martedì 31 gennaio 2017

Recensione: NESSUNO COME NOI di Luca Bianchini



È il 1987.
Vince,Cate e Spagna sono amici inseparabili, compagni di liceo al Majorana di Torino. Gli equilibri di questi "tre cuori in affitto" traballano un po' quando arriva un nuovo compagno, ricco e carino...
I nostri amici vivranno un anno scolastico turbolento, durante il quale ciascuno avrà modo di crescere e conoscere meglio se stesso.



NESSUNO COME NOI
di Luca Bianchini



NESSUNO COME NOI
Ed. Mondadori
250 pp
18 euro
Gennaio 2016
Siamo a Torino, nel 1987.
I protagonisti della nostra storia sono gli adolescenti, in particolare Vincenzo Piscitelli, per gli amici Vince, aspirante paninaro, non ancora 17enne, innamorato perdutamente della compagna di banco di terza liceo del Majorana di Torino, Caterina, detta Cate.
La vivace e un po' egocentrica Cate, che si innamora alla velocità della luce di diversi ragazzi ma che proprio pare non accorgersi dell'amico de cuore, che le muore dietro.
Il tutto sotto gli sguardi perplessi della loro amica Spagna che, consapevole delle paranoie amorose di Cate e delle delusioni di Vince, dispensa consigli sentimentali con la sua lingua pungente e fiera del proprio aspetto dark, che fa ridere i compagni e torcere un po' il muso agli adulti.

I tre sono amici per la pelle e insieme si divertono un sacco; sono così appiccicati che in classe li chiamano "Tre cuori in affitto", come il terzetto inseparabile della loro sit-com preferita. 

I tre si barcamenano quindi, come è tipico alla loro età, tra interrogazioni, qualche discussione con i genitori e le loro piccole "grane" sentimentali.
La loro serenità di gruppo viene stravolta quando, nel corso dell'anno scolastico, arriva un nuovo compagno: Romeo Fioravanti, bello, viziato e un po' arrogante, ripetente e a serio rischio di perdere pure quest'anno.

Romeo è un po' più grande dei suoi nuovi compagni - sta per compiere 18 anni e per prendere la patente - e ostenta un atteggiamento "da grande", un po' snob, di figlio di papà coi soldi, eppure Vince riesce a scalfire quella corazza un tantino spocchiosa e, con il suo modo di fare sincero, schietto e leale, conquista le simpatie di Romeo.

Pian piano tra i due si instaura un rapporto di amicizia intenso, confidenziale, e ciascuno si rende conto di quanto l'altro stia diventando importante per lui, anche se dirselo non è proprio semplice, e a volte neanche dimostrarselo con i fatti.
Ma Vince a modo suo, pur con tutte le sue incertezze, incarna l'ideale del vero amico perchè, tra le varie cose, sa ascoltare, e questo tutti, anche un tipetto particolare come Romeo, lo apprezzano.

Inizialmente questa loro amicizia manda un po' in confusione Cate, che si sente spodestata dal cuore dell'amico, che ha iniziato a passare troppo tempo col nuovo arrivato, ma giorno dopo giorno Romeo comincerà ad integrarsi col gruppetto e questo però non mancherà di portare qualche sconvolgimento, che susciterà piccole gelosie e perplessità...

Ma a combinare guai e a dare "gatte da pelare" non sono solo gli adolescenti, sempre incasinati per natura, bensì pure gli adulti, soprattutto quando vogliono tornare ragazzi e provare i brividi della gioventù!
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E così seguiamo non soltanto i rapporti tra i "tre cuori in affitto più Romeo", ma anche quelli della professoressa di italiano, Betty Bottone, da sempre ligia al dovere, competente nella propria materia, maternamente intransigente con i propri alunni, e appassionata di Ariosto.

Galeotto fu l'Orlando furioso e chi lo scrisse! Quando Betty incontra la sua "anima gemella", con cui condivide la passione per la letteratura ed in particolare per quest'autore, perde letteralmente la bussola; non solo, ma la perde per l'uomo sbagliato.

Cosa fare? Sulla soglia dei 50 anni, nubile, senza un innamorato, con la sola Letteratura come compagnia...., ma la povera Betty c'avrà il diritto di vivere un amore folle, infischiandosene ogni tanto di regole e etichette?
E se anche questo sentimento potrebbe portar con sè preoccupazioni e ansietà..., non varrà comunque la pena viverlo?

Tra corse in moto e un gelato ad addolcirti la giornata, tra una gita indimenticabile a Vienna e preoccupanti interrogazioni a scuola, tra bisticci e riappacificazioni, Vince e i suoi amici cresceranno e impareranno tante cose, prima di tutto su loro stessi.

Impareranno che non sempre gli adulti si comportano con più assennatezza dei giovani, anzi, quando si mettono d'impegno, combinano un sacco di casini!
Impareranno che non è un Moncler a dire chi sei, e neppure i metri quadri della casa in cui vivi, ma la persona che sei, con tutte le tue debolezze, le paure e i punti di forza..., e chi ti vuol bene, continua a volertene proprio quando conosce e accetta "il peggio di te".
Impareranno che l'amicizia è uno dei più bei doni che si possano ricevere e dare e che è bello rassicurare chi vuoi bene che tu, per lui, ci sarai sempre.
Impareranno che basta poco per essere felici - tipo circondarsi delle persone ti stimano e ti vogliono bene, anche nel fare e dire cavolate - e che quando l'amicizia e l'affetto sono veri e sinceri, ti rendi conto che quelle che hai vicino sono le uniche persone con cui desideri stare e che ti fanno dire, con un sorriso: Nessuno come noi.
Sono quelli i "veri tesori" e i ricordi più preziosi che porterai sempre con te, e un giorno, magari tanti anni più tardi, una semplice cartolina ingiallita riuscirà a strapparti una lacrima e un sorriso.

"Nessuno come noi" è un libro che leggi con l'animo leggero di chi si accosta ad un'età "terribile e splendida" e ne (ri)assapora tutta la bellezza, rivivendo insieme ai suoi protagonisti i piccoli grandi problemi tipici di quell'età: la scuola col suo carico di preoccupazioni, la difficoltà a farsi accettare da tutti per ciò che si è e di accettare a tua volta l'altro, "il nuovo"; il rapporto coi genitori, non sempre semplice; le prime delusioni sentimentali; la consapevolezza di essere finiti nella fantomatica "friendzone"; un'amicizia speciale che riesce a turbarti nell'animo... 

E' un romanzo che ci catapulta negli Anni '80 - i favolosi Anni '80 - e per me che ci sono "passata" è stato un tuffo in un passato che è anche un po' mio: e così mi son ritrovata a sorridere con tenera nostalgia in certi passaggi, leggendo dei Duran Duran, le canzoni di Renato Zero, e poi ho riso da sola nei momenti in cui ho ripensato a me che, arrabbiatissima col mondo intero, prendevo la matita e riavvolgevo le musicassette quando il nastro si accartocciava pericolosamente...!

La scrittura semplice, immediata e fluida di Bianchini, l'abbondanza di dialoghi, i personaggi spontanei e "freschi", rendono "Nessuno come noi" una lettura piacevolissima: Vince e i suoi amici ti fanno sorridere per la loro schiettezza, i modi di fare, le loro paturnie, il loro bisogno di essere capiti e amati per come sono, e si arriva alla fine quasi con un po' di malinconia, perchè non li si vorrebbe lasciare.
Ma io questa sensazione, con Bianchini, la vivo sempre.

Consigliato, in particolare a chi vuol immergersi nell'universo degli adolescenti, che sanno travolgerti come nessuno mai, e lasciarsi cullare da una dolce e "allegra malinconia"  al pensiero di quell'età spensierata di cui mai, a nessuna età, dovremmo perdere lo spirito.

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lunedì 30 gennaio 2017

Recensione: IL RUBINO INTENSO DEI SEGRETI di Viviana Picchiarelli




In mezzo alle suggestive colline umbre e tra i filari di vigneti stillanti profumi e sapori inconfondibili e inebrianti, si svolge la storia di un'agiata famiglia, dedita da generazioni alla produzione di vini di qualità, che dietro la facciata di rispettabilità e austerità, cela al suo interno segreti, bugie, tradimenti, amori soffocati e tormentati, invidie e gelosie.


IL RUBINO INTENSO DEI SEGRETI
di Viviana Picchiarelli



Anno: 2016 
€ 16,00
Pagine: 437 
Self publishing (ebook)
Prezzo versione digitale: € 4,99
Greta Capotosti, 36enne, ha appena lasciato la città che l’ha accolta negli ultimi 5 anni (Milano) per tornare nella sua terra d’origine, nella bella e suggestiva Umbria e, soprattutto, nella grande tenuta di famiglia, in cui è nata e cresciuta.
Il ritorno a casa non è accompagnato da sentimenti solo positivi, perché da quella famiglia Greta è letteralmente scappata.
È scappata da un clima famigliare sempre teso e cupo a causa delle intricate e frustranti vicende e dei rapporti tra gli abitanti della casa. Nella tenuta, infatti, Greta è cresciuta  non solo insieme ai genitori Enrico e Fiorenza (ormai separati da diversi anni) ma anche con nonna Olivia, la vera e sola “padrona di casa”, con lo zio Gianfranco (fratello di Enrico), sua moglie – zia Isabella -  e il loro unico figlio, Michele.
Tra le mura domestiche si è sempre respirata molta tensione e rigidità, in particolare a motivo della presenza eccessivamente austera ed ingombrante di nonna Olivia, la matriarca che – dopo la morte del marito – non soltanto  ha sempre avuto in mano le redini dell’azienda vinicola, ma ancor di più le vite di figli e nipoti; a questo, negli anni si sono aggiunti i problemi personali all’interno delle singole famiglie, su cui però la stessa Olivia ha avuto purtroppo il suo triste peso.

Greta, quindi, è tornata a casa, dopo esserne fuggita, dopo essere andata via senza dare spiegazioni a nessuno, nemmeno alla persona più importante della sua vita.
Greta aveva un sogno nel cuore da coltivare: diventare una bravissima ballerina di danza classica; una passione che ha caratterizzato la sua infanzia, facendola sentire viva, e che lei ha assecondato in tutti i modi, fino al triste giorno  di 5 anni prima in cui un incidente ha spezzato questi sogni e il suo innegabile talento, lasciandola zoppa non solo nel fisico ma soprattutto nel cuore.
Un cuore che è mutilato e sofferente perché Greta non è stata costretta a rinunciare “soltanto” (come se fosse poco!) alla sua amata danza, ma anche al suo amore di gioventù. Un amore vissuto di nascosto perché “stonato”, non lecito, che, se fosse diventato noto a chi era loro attorno, avrebbe ricevuto disapprovazione.
Sì perché il grande amore di Greta è suo cugino, Michele Capotosti, ed è comprensibile come questo sentimento sia stato vissuto dai due innamorati con un gran senso di colpa, con la consapevolezza che questo loro folle amore fosse proibito, “sporco”.
Un amore non privo di conseguenze, che Greta ha dovuto affrontare nel silenzio e da sola e che, se Michele le conoscesse, lo farebbero infuriare.

Ora che è tornata a casa dopo essere fuggita da tutto e tutti, Greta non sa cosa aspettarsi, nè se e quanto resterà nella tenuta.
Michele è arrabbiato con lei perché s’è sentito abbandonato dalla donna amata, senza ricevere spiegazioni; la cugina fatica a riconoscerlo perché l’uomo è diventato cinico, nervoso, frustrato, e si è dato al proprio lavoro di manager della tenuta Capotosti anima e corpo, abbandonando definitivamente la sua passione più grande: il pianoforte.
Michele ama suonare il piano ma ha dovuto mettere da parte talento e passione per assecondare il volere paterno e di nonna Olivia, che sono riusciti a “costringerlo” a lavorare per l’azienda di famiglia, lascando perdere la musica. Ovviamente, questa scelta obbligata ha reso Michele un uomo infelice e arrabbiato con tutto e tutti, e perdere Greta non ha fatto che peggiorare le cose…
Non solo, ma per cercare di andare avanti, Michele s’è fidanzato con la bella Cristina, l’avvocato di famiglia, fingendo sentimenti che non nutre – perché nel suo cuore c’è posto solo per la cugina – e accettando di fissare la data del matrimonio…

Ed ora che Greta è tornata cosa succederà?  La fiamma dell’amore e della passione che li ha tenuti legatissimi in passato, si riaccenderà o i due riusciranno a tenerla a bada?

Ma ad essere cambiato non è solo Michele e il suo rapporto con lui, bensì anche gli altri componenti della famiglia, in special modo Olivia.
Questa nonna-tiranno, austera, priva di qualsiasi slancio d’affetto verso chiunque, un vero e proprio generale in casa, che ha sempre messo il becco su tutto, condizionando la vita dei figli, dei nipoti e, lì dove c’è riuscita, delle nuore, facendone scappare una (Fiorenza) e rendendo  l’altra (Isabella) triste e depressa…, ebbene proprio lei adesso è ridotta ad un involucro vuoto, senza più volontà e memoria. Questo per colpa dell’Alzheimer, che l’ha resa inabile, un peso morto di cui si occupa soltanto la sua domestica personale (Teresa), supportata da Enrico, l’unico della famiglia che riesce ad avvicinarsi alla vecchia donna.

La presenza di Greta in famiglia scombinerà gli equilibri (o presunti tali) formatisi negli ultimi anni, mettendo di fronte tutti i Capotosti davanti alle proprie responsabilità e, soprattutto, davanti ai tanti segreti inconfessati che hanno lacerato e influenzato la vita di tutti loro.

Ognuno ha infatti delle verità taciute che, se venissero scoperte, lacererebbero i legami tra loro, che già di per sé sono complicati.
Basta una scatola di biscotti con dentro delle lettere, frutto delle sfogo di una donna sola e infelice, per mandare in crisi un uomo posato come Enrico e per gettare nella disperazione l’infelice Michele.
Ma per un segreto terribile tenuto nascosto per anni e poi scoperto nel modo più drammatico, ce ne sono altri che, se rivelati, potrebbero in qualche modo sistemare anche le situazioni più sconvolgenti…

Considerazioni

“Il rubino intenso dei segreti” è un romanzo che ha al centro questa famiglia, al cui interno covano troppe bugie, troppi segreti che dal passato pretendono di riaffiorare, minacciando disastri in esistenze che finora hanno provato a trascinarsi se stessi, la propria felicità, senza viverla davvero.
Ma per quanto scoprire dolorose verità sia pericoloso e faccia soffrire, è anche necessario se si vuole diventare davvero padroni della propria vita e del proprio futuro.

Ho ritrovato tra queste pagine la scrittura accurata, elegante e sensibile di Viviana Picchiarelli, che già avevo apprezzato in “La locanda dalle emozioni di carta”.
I personaggi sono tutti caratterizzati alla perfezione, di ciascuno ci vengono palesati emozioni, sentimenti, pensieri, paure, fragilità, speranze, col risultato che tutti loro prendono vita dalle pagine del libro e ci sembra, leggendo, di conoscerli davvero, di essere lì con loro nella bella tenuta dei Capotosti.

E come l’Autrice, con la sua scrittura viva, dettagliata, attenta, riesce a farci sentire e vivere la suggestione e il fascino della vita dedita alla produzione del vino (sembra quasi di sentire il calore del sole passeggiando tra i filari, o l’odore deciso del vino nei calici), così riesce anche a farci “sentire” inevitabilmente tutta la tensione emotiva, il peso delle cose non dette per egoismo, paura, per troppo amore…, e che rischiano di logorare pericolosamente i membri di questa famiglia e i legami tra loro, a causa di questi segreti custoditi, “segreti dell’anima di un unico colore, carico e robusto come il rubino intenso dei loro vini”.

È un romanzo che ci tocca diversi temi, in particolare l’importanza di lottare per i propri sogni, la forza del perdono,  gli effetti drammatici di bugie raccontate per anni, il rapporto genitori-figli, spesso reso complesso dalle esperienze difficili dei primi, che – magari anche non volendo – si ripercuotono sulla felicità dei secondi.

Viviana Picchiarelli ci regala un’emozionante ed intensa storia famigliare, svelandocene pian piano gli scheletri nell’armadio, le  trame e gli intrighi, attraverso diversi colpi di scena e rivelazioni importanti che si incastrano tra loro creando intrecci interessanti, e attraverso personaggi realistici, delineati benissimo dal punto di vista psicologico, cui è dato a ciascuno il proprio spazio, così da conoscerne pregi e debolezze.
Durante la lettura è stato inevitabile entrare in empatia con essi, cercando di comprenderne le azioni, i pensieri, le scelte, e provando di conseguenza “simpatia” per l’uno o “antipatia” per l’altro.
Ma ciò che mi è piaciuto è che l’Autrice, in qualche modo, permette ad ognuno di loro di “riscattarsi”, come a ricordarci che anche le persone più difficili hanno bisogno di perdono.

Tutto è accattivante in questo libro: storia, personaggi, ambientazione, stile di scrittura; lo si divora perché la lettura scorre catturando da subito tutto l’attenzione del lettore, donandogli non poche emozioni.

Ringrazio l’Autrice per l’opportunità di leggere questo secondo romanzo, che non posso non consigliarvi!

sabato 28 gennaio 2017

Recensione: LADRA DI CIOCCOLATO di Laura Florand (RC2017)



Una storia romantica e focosa, ambientata in una Parigi molto chic e suggestiva, e resa sensuale da una sfrenata passione per il cioccolato.

LADRA DI CIOCCOLATO
di Laura Florand



Ladra di cioccolato
Ed. Leggereditore
trad. S. Terziani
329 pp
5.90 euro
2015
Lui è il miglior chocolatier di Parigi; lei è la figlia di un imprenditore americano, a capo di una delle più importanti industrie di cioccolato e, pur di carpire i segreti per ottenere un cioccolato di qualità, è disposta a rubarli e a diventare... la ladra di cioccolato!

Cade Corey è la figlia primogenita del proprietario della nota industria americana del cioccolato Corey, che da anni vende barrette cioccolatose a basso prezzo e di media qualità.
Cade è vissuta nella ricchezza ma non per questo vuol fare la vita della riccona figlia di papà; da anni ormai lavora per l'azienda e sta cercando di inserire qualche novità per incrementare le vendite.
Una di queste è creare una linea di cioccolatini gourmet, che proponga quindi ciccolatini qualitativamente migliori e raffinati; e dove si può "comprare" la ricetta per creare questa nuova linea?
Ma in Francia, naturalmente, più precisamente a Parigi, dove lavorano i più prestigiosi chocolatier!

Il primo di essi ad essere avvicinato da una convintissima Cade è Sylvain Marquis; Cade è convinta che con educazione, fascino e un'ottima offerta economica, riuscirà facilmente a convincere Mr Marquis a permettere che il suo nome venga apposto su questa linea di cioccolatini da vendere negli USA...

Ma Sylvain, che crede ciecamente nella qualità ed esclusività del proprio lavoro e della propria arte, non ha alcuna intenzione di svendere (a nessun prezzo) il proprio nome sui prodotti di un'industria che produce barrette vendute nei distributori automatici a 30 cent....!
L'idea gli fa accapponare la pelle dall'orrore!
Niente e nessuno potrà mai corromperlo e convincerlo a svendersi per produrre un prodotto di massa, che forse lo arricchirebbe economicamente, ma di certo toglierebbe prestigio al suo nome, è fuori discussione.

Il primo incontro tra Cade e Sylvain è quindi imbarazzante e breve, perchè con poche sprezzanti battute l'uomo fa capire alla donna che mai e poi mai accetterà di collaborare con lei.

Ma Cade è un osso duro e, attratta tanto dalle mani sapienti di questo "dio del cioccolato", che sa creare cioccolatini di tutte le forme, speziati, profumati, con ganache all'intero che sembrano velluto, quanto dal suo fascino di maschio bello e aitante, è disposta davvero a tutto pur di ottenere ciò che vuole.
Anche a introdursi di notte e di soppiatto nel laboratorio di Sylvain per tentare di rubarne le ricette...!

Ben presto comincia a diffondersi in web e sui media la notizia che una ladruncola sta cercando di rubare i segreti del mastro cioccolataio parigino, e quando spunta il nome di Cade Corey le cose iniziano a diventare più preoccupanti, soprattutto per il buon nome dei Corey in quanto imprenditori.

Intanto, tra Sylvain e Cade scatta una fiamma inarrestabile di passione, che i due esitano a chiamare sentimento perchè entrambi nutrono sospetti reciproci.
Sylvain, da sempre oggetto di desiderio di donne sensibili alla sua arte di cioccolataio, ha avuto spesso delusioni che gli hanno spezzato il cuore, e ora ha paura che quest'americain possa servirsi di lui per poi sparire. Questi dubbi non gli impediscono però di provare un'attrazione che va oltre la fisicità...

Cade, a sua volta, si sente sopraffatta dall'onda di sensazioni che lui le provoca, vorrebbe abbandonavisi ma teme che Sylvain si serva di lei solo per il sesso e per dimostrarle di essere il più forte.

Tra incertezze e speranze, sguardi furiosi e languidi, frasi sarcastiche, pungenti alternate a sospiri e gemiti sensuali, tra l'assaggio di un cioccolatino ripieno ed un altro amaro ma terribilmente sexy, Sylvain e Cade capiranno cosa vogliono l'uno dall'altra e dalla vita.

E' una commedia rosa simpatica, ha dei momenti divertenti e abbondano le descrizioni di beatitudine che solo il cioccolato dona (e che solo chi, come la sottoscritta, ama il cioccolato, conosce bene), e l'Autrice è molto brava a restituirci tutta la gamma di odori e sapori speziati che arricchiscono i cioccolatini preparati dalle sapienti mani di Sylvain e assaporati da una bramosa Cade.

La storia è carina e piacevole, anche se molti dialoghi e situazioni li ho trovati poco avvincenti e "moscetti", però nel complesso è un rosa godibile, e di certo stimola tantissimo le papille gustative ^_^



READING CHALLENGE
obiettivo n.34
un libro che parli di cucina

venerdì 27 gennaio 2017

GIORNATA DELLA MEMORIA: Frammenti di "Se questo è un uomo"



Due frammenti - tra i tanti! - che mi hanno colpito di "Se questo è un uomo" e che desidero condividere oggi con voi:


"Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere questa offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati al fondo. Più giù di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla più e nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. (...) Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e biso gno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine «Campo di annientamento», e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo."




"Sappiamo donde veniamo: i ricordi del mondo di fuori popolano i nostri sonni e le nostre veglie, ci accorgia mo con stupore che nulla abbiamo dimenticato, ogni memoria evocata ci sorge davanti dolorosamente nitida. Ma dove andiamo non sappiamo. Potremo forse sopravvivere alle malattie e sfuggire alle scelte, forse anche resistere al lavoro e alla fame che ci consumano: e dopo? Qui, lontani momentaneamente dalle bestemmie e dai colpi, possiamo rientrare in noi stessi e meditare, e allora diventa chiaro che non ritorneremo. Noi abbiamo viaggiato fin qui nei vagoni piombati; noi abbiamo visto partire verso il niente le nostre donne e i nostri bambini; noi fatti schiavi abbiamo marciato cento volte avanti e indietro alla fatica muta, spenti nell’anima prima che dalla morte anonima. Noi non ritorneremo. Nessuno deve uscire di qui, che potrebbe portare al mondo, insieme col segno impresso nella carne, la mala novella di quanto, ad Auschwitz, è bastato animo all’uomo di fare dell’uomo."



giovedì 26 gennaio 2017

Epigrafe da... NESSUNO COME NOI



Appena arrivato il mio ultimo arrivo libroso, preso con un buono su La Feltrinelli ^_^

Si tratta del romanzo di Luca Bianchini, dal 10 gennaio in libreria, NESSUNO COME NOI.

Ecco la breve citazione riportata:


"Se, come il viso, si mostrasse il core".
ARIOSTO, Orlando furioso




ANCHE IL LIBRO CHE STATE LEGGENDO VOI 
HA UNA CITAZIONE INTRODUTTIVA O UNA BELLA DEDICA?




"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire


mercoledì 25 gennaio 2017

Recensione: SE QUESTO E' UN UOMO di Primo Levi



Recensire libri che raccontano in modo diretto esperienze inumane come quella narrata da Primo Levi in "Se questo è un uomo", non è mai semplice per me, perchè questo tipo di letture mi coinvolge sempre tanto a livello emotivo.

Se questo è un uomo, a mio modestissimo avviso, fa parte di quei libri che vanno letti, perchè leggerlo vuol dire fare in modo che la voce di queste persone, miracolosamente sopravvissute alla devastante esperienza dei campi di concentramento, continui a rimbombare nelle orecchie di tutti noi e delle generazioni future, affinchè il ricordo di quello che è stato non vada mai dimenticato.

"Se dall’interno dei Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire nelle vostre case ciò che a noi viene inflitto qui."


SE QUESTO E' UN UOMO
di Primo Levi



Ed. Einaudi
272 pp
10.50 euro
2005
Primo Levi giunge nel campo di lavoro (Arbeitslager) di Buna-Monowitz (Auschwitz III) nel febbraio 1944 e ne uscirà nel gennaio dell'anno dopo, in seguito all'arrivo dell'Armata Russa.
Reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947.

La testimonianza che giunge a noi da queste pagine è sconvolgente perchè trasporta il lettore con la mente nelll'inferno dei Lager.

Primo ci racconta lo sgomento iniziale provato, insieme agli altri italiani compagni di sventura, il senso indefinito di rassegnazione e di paura di fronte alla consapevolezza di essere finiti in un luogo dal quale, quasi sicuramente, non sarebbero usciti.
Non vivi, almeno.
E man mano che passano le ore, i giorni, le settimane, si fa spazio l'agghiacciante pensiero che... lì dentro, al di qua del filo spinato, ogni Häftling (prigioniero) è già morto dentro, nell'animo; nonostante tutto, egli deve continuare a "vivere in questo dramma pazzo", in questo macabro teatro in cui degli uomini hanno deciso di vestire i panni di carnefici ed oppressori violenti e folli e di rendere i propri simili come delle bestie, di annullarne ogni umanità.

Al deportato nel Lager veniva tolto tutto quanto possedeva: nome, ricordi, lingua, oggetti personali, abiti, capelli...
Cosa ne restava? Un involucro vuoto, un ammasso di sofferenza ambulante, con le spalle ricurve, gli occhi spenti, la faccia scarnificata, le gambe e le braccia secche come bastoni.


"Häftling: ho imparato che io sono uno Häftling. Il mio nome è 174 517; siamo stati battezzati, porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro."


" Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.".

Lavoro, fatica, percosse, freddo, paura, solitudine, fame: questo è il pane quotidiano dei deportati, ciò che li affligge durante le ore del giorno ma anche della notte, sottoforma di incubi o di insonnia.

Nel Lager, ci dice Levi, esisono sostanzialmente due categorie di esseri umani: i sommersi e i salvati, perchè la lotta per la sopravvivenza è senza remissione in quanto ognuno è "disperatamente ferocemente solo". Avviene uno spietato processo di selezione naturale, in una situazione tristemente straordinaria come quella del campo di concentramento, dove i salvati sono coloro che ce la faranno, che riescono a sopravvivere, e i sommersi - la maggior parte - coloro che soccombono e che, negli anni, quando l'Autore sarà al sicuro nella propria casa, continueranno a popolare i suoi dolorosi ricordi.

Perchè da Auschwitz, in un certo senso, non si esce più, perché il ricordo di quei mesi "mi percuote nei sogni", scrive Primo, che conscio della immane tragicità di quanto vissuto, nei mesi successivi alla liberazione sentirà il legittimo ed urgente bisogno di raccontare cosa ai tedeschi è venuto in mente di architettare a danno di milioni di persone.

Raccontare non solo per far sapere, per render noto al mondo a quale livello di ferocia è possibile giungere, ma anche per provare a liberarsi interiormente di quest'incubo.

Si legge questo scritto autobiografico con un senso di profonda tristezza e orrore; tristezza per le povere vittime di tanta malvagità e lucida follia - che siano vittime "salvate" o "sommerse" -, orrore per coloro che questo genocidio lo hanno organizzato e attuato.

Il Lager è il luogo della negazione, che annulla l'umanità e la dignità umana, non solo nelle vittime ma anche nei carnefici.

Ciò che colpisce dell'analisi lucida, asciutta, essenziale tramandataci da Levi è apprendere come lui (e, attraverso le sue parole, i deportati in generale) fosse convinto che sarebbe morto lì, in quelle baracche al freddo, o lavorando duramente fuori, a qualsiasi temperatura, stremato dalla debolezza, dalla fame, dal freddo.

"...ma per noi, ore, giorni e mesi si riversavano torpidi dal futuro nel passato, sempre troppo lenti, materia vile e superflua di cui cercavamo di disfarci al più presto. Conchiuso il tempo in cui i giorni si inseguivano vivaci, preziosi e irreparabili, il futuro ci stava davanti grigio e inarticolato, come una barriera invincibile. Per noi, la storia si era fermata".

Ogni giornata poteva essere vissuta solo pensando all'oggi, il che significava stringere i denti e cercare di incassare meno botte possibili, di garantirsi la quotidiana razione di zuppa e pane, di non farsi rubare la gamella o il cucchiaio o (peggio ancora) le scarpe; di cercare di arrivare a domani, al giorno successivo, e a quello successivo ancora.

E Primo sa che, se è sopravvissuto, è (anche) grazie a una serie di coincidenze fortunate e a persone che l'hanno preso in simpatia e l'hanno aiutato; ad es., la sua laurea in Chimica ha avuto un peso nel determinare il suo destino, così come l'aver preso la scarlattina verso la fine della prigionia; oppure persone come Alberto* e Lorenzo**, che hanno contribuito a dargli un minimo di sollievo; in particolare, Lorenzo è stato per Primo una figura amica, un grande aiuto per lui, perchè con la sua umanità pura e incontaminata ha fatto sì che Primo non dimenticasse di essere egli stesso un uomo.

E' un libro che si divora, per il linguaggio, semplice e sobrio ma allo stesso tempo denso di rimandi letterari - da Dante alla Bibbia -, il modo di scrivere diretto, il racconto nitido e chiaro di un'esperienza devastante, e leggendolo inevitabilmente ci passano davanti agli occhi le immagini della vita in quell'inferno, e attraverso le parole dell'Autore proviamo, seppur lontanamente, a immaginare come dev'essere stato vivere lì, circondati dal degrado, dall'umiliazione, dalla paura di non esserci l'indomani ma di venire gettati nelle camere a gas.

Non posso che consigliare la lettura di questo libro.


*Alberto Dalla Volta
**Lorenzo Perrone



martedì 24 gennaio 2017

Lontana anteprima: LA RAGAZZA ITALIANA di Lucinda Riley - in arrivo a metà giugno 2017



Un'autrice contemporanea molto amata è sicuramente Lucinda Riley; ebbene, ho appena letto sulla fanpage di Fb che a giugno (eh sì, è lontanuccio) uscirà per la Giunti un altro suo romanzo.


LA RAGAZZA  ITALIANA
di Lucinda Riley


Ed. Giunti
14 GIUGNO 2017
Una storia di passione e tradimento pubblicata già diversi anni fa col titolo Aria e con lo pseudonimo di Lucinda Edmonds.

Napoli, 1966. Rosanna Menici ha soltanto undici anni quando incontra per la prima volta Roberto Rossini, l'uomo che cambierà la sua vita per sempre.
La ragazzina ha infatti una voce straordinaria e il suo talento viene subito notato dal giovane Rossini, brillante studente della Scala di Milano, che durante una visita a Napoli incoraggia la famiglia Menici a coltivare le doti di Rosanna, presentandola a uno dei grandi maestri della lirica.

Negli anni a venire, i loro destini sono legati dal loro straordinario talento come cantanti d'opera e dal loro amore forte, duraturo ma anche ossessivo che nutrono l'una per l'altro; un amore che alla fine condizionerà la vita di tutti coloro che sono loro più vicini. 
Perché, come Rosanna scoprirà lentamente, la loro unione è ossessionata da pesanti segreti del passato. . .

Il viaggio di Rosanna prende il via dalle sue umili origini nei vicoli di Napoli per spostarsi nei teatri d'opera più prestigiosi del mondo.
Ambientato in uno sfondo abbagliante di luoghi suggestivi, La ragazza italiana si sviluppa in un racconto toccante e indimenticabile di amore, tradimenti e la scoperta di sé.




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