giovedì 31 agosto 2017

Recensione: LA CASA DELLE FOGLIE ROSSE di Paullina Simons



Due coppie di fidanzati, quattro amici inseparabili i cui rapporti sono sporcati da troppe bugie, segreti, invidie, gelosie.
La morte violenta di uno di loro darà il via ad un'indagine ricca di colpi di scena, in un clima denso di inquietanti misteri da svelare.



LA CASA DELLE FOGLIE ROSSE
di Paullina Simons



Ed. Harper Collins
trad. R. Zuppet
LINK AMAZON
E' un gelido e nevoso mese di novembre del 1993 e Kristina Kim sta per compiere 21 anni; è una studentessa del Dartmouth College (New Hampshire) ed è un vero asso nel basket: agile, atletica, intelligente, bellissima, solare, Krissy è quella che si può tranquillamente definire "la ragazza più popolare della scuola".
Inoltre, è anche una persona sensibile, visto il suo lavoro part-time presso la Red Leaves House, una struttura che ospita e da sostegno a giovani donne incinte e sole.

E' fidanzata con il ben Jim Shaw, anche se la loro relazione registra "alti e bassi"; i due sono amici inseparabili di Connie Tobias e il suo ragazzo Albert Maplethorpe, e i quattro sono sempre insieme fin dal primo anno di università: vivono, studiano, giocano a carte e fanno sport insieme, legati da un'amicizia totalizzante che negli ultimi tempi però inizia a dare segni di cedimento. 

Da subito intuiamo che Kristina e Albert "non la raccontano giusta" e che tra loro c'è un rapporto che va al di là dell'amicizia, e che chiaramente è vissuto all'oscuro dei rispettivi fidanzati, Jim e Connie.
I quali però non riescono a nascondere atteggiamenti ostili ed infastiditi, come se stessero subodorando che qualcosa non va...

Si avvicina il giorno del Ringraziamento e gli studenti stanno per lasciare per qualche giorno l'istituto per passare le vacanze con le famiglie; Kristina, invece, non ha una famiglia che l'aspetta...: la sua amata nonna è morta di recente, suo padre anche (ormai da diversi anni) e la mamma..., beh... lei è come se non ci fosse.
Certo, in realtà c'è una persona nell'esistenza di Kristina, di cui gli amici sembrano non essere informati: un marito, tale Howard, da cui però la giovane sta per divorziare...

Per darsi un tono e scacciare la tristezza e l'opprimente senso di solitudine che pervade la sua esistenza,  la bella Kristina decide di farsi un bel regalo: un paio di stivali neri, laccati, di cuoio, eleganti; mentre, impaziente, è intenta a infilarseli per strada, viene avvicinata da un bel giovanotto, che si presenta come Spencer Patrick O'Malley; i tra i due scatta un'inaspettata sintonia e, in seguito ad una circostanza non proprio lieta, i due si incontreranno ancora un'altra volta, promettendo di rivedersi dopo le festività.

Ma l'appuntamento sarà annullato a motivo di una improvvisa tragedia: il corpo di Kristina viene trovato nudo e semisepolto dalla neve nei boschi che circondano il college e, giunto sul luogo del ritrovamento, il povero Spencer - che è un detective - deve farsi forza per accettare l'idea che quella bella ragazza, nei cui occhi si leggeva un misto di malinconia e voglia di vivere e che lui avrebbe desiderato conoscere meglio, è morta ed è rimasta sepolta sotto un bel po' di neve per più di una settimana. Il pensiero di quel giovane corpo abbandonato al freddo e al gelo lo scuote internamente, lo sconvolge e fa sì che egli prenda molto a cuore il caso, che il suo capo gli affida.

Spencer O'Malley è determinato a far luce sulle circostanze poco chiare di una morte che lo turba profondamente, e che da subito si rivela contornata da fin troppi elementi "strani". 

Com'è possibile che nessuno di quegli amici così stretti abbia denunciato la scomparsa della ragazza? 
Possibile che, di ritorno dalle vacanze, a nessuno sia venuto in mente di andare a cercare Kristina?

O'Malley è sicuro che la chiave di tutto sia lì, nei rapporti intricati e per certi versi inquietanti tra i quattro ragazzi, ed infatti inizia immediatamente a metterli sotto torchio con interrogatori minuziosi, notando di volta in volta le tre diverse reazioni dei ragazzi, ognuno dei quali pare avere un buco di qualche ora, in cui sono privi di alibi di ferro, il che rende ciascuno di essi un possibile sospettato.

Quando gli esami autoptici confermano le iniziali intuizioni e ipotesi di Spencer - Kristina non è morta accidentalmente ma è stata assassinata -, il detective capisce che per arrivare al colpevole deve indagare a fondo nelle esistenze dei sospettati e scovare nei loro sentimenti, andare oltre le reazioni ostentate - di dolore, rabbia, ostilità - e rispondere alla domanda fondamentale: chi, tra la carina e minuta Connie, il diffidente e provato fidanzato Jim e lo sfacciato e controllato Albert, poteva avere delle ragioni per desiderare la morte di Kristina?

Senza perdere di vista eventuali altre piste, Spencer si lascia guidare principalmente dal proprio sesto senso, sperando che non lo tradisca; le sue domande insistenti portano alla luce, man mano, una rete di segreti, gelosie, reticenze e mezze verità che vanno ricomposti pezzo per pezzo, come un puzzle misterioso e complesso in cui ogni rivelazione è più scioccante della precedente.

Forse l'assassina è Connie, che aveva sviluppato in tre anni gelosie e sospetti verso Kristina e il rapporto di questa con il suo Albert?
O forse è proprio Albert, il più razionale del gruppo, che sembra aver tanto da nascondere circa il suo legame con la defunta amica?
O è Jim, che potrebbe - come Connie - essersi fatto prendere dalla gelosia e dalla rabbia verso la propria fidanzata, con cui tra l'altro ultimamente non andava per niente d'accordo?

Per non dire che c'è un testimone oculare che, quella notte del 24 novembre, in cui la povera Kristina ha chiuso per sempre gli occhi, ha visto uno dei tre sulla scena del delitto...!

Le varie e infervorate conversazioni con i tre amici sembrano non portare a nulla di definitivo; ogni volta che viene fuori un particolare inquietante che potrebbe far luce su qualche elemento dell'indagine, esso si rivela poi o fuorviante o troppo debole per formulare un'accusa ben precisa.

E i tre sospettati, dal canto loro, sono dei gran bugiardi!
Ciascuno di essi racconta una versione che fa acqua, nella quale, pensa l'intuitivo e stanco Spencer, c'è qualcosa di importante che sfugge, che non torna, e che lui è deciso a scoprire.
Lo deve alla povera Krstina, così bella, intelligente, e troppo giovane per morire; e lo deve a se stesso, perchè il pensiero di lei senza vita lo perseguita, non gli da pace.

Spencer è un detective attento, scrupoloso, che segue molto le proprie intuizioni, le quali qualche volta hanno fatto cilecca; è impetuoso e forse in centrale colleghi e superiori non si fidano totalmente di lui (pur riconoscendone la bravura) perchè è un tipo volubile e dopo la morte della giovane moglie non sembra essersi ripreso al 100%, anzi è sempre stato "troppo occupato a sopravvivere per dedicarsi a vivere".
Questa indagine, invece, sembra avergli dato un motivo per cui impegnarsi, qualcosa per cui valga la pena battersi pur di giungere alla verità.

Considerazioni.

Ho letto questo romanzo con un'avidità crescente, sempre più ansiosa di andare avanti per sapere cosa è accaduto a Kristina, chi le ha fatto del male, come e perchè.
Ci si immedesima in Spencer, del quale - dalla morte d Kristina, che è la protagonista della prima parte e in qualche modo resta tale anche dopo la morte, seppure in un senso differente - seguiamo il punto di vista, immergendoci completamente nell'indagine, seguendone i pensieri, le elucubrazioni, le ipotesi, le angosce e le intuizioni, la rabbia verso quei tre ragazzetti che non si decidono a raccontare la verità. Tutta la verità, una volta per sempre.

La verità può avere più facce, e spesso le persone non sono quelle che crediamo, ma nascondono un passato, una facciata, dei segreti... che se li conoscessimo, cambierebbe la nostra opinione su di loro.
Con questi segreti, anche torbidi e oscuri, Spencer deve avere a che fare, venendo a contatto con menzogne che rivelano tutta la fragilità della natura umana.

Un romanzo claustrofobico e denso di risvolti via via più oscuri, drammatici, tra i quali anche un poliziotto intelligente come Spencer avrà difficoltà a districarsi, e pagina dopo pagina l'Autrice ci tiene col fiato sospeso, perchè sentiamo che fino alla fine non possiamo abbassare la guardia, in quanto potrebbero attenderci nuove rivelazioni.

Devo dire che mi è piaciuto un sacco questo libro: un'atmosfera intrisa di suspense, mistero, che si va infittendo sempre più e con graduali particolari svelati; personaggi complessi psicologicamente e ben tratteggiati, che suscitano sentimenti di ostilità (e per questo risultano, in fondo, accattivanti) nel loro modo di fare e di mentire, compresa la povera vittima, con i suoi errori e le sue debolezze, con il suo passato breve ma pieno di esperienze (molte delle quali dolorose); interessante il protagonista maschile, questo sergente investigativo dalla personalità non semplice, così sensibile ed empatico ma che, al momento giusto, tira fuori la lucidità necessaria.

Se dovessi trovare un'unica e piccola nota stonata nel romanzo, essa starebbe nella scelta fatta sul finale, che a mio modesto avviso appaga più la sete di vendetta che di giustizia.
Però a parte questo, il mio parere sul libro è totalmente positivo, e l'effetto sorpresa costante, la scrittura attenta e meticolosa della Simons, mi hanno letteralmente conquistata.

mercoledì 30 agosto 2017

Citazioni d'Autore



In questi giorni sto leggendo due bei romanzi, "La casa delle foglie rosse" di Paullina Simons e "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito".

Vi trascrivo le citazioni riportate e che ci introducono nelle storie narrate:


"E' una folla odiare tutte le rose
perchè una rosa ti ha punto,
abbandonare tutti i sogni
perchè uno di loro non si è realizzato
rinunciare a tutti i tentativi perchè uno è fallito...
Ci sarà sempre un'altra opportunità,
un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza.
Per ogni fine c'è un nuovo inizio.

- Antoine de Saint-Exupeèry . 
("Lo strano viaggio di un oggetto smarrito")





Al nostro istinto più forte, 
al tiranno che è in noi, 
si sottomette non solo la nostra ragione,
 ma anche la nostra coscienza. 

- Friedrich Nietzsche -

( "La casa delle foglie rosse")










"Iscrizione in fronte a un libro o scritto qualsiasi, per dedica o ricordo; più particolarm.,
citazione di un passo d’autore o di opera illustre che si pone in testa
a uno scritto per confermare con parole autorevoli quanto si sta per dire

Recensione: LA BELLA E LA BESTIA di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (RC2017)



"La Bella e la Bestia": una fiaba senza tempo, in cui la bontà, la nobiltà d'animo e il coraggio di amare senza fermarsi alle apparenze si rivelano l'unica strada verso la vera felicità.


LA BELLA E LA BESTIA
di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont



In un tempo e in un luogo indefiniti, in "una città che non assomigliava alle altre", viveva un ricco mercante, un uomo buono e affettuoso, che aveva tre figli e tre figlie, e li amava tutti incondizionatamente.
E se i tre figli erano saggi e intelligenti, due delle ragazze erano alquanto sciocchine e vanitose, con la fissa del lusso, dei gioielli e degli abiti belli, sempre in attesa che un duca o un conte le chiedesse in moglie.
La sorella minore, chiamata la Bella, era diversa: non solo era davvero molto avvenente, ma ad essere bello era soprattutto il suo cuore: la fanciulla era sempre gentile, pronta a svolgere i lavori più umili, solare e gioiosa con chiunque e tutti l'amavano.... tranne le due sorelle invidiose!
Un giorno la ricchezza del padre viene improvvisamente meno a causa di un fatto imprevisto, ma quando sembra che le cose possano migliorare, accade un'altra strana vicenda: essendo in viaggio per cercare di recuperare almeno parte delle sue ricchezze, mentre cerca riparo dal gelo della notte, l'uomo trova riparo entrando in un meraviglioso palazzo, ma commette un'azione poco avveduta: prende un ramoscello di rose da portare alla cara Belle nel giardino del palazzo, incorrendo nell' ira del proprietario, che altri non è che una brutta Bestia, che accusa il mercante di essere un ingrato, costringendolo a tornare definitivamente nella sua dimora allo scadere dei tre mesi, oppure di portarvi la Bella cui era destinato il ramoscello.

Tornato temporaneamente a casa, il vecchio padre è rassegnato all'idea di finire i suoi giorni con quella Bestia feroce, ma non ha fatto i conti con la gentilezza e l'amore puro e incondizionato che la sua figlia minore ha per lui,

Bella si sacrificherà per amore del padre e prenderà il suo posto nel palazzo della Bestia.
Cosa le accadrà? 

E' probabile che in tanti conosciate il seguito della storia, magari per averne visto le varie trasposizioni cinematografiche e i film d'animazione in tv/al cinema, ma non volendo dar nulla per scontato mi fermo con il racconto, limitandovi a condividere con voi come questa fiaba nella sua semplicità contenga semplici ma preziosi insegnamenti.
Ci fa tenerezza l'amore premuroso del vecchio padre, così amorevole verso i figli, comprese le due vanitose e invidiose, verso le quali non possiamo che provare antipatia.
Come non si può non amare Bella per le sue tante virtù, tra cui spicca l'amore per i libri, che la rende ancora più simpatica a noi lettori!!
E poi c'è lo sfondo della città senza nome e senza tempo, in cui c'è prosperità; ci lasciamo incantare dal bellissimo palazzo della Bestia e sogniamo insieme a Bella al pensiero di chi si nasconda in realtà dietro quella sagoma poco piacevole da vedere ma in realtà non così difficile da amare, perchè l'aspetto estetico non è tutto nella vita, e dietro "qualche difettuccio fisico" può celarsi un cuore generoso...

Beh, che aggiungere? 
Una storia d'amore che è stata scritta nella seconda metà del 1700 e che, nella sua semplicità, ha fatto sognare generazioni di piccoli lettori/lettrici... e perchè no?, anche i più grandi!


Precisazione: pare che una prima stesura del racconto sia stata pubblicata per la prima volta in Francia nel 1740, nella versione di Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, ma fu la versione di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont a farlo diventare famoso (fonte: Wikipedia).



READING CHALLENGE
Obiettivo n.4 - Una favola/fiaba (per tornare bambini)

martedì 29 agosto 2017

Nuove entrate nella mia libreria (agosto 2017)



A sorpresa ho ricevuto altri due libri rientranti nel meraviglioso contest del Gran Premio delle Lettrici di Elle (edizione 2016).


LO STRANO VIAGGIO DI UN OGGETTO SMARRITO
di Salvatore Basile




Ed. Garzanti
LINK AMAZON
Tornato a casa dopo la scuola, nella piccola stazione di Miniera di Mare, il piccolo Michele trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata.
Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario. Poi, sale sul treno in partenza sulla banchina.
Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana.
Perché sua madre non è mai più tornata.
Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che ritrova ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano.
Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, Michele ritrova il suo diario, incastrato tra due sedili. Non sa come sia possibile, ma sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui. Ora c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.

Questa è la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati. È la storia di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. È la storia di due anime che riescono a colorarsi a vicenda per affrontare la vita senza arrendersi mai. 


LA MORBIDEZZA DEGLI SPIGOLI
di Keith Stuart



Ed. Corbaccio
LINK AMAZON
Sam, un ragazzino di otto anni, è sempre stato diverso: bellissimo, sorprendente e autistico.
Per amore suo e della sua famiglia, il papà Alex ha sempre cercato un modo per intendersi con Sam, ma lo sforzo, quotidiano e sfibrante, porta a una crisi matrimoniale che sembra irreversibile.
Alex decide di allontanarsi dalla moglie e va ad abitare a casa di Dan, il suo migliore amico felicemente scapolo ed eterno adolescente, e da una scomodissima branda per gli ospiti medita su come fare per riconquistare moglie e figlio.
Mentre Alex naviga a vista nella sua nuova vita da single fra segreti di famiglia rimasti a lungo sepolti e gli impegni di padre part-time, Sam incomincia a giocare a Minecraft, rivelando uno spazio inatteso in cui padre e figlio riescono a intendersi.

«La morbidezza degli spigoli», basato sull’esperienza vera dell’autore, è un romanzo commovente, divertente e profondo sulla forza della differenza e su un figlio molto molto speciale



AVETE LETTO QUESTI LIBRI?
LA TRAMA VI INCURIOSISCE?


Altri libri recensiti per Elle:

Recensione: VARESE NON AVER PAURA di Laura Veroni



Un noir che sin dalle primissime battute tiene avvinto il lettore alle vicende narrate, coinvolgendolo in un'impegnativa e delicata indagine che vede al centro delle povere ragazzine vittime di uomini depravati e un feroce assassinio; ad occuparsene è il P.M. Elena Macchi, magistrato dalla personalità forte e determinata.


VARESE NON AVER PAURA
di Laura Veroni


Ed. Frilli



Il libro si apre raccontandoci di una ragazzina di 11 anni che sta si sta allenando, correndo in un bosco, quando a un tratto viene aggredita da un uomo...

La scena si interrompe e saltiamo a vent'anni dopo questa brutta faccenda. 
A Varese il P.M. Elena Macchi, rientrando dal lavoro, si imbatte in una giovane donna: è Carla Allevi, la nuova vicina, di professione insegnante, più giovane di lei.
Elena è una donna prossima ai cnquanta, single per scelta, algida, rigida, molto sostenuta con chiunque, poco incline a concedere amicizia e confidenza, sempre sulle sue, tanto da mettere in soggezione tutti coloro che hanno a che fare con lei; eppure, quando conosce la nuova condomina, sente di potersi sciogliere e tra le due scatta subito un'intesa, che pare avere tutti i presupposti per sfociare in una bella amicizia.

Carla, diversi anni più giovane di Elena, è un tipo tranquillo, dolce, che conduce una vita senza eccessi, abbastanza solitaria, dedita al proprio lavoro; cerca di essere un'ottima insegnante (di scuola media) e di offrire ai propri alunni anche un supporto emotivo, mostrando comprensione ed empatia. Proprio questo modo di essere la spinge a preoccuparsi di una delle sue migliori alunne, Sara Guglielmi, che ultimamente è molto schiva e silenziosa, e il suo rendimento scolastico è inspiegabilmente calato.
Conquistata la sua fiducia, Carla scopre che la ragazza è turbata e spaventata perchè ultimamente un uomo la sta importunando con troppa insistenza; di questo lei non ha fatto parola con nessuno per vergogna, ma la sua professoressa le fa capire che è bene non prendere la cosa sottogamba.
Ed infatti viene coinvolta subito la polizia e il caso viene affidato proprio al P.M. Elena e ai suoi agenti, che si mettono alla ricerca di quest'uomo ancora senza identità, che a quanto pare ha "un debole" per le ragazzine; unico indizio: una cicatrice vistosa su un sopracciglio...

Elena e Carla non avranno a che fare solo con i turbamenti della dolce Sara, ma anche con i problemi di una studentessa ben più complicata, Erika, che ostenta un atteggiamento da lolita, è strafottente con gli adulti e nulla sembra intimorirla; attorno a lei c'è un alone di mistero e non si sa chi sia davvero e da dove venga...

A complicare tutto ci si mette il ritrovamento del corpo senza vita di un sessantenne, Rosario Accorsi, brutalmente ucciso dopo essere stato torturato; questo darà il via a una complessa indagine, che assumerà presto risvolti sconvolgenti.

L'assassinio efferato di quest'uomo ha qualcosa a che vedere con le ragazzine importunate dal pedofilo?

Intanto, Carla si sta lasciando coinvolgere sentimentalmente da un giovane poliziotto che sembra sinceramente interessato a lei, che ha da sempre grossi problemi a relazionarsi con gli uomini.
C'è qualcosa in lei "che non va": una diffidenza verso il sesso forte, un'ansia incontrollabile che la prende quando si tratta di vivere l'intimità di coppia e che finora le ha fatto condurre "una vita incompleta", dal punto di vista sentimentale..
E poi ultimamente c'è la presenza di una donna - che non conosce ma che, allo stesso tempo, le ricorda qualcuno di noto... - che compare e scompare alla sua vista, lasciandole sensazioni di inquietudine, addirittura di panico.

Carla si rivelerà via via un personaggio enigmatico, con i suoi demoni che stanno facendo capolino dal suo passato e che rischiano di travolgerla emotivamente.

A differenza sua, la protagonista del romanzo, il magistrato Elena Macchi, è una donna consapevole del proprio carisma, della propria avvenenza nonostante non sia proprio una giovincella, e sa come usare e dosare il proprio "fascino letale" sugli uomini, ai quali piace proprio perchè è un tipo difficile da conquistare, che incute soggezione e quindi stuzzica l'orgoglio e la virilità maschile.
Elena è allergica ad ogni forma di relazione duratura, scottata com'è da situazioni famigliari; eppure, anche ad una persona così sicura di sè com'è lei, che è il corrispettivo femminile dell'uomo che non deve chiedere mai, ogni tanto si affaccia un velo di malinconia, e la solitudine di una vita priva di affetti e relazioni si fa sentire in tutta la sua pesantezza...

L’intera vicenda si svolge tra Varese e i comuni limitrofi, ma tutto ciò che di grave e importante è accaduto fa sempre riferimento ai boschi. E sarà proprio in un bosco, all’interno di quello che un tempo era stato un maestoso albergo, il Grand Hotel Campo dei Fiori, luogo ormai fatiscente e abbandonato, che Elena Macchi dovrà giungere per trovare la soluzione di un mistero che affonda le proprie radici in casi di aggressione a minorenni risalenti a vent'anni prima e che erano rimasti irrisolti...

Si arriva alla risoluzione dell'indagine attraverso diversi colpi di scena, che si susseguono con un andamento sempre più incalzante, concitato, adrenalinico, che toglie il fiato al lettore; personalmente mi son ritrovata a cominciare questo noir e a non riuscire più a staccarmene, perchè non solo lo stile di scrittura è molto fluido, ma poi la vicenda è ben strutturata e si sviluppa su diversi piani: il presente, in cui seguiamo la narrazione e dal punto di vista di Elena e da quello di Carla, e il passato, al quale torniamo attraverso pochi ma significativi sprazzi che raccontano episodi drammatici collegati all'oggi.
Il passato è la chiave per comprendere il presente ed Elena deve tenere gli occhi aperti perchè nulla va dato per scontato, di nessuno c'è da fidarsi ciecamente e lei dovrà tirar fuori tutto il suo intuito, le sue capacità investigative e il suo autocontrollo per arrivare fino in fondo al misterioso caso.

Un romanzo trascinante, si legge con molta partecipazione perchè gli argomenti trattati - il mondo degli adolescenti, traumi non superati, pedofilia... - e i personaggi implicati sono delicati e complessi insieme; la fragilità della co-protagonista, Carla, ben si incastra con la personalità granitica della P.M. Macchi, una "lady d'acciaio" che, sembra, nulla riesce a scuotere e turbare, e questo crea dinamiche e intrecci interessanti.
Sullo sfondo, la bella zona di Varese e dintorni, che grazie all'Autrice e ai suoi personaggi, impariamo a conoscere un po'.

Un altro giallo/noir targato Frilli Editori che ancora una volta è una garanzia e tiene incollati dalla prima all'ultima pagina.

lunedì 28 agosto 2017

Recensione film: IRRATIONAL MAN (Woody Allen)



La commedia sfumata di nero di Woody Allen questa volta si fa un bagno nella filosofia esistenzialista attraverso un giovane e depresso docente in cerca di qualcosa che lo "svegli dal letargo" e una studentessa carina con la sindrome del "buon samaritano".


 IRRATIONAL MAN



Regia: Woody Allen
Cast: Joaquin Phoenix, Ben Rosenfield, David Aaron Baker, Emma Stone, Ethan Phillips , Gary Wilmes, Jamie Blackley


Abe Lucas (J. Phoenix) è un professore di Filosofia che sta vivendo un periodo di "letargia", è emotivamente provato ed incapace di trovare un significato nella vita dopo essere stato mollato dalla moglie fedifraga..

Noto per le sue pubblicazioni di saggi e articoli filosofici, giunto nel college di una piccola città come insegnante, si ritrova al centro della curiosità dei colleghi e dell'interesse delle donne, giovani e meno giovani.

Abe infatti, nonostante l'aria decisamente apatica e dimessa, la pancetta che sbuca da sotto la maglia, la tendenza a bere qualche bicchiere di troppo e il suo modo di fare sfuggente e fin troppo riservato, piace alla donne, che lo trovano intrigante e ricco di fascino, oltre che colto e bravo nella propria disciplina.
Abe si ritrova conteso soprattutto da due donne: Rita Richards, professoressa solitaria in crisi matrimoniale, che cerca di sedurre il nuovo collega (il quale inizialmente non sembra proprio entusiasta di accettare le avances della donna) e Jill Pollard (E. Stone), la sua migliore allieva che prende a cuore il professore triste e depresso, tanto da diventarne migliore amica e da passare con lui giornate intere, conversando di tutto, dalla filosofia a cose personali, suscitando le perplessità dei genitori e del fidanzato.
Nei primi tempi il rapporto tra Jill ed Abe è smaliziato: i due sembrano davvero solo grandi amici e la bella Jill - quasi soggiogata dal fascino misterioso che emana l'uomo, più maturo di lei anche anagraficamente - desidera davvero aiutare il professore ad uscire dal suo stato di insofferenza e infelicità, stimolandolo ad uscire e a farsi una vita sociale.

Proprio durante una passeggiata e una sosta in un locale, Jill e Abe ascoltano involontariamente la
conversazione di un gruppetto di persone sedute dietro di loro: una donna del gruppo è disperata perchè sta per andare incontro ad un'ingiustizia a motivo del giudice corrotto che si sta occupando della causa di affidamento del proprio figlio.
Nell'apprendere il dolore e la preoccupazione di questa donna, benchè sia per lui una perfetta sconosciuta, Abe non riesce a far finta di nulla e decide di fare qualcosa per aiutarla, anche se in forma anonima.
Quello che in teoria potrebbe essere "un bel gesto", però, passa attraverso un'azione assolutamente discutibile dal punto di vista morale (e non solo!), ma Abe è deciso a realizzarla, perchè il solo fatto di dedicarsi a questo piano, dal fine altruistico, lo elettrizza.
Finalmente c'è qualcosa che smuove in lui la voglia di fare che era stata seppellita dal dolore per il matrimonio naufragato e dalla perduta voglia di vivere che lo stava spegnendo a poco a poco. 
Finalmente Abe si sente vivo, utile, capace di intervenire per cambiare il corso di alcuni eventi che, se si verificassero, sarebbero ingiusti, quindi vanno fermati.
Ma la decisione presa è delicata e mette in atto una serie di eventi che coinvolgeranno non soltanto Abe, ma anche Rita e Jill, con le quali i rapporti si sono nel frattempo "evoluti".

Partendo dalle mini lezioni esistenzialistiche di Abe e passando per i suoi personali problemi - dentro e fuori dal letto -, ci ritroviamo dentro una storia che assume man mano contorni noir, senza perdere quell'umorismo sottile e brillante che appartiene allo stile di Woody Allen, che in questo film "fa filosofia" - con tutti i dilemmi, le speculazioni esistenzialistiche che le sono propri - con garbo ed ironia, puntando su un protagonista maschile complesso, il cui fascino (sulle donne) fa proprio leva sul suo essere schivo, tormentato, contorto eppure così acculturato; i due personaggi femminili principali, Rita e Jill sono diverse per età e stili di vita: la prima insoddisfatta e desiderosa di cambiare aria, la seconda così giovane, ingenua, che confonde l'attrazione con il vero amore, rischiando di mettersi nei guai...

Per me Gioacchino è sempre bravissimo, poi nel ruolo del depresso asociale e solitario è sempre efficace: Emma Stone, carinissima, le musiche jazz che accompagnano tutto il film mi piacciono tantissimo perchè contribuiscono a dare quel tocco di leggerezza dall'inizio alla fine ed in particolare nei momenti "neri", in cui il prof. Abe si lascia prendere un po' troppo la mano dalla propria folle missione, finendo per compiere azioni irrazionali...

Carino, mi ha fatto pensare a un altro film del regista, "Match Point", quindi se vi è piaciuto quest'ultimo, magari anche "Irrational man" lo apprezzerete.

domenica 27 agosto 2017

Recensione: LA BAMBOLA DEL CISTERNINO di Diego Collaveri



Una prostituta avanti negli anni e un noto imprenditore trovati assassinati a pochi giorni di distanza; due casi slegati tra loro?
Ad occuparsene c'è il sanguigno e schietto commissario Mario Botteghi, con la sua eterna sigaretta in bocca, i modi di fare spesso burberi, i suoi personali demoni sempre pronti a riempire la sua solitudine e il suo intuito che non sbaglia un colpo.


LA BAMBOLA DEL CISTERNINO
di Diego Collaveri



Frilli Editori
295 pp
12,90 euro

Siamo a Livorno ed il commissario Botteghi è alle prese con l'omicidio di una vecchia prostituta nei pressi del Cisternino; l'anziana e non proprio piacente Lucia Biagini è stata strangolata... e ovviamente nessun testimone interrogato è in grado di dare informazioni utili!
In compagnia dei suoi fedeli e giovanissimi agenti, Busdraghi e Mantovan, il commissario deve quindi cominciare a raccogliere informazioni che aprano piccoli e graduali spiragli alla soluzione per capire il caso, che all'inizio vede la polizia andare un po' "alla cieca" per mancanza di indizi.

A chi poteva dar fastidio una prostituta grossa e vecchia? Chi e perchè poteva avere interesse a farla fuori? Forse la donna faceva parte di qualche brutto giro - legato alla prostituzione o altro... - o magari poteva aver visto qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente vedere nè conoscere?

Botteghi non sa che pesci pigliare; una cosa è certa: il formicolio che lo prende alla base della testa gli fa capire che deve spremere le meningi perchè c'è qualcosa che gli sta sfuggendo e che invece potrebbe essere fondamentale per raccapezzarsi nell'indagine, che pare procedere troppo lentamente e senza grosse novità, almeno nei primi giorni.
Non solo, ma il caso di questa prostituta ha risvegliato in lui ricordi sepolti e risalenti all'infanzia, che Mario aveva rimosso.
Ricordi legati alla melodia di una canzone che ogni tanto, senza accorgersene, si ritrova a canticchiare, come un motivetto assillante, di quelli che ti restano in testa e non se ne vanno.

Queste sensazioni sgradevoli e angoscianti tengono desta l'attenzione di Botteghi, stuzzicando il suo formidabile intuito, per il quale è noto ai colleghi, i quali forse non lo apprezzeranno per altri lati del suo carattere, ma di certo ne riconoscono le capacità investigative.
Il caso della Biagini sembra interessare solo a lui, che ne fa infatti quasi una questione personale. 

Frustrato per gli scarsi risultati, Botteghi si ostina a non voler mollare l’indagine neppure quando il Questore gli impone un caso più risonante ma, inizialmente, anch'esso poco semplice da risolvere: un certo Andreini, imprenditore edile, autore di importanti restauri storici della città, è stato trovato morto nel parco di Villa Corridi. 

Indagando e interrogando le persone -  colleghi, parenti e conoscenti - a lui vicine, Botteghi e i suoi obbedienti agenti scoprono che il defunto aveva il vizietto di giocare a carte, cosa che in passato lo aveva indebitato parecchio. Forse la sua morte ha a che fare con qualche storia di debiti di gioco? 
Eppure, sembra che negli ultimi tempi l'uomo riuscisse a pagare sempre i creditori...

Il caso che ha tra le mani è fin troppo complicato: regolamenti di conti, inseguimenti nei sotterranei della città, un misterioso killer e un vecchio traffico di droga... Troppa carne sul fuoco, troppi personaggi coinvolti in un'indagine che si fa via via sempre più ampia, e soprattutto il nostro commissario intuisce in fretta che i due omicidi sono intrecciati tra loro.
Ma in che modo?
Scoprirlo non sarà affatto un gioco da ragazzi perchè i colpi di scena non mancano e le raffinate capacità investigative di Botteghi vengono messe a dura prova. 

Riuscirà il commissario a scoprire l’incredibile verità concernente la morte della prostituta, il suo collegamento con quella dell'imprenditore e tutta la fitta ed ingarbugliata rete di loschi traffici che c'è dietro, che vede come teatro niente meno che l’antico acquedotto Leopoldino livornese? 

"La bambola del Cisternino" è uno squisito noir, in cui al centro vi è senza dubbio la risoluzione di alcuni omicidi tra loro connessi, ma non solo: i riflettori sono puntati sul protagonista, su questo commissario dalla psicologia complessa, che prima di essere un uomo di polizia intuitivo, tenace, testardo, capace di andare contro tutto e tutti pur di seguire e portare a termine le proprie indagini, franco e diretto con superiori e sottoposti, è soprattutto un uomo.
Un uomo che deve lottare ogni giorno con il proprio doloroso passato, con i fantasmi che lo popolano e con un presente che lo vede sostanzialmente solo e triste.
Dedito com'è al proprio lavoro, Mario ha sacrificato una parte importantissima della sua vita personale, degli affetti che le davano un senso..., e se è vero che a certe azioni e a certi errori del passato non è possibile rimediare, è altrettanto vero però che possiamo far qualcosa per migliorare il presente e il futuro.

E Mario ha qualcuno di importante dal quale vorrebbe ricevere perdono, comprensione, affetto..., ma la sua testa dura e il suo carattere non proprio facile finora gli hanno impedito di riallacciare un rapporto civile con questa persona...
Neanche i consigli appassionati, materni... e un tantino invadenti!, dell'amica di sempre, Mariella (le cui prelibatezze culinarie lo aiutano a rinvigorire un po' il corpo stressato e, perchè no?, pure lo spirito), riescono a sostenerlo più di tanto, perchè lui è così: un tipo che scivola nei propri oscuri pensieri, avvolto dal gelo della solitudine, schiacciato dal peso di ricordi che gli attanagliano il cuore, da un carico di emozioni che lo soverchiano e che non sempre sa gestire... e questo modo di essere contorto lo rende il commissario bravo che è, perchè con  Botteghi sai che nessun particolare è lasciato al caso e che, a furia di scervellarsi su tanti piccoli particolari, a costo anche di schiacciare i piedi a chi non dovrebbe, prima o poi riesce ad ottenere ciò che vuole.

L'Autore ci fa fare un interessante e culturale tour in questa bella città toscana, avvolgendola in un'atmosfera piacevolmente malinconica, cullandoci con la melodia di una famosa canzone degli anni ’60 e attraverso personaggi e storie per le quali non sempre c'è riscatto o redenzione.

E' uno di quei libri che leggi con trasporto perchè non puoi fare a meno di lasciarti coinvolgere dai casi da risolvere, così ti ritrovi a seguire passo passo le speculazioni e i pensieri di Botteghi, il suo modo spiccio e pratico di confrontarsi con i giovani agenti, che pendono dalle sue labbra e lo rispettano, perchè il loro commissario sa essere sì esigente ma anche divertente, e non di rado stempera le tensioni con qualche battuta.
Ricco di dialoghi che contribuiscono a rendere il ritmo incalzante, diversi e graduali colpi di scena che si susseguono - in base alle intuizioni che via via si presentano alla mente di Botteghi & co. -, un contesto di riferimento ricco di fascino e storia (che concorre per creare movimento e novità rispetto alle indagini), una trama ben strutturata, che si infittisce man mano per poi districarsi totalmente solo alla fine: per tutti questi elementi, e non solo, "La bambola del Cisternino" è un romanzo che cattura da subito il lettore, sia per la storia in sè che per il suo esuberante e intelligente protagonista.

sabato 26 agosto 2017

Novità e anteprime da non perdere



Stavo dando una pigra occhiata su un paio di store online, quando la mia attenzione è stata attirata da queste pubblicazioni, di cui la prima già in libreria, le altre due in uscita; tutte, comunque, di autori di cui m son piaciuti precedenti romanzi.

Partiamo da un romanzo storico che fa parte di una serie (vedi QUI), di cui purtroppo ho letto soltanto il primo libro: "La figlia del boia" (RECENSIONE).


IL MAGO E LA FIGLIA DEL BOIA
di Oliver Pötzsch




Ed. Neri Pozza
trad. A. Patrelli
524 pp
Luglio 2017


Germania, 1666. Simon e Magdalena partecipano a un pellegrinaggio al santuario di Andechs in Baviera, dove ogni anno si svolge la festa delle Tre Ostie.
Jakob è rimasto a Schongau con i nipotini Peter e Paul e la moglie malata.
 Al loro arrivo al monastero, Simon e Magdalena si trovano immediatamente coinvolti in misteriosi avvenimenti, tra cui la morte non accidentale di un novizio e una epidemia inspiegabile che si diffonde tra i pellegrini. 
Quando viene ritrovato il cadavere di un altro novizio e il frate orologiaio scompare misteriosamente, i sospetti cadono sul frate farmacista, che è subito imprigionato e consegnato al tribunale regionale. 
Magdalena riesce a parlare con l'accusato e scopre così che si tratta di un carissimo amico di gioventù del padre. 
L'intervento di Jakob si rende perciò necessario.



Da settembre in libreria il prossimo romanzo (storico anch'esso), potente e pieno di atmosfera, di Hannah Kent,  di cui ho amato molto il primo, "Ho lasciato entrare la tempesta" (RECENSIONE).

Questo secondo libro tocca temi vicini al primo; infatti racconta lo scontro tra ragione e superstizione, ricreando, senza giudizi, un mondo che vive di leggi proprie, pericolosamente dominato dall’irrazionalità, dove le fate e gli elfi sono, per gli uomini, imperscrutabili compagni di viaggio. 


LA DONNA DEL BOSCO
di Hannah Kent



Ed. Piemme
408 pp
18.50 euro
USCITA
12 SETTEMBRE 2017
Irlanda, Contea di Kerry, 1825. 
Cosa è accaduto al piccolo Micheál, che a quattro anni non si muove più, colpito da una paralisi inspiegabile?
Una fatalità, una disgrazia, un dispetto delle fate, sortilegi e rapimenti ad opera di creature del bosco maligne e dispettose, storie di peccati e di punizioni?
Tra le strade polverose del piccolo paesino di campagna dove Nóra, sua nonna, cerca di tirarlo su, in un mondo dominato dalla superstizione e dalla paura più che da qualunque altra cosa, un bambino diverso come Micheál è un bambino che le fate hanno scelto per i loro scherzi cattivi. 
Le stesse fate che possono essere buone, malvagie, leggere o fatali a seconda del loro capriccio. 
Ma Nóra è decisa a salvare il suo nipotino: insieme a Mary, la ragazza che la aiuta a occuparsi di Micheál, l’unica a non provare repulsione per quella strana creatura, cercherà in tutti i modi di curarlo, confrontandosi con le inumane credenze popolari e i pregiudizi feroci della religione, e infine approdando a Nance, la donna del bosco. 
L’unica a essere in contatto con le creature che possono aver fatto del male a Micheál, sostituendolo con il “mostro” che è diventato adesso… 



E' un autore di cui ho letto "La casa buia" (RECENSIONE), un thriller articolato che solleva interrogativi morali; ora torna con un altro romanzo che, ancora una volta, non teme di addentrarsi nelle più profonde e torbide vicissitudini dei suoi personaggi.


OGNI NOSTRA CADUTA
di Dennis Lehane


Ed. Longanesi
USCITA:
28 AGOSTO 2017

Rachel Childs è diventata una giornalista di successo. 
Tormentata e imprevedibile, ha però ancora addosso il peso di un’ingombrante figura materna, insieme al mistero mai risolto sull’identità del padre. 
Ma ha raggiunto un equilibrio e la sua vita procede felicemente. Fino al crollo. A seguito di un’umiliante crisi di nervi, traumatizzata, si ritrova a vivere come una reclusa, abbandonata da tutti. 
È un evento inatteso in una sera di pioggia a stravolgere profondamente la visione che Rachel ha di se stessa, oltre che la sua vita privata. Un incontro con un uomo che torna dal suo passato e che l’aiuta a risollevarsi dal baratro in cui è prigioniera. Ma proprio quando si sente di nuovo sulla vetta, Rachel scopre di trovarsi in realtà sull’orlo di un precipizio ancora più spaventoso.
Attirata in una trama intessuta nell’inganno, Rachel dovrà trovare dentro di sé la forza per affrontare le sue più grandi paure e accettare verità che non avrebbe mai potuto immaginare…



venerdì 25 agosto 2017

Segnalazione Metropoli d'Asia: SVEGLIAMI ALLE NOVE DOMATTINA di A Yi



E' ritenuto «...uno degli autori più interessanti della nuova generazione» (La Lettura, Corriere della Sera) e grazie alla C.E Metropoli d'Asia, specializzata nella pubblicazione di autori orientali innovativi e di spicco, i lettori italiani possono conoscerlo e apprezzarlo; è al suo secondo romanzo A Yi, «l’enfant prodige della letteratura cinese» (Internazionale):


SVEGLIAMI ALLE NOVE DOMATTINA
di A Yi


Ed. Metropoli d'Asia
trad. P. Magagnin
Hongyang, un malavitoso locale che per molti anni ha tenuto in un pugno un villaggio di campagna e le zone limitrofe, viene trovato morto dalla sua donna all’indomani di un banchetto, forse a causa dell’eccessivo consumo di alcolici, o forse no… 

Il romanzo, attraverso le voci narranti di famigliari, amici e nemici, ricostruiscono la sua storia, la sua figura, i suoi legami criminali e personali in una società cinica e disperata che costituisce la cifra narrativa di A Yi, il quale riversa in una prosa densa e audace il suo vissuto di poliziotto e la sua capacità di cogliere negli uomini e nelle situazioni aspetti sconosciuti e nascosti.


L'autore.
Nato nel 1976 a Ruichang, nella provincia dello Jiangxi, A Yi (pseudonimo di Ai Guozhu) ha lavorato come poliziotto, giornalista sportivo e redattore prima di dedicarsi alla scrittura, a trentadue anni. Dopo un breve periodo nel consiglio di redazione di Chutzpah/Tian Nan, una nuova rivista letteraria che pubblica scritti di autori giovani e innovativi (tra cui lo stesso A Yi), ora lavora per la casa editrice Xiron come direttore della collana di narrativa “Iron Gourd”. La sua prima opera, la raccolta di racconti Grey Stories, esce nel 2008. Segue nel 2010 The Bird Saw Me, un’altra raccolta in cui l’autore sviluppa il suo stile insolito e la sua tutt’altro che romantica visione del mondo e che viene accolta con grande favore da pubblico e critica. Nel 2012 esce in Cina E adesso?, il suo primo romanzo; il suo ultimo lavoro è Domattina svegliami alle nove (Metropoli d’Asia).

Recensione: LE OTTO MONTAGNE di Paolo Cognetti (RC2017)



Vincitore dell'ultima edizione del Premio Strega, "Le otto montagne" di Paolo Cognetti sa richiamare tutta l'attenzione del lettore per la sua intensità, nella scrittura come nella genuinità dei sentimenti raccontati e che legano due amici, le cui esistenze sono ineluttabilmente non soltanto vincolate tra loro ma ancor di più con quel luogo straordinario e pieno di fascino che è la montagna.


LE OTTO MONTAGNE
di Paolo Cognetti


"Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è piú niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle, il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa."

Il protagonista di questo romanzo è Pietro, un ragazzino milanese, solitario e un po’ scontroso; è figlio unico e i suoi genitori formano una coppia apparentemente male assortita: tanto sua madre è socievole - abituata com'è, anche per la professione svolta (lavora in un consultorio di periferia) oltre che per carattere, a farsi carico degli altri, a intrecciare relazioni sociali -, quanto suo padre Gianni è, al contrario, un chimico dal carattere molto ombroso, chiuso, rigido nel modo di pensare, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia.
Eppure i genitori di Pietro sono uniti da una passione comune (che purtroppo è stata contrassegnata da una tragedia famigliare), che li avvicina sin dalla giovane età: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo.

La montagna è ciò che più li unisce ed è per questo che la vita a Milano è adombrata da un alone di malinconia e tristezza, e alle vette innevate vanno i loro pensieri più nostalgici; quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto per passarvi qualche mese all'anno, lontano dal tran tran cittadino, riavvicinandosi così al loro "grande amore": i monti.
Non solo, ma stando lì durante le vacanze, anche Pietro avrà modo di trascorrere tre mesi in quei luoghi meravigliosi, in cui pare che il tempo trascorra più lentamente e dove il contatto con la natura è immediato e forte.

Del resto, la montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli: essa è proprio un modo di vivere la vita, dove le giornate e le notti sono scandite ora dai rumori prodotti dall'ambiente stesso e da chi lo abita (uomini e animali) ora dal silenzio, dove l'aria è impregnata dell'odore del fieno, del fumo che esce dai camini.

Il giovanissimo Pietro viene "arruolato" presto da suo padre per fare insieme a lui i sentieri di montagna, segnando sulla mappa i posti raggiunti:

"..cominciai a imparare il modo di andare in montagna di mio padre, la cosa piú simile a un’educazione che io abbia ricevuto da lui."

Ma ad arricchire le giornate di Pietro, oltre alle scarpinate con l'esperto papà, c'è anche un'altra presenza: Bruno.
Bruno è un coetaneo del protagonista, figlio di montanari, nato e cresciuto a Grana, pascolando mucche, stando all'aria aperta e venendo su "selvatico", con una tempra dura e pragmatica come può esserlo un ragazzo di montagna che non ha mai lasciato quei posti.
Tra i due si instaura un'amicizia che li vedrà protagonisti di piccole avventure, giornate estive fatte di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri piú aspri.

Ben presto Bruno diventa parte integrante della vita a Grana di Pietro, entrando anche "in famiglia", conquistando le simpatie della mamma di Pietro (donna sensibile, che si rende conto di come gli adulti che ruotano attorno a Bruno non tengano conto di tante sue esigenze di ragazzo che sta crescendo) e anche quelle di papà Gianni, che comincia a portare anche lui nelle loro piccole scalate, per le quali Pietro sembra non essere molto portato, visto che si accorge di soffrire di "mal di montagna".

Lo stringersi dei rapporti tra l'amico e i propri genitori crea in Pietro sentimenti contrastanti, forse perchè avverte che Bruno è più affine a Gianni di quanto lo sia lui, che pure è il figlio ma che sembra non conoscerlo davvero.

Col passare degli anni e delle estati, giungendo sulla soglia della vita adulta, Pietro decide di "abbandonare" la montagna, lasciando anche Milano per motivi di studio; Grana e i suoi monti diventano "i luoghi dell'infanzia", qualcosa da relegare in un angolino poco illuminato della memoria e ai quali guardare con un pizzico di malinconia; ma quando è poco più che trentenne, suo padre muore e Pietro scopre di aver ricevuto da lui in eredità un edificio malmesso, disperso tra i monti...

«Eccola lí, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino».

Un’eredità che necessita di lavori, tempo e fatica per essere messa in sesto, affinchè diventi una casetta accogliente, una sorta di rifugio dal caos della città, in cui poter star tranquilli; e questo progetto lo riavvicinerà a Bruno, che prenderà a cuore la sistemazione del rudere.

I due, ormai uomini fatti, hanno così modo di passare diverso tempo insieme, riallacciando quel rapporto che li aveva uniti da ragazzini, scoprendo così di avere più cose in comune di ciò che pensano.

L'amore per la montagna però non porta necessariamente a fare le stesse scelte di vita: se Pietro maturerà il desiderio di viaggiare, conoscere altri luoghi del mondo, altre popolazioni e scalare altre vette, Bruno, invece, resterà fermo lì dov'è nato e ha sempre vissuto, lì dove ci sono le sue radici più profonde, che nulla e nessuno riesce a sradicare, perchè egli è un tutt'uno con i suoi monti, con la vita che tra essi si conduce; ne condivide la solitudine, le fatiche, le vacche da accudire, l'acqua dei torrenti, i cupi e rigidi inverni, le fresche estati; Bruno non sa e non vuol conoscere altri modi di essere ed esistere perchè tutto ciò di cui ha bisogno è lì, attorno a sè.
Potrebbe la sua amata montagna trasformarsi in una sorta di triste prigione per lui?

Pietro sa che il suo amico resta abbarbicato là, e che finchè c'è Bruno, lui avrà sempre un luogo in cui rifugiarsi e al quale tornare.

Considerazioni

In "Le otto montagne" l'Autore ci parla della bellezza aspra e verace della montagna - e di tutto ciò che le è proprio -, del suo essere così viva, dei suoi inverni, dei suoi rifugi, perchè essa non è soltanto qualcosa che contraddistingue un paesaggio naturale ma è un vero e proprio modo di essere, vivere, respirare, sapere e conoscere.
E' anche un romanzo di formazione che ha al centro i rapporti umani, a cominciare da quello padre-figlio, con le incomprensioni che spesso lo caratterizzano, i silenzi carichi di cose non dette che aiuterebbero a conoscersi di più, ad aprirsi e ad apprezzarsi; positiva è la figura materna, questa donna saggia, paziente, capace di stimolare il figlio ad essere più aperto verso il mondo e le persone.

E ancora c'è, come già anticipato, il rapporto d'amicizia tra Pietro e Bruno, un'amicizia che non ha bisogno di chissà quali discorsi e frequenti pacche sulle spalle, di confidenze a cuore aperto, di risate e battute, anzi: è fatta di silenzi, di sguardi brevi ma complici, di presenza ed aiuti concreti; è un'amicizia che si alimenta di gesti, di andate e ritorni, resistente al tempo e alle assenze, che manterrà negli anni la propria schiettezza, perchè essa è perenne come i ghiacciai, forte come la roccia, pura come l'aria frizzante che si respira ad alta quota.

I personaggi sono semplici e complessi insieme, nel senso che, pur essendo facile "etichettarli" e comprenderne a grandi linee la personalità (Bruno, il montanaro selvatico e "rozzo"; il padre autoritario, insofferente, volubile; la madre comprensiva e saggia; Pietro, poco socievole, refrattario a gestire relazioni umane in cui investire sentimenti), leggendo si percepisce, al contempo, come essi nascondano un animo più "contorto" ed inafferrabile rispetto a ciò sembra a una prima valutazione.

Pur non essendo io una "fan" della montagna (sono una "ragazza di collina" ^_-), devo riconoscere di aver apprezzato moltissimo questo libro, che si lascia leggere e gustare con facilità grazie ad uno stile e ad un linguaggio estremamente scorrevoli, affascinanti, a una scrittura coinvolgente, che sa far amare i luoghi di cui si parla, sa emozionare perchè quella di Pietro è la storia di un uomo che, andando alla ricerca di se stesso e delle proprie radici, sa di dover costantemente tornare lì dove ha lasciato un pezzettino - quello più importante - di sè, lì dove si incrociano i ricordi più belli, quelli che nulla può cancellare, come fa l'estate con la neve, perchè sono "ricordi d'inverno" e, proprio come un ghiacciaio, essi non vanno via e non vogliono essere dimenticati.

Non ho letto gli altri romanzi che concorrevano per lo Strega, ma il mio modestissimo parere è che la vittoria di Cognetti ci stia tutta ;-)


Obiettivo n.9 - Un libro che parli di alta montagna
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...