La mia WL di oggi si arricchisce di libri che trattano il tema dell'Olocausto.
Voi li conoscete? Li avete letti?
HO SOGNATO LA CIOCCOLATO PER ANNI
di Trudi Birger, J. McGreen
Ed. Piemme Trad. M.L. Cesa Bianchi 8.90 euro 192 pp ottobre 2013 |
Sedici anni sono troppo pochi per conoscere gli orrori di un campo di sterminio, per sopportare il freddo e la fame, per ascoltare le atroci battute dei soldati, per vedere morire le persone accanto a te come bestie in un macello, per essere spinti sino sulla porta di un forno crematorio. Sembrerebbe impossibile trovare la forza di sopravvivere, di tirare avanti, di continuare a lavorare, a sperare, ad amare.
Ma Trudi Birger ce l’ha fatta.
Questa è una storia vera. La storia di una ragazzina che, dai tè danzanti di Francoforte, si trova rinchiusa nel ghetto di Kosvo, prima di finire nell’infamante campo di Stutthof.
È la storia di una figlia che rifiuta di salvarsi per non abbandonare la madre, perché sa che solo da quel legame intenso e profondo potrà attingere la forza per continuare a sperare.
Nella semplicità del suo racconto autobiografico, Trudi Birger ci guida tra le atrocità e le sofferenze dell’Olocausto per svelarci la forza della speranza che non si arrende, dei sogni che rifiutano di morire, degli affetti che la tengono in vita.
L'autrice.
Sopravvissuta alle atrocità dell’Olocausto, Trudi Birger alla fine della guerra si è trasferita a Gerusalemme dove ha vissuto con la sua numerosa famiglia. Derubata della giovinezza, ha scelto di dedicarsi con tutte le sue forze ai bambini più poveri, di qualunque etnia e religione fossero, fino alla sua morte, nel 2002.Ho sognato la cioccolata per anni, il racconto della sua esperienza nei campi di concentramento, è stato tradotto in tutto il mondo, suscitando grande commozione. Il seguito della sua storia è narrato in Da bambina ho fatto una promessa, sempre edito da Piemme.
Trama
Dalle tenebre alla gioia è una profonda testimonianza sulla Shoah ma anche e soprattutto una meditazione sulla vita.
Ma è comunque alla parte migliore dell'uomo che Magda dedica queste pagine. La sua fede è gioia spirituale. Una pienezza sottratta alla disperazione, rubata all'inferno che non è riuscito a inghiottirla, nutrita da una vita di incontri tra anime. Questa donna ha conosciuto la grazia di rinascere e ci esorta a raggiungere la fecondità della gioia: "Eppure non invidio coloro che non hanno conosciuto la fame, perché non conosceranno mai la gioia di una briciola di pane".
L'autrice.
Magda Hollander-Lafon, ebrea di origine ungherese, è stata deportata ad Auschwitz-Birkenau nel 1944, all'età di sedici anni. Sopravvissuta alla prigionia, si è rifugiata in Belgio dopo la guerra, dove ha studiato per diventare psicologa infantile e si è avvicinata alla fede cristiana. Sposata, è madre di quattro figli. Da oltre trent'anni vive in Francia, a Rennes, con il marito.
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Sopravvissuta alle atrocità dell’Olocausto, Trudi Birger alla fine della guerra si è trasferita a Gerusalemme dove ha vissuto con la sua numerosa famiglia. Derubata della giovinezza, ha scelto di dedicarsi con tutte le sue forze ai bambini più poveri, di qualunque etnia e religione fossero, fino alla sua morte, nel 2002.Ho sognato la cioccolata per anni, il racconto della sua esperienza nei campi di concentramento, è stato tradotto in tutto il mondo, suscitando grande commozione. Il seguito della sua storia è narrato in Da bambina ho fatto una promessa, sempre edito da Piemme.
DALLE TENEBRE ALLA GIOIA
di Magda Hollander-Lafon
Ed. Mondadori 156 pp 9.90 euro Trad.L. Santi USCITA 22 GENNAIO 2013 |
Nel 1944, a sedici anni, Magda Hollander-Lafon, ebrea ungherese, fu deportata ad Auschwitz-Birkenau con la madre e la sorella, decedute in quel lager nei primi giorni di reclusione.
Magda sarà l'unica della sua famiglia a sopravvivere alla Soluzione finale: il padre, scoprirà poi, all'epoca della sua deportazione era già morto nel ghetto di Nyíregyháza, in Ungheria.
Dalle tenebre alla gioia è una profonda testimonianza sulla Shoah ma anche e soprattutto una meditazione sulla vita.
Strappate a quell'esperienza di morte, le parole di Magda sono il frutto di una lunga traversata, costellata di rinascite: i quattro pezzetti di pane ricevuti da una donna in fin di vita nel campo, perché possa sopravvivere e raccontare l'inferno, le gocce d'acqua offerte dalle compagne quando è ormai allo stremo, il movimento delle nuvole nel cielo di Auschwitz, che le fiamme del crematorio hanno smesso per un momento di oscurare, o ancora il sorriso di una donna sconosciuta che la accoglie all'uscita dall'universo concentrazionario.
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E poi l'aiuto del "buon custode", un guardiano che, a rischio della sua stessa vita, le riscalda i piedi congelati donandole un paio di zoccoli: "Quando se n'è andato sono riuscita di nuovo a piangere e a sperare nella bontà degli uomini".
Nel suo ricordo, qua e là emergono anche le figure peggiori, come la kapò del Block 8: "Ho impiegato trent'anni per riuscire a ricordare il volto di Edwige. La primavera è tornata nel mio cuore, perché posso parlare di lei senza che mi invada la melma sudicia dell'odio. Edwige rappresentava, ogni giorno, la tentazione dello sconforto. Era una di noi, addomesticata a immagine e somiglianza dei nostri carnefici".
Nel suo ricordo, qua e là emergono anche le figure peggiori, come la kapò del Block 8: "Ho impiegato trent'anni per riuscire a ricordare il volto di Edwige. La primavera è tornata nel mio cuore, perché posso parlare di lei senza che mi invada la melma sudicia dell'odio. Edwige rappresentava, ogni giorno, la tentazione dello sconforto. Era una di noi, addomesticata a immagine e somiglianza dei nostri carnefici".
Ma è comunque alla parte migliore dell'uomo che Magda dedica queste pagine. La sua fede è gioia spirituale. Una pienezza sottratta alla disperazione, rubata all'inferno che non è riuscito a inghiottirla, nutrita da una vita di incontri tra anime. Questa donna ha conosciuto la grazia di rinascere e ci esorta a raggiungere la fecondità della gioia: "Eppure non invidio coloro che non hanno conosciuto la fame, perché non conosceranno mai la gioia di una briciola di pane".
L'autrice.
Magda Hollander-Lafon, ebrea di origine ungherese, è stata deportata ad Auschwitz-Birkenau nel 1944, all'età di sedici anni. Sopravvissuta alla prigionia, si è rifugiata in Belgio dopo la guerra, dove ha studiato per diventare psicologa infantile e si è avvicinata alla fede cristiana. Sposata, è madre di quattro figli. Da oltre trent'anni vive in Francia, a Rennes, con il marito.