lunedì 18 agosto 2025

Recensione || NEVER FLINCH. LA LOTTERIA DEGLI INNOCENTI di Stephen King



Un uomo, accusato ingiustamente di un reato che non ha commesso, viene ucciso in carcere; un serial killer decide di vendicarne la morte uccidendo un certo numero di innocenti.
L'investigatrice privata Holly Gibney dà il proprio prezioso contributo alla polizia per individuare l'assassino ma questi non sarà l'unico uomo a cui darà la caccia: una femminista, che ha assunto Holly  come guardia del corpo, sta ricevendo pericolose minacce da uno stalker mosso da uno spirito religioso decisamente fanatico.



NEVER FLINCH. LA LOTTERIA DEGLI INNOCENTI
di Stephen King


Sperling&Kupfer
trad. L. Briasco
512 pp
Quando l'ispettrice Izzy Jaynes e tutto il dipartimento di polizia di Buckeye si vede recapitare una lettera in cui un certo Bill Wilson (nome sicuramente falso) minaccia una diabolica missione di espiazione, capiscono sin da subito di essere di fronte ad un'indagine oscura e pericolosa. 
Tale Wilson promette vendetta: ha intenzione, infatti, di uccidere tredici innocenti e un colpevole come riscatto per «l'inutile morte di un innocente».
L'innocente cui fa riferimento il killer è Alan Duffrey, accusato e condannato per possesso di materiale pedopornografico; l'uomo è stato ucciso in prigione e della sua morte - frutto di un clamoroso errore giudiziario - qualcuno deve rendere conto e pagare lo scotto.
Il "signor Wilson" non toglierà la vita a chi materialmente ha contribuito a condannare ingiustamente un innocente, bensì si vendicherà a sua volta su degli innocenti.

"Quando avrà finito, il mondo intero saprà che se un innocente muore, altri innocenti devono morire insieme a lui. È l’unica espiazione davvero perfetta.
«Perché i colpevoli soffriranno»"

Purtroppo, come avremo modo di constatare nel corso della lettura, il killer sceglie a caso le proprie vittime; esse non hanno alcun collegamento né con Duffrey né con il vero colpevole del reato contestato a Duffrey (e che ha deciso di confessare per ragioni egoistiche e perché è in una condizione in cui "non ha più nulla da perdere"...) né con il giudice o la giuria che ha emesso sentenza.

Il nome vero del serial killer lo conosceremo molto più in là, ma ciò che ci viene detto è che spesso - in taluni contesti, come durante le riunioni degli Alcolisti Anonimi cui partecipa - si fa chiamare Trig.
 
Ovviamente - proprio come Bill Wilson - anche Trig è un soprannome per cui Izzy e la sua amica detective Holly Gibney devono assolutamente individuare l'identità che si cela dietro questi pseudonimi; non solo, ma devono capire come si muove, se c'è un minimo di criterio nella scelta delle vittime innocenti e, soprattutto, perché lo sta facendo.
Sì, certo, la motivazione ufficiale e dichiarata è vendicare Duffrey... Ma perché l'assassino ha così a cuore il caso? È forse un parente o un amico di Duffrey? Cosa lo lega all'ingiusta condanna di cui quell'uomo è stata vittima?

Parallelamente, seguiamo le vicende turbolente di Kate McKay, attivista dal notevole carisma, simbolo di una nuova ondata di femminismo, che tiene numerose ed affollatissime conferenze in diversi stati, "predicando" con fervore soprattutto sul diritto delle donne di poter decidere della propria vita e del proprio corpo, ad es. in merito all'aborto. 

Le sale in cui Kate - seguita ed assistita dalla sua stretta e fedele collaboratrice, la giovane Corrie Anderson - va ad urlare con passione e convinzione "Potere alle donne!", si riempiono ovviamente di sostenitori ed estimatori dell'attivista ma anche di detrattori ed in particolare di frange di cristiani estremisti che la ritengono un'assassina di feti e, di conseguenza, una donna pericolosa, portatrice di messaggi diabolici e contrari alla fede cristiana.
Tra questi cristiani si acquatta, nell'ombra degli angoli meno illuminati delle sale, qualcuno più fanatico di altri che è intenzionato a mettere a tacere la McKay, costi quel che costi. 
All'inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale e proprio Holly viene chiamata da Kate per proteggerla facendole da bodyguard.

La Gibney, quindi, si muove tra due casi che viaggiano su due binari distinti e distanti ma che, a un certo punto, si incroceranno: da una parte, Holly vuole essere d'aiuto all'amica Izzy, cercando di ragionare con lei su come arrivare a capire chi si celi dietro il nomignolo Trig, dall'altra deve fare i conti con una datrice di lavoro - Kate - che è bella tosta, una donna altamente sicura di sé, che quasi si sente imbattibile e inaffondabile, ma che dovrà accettare, suo malgrado, come il suo stalker sia tenace e determinato almeno quanto lei, e che quelli che, inizialmente, erano solo dei dispettucci (per quanto comunque già sgradevoli e, in una certa misura, pericolosi), man mano diventano dei reati che mettono a rischio la vita sua, di Corrie, della stessa Holly e del fiume di gente che va ad ascoltare (per osannarla o insultarla) la McKay.

La narrazione segue la prospettiva dei numerosi personaggi che, in vari modi e per diverse ragioni, sono coinvolti nelle vicende riguardanti i due casi (Trig/Kate), compresa quella del criminale che ha architettato questa sanguinosa "lotteria degli innocenti".

Trigg è una persona intelligente, scaltra, che, nell'organizzare la sua malvagia missione omicida, si sforza di stare attento a non lasciare tracce del proprio passaggio sulle varie (e, il più delle volte, estemporanee) scene del crimine, ma ha un enorme problema: è una personalità disturbata e in ogni momento (tanto più in quelli cruciali) sente la voce sprezzante di suo padre (morto) che lo prende in giro o lo rimprovera, fatto che lo manda in ansia e che innesca rabbia e frustrazione, così da porlo in una condizione di estrema violenza ma anche di vulnerabilità.

E quando si è vulnerabili, è più facile commettere errori e sviste, e se poi sulle tracce del serial killer c'è una riflessiva Holly, che non smette di rimuginare su particolari e dettagli ambigui fino a quando non le si accende la lampadina, c'è da star certi che presto o tardi si arriverà al colpevole.

C'è solo da sperare di non arrivare troppo tardi e che il serial killer non finisca per portare a termine il proprio malefico piano criminale...

Cosa dire di questo romanzo?

Premessa n.1: non ho letto molti libri di King, anzi, ne ho letti decisamente meno di quanto avrei voluto, il che non mi rende un'esperta della produzione letteraria kinghiana.
Premessa n.2: so che Holly è presente in altri romanzi precedenti a questo, e così pure altri personaggi che compaiono qui, ma io non ho mai letto null'altro, prima, con Holly Gibney.

Detto questo, onestamente mi tocca ammettere che per almeno metà libro mi sono quasi... annoiata; ho trovato il ritmo lento, troppo dilatato, ciò che veniva raccontato - nonostante ci fosse questo serial killer  in giro ad ammazzare gente a caso - non mi coinvolgeva, non mi dava suspense, non mi sembrava proprio granché, ecco, forse perché mi sono accostata a questo romanzo con l'idea che, essendo scritto dal maestro dell'horror (lo so che Never flinch non è horror e non mi aspettavo lo fosse), risultasse appassionante, con personaggi che mi inchiodassero al testo e che fossero, se non malvagi sino al diabolico, quanto meno interessanti, impattanti.

Ora, riconosco che Holly non è male come personaggio principale: una donna over 50, coi capelli brizzolati, minuta e tanto, tanto insicura, con numerose fragilità e con una bassa autostima, che però riesce a tirar fuori intuizioni importanti per risolvere i casi ai quali lavora. Mi è sembrato un personaggio complesso, ben costruito e questo mi è piaciuto.

Trig, invece, che comunque è principale anch'egli in questo thriller (poco "thrilleroso", ahimè), mi ha convinto poco, l'ho trovato piatto e privo di mordente, artificioso, insomma non mi ha stupito né in bene né in male.

L'idea di base è carina, un po' meno interessante la storia parallela della femminista invasata (al pari dei fanatici religiosi che la vogliono morta) e che va in giro urlando in nome del potere alle donne; anche lo stalker che la pedina (di cui conosceremo la storia personale) non mi ha conquistata.

Insomma, nel complesso devo dire che questo romanzo non mi ha entusiasmata, l'ho trovato debole su molti fronti, privo di tensione per la maggior parte della trama; si salva nelle ultime cento pagine, in cui il ritmo si fa più dinamico, si sente l'adrenalina dovuta alla corsa contro il tempo per fermare Trig e verso la fine, infatti, la mia attenzione ha avuto un picco verso l'alto.
Finale criptico e, per questo, positivo.

Salvo il romanzo per l'ultima parte, che mi ha coinvolta maggiormente; purtroppo per 2/3 non mi ha presa, come dicevo, e non ho mollato per testardaggine mia.

Ultima confessione: mentre leggevo, spesso mi son ritrovata a chiedermi: ma l'ha scritto davvero Stephen King?????

Senza infamia e senza lode.
Non lo consiglio spassionatamente, ma solo a chi ama King a prescindere.




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Un buon libro lascia al lettore l'impressione di leggere qualcosa della propria esperienza personale. O. Lagercrantz

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