lunedì 21 marzo 2016

Novità "I Doni delle Muse": LADRI DI STORIA di Federico Sala



Proseguo con il segnalarvi l'uscita di "Ladri di storia", un romanzo di fantascienza che ha al centro le avventure nel tempo di due giovani protagonisti, ingaggiati per rubare oggetti che potrebbero modificare il corso della storia. 
Scritto dal giornalista Federico Sala, è un libro pensato per i ragazzi e per tutti coloro che amano romanzi avventurosi dal ritmo leggero e veloce.

LADRI DI STORIA
di Federico Sala 


ISBN: 978-88-99167-20-2 
Pagine: 188 
Prezzo: 11 euro
DALLA QUARTA DI COPERTINA 

Sembra una mattina come tutte le altre per Jacopo, come sempre in ritardo per la scuola, quando Abigail, una ragazza sconosciuta, gli offre un passaggio su un bizzarro veicolo: un vecchio scuolabus americano. Del tutto ignaro del pericolo, il ragazzo si troverà coinvolto nei loschi piani di un misterioso individuo che intende costringerli a viaggiare nel tempo per impadronirsi della copia dell’Odissea custodita nella biblioteca di Alessandria. 
Ma questo non è che l’inizio di un’incredibile avventura che condurrà i due ragazzi avanti e indietro nella storia, nella speranza di poter fare ritorno a casa…

L'AUTORE
Nato a Bergamo nel marzo del 1972, Federico Sala vive a Roma dove lavora come giornalista per Repubblica.it. Amante dei libri, dei fumetti, della storia, dei giochi, si è occupato per diversi anni della pubblicazione del libro “Serie A – Fantacalcio”, edizioni Studiovit. Due suoi racconti compaiono all’interno di antologie edite da Delos Book.

Segnalazione fantasy: I PEDONI DANZANTI di Katherine Jane Boodman



Buon pomeriggio, cari lettori.

La segnalazione letteraria di oggi stuzzica la vostra voglia di tornar bambini e vivere un'esperienza ricca di avventura!

I PEDONI DANZANTI
di Katherine Jane Boodman


prefazione di C. Bergamini
10.40 euro (cart.)
1.99 euro (kindle)

Isabella è una bambina di otto anni e tre mesi (guai a non essere precisi!). Vive con i suoi due genitori ed ogni giorno, dopo scuola, va dalla nonna in attesa che i suoi genitori finiscano di lavorare.
Andare dalla nonna significa mangiare un sacco di dolci ma anche cacciarsi nei guai.
Nella soffitta buia, tra polvere e termiti, su di una parete ammuffita, c’è un quadro raffigurante una strana scacchiera, un bosco tenebroso, una torre bislunga e un castello alle pendici di una montagna.
Qual è stato l’errore di Isabella?
Quello di toccare il quadro.
In un venerdì apparentemente normale, Isabella si ritrovata in un posto alquanto strano, dove il sole e la luna si alternano a loro piacimento, dove esistono valli senza suoni, dove le foto di bambini orfani parlano e si muovono, dove le belle fanciulle vengono chiuse in gabbie d’oro, dove i boschi sono seminati da teschi, bestie assetate di sangue e morte.
Un posto che si chiama Maricon e che da cinquant’anni non vede che orrori e sofferenze. 

Una storia oltre l’incredibile, che dimostra quanto una semplice bambina sia in grado di fare la differenza.
Un libro pieno di stranezze e di avventura, un posto dove chi si perde non sempre riesce a trovare la via di casa.

Recensione film "Room" di Lenny Abrahamson




Ieri sera ho visto in streaming un film molto drammatico e forte, fatto bene e che cattura tutta l'attenzione dello spettatore dalla prima all'ultima sequenza.

ROOM


2015
Regia di Lenny Abrahamson
Con Jacob Tremblay (Jack), Brie Larson (Joy), Joan Allen (mamma di Joy), William H. Macy (padre di Joy), Jack Fulton

La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo Stanza, letto, armadio, specchio (Room), scritto da Emma Donoghue nel 2010. La scrittrice è presente qui come sceneggiatrice e produttrice. Il romanzo stesso è ispirato al caso Fritzl.
Il film ha ricevuto moltissimi riconoscimenti, tra cui il recente Oscar a Brie Larson come miglior attrice protagonista.

Dentro la Stanza

"C'era una volta, prima che io arrivavo, che tu piangevi sempre e guardavi la tv tutto il giorno fino a diventare uno zombie, ma poi io sono piombato giù dal cielo attraverso un lucernario dentro Stanza...".

Queste sono le prime parole che sentiamo uscire dalla bocca del piccolo Jack, il bimbo protagonista di questa storia.
La prima scena si apre così, mostrandoci una stanza buia e angusta, dove ci sono una giovane donna e suo figlio, che "oggi" compie 5 anni, ha degli occhioni espressivi e dolci e una chioma castana lunga e fluente (la fonte dalla sua forza, proprio come per il biblico Sansone), tant'è che allo spettatore, a primo acchito, può sembrare più una femminuccia che un maschietto.

Jack è nato e cresciuto nella STANZA, sita in un capanno 3 metri per 3, insieme alla mamma Joy, chiamata da lui Ma'.
Jack crede che il mondo inizi e finisca con Stanza, non ha idea che al di fuori di quelle mura esistano altre persone vere, gli alberi, gli uccelli..., la vita, insomma.
E' convinto che tutto ciò che è esterno a lui e a Ma' provenga dalla tv; lo stesso uomo che porta loro il cibo e li viene a trovare durante la notte, l'irascibile "Old Nick", prende tutto ciò che porta loro direttamente dalla televisione, pensa il piccolo, che ha sentito questa spiegazione dalla mamma.

Le giornate in Stanza scorrono sempre uguali e Joy cerca di tenere impegnato il figlioletto come meglio può, leggendo con e per lui "Alice nel Paese delle Meraviglie", costruendo "serpenti" con gusci d'uomo, e altri piccoli e semplici giochi che aiutino Jack a passare le ore, chiuso com'è in quel piccolo frammento di mondo.

Un mondo piccolissimo che al bimbo sembra sufficiente per vivere, in fondo a lui basta avere Ma', ha la tv, c'è Lavandino, Armadio (in cui è costretto a dormire quando la notte "Old Nick" si ferma in Stanza...), c'è Gabinetto.

Gli occhi puri e innocenti di Jack non conoscono e non vedono il male e l'ingiustizia nel fatto che lui e Ma' siano sempre chiusi in Stanza e non escano mai; per lui la realtà è quella,  è l'unica che conosce e non gli manca null'altro per star bene.

jack e Ma' nella Stanza
Ma non è così per la povera Joy, ed ora che il figlio ha compiuto 5 anni, ha deciso di rivelargli una cosa importante: Stanza non è l'unico luogo possibile, non è tutto il mondo; oltre quelle pareti, oltre PORTA - che viene aperta e chiusa unicamente da Old Nick e quando lui vuole - c'è tanto altro, tante cose belle, vive, vere..., che Jack non conosce ma che gli piacerebbero tantissimo.

Questa nuova versione dei fatti sconvolge Jack, che inizialmente la rifiuta, non credendo alle parole della madre, che si sta smentendo da sola; così Joy gli racconta che 10 anni prima lei viveva con i suoi genitori e che un giorno Old Nick, con una scusa, l'ha fermata e poi rapita,  rinchiudendola nella Stanza.

Il Mondo Fuori dalla Stanza

Joy ormai si sta convincendo che sono stati anche troppo lì dentro e che suo figlio ha il diritto di conoscere il mondo vero, la libertà..., così progetta la fuga.

E se il primo tentativo di far uscire Jack da Stanza fallisce, il secondo - ben congegnato,con tanto di precise istruzioni da parte di Joy al figlio - riesce... : un coraggiosissimo Jack diventa lo "strumento di salvezza" per la sua Ma', e finalmente arriva il momento tanto atteso, che sancisce la fine della prigionia e la riappropriazione della propria vita da parte di Joy.

Uscire da Stanza sarà un trauma per il bimbo, che non ha mai visto altre persone (oltre Ma', il carceriere e quelle in tv), non è mai stato all'aria aperta, non ha mai sentito il calore del sole sul proprio viso, ha sempre e solo osservato un quadratino di cielo attraverso il lucernario...

Il ritorno alla vita nel mondo per Joy sarà altrettanto complicato, per se stessa - che si ritrova dopo 10 anni catapultata nella propria casa affianco a genitori che hanno proseguito, seppur con dolore, la propria vita senza di lei - e rispetto al figlio, di cui lei sente lo smarrimento, la paura.

Considerazioni personali

Il film è quindi diviso in due capitoli, e lo spettatore vive molto da vicino, quasi in prima persona, soprattutto la vita in Stanza, attraverso riprese spesso così buie, racchiuse in questo spazio piccolo e scuro, trovandosi faccia a faccia con gli occhi angosciati e stanchi di Joy, e quelli sereni e curiosi di Jack.

Fa tenerezza Jack, che sembra  non saper che farsene di tanto spazio nella nuova casa, dei tanti giochi a disposizione, di tanto cibo che non ha mai visto; il soffermarsi su di lui, sul suo viso, sul suo punto di vista conferisce alla storia quel tocco di spontaneità e semplicità che rende quello che in fondo è un caso terribile di cronaca nera una sorta di "favola", seppur drammatica e dolorosa.

jack
E se il dramma e il dolore non sono finiti per Joy una volta fuori da Stanza, sarà ancora il suo bambino a salvarla, a ridarle la forza di vivere.

Room ci mostra il dolore di una madre che ama suo figlio in modo viscerale e che vuole solo il meglio per lui, pur avendo lei per prima bisogno di ritrovare se stessa; ci mostra il dolore visto con gli occhi di un bambino, che però possiede - come solo il bimbi hanno - l'incredibile capacità di adattarsi a tutte le situazioni.

E per entrambi dovrà arrivare il momento di dire addio definitivamente a Stanza per poter vivere appieno nel Mondo vero, che è un miracolo tutto da scoprire insieme.

Room è un film che commuove, che tiene incollato lo spettatore allo schermo, facendolo stare col fiato sospeso; è un film che racconta di due vite rubate che però avranno la grande possibilità di salvarsi e guarirsi reciprocamente, in virtù di quell'amore che le unisce.

Non si può che consigliarlo; la Larson trasmette, nel volto struccato e provato, negli atteggiamenti ora stanchi ora nervosi, nei toni di voce alterati o dimessi, tutta l'angoscia di una madre disperata; il piccolo Jacob è sensazionale, espressivo..., e con poche location a disposizione Abrahamson riesce a costruire un film potente, che tratta un argomento difficile, un dramma psicologico non indifferente, e lo fa toccando e guidando con sensibilità, e con l'ingenuo stupore proprio del giovanissimo protagonista, le emozioni di chi lo guarda.

Ricordando Alda Merini




1931-2009

Sono nata il ventuno a primavera
ma non sapevo che nascer folle,
aprire le zolle
potesse scatenar tempesta...

Così Proserpina lieve 
vede piovere sulle erbe
sui grossi frumenti gentili
e piange sempre la sera.
Forse è la sua preghiera.



Avrebbe compiuto 85 anni oggi, ALDA MERINI, nata il giorno in cui convenzionalmente inizia la Primavera.

In occasione dell'anniversario della sua nascita, non potevo non ricordarla insieme a voi qui sul blog; e per un attimo mi ero convinta che l'avrei fatto riportandovi i punti salienti della sua biografia.

Ma leggendo le sue meravigliose poesie, ho pensato che esse parlano dell'esistenza ricca e travagliata di questa grande donna, madre e artista, meglio di qualunque parola detta su di lei.

Tutte le poesie sono state prese dal sito che le figlie della poetessa hanno dedicato alla loro mamma (SITO).


Il suo amore per la poesia.

Se la mia poesia mi abbandonasse

Se la mia poesia mi abbandonasse
come polvere o vento,
se io non potessi più cantare,
come polvere o vento,
io cadrei a terra sconfitta
trafitta forse come la farfalla
e in cerca della polvere d’oro
morirei sopra una lampadina accesa,
se la mia poesia non fosse come una gruccia
che tiene su uno scheletro tremante,
cadrei a terra come un cadavere
che l’amore ha sconfitto.



I poeti lavorano di notte 


I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro, 
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.

I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.

Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.

(da "Destinati a morire")

La maternità, quale fonte di immensa gioia ma anche di dolore, apprensione...


domenica 20 marzo 2016

Anteprima Frassinelli: LA CONFESSIONE DI ROMAN MARKIN di Anthony Marra (22 marzo)



Due romanzi storici che entrano di diritto nella mia lista dei desideri ^_^

Il primo libro rivisita il mito dell'imperatrice d'Austria Sissi sulla scorta di un'approfondita ricerca storica, restituendoci - per la prima volta in forma di romanzo - tutto il fascino e la complessità di un personaggio indimenticabile.

IL MIO NOME E' SISSI
di Allison Pataki




DeA (bookme)
tras. S. Ristori
544 pp
16.90 euro
Ottobre 2015
È il 1853 ed Elisabeth ha appena quindici anni quando lascia gli amati boschi della Baviera per accompagnare la madre e la sorella Helene alla corte degli Asburgo. 
È Helene, infatti, la prescelta, colei che, secondo il volere dell'Arciduchessa madre, sposerà il cugino Franz Joseph. Ma il destino ha altri programmi e presto Sissi si ritrova all'altare, sepolta sotto un vestito magnifico troppo imponente per la sua figura, la morsa impietosa del corsetto a toglierle il fiato. 
Al suo fianco c'è l'uomo dei sogni: giovane quasi quanto lei, ricco e potente oltre ogni immaginazione, irresistibile nell'alta uniforme. 
La piccola Sissi diventa imperatrice e milioni di sudditi impazziscono per lei. 
Ma la Corte di Vienna non è il mondo delle fiabe, e il "vissero felici e contenti ", forse, è un miraggio. Perché l'impero è in fermento e l'Arciduchessa non vuole rinunciare al predominio sul figlio. 
Perché essere imperatrice significa sacrificare ogni libertà, compresa quella di crescere i propri figli. Perché Franz è alle prese con doveri più grandi di lui. Perché la morte non guarda in faccia nessuno, neppure i principi di sangue blu. Perché non bastano le mille candele dei saloni dorati di Schönbrunn a far brillare un amore che si spegne un po' ogni giorno. 

"Il mio nome è Sissi" rivisita il mito dell'imperatrice più amata sulla scorta di un'approfondita ricerca storica, restituendoci, in forma di romanzo, tutta la complessità di un personaggio indimenticabile.

L'autrice.
Allison Pataki è una scrittrice e giornalista americana.


Il secondo romanzo è in uscita il 22 marzo: un intreccio di storie famigliari, di guerre e di potere, di dolore e solitudine.


LA CONFESSIONE DI ROMAN MARKIN
di Anthony Marra

Ed. Frassinelli
336 pp
19.50 euro
USCITA:
22 MARZO 2016

Trama

Roman Markin amava l’arte, l’aveva studiata, sognava di diventare un pittore. Ma nella Russia staliniana, più che artisti, servivano «censori di immagini», deputati a modificare dipinti e fotografie per cancellare personaggi caduti in disgrazia e considerati traditori dal regime. 
Ma Roman non resiste alla tentazione di salvare o di aggiungere volti e particolari perché restino tracce, anche se quasi invisibili, di chi ha amato, di chi è stato, e di quello che è stato. 
Così, da un lato rifiuta − anche se nemmeno lui sa bene perché, forse solo per amore della bellezza − di cancellare del tutto la figura aggraziata di una ballerina invisa al regime, dall’altro inserisce il volto del perduto fratello Vas’ka ovunque, nelle fotografie ufficiali, nei quadri del realismo socialista, persino su un paesaggio bucolico ceceno dipinto nel XIX secolo dal pittore Zacharov. 
Ed è seguendo negli anni il destino di quel quadro, e del paesaggio che rappresenta, che si snoda questa storia fatta di tante storie e di tanti destini, intrecciati tra loro, al di là del tempo e dello spazio. 
Dal quadro spariranno delle figure, e altre ne appariranno, come se il dipinto volesse in qualche modo seguire le vicende tragiche del luogo che rappresenta.

Il risultato è un libro per certi aspetti indescrivibile, tecnicamente perfetto ma nello stesso tempo arioso e struggente, profondo e luminoso, pieno di umanità e di vita.

L'autore.
È diventato praticamente impossibile ricostruire il numero di riconoscimenti ottenuti prima in USA e poi in tutto il mondo dal giovanissimo Anthony Marra con il suo primo romanzo, La fragile costellazione della vita (USA 2013, Italia 2014). Nato a Washington D.C., abita a Oakland, in California. Dopo un periodo di studi nell’Europa dell’Est, ha frequentato un Master in scrittura creativa alla Iowa University e insegna attualmente alla Stanford. Tra i suoi lettori, c’è Barack Obama.

Dietro le pagine di "La bambina numero 8" ("Orphan #8") di Kim van Alkemade



La storia contenuta in "La bambina numero 8" (recensione) è così ben raccontata e collocata in un preciso contesto storico-geografico da avermi incuriosita moltissimo, così mi son messa a cercare informazioni sul "dietro le pagine" del romanzo, su cosa l'ha ispirato e su quali fonti si è documentata l'Autrice.

Per far questo mi sono affidata al sito di Kim van Aldemade e ad altri che trattano l'argomento principale della storia: cosa accadeva negli orfanotrofi in quegli anni (l'utilizzo degli orfanelli come cavie da laboratorio).

N.B.: come spesso faccio presente, questa rubrica inevitabilmente può svelare (non sempre e nella stessa misura, ci mancherebbe) alcuni particolari importanti contenuti nel romanzo, il che potrebbe spegnere un po' la legittima curiosità del lettore che si accosta al libro per la prima volta, ignaro di cosa lo aspetta.
Ergo, se non avete letto il romanzo ma avete intenzione di farlo, non soffermatevi troppo su questo articolo, magari se vi va - a me fa piacere - ci tornate in un secondo momento, dopo la lettura.
Credo che verrà anche a voi la voglia di saperne di più  ^_-

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Ciò che leggiamo spesso è frutto della fantasia dell'Autore ma altre volte quest'ultimo trae ispirazione da storie/situazioni/persone reali, di cui ha avuto conoscenza diretta o indiretta.

La rubrica "Dietro le pagine" prende nome e idea da una presente nel blog "Itching for books" e cercherà di rispondere (cercherò di darle una cadenza settimanale, sempre in base alle piccole ricerche che riuscirò a fare) a questa curiosità: Cosa si nasconde dietro le pagine di un libro? Qual è stata la fonte di ispirazione?
"



Kim van Alkemade (il cognome è olandese) c'ha messo otto anni per ricercare informazioni che le permettessero di scrivere Orphan # 8 .
Tutto è cominciato dal suo interesse per l'istituto ebraico Orphan Asylum di New York, l'ente in cui il nonno, Victor Berger (chi leggerà o ha letto il romanzo troverà questo nome già nella dedica) e i suoi fratelli, Charlie e Seymour, son cresciuti. La sua bisnonna, Fannie Berger, ha lavorato presso l'orfanotrofio, prima come domestica e poi come consulente. 

Molti dei personaggi e degli eventi in Orphan # 8 sono stati quindi ispirati dalla sua storia familiare.

Tutto è partito dal 2007, quando l'Autrice ha cominciato a fare ricerche sulla propria famiglia, spulciando negli archivi del Center for Jewish History di New York City; inizialmente non pensava proprio di scrivere un romanzo storico, fatto sta che leggendo i verbali del comitato esecutivo dell'Orphan Asylum, ha iniziato ad appassionarsi.

orfanotrofio The Hebrew Orphan Asylum
primi Anni Venti
I verbali, infatti, riportavano in modo dettagliato tutto ciò che accadeva nell'istituto, che negli Anni Venti era uno dei più grandi e rinomati per l'assistenza all'infanzia; situato in Amsterdam Avenue, ospitava circa 1200 bambini.

Uno dei problemi più preoccupanti di allora erano le malattie che affliggevano i piccoli ospiti, tra cui la sifilide; ma un particolare attira l'attenzione di Kim leggendo i verbali: l'acquisto di parrucche per otto bambini che avevano sviluppato l'alopecia a seguito di trattamenti con i raggi X, portati avanti dalla dottoressa Elsie Fox. 

Mille domande si sono affollate nella mente di Kim...

Chi era questa donna che ha ordinato e predisposto la somministrazione di raggi X?
Perché l'orfanotrofio aveva una macchina a raggi X,
 e chi sono stati i bimbi in trattamento? 
Cosa poteva essere successo a uno di questi bambini calvi  cresciuti in orfanotrofio? 
Come questo ha influenzato il corso delle loro singole esistenze?

Recensione: LA BAMBINA NUMERO 8 (Orphan #8) di Kim van Alkemade



Ed eccomi alla recensione di un libro molto bello e capace di suscitare una fiumana di emozioni contrastanti e travolgenti.
Spero di sapervi rendere in modo esauriente ciò che mi ha lasciato.

LA BAMBINA NUMERO 8
(Orphan #8)
di Kim van Alkemade


Ed. Bookme (DeA)
384 pp
16.90 euro
dal 4 gennaio 2016
L'orfanella e l'infermiera

Incontriamo Rachel Rabinowitz la prima volta quando è una bambina di 4 anni, curiosa, deliziosa, pasticciona ma anche molto dolce.
Vive a New York (siamo negli anni della Prima guerra Mondiale) con il fratellino Sam (6 anni) e i loro genitori, Harry e Visha.
Sono una famiglia di ebrei, e i quattro conducono un'esistenza modesta ma dignitosa.
Una famiglia felice, serena.
Fino al giorno in cui qualcosa rompe definitivamente la felicità di tutti: mamma Visha scopre che suo marito Harry l'ha tradita, i due litigano violentemente e, nel corso del litigio, l'uomo uccide la moglie, per poi scappare.

La storia della Rachel bambina si intervalla a quella della Rachel degli Anni Cinquanta, ormai adulta, 40enne, che attualmente lavora come infermiera in una casa di riposo e conduce una vita regolare e solitaria.

Del suo passato Rachel ha certamente molti ricordi, ma ci sono tante cose che costituiscono una sorta di buco nero, che non riesce a riportare alla coscienza.
Forse il suo inconscio vuol proteggerla da qualcosa di troppo doloroso?

Beh, di dolore ce n'è stato, e anche tanto, nella vita di Rachel... ed infatti, capitolo dopo capitolo, l'Autrice ci fa passare dal presente al passato per farci conoscere tutte le tristi vicissitudini passate da questa donna, sin dall'infanzia.

Ad aprire in lei un varco importante per ritornare indietro nel tempo e ricordare tutto ciò che ha vissuto nel brefotrofio in cui è stata per due anni fondamentali della propria esistenza, è la nuova, anziana paziente della casa di riposo: la dottoressa Mildred Solomon.

L'infermiera e la vecchina - che si sta pian piano spegnendo a causa di un tumore - si sono già incontrate, in un lontanissimo passato, quando Rachel era piccola.
Che collegamento c'è tra loro? E perchè Mildred la chiama "bambina numero 8"?

La scoperta della verità non può avvenire solo sulla base dei ricordi, che risalgono all'infanzia nel brefotrofio, ed è per questo motivo che Rachel comincia a cercare informazioni e articoli medico-scientifici scritti dalla dottoressa Salomon, per saperne di più e poter afferrare quel filo che le unisce.

Vita in istituto


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