mercoledì 3 agosto 2016

Segnalazione romance: "Freddo come la pietra" - Freddo bruciante" di Olivia Rigal



Buongiorno lettori!
Oggi vi propongo un paio di romanzi appartenenti alla serie I Tornado D’Acciaio di Olivia Rigal.



Freddo come la pietra
Vol. 1
di Olivia Rigal




Genere romanzo: Romance
trad. Marianna N.
Casa Editrice: Babelcube
Pagine: 86 pagine
Prezzo: Dipende dalla piattaforma 
Formato: ebook
 

Il suo corpo muscoloso è premuto contro la mia schiena e non riesco a distogliere lo sguardo dal nostro riflesso nello specchio.
Una delle sue mani lascia il mio seno e scompare, invisibile ma presente.
Brian Hatcher ha un bel coraggio, pensavo di non rivedere mai più la sua faccia.
Ha lasciato la polizia per unirsi ai Tornado D’Acciaio, la stessa gang su cui stava indagando mio fratello.
Lo odio.
Dovrei odiarlo.
Voglio odiarlo.
Ha voltato le spalle a tutto ciò per cui si batteva.
Eppure lo voglio, anche se è diventato un motociclista freddo come la pietra.





Freddo bruciante 
Vol. 2




Genere romanzo: Romance
trad. Marianna N.
Casa Editrice: Babelcube
Pagine: 100 pagine
Prezzo: Dipende dalla piattaforma 
Formato: ebook

Guardo con piacere mentre i suoi fianchi si sollevano dal materasso. Voglio sprofondare dentro di lei e spegnere il fuoco, ma non lo faccio. Non importa quanto lo voglia, non fin quando non si arrenderà.

Mi chiamo Brian Hatcher e voglio tutto.
Voglio il controllo del club motociclistico che gestisce mio padre, l’assassino del mio amico David, e più di tutto Lisa, la sorella di David.
Voglio Lisa con me sulla moto, nel mio letto, e sotto l’incantesimo del mio freddo bruciante.
Non m’interessa l’incertezza di Lisa sul ruolo giocato dai Tornado D’Acciaio nella morte di David o il suo vecchio sogno di diventare procuratore distrettuale.
Non lascerò che i suoi desideri mi ostacolino.

L'autrice.
Nata a Manhattan, Olivia Rigal ha trascorso la sua giovinezza viaggiando avanti e indietro tra gli Stati Uniti e la Francia. Ha vissuto e studiato in entrambi i paesi. Durante gli studi si è tenuta occupata con diversi lavori. Ha lavorato al mercato delle pulci di Clignancourt oltre che in uno studio di registrazione parigino. A Manhattan, ha lavorato come toilettatrice per cani e come segretaria in una famosa casa d’aste inglese. Olivia si è stabilita in Francia per allevare i suoi figli. Ha viaggiato in tutto il sud-est asiatico e ha una speciale predilezione per il Laos e la Tailandia. Quando la sua professione non la tiene occupata a Parigi, corre a scrivere romanzi nella sua casa in Florida vicino al MacArthur Beach State Park.
Nel dicembre del 2012 ha iniziato a pubblicare romanzi brevi in inglese come scrittrice indipendente ed ora è considerata Autrice bestseller dell’USA Today.
All’inizio del 2014, ha iniziato a tradurli in francese, nel 2015 in tedesco e nel 2016 in spagnolo e italiano.
La maggior parte delle storie che racconta sono a sé stanti.
Tuttavia i suoi personaggi sono spesso ricorrenti tanto che potete incontrarli ancora e ancora negli altri libri.
Ama chattare con i lettori, quindi venite a passare un po’ di tempo con lei su Facebook.

martedì 2 agosto 2016

Recensione: "OMICIDIO IN PIAZZA SANT’ELENA. Genova, Pagani e Marino indagano". di Alessio Piras



Un piacevolissimo e accattivante noir all'italiana, anzi, alla genovese, arricchito di sfumature ispaniche che danno alla storia un tocco di "fascino esotico".


OMICIDIO IN PIAZZA SANT’ELENA. 
Genova, Pagani e Marino indagano.
di Alessio Piras


Ed. Frilli Editori
 170 pp
 coll. I Tascabili Noir 
€10,90
La nostra storia parte da Barcellona, febbraio 2014. Un marinaio conosce per caso un professore di Filosofia di Genova, che ha vissuto per anni in Spagna e che, tornato in Italia per fare lo stesso lavoro nel proprio Paese, si è ritrovato nei mesi precedenti

"...a vivere dentro un romanzo, ma non nel senso buono. E' stato come rivivere scene già lette, non viste e vissute, ma lette, che è peggio perchè ti si stampano nella mente e non se ne vanno più.".

Cosa ha vissuto di così sconvolgente questo genovese, Lorenzo Marino?

La scena si sposta quindi a Genova, nel settembre del 2013 (la vicenda si protrarrà per i mesi successivi e tornerà brevemente indietro per dei flashback).

Rientrato a Genova dopo aver trascorso quindici anni lavorando come ricercatore e professore tra Londra e Barcellona, Lorenzo conosce la bella Mary, un'agente immobiliare, con cui quasi da subito intreccia una relazione intima; Mary gli ha trovato casa presso l'appartamento di una donna non più giovanissima ma ancora sensuale e bella, Alba, che fa il mestiere più antico del mondo.
Alba è di origini spagnole ed abita al piano di sotto, dove da ormai molti anni riceve i suoi clienti; clienti spesso "importanti", gente dei quartieri "alti", benestanti, che hanno tutto l'interesse a non far trapelare in giro per Genova i propri vizietti.

Tra questi vi è il capo dei vigili urbani di Genova, tale Canepa, un uomo apparentemente tutto casa e chiesa, sposato da anni con la stessa donna e padre di due figli, tra cui Niccolò, giovane insegnante al Dipartimento di Filosofia e collega dello stesso Lorenzo.

La vita di Canepa è intrecciata con quella di Alba, anche se lui farebbe qualsiasi cosa per nasconderlo, e la sua rispettabile reputazione sta per essere macchiata a causa di questa sua doppia vita.

Una notte l'unico figlio di Alba, Francisco detto Paco, viene trovato morto in seguito ad un rave; il PM vorrebbe risolvere e archiviare questa brutta storia facendo passare la morte del ragazzo come overdose, cosa del resto frequente tra i tossici; in realtà, Paco sembrava ormai uscito da un po' dal tunnel della droga: allora cosa ci faceva a quel rave che l'ha portato alla morte?

Indagando, il commissario Andrea Pagani, nota che le circostanze della morte sono alquanto strane e che molto probabilmente le cose sono andate diversamente da come sembravano ad una prima indagine.

Il suo desiderio di scoprire la verità farà i conti con quello della PM di chiudere il caso senza alzare polveroni..., perchè pian piano sta venendo fuori che proprio il signor Canepa è in qualche modo coinvolto con il giovane Paco.

Come mai? Cosa c'entra quest'uomo in vista in città con un ragazzo ispanico figlio di una prostituta, implicato in un caso squallido di droga?

Fortunatamente, ad aiutare Pagani nelle indagini ci pensa un improvvisato Sherlock Holmes, che mostra di avere un grande intuito oltre che coraggio: è proprio lui, il nostro prof di Filosofia, Lorenzo, che farà quanto gli sarà possibile per arrivare alla soluzione del caso, come se fosse il protagonista di uno di quei romanzi di Leonardo Sciascia che tanto ama.

"... è nella letteratura che possiamo trovare le risposte: sembra finzione, ti illude di evadere dal mondo con la fantasia: ma ti ci proietta dentro, in profondità. E ne sei così dentro che non te ne accorgi, ti pare di starne fuori, di essere in un altro mondo".

"Omicidio in piazza Sant'Elena" è un giallo-noir scritto bene, attraversato da un bel ritmo narrativo, essenziale nella narrazione e dall'ambientazione suggestiva, che ci mostra i lati oscuri di questa Genova moderna e "vecchia" insieme, con i suoi vicoli stretti e bui, in cui la notte può accadere di tutto: spaccio, prostituzione, omicidi...
Il lato torbido e nascosto di una città sul mare, bella e affascinante, tra le cui strade si muove un protagonista giovane e nostalgico, diviso tra l'attaccamento alla propria terra e l'affetto per una Barcellona nella quale si è sentito a casa, e che ha ancora nel cuore.

La trama noir, legata allo sviluppo delle indagini e alla risoluzione del caso, si va ad intrecciare con quella personale di Lorenzo, che ritorna nella sua Genova, rivivendo tutta la nostalgia dell'infanzia e dei luoghi che l'hanno visto crescere e diventare adulto, e verso la quale sente un sentimento ambivalente (la sua città natale è la stessa che, 15 anni prima, "l'ha lasciato andare via").

L'autore ci fa entrare con i personaggi nel vivo delle indagini, e attraverso flashback e cambi di scena, ci dà man mano tante graduali informazioni sulle persone coinvolte nella morte misteriosa di Paco, fino a scoprire cosa è successo.
Una morte attorno alla quale ruotano dolore, risentimento, umiliazione, voglia di vendetta e rivalsa, solitudine, ipocrisie, tutte cose con cui non è mai semplice confrontarsi e in mezzo ad esse individuare dov'è la verità, perchè


"La realtà quando ti piomba addosso  è peggio di una bomba: ti aprela testa, squaria le budella e schianta il cuore. Ti guardi intorno e non sai più cosa è vero e cosa non lo è. Ti tocchi per vedere se ci sei, sperando sia solo un brutto sogno".

Ringrazio la C.E. Fratelli Frilli Editori per la copia-omaggio e non mi resta che consigliarvi la lettura di questo noir!


Autori che... hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi.



Buongiorno, cari lettori!
Eccoci con un nuovo appuntamento...



Dopo aver dato un'occhiata a quegli autori che hanno odiato il loro personaggio più famoso (QUI) o quelli che hanno finito per detestare le loro opere più apprezzate (QUI), oggi vedremo alcuni autori che hanno odiato i film tratti dai loro libri più famosi.


L'autrice di MARY POPPINS, Pamela Lyndon Travers, non gradì molto il film Disney ispirato alla sua bambinaia; pur avendone approvato lo script, pare che diverse modifiche apportate dalla Travers siano state in gran parte disattese. In particolare, la scrittrice non gradì che la personalità della Poppins fosse stata del tutto cambiata; ad ogni modo, dopo diversi incontri di fuoco, seppur riluttante approvò la pellicola ma ottenne che Disney non toccasse il resto della serie. Sappiamo che, tempo dopo, la "battaglia" di Walt Disney per ottenere i diritti del romanzo per farne un film, lo divenne essa stessa (Saving Mr Banks).


Quanti di voi apprezzano il film SHINING di Stanley Kubrich, tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King?
Ebbene, il maestro dell'horror nutriva grandi aspettative sul regista, da lui molto ammirato, ma restò deluso dal risultato finale del film.
Secondo lo scrittore, Kubrick non riuscì a cogliere il lato inumano e malvagio dell'Overlook Hotel, finendo per attribuire il male ai personaggi, ottenendo quindi una sorta di film-tragedia con sfumature solo vagamente soprannaturali. Non credendoci lui, come poteva rendere il film credibile per gli spettatori?
Non solo, ma King non approvava neanche che Jack Nicholson avesse interpretato il protagonista dandogli da subito l'aria da folle, quando invece la pazzia si impossessò di Jack Torrance solo più tardi.
King definì il film di Kubrick "una grande, bella Cadillac con nessun motore al suo interno".


Personalmente non avevo mai saputo, prima di fare ricerche per questo articolo, che ci fosse una trasposizione cinematografica de IL GIOVANE  HOLDEN, dal titolo "Questo mio folle cuore" (My Foolish Heart).
Trasposizione che l'autore del romanzo, Jerome D. SALINGER, odiò con tutto se stesso e che  lo scoraggiò tanto rispetto ad Hollywood da spingerlo a non dare mai alcun permesso per farci altri film!

Anche ANTHONY BURGESS, autore di ARANCIA MECCANICA (cosa che abbiamo già detto in un altro post relativo a questa rubrica), arrivò a detestare il film tratto dal suo celebre romanzo; già il libro stesso, l'autore avrebbe voluto non gli fosse mai venuto in mente di scriverlo, il film poi lo rese ancora più odioso perchè divenne il mezzo più immediato per esaltare il sesso e la violenza, il che non rientrava nei suoi intenti.


WILLY WONKA E LA FABBRICA DI CIOCCOLATO è il film del 1971 tratto da "La fabbrica di cioccolato" di Roald Dahl, film che l'autore non apprezzò affatto, a cominciare dall'attore Gene Wilder, che diede vita ad uno Willy Wonka "pretenzioso" e "rimbalzante", per proseguire col regista (Seltzer), che Dahl riteneva privo di alcun talento o di stile.
Si ripromise che mai più i produttori di film avrebbero messo le mani sui suoi sequel per rovinarglieli, o almeno non fino a quando lui fosse stato vivo..

QUALCUNO VOLÒ SUL NIDO DEL CUCULO - film del 1975 diretto da Miloš Forman. -  è uno dei film più famosi del cinema contemporaneo, ha vinto numerosi riconoscimenti... eppure lo scrittore  Ken Kesey non ne restò chissà quanto colpito. 
Inizialmente, avrebbe dovuto dare il proprio contributo alla produzione del film, ma per due settimane ne restò fuori; dopo che la pellicola fu pronta, pare si sia rifiutato per lungo tempo di guardarla e, quando si decise a farlo, restò amareggiato perché in essa non si teneva conto del punto di vista di Bromden; e poi avrebbe preferito Gene Hackman a Nicholson....

RICHARD MATHESON, autore di  IO SONO LEGGENDA, non ha mai amato gli adattamenti del suo libro.

Già nel 1964. L'ultimo uomo sulla Terra , interpretato da Vincent Price e ispirato al libro in questione, lo deluse, pur essendo esso forse il più fedele alla sua storia.
Un'altra versione, The Omega Man (1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra)​​, interpretato da Charlton Heston, se ne discostò proprio.
E l'ultimo adattamento, del 2007, con Will Smith?.Quando Io sono leggenda di Lawrence è stato annunciato, l'autore ha commentato: "Non so perché Hollywood sia tanto affascinato dal mio libro quando poi non hanno mai cura di tener conto di ciò che ho scritto".
Il film di Lawrence, tra l'altro, ha un finale totalmente diverso dal romanzo...

American Psycho, romanzo di Bret Easton Ellis del 1991, è stato portato sul grande schermo da Mary Harron, e vede Christian Bale nei panni del protagonista, Patrick Bateman, giovane ricco che di notte si trasforma in crudele omicida. L'autrice del romanzo non ha molto apprezzato l'adattamento cinematografico, che perde l'humour nero presente nel romanzo, oltre ad averne apportato diversi cambiamenti; inoltre  ha lamentato il finale del film, che, pur essendo destinato ad essere ambiguo, si è rivelato di gran lunga troppo letterale per i suoi gusti


lunedì 1 agosto 2016

READING CHALLENGE 2016 e bilancio delle letture di luglio



Buonsalve, lettori!!

Dopo aver detto ciao ciao a Luglio e dato il benvenuto al mese di Agosto, mi appropinquo a tirare le somme delle mie letture del mese appena passato.

Partiamo dagli obiettivi della RC.
READING CHALLENGE


Questo mese  ne ho aggiunto soltanto uno: Obiettivo n.4. Un libro che ti è venuta voglia di leggere
dopo averne sentito parlare da un amico
L'ODORE DELLA POLVERE DA SPARO di Attilio Coco (RECENSIONE): un romanzo che, muovendosi sul filo dei ricordi e seguendo la scia dell'odore del sangue e della polvere da sparo - lasciata da avvenimenti storici tristi e drammatici che hanno segnato il nostro Paese -, racconta al lettore storie di vita che si intrecciano con vent'anni di Storia italiana, dal periodo post-bellico ai difficili anni Sessanta/Settanta, caratterizzati, purtroppo, da una serie di attentati terroristici.


Altri libri letti e recensiti:

  • LENITA di Julio Ribeiro (RECENSIONE):  un romanzo con al centro una protagonista femminile tanto giovane e bella quanto desiderosa di libertà e di... sensualità, cui non importava nulla delle etichette e delle convenzioni sociali del suo tempo.
  • "UMBERTO II. Il dramma segreto dell'ultimo Re" di Gigi Speroni (RECENSIONE): l'interessante biografia dell'ultimo Re d'Italia, che ripercorre le due guerre mondiali, la dittatura fascista, fino ad arrivare all'esilio di questo sovrano le cui "spalle" forse la Storia ha caricato di colpe più altrui che sue.
  • RIFLESSI IN SOLITUDINE di Federica Voi (RECENSIONE): una raccolta di poesie, un viaggio verso i sentimenti, nelle emozioni più profonde, per ritrovarsi faccia a faccia con se stessi e con ciò che di reale e intimo c’è dentro di sé.
  • "JOHN BALE E LA LEGGENDA DI ASHKAN. I Quattro Medaglioni d'Oro" di Renato Di Pane (RECENSIONE): un gradevole e simpatico romanzo fantasy, dalle atmosfere intriganti - frutto dell'incontro tra la fantasia e il mondo delle leggende e delle scoperte archeologiche - e dal ritmo decisamente vivace.
  • COME IL CIELO DI BELFAST di Elena Magnani (RECENSIONE): una storia di passione, vendette, ideali per i quali si è disposti a combattere, a uccidere, a morire; ma al contempo è una storia di amore, riscatto, capacità di dare a se stessi e a chi si ama la possibilità di sperare in un futuro in cui il cielo non sia più oscurato da nubi minacciose ma reso limpido dalla voglia di ricercare la pace e la vita.
  • IL CORVO ROSSO DELL'ALTA SOCIETA' di Daniele Imbornone (RECENSIONE): un romanzo fantasy molto piacevole per l'ambientazione interessante, che unisce il fascino del sovrannaturale con il terreno, facendo incontrare l'uomo con la Signora che prima o poi aspetta tutti, la Morte, il tutto narrato con una leggera ironia.
  • NOTTE DI MARIONETTE E TORTE di Laini Taylor (RECENSIONE): questo spin-off di Laini Taylor si concentra su un personaggio simpaticissimo e vivace, che chi ha letto i precedenti libri ha imparato ad amare: Zuzana, la migliore amica di Karou.
    In queste poche pagine ci viene narrato di come lei e Mik si sono decisi a dichiararsi!
  • LA CASA PER BAMBINI SPECIALI DI MISS PEREGRINE di Ransom Riggs (RECENSIONE): un fantasy- paranormal adatto a un target giovane, che mi ha colpito per l'originalità e per la capacità di affascinarmi attraverso il ricorso a foto in bianco e nero, particolari, che sanno "di antico", di fantastico, di onirico. Di speciale.

Se dovessi dirvi il mio preferito tra questi libri, credo scegliere "Come il cielo di Belfast", dove l'amore deve fare i conti con la violenza e le vendette proprie di un clima "di guerra".

Attualmente in lettura:

IL PREZZO DEL DOMANI di Mirco Valerio.

Inizierò presto LA LEGGE DEL BACCALA' (N. Retteghieri) e OMICIDIO IN PIAZZA SANT'ELENA (A. Piras).

Per quanto concerne i film, di rilevante ho visto:

  • LE CONFESSIONI di Roberto Andò, che però non mi ha fatto impazzire (recensione).
  • Ho visto anche VELOCE COME IL VENTO di Matteo Rovere, con protagonista Stefano Accorsi nei panni di un giovane scapestrato, tossicodipendente che, grazie all'indiscutibile talento come pilota, avrà modo di avvicinarsi alla sorella Giulia (pilota anche lei) e al fratellino Nico, cercando di mettere su i pezzi di una famiglia che si stava disgregando. Carino, Accorsi è sempre strepitoso.
  • LA MIGLIORE OFFERTA di Giuseppe Tornatore con Geoffrey Rush. Un bel film, originale, suggestivo, non privo di colpi di scena (nel finale soprattutto), che gira attorno al rapporto realtà-finzione, in cui nulla è come sembra perché «In ogni falso si nasconde sempre qualcosa di autentico». 


ED ORA TOCCA A VOI!
SE VI VA, DITEMI NEI COMMENTI COME SONO ANDATE LE VOSTRE LETTURE, SE QUEL CHE AVETE LETTO VI E' PIACIUTO O MENO, 
E QUALI LETTURE VI ASPETTANO!  

Piccola pausa per il blog



Cari lettori e amici che passate di qui, vi comunico che per qualche giorno - non credo più di una settimana/dieci giorni - avrò poco tempo e poche opportunità di scrivere sul blog; vorrei potervi dire che si tratta di una vacanza, ma è tutt'altro: mio padre oggi si ricovera per un intervento al cuore, e l'unica cosa cui riesco a pensare è che mi auguro vada tutto strabenissimo. 

Se vedrete dei post online per qualche giorno da oggi è perchè ho provato a programmarne alcuni, in quanto non mi piace mollare per troppo tempo il blog, ma per il resto non so se e quando avrò la connessione.

Buone vacanze, buon agosto, buone letture..., insomma buon tutto, e a prestissimo!!



domenica 31 luglio 2016

I libri nei film (#2)




Pochi giorni fa su Rai Uno hanno mandato in onda una commedia americana godibile e carina, con una strepitosa Julianne Moore, le cui espressioni facciali sempre azzeccatissime mi fanno morire *_*

Il film in questione è...

THE ENGLISH TEACHER

2014

REGIA: Craig Zisk
ATTORI: Julianne Moore, Greg Kinnear, Michael Angarano, Lily Collins, Fiona Shaw, Norbert Leo Butz, Jessica Hecht

Linda Sinclair è una brava ed apprezzata insegnante di Inglese, che svolge il proprio lavoro con dedizione, impegno e serietà.
Troppa serietà, visto che sin da bambina ha sempre preferito i libri e i classici ai giochi d'infanzia e a coltivare amicizie con i coetanei.

Completamente inesperta del mondo e degli uomini, vive solo di letteratura, fino al giorno in cui la sua vita tranquilla cambia dal giorno alla notte, quando un suo ex-studente, Jason, torna nella sua piccola città dopo aver cercato il successo come sceneggiatore a New York.
Si succederanno una serie di equivoci, bugie, piccole vendette, delusioni e quant'altro, ma poi tutti i protagonisti alla fine riceveranno le loro piccole soddisfazioni...

Beh, quello cui ho fatto caso e che mi piaceva condividere con voi, sono i libri menzionati in questo film.

Ne ricordo tre, ma magari qualcun altro mi è saltato.

I primi due son due classici che Linda leggeva da bambina (!) invece di giocare con i compagnetti; l'altro è un testo su cui tiene una lezione al liceo ai propri studenti.


Piccole donne
di Louise May Alcott

Il romanzo narra le vicende della famiglia March, 
che vive vicino a Gettysburg. 
Il signor March è partito per la Guerra Civile,
 lasciando la moglie e le loro quattro figlie: 
Margaret (detta Meg), Josephine (detta Jo); Elizabeth (detta Beth); 
Amanda (detta Amy). 
Le ragazze cresceranno combattendo contro le difficoltà economiche, 
dovute alla recente perdita della loro fortuna,
 i loro problemi quotidiani e loro difetti, 
accompagnate dalla benevola figura della signora March 
e dal fidato amico e vicino di casa Laurie Lawrence (trama).


.
Cime tempestose
di Emily Bronte


La tormentata storia d'amore tra il selvaggio Heathcliff, 
personaggio letterario oscuro e malvagio, 
e la ribelle e capricciosa Catherine Earnshaw; 
un amore che va oltre la morte e che diventerà l'ossessione di lui, 
tanto da influenzare le esistenze delle successive generazioni.



Racconto di due città
di Charles Dickens

Fra Parigi e Londra Dickens ambienta le vicende di un gruppo di persone coinvolte negli eventi della Rivoluzione francese e del periodo del Terrore: 
Charles Darnay, un aristocratico francese, vittima di accuse indiscriminate 
da parte dei rivoluzionari, e Sydney Carton, un avvocato inglese che cerca di redimere la propria vita per amore della moglie di Darnay. 
Vi si trovano tutti i temi classici del romanziere inglese: l'oppressione e la violenza, la povertà e la nobiltà di spirito, il sacrificio e la redenzione.

sabato 30 luglio 2016

BLOGTOUR+GIVEAWAY: "IL LIBRO DELLE OMBRE" di Stefano Lanciotti



Cari lettori che fino a questo momento avete seguito con entusiasmo il blogtour relativo al romanzo Il Libro delle Ombre di Stefano Lanciotti...., siamo giunti all'ultima tappa di questo "viaggio" che ci ha permesso di conoscere meglio, attraverso approfondimenti, estratti ed interviste, il romanzo e il suo Autore.




In quest'ultimo appuntamento, ci avvicineremo ad un altro aspetto interessantissimo del libro: com'è nato "Il Libro delle Ombre"?
A rispondere a questa domanda è lo stesso scrittore, Stefano Lanciotti!

Non siete curiosi anche voi come me di scoprire... La nascita de “Il Libro delle Ombre”?


Quando iniziai a buttare giù le prime idee per “Ex Tenebris” (il primo romanzo di quella che sarebbe divenuta la Saga di Nocturnia), non avevo affatto in mente un libro fantasy. Lo ritenevo un genere affascinante ma troppo difficile: creare un mondo da zero, che fosse allo stesso tempo auto-coerente e originale mi pareva un’opera al di là delle mie possibilità. L’intenzione era di scrivere un romanzo con venature esoteriche, ambientato nel nostro mondo. L’ispirazione l’avevo avuta da “Il club Dumas”, un libro di Arturo Pérez-Reverte, un autore che al tempo mi piaceva molto. Non è un caso che “Ex Tenebris” inizi come un giallo e che sia ambientato sulla Terra ai giorni nostri per le prime cento pagine, almeno nella prima versione. Ma quando introdussi nella trama un mondo diverso dal nostro, nel quale il protagonista all’inizio sognava soltanto di trovarsi, iniziai a sentire la sua fascinazione e, più scrivevo, più ne ero attratto. Alla fine accantonai l’’idea del romanzo esoterico e abbracciai l’idea del fantasy. Il resto è storia, la prima parte di “Ex Tenebris” si è via via accorciata e la vicenda scorre per tutti i sei romanzi interamente su Nocturnia.
Quando, esaurita la lunga vicenda su Nocturnia e scritto il capitolo finale (“Il Risveglio del Drago”), mi trovai a domandarmi a quale progetto dedicarmi, avevo più di una possibilità. Potevo tornare ai tecno-thriller con protagonista la spia Sara Kohn, di cui i primi tre erano stati pubblicati da Newton Compton; potevo fare come Terry Brooks con Shannara e dunque continuare le storie ambientate su Nocturnia, magari approfondendo le vicende di antenati o discendenti dei protagonisti delle due trilogie; oppure potevo dedicarmi a un progetto diverso. Alla fine ha prevalso una linea di compromesso tra le ultime due ipotesi: da una parte i romanzi di Sara Kohn erano troppo legati al rapporto con la casa editrice, che a mio parere non aveva spinto a sufficienza sul personaggio, scoraggiandomi (con molto dispiacere) dall’insistere su di lei. Dall’altra non volevo né abbandonare del tutto Nocturnia, che trovo essere un universo fantasy talmente ricco e variegato da non essere stato esplorato del tutto, né legarmi a doppio filo con essa, tanto da essere visto come un autore che cerca di cavare il sangue dalle rape.Da un po’ di tempo avevo in mente di dedicarmi all’urban fantasy, cioè a un tipo di fantasy ambientato nel nostro mondo e nel nostro tempo, ma ero scoraggiato da quanto va di moda: vampiri e licantropi di bell’aspetto, più occupati ad amoreggiare che a terrorizzare. Io volevo un fantasy più “classico”, ma comprendevo anche come - per giustificare mostri, spade, incantesimi in un mondo non fantastico, non altro - ci volesse una solida base, che alimentasse la “sospensione dell’incredulità”, fondamento ineludibile per una storia fantastica. Ebbene, mi chiesi a un certo punto, quando ancora ero nel bel mezzo della scrittura della seconda trilogia della Saga, perché non utilizzare proprio Nocturnia come base e dunque cominciare a gettare le fondamenta di un “ponte” tra quest’ultima e la Terra? Perché non approfondire ed espandere quel poco che avevo scritto sulla presenza dei protagonisti nel nostro mondo? E così feci come Pollicino, lasciando negli ultimi romanzi una sottile scia di “briciole” di informazione, tali da costituire la giustificazione per uno “spin-off”.
Lo sforzo che ho fatto, e che emergerà sempre più mano a mano che pubblicherò i libri de “La Profezia del Ritorno”, è stato quello di partire, sì, da Nocturnia, ma poi di distaccarmene mano a mano, in modo da rendere fresca e non “già vista” la narrazione. Spero che i vecchi lettori si affezionino anche a questa nuova avventura e, magari, i nuovi si incuriosiscano sulle radici della storia.

Termina qui il blogtour-giveaway, che darà l'opportunità a ben tre lettori di vincere una copia omaggio autografata!

In ogni tappa del blogtour, avete potuto leggere un contenuto originale a cura dell'autore, avendo così l'opportunità di partecipare al giveaway tramite Rafflecopter per vincere una delle tre copie cartacee autografate in premio!

I vincitori saranno selezionati casualmente dall'app Rafflecopter (in base a chi ha partecipato al giveaway e ottenuto punti con le condivisioni sui social), saranno estratti domani 31 luglio e annunciati sulla pagina facebook di Stefano Lanciotti, oltre a essere contattati personalmente.Non mi resta che fare a ciascuno di voi che avete partecipato un grande in bocca al lupo!



Il calendario del Blogtour:


21/07/2016                      Universi incantati                             ESTRATTO
22/07/2016                      Il mondo di sopra                             APPROFONDIMENTO
23/07/2016                      La Fenice Book                                ESTRATTO
24/07/2016                      Atelier di una lettrice compulsiva   APPROFONDIMENTO
25/07/2016                      Il bosco dei sogni fantastici             ESTRATTO
26/07/2016                      Chiacchiere letterarie                      INTERVISTA
27/07/2016                      L'antico calamaio                            APPROFONDIMENTO
28/07/2016                      Il flauto di Pan                                  ESTRATTO
29/07/2016                      Ramingo blog                                   INTERVISTA
30/07/2016                    Chicchi di pensieri                           APPROFONDIMENTO


Partecipa al giveaway 
N.B.: segui le istruzioni per accumulare più punti e aumentare le tue probabilità di vincere il libro autografato!!



venerdì 29 luglio 2016

Garzanti - In anteprima in e-book a puntate dal 6 agosto IL RITUALE DEL MALE, il nuovo thriller di Jean-Christophe Grangé



Cari amici, vi segnalo un interessantissimo appuntamento libroso!

APPUNTAMENTO CON IL BRIVIDO
DAL 6 AGOSTO AL 20 OTTOBRE
ogni sabato
Il rituale del male
di Jean-Christophe Grangé
ti aspetta in anteprima in e-book a puntate 
su tutti i principali Store e
sarà possibile scaricare un nuovo episodio a 0,99 €. 

I primi due, gratuiti, sono scaricabili subito,.

Vi lascio i link a IBS.itprimo e secondo episodio

Amazonprimo e secondo episodio.


Definito dalla stampa francese come il ritorno di “un Grangé al suo meglio”, Il rituale del malesarà in libreria per Garzanti a partire dal 20 ottobre 2016 ma per tutti gli estimatori il nuovo e atteso thriller di Jean-Cristophe Grangé sarà già disponibile in anteprima in e-book a puntate ogni sabato a partire dal 6 agosto su tutti i principali Store.

Con Il rituale del male Jean-Cristophe Grangé ha venduto in Francia oltre 200 mila copie in un mese e ha conquistato immediatamente le classifiche dei bestseller.
Il nuovo thriller intreccia passato e presente, moderne tecniche investigative, superstizioni e credenze religiose. Una storia all’altezza dei suoi principali successi, da I fiumi di porpora a Il giuramento fino al più recente Amnesia.

IL RITUALE DEL MALE




Ed. Garzanti
18.60 euro
490 pp
IN LIBRERIA:
20 OTTOBRE 2016







L’aria è malvagia sull’isola di Sirling, al largo della costa bretone, dove il comandante Erwan Morvan si trova a indagare sull’orribile delitto di un cadetto militare. Suo padre è un uomo potente, che ha fatto fortuna in Africa e ora manovra tra le quinte le leve della polizia francese: è quel Grégoire Morvan famoso per aver fermato il killer chiamato l’Uomo Chiodo. E adesso, mentre le vittime si moltiplicano e gli indizi si fanno via via più evanescenti, dopo trent’anni il fantasma dell’Uomo Chiodo torna a braccare i Morvan, minacciando il buon nome di una famiglia in apparenza inattaccabile. L’indagine costringe Erwan sulle tracce delle più oscure gesta di suo padre, in una corsa sfrenata per salvare chi ama, lontano dalla Francia, fin nel cuore del Congo oscuro e sanguinoso che ha tenuto a battesimo la sua esistenza.

L'autore.
Jean-Christophe Grangé è autore di romanzi di grandissimo successo che hanno ampliato i confini del poliziesco tradizionale. Dopo l’esordio negli anni Novanta, giunge alla notorietà grazie al film di Mathieu Kassovitz tratto da I fiumi di porpora (2000), il primo di numerosi adattamenti delle sue opere per il cinema e la televisione. I suoi libri, tradotti in tutto il mondo e venduti in milioni di copie, sono pubblicati in Italia da Garzanti: Il volo delle cicogne, I fiumi di porpora, Il concilio di pietra, L’impero dei lupi, La linea nera, Il giuramento, Miserere, Amnesia, L’istinto del sangue, Il respiro della cenere.

Recensione: LENITA di Julio Ribeiro



Buongiorno cari lettori!
Il weekend si avvicina e con esso, per me una prossima settimana in cui sarò indaffarata e lontana da casa e dal pc.
Ma di questo parleremo in un altro momento. 

Per adesso, mi concentro su una recensione: si tratta di un romanzo con al centro una protagonista femminile tanto giovane e bella quanto desiderosa di libertà e di... sensualità, cui non importava nulla delle etichette e delle convenzioni sociali del suo tempo.
Questo romanzo (titolo originario "A carne"), che vide la luce nel 1888 in Brasile, fu a quel tempo molto criticato per i temi affrontati, quali il divorzio, il ruolo della donna e l’amore libero.


LENITA
di Julio Ribeiro


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trad. A. Speranza
0.99 euro
Giugno 2016
Conosciamo la protagonista, Lenita, quando è ancora una ragazzina e vive col padre, Lopes Matoso; orfana di madre, Lenita cresce con un genitore amorevole e colto, che si occuperà personalmente dell'educazione della figlia, la quale verrà sollecitata ad amare la cultura e lo studio sin dalla più tenera età.

A quattordici anni Helena, o Lenita come la chiamavano, era una ragazza con un carattere disinvolto, forte e con un’istruzione al di sopra dell’ordinario.

Non c'è nulla che Lenita non riesca ad imparare: ha fame di conoscenza e questo interesse per tutto lo scibile con cui viene in contatto, giorno dopo giorno, non soltanto le dona una cultura al di fuori del comune (quanto meno rispetto alle sue coetanee e alle donne in generale, del suo tempo), ma soprattutto forma il suo carattere.

Così, a ventidue anni ella è estremamente colta e assolutamente convinta che la propria libertà e dignità di donna istruita e per nulla sempliciotta, la renda anche libera di dire "no al matrimonio": che bisogno ha, infatti, una donna intelligente e acculturata di andarsi a rinchiudere dietro le sbarre di un matrimonio soffocante e gretto, probabilmente con un uomo inferiore che mal sopporterà di accettare che la propria consorte gli sia intellettualmente superiore? Nessuno! Ed è per questo che da subito comincerà a rifiutare, con un atteggiamento di disprezzo e divertimento insieme, le varie proposte di matrimonio che per lei arriveranno al padre.

La situazione per la bella fanciulla precipita quando il caro padre muore all'improvviso, lasciandola sola; a prendersi cura di lei, fortunatamente, c'è un vecchio amico di famiglia, il colonnello Barbosa.
Passano settimane piene di dolore e solitudine per la bella Lenita, e riprendersi dalla perdita dell'unico uomo mai amato finora non è affatto semplice.
Ma lei ha una tempra di ferro, è determinata, non si lascia abbattere facilmente e ben presto si riprende e ricomincia a provare la voglia di vivere, intervallata da momenti di malinconia.
Vivendo in casa con l'anziano militare la sua altrettanto anziana moglie, la ragazza passa i giorni praticamente sola, unicamente in compagnia dei libri, degli schiavi e della natura.

Ma intanto il suo corpo inizia a far sentire le proprie esigenze fisiche...; Lenita, quasi di punto in bianco e con suo grande stupore, si rende conto di avere pulsioni e desideri, pensieri impuri e bramosie che attraversano il suo corpo e occupano la sua mente di giorno e di notte; certo, a furia di leggere testi di varia natura (compresi quelli scientifici) ha acquisito le conoscenze basilari circa la propria femminilità, dal punto di vista teorico è fin troppo ben informata, ma realizzarlo di persona è un'altra questione!

Il bisogno di avere un uomo accanto, non tanto da amare dal punto di vista sentimentale, quanto da quello carnale, fisico, la sconvolge e la eccita al tempo stesso: è come se una nuova Lenita pian piano si stesse facendo spazio tra le pieghe di quella ragazza educata e solitaria che finora ha avuto il sopravvento.

La voglia di contatto fisico a tutti i costi - non soddisfatta a causa della mancanza di materia prima, anche perchè lei si ostina comunque a rifiutare le proposte di matrimonio - sembra diventare una vera e propria ossessione, tanto da renderla insensibile e crudele verso i corpi altrui, in particolari verso quelli giudicati meschini ed inutili degli schiavi, per i cui destini sfortunati proprio non sente pietà.
Emblematico e, in un certo senso, sconvolgente è il momento in cui uno schiavo bugiardo viene crudelmente punito dal colonnello per aver cercato di scappare e Lenita prova eccitazione ed euforia alla vista del sangue e delle sofferenze indicibili di lui.

La libidine insoddisfatta inevitabilmente guida le sue fantasie più nascoste, e così la ragazza comincia a fantasticare sul figlio del colonnello: Manuel Barbosa, un ultra 40enne sposato ma in odor di divorzio, che Lenita non ha ancora conosciuto.

Quando avviene il primo incontro, esso ha davvero poco di fatale: Manuel le appare come un uomo fin troppo maturo, bruttino, dal colorito giallo e malaticcio, il cui corpo non emana forza, virilità e sensualità, bensì cattivo odore... Una tragedia, insomma!
Lenita è talmente delusa da non riuscire neanche a rivolgergli la parola: ogni sua fantasia erotica su quest'uomo sconosciuto, che lei s'era immaginata come un gladiatore forte e "macho", crolla miseramente davanti ad un uomo secco e oppresso da un'emicrania che lo sta rendendo quasi repellente agli occhi della giovane donna.

Ma il disprezzo durerà poco: ripresosi da quei suoi mal di testa che lo riducono ad uno straccio, Manuel diventa un uomo affascinante, gentile che, con la sua galanteria, la sua cultura apprezzabile, la sua conoscenza del mondo (frutto degli innumerevoli viaggi) e la sua voce calda e rassicurante, conquista la vogliosa Lenita, che pian piano inizia a vederlo come l'uomo dei suoi desideri.

Tra i due nasce inizialmente una grande amicizia che  però si trasforma poco a poco in ardente passione, creando un forte conflitto tra i desideri carnali e i comportamenti morali.

I due sanno che a dividerli è la società dei benpensanti, le convenzioni etiche e morali che la governano: lui potrebbe esserle padre, per la differenza d'età, e ancor di più è stato sposato ed ora è un separato; lei è una inesperta fanciulla che vive in casa del padre di lui, col colonnello che le fa da tutore e la sorveglia come fosse sua figlia o sua nipote.

Tutto è contro di loro, contro questo amore...
Ma è davvero amore? O è solo passione carnale, voglia di fondere i sensi, i corpi bramosi e avidi di sensazioni forte e lascive?

Lenita non è una di quelle protagoniste romantiche che leggono romanzetti d'amore e sognano ad occhi aperti il principe azzurro; lei è indipendente, decisa, ostinata, sensuale e ha tutto il desiderio di abbandonarsi ai sensi e ai propri appetiti. 

Cos'è davvero Manuel per lei? L'uomo amato e desiderato o colui che, rendendola donna, le farà scoprire ancor di più la propria forte e procace femminilità, capace di sedurre gli uomini e di rendere questi ultimi soggetti a lei, e non viceversa?

La storia, ambientata in Brasile (poco prima dell’abolizione della schiavitù) in un’immensa fattoria circondata da piantagioni di caffè e di canne da zucchero, sul cui sfondo vivono e lavorano gli schiavi - personaggi secondari delle cui tristi esistenze ci vien dato un assaggio - mostra un personaggio femminile contrario a tutte le convenzioni sociali dell’epoca, vale a dire una donna fin troppo istruita per i canoni del tempo, consapevole della propria bellezza e della propria capacità seduttiva, che non si vergogna degli intensi desideri sessuali provati, i quali fanno che si dichiari a un uomo non per amore ma per puro desiderio carnale. 

Al lettore di oggi un romanzo come questo, di per sè non particolarmente complesso, che ruota attorno a questa ragazza quasi ossessionata dall'idea di soddisfare le proprie voglie, potrà non sembrare particolarmente originale o avvincente, per trama, stile e anche per la caratterizzazione dei personaggi.
E' vero che di Lenita non ci viene nascosto nulla, anzi, ci vengono palesati i suoi istinti più inconfessabili, ma nel complesso è una personaggio lineare e anzi questo carattere quasi "osceno" che la caratterizza la rende più vicina ad una femmina in calore che ad una donna con dei sentimenti e dei sogni.

Ma dobbiamo valutare e considerare il libro per l'epoca in cui è stato scritto e pubblicato: alla fine dell'Ottocento, una storia, e soprattutto una protagonista donna di questo tipo, non erano una cosa comune nei romanzi brasiliane, e accettarle non fu semplice e automatico per il pubblico di quel tempo.

Lenita a modo suo riscatta quel prototipo di donna che, nei romanzi di allora, appare sempre come la femminuccia debole, sognatrice, che aspetta il matrimonio quale unica ed ultima soluzione di felicità, che desidera essere guidata e protetta dal proprio uomo, il quale le è, per certi versi, superiore, ed  è lui a sedurla, a farle tremare il cuore, a farla piangere al pensiero di essere lasciata...
Lenita non è tutto questo, anzi è esattamente il contrario!

Di questo libro ho apprezzato lo stile e il ritmo molto scorrevoli, le descrizioni naturali e paesaggistiche piacevolmente realistiche e vivide, il linguaggio semplice e legato ai sensi, che accompagna tutto il libro e che ci rende con efficacia il modo frenetico e molto fisico  (quasi primitivo, sicuramente molto istintuale) di percepire il mondo attorno a sè da parte della singolare protagonista.

Un romanzo che ci apre uno squarcio sulla vita di piantagione in un Paese e in un'epoca lontani da noi.

mercoledì 27 luglio 2016

Recensione: "UMBERTO II. Il dramma segreto dell'ultimo Re" di Gigi Speroni



Cari amici e readers, il libro di cui desidero parlarvi oggi non è un romanzo, anche se a volte la vita fa dell'esistenza di certe persone qualcosa di ben più complesso di un romanzo; si tratta della biografia sull'ultimo re d'Italia, Umberto II di Savoia.


UMBERTO II. Il dramma segreto dell'ultimo Re
di Gigi Speroni

Ed. Rusconi
369 pp
1992
Bello, ricco, gentile, amato dalle donne: è l'idealizzata immagine che nel tempo si è creata attorno a Umberto di Savoia, il 'principino', l'ultimo re d'Italia".

La biografia riportata da Speroni si apre con la morte, già avvenuta, di Umberto II di Savoia.
Siamo quindi nel marzo 1983, il Re è nella bara, che sta per essere chiusa e sigillata, e ai suoi piedi, oltre ad esserci la terra delle regioni italiane - di quel Paese natio e amatissimo, al quale ha dovuto dire addio - c'è il sigillo che sancisce l'autorità regale esercitata da un sovrano.
Il re l'ha voluto portare con sè perchè nessun altro dopo di lui potesse servirsene.

La storia dell'ultimo sovrano d'Italia si arresta lì, nell'Abbazia di Altacomba (non lontano da Ginevra); la storia di un "gentiluomo molto sfortunato" (per citare Giulio Andreotti), che trascorse 37 anni della sua vita (poco meno della metà, visto che è morto a 78 anni) in esilio.

Umberto nasce a Racconigi il 15 settembre 1904, terzogenito del re Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro.
Leggendo le dettagliate pagine di questo libro, ci viene dato modo non soltanto di fare un ripasso di Storia Contemporanea italiana dagli inizi del '900 all'immediato periodo successivo al secondo conflitto mondiale (fino ad allungarci, negli ultimi capitoli, al 1983, anno della morte del sovrano), ma soprattutto apprendiamo quella che è stata la vita di quest'uomo che, 

"passando attraverso due conflitti mondiali, una dittatura e la guerra civile assieme a tutti i personaggi che hanno fatto questo nostro secolo (...) ha recitato la sua parte".

il re Umberto II
e la regina Maria Josè
Leggiamo della sua nascita, di come essa sia stata accolta con un sospiro di sollievo dai genitori e dalla Nazione intera, visto che l'attesa di un erede al trono - dopo le due femminucce Jolanda e Mafalda - stava mettendo tutti un po' in ansia; leggiamo della sua adolescenza, i cui anni sono stati "segnati" da un'educazione molto rigida, militaresca, affidata ad un ammiraglio dalla mentalità prussiana.

Sin da giovanissimo, Umberto manifesta una personalità complessa, piena di contraddizioni: è introverso, apparentemente impassibile ma in realtà molto sensibile, afflitto da tormenti interiori e preda di stati d'animo altalenanti.

Il primo incontro con la ragazzina che diventerà sua moglie anni dopo - Maria Josè, figlia del re del Belgio - avviene nel febbraio 1918: lui ha 13 anni, lei 11; più diversi caratterialmente non potrebbero essere.
Tanto è riservato e serioso lui (almeno nelle "sedi ufficiali", perchè in realtà, in compagnia degli amici, è goliardico, ironico, divertente, forse anche troppo, visto che dopo le nottate all'insegna dei divertimenti, pare facesse penitenza...), quanto è ribelle e "selvaggia" lei; tanto lui ha ricevuto un'educazione rigidissima, da principino impettito e distaccato, quanto lei ne ha ricevuta una permissiva e molto più "libera".

Umberto e Maria Josè: due vite parallele ma diametralmente opposte, e in particolare dopo la caduta della Monarchia, questo desiderio/bisogno di vivere separati verrà fuori in modo netto e chiaro, quando cioè ormai l'etichetta, il formalismo, le apparenze, la necessità di mostrare al mondo la coppia/famiglia felice non ci sarà più, tant'è che lui si rifugerà in Portogallo e lei in Svizzera, dopo aver lasciato l'Italia..

Ciò che emerge circa il rapporto tra Umberto e la vita politica del Regno d'Italia, è che il principe non potè mai occuparsene fintanto che a governare c'era il Re suo padre; "I Savoia regnano uno alla volta" era il motto di Casa Savoia, per cui, se anche Umberto, nel corso del tempo e in momenti particolarmente critici, avesse mai avuto un'opinione nettamente diversa da quella paterna, una posizione politica o una proposta da fare che contraddicevano il padre, mai si sarebbe permesso di parlarne ad alta voce, di osare disubbidire a Sua Maestà.

Verso il padre, infatti, Umberto mantenne sempre un atteggiamento di assoluta sottomissione, di obbedienza non solo a Vittorio Emanuele in quanto genitore, ma anche in quanto Re.

Vero è che da questo ritratto non vediamo un uomo dal carattere particolarmente forte, volitivo, capace di tenere testa a personaggi come, uno su tutti, Benito Mussolini.

A dirla tutta, anche il padre, chiamato il "Re soldato", non mostrò grande carattere da guerriero quando avrebbe dovuto: nei difficili anni in cui il fascismo cominciava ad insinuarsi velenosamente nelle pieghe del nostro Paese e del Governo, infatti, ci stupisce e ci fa anche indignare un po' l'ostinatezza di questo Re che non ha voluto aprire gli occhi sul pericolo costituito da quell'uomo che per 21 anni governerà l'Italia insieme a lui, in una diarchia che non porterà che lacrime e sangue alla popolazione italiana.

Un re cieco e sordo, insomma, che - nascondendosi dietro la motivazione (o la scusa?) di non poter parteggiare per un'ideologia politica piuttosto che per un'altra, convinto che spettasse a Camera e Senato agire eventualmente contro Mussolini, perchè lui doveva mantenersi super partes - alla fine non trovò mai il coraggio di opporsi al fascismo in modo aperto e inequivocabile...

Che la Monarchia non simpatizzasse troppo con e per Mussolini e la sua ideologia, pare ormai un dato di fatto (o forse no? Immagino che su questo ci siano opinioni discordanti...), e l'antipatia era decisamente ricambiata dal duce che, se avesse potuto, si sarebbe volentieri liberato di quel re piccolo e debole che mal sopportava; per non parlare di quel principe che lui reputava insignificante e senza personalità.

Anche nei drammatici anni della seconda guerra mondiale, il re tardò ad intervenire contro Mussolini, convinto che qualora lo avesse fatto, il rischio sarebbe stata una guerra civile fratricida, che lui desiderava evitare al suo Paese.

E Umberto, cosa ne pensava? 
"Per me, l'Italia e basta!".

Umberto continuò a stare tra le fila dell'esercito e combattere per la Patria come un comune soldato, pur non essendolo: avrebbe dovuto, infatti, ragionare come erede al trono, preoccupandosi del futuro del proprio Paese e della Monarchia stessa, ma così non fu...

Quando le cose precipitarono, partendo dal 25 luglio e passando per l'8 settembre 1943, la decisione del sovrano di lasciare Roma (nel caos più totale) per poter continuare a governare il Paese senza rischiare di finire in mano ai tedeschi, segnò la fine del regno dei Savoia.

Forse se Vittorio Emanuele avesse abdicato prima o se Umberto avesse insistito per restare nella capitale (disobbedendo agli ordini paterni, cosa che mai si sognò di fare in vita sua), la storia sarebbe andata diversamente? Il futuro della Monarchia sarebbe comunque passato per il referendum del 2 giugno 1946, che vide gli italiani decidere tra essa e la Repubblica?


"Ripercorrere quei giorni vuol dire rileggere centinaia di memorie spesso viziate da tesi precostituite o dal tentativo di difendere i propri atti, ascoltare testimonianze a volte annebbiate da ricordi troppo lontani. Ma il tempo ci può anche aiutare perchè, come diceva Voltaire, "è un galantuomo e mette ogni cosa al suo posto". E se è vero che la Storia la fanno gli uomini e i fatti da loro determinati, possiamo tentare di avvicinarci alla verità semplicemente raccontando di quegli uomini e di quei fatti dopo aver cercato di sfrondare il vero dal falso con la maggiore ragionevolezza possibile". 

Ed è quello che ha provato a fare il giornalista Gigi Speroni (morto nel 2010) raccontandoci la vita dell'ultimo Re, ricordato come il "Re di Maggio" (regnò dal 9 maggio al 13 giugno 1946, anche se in pratica lo fece dal giugno 1944, quando cioè fu nominato Luogotenente, esercitando di fatto le prerogative del sovrano senza tuttavia possedere la dignità e il titolo di re, che restò al padre fino all'abdicazione), che ebbe... la sfortuna (?) di portare su di sè colpe non sue e ne pagò le conseguenze in modo drammatico e irreversibile.

Il ritratto che ne vien fuori è quello di un uomo che Re lo era per quel senso di dignità che non lo abbandonò mai, un uomo che Re lo era nel sangue, prima ancora che per educazione e per tradizione famigliare; fu molto amato ed ammirato dai più (dal popolo, quanto meno, poi i nemici ci sono sempre...) per il suo aspetto attraente ed elegante, il suo sorriso sereno, i suoi modi sempre galanti ed educati, tutte virtù morali che mantenne in ogni circostanza, anche quando la sorte cominciò ad essergli crudelmente avversa.
Lo fu anche in esilio, e dal Portogallo non smise mai di pensare alla sua amata Italia, con la speranza di tornarci (da vivo possibilmente, cosa che non si avverò).

"Gli italiani sono dei sentimentali. Io, qui, continuo e debbo continuare ad essere re."


"Non sono un sentimentale. Lo fossi non avrei sopportato 27 anni di esilio. Nessuno conosce l'Italia, angolo per angolo, quanto me. Nessuno immagina quanto io la rimpianga. C'è nella lingua portoghese una parola, saudade, che è qualcosa di più che rimpianto, qualche cosa di più che nostalgia.. E' intrisa di dolore."
Leggendo queste pagine, la figura dell'ultimo Re d'Italia mi ha fatto una certa tenerezza e il pensiero di lui morto in terra straniera, come un profugo senza patria, anzi cacciato da essa e costretto a non mettervi più piede, ha messo un po' di malinconia.
Ma sentimentalismi a parte... Potrei dirvi ancora altro, perchè ce n'è di materiale, ma concludo dicendo che la lettura di libri come questi - che in certi momenti sanno inevitabilmente un po' di lezione di Storia a motivo delle tante date e delle fonti citate e riportate - ci fa riflettere sulla nostra storia passata, neanche tanto lontana da noi, su cui è giusto che maturiamo conoscenze e pareri personali, fondati e sensati, e non semplicemente frutto di pregiudizi.

Ammetto di essermi accostata a questo libro con il "presentimento" che fosse "filomonarchico" e quindi poco obiettivo, ma mi son ricreduta strada facendo; dell'operato dei Sovrani non vengono affatto nascosti gli errori e  le responsabilità, senza con questo "sparare a zero" sugli stessi. Del resto, una delle considerazioni finali che ne ho tratte è che, se di errori (e di portata rilevante) sono stati fatti sicuramente dagli ultimi Savoia regnanti, è pur vero che sono stati tutti pagati, e a caro prezzo. 
E non solo dai protagonisti, ma anche dai discendenti, per decenni.

E' una lettura che consiglio chiaramente a chi ama la Storia e, in particolare, a chi nutre qualche curiosità su una delle dinastie reali più antiche d'Europa, che sicuramente riguarda molto da vicino il nostro Paese e quello che è oggi, nel bene e nel male. 

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