Altro libro terminato durante le vacanze svizzere:
LO STRANIERO
di Albert Camus
Bompiani Tascabili 176 pp |
Protagonista è Meursault, un modesto impiegato che vive ad Algeri in uno stato di indifferenza, di estraneità a se stesso e al mondo. Un giorno, dopo un litigio, inesplicabilmente Meursault uccide un arabo. Viene arrestato e si consegna, del tutto impassibile, alle inevitabili conseguenze del fatto – il processo e la condanna a morte – senza cercare giustificazioni, difese o menzogne.
Lo straniero (in fr. L'Etranger) è un romanzo del 1942, che la critica letteraria definisce "esistenzialista".
Protagonista un uomo di circa 30 anni; all'inizio della storia lo vediamo recarsi al funerale della madre, già da tempo ospite di una casa di riposo.
Dal funerale in poi, una serie di piccoli eventi e di pochi personaggi ruoteranno attorno al nostro Mersault, dando movimento e colore alle sue giornate e "decidendo" anche il corso della sua vita.
C'è il vecchio Salamano, che litiga sempre col suo cane; c'è l'amico Celeste, c'è Maria (amica e amante di Mersault, che vorrebbe farsi sposare da lui) e soprattutto c'è Raimondo, a causa del quale il nostro eroe andrà incontro a "qualche guaio".
Raimondo ha infatti un'amante, che lui schiaffeggia con violenza; il fratello della donna, insieme a tre amici (tutti e quattro di nazionalità araba) cercheranno di vendicarsi.
Per una serie di circostanze, Mersault si troverà implicato nella faccenda e ucciderà un arabo, subendo quindi un processo per omicidio.
Ciò che colpisce di questo romanzo, sin da subito, è il carattere del protagonista: indifferente a tutto ciò che accade attorno a lui, emotivamente passivo...
Al funerale della madre non versa una lacrima, fuma, fa colazione, mostra la più ... sincera!... indifferenza.
Stesso atteggiamento verso gli altri, compresa Maria, che pare innamorata di lui; ma per Mersault la parola d'ordine è "per me è lo stesso": sposarsi, lavorare ad Algeri piuttosto che a Parigi, l'amicizia con Raimondo..., sembra che questo tipo di scelte non lo coinvolgano assolutamente, che nulla lo chiami ad essere attivo protagonista della propria vita, nelle cose piccole come nelle grandi.
Mersault non è cattivo, anzi sembra anche abbastanza socievole (non di molte parole, eh), affabile, pacifico, paziente; va anche molto ad umore e a sensazioni: lui vive il presente a livello di "sensazioni del momento".
E' un tipo che, sì, pensa molto, si fa un sacco di elucubrazioni mentali, ma c'è poco di sentimentale ed emotivo in lui: riflette sul senso delle cose che lui o gli altri fanno, sul senso della vita e della morte (soprattutto nella seconda parte del libro), ma sempre con distacco, come se guardasse attraverso uno specchio qualcosa che proprio non lo riguarda.
La cosa più sconcertante è il distacco emotivo vissuto a proposito del proprio "destino": durante il processo e il dibattimento, davanti alle accuse del p.m. e ai tentativi (alquanto blandi) di difesa da parte del proprio avvocato, emergono sempre più forti l'indifferenza e il cinismo di quest'uomo.
Mersault non capisce il perchè di tutto questo "gran parlare" di lui, del suo rapporto con la defunta mamma, il suo atteggiamento; tutte cose che passano in primo piano al processo, prima ancora del delitto in sè.
Il dibattimento infatti ruoterà attorno a Mersault uomo, non tanto sulla dinamica dell'omicidio - anche perchè lui stesso non fornirà molti elementi su cui dibattere -: ciò che l'accusa sottolineerà è la crudeltà di un uomo che non ha alcuna remore, alcun rimorso, alcuna parola di pentimento di fronte alla realtà del proprio delitto.