domenica 1 novembre 2015

Frammenti di letture (V. Woolf, Gita al faro)



Il potere evocativo e suggestivo delle parole e della lettura!
Anche la signora Ramsey ne è soggiogata.

"C’è qualcosa che voglio — qualcosa che sono venuta a prendere qui, e cadde sempre di più senza sapere bene che cosa fosse, con gli occhi chiusi. E aspettò, sferruzzando, pensando, e pian piano quelle parole pronunciate durante la cena: «La rosa è in fiore e ronza di api gialle» presero ad andarle avanti e indietro per la testa, ritmicamente, e mentre andavano avanti e indietro, le parole, come piccole lampade schermate, una rossa, una blu, una gialla, si accesero nel buio della sua mente, e le sembrò che lasciassero un appiglio per volare avanti e indietro, o per gridare e sentire l’eco; così si girò e cercò un libro sul tavolino accanto a lei.

,
E tutte le vite che mai vivemmo
E tutte le vite a venire
Sono piene di alberi e di foglie caduche,

mormorò, infilando i ferri nel calzettone. E aprì il libro e cominciò a leggere qua e là a caso, e mentre leggeva sentì che tornava indietro, si arrampicava, in su, facendosi strada tra petali che si curvavano su di lei, tanto che sapeva soltanto questo è bianco, o questo è rosso.
All’inizio non capiva che cosa significassero le parole.

Volgete, volgete qui i pini alati, stanchi Marinai

leggeva e voltava le pagine, dondolandosi, andando da una parte all’altra, da un verso all’altro come da un ramo all’altro, da un fiore rosso e bianco a un altro, finché un rumore sordo la fece riscuotere..."

(V. Woolf, Gita al faro)


Recensione film: VIA DALLA PAZZA FOLLA di Thomas Vinterberg



Ieri sera mi è venuta voglia di guardarmi in streaming un film che è stato dato al cinema molto di recente.

VIA DALLA PAZZA FOLLA



Tratto dal famosissimo e omonimo romanzo inglese dell'800, di Thomas Hardy, il film è la seconda versione cinematografica dopo il precedente classico del cinema inglese con Julie Christie e Alan Bates, negli anni 60. A vestire i panni della bellissima e testarda proprietaria terriera Batsheba e del suo fattore sono qui Carey Mulligan e Matthias Schoenarts, in un adattamento dalla letteratura al cinema tra i migliori degli ultimi anni per ricchezza dell'ambientazione e bravura degli interpreti. Un film sontuoso. (fonte: comingsoon)



REGIA: Thomas Vinterberg
SCENEGGIATURA: David Nicholls
ATTORI: Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Juno Temple, Tom Sturridge, Hilton McRae, Bradley Hall, John Neville


Via dalla pazza folla ha per protagonista Batsheba Everdene (Carey Mulligan), una donna, forte, volitiva, orgogliosa, indipendente e desiderosa di mantenere la propria libertà.

Conosce il signor Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts) durante un soggiorno da una anziana zia, e subito lui si sente attratto da questa donna dal sorriso dolce ma dal carattere deciso.
Così le chiede di diventare sua moglie, ma la delusione è alle porte: lei  risponde di no, pur sentendo una certa attrazione per quell'uomo alto, affascinante, bravo nel proprio lavoro, sempre disponibile e molto taciturno.

Pur riconoscendo in lui un buon potenziale marito, non ha alcuna intenzione di legarsi in matrimonio, semplicemente perchè questo tipo di legame tanto vincolante non corrisponde al suo modo di concepire la vita di donna libera.

Le strade dei due si dividono temporaneamente: per Oak le cose non si mettono bene, e a causa di un "incidente" che vede coinvolte le sue 200 pecore, perde tutto quel che ha ed è costretto a lasciare tutto, cercando fortuna altrove.

Lei invece scopre di essere la ricca ereditiera di uno zio benestante, che possiede una grande fattoria, messa maluccio ma che Bathsheba saprà mettere in sesto con la tenacia e la capacità organizzativa che la contraddistingue.

Le strade dei due si incrociano nuovamente e questa volta Gabriel viene assunto da lei, come pastore.

Tra i due i rapporti sono oscillanti e instabili: lui nutre dell'affetto sincero e forte per lei, unito alla voglia di proteggerla, mentre la signorina non fa che sottolineare la posizione subalterna di lui e il suo doverle portare rispetto perchè sua padrona.

Batsheba non riesce a (o forse non vuole) vedere l'amore di lui, pur apprezzandone la fedeltà assoluta.

.
E' convinta di non aver bisogno di un uomo accanto a sè e continua a rifiutare la proposta di matrimonio anche da parte di un vicino di casa benestante, gentile e colto (William Boldwood)

Fino a quando non arriva un sergente, ricco, bello ma terribilmente sfrontato e arrogante...

Batsheba è una donna come tutte noi: anche se convinta di essere libera dal potere dell'amore, è come chiunque altra, bisognosa di protezione, affetto e devozione totali.

Ma non rischia di cercare tutto questa nella persona sbagliata?

Eppure Gabriel è sempre lì, a vegliare su di lei, con il suo sguardo dolce e attento, la sua presenza forte e premurosa, la sua voce calda e rassicurante.


L'aspetterà per sempre? Deciditi, Batsheba, prima che sia troppo tardi...!

Una storia ambientata nell'affascinante Inghilterra di fine Ottocento, nelle sconfinate terre del Dorset; gli ambienti naturali sono spettacolari, immensi spazi verdi, cieli azzurri e, uniti a delle musiche romantiche molto belle, non possono che far sognare ad occhi aperti.

E in effetti bastano questi a creare l'atmosfera, perchè la storia di per sè, per quanto romantica, non ha - a mio avviso - al suo interno elementi che la rendano davvero irresistibile.
E' una storia d'amore tipica di quel tempo, di quelle raccontate dai classici dell'epoca: contrastata, appassionata, dolce e struggente, in cui all'amore puro, forte, incondizionato si oppone quello interessato capriccioso, infantile, contornato di ostacoli che mettono in pericolo - fino a 5 minuti prima dalla fine - l'amore vero.

Consigliato a chi ama le storie romantiche, recitate bene e collocate in un'epoca e in un contesto pieni di fascino, pittoreschi a livello naturalistico; allo stesso tempo aggiungo anche che però, alla del film, non mi è venuto da esclamare: ma che bella storia d'amore!! mi ha emozionata tantissimo!

A rapirmi, ripeto, sono state più le ambientazioni, le musiche e Schoenaerts, affascinante davvero. 

Ultimo film recensito: SUBURRA

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sabato 31 ottobre 2015

Remembering River Phoenix



Da sua fan, impossibile non ricordarlo spesso, tanto più oggi, 31 ottobre.



Spazio Esordienti: AAA. CERCASI DISPERATAMENTE UN LIETO FINE di Ariel



Buongiorno, cari lettori, e buon sabato!!
Questa mattina non starò molto al pc ma non potevo non scrivere qualcosa ^:^
E in questo post desidero segnalarvi il romanzo di un'autrice emergente.


AAA. CERCASI DISPERATAMENTE UN LIETO FINE
di Ariel


178 pp
3.52 euro
2015



Trama

Jennifer è una ragazza insoddisfatta della propria vita: svolge una professione che non le piace, è fidanzata con un ragazzo che la tradisce e convive con una modella che la obbliga a seguire le sue assurde diete. Così, quando capisce che ha vinto il primo premio alla lotteria Italia, non ci impiega molto tempo a mandare tutti a quel paese e a impegnarsi ad acquistare uno splendido attico in centro a Milano ma... dopo un giorno ricco di soddisfazioni la ragazza si accorgerà che c'è stato un errore, e che non ha vinto proprio nulla!
Cosa fare allora? Come rimediare ai danni che ha combinato?
Tra le ricerche di un lavoro, nuove conoscenze e la determinazione a volersi tirare fuori dai guai la ragazza vivrà una serie di avventure che la porteranno (forse) a coronare il suo più grande obiettivo: raggiungere un lieto fine perfetto per iniziare un nuovo capitolo, altrettanto meraviglioso, della sua vita.

venerdì 30 ottobre 2015

In lettura: I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE di Mitch Albom



Libro in lettura da oggi.
Lo conoscete? Lo avete letto? Che ne pensate?

I MIEI MARTEDI' COL PROFESSORE
di Mitch Albom


Ed. Rizzoli
200 pp
7.90 euro
2000

Un giovane giornalista, cinico e rampante, e Morrie, suo vecchio professore, malato senza speranza, tornano a incontrarsi e parlarsi ogni martedì. Nei loro incontri settimanali parlano della famiglia, del perdono, della vecchiaia, della morte, ma soprattutto dell'amore.


«Un libro straordinario, una storia di sentimenti scritta con l'anima.» Los Angeles Times «Adoro questo libro. L'ho consigliato a tutti i miei amici. Una splendida storia vera, che irradia un incessante alone di luce.» Amy Tan 

«Questo libro è una miniera incredibile. Dal senso della propria mortalità scaturiscono insegnamenti e rivelazioni. L'insegnante che condivide questa esperienza cì regala una profonda saggezza. Ho riso, ho pianto e ho ordinato cinque copie per i miei figli.» Bernie Siegel 

«Un racconto toccante, di coraggio e saggezza, narrato attraverso gli occhi di un mentore impenitente che esplora gli aspetti multiformi della sua morte. C'è molto da imparare dalla sua ultima lezione.» Jon Kabat- Zinn 

«Un libro scritto splendidamente con grande chiarezza e saggezza. Coglie in modo incantevole la semplicità che si annida nelle complessità della vita.» M.Scott Peck

Recensione: GITA AL FARO di Virginia Woolf



Dalla narrativa di ieri sera passiamo a un classico psicologico che per me si è rivelato impegnativo da leggere (almeno nel primissimo approccio alla lettura):

GITA AL FARO
di Virginia Woolf

Ed. Einaudi
trad. A. Nadotti
216 pp
10 ero
Sinossi

1914. La signora Ramsay, serena e materna. Il signor Ramsay, brusco e severo. Insieme a loro, in vacanza sull'isola di Skye, ci sono gli otto figli e una nutrita schiera di amici.
Una sera programmano una gita al Faro.
Per James, il figlio piú piccolo, quel faro lontano rappresenta una meta magica e sconosciuta, un luogo a lungo sognato.
Ma trascorreranno dieci lunghi anni prima che i superstiti della famiglia Ramsay realizzino quel desiderio in una giornata che farà riaffiorare ricordi mai dimenticati e si trasformerà in un ultimo tentativo di riconciliazione.


Gita al faro è uno di quei libri per il quale ho dovuto imparare a sospendere il giudizio durante la lettura per darne uno soltanto una volta giunta all'ultima pagina.

E' uno di quei libri con i quali non sono entrata immediatamente in affinità, ma che pure ho continuato a leggere per una sorta di attrazione che lo stile di scrittura dell'Autrice ha esercitato su di me.

Gita al faro è un romanzo con una forte connotazione autobiografica diviso in tre parti: La finestra, Il tempo passa, il Faro.

Nella prima, facciamo la conoscenza della famiglia Ramsey e apprendiamo subito che c'è in casa il desiderio di andare a fare una gita al Faro.
Ma il progetto fallisce miseramente contro il volere del signor Ramsey che, autoritario e dispotico come sempre, scoraggia la moglie e il figlio James dicendo che il giorno dopo avrebbe fatto maltempo, quindi niente gita.
Questo episodio - apparentemente irrilevante - segnerà in un certo senso i rapporti tra il signore e la signora Ramsey, e del primo col figlio James, che maturerà quasi un sentimento di odio per il padre tirannico.

La seconda sezione, molto breve, ci rende note alcune cose che sono accadute nel tempo, durante il quale è scoppiata la Prima Guerra Mondaile.

E infine la terza parte, collocata diversi anni dopo, in cui rivediamo alcuni membri della famiglia Ramsey fare finalmente questa gita al faro e seguiamo i pensieri, i ricordi e le gli stati d'animo dell'amica di famiglia, la pittrice Lily Briscoe (incontrata a cena nella prima parte), che sta cercando di ultimare un suo quadro.

Il romanzo è narrato secondo la tecnica del flusso di coscienza, è molto introspettivo, psicologico, dà ampio spazio a stati d'animo e pensieri, a ricordi e immagini mentali della signora Ramsey prima e di Llly poi.
Seguire lo svolgersi degli eventi può essere "complicato" perchè la narrazione dei fatti si intreccia e "si perde" nel fiume di parole e pensieri; l'Autrice ci fa entrare nella mente dei personaggi, dandoci un quadro della loro personalità, delle virtù e delle loro debolezze.

Spicca la signora Ramsey, tanto bella, carismatica, dalla forte personalità, capace di sedurre e concentrare su di sè l'attenzione, quanto debole e remissiva col marito, col quale non riesce ad imporsi, consapevole di quanto lui se ne approfitti di questa cosa, pur amandola.

E poi c'è Lily, con le sue profonde insicurezze, la consapevolezza di essere quasi insignificante se paragonata alla signora Ramsey o ad altre conoscenti.

E' un romanzo in cui ti senti rapito dal potere suggestivo, evocativo delle parole, che ti passano davanti struggenti, con forza, capaci di creare immagini, suoni, profumi nella tua mente, e non riesci a non essere affascinato dalla loro poesia.

L'ultima parte è quella che ho preferito, l'ho trovata meno "confusa", ma in generale il romanzo mi è piaciuto perchè ha questa atmosfera evanescente, nebulosa, come eterea ed evanescente è la signora Ramsey, così colta, posata, affascinante, seduttiva, sensibile ma anche fragile.

Gita al faro è dunque un romanzo in cui non conta tanto la narrazione di fatti e vicende, quanto il mondo interiore che c'è dietro di essi, la tempesta di pensieri ed emozioni di chi  li vive.
Ci sono diversi passaggi molto belli e intensi; la narrazione è attraversata da una malinconia dolce e appassionata insieme, ammaliante (soprattutto nell'ultima parte), propria di chi resta ancorato a un passato felice che adesso non c'è più, ritornando ad esso con la memoria.

Consigliato a chi ha voglia di un romanzo molto "psicologico" e, in un certo senso, impegnativo.

giovedì 29 ottobre 2015

Cito e canto: Il mare d'inverno



Un passaggio preso dal classico in lettura della Woolf - Gita al faro - con annessa canzone.

Che ne pensate? Voi avreste scelto un'altra canzone?

Le notti sono ora piene di vento e distruzione; gli alberi si curvano e si piegano e le foglie volano alla rinfusa finché il prato ne è ricoperto e le fogne intasate e le grondaie soffocate e le strade umide disseminate. Anche il mare si agita e si scatena, e se una persona che dorme dovesse pensare di trovare sulla spiaggia una risposta ai suoi dubbi, qualcuno che divida la sua solitudine, dovesse buttar in aria le coperte e andare da sola sulla spiaggia, nessuna immagine con sembianze di aiuto e di sollecitudine divina gli verrebbe incontro per riportarepace alla notte e far sì che il mondo rifletta l’estensione dell’anima. Anzi, sembrerebbe inutile in tale confusione fare alla notte quelle domande circa il che cosa, e il perché e il dove, che assillano chi dorme perché si alzi e trovi una risposta.




IL MARE D'INVERNO
(L. Bertè)

Passerà il freddo
E la spiaggia lentamente
Si colorerà
La radio e I giornali
E una musica banale si diffonderà
Nuove avventure
Discoteche illuminate
Piene di bugie
Ma verso sera uno strano concerto
E un ombrellone che rimane aperto
Mi tuffo perplessa
Ai momenti vissuti di già

Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A trascinarmi via
Mare mare
Qui non viene mai nessuno
A farci compagnia
Mare mare
Non ti posso guardare così
Perché questo vento
Agita anche me
Questo vento agita anche me

Recensione: LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI di Gin Phillips



Ultimo romanzo terminato: una storia semplice, una famiglia con forti valori, un piccolo mistero da risolvere che porterà le giovani protagoniste a crescere e riflettere su tanti aspetti della vita.

LA NOTTE HA OCCHI CURIOSI
di Gin Phillips


Ed.Piemme
trad. L. Piussi
288 pp
10,50 euro
2011


Tess Moore è una ragazzina di nove anni, vivace, curiosa e intelligente, che vive negli Anni Trenta nella città mineraria di Carbon Hill, in Alabama

Una sera è seduta nei pressi del pozzo vicino casa, un luogo che ama perchè le dà tranquillità e le permette di farsi avvolgere dalla placidezza delle tranquille serate dopo cena, in cui a farle compagnia ci sono solo i rumori famigliari della notte.
Ma una sera, nell'ombra, vede la sagoma di una persona, presumibilmente una donna, dal portamento, che si avvicina quatta quatta al pozzo e, dopo qualche minuto, getta qualcosa nel pozzo.
Il tonfo che ne deriva scuote Tess, come un tuono in una notte serena.
E' un attimo e l'ombra è fuggita, senza che Tess l'abbia potuta vedere in viso.

Quale segreto ha accolto il pozzo nelle sue "viscere"?
La fioca luce della luna ha fatto sì che la bambina riuscisse a distinguere il fagotto: un bambino.
Tess è turbata ma convinta: una donna ha gettato un bambino nel loro pozzo.
Nessuno le crede: nè i genitori, i tranquilli e laboriosi Albert e Leta, nè la sorellina maggiore Virgie, nè il piccolo Jack.

Ma la mattina dopo tutti dovranno ricredersi: nel pozzo c'è davvero il corpicino senza vita di un bimbo molto piccolo.

La domanda sorge spontanea: chi ha buttato il piccolo in un pozzo? Il bimbo era già morto? Perchè la donna ha scelto proprio il pozzo dei Moore?


Anche se non vuole ammetterlo a se stessa e alla famiglia, Tess è turbata dall'oscura vicenda e la notte ha dei brutti incubi.
Anche Virgie, sensibile e buona, non è serena e, dietro consiglio della particolare zia Celia, decidono di indagare sull'identità della donna del pozzo.

La personale indagine delle sorelline Moore le porterà a conoscere a fondo e molto da vicino la realtà in cui vivono le famiglie della zona.
Famiglie che, da semplici cognomi menzionati da papà, diventano pian piano persone vere e concrete, con vere esigenze, con problemi veri.

Attraverso lo sguardo sensibile di Virgie e quello più vispo di Tess, l'Autrice ci fa conoscere lo stato di povertà delle famiglie di quegli anni, la cui vita stava risentendo degli effetti della Grande Depressione iniziata nel 1929.

Sono anni difficili per tante famiglie, il lavoro scarseggia (già allora...) e Carbon Hill basa tutto sul lavoro nelle miniere; chi ha la fortuna di lavorarci, deve tenersi stretto il proprio lavoro, essere disposto a fare straordinari senza lamentarsi, tornando a casa sfinito, sporco, ma con qualche dollaro in grado di sfamare la propria famiglia.

E' il tipo di vita di cui ci parla Albert, il padre di Tess, del quale seguiamo le giornate divise tra lavoro e casa, tra le preoccupazioni e la speranza di tirare avanti giorno per giorno, con l'aiuto del buon Dio.
Ma Albert non è di certo un tipo che si lamenta, e lui e la moglie Leta hanno tirato su i figli in modo da essere sempre grati delle cose che hanno, perchè ci sono bambini che hanno ancora meno.

Ma non solo Albert si spacca la schiena, anche la moglie a casa, che porta avanti ogni incombenza familiare con intelligenza, saggezza, oculatezza, risparmiando ma senza far mancare nulla a nessuno.

Sono gli anni in cui i "negri" vengono guardati con sospetto, disprezzo, discriminati e additati come buoni a nulla anche quando sono gran lavoratori.
Albert osserva e non condivide questo modo di fare: per lui tutti gli uomini sono creature di Dio, sono tutte uguali, e vuole che anche i suoi bambini crescano con questo principio.

E così, mentre assistiamo col sorriso ai corteggiamenti  all'indirizzo di Virgie e ai giochi di Tess e Jack,. ci passano davanti le condizioni di vita di quegli anni, la fatica del lavoro, la necessità di rammendare abiti e scarpe, l'arte di saper preparare piatti deliziosi con pochi e poveri ingredienti... e intanto il pensiero della donna del pozzo viene talvolta "oscurato" da problemi più concreti e reali, per poi ritornare, alla ricerca di una soluzione.

Riusciranno Tess e Virgie a scoprire il nome della donna che ha buttato il proprio piccolo nel pozzo e a capire perchè l'ha fatto?

Nonostante questa domanda sia un po' il leit motiv del romanzo - che parte con questa situazione misteriosa, mettendoci addosso l'iniziale curiosità di svelarla -, leggendo, il lettore comprende insieme alle due giovani fanciulle che l'intento dell'Autrice non è tanto quello di scoprire la verità, come se fossimo in presenza di un giallo, ma di partire da questo "input" per entrare nelle case e nelle vite delle persone semplici, conoscendone le problematiche, imparando a conoscerle nella loro umanità, le loro fatiche quotidiane.

Questa sarà la più grande lezione per Tess e Virgie, a prescindere dal fatto che poi arriveranno alla verità o meno.

La notte ha occhi curiosi è un romanzo dal ritmo molto placido, tranquillo, che non riserva forti emozioni o colpi di scena, ma che ti trasporta nelle giornate di lavoro o di spensieratezza di una famigliola americana degli Anni Trenta come tante, un po' stile "La casa nella prateria" (per chi se la ricorda, dipende in che anno siete nati ^_^), in cui si sente molto forte l'importanza di avere una morale, un'etica cristiana che guidi le azioni di tutti, dove ciò che conta è il modo in cui ci si comporta, seguendo ciò che  buono, giusto, rispettoso.

C'è molto calore familiare in questo romanzo, molta umanità e bontà, che spiccano soprattutto a fronte di una realtà sociale ed economica poco generosa e sicuramente non sempre giusta (che si tratti dei problemi economici su piccola e grande scala, che sia il razzismo...); certo è che la famiglia Moore è intrisa di positività e virtù e questo ce la rende inevitabilmente simpatica.

Ripeto, non è una lettura che offre grandi slanci emotivi, ma è senza dubbio piacevole; all'inizio non avevo molto apprezzato che l'Autrice cambiasse prospettiva a ogni pagina (seguiamo le vicende dal punto di vista di tutti e cinque i Moore), ma poi mi ci sono abituata e quantomeno ho trovato che questo desse modo di vedere le cose con gli occhi di tutti: adulti e bambini, maschio e femmina, cogliendo la sensibilità di ciascuno.
Ogni tanto la voce narrante raccontava i fatti come ormai lontani nel tempo, dunque in retrospettiva, il che ha dato una vena nostalgica e dolce alla storia.

Consigliato se si ha voglia di una lettura riflessiva e tranquilla.

Letture correlate:

Il buio oltre la siepe (H. Lee)

IL MURO INVISIBILE di H. Bernstein
LE CENERI DI ANGELA di F. McCourt
UN ALBERO CRESCE A BROOKLYN di Betty Smith

Frammenti di... Gita al faro



Piccoli frammenti di Virgina Woolf in Gita al faro.

Era un amore, pensò facendo finta di spostare le tele, distillato e filtrato; un amore che non tentava mai di ghermire il proprio oggetto; ma, come l'amore che i matematici provano verso i loro simboli, o i poeti nei confronti delle loro frasi, era destinato a diffondersi in tutto il mondo e a divenire parte del patrimonio umano. Era proprio così.

Quale artificio era necessario per diventare, come acque travasate in una stessa brocca, una sola cosa inestricabile con l‟oggetto di adorazione? Poteva il corpo raggiungere tale traguardo, o la mente, insinuandosi scaltra nei meandri intricati del cervello? oppure il cuore?





Strano, pensò, ma quando si era soli ci si appoggiava alle cose, alle cose inanimate; alberi, ruscelli, fiori; sentiva che essi la esprimevano; che divenivano simili a lei; che la conoscevano, nel senso che erano una cosa sola; sentiva così una tenerezza irrazionale (guardò quella luce lunga e fissa) come per se stessa.


Sempre, pensava la signora Ramsay, ci si tira fuori dalla solitudine con una certa riluttanza, aggrappandosi a qualche sciocchezza, a un rumore, a una certa visione.

mercoledì 28 ottobre 2015

Epigrafe (da "L'amante giapponese")



Ecco la citazione che introduce la storia narrata dall'autrice cilena Isabel Allende nel suo ultimo romanzo "L'amante giapponese" (INFO), edito da Feltrinelli e in libreria dalla metà di ottobre, che vorrei leggere a breve.


Rimani, ombra dell’amor mio schivo
figura dell’incanto che più adoro
bella illusione da cui la morte imploro
dolce fantasma in cui penando vivo.

Sor Juana Inés de la Cruz


Il significato del termine epigrafe al quale mi rifaccio è quello dato dalla Treccani.it
"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
 citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire"
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