialmente, agli occhi del guerriero, abituato alla raffinatezza delle donne romane) principessa germanica sarà da subito alquanto ostile e non si rivelerà affatto riconoscente verso colui che le ha salvato la vita.
In attesa di giungere a Roma quali prigionieri dell'Impero Romano per essere presentati al Divino Cesare (che adesso è il balbuziente Claudio) i due inizieranno a conoscersi, tra qualche insulto e qualche breve resa, tra parole taglienti e sguardi che tradiscono i reali sentimenti e desideri che, vuoi o non vuoi, ben presto faranno capolino nella mente e nel cuore tanto di Aquilato quanto di Ishold.
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La fanciulla è davvero "tosta", per dirla in termini gergali attuali; se nel primo libro abbiamo sorriso davanti alla testardaggine della bella Livia, adesso ci troviamo di fronte a qualcosa di più di una resistenza capricciosa.
Ishold è la principessa di una tribù nemica e assoggettata con la forza dagli arroganti e prepotenti romani; il suo disprezzo per questo popolo invasore è palpabile, sgorga da ogni poro della sua pelle, in ogni parola "sputata" con velenosità e che si manifesta nel rifiuto di tutto ciò che riguarda la civiltà romana.
Questo disprezzo è raddoppiato nei confronti di Aquilato, considerato da lei un traditore, un barbaro che si è asservito alla causa di Roma per convenienza, decidendo di servire il nemico e ammazzare popoli innocenti.
Dal canto suo, il bel soldato non sente alcuna attrazione, all'inizio, per Ishold; come dicevano, non la reputa sufficientemente bella e non manca di dirglielo ripetute volte; ma soprattutto, sa che lei lo odia con tutta se stessa e che il suo compito è solo quella di portarla sana e salva a Roma insieme al suo selvaggio ma coraggioso fratello.
I due principi barbari sono proprio così, coraggiosi, aggressivi, con un alto senso della dignità del proprio popolo e un profondo odio per gli oppressori.
Entrambi odiano i romani, ma il loro destino è Roma.
Accetteranno di sottomettersi anch'essi alla civiltà e ai costumi della Città Eterna?
Sono due ossa dure e non sarà facile educarli, ma sono anche due persone intelligenti e questo non sfugge ad Aquilato che, immancabilmente, sente di ammirarli.
Ma soprattutto, nelle sue battaglie verbali con la bella Ishold (una volta lavata e profumata grazie al sapiente tocco delle schiave romane, la principessa si rivela tutt'altro che insignificante...) dai capelli rossi e lo sguardo da lince, l'uomo si sentirà sempre più irretito e ammaliato da quella personalità volitiva, decisa, forte.
Riuscirà a conquistarla?
I sentimenti e la passione fisica che ambedue sentono crescere quando sono vicini potrà trovare il giusto appagamento?
Non sempre le cose vanno come si desidera e una volta a Roma, le sorti dei due si complicheranno per l'intromissione di uomini avidi di potere, ottusi e bruti, e per le trame di persone assetate di vendetta, che metteranno in pericolo la felicità dei nostri due cuori nemici...
In una Roma dominata dalla lascivia, dalla lussuria, dagli intrighi, ritroveremo le vecchie conoscenze del primo libro ma ne faremo anche delle altre, tra cui il senatore Gaio Valerio Messalla e suo figlio Massimo, uomo provato dal dolore e che sfoga la propria infelicità conducendo una vita priva di freni e immorale; eppure, anche nelle polverose strade romane, tra quartieri e strade infestate da ubriachi e "lupe", c'è ancora spazio per l'amore, l'amicizia, il rispetto di certi valori di lealtà, frutto di animi che, nonostante la brutalità dell'esperienze vissute, ancora riescono a mantenere un barlume di tenerezza e umanità.
Questo capitolo di Roma Caput Mundi mi è piaciuto, anche se devo dire di avervi trovato una presenza più (troppo) incisiva di scene hot forti, bilanciate però dalla passione e dalla tenerezza del protagonista maschile che, al pari di Marco nel precedente romanzo, sa essere tanto forte e possente come uomo di guerra, quanto passionale e tenero amante tra le braccia del proprio amore.
Si nota anche qui la particolarità del personaggio maschile che giunge alla consapevolezza dei propri sentimenti prima della donna, o quantomeno è più disposto ad ammetterlo; anche Ishold, come Livia, resta per più tempo chiusa nella fortezza dell'orgoglio e della paura: le donne dell'Autrice sono il vero "terreno" da conquistare per gli uomini valorosi dei suoi romanzi.
Ritroviamo anche qui la stessa dinamicità delle scene, l'accuratezza nel descrivere il contesto e nell'uso dei termini riguardanti usi e costumi del tempo, personaggi principali chiari nella loro personalità, linguaggio senza dubbio scorrevole con abbondanti scene di sesso.
Giudizio complessivo: positivo.