sabato 24 dicembre 2016

Recensione: LA SCUOLA CATTOLICA di Edoardo Albinati



La scuola cattolica è un saggio (romanzato) lungo più di 1000 pagine in cui l’Autore, pur avendo fatto del tristemente celebre Delitto del Circeo il fulcro del discorso, affronta tantissime tematiche sociali, trattandole con estrema lucidità…e un tantino di prolissità, evidentemente, per lui, inevitabile.

LA SCUOLA CATTOLICA
di Edoardo Albinati

Ed. Rizzoli
"Questa storia ne comprende altre. È inevitabile. Si ramifica o è già ramificata al momento in cui si apre. Si sovrappone come succede alla vita delle persone. Non si può dire dove comincino e dove finiscano, queste vite e queste persone, visto che si tratta pur sempre di relazioni, di triangoli, nodi, trasmissioni, incroci, e l’inizio non è mai l’inizio perché c’era sempre qualcosa prima di quell’inizio,
come ci sarà qualcosa dopo la sua fine. Quindi in questo libro la storia principale quasi non si vede: ed è cresciuta intorno la foresta dei dove, dei quando, dei come se, degli intanto, e i suoi protagonisti sono diventati non più i ragazzi al centro della triste vicenda, ma molti altri ragazzi non meno protagonisti, e le loro madri, le loro sorelle, i loro professori di scuola, i chitarristi e i batteristi che ascoltavano e i produttori delle moto che cavalcavano e gli architetti che progettarono le case in cui questi ragazzi abitavano e gli autori dei libri che li spinsero ad allearsi, ad accoppiarsi e ad ammazzarsi tra loro, o a isolarsi per cercare la verità, o a isolarsi per fuggirla."

Edoardo Albinati ha frequentato l’Istituto San Leone Magno (SLM nel libro), una scuola di stampo cattolico, frequentata solamente da maschietti e nella quale studiavano figli di genitori che potevano permettersi di pagare una retta mensile.

Ecco, questa è la base fondamentale su cui si fonda un po’ tutto quel che viene narrato in questo librone; l’Autore ci fa conoscere subito se stesso, la sua adolescenza, i pensieri, le idee sul sesso; ci lancia un amo parlandoci di un certo compagno di scuola tanto intelligentissimo quanto strano, “particolare” (con un’insana voglia per i metodi di “uccisione”), il che ci fa presagire, a ragione, che il tipo lo ritroveremo pagine e capitoli dopo (e così sarà).

Apprendiamo come era la vita all’interno della scuola, la considerazione che Edoardo aveva dei preti che insegnavano e della loro (presunta?) castità, e ci chiediamo insieme a lui quanto quel genere di conoscenze e nozioni potessero rivelarsi utili agli studenti: forse ricevere una formazione religiosa aiuta a modellare una personalità, un carattere più docile, più retto, più in grado di discernere il male dal bene e di scegliere quest’ultimo?

Hum…, forse l’abbaglio è proprio lì: non basta avere degli uomini in gonnella come precettori, non basta tener lontano il gentil sesso (l’unica donna ammessa era la Vergine Maria), non basta inculcare (o meglio, tentare di farlo) certi dogmi o divieti per ottenere un uomo pio, devoto, di sanissimi principi. Qualche frutto marcio verrà fuori da questa scuola, lo presagiamo da subito.

Ed infatti da essa sono venuti fuori tipi come Angelo Izzo e i suoi degni compari di merenda…, il che è sufficiente per capire che qualcosa negli insegnamenti del SLM si è rivelato decisamente fallimentare…!

Albinati scrive, scrive…, scrive davvero tanto.
Di cosa parla fittamente e diffusamente in queste abbondanti pagine?

Ad es., di come gli “esterni” alla scuola guardavano e consideravano chi vi studiava (“figli di papà”, ricconi viziati); di come in un istituto di soli maschi fosse indispensabile, per sopravviverci, il senso di aggregazione e l’approvazione dei compagni (in particolare di quelli che “contavano”) per sentirsi parte del gruppo; di come crescere in un ambiente “protetto”, di soli uomini, condizioni inevitabilmente l’idea del sesso e delle donne, nonché il modo di concepire ciò che è peccato.

In questo romanzo, in un certo senso, il vero protagonista è il maschio, in tutte le sue accezioni, con le sue passioni, gli istinti, l’aggressività.

Leggendo le disquisizioni dell’autore circa lo stare solo tra ragazzi in un periodo in cui la socialità è importantissima, capiamo come, secondo lui, le conseguenze negative di questa condizione siano riassumibili in due punti, essenzialmente: l’omosessualità (latente in tutti, che si svilupperà in scelte sessuali diverse) e l’aggressività eccessiva verso le donne.

Aggressività che può sfociare in qualcosa di perverso e che trova nell’eventuale assenza di sorelle una concausa in più; non solo, ma anche qualora un ragazzo abbia delle sorelle, il futuro rapporto col sesso opposto può essere influenzato e guidato da quello che si instaura con le donne di casa (mamma in prims): che concezione aveva il ragazzo di loro, se poi alcuni (troppi…?) arrivano da adulti ad essere degli stupratori?

Quello del sesso e dello stupro sono argomenti ossessivamente presenti nella nostra società e di conseguenza sono molti trattati anche nel libro; su di esso l’autore esprime tutta una serie di argomentazioni a sostegno di determinate tesi, ad es. quella secondo cui i casi di stupro aumentano lì dove c’è un’insicurezza nell’uomo, la quale è legata sempre alla sessualità. L’uomo utilizza il sesso per confermare la propria superiorità sulla donna, il suo dominio su di lei.
I maschi vogliono amore e tenerezza ma quando questo desiderio resta insoddisfatto, viene riversato sulle donne in modo oltremodo brutale.

Brutalità che ritroviamo tutta proprio in crimini (sessuali, ma non è l’unica accezione) come quelli del Circeo.

Per comprenderlo, un altro aspetto analizzato da Albinati risponde a questa domanda fondamentale: dove sono nati e cresciuti i killer di cui lui si occupa nel suo libro? In che zona di Roma e in che tipo di famiglia?

Nel Quartiere Trieste e in famiglie borghesi, risponde lui stesso.

“L’educazione borghese consisteva nell’obbedire non agli altri, ma a se stessi, a leggi che uno si impone da solo. Te le insegnano in famiglia, è vero, ma poi continui a rispettarle e finisci per predicarle tu stesso perché ti sei convinto che non esista di meglio, difficile non convenire con esse, sul fatto che non vi sia più alta civiltà di quella che insegna a ridurre al minimo le occasioni sgradevoli, di risparmiarle a se stessi e agli altri. Parolacce, sbadigli, accenni a feci e urina, arroganza, sgarberie, seccature.”.

Il borghese è ipocrita, completamente concentrato sulla forma, l’apparenza, l’attaccamento alla materialità, al possesso (di case, beni…), e non c’è violenza più sanguinaria di quella borghese, sessualmente nevrotico.

La data fatidica che rimbomberà non solo per le strade e i quartieri della capitale ma anche nel resto dell’Italia, è quella del 30 settembre 1975, notte infernale in cui si consumò uno dei delitti più bestiali e crudeli che ricordiamo negli ultimi 30 anni nel nostro Paese: in quella notte tre baldi giovanotti dall’aria innocua, figli di famiglie “perbene”, ragazzi apparentemente “normali”, sequestrano due ragazze (provenienti da famiglie semplici, particolare, questo, non irrilevante nell’analisi del delitto e delle sue “motivazioni”) e le seviziano e torturano per ore, fino ad ammazzarne una e per poco anche l’altra (che si salvò solo perché finse di essere morta).

Questi giovani si sentivano onnipotenti perché benestanti; cresciuti nella bambagia, protetti e viziati, i criminali del DdC erano proprio per questo spinti alla violenza, convinti che nessuno avrebbe potuto “toccarli”.

“Chi non ha vissuto altro che sicurezza, pace e confort, è affamato di pericolo, sfide e violenza”.

Albinati ci illustra anche le ragioni e gli scopi della violenza (sessuale in special modo): essa è soddisfatta dalla violenza stessa, che genera sofferenza nella vittima e di questo il carnefice gode: se la vittima degli abusi dovesse “accidentalmente” morire, la violenza verrebbe a cessare e il piacere si interromperebbe.

Il rapporto colpevole-vittima è molto complesso e Albinati ci ricorda come il primo si senta addirittura giustificato e quasi costretto a commettere certi soprusi per ristabilire una sorta di ordine, di giustizia. Come lo fa? Punendo la debolezza, fisica e psichica, che le due ragazze coinvolte nel terribile DdC rappresentavano, nel loro essere poco avvenenti, “anonime” e di certo non benestanti (non borghesi).

Quanta responsabilità ha la scuola cattolica nell’aver “cresciuto” nel proprio seno il seme di questi mostri, ignorandone l’aggressività latente che poi si sarebbe rivelata nel modo peggiore?

E quanta ne hanno avuta il QT e le singole famiglie stesse?

“Un delitto come quello (…) fu un fatto eccezionale nel QT e, come tale, avrebbe dovuto essere isolato nella coscienza degli abitanti, tanto era alieno dalla loro mentalità e dall’esperienza comune. (…) Quel delitto non strinse affatto gli abitanti del QT in un comune sentire, li terrorizzò e li rese sospettosi l’uno dell’altro. Li spinse addirittura a dubitare di se stessi, che è la scissione più grave. (…)Invece che essere sterilizzata dalla saldezza morale, la piaga infettò e diffuse la totale incertezza su chi aveva fatto cosa, e perché, e su chi era comunque capace di farlo, disposto, pronto a farlo, in ogni casa, in ogni strada, in ogni classe scolastica o gruppo di amici o famiglia, il delitto si moltiplicò con un effetto di rifrazione che lo rendeva infinitamente possibile, gli elementi di cui si componeva erano in effetti comuni e disponibili ovunque (…)Il crimine era gratuito, il crimine era per dilettanti puri, cioè, alla portata di tutti. Facile, praticabile, a nessuno era precluso esserne autori o vittime. Lo sdegno dei primissimi giorni cedette il posto a una nuova consapevolezza che dava i brividi: la scoperta, cioè, che i margini di prevenzione e di protezione contro quello che era successo erano molto più esigui di quanto si pensasse,anzi, quei margini non esistevano affatto. Non erano mai esistiti.”.

Lettori, io mi fermo perché, davvero, su questo libro si potrebbe dire tanto perchè di materiale ce n'è ma se continuassi, quella che dovrebbe essere una recensione, rischierebbe di diventare una relazione su un saggio.
Il “problema”, per quel che mi riguarda, è stato che la lettura di questo tomone l’ho affrontata come se si trattasse di un testo universitario da studiare, perché tutto è fuorchè un romanzo…

Per carità, sapevo che l’argomento era il Delitto del Circeo (e in fondo è stato proprio questo ad attirarmi) ma non pensavo che per parlarne si partisse da Adamo ed Eva e che si trattassero tanti altri fatti e argomenti (e lungaggini) più o meno collaterali.

La “fortuna” è che lo stile dell’Autore è abbastanza piacevole e scorrevole (forse non sempre purtroppo...), grazie al suo acume, alla sua ironia e alla sua lucidità nel raccontare i fatti, nel mescolare, quasi senza fartene accorgere, finzione e realtà.

Però…, ci sono parecchi però, tutti sintetizzabili in questo mio personalissimo parere: troppo lungo, dettagliato, anche ripetitivo nel parlare di determinati temi, specialmente il sesso a tutti i livelli e a tutto spiano, la borghesia ecc.., in un linguaggio spesso filosofeggiante e poco (per me!) attraente.

Insomma, troppa roba, e alla fine sembra che invece di leggere si finisca per studiare.
Ci sono diversi spunti di riflessione su tanti ambiti e peculiarità della società e dell’essere umano, che ci appare un po’ come un animale affamato di sesso e potere.

L’ho già detto che è stato faticoso e lungo leggerlo? Beh, che l'abbia fatto o meno, lo dico lo stesso, tanto avrò impiegato comunque meno di 1200 pp. a dirvelo ^_^

Se avete pazienza, leggetelo; ha i suoi pregi, non ci sono dubbi, ma io ho rischiato di dimenticarli nel corso della lettura per la sua prolissità…


35. Un libro scelto tra i 12 finalisti
del premio Strega 2016

venerdì 23 dicembre 2016

La lettura ideale per gli appassionati di Emily Bronte: "Il pensiero religioso di Emily Brontë" (flower-ed)




Cari lettori, una delle più straordinarie poetesse e scrittrici che prediligo è di certo Emily Bronte; avrei voluto ricordarla con un post il 19 dicembre, giorno dell'anniversario della sua morte, avvenuta nel 1848, ma ahmè tempo non ce n'è stato...

Emily Brontë moriva 168 anni fa a Haworth, a soli 30 anni e a quanti amano, come me, questa scrittrice, ricordo che è possibile acquistare sul sito di flower-ed l'ebook di Giorgina Sonnino, Il pensiero religioso di una poetessa inglese del secolo XIX. Emilia Giovanna Brontë.

Si tratta del primo saggio italiano sulla filosofia religiosa di Emily Brontë, scritto nel 1904, recuperato da flower-ed e pubblicato nella collana Windy Moors. 
Un saggio breve che la studiosa ha dedicato interamente alla figura di Emily e che trasporta il lettore nel mondo interiore della poetessa, formatosi quasi a immagine di quel villaggio “inerpicato sul selvaggio pendio di un vasto altipiano” dove viveva con l’amata famiglia. In quel paesaggio solamente era felice, perché lo conosceva come conosceva se stessa, sentendosi parte di esso più che del consesso umano: indomita, solitaria, libera.


VI LASCIO AUGURANDOVI UN SERENO NATALE!


giovedì 22 dicembre 2016

Segnalazioni: "Della stessa sostanza dell'amore" di Biagio Veneruso // IL PROFUMO DELLA TEMPESTA di Erielle Gaudì



Lettori carissimi, non so come procedono le vostre letture, ma le mie mooolto a rilento! Per non parlare di prearare e pubblicare post sul blog: mission: impossible :)

Però la motivazione per cui non riesco a scrivere e leggere è bella (ci sono le mie nipotine per casa, e stare del tempo con loro è meraviglioso, quindi pazienza, tornerò più attiva a gennaio).

Ad ogni modo, in questo momento ho un po' di tempo libero e mi appropinquo a farvi qualche segnalazione che spero possa interessarvi!

Anzitutto, vi presento il romanzo di formazione/romance: "Della Stessa sostanza dell'amore” di Biagio Veneruso

Un viaggio dell'anima, senza alcuna pretesa di piacere a chi, leggendo, lo vive…uno di quelli in cui la meta non è altro che il viaggio stesso: "partire" solo per poter "ritornare", "perdere" per poi "vincere", "amare" e quindi "perdonare", "piantare" e non "costruire".


Della stessa sostanza dell'amore
di Biagio Veneruso 



Editore: autopubblicato 
Data di uscita: 14/10/2016
Genere: Romanzo di formazione
Formato: Ebook e Cartaceo
Prezzo: Ebook € 2.99
Cartaceo € 14.99

Ebook su Streetlib 


A vent’anni, in piena crisi economica, Matteo conduce una vita “comoda”, fatta solo di svaghi, circondato da una schiera di amici a lui devoti e non ha particolari propositi per il futuro se non quello di continuare a divertirsi. 
Un giorno assiste, per caso, ad un episodio inquietante che gli rivela una difficile situazione familiare, tale da mandare in frantumi quel microcosmo felice costruito anche grazie al benestare dei genitori.
Da quel momento il ragazzo inizia un percorso di cambiamento durante il quale conosce Flavia: l’amore per lei ha il potere di liberare la sua vera personalità che, però, nel tentativo di trovare una soluzione ai problemi di tutti, lo porta a commettere una serie di errori fatali.
Matteo è costretto ad andar via, inizia una nuova vita ma, quando sembra che abbia trovato la sua dimensione, il richiamo del cuore lo costringe a fare i conti con un passato che, per vergogna e frustrazione, aveva frettolosamente accantonato.
Tornato a casa, riceve subito una notizia che proprio non si aspettava…

L'autore.
Biagio ha 32 anni, è napoletano di origine ma risiede a Milano, la città in cui ha scelto di vivere. Laureato in giurisprudenza, scrive da sempre nel tempo libero e quando ne avverte la necessità, traendo ispirazione dalle proprie esperienze personali, in parte riunite in questo primo romanzo
.

Il secondo romanzo che sottopongo alla vostra attenzione è di una scrittrice e bookblogger che tanti di voi sicuramente conosceranno: Erielle del  blog "Le storie di Erielle".


IL PROFUMO DELLA TEMPESTA
di Erielle Gaudì


Citazione:

"Pelle contro pelle, i tuoi occhi su di me, il tuo odore, la bocca nel buio che mi bacia e sussurra tenere parole d’amore. E tutta la vita per dimenticare... o ricordare."


Editore: selfpublishing
Collana: Trilogia dei Profumi
Pagine: 253
formato:Ebook
Prezzo: € 2,99
Gratis su Kindle Ulimited

Sinossi

Non è facile essere l'unica donna a bordo di una nave. 
Soprattutto se l'affascinante capitano è rude e dispotico e i marinai ti guardano come se fossi una strega. 
Lo sa bene Isabel, una giovane donna che si ritrova suo malgrado a bordo della Silver Star durante il lungo viaggio verso la Cina.

L'impavido capitano Bradley governa la sua nave con pugno di ferro e non teme niente e nessuno. Ha sempre snobbato le fragili bellezze vittoriane e non è mai stato innamorato. 
Solo lei, quell'altera bellezza spagnola è stata in grado di farlo capitolare: Isabel è la sua unica debolezza... una debolezza che sfrutterà chi sta cercando ogni opportunità per sabotare il viaggio.

Divenuta un bersaglio, Isabel si troverà in grave pericolo e dovrà lottare per salvarsi la vita. Ma chi potrebbe desiderare la sua morte?

Continua il viaggio della Silver Star, fra mille avventure, rovente passione e la promessa di un amore ineluttabile come il destino. 

lunedì 19 dicembre 2016

Recensione: UN AMORE DI NATALE di Flavia Principe



Una ragazza innamorata della festosa atmosfera natalizia che spera di trovare sotto l’albero l’amore, magari proprio nella persona del bel Massimiliano, per il quale sospira d’amore da due anni. Ma a volte la vita ci riserva delle sorprese e sta a noi essere pronte a riconoscerle e a coglierle.



UN AMORE DI NATALE
di Flavia Principe



Butterfly Edizioni
Pagine: 184
Prezzo: 2,99 € 
Data di uscita:
14 dicembre 2016

Daniela è una ragazza, molto carina e single da un po’ di tempo, che lavora in un centro commerciale, più precisamente come commessa in una gioielleria. Da due anni è innamorata persa di Massimiliano, un giovane bello e sexy che lavora nel negozio di articoli sportivi.

Purtroppo, lui pare non filarsela neppure di striscio, ma un giorno la fortuna fa sì che tra i due ci sia un avvicinamento, che però corrisponde a una figura imbarazzante da parte di Daniela, che quando vuole sa essere una combina guai; ma che importanza hanno le figuracce, se almeno ti fanno conoscere il tuo principe azzurro?
Daniela e Max si presentano e da quel momento pare che il destino si sia ricordato di loro; i due si incontrano e scambiano quattro chiacchiere poco e spesso, con grande imbarazzo e stupore di Dani, che mai avrebbe immaginato che il suo "sogno proibito” potesse avere una percentuale, anche minima, di realizzarsi.

La collega e amica Martina glielo avevo detto tante volte di provare a “buttarsi” con lui, invece di limitarsi a guardarlo e sospirare da lontano, ma Dani sa di essere imbranata con il sesso opposto, e poi aveva sempre creduto di essere poco interessante agli occhi di un tipo affascinante e sicuramente corteggiatissimo come Max.

Ma nella vita non si può mai dire mai; una sera diversi commessi del centro commerciale si ritrovano nello stesso locale e Dani nota una bionda bellissima accanto al “suo”Max”– cosa che le fa cascare ogni sogno e speranza - , ma a salvarle la serata ci si mette una nuova conoscenza, che ha tutti i presupposti per trasformarsi in amicizia: conosce infatti Liam, un amico di Max, e il ragazzo, oltre ad essere molto carino, è pure simpatico e tra i due scatta un’affinità immediata, come se “si fossero trovati”. Parlano, ridono, scherzano, insomma Liam è davvero un tipo alla mano e simpatico!

Ma ciò che la nostra Dani non immagina è che quella serata tranquilla darà il via ad una serie di eventi che metteranno il suo cuore in subbuglio.
Max, inaspettatamente, si dichiara e tra loro si apre uno spiraglio per una relazione, cosa che rende Daniela elettrizzata e felice: il suo grande amore, amato in segreto da due anni, si è dichiarato a lei! Questo sì che potrà essere uno splendido Natale!
Eppure…C’è qualcosa che turba questa felicità e si chiama Liam: il pensiero di lui si insinua nella sua mente come un serpente e pian piano comincia a confonderle le idee e i sentimenti.
Dani è scurissima di essere innamorata di Max: sono due anni che gli muore dietro, lui è bello da morire, i suoi ormoni impazziscono quando le è vicino, il suo sogno s’è realizzato; insomma, Daniela, che vuoi più da questo Natale?
E soprattutto, perché gli occhi magnetici e il sorriso aperto e gentile di Liam ti mandano in confusione?
A volte desideriamo tanto qualcosa, ci crediamo innamorate di una persona che in realtà finora è vissuta solo nei nostri sogni, il cui amore per lei abbiamo alimentato con fantasie e sospiri…, ma quando poi otteniamo ciò che desideravamo, succede di svegliarsi e scoprire che quel sogno non era così bello e fantastico come ci eravamo immaginate.
Non solo, ma spesso la realtà è di gran lunga più bella e non ha bisogno di sogni ad occhi aperti, perché è proprio lì davanti a te e ti chiede solo di levarti le fantasie adolescenziali dalla testa e di afferrarla, viverla!
Daniela deve barcamenarsi in una sorta di triangolo amoroso, tra l’amore per il bel Max e la tenera amicizia con Liam, e capire chi dei due la fa star bene ed è più caro al suo cuore.

“Un amore di Natale” è un romance molto carino e piacevole, scritto bene, con ricchi dialoghi a vivacizzare la storia, ambientata ai nostri giorni, con una protagonista pasticciona, insicura, che ci fa simpatia e con cui proprio per questo suo modo di essere è facile immedesimarsi; i vari avvenimenti che renderanno il Natale di Daniela diverso da tutti gli altri, regalandole grandi e contrastanti emozioni, risate e lacrime, dubbi e graduali certezze, sono cose che tranquillamente accadono nella vita reale, tra i giovani, e questo rende tutta la storia e i suoi personaggi verosimili e interessanti. Ci appassioniamo alla storia di Daniela, ai suoi amici consiglieri – i colleghi Martina e Gianluca, l’amica del cuore Morena – e ai suoi problemi d’amore che la vedono divisa tra due uomini belli, ma… chi di loro le fa davvero battere il cuore?

Una lettura davvero idealesoprattutto per questo periodo, ve la consiglio se desiderate qualcosa di romantico, con un pizzico di passione, e che vi doni un dolce happy ending (ne abbiamo bisogno, dopotutto, no?).

domenica 18 dicembre 2016

"Coming Through the Rye": il film che narra un viaggio alla ricerca di Salinger e del Giovane Holden




Il giovane Holden (recensione) di J.D. Salinger è un romanzo di formazione che ci racconta le esperienze di un adolescente giunto a un momenti critico della propria vita: sta vivendo una sorta di indefinita crisi d'identità ed esistenziale, per la serie: Cosa devo farne della mia vita?

Pubblicato nel 1951, è un libro che ha caratterizzato la letteratura americana di quegli anni, e non solo; ancora oggi è un romanzo molto consigliato a giovanissimi e non e ancora diffusamente letto.

L'interesse attorno a questo libro, negli anni, è stato  accresciuto anche dall'atteggiamento del suo autore, Jerome D. Salinger, tanto schivo e interessato a mantenere la propria privacy da risultare letteralmente irreperibile ai propri lettori.

Salinger s'è sempre rifiutato di concedere i diritti all'industria cinematografica perchè dal suo bestseller fosse tratto un film; tant'è che l'unica produzione di questo genere ottenuta, in passato, è stato un documentario del regista Shane Salerno e del giornalista David Shields, uscito nelle sale italiane nel 2014, ispirato a una biografia di Salinger.

Ma i tentativi di portarlo sul grande schermo non si fermano, e di recente c'ha provato James Sadwith (2015), con Coming Through the Rye (sito film), che si basa sul viaggio di Jamie Schwartz (Alex Wolff), un giovane ragazzo degli anni ’60 che decide di rintracciare Salinger (Chris Cooper), suo mito, per chiedergli l’autorizzazione a utilizzare la storia del Giovane Holden per un adattamento da girare a scuola.

"Coming Through the Rye" è il film che ripercorre i sogni e i problemi della generazione cresciuta con il Giovane Holden: un viaggio  (un po’ autobiografico, come spiega il regista) tra il mito bohémien e la ricerca di uno scrittore avvolto dal mistero: J. D. Salinger

Sua compagna di avventura è Deedee (Stefania LaVie Owen), la bella coetanea che lo scorterà non solo nell’impresa ma anche in un vero e proprio percorso esistenziale, imparando insieme a lui ad affrontare le problematiche che vita presenta e a riconoscere i primi segnali d’amore e d’amicizia.

La pellicola ha ottenuto diversi riconoscimenti nei  vari festival americani in cui è stato proiettato.

Nella speranza che arrivi anche qui da noi, ci guardiamo il trailer ^_^





CHE NE PENSATE?
AVETE LETTO "IL GIOVANE HOLDEN"? 
VI INCURIOSISCE QUESTO FILM?

fonte: Il Libraio

sabato 17 dicembre 2016

LA CAPPELLA NERA di Gianluca Turconi, il capitolo conclusivo della "Saga del Pozzo"



E giunge a conclusione la Saga del Pozzo con il romanzo science fantasy "La Cappella Nera" dell'autore Gianluca Turconi.



LA CAPPELLA NERA
di Gianluca Turconi


Editore: Smashwords
Genere: Science fantasy
ISBN: 9781370797462
Serie: Saga del Pozzo
Edizione: Prima Edizione
Pagine: 456 
Costo: euro 0.99

Introduzione alla Saga del Pozzo

Dalle assolate spiagge dei moderni Caraibi fino alle fangose pianure dell'Europa del IX secolo dopo Cristo, passando per il Califfato di Baghdad e l'invincibile Konstantinoupolis bizantina, tra scienza e magia, si snodano le vicende che possono cambiare la storia dell'Umanità. Amori, fedi e superstizioni, potenti sette religiose medievali, interessi dinastici e le fragilità umane porteranno vigliacchi ed eroi, uomini del passato e del presente, vecchi e bambini a unire le forze per contrastare l'espansione del sovrannaturale Pozzo, insinuatosi nel Tempo, e a confrontarsi con l'Intelligenza oscura che vi si annida, mentre ciò che è stato si sgretola sotto il peso di ciò che avrebbe potuto essere.


Sinossi 

Il Tempo e la Morte sono confini che si possono violare.
Ne è cosciente Walbert Tredita, il guerriero sassone Pelle-di-lupo alla guida degli ultimi sopravvissuti dei Popoli del Nord - Franchi, Celti e Sassoni - che nel IX secolo d.C. hanno trovato rifugio in Irlanda, nel regno di Osraige. 
Essi fuggono dai Risorti, coloro che hanno eluso la vera morte grazie al potere smisurato del loro Signore, il Demone dai Cento Nomi, come viene chiamato l'uomo che li controlla, perché al momento del suo Ritorno nel Tempo si nascose dietro la falsa identità di Loki, il Dio ingannatore, e molti altri appellativi, ignaro egli stesso della propria origine.
Quei pochi superstiti in terra d'Irlanda sanno di essere condannati all'estinzione, non solo perché dal cielo ha ricominciato a cadere la Manna dei Risorti, la sostanza che rianima i defunti, ma anche a causa della Maledizione dei Nati, l'inspiegabile evento che non permette alle madri di partorire figli vivi. Ogni speranza pare ormai perduta, in vista dell'ultima battaglia campale contro le schiere del Signore dei Risorti.
Tuttavia, in altri luoghi e in altri tempi, uomini e donne coraggiosi lottano affinché il Signore dei Risorti non abbia la meglio.
A Konstantinoupolis, Harald Haraldsson, mercenario vichingo della Guardia imperiale bizantina sopravvissuto insieme al fratello alla calamità sovrannaturale che ha travolto l'Europa medievale, è impegnato nella caccia a Fenrir, il mutaforma figlio di Loki, in possesso di uno strumento per uccidere il padre: la Pietra che conserva una traccia del suo sangue, perduto prima che la sua natura si rivelasse. Per aiutarlo nell'impresa, gli è stato affidato un prigioniero con poteri eccezionali e un destino particolare. Si tratta dell'ultimo bambino nato vivo sulla Terra, un Sassone di cui i sacerdoti del suo popolo ebbero così tanta paura da forgiare una Catena munita di sigilli runici che lo soggiogassero.
Eppure, qualcosa di inaspettato si inserirà in quest'epica lotta. E se il Signore dei Risorti non fosse il nemico più pericoloso, ma qualcosa di ignoto avesse violato il Tempo, a partire dal XX secolo della Guerra Fredda tra USA e URSS, approfittando del Creato in disfacimento generato dall'esistenza del negromante e perseguendo propri fini?
Per opporsi a questa nuova minaccia, non rimarrebbe altro da fare che comprendere quanto è scritto sul Muro dei Ricordi alla Cappella Nera, la dimora scelta dal Signore dei Risorti a Konstantinoupolis. E' una frase breve, ma dal significato molto ambiguo, destinata a tutti coloro che ancora credono nella salvezza dell'Umanità, in qualunque tempo e luogo vivano: "Seguite il bambino, egli sa".


Collegamenti per l'acquisto e/o lettura primi capitoli dei romanzi della Saga

Le cover di RED LEAVES ("La casa delle foglie rosse")



Ecco alcune delle cover di Red Leaves, il romanzo che in Italia verrà pubblicato il 19 gennaio da HarperCollins Italia.

Tra tutte, preferisco la cover italiana!! E voi? ^_^






venerdì 16 dicembre 2016

Recensione: LA SECONDA NOTTE DI NOZZE di Pupi Avati



Piacevole e simpatica commedia ambientata negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, con pochi ma caratteristici personaggi, che ci fanno sorridere per le loro stranezze o per la loro candida ingenuità.


LA SECONDA NOTTE DI NOZZE
di Pupi Avati


Ed. Mondadori
137 pp
"Ve lo ricordate quando venivate giù al mare... venivate... con la vostra famiglia?"
"Allora?""Io ero lì dalla mattina presto... ad aspettarvi.... da presto..."le confidava. "E senza guardare, senza girarmi.. lo sapevo se c'eravate o no... lo sapevo, io...""E come facevate?""Dall'odore del vostro sapone.. aspettavo quello... non c'era bisogno che mi girassi per vedere... sapevo che c'eravate ed ero contento... ero..." farfugliò in un momento di sconquasso sentimentale.Lei lo guardò e, all'improvviso, ebbe paura di quella sconfinata tenerezza".

Giordano Ricci è un uomo che vive a Torre Canne, in Puglia (Brindisi) ed è famoso, nel suo paese, perche è interviene per togliere le mine, evitando che scoppino uccidendo poveri innocenti, come purtroppo è accaduta alla povera piccola Maria, una bimba morta tragicamente proprio a causa di una mina.
Giordano vive con le zie Eugenia e Suntina (sorelle del babbo), che si prendono cura di lui, soprattutto perchè lui è un po' tonto; sì, insomma, Giordano è buono, timido, generoso ma tutti lo trattano per quello che è: lo scemo del villaggio.
Giordano, infatti, è matto e negli anni passati è stato ricoverato in ospedale e gli hanno fatto pure l'elettroshock.

Intanto, a Bologna, vive Liliana, vedova e con un figlio scapestrato e bugiardo, Nino.
I due non se la passano benissimo, fanno la fame e i tentativi di Nino di raccattare soldi finiscono sempre male, a causa delle sue azioni sconsiderate. Disperata, Liliana fa un gesto di cui poi si pente: chiede aiuto a Giordano Ricci, il fratello del marito che vive in Puglia.
Giordano, da ragazzo, è stato innamorato di Liliana, che però è odiatissima dalle zie Eugenia e Suntina, che quando sentono che il nipote desidera ospitare la vedova e il figlio, e offrire loro tetto e cibo, danno di matto, convincendolo a non fare un gesto tanto stupido, che potrebbe solo recargli dolore...

Liliana e Nino arrivano in Puglia e si ritrovano quindi in casa di quest'uomo strano, impacciato ma anche tanto altruista, ingenuo, quasi fanciullesco nei comportamenti e nei modi di parlare e ancora innamorato di Liliana, e dovranno vedersela con le due zie streghe, contrarie alla presenza dei due opportunisti familiari del nord.

Pupi Avati ci racconta una piccola storia buffa, con personaggi strampalati ma simpatici: l'incosciente Nino, le zie zitelle e iperprotettive, la vedova dai sani principi accusata di essere una poco di buono; un uomo innamorato che, nonostante sia "matto", alla fine forse è quello che ragiona meglio di tutti; è una commedia con molti dialoghi vivaci, una trama semplice ma raccontata con ironia e umorismo.
Una lettura veloce e carina.

giovedì 15 dicembre 2016

Epigrafe da... L'ESTATE PRIMA DELLA GUERRA di Helen Simonson.



LA mia prossima lettura è un romanzo prestatomi gentilmente da un'amica lettrice: L'ESTATE PRIMA DELLA GUERRA di Helen Simonson, che tratteggia un vivido, acuto ritratto della società inglese di inizio Novecento, evocando un’intera epoca attraverso la descrizione delicata e struggente dell’estate che ha preceduto il primo grande conflitto mondiale.

Vi riporto la citazione introduttiva  ^_^


"Fu soprattutto, e bizzarramente, una sensazione... la sensazione che le migliori condizioni di luce, aria, cielo e mare, insieme con la più bella estate inglese che si potesse concepire, si mescolassero alla violenza di azione e passione... Mai festa disperate erano state mitemente sottolineate come accade durante  due mesi indimenticabili che avrei trascorso a osservare la striscia blu brillante della  Manica dall'alto del vecchio bastione di una cittadina fabbricata su un'altura del Sussex."

Henry James, Within the Rim





ANCHE IL LIBRO CHE STATE LEGGENDO VOI 
HA UNA CITAZIONE INTRODUTTIVA O UNA BELLA DEDICA?


"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire


mercoledì 14 dicembre 2016

Recensione: LA TEOLOGIA DEL CINGHIALE di Gesuino Nemus (RC 2016)



Un romanzo particolarissimo, un esordio sorprendente, personaggi che affiorano da un mondo che ci appare antico (pur non essendo così lontano da noi, nè nello spazio nè cronologicamente), separato da tutto e tutti, soggetto a leggi proprie, portatore di lingue, costumi e usi arcaici, a volte incomprensibili ma forse proprio per questo affascinanti.

"La Teologia del Cinghiale" è stato premiato con il Premio Bancarella "Opera Prima" 2016; il vero nome del suo autore è Matteo Locci.


LA TEOLOGIA DEL CINGHIALE
di Gesuino Nemus



Ed. Elliot
Collana Scatti 
pp. 240 
€ 17,50
Settembre 2015
La storia raccontata dall'Autore - che usa come pseudonimo* il nome del personaggio principale del romanzo - è collocata in Sardegna, nei Tacchi dell'Ogliastra, nel luglio 1969.

Sono giorni che la Storia ricorderà per quel memorabile sbarco sulla luna che tenne tanti incollati alla tv (per chi ce l'aveva), ma  Telévras, piccolo paese dell'entroterra sardo, ne conserverà memoria per altri fatti, strani e misteriosi.

Due ragazzini, amici per la pelle, vengono in qualche modo coinvolti in una serie di eventi apparentemente inspiegabili e che riguardano la morte di più persone.

C'è Matteo Trudìnu, talentuoso figlio di un sequestratore latitante: l'altro ragazzino è Gesuino Némus, un bambino silenzioso e con problemi "di testa", da tutti considerato "scemo".
I due ragazzini crescono sotto le ali protettive del parroco del paese, il prete gesuita don Cossu, che si prende cura di loro, dandoli non solo da mangiare ma anche un'istruzione, come fossero figli suoi.

Un giorno il padre di Matteo, scomparso da settimane, viene trovato morto a pochi chilometri di distanza da casa.

Ad indagare c'è il maresciallo dei carabinieri De Stefani, un piemontese che fatica a prendere confidenza con la realtà montanara sarda, con le sue logiche e le sue leggi non scritte ma note a tutti e da tutti seguite; accanto a lui, ad aiutarlo a districare la matassa - che si ingarbuglia quando vengono ritrovate morte altre due persone, collegate al primo morto - ci sono il carabiniere scelto Piras e lo stesso don Cossu che, in quanto "del posto", possono fornire al maresciallo una lettura e una comprensione degli eventi "interna".

Matteo ci viene presentato come un ragazzetto super dotato, intelligentissimo, che parla il latino speditamente senza averlo studiato per anni, che sa suonare le musiche senza aver studiato uno strumento musicale; conosce a menadito tutti i nomi dei diavoli che Don Co' scaccia dagli indemoniati e, soprattutto, è un tipo che sa osservare la realtà attorno a sè, comprendendo ciò che gli adulti pensano di potergli nascondere.

Di questa sua capacità mette a parte l'amico carissimo Gesuino, che lui non tratta come uno sciocco ritardato, anzi, lo rispetta e gli parla seriamente per insegnargli ciò che sa.
E Gesuino capisce tante cose, e ha pure un'ottima memoria, tant'è che ricorda, ad es., perfettamente strade e sentieri di montagna nei quali pure un pastore esperto rischierebbe di smarrirsi.
Certo, non parla, pare muto e per questo tutti lo ritengono scemo, ma non sanno che Gesuino scrive, e scrive pure tanto; scrive senza virgole e senza punti, fa impazzire chi legge le sue parole deliranti, ma intanto scrive sempre, e in ciò che esce dalla sua testa c'è più verità di quella che preti e marescialli saranno mai capaci di scovare e portare alla luce.

La verità riguardante Matteo, ad esempio.
Eh già perchè il suo amico, una sera, dopo il ritrovamento del cadavere del papà e dopo un ulteriore tragico avvenimento famigliare, decide di fuggire, di notte, andandosene su per i monti, nascondendosi in anfratti dove nessuno potrà trovarlo.
O per lo meno, così è convinto don Co', che teme che al suo pupillo possa accadergli qualcosa, solo soletto nella montagna aspra e solitaria, ma allo stesso tempo spera che il ragazzo, sveglio com'è, sappia cavarsela. Magari non tornerà, ma l'importante è che, ovunque vada, Matteo stia bene...

Ma cosa è accaduto davvero a Matteo?
E quelle morti che stanno rattristando Televras, a cosa o a chi sono da ricondurre? Chi è il colpevole?

Misteri, colpe antiche, segreti e rivelazioni giungono agli occhi del lettore pagina dopo pagina, mentre la storia pare tingersi di giallo..., ma attenti!, non è un giallo come gli altri; quello delle morti misteriose è più un espediente preso in prestito dall'Autore che il cuore della faccenda.

Attraverso le parole di Gesuino veniamo immersi in eventi sapientemente orchestrati, imprevedibili e tanto originali, che ci stupiscono per il tocco pieno di umorismo e di inventiva, per i personaggi caratteristici, che ci fanno ora sorridere ora ci suscitano tenerezza.

Ci piace don Cossu, per la sua cultura che sa essere tanto astratta (se vuole, sa filosofeggiare) quanto pratica, vicina al piccolo mondo in cui è nato, alle semplici anime di cui accoglie (non le ascolta semplicemente) le confessioni e che assolve; è simpatico e tenero con i suoi pupilli, è arguto e ironico con il povero maresciallo, che non sa raccapezzarsi dietro a questi sardi incomprensibili e omertosi, che sanno tutto di tutti ma non parlano manco se minacci di sgozzarli.

Così arrestare un delinquente diventa davvero un'impresa, e lo sa bene Piras, che svolge questo lavoro da una vita tra la propria gente e che sa quanto sia difficile acchiappare i colpevoli, perchè si finisce per conoscere tutti e chiudere non soltanto un occhio, ma pure l'altro, e orecchie comprese.

A differenza del maresciallo, un altro forestiero si troverà coinvolto - seppur come spettatore - nei fatti di quel luglio del '69 e nel corso della narrazione vedremo le cose anche dal suo punto di vista. 
Carlo è un giornalista che scrive articoli di viaggio ed infatti si trova in quella zona della Sardegna per prepararne uno che illustri la bellezza di quei posti per fini turistici.
Carlo si trova di fronte - anzi, dentro - ad una realtà a lui ignota, diversissima dalla sua Milano; conosce di persona questi sardi dal cuore grande, dalle mani generose, dall'atteggiamento affabile, ti chi subito di fa sentire a tuo agio, ti dà confidenza, trattandoti come uno di casa, offrendoti vino, liquore, formaggio, e mangiare insieme, si sa, è forse l'espressione massima della condivisione.
Carlo resta piacevolmente stupito dall'accoglienza calorosa del vivace e acuto don Co' e di tutti gli altri personaggi che incontra; comprende anche che il piccolo e minuto Gesuino non è stupido, anzi...: se quella bocca parlasse e dicesse tutto ciò che sa, quante verità emergerebbero!

Ma Gesuino è un sardo DOC; le parole le misura, le pesa, le scrive sul proprio "libro" e le sussurra all'orecchio solo di persone che si porteranno i suoi piccoli grandi segreti nella tomba.
Ma tranquillo, lettore, Gesuino non ti lascia nell'incertezza e il finale dà tutte le risposte, ma lo fa spiazzandoti. 

"La teologia del cinghiale" è un'opera pirotecnica, geniale e ricca di suspense che ci catapulta in un "piccolo mondo antico" (eppure odierno), come antichi, arcaici sono le sue voci, i suoi sapori, che ci avvicinano almeno un po' alla magia della terra sarda, raccontando gli ultimi cinquantanni di un'Italia sospesa fra modernità e tradizione.

Tutto è sardo, in questo libro, e per comunicarcelo l'Autore non esita a riempirci di parole e frasi in dialetto, perchè il sardo è una vera e propria lingua a sè; è sarda la mentalità dei suoi personaggi, i loro nomi e soprannomi; lo è il riferimento al paesaggio, che sa essere tanto brullo e aspro (come le montagne di notte) quando incantevole (come le spiagge e il mare cristallino); lo è nel cibo, nell'arrosto di pecora o di cinghiale, nel sapore deciso dei formaggi fatti in loco, nel cannonau che ti dà alla testa.

La narrazione è ora chiara, logica e ordinata, ora è un fiume in piena di parole e pensieri in apparenza sconnessi, quando è affidata a Gesuino.

Leggete questo romanzo, ve lo consiglio, perché credo che anche voi, come me, vi lascerete coinvolgere e lo troverete singolare e incredibile, per stile e trama, per il linguaggio genuino e verace, per il tono, ironico e nostalgico insieme, di chi questa terra meravigliosa la conosce da vicino e la ama; per la schiettezza dei suoi personaggi..., e non restarne affascinati sarà davvero un'ardua impresa.
Consigliato!!!


*ad essere precisi, l'Autore parla di eteronimo; Nemus in sardo vuol dire "nessuno", ma Locci non vuol dargli un'accezione negativa, bensì rimandare alla figura mitologica di Nessuno (Ulisse).



13. Uno dei finalisti del Premio Bancarella 2016

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...