Una storia vera, che non solo ci lascia entrare nei campi di lavoro in cui fu costretta a vivere (se di vita si può parlare) la popolazione cambogiana tra il 1975 e il 1979, ma che ancor più è una testimonianza di fede, di un cammino interiore dall'odio all'amore.
TORNATA DALL'INFERNO
di Claire Ly
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Ed. Paoline
trad. A. Venuta
168 pp
11 euro
2006 |
Nell'aprile del 1975 la Cambogia è stata travolta dall'uragano dell'i
deologia rivoluzionaria dei khmer rossi, che tentarono di ricostruire una nuova società in cui fosse abolita ogni forma di imperialismo, di "occidantalismo", dove tutto ciò che era "nemico" andava eliminato senza pietà, a cominiciare dai ricchi borghesi e dagli intellettuali.
E Claire è sia l'uno che l'altro: viena da una famiglia benestante, di città, ed è una donna molto colta, con una laurea in Diritto e Filosofia.
Insomma, il bersaglio ideale del folle tentativo di epurazione da parte dei rivoluzionari, che in quattro anni uccideranno due miioni di persone.
Claire, al momento della rivoluzione, ha un bimbo piccolo di cui prendersi cura, un altro in grembo, il fratello minore e la madre; dovrà armarsi di tutta la forza necessaria - di corpo e di spirito - per affrontare quella che sarà di certo la prova più difficile della sua vita: resistere,
sopravvivere all'inferno dei campi di lavoro nelle risaie, alla malnutrizione, all'indottrinamento forzato, alle umiliazioni, alla paura quotidiana che accada l'irreparabile ai propri cari..., adattarsi alla nuova realtà di "compagna contadina" in mezzo a dei pazzi fedeli a Pol Pot, pur restando interiormente se stessa.
Restare se stessa.
Ma chi è in realtà Claire Ly? E cosa vuol dire per lei non soccombere davanti alla nuova ideologia di pensiero khmer? Quale pensiero e quali convinzioni personali la donna oppone al modo di fare imperante?
Claire, come tutti i cambogiani, è
buddista, e questa filosofia di vita regola tutti i rapporti umani all'interno della società; in particolare, alla base di tutto, c'è il
ciclo del karma: la vita attuale non è altro che la diretta conseguenza di quella precedente, per cui se adesso soffriamo, è perchè lo meritiano, in quanto prima di reincarnarci evidentemente abbiamo vissuto male, in modo contrario agli insegnamenti dell'Illuminato Buddha, che insegna la Via della Saggezza.
E benchè alla filosofia di vita buddhista Claire abbia sempre creduto, ora, in una situazione di estrema confusione e incertezza, essa non riesce più a guidarla, a soddisfare le mille domande che la malvagità e le ingiustizie fanno scaturire nel suo cuore e nella sua mente: Claire non ha idea di cosa sia davvero e di come si raggiunga la Via di Mezzo, la giusta strada predicata da Buddha...
"Ogni giorno che passa il mio cuore, il mio spirito si chiudono in una morsa di odio e di collera inesprimibile".
Le ingiustizie subite in nome di una rivoluzione violenta, crudele, folle, di un regime dittatoriale che di buono non ha nulla, ma che anzi calpesta ogni forma di umanità, di rispetto per l'altro, fa sì che Claire non riesca a vedere nulla di positivo nella saggezza buddhista, che non fornisce alcuna risposta a tanta sofferenza.
Delusa quindi dal principio del kharma, ormai in balia dell'odio e del rancore verso gli oppressori, la donna decide di prendere come Testimone delle proprie sofferenze il Dio degli occidentali, il Dio della Bibbia, che si dice sia un Dio d'amore, mesericordioso, giusto.
Di fronte agli stupidi tentativi di indottrinamento dei khmer, Claire matura un
atteggiamento di silenzio rancoroso, volto unicamente alla sopravvivenza sua e dei suoi cari; infatti, il pensiero dei suoi figli, la speranza che per loro possa esserci un futuro più giusto, è ciò che le impedisce di arrendersi, costringendola a stringere i denti, cercando mille trucchetti per mangiare e per non farsi ammazzare.
E intanto in lei cresce il
dialogo interiore col Dio Testimone:
"Lo ringrazio soprattutto per avere accettato di essere il mio Testimone, un interlocutore silenzioso che mi sta accanto nei momenti di collera, nel mio spirito di vendetta beffarda, nel mio odio che mi permette di sopravvivere. La sua compagnia silenziosa ma preziosa mi ha salvato dalla vera follia, mi ha aiutata a non perdermi in questo mondo di violenza gratuita..."
e inevitabilmente, pian piano, Claire comprende che non è più sola!
Nonostante l'esperienza nei duri campi di lavoro l'abbia tenuta prigioniera per diverso tempo, Claire ha continuato a contrapporre alla follia cieca che la circondava, tutta l
a propria razionalità e lucidità di donna che pensa, ragiona, riflette, si fa domande, chiama in appello le proprie conoscenze culturali, e che in virtù di questa sua "arma" (l'intelligenza, il ragionamento...) non smette di sentirsi responsabile della propria vita, a dispetto dell'ineluttabile kharma insegnatole, e adesso un pensiero confortante si sta insinuando nella sua mente: non è sola ad affrontare tutto questo.
Un pensiero del genere diventa la chiave per liberare il suo cuore da una sorta di prigione interiore.
Quindi - ci si potrebbe chiedere - la buddista si converte al Dio dei cristiani così, senza troppe domande o dubbi, senza riserve, perchè la misericordia di Dio è più "conveniente" del kharma di Buddha?
Beh, se leggerete questo libro, vi renderete conto di una cosa da subito: Claire è una donna che sa il fatto suo, estremamente razionale, con un invidiabile approccio "scientifico" alla realtà, anche a quella "metafisica", sovrarazionale. E' una donna che non si accontenta di spiegazioni retoriche, convenzionali, ma che pretende spiegazioni vere, convincenti, non sentimentali, di "di cuore", ma "di testa".
Claire, una volta, fuori dall'inferno, non rinnega l'aiuto che il suo silenzioso Dio Testimone le ha dato, impedendole di impazzire, ma non per questo gli si abbandona totalmente e subito, piuttosto manifesta molte riserve nei confronti della religione (cattolica), ed è frenata dal dubbio di lasciare la propria religione orientale per infilarsi in quella occidentale.
Ciò che a lei interessa è capire se il suo può essere e diventare un cammino spirituale in cui al centro vi è unicamente Dio, e il suo rapporto personale con Lui.
Emerge nel racconto di questa sopravvissuta tutta la forza del suo carattere, la sua personalità combattiva, tenace, la consapevolezza che a niente e nessuno si deve mai vendere la propria libertà e identità, neanche a coloro che si aspettano da te gratitudine per averti accolto dopo la tua tragedia.
Claire non ha peli sulla lingua e ci descrive in modo onesto, lucido, concreto e pragmatico tanto la sua vita sotto il regime khmer, quanto il dopo, e in nessun caso la vediamo vestire i panni della povera vittima, che si autocommisera; Claire non nasconde i propri sentimenti di odio, di vendetta e di rancore verso il nemico, non si sforza di dare di sè un'immagine diversa, neanche dopo diversi anni dalla terribile esperienza in Cambogia; non nasconde il proprio disprezzo per chi l'ha fatta soffrire neanche quando, a scrivere, è ormai una donna cristiana.
Non ci nasconde gli interrogativi, le perplessità circa la nuova fede alla quale si è accostata una volta libera, e anzi arrendersi ad essa non sarà una passeggiata, bensì una sfida.
Una sfida inizialmente lanciata a questo Dio sconosciuto, e poi a se stessa, fino a quando il folle amore del Nazareno non l'ha raggiunta e travolta, senza più riserve.
Una testimonianza vera, raccontata con molta semplicità e con vivo realismo, che ci lascia comprendere come la fede sia stata un'ancora di salvezza nelle difficoltà per questa donna, che prima di cercare una religione "nuova" per abbandonare la "vecchia", si è messa alla ricerca e all'ascolto di se stessa, dei bisogni del proprio cuore, della necessità di uscire dall'uragano di violenza che la stava travolgendo per trovare riposo nell'amore sereno di un Dio che aspetta e ascolta, paziente.
Devo dire che mi aspettavo un maggiore coinvolgimento emotivo da questa lettura, cosa che non c'è stata ma non in virtù dei fatti narrati in sè, bensì per "come" sono narrati, vale a dire con un certo "distacco", quasi con freddezza, ma probabilmente questo potrebbe essere dato da un fatto puramente culturale (ogni civiltà/cultura, del resto, ha un proprio modo di affrontare il dolore e di manifestarlo).
Consigliato, in particolare a chi ama le storie vere e quelle in cui si testimonianza della propria fede.