martedì 2 ottobre 2018

Presto in libreria: BUONANOTTE A TE di Roberto Emanuelli | MISTERIOSA "Le storie di Olga di carta" di Elisabetta Gnone



Due prossime pubblicazioni di due autori di cui ho già letto con piacere opere precedenti ^_^


Dopo E ALLORA BACIAMI (che è diventato uno dei casi di maggior successo del 2017, in corso di pubblicazione in Spagna e America Latina) e DAVANTI AI TUOI OCCHI, lo scrittore romano torna con una nuova uscita, sempre firmata Rizzoli:



BUONANOTTE A TE
di Roberto Emanuelli



Ed. Rizzoli
18.90 euro
USCITA
16 OTTOBRE 2018
Capita a tutti, sai? Capita a tutti di guardare le stelle, prima di addormentarsi, e desiderare che ci regalino qualcosa di buono. Capita a tutti, alla fine di una giornata storta, di sperare che quella dopo sia migliore.
Capita a tutti di credere nel destino.
Ma il destino, a volte, è solo una scusa. Il destino esiste se noi ne siamo padroni: lui ti passa accanto, sta a te decidere se coglierlo al volo o lasciarlo andare.

È quello che succede ai protagonisti di questa storia.
Due coppie, due mondi apparentemente lontanissimi che si sfiorano come universi paralleli, con un unico vero punto di contatto: l’amore.
Sally è giovanissima, esplosiva e passionale, cerca la sua strada e vive sempre alla massima intensità. Quando canta, la sua voce è pura magia; quando ama, dà tutta se stessa, anche se sa che chi mette il cuore nelle mani di qualcun altro spesso rischia di farsi male.
Simone, invece, ha trentacinque anni e si è già perso. Dell’amore sembra essersi dimenticato, perché ha fatto altre scelte: lavoro, soldi, successo, un futuro già scritto in cui adesso fa fatica a riconoscere i suoi sogni.

Eppure basta così poco per essere felici: sono i piccoli gesti quelli che ti cambiano la vita. Ed è grazie a un piccolo, grande gesto che i destini di Sally e Simone si incroceranno in un modo magico e inaspettato.
Perché l’amore non è quello che poteva essere e non è stato, ma quello che sarà, se lo vorrai...


Elisabetta Gnone mi ha conquistata con la deliziosa saga di Fairy Oak (trovate le recensioni dei libri della serie sul blog) e mi ha commossa con la dolce Olga di carta (ho recensito il secondo libro, JUM FATTO DI BUIO); ed è proprio con il terzo libro della serie che torna in libreria!




MISTERIOSA
"Le storie di Olga di carta"
di Elisabetta Gnone



Ed. Salani
304 pp
14.90 euro
USCITA 29 OTTOBRE 2018
Cosa significa diventare grandi? E come si fa?

Crescere è una faccenda complicata, direbbe il professor Debrìs, e Olga lo sa bene: per rassicurare una giovane amica, che di crescere non vuole sentire parlare, le racconta la storia di Misteriosa, una bambina a cui i vestiti stanno sempre troppo grandi, anche se l'etichetta riporta la sua taglia, e che salta nel mondo nascosto dentro ai disegni per fuggire la realtà.
La storia di Misteriosa è la storia di chi non sa, non può o non vuole crescere, di chi rifiuta le responsabilità e combatte strenuamente per rimanere bambino.
È anche però la storia di un viaggio iniziatico che porterà risposte, dissiperà dubbi, farà ridere e spalancare gli occhi per lo stupore.
Alla fine Misteriosa, i suoi compagni d'avventura e i lettori scopriranno che per diventare splendidi adulti occorre restare un po' bambini.

Per diventare splendidi adulti bisogna restare un po' bambini. Il terzo libro della serie "Le storie di Olga di carta": una grande avventura tra realtà e fantasia.




lunedì 1 ottobre 2018

Bilancio delle mie letture di Settembre + Reading Challenge



Ed ecco le mie letture settembrine!


Per quanto concerne la Reading Challenge, questo mese solo un obiettivo è stato soddisfatto:

Obiettivo n. 17. Una tragedia greca o un'opera di un autore greco o latino in traduzione italiana - MEDEA di Euripide (RECENSIONE): il personaggio mitologico di Medea è al centro dell’omonima tragedia di Euripide (andata in scena per la prima volta ad Atene nel 431 a.C.) che racconta una storia di vendetta e dolore.


Reading Challenge

Per completarla, mi mancano ancora i seguenti obiettivi:


1. Un libro scritto più di 100 anni fa
5. Un libro a scelta tra questi
:   Ciò che inferno non è (A. D'Avenia) - Dovremmo essere tutti femministi (C.N. Adichie) - Follia (P. McGrath) - Il porto proibito - La morte della Pizia (F. Durrenmat) - La signora delle camelie (A. Dumas) - Mio fratello rincorre i dinosauri (G. Mazzariol) - Quando siete felici fateci caso (K. Vonnegut) - Soli e perduti (E. Nievo) - Una vita come tante (H. Yanagihara).
Ho FOLLIA in corso di lettura.

12. La rilettura di un libro letto da bambina

Sto leggendo LA PICCOLA FADETTE di George Sand, un libro per ragazzi che lessi per la prima volta verso i dieci anni.


14. Il libro che occuperà il primo posto nella classifica di narrativa su Amazon in data 1/4/2018 (se lo si è già letto, si può scegliere un altro tra i primi dieci).

Quel giorno era primo "Ventuno giorni per rinascere" di Berrino, Lumera, Mariani, ma non essendo di narrativa posso optare per "Storie della buonanotte per bambine ribelli 2" di F. Cavallo e E. Favilli.

15. Un libro in cui il protagonista sia un libraio

24. Un libro sugli zar, re e regine del passato.

35. Un libro che nel titolo abbia la parola "intenzione/i".




  • VOX di Christina Dalcher (RECENSIONE).La protagonista, la neurolinguista Jean McClellan, in poco tempo si ritrova a vivere in un'America che priva le donne, bimbe comprese, del diritto di parlare liberamente, di leggere e scrivere. Riuscirà a ribellarsi a tale ingiustizia?
  • L'UOMO DELLA PIOGGIA di John Grisham (RECENSIONE). Un giovanotto di Memphis, non ancora avvocato, ha l'opportunità di difendere i diritti di una povera famiglia che s'è vista imbrogliata da una grande e nota società assicurativa. Ce la farà a far valere il diritto e la giustizia combattendo contro un nemico decisamente più esperto di lui?
  • LUCKY di Alice Sebold (RECENSIONE): Alice Sebold, autrice di “Amabili resti”, in questo memoir racconta la terribile esperienza vissuta quando aveva solo 18 anni - lo stupro - e di come è stato sopravvivere ad esso, accettarlo come un qualcosa che non avrebbe mai potuto cancellare e andare avanti. Comunque.
  • LA SCONOSCIUTA di Mary Kubica (RECENSIONE): una storia di drammi personali irrisolti (solo apparentemente sepolti sotto coltri di gesti abitudinari e una vita felice e realizzata) e di violenze fisiche e psicologiche che nessuna persona (tanto meno un minore) dovrebbe essere costretto a subire.
  • ACQUA SPORCA di Francesca Persico (RECENSIONE): ci sono eventi nella vita di una persona che possono spezzarla, annientarla, ridurne l'anima a brandelli. E' questa la condizione vissuta dalla giovanissima protagonista di questo romanzo: riuscirà a trovare la forza di rinascere, di concedersi il diritto di essere felice nonostante certe ferite non guariranno mai completamente?
  • L'AMORE, QUANDO MUORE di Nadia Levato (RECENSIONE). Può finire l'amore? Può essere smarrito come un mazzo di chiavi che dimentichiamo da qualche parte e che non sempre ritroviamo?


Settembre mi ha portato letture  carine e piacevoli, tra tutte le più belle sono state: VOX per avermi saputo coinvolgere con l'ipotesi di una società contemporanea dai tratti agghiaccianti; LUCKY e ACQUA SPORCA per le forti emozioni (dal dolore alla speranza) vissute insieme alle protagoniste, entrambe vittime di violenza sessuale.

Attualmente ho in lettura:

FOLLIA di P. McGrath;
LA PICCOLA FADETTE di G. Sand;
LA ZANZARA MUTA di G. Spinazzi.


Prossimamente inizierò PERSUASIONE di Jane Austen.


ADESSO TOCCA A VOI! ^_^
QUALI LETTURE VI HANNO COLPITO 
O NON VI SONO AFFATTO PIACIUTE
NEL MESE DI SETTEMBRE?


domenica 30 settembre 2018

Recensione film: ELIZA GRAVES | HUNGRY HEARTS | IL RACCONTO DELL'ANCELLA (1990)



Buona domenica, cari lettori!
Oggi sono qui con voi per parlarvi di tre film visti recentemente: il primo l'ho visto ieri su RaiPlay perchè me lo son perso quando, poche settimane fa, lo hanno dato in tv: Stonehearst Asylum (Eliza Graves), un thriller ambientato nel 1900 in un manicomio in cui si praticano metodi molto discutibili per la cura dei malati psichiatrici.
Il secondo (Hungry Hearts) è una pellicola che tratta un argomento attuale e delicato: al centro vi è, infatti, una giovane coppia di genitori che hanno punti di vista decisamente opposti circa il modo di nutrire il proprio bambino (vegan  sì o no).
L'ultimo film è Il racconto dell'ancella, del 1990 e tratto dall'omonimo romanzo della Atwood, pellicola che mi è venuta voglia di guardare dopo essermi entusiasmata con la serie tv.



STONEHEARST ASYLUM



Anno: 2014

Regia: Brad Anderson. 
Cast: Kate Beckinsale (Eliza Graves), Ben Kingsley (Silas Lamb), Michael Caine (Dr. Salt), David Thewlis (Mickey Finn), Jim Sturgess (Edward Newgate). 

Siamo alla fine del 1899 e tra poco tempo si festeggerà il Capodanno, quando in una fredda giornata di fine dicembre al Stonehearst Asylum giunge un giovane dottore laureato in Psichiatria, Edward Newgate, armato di buona volontà e desideroso di esercitare la propria professione per aiutare i sofferenti, recar loro anche solo un briciolo di umanità e la speranza di una cura che allevi le loro pene dovute alla patologia psichiatrica.
Il giovanotto, con la sua aria da studente modello e da bravo ragazzo, desidera aggiungere l'esperienza clinica alla propria formazione e decide di recarsi appunto al manicomio di Stonehearst, sito in un grande castello lasciato un po' a se stesso e dall'aria decisamente oscura e minacciosa.

Qui trova il direttore dell'ospedale, un certo Dr. Lamb, che pare adottare metodi singolari nei confronti dei propri pazienti, nel senso che li lascia liberi di essere chi vogliono, senza riempirli di oppio e sottoporli a discutibili cure mediche che li renderebbero dei vegetali. I malati di questa struttura, quindi, se ne vanno in giro per l'istituto liberi e felici, tanto che Newgate fatica, in un primo momento, a capire chi sia il personale e chi siano i pazienti.
Tra questi ultimi, però, spicca lei: Eliza Graves, una donna bellissima, che incanta tutti suonando il pianoforte divinamente, gentile, sensibile; Lamb dice a Edward che la donna ha cavato un occhio al marito e cercato di mordergli l'orecchio in un momento di follia, e per questo - per la vergogna caduta a motivo dell'insano gesto - la famiglia l'ha fatta internare in ospedale.

Edward ed Eliza si sentono attratti l'uno dall'altra e si avvicinano sempre di più, ma intanto il primo fa una scoperta raccapricciante e molto, molto inquietante: nelle celle sotterranee della struttura scopre che sono imprigionate, lasciati a poco pane e poca acqua, alcune persone...; inizialmente sgomento per la scoperta, il dottore crede siano pazienti gravi, ma parlandoci comprende che no, non sono dei malati di mente bensì tra loro c'è il vero direttore dell'ospedale, tale dott. Salt, la capo infermiera - la signora Pike - ed altri membri del personale...
Che ci fanno lì sotto, abbandonati a loro stessi e vicini alla morte, a causa delle cattive condizioni in cui versano?

I poveretti spiegano al visitatore che con l'inganno quel pazzo malefico di Lamb, una sera, li ha anestetizzati adulterando il loro vino, dando inizio ad un ammutinamento in cui i pazienti hanno preso il controllo del nosocomio al posto di Salt e della sua squadra.
Lamb, spiegano i prigionieri, è sì un ex dottore, che però in guerra ha vissuto un'esperienza talmente traumatica da rendere necessario il suo ricovero in ospedale; anche se sembra sano, resta comunque un individuo pericoloso, lui come anche tutti i finti collaboratori di cui si circonda..., le cui patologie psichiatriche da un momento all'altro possono riemergere in tutta la loro drammaticità.

Eliza scopre che Edward sa di Salt e gli altri, lo invita a scappare per non essere ucciso da Lamb, che ha tutto l'interesse perchè la cosa non si sappia all'esterno, ma il giovane è innamorato di lei e non vuole lasciarla; la donna, inoltre, gli spiega come funzionavano le cose quando c'era Salt a dirigere il manicomio, e di come, per assurdo, sia meglio ora con Lamb...

Edward smaschererà le azioni di Lamb e libererà il vero direttore?
Riuscirà a fuggire da quell'inferno e a vivere il suo amore con Eliza?

Il film - basato sul breve racconto Il sistema del dr. Catrame e del prof. Piuma di Edgar Allan Poe - è intriso di atmosfere dark, cupe, buie, sinistre; i matti - tranne Eliza - hanno tutti un aspetto sciatto, brutto, e ispirano pietà e tristezza soprattutto quando lo spettatore viene a conoscenza di cosa accadeva quando erano "curati" dal dottor Salt...
Newgate ha tutte le carte in regola per essere un ottimo psichiatra, perchè ha molta empatia e compassione verso i pazienti, riuscendo ad andare oltre la corazza in cui si sono chiusi per soffrire il meno possibile, e lo farà anche con lo stesso Lamb, abbattendone le barriere...

L'ho trovato davvero molto bello, ricco di momenti di suspense e colpi di scena, soprattutto quello finale mi ha spiazzata.
Consigliato, se vi piacciono questi film un po' gothic, ad alta tensione e in cui il confine tra follia e ragione è davvero molto labile.



HUNGRY HEARTS


2014

Cast: Saverio Costanzo.
Cast: Adam Driver (Jude), Alba Rohrwacher (Mina), Roberta Maxwell (Anne).


Jude è americano, Mina è italiana; s’incontrano per caso e in una circostanza alquanto imbarazzante (ma buffa) un giorno che entrambi restano chiusi nel bagnetto di un locale a New York.
S’innamorano e presto, a causa di una precauzione non presa, lei resta incinta; si sposano e tutto sembra procedere a gonfie vele.
Jude e Mina si amano e sono molto legati l'uno all'altra, soprattutto perchè lei non ha nessuno e il marito è davvero tutta la sua famiglia.





sabato 29 settembre 2018

Recensione: VOX di Christina Dalcher



La protagonista, la neurolinguista Jean McClellan, in poco tempo si ritrova a vivere in un'America che priva le donne, bimbe comprese, del diritto di parlare liberamente, di leggere e scrivere. Riuscirà a ribellarsi a tale ingiustizia?
Quanto è vitale per il vivere quotidiano il poter comunicare come e quando vogliamo! La Parola è un bene prezioso: solo se ci viene tolta ci rendiamo conto di quanto sia fondamentale per la nostra dignità di Persone. L'autrice ci coinvolge e cattura la nostra curiosità dalle prime pagine con questo distopico con sfumature thriller, che ricorda, in particolare per l'inquietante clima di fanatismo religioso, l'acclamato "Il racconto dell'ancella".



VOX
di Christina Dalcher



Editrice Nord
trad. B. Ronca
414 pp
2018
100..., non una di più: questo è il limite di parole che le donne statunitensi della società immaginata da Christina Dalcher possono pronunciare in una giornata. A segnare il numero di parole dette in 24 ore ci pensa un braccialetto particolare, un contatore elettronico che fa anche da monito per le donne che lo indossano, nel senso che devono ricordarsi di non sforare, pena scosse elettriche di crescente intensità in base al quantitativo di parole in più dette.

Uno scenario orribile, non credete?

Ebbene, questa è l'America in cui vive la protagonista, Jean, con la sua famiglia: il marito Patrick, il figlio maggiore Steven, i gemellini Sam e Leo e la figlia minore, Sonia.
Anche Sonia ha il contatore al polso, al contrario dei figli maschi, che sono ancora liberi di parlare quanto e quando vogliono.

Jean è una donna intelligente, colta, un'esperta di linguistica cognitiva che, fino a qualche tempo prima, lavorava per cercare una cura per le persone afasiche, aventi lesioni cerebrali.
Adesso non può più esercitare la propria professione perchè il nuovo governo ha stabilito che le donne sono escluse da qualsiasi impiego: il loro compito è starsene a casa, prendersi cura di marito e figli e farlo con ogni umiltà e sottomissione. Quale modo migliore (nel senso di "peggiore") per metterle in riga e ricordare la loro inferiorità e il posto riservato in società se non quello di farle stare zitte, di costringere a misurare le parole?

L'agghiacciante situazione sociale e politica in cui si trovano gli USA è sorta recentemente e non da un giorno all'altro; Jean ricorda i giorni in cui - lei era ancora una studentessa di Linguistica che divideva la casa con una ragazza ribelle, anticonformista e decisamente femminista, Jackie - si sentivano e vedevano i primi segni di ciò che, di lì a qualche mese, sarebbe accaduto: la diffusione di movimenti di fanatici religiosi (cosiddetti cristiani, estremisti e fondamentalisti) che rivendicavano la purezza della società, la necessità di tornare all'obbedienza dei princìpi biblici; un numero sempre inferiore (fino a diventare pari a zero) di donne negli incarichi pubblici...
Piccoli segnali, apparentemente innocui, un po' inquietanti sì ma... chi poteva immaginare che entro pochi mesi si sarebbe instaurata una sorta di dittatura antifemminista, che a colpi di versetti della Bibbia (presi letteralmente, in modo scriteriato) ha preteso di creare una società americana tutta al maschile, in cui le donne sono asservite al dominio degli uomini, e non sono libere di parlare, lavorare, vedere i programmi in tv che desiderano, non possono nè leggere nè scrivere (a scuola alle femminucce è insegnato soprattutto "il far di conto", perchè è questo che servirà loro quando cresceranno e saranno "gli angeli del focolare domestico")?
Non solo, ma (come sempre accade nei regimi dittatoriali...., la Storia ce lo insegna) accanto ad esse, altre categorie di persone sono private dei diritti fondamentali e trattati come appestati, delinquenti da inviare ai lavori forzati (all'interno di moderni campi di concentramento) affinchè tornino sulla "retta via": omosessuali, adulteri, fornicatori, e comunque tutti coloro che violano i sani principi del Movimento della Purezza, compresi quindi i traditori e cospiratori del nuovo ordine.

Jean non riesce a capacitarsi di come si sia potuti arrivare a questo punto, come sia possibile che nessuno si sia ribellato e abbia fatto qualcosa per far aprire le orecchie e gli occhi della massa, affinchè si opponesse all'instaurazione di una situazione assurda come quella che adesso c'è.
Beh a dire il vero, c'è stato qualcuno coraggioso, che ha avuto l'ardire di protestare, di manifestare, di far sentire la propria voce in tv, nei dibattiti... Qualcuno come l'impavida guerriera Jackie Juarez, la sua amica dei tempi universitari, che a suo tempo ha cercato in tutti i modi di solleticare la sua coscienza verso i problemi che già allora stavano iniziando a sorgere.
Ma lei, l'aspirante linguista, era tutta presa dagli studi, dalla carriera, e poi c'era il fidanzato (e attuale marito) Patrick, la possibilità di una famiglia con lui... Nella sua esistenza tranquilla e soddisfatta non v'era posto per le discussioni e le proteste politiche e femministe.

Cosa darebbe ora per tornare indietro...
Forse, se avesse percepito anzitempo la tragedia che stava per precipitare su di loro, avrebbe potuto far qualcosa? Forse sì..., o forse sarebbe semplicemente finita anche lei in un campo di lavoro?

Fatto sta che è adesso che lei si ritrova a vivere, e si rende conto di come questa non sia assolutamente vita, ma un'umiliazione quotidiana, che rende la donna un essere senza volontà e dignità, il cui obbligo è unicamente quello di ottemperare al proprio destino biologico (fare figli, servire il marito).

Ma Jean è una donna di scienza e dentro di sè freme all'idea di dover sopportare tutto questo; un monito urgente le martella in testa e sarà anche la spinta che motiverà ogni sua futura scelta e azione: pensa a quello che devi fare per essere una donna libera.

Cosa è disposta a fare Jean per riappropriarsi della propria libertà di Donna (e prima ancora di Essere Umano) padrona di se stessa e della propria esistenza, per il bene non solo suo ma anche della propria innocente figlioletta?

Jean si guarda attorno e si vede essenzialmente sola: il marito è un buono, ma di quelli che purtroppo accettano tutto passivamente, senza ribellarsi, senza alzare la voce; soffre nel vedere la moglie e la figlia limitate nelle proprie libertà... ma che può farci lui? Riesce soltanto a chinare il capo e dire sì...

Il loro primogenito, l'adolescente Steven, è cambiato, e non solo per via dei mutamenti ormonali...: il programma educativo vòlto a plagiare le giovani menti, a plasmarle secondo il nuovo ordine sta avendo i suoi effetti su di lui, che sembra cominciare a credere in ciò che il principale esponente del Movimento dei Puri - tale reverendo Carl, un fanatico che si riempie la bocca di Bibbia e termini quali "purezza", "morale", "sani principi", "Dio", "famiglia" - va proclamando.

E poi anche molte donne sembrano essersi rassegnate allo status quo, e anzi paiono sostenerne la "bontà", pronte a bacchettare chiunque mostri atteggiamenti di scarsa sottomissione.

C'è una via d'uscita?
Grazie alle proprie credenziali di linguista, a Jean viene chiesto (ordinato?) di occuparsi di una ricerca di fondamentale importanza: cercare una cura definitiva per l'afasia di Wernicke.
Chi più di lei e dei suoi ex colleghi - l'intelligentissima Lin e il competente Lorenzo (di origini italiane) - sono in grado di riuscire in questa impresa?

Questo urgente incarico - assolutamente top secret - potrebbe costituire l'unica possibilità per Jean (e per quelli come lei che non hanno intenzione di accettare passivamente lo stato attuale delle cose) di ribellarsi, far sentire la propria voce e per ridare alle donne la speranza di un futuro in cui nessuno deve vedersi tappata la bocca e privato dei diritti fondamentali che fanno di ciascuno una Persona libera.


"VOX" è un distopico che, partendo da uno scenario socio-politico, religioso, ideologico... terribile, molto estremo, angosciante, pone l'attenzione del lettore su questioni attuali importanti, che ruotano ancora una volta attorno alla dignità umana, a come sia possibile che un gruppo di uomini (se ci pensiamo, numericamente limitato, dopotutto) riesca a decidere delle esistenze di migliaia/milioni di individui, obbligandoli ad accettare passivamente le proprie ignobili condizioni, sottoponendoli a privazioni di diverso genere, a punizioni, torture, gogne pubbliche, ricatti...

Quando leggo un distopico - mi è successo con 1984 e con la visione de Il racconto dell'ancella - mi sorge inevitabile la fatidica domanda: come reagirei se mi trovassi in una situazione incredibile e mostruosa come quella immaginata dall'Autrice? Mi sottometterei senza fiatare per paura di ripercussioni su me e sui miei cari, o farei qualcosa per oppormi, per alzare la mia voce, senza paura di dichiarare le mie idee?

Libri come questi hanno il loro fascino e la loro immensa attrattiva perchè, pur essendo delle finzioni narrative, li leggi cosciente del fatto che, in fondo, ciò che raccontano non è IMPOSSIBILE che avvenga; ok, forse, allo stato attuale, lo riteniamo "altamente improbabile", ma come giustamente hanno dichiarato la Atwood e la stessa Dalcher, nulla di ciò che hanno scritto e su cui hanno fantasticato non ha dei riferimenti storici reali, nel senso che ci sono stati dei periodi storici e dei posti nel mondo in cui, fosse anche per un tempo circoscritto, qualcosa di altrettanto aberrante è avvenuto.

E' forse difficile immaginare una società in cui la donna è considerata inferiore e soggetta a violenze di ordine morale, spirituale, emotivo?
E' forse assurdo immaginare la nascita di campi di lavoro forzato in cui vengono relegati gruppi di persone ritenute "diverse", "non sane, non normali", "pericolose per l'ordine pubblico"?

Purtroppo, dobbiamo ammettere che sono scenari non solo possibili ma già verificatisi in passato...

Il ritmo narrativo è incalzante, la scrittura è snella e sicura, i capitoli brevi e incisivi, i vivaci dialoghi sono alternati alle intelligenti riflessioni della protagonista, una donna che affascina ed ha tutte le carte in regola per essere una rivoluzionaria, perchè acuta, dalla personalità decisa, audace, e se a volte sembra troppo dura verso il marito e il primogenito, in realtà ha le sue insicurezze e i suoi timori di donna e madre, che vorrebbe legittimamente un mondo migliore per i propri figli e che per questo scopo è disposta a combattere.

A fronte di un contesto sociale che inevitabilmente ho associato a quello teocratico e raccapricciante della Repubblica di Gilead (The Handmaid's Tale) per la presenza di alcuni aspetti in comune, mi è piaciuto molto l'aspetto originale e avvincente costituito dalla linguistica cognitiva, di cui si sente che l'Autrice - per bocca di Jean McClellan - è padrona, essendo ella stessa una linguista.
Interessanti anche i riferimenti all'Italia, e proprio il modo di comunicare degli italiani - così passionale, accompagnato da una notevole e simpatica gestualità - e la lingua italiana stessa, enfatizzano ulteriormente la povertà di comunicazione cui sono costrette le donne americane di "Vox".

L'ho letto con molto trasporto, la Dalcher travolge il lettore immettendolo nel mondo da lei creato e spingendolo a considerare quanto becera possa essere una comunità che priva i suoi individui della loro voce, del diritto di parlare e di indirizzare ognuno la propria esistenza secondo i valori personali, e quanto può essere drammatica ogni forma di estremismo, di fanatismo (religioso, in questo caso) che pretende di assoggettare i popoli a ideologie oscurantiste e ottuse.

Consigliato, è un romanzo che ha un messaggio importante su cui è bene riflettere: se all'Uomo vien tolto il diritto di parola, cosa gli resta? L'alternativa all'azione e alla ribellione, è il Silenzio.

"Sono diventata una donna di poche parole.Stasera, a cena prima che pronunci le ultime sillabe della giornata, Patrick dà un colpetto al dispositivo argentato attorno al mio polso sinistro. Un tocco leggero, come per condividere il mio dolore, o forse per ricordarmi di rimanere in silenzio fino a mezzanotte, quando il contatore si resetterà. Questa magia si compirà mentre sarò già addormentata, e martedì ricomincerò da zero. Il contatore di mia figlia Sonia farà lo stesso.I miei figli maschi, invece, non hanno nulla al polso."

"Puoi portare via molte cose a una persona: soldi, lavoro, stimoli intellettuali. Puoi anche portare via la voce senza intaccare la sua essenza più profonda. Ma, se le impedisci di sentirsi parte di un gruppo, se le togli lo spirito di squadra, le cose cambiano".

mercoledì 26 settembre 2018

LA RAGAZZA DELLA LUNA (The Moon Sister) di Lucinda Riley - dal 2 gennaio in libreria



Lettrici fans di Lucinda Riley, il nuovo anno ci porta in dono il quinto volume della serie LE SETTE SORELLE:


LA RAGAZZA DELLA LUNA
(The Moon Sister)


Cover originale
Giunti Editore
672 pp
16.90 €
USCITA: 2 GENNAIO 2019

Sono trascorsi sei mesi dalla morte di Pa' Salt e al contrario delle altre sorelle D'Aplièse, Tiggy ha ricevuto indicazioni precise sulle sue origini. Quando sarà pronta non dovrà fare altro che andare a Granada, nella zona di Sacromonte e bussare a una
porta azzurra nel Cortijo del Aire.
Ma ancor prima di decidere di intraprendere questo viaggio, Tiggy conosce Chilli, un vecchio gitano che vive in una baita all'interno della tenuta.
Giunti edizioni
Sarà proprio lui a raccontarle la storia di sua nonna: Lucía Amaya-Albaycin. Granada 1922. La piccola Lucía si esibisce, a soli 10 anni, nel Concurso di Cante Jondo, un festival di musica e ballo flamenco, incantando pubblico e giuria con la sua eccezionale tecnica e il temperamento vulcanico. Nonostante la tenera età, Lucía ha dentro di sé il duende, lo spirito del ballo, che arde così luminoso attraverso i suoi occhi da essere soprannominata "La Candela". 
La sua bravura e la sua ambizione la porteranno a intraprendere molto presto la carriera di ballerina e a lasciare la famiglia e la Spagna per inseguire il suo sogno. 
Ma a quale prezzo? 

Un viaggio in un esotico passato che porterà Tiggy a scoprire un lato di se stessa finora sconosciuto e a capire qual è il suo vero posto nel mondo. «La ragazza della luna» è il quinto episodio della saga delle Sette Sorelle.

NON SO QUANTI DI VOI STESSERO ASPETTANDO QUESTA USCITA, MA IO PERSONALMENTE... SÌ *_____*

1. Le Sette Sorelle. Maia
2. Ally nella tempesta
3. La ragazza nell'ombra
4. La ragazza delle perle

martedì 25 settembre 2018

Recensione: MEDEA di Euripide (RC2018)



Il personaggio mitologico di Medea è al centro dell’omonima tragedia di Euripide andata in scena per la prima volta ad Atene nel 431 a.C.

La trama è semplice e lineare: Medea
96 pp
è sposata con Giasone e hanno due figli; il marito, però, lascia la famiglia per convolare a nozze con la figlia di Creonte - re di Corinto - per garantirsi la successione al trono.
Da donna passionale qual è, Medea non può accettare l’idea che il consorte la tradisca e l’abbandoni per sposare un’altra donna, nonostante lui cerchi di blandirla e di mostrarle i vantaggi di questo matrimonio soprattutto per i loro figli.

Medea, scaltra (il suo nome significa proprio “scaltrezza, furbizia”) e intelligente, finge a un certo punto di voler trovare un punto d’incontro col marito, ma in realtà il suo cuore è ormai pieno di desiderio di vendetta, risentimento e odio, innanzitutto verso l’ex marito, ma anche verso la sua promessa sposa e il padre di questa, che immaginando i sentimenti negativi di Medea verso chi l’ha tradita e sta contribuendo alla sua umiliazione, ordina che la donna e i figli vadano in esilio.

Medea non esita a supplicare e inginocchiarsi al cospetto del re Creonte, chiedendo clemenza per sé e per i figli; lei non sa dove andare, perché per sposare Giasone, anni prima, si era messa contro la propria famiglia, ma Creonte non si commuove dinanzi alle parole della donna.

Quest’ultima allora medita un piano terribile e sanguinoso. e non si darà pace fino a quando non si sarà vendicata di Giasone e di coloro che stanno cercando di piegarla.

La sua rabbia cieca e folle la porta a commettere azioni turpi, a commettere degli omicidi, anche a scapito di innocenti che lei per prima avrebbe dovuto proteggere e amare…

Medea è una donna forte, determinata, sa cosa vuole e come ottenerlo; consapevole di quali sacrifici abbia fatto per dimostrare il proprio amore al marito, è oltremodo offesa davanti all’insolenza di lui, che la lascia per sposare un’altra donna (che poi non ama, è guidato solo da avidità, brama di potere), dimenticandosi di ciò che hanno condiviso insieme e dei figli stessi.
Compaiono altri personaggi, tra cui le donne (coro), il pedagogo dei figli di Medea e Giasone, e la nutrice, serva fedele della protagonista.

Medea medita sulle decisioni da prendere e queste sono tremende, richiedono un sangue freddo e un cinismo che turbano, fanno scuotere il capo per la disapprovazione, eppure lei porta avanti le proprie scelte, il proprio malvagio piano, a prescindere da tutto, andando contro se stessa, in un certo senso, perché l’odio è diventato in lei più grande e più forte anche dell’amore. Ciò che conta, per lei, è far soffrire l’arrogante ed egoista Giasone, e se per raggiungere questo scopo ella deve commettere l’azione più abietta che ci sia per una persona (tanto più per una madre…), ebbene è pronta ad andare avanti, imperterrita.

Gli déi vengono menzionati dai personaggi di questa tragedia, ma non intervengono nel destino dell’essere umano.


“La donna è di solito piena di paura, e inadatta alla lotta, e repugna alla vista di un’arma; ma se offesa nei suoi diritti di sposa, non c’è altro cuore più assetato di sangue”. 

“…noi donne, se anche siamo, per nostra natura, le meno capaci a ben fare, siamo però di ogni male le artefici più esperte”. 


“Cuore violento è il suo, di essere maltrattata non tollera (…). Tremenda donna è, e certo non facilmente, chi si scontri con lei nemica, potrà riportarne vittoria.” 

Non sono una grande appassionata di tragedie greche, però ammetto di aver trovato la lettura di questa breve opera davvero interessante, e anzi non escludo la possibilità di leggere altro, non necessariamente solo di Euripide.

Si accettano consigli ^_^




Reading Challenge
obiettivo n. 17
Una tragedia greca o un'opera di un autore greco
o latino in traduzione italiana.

lunedì 24 settembre 2018

Qualche curiosità su Francis Scott Key Fitzgerald.



In questo giorno, ma nell'A.D. 1896 (ben 122 anni fa), nasceva Francis Scott Key Fitzgerald.

Per ricordarlo, vediamo insieme alcuni fatti e curiosità che lo riguardano.



  • Nacque a St. Paul (Minnesota) il 24 settembre 1896 e prese il nome da Francis Scott Key, l'avvocato e scrittore che scrisse le parole dell'inno nazionale americano, "The Star Spangled Banner", durante la guerra del 1812.
  • Francis è stato un pessimo studente, pur leggendo tanto e mostrando di possedere, sin da ragazzo, un talento per la scrittura; purtroppo, però, per avere qualche voto decente sia nella scuola elementare che al college, ha dovuto darsi parecchio da fare. Inoltre, nonostante la sua leggendaria capacità di scrittura, pare che soffrisse di dislessia.  Addirittura, dopo aver letto una versione di "This Side of Paradise" (il suo primo romanzo), il critico letterario Edmund Wilson - compagno di classe di Fitzgerald durante i suoi giorni a Princeton - dichiarò che si trattava di uno dei libri scritti male mai pubblicato, pieno di parole inglesi usate male.
  • Si arruolò nell'esercito americano come sottotenente ma in realtà non è mai sceso sul campo di battaglia; quel tempo però non fu inutile, in quanto Scott - preoccupato che potesse morire in guerra - iniziò freneticamente a scrivere nelle ore notturne nella speranza di lasciare un'eredità letteraria, riuscendo a completare una bozza di un romanzo inedito intitolato "The Romantic Egotist", che poi rielaborò e divenne un suo grande successo "This Side of Paradise" (Di qua dal Paradiso).
  • Ha tenuto una registrazione straordinariamente dettagliata della sua vita.  Tra il 1919 e il 1937, infatti, Fitzgerald registrò ossessivamente i progressi della sua vita e della sua carriera in un grosso libro mastro, dedicato alla registrazione dei suoi lavori pubblicati come scrittore e al suo reddito, ma c'è anche una sezione in cui egli fornisce un resoconto mensile delle sue attività sin dalla nascita, compresa ad es. la sua prima parola o la sua altezza a 13 anni, fino alla data in cui si innamorò di Zelda (7 settembre 1918).
  • Poco dopo la pubblicazione di "This
    .
    Side of Paradise", Fitzgerald sposò Zelda Sayre, figlia di un giudice dell'Alabama. Bella e imprevedibile, Zelda è stata una grande fonte di ispirazione per la nuova generazione di ragazze "flapper" (cioè "maschietta", intendendo una giovane donna che aveva anche atteggiamenti e attitudini maschili), insomma quel tipo di donna di cui spesso Fitzgerald ha scritto nei suoi romanzi. Fumava e beveva, è stata una brava pittrice, ballerina e scrittrice.  Sfortunatamente, il matrimonio tra Zelda e Scott finì davvero male: lui affondò ogni dispiacere nell'alcolismo e faticò a scrivere, e Zelda ebbe un esaurimento mentale e trascorse l'ultima parte della sua vita dentro e fuori gli istituti  psichiatrici.
  • Scott e Zelda si sposarono pochi giorni dopo la pubblicazione del suo primo romanzo. Fu una cerimonia tenutasi in tutta fretta nella Rectory of St. Patrick's Cathedral di New York. Tre delle sorelle di Zelda hanno partecipato ma non erano presenti i genitori e nessuna festa o ricevimento c'è stato il servizio. I neo sposi andarono in luna di miele al Biltmore Hotel di New York.
  • Lo scrittore non ha mai vissuto nello stesso posto per più di qualche anno. Nonostante guadagnasse una certa fortuna come scrittore, Fitzgerald non ha mai posseduto una casa e passava la maggior parte della sua vita a vivere in diverse case, appartamenti e hotel di lusso. Tra il 1920 e il 1940, visse a New York, nel Connecticut, nel Minnesota, a Long Island, a Parigi, in Costa Azzurra, a Roma, a Los Angeles, nel Delaware, in Svizzera, a Baltimora e nella Carolina del Nord.
  • Ha avuto un'amicizia molto stretta con Ernest Hemingway. La strana coppia: il "macho" Hemingway e l'urbano Fitzgerald. Eppure i due hanno legato da subito, dopo essersi incontrati a Parigi nel 1925. Il loro rapporto amicale è stato complicato dall'intensa (e reciproca) avversione di Hemingway nei confronti di Zelda Fitzgerald, che lui ha definito una "pazza" e una pericolosa distrazione per l'attività letteraria di suo marito. I due romanzieri si allontanarono durante la fine degli anni '20, e nel 1937 Fitzgerald si lamentò di questa amicizia finita.
  • La sua opera più famosa è stata considerata un flop al momento della pubblicazione; infatti, nonostante le ottime recensioni da parte di TS Eliot e Edith Wharton, il capolavoro di Fitzgerald del 1925 "The Great Gatsby" (Il Grande Gatsby) non è mai stato un bestseller negli anni della sua vita. Vendette poco più di 20.000 copie e portò davvero un magro profitto al suo editore. L'interesse popolare per il libro ha raggiunto il picco alla fine della seconda guerra mondiale, quando circa 150.000 copie furono inviate ai militari statunitensi all'estero. Il libro attualmente vende circa 500.000 copie ogni anno.  Questo libro è considerato il "grande romanzo americano" e fu scritto dall'autore in occasione dei suoi viaggi in Europa.
  • Il personaggio di Jay Gatsby richiama la figura del nonno materno di Fitzgerald, Philip Francis McQuillan, che emigrò a otto anni dalla contea di Fermanagh, in Irlanda, nel 1842, stabilendosi con la sua famiglia a Galena, nell'Illinois. Proprio come Gatsby, McQuillan ha saputo reinventarsi, a 38 anni ha rilevato un'attività commerciale accumulando rapidamente una fortuna. Passato dalla povertà degli immigrati alla prosperità dell'età industriale, è morto giovane (solo una settimana dopo i suoi 43 anni), accusando problemi di nefrite cronica, aggravata dalla presenza della tubercolosi. 
  • Dopo la pubblicazione di The Great Gatsby, Fitzgerald sperava di scrivere un romanzo sociale dall'argomento forte; al centro doveva esserci un omicidio; il terribile e famoso caso di Leopold e Loeb di Chicago, passato alla storia come "il delitto del secolo" (1924), che vide l'omicidio di un ragazzino da parte di due adolescenti, forse gli suggerì la trama. 
  • Ha lavorato come sceneggiatore a Hollywood. Dopo una serie di battute d'arresto e ripetuti tentativi di smettere di bere, Fitzgerald si trasferì a Los Angeles nel 1937 e ottenne un lavoro come sceneggiatore; ad es., ha lavorato per oltre due anni come sceneggiatore non accreditato per film come "Via col vento" e "A Yank at Oxford", ma i suoi copioni, inclusi i progetti proposti per Greta Garbo e Joan Crawford, sono stati quasi sempre respinti. Alla fine, il Nostro ha ottenuto un solo credito hollywoodiano per la sceneggiatura di un film del 1938 intitolato "Tre compagni". 
  • È morto prima di finire il suo ultimo romanzo Nel 1940, Fitzgerald iniziò a scrivere "L'amore dell'ultimo milionario", un romanzo ispirato alle sue esperienze lavorando a Hollywood. Era indebitato e stava ancora lottando per non riaffogare nei fumi dell'alcool, ma credeva nel proprio. Purtroppo,  il 21 dicembre 1940 fu stroncato da un infarto e morì all'età di 44 anni, lasciando incompleto il suo romanzo, che fu pubblicato postumo dal critico Edmund Wilson.




https://www.history.com/
https://www.publishersweekly.com







domenica 23 settembre 2018

Dietro le pagine di... "La sconosciuta" (Pretty Baby)




"La sconosciuta" è un thriller psicologico della scrittrice Mary Kubica di cui vi ho parlato in questo post >>>>  (RECENSIONE).

In che modo e a partire da cosa l'autrice ha trovato ispirazione per questo suo romanzo?

In generale, la Kubica dichiara di non delineare nè programmare in anticipo cosa scriverà perchè preferisce sviluppare i personaggi e lasciare che prendano il controllo nel processo di scrittura. Quando inizia ogni romanzo ha solo una vaga idea di dove è diretto, e procede con calma, un capitolo alla volta. 
,
Secondo lei, pensare troppo alla trama toglie il flusso naturale degli eventi e rende il sentimento forzato, meno spontaneo. I suoi personaggi la sorprendono per tutto il tempo con colpi di scena che si sviluppano nella trama, e per le decisioni inaspettate che essi prendono strada facendo. Spesso ha poca o nessuna idea di come finiranno le sue storie fino a quando non scrive le scene finali.

Pretty Baby (questo il titolo originale) inizia con un incontro casuale ed innocente tra due donne in una stazione ferroviaria.
Il primo personaggio che è balzato alla mente dell'Autrice è stata Willow.
L'ispirazione è giunta in seguito a una necessità: aveva una scadenza urgente circa la stesura del secondo romanzo e aveva bisogno di un'idea, che faticava a nascere: non era semplice scrivere una nuova trama avvincente dopo "Una brava ragazza" e iniziava a sentirsi un po' frustrata. 
Mentre seguitava a scacciare ogni idea che le veniva in mente e che le sembrava poco plausibile o poco originale, ecco che a colpirla è l'immagine di una giovane ragazza senzatetto con un bambino in braccio, in attesa accanto alla "L" di Chicago. Non aveva idea di chi fosse in quel momento o quale sarebbe stata la sua storia ma sapeva che sarebbe stata al centro del suo prossimo libro. 
Cominciò immediatamente a scrivere le scene iniziali del romanzo, dove Heidi incontra Willow per la prima volta, e a quel punto la storia era pronta per funzionare.


Risultati immagini per dietro le pagine chicchi
.



Siti consultati per l'articolo:
  • https://www.sheknows.com
  • https://www.huffingtonpost.com

sabato 22 settembre 2018

Recensione: L'UOMO DELLA PIOGGIA di John Grisham



Un giovanotto di Memphis, non ancora avvocato, ha l'opportunità di difendere i diritti di una povera famiglia che s'è vista imbrogliata da una grande e nota società assicurativa. Ce la farà a far valere il diritto e la giustizia combattendo contro un nemico decisamente più esperto di lui?



L'UOMO DELLA PIOGGIA
di John Grisham



Ed. Mondadori
trad. R. Rambelli
535 pp
Rudy Baylor è uno studente di legge dell'università di Memphis che attende di superare a breve l'esame per essere finalmente un vero avvocato.
Rudy è un idealista, un bravo ragazzo che ha intrapreso questi studi con la ferma convinzione di essere un buon legale, uno che intende rispettare il codice deontologico per filo e per segno battendosi per i diritti dei deboli e degli indifesi (a dire il vero, c'è anche un'altra motivazione che inizialmente l'ha spinto a iscriversi a legge: fare un dispetto a suo padre, che odiava a morte gli avvocati).

Un mese prima dell'esame, mentre l'ansia di non superarlo lo divora e lo tiene sveglio di notte, viene incaricato di fornire assistenza legale gratuita a un gruppo di anziani.
È in questa circostanza che incontra i suoi primi clienti, nella persona in particolare della signora Birdie e dei coniugi Black.

La prima è una vecchina simpatica che gli chiede di occuparsi del proprio testamento: ha una cospicua eredità che però desidera donare ai figli e nipoti che se lo meritano, escludendone altri che non si fanno né vedere né sentire e che quindi non si beccheranno un solo spiccio.
La signora Birdie vive in una grande casa tranquilla e pacifica, e Rudy riesce a farsi affittare un'ala della casa per viverci, pagando una somma irrisoria cui si aggiungono lavoretti di giardinaggio; ma di meglio non può pretendere, essendo lui rigorosamente senza un quattrino in tasca.

I secondi clienti sono Dot Black e suo marito Buddy; se quest'ultimo è un alcolizzato taciturno e alienato, chiuso nei propri cupi e dolorosi pensieri, sua moglie Dot appare sin dai primi momenti una donna forte, sincera, senza peli sulla lingua e, soprattutto, molto arrabbiata.
Contro chi si rivolge la sua rabbia?
Contro la Great Eastern, una società assicurativa tra le più famose d'America: un colosso, insomma.

Dot spiega, in poche parole, al giovane quasi-avvocato che lei e la sua famiglia, da tempo coperti da un'assicurazione che hanno sempre pagato ogni mese con regolarità, hanno cercato, nell'ultimo anno, di ottenere la copertura assicurativa a favore del figlio, Donny Ray, malato di leucemia e bisognoso di un trapianto di midollo osseo; il trapianto, inoltre, non è affatto impossibile da praticare perché Donny ha un gemello che è risultato idoneo all'operazione. Mancano solo i soldi per il trapianto, che purtroppo ha il suo costo esoso, e i Black non possono permettersi una tale spesa.

Ed è qui che entra in gioco la Great Eastern: non ci sono clausole che vietino ai Black di chiedere alla compagnia i soldi per il trapianto..., eppure tale compagnia si rifiuta di coprire i costi di questo tipo di spesa sanitaria, adducendo vaghe motivazioni e opponendo, in diverse lettere inviate a Dot in risposta alle sue richieste (suppliche) di aiutarli per il trapianto, fermi rifiuti.

Ma non c'è tempo da perdere: Donny Ray sta morendo, il male sta avanzando, è ogni giorno più debole, più pallido... Se non riceve in poco tempo il midollo dal fratello, morirà.
E in realtà, a vedere il malato, si intuisce che davvero non ha molto tempo... e che se si va a processo, se anche vincessero i Black, chissà se si riuscirebbe ad aiutare il povero Donny Ray.

Ma a prescindere da quanto gli resta da vivere, Dot è convinta di una cosa: lei ha ragione a volere quei soldi dalla Great Eastern, e se suo figlio morirà sarà colpa loro, che non hanno fatto il loro dovere pagando il trapianto.
Dot vuole smascherare quei farabutti e far sì che tutti sappiano che sono colpevoli delle sofferenze del suo povero ragazzo, che quasi sicuramente potrebbe guarire perchè il donatore c'è, non va neppure cercato...!

Rudy capisce di trovarsi di fronte a uno dei più clamorosi casi di frode assicurativa mai visti, un caso che, se concluso vittoriosamente, farebbe la fortuna di qualsiasi studio legale.
E farebbe di lui, Rudy Baylor, l'avvocato giovane e inesperto, senza un soldo, privo di un reale lavoro, ancora neppure abilitato professionalmente, che però ha saputo mettere con le spalle al muro una delle più potenti e rinomate compagnie americane e il suo team di avvocati abili e arroganti, tra cui spicca Leo Drummond, un legale di prim'ordine, con anni e anni di esperienza e celebre per le sue frequentissime vittorie in tribunale.

Rudy non è uno sciocco e si rende conto di essere un pivello al confronto; lui non ancora mai portato avanti nessuna causa, la sua unica cliente è una vecchina che dice di essere ricchissima (e bisogna pure vedere se è vero) e al suo fianco, come collaboratore, c'è soltanto Deck Shifflet, che si spaccia per avvocato senza mai aver passato il relativo esame di abilitazione e adotta metodi discutibili per arraffare clienti.

Eppure, quando guarda negli occhi arrabbiati e stanchi di Dot e in quelli limpidi e sofferenti di Donny Ray, Rudy capisce che non può tirarsi indietro: lui è convinto che i Black abbiano ragione e la Great Eastern torto. Donny è così giovane..., non merita di morire perchè un gruppo di boriosi mascalzoni si permette di rifiutare capricciosamente la copertura assicurativa in un caso che è letteralmente "di vita o di morte".
E no, nessuno ha il diritto di giocare con la vita altrui; non lo puoi fare neanche se sei una mega società che fattura decine milioni di dollari l'anno. Anzi, forse tanto meno in quel caso...

Ed è così che assistiamo a una battaglia legale implacabile, in cui Rudy - con la collaborazione del suo assistente Deck (un tipo pasticcione ma che in fondo si rivelerà un buon amico) - si impegnerà in tutti i modi per dimostrare che la Great Eastern aveva il dovere legale e morale di riconoscere la giusta indennità per le cure della leucemia di Donny; non solo non l'ha fatto, ma ha dimostrato un mostruoso cinismo verso i poveri Black e per questa ragione merita di essere punita.

Rudy punta ad un risarcimento punitivo come mai s'è visto in una aula di tribunale in Tennessee: una condanna esemplare, che smascheri il modo fraudolento della compagnia di gestire i propri affari e le richieste dei propri clienti e che serva da lezione alla stessa.

Riuscirà nel suo scopo? Vincerà la causa convincendo della bontà e della giustezza delle proprie tesi 12 giurati sconosciuti?
Per fortuna, dalla sua parte c'è il giudice cui è affidata la causa, Tyrone Kipler, che mostra apertamente la propria ostilità nei confronti di Leo Drummond, un principe del foro che sa come muoversi in tribunale e che il povero Baylor ha tutte le ragioni di temere.

Il titolo (The Rainmaker, "l'uomo della pioggia") non è di facile intuizione perchè la pioggia non ha niente a che vedere col caso, quindi per capirne il senso personalmente ho avuto bisogno di attingere alla sinossi del libro, che mi ha illuminata facendomi sapere come nel gergo degli studi legali, "l'uomo della pioggia" sia l'avvocato che genera i profitti più alti, il socio che porta i clienti più ricchi e le cause più remunerative a beneficio del proprio studio.

E' una lettura che rientra molto nei miei gusti, perché ho sempre amato i gialli giudiziari, le battaglie legali nei tribunali a colpi di "Obiezione, Vostro Onore" e "Accolta/Respinta!", le testimonianze inaspettate, le schermaglie tra l'accusa e la difesa, gli sguardi (non sempre impassibili)  da interpretare da parte della giuria...: tutte cose che mi appassionano, e Grisham - che ha esercitato l'attività di avvocato penalista per una decina d'anni - riesce alla grande a catturarmi, non lesinando sui particolari, sui pensieri e sui timori del giovane protagonista, sui dibattiti in aula,  dando così vita ad un romanzo sì corposo ma molto scorrevole, di facile lettura, che - a mio avviso - non risulta ripetitivo o lento, anche perchè riserva colpi di scena e spezza la routine del caso introducendo una questione personale che coinvolge Rudy: infatti, parallelamente al processo, egli conosce una giovane donna, Kelly Riker, vittima di violenza domestica ad opera del giovane e aggressivo marito; tra i due nasce una simpatia che aspetta solo di trovare il momento e il modo giusto per sfociare in qualcosa di più forte, anche se non sarà facile per via del coniuge pazzo...

La trama la ricordavo vagamente perchè vidi l'omonimo film diretto da Francis Ford Coppola, con Matt Damon nei panni di Rudy Baylor, che è un protagonista positivo, con cui si entra facilmente in empatia e simpatia, in quanto è un bravo ragazzo, che crede nella Legge e davvero desidera far giustizia ai suoi clienti.

Lo consiglio a chi ama, in particolare, il genere.

giovedì 20 settembre 2018

Recensione: LUCKY di Alice Sebold



Alice Sebold, autrice di “Amabili resti”, in questo memoir racconta la terribile esperienza vissuta quando aveva solo 18 anni - lo stupro - e di come è stato sopravvivere ad esso, accettarlo come un qualcosa che non avrebbe mai potuto cancellare e andare avanti. Comunque.


LUCKY
di Alice Sebold


Ed, E/O
trad. C.V. Letizia
320
9.90 euro
2018
“Lucky” vuol dire “fortunata” e la scelta di questo titolo è presto spiegata: «Sei fortunata» si sentì dire Alice dal poliziotto che raccolse la deposizione dopo lo stupro da lei subìto quando aveva 18 anni.

«Una ragazza fu stuprata e smembrata in quel luogo tempo fa» le spiegarono, come per farle intendere che Alice era sì una vittima di stupro ma anche una “sopravvissuta”: ecco, già solo per non essere morta, la ragazza doveva ritenersi, appunto, fortunata.

Ma è davvero così? Alice chiarisce subito che, per quanto la riguarda, il suo stato d’animo di allora - immediatamente successivo alla violenza - la rendeva più vicina alla ragazza morta che alle sue coetanee.
E nel profondo di se stessa, nonostante gli anni, si sentirà sempre un po’ così… Perchè quella notte, in quel dannato parco, in quella maledetta galleria in cui il suo aggressore la trascinò, una parte di Alice morì per sempre e nulla sarebbe più stato come prima.

Questo libro è stato scritto 18 anni dopo i fatti narrati e 36 anni dopo la Sebold scrive un’introduzione in cui tratta la questione della violenza sulle donne e di come, purtroppo, tante non ricevano giustizia perché troppi sono i pregiudizi nei confronti del “sesso debole” in merito a questo delicato argomento; l’Autrice spiega anche come in effetti, da un certo punto di vista, riconosca di essere stata davvero fortunata, considerato che il suo stupratore è stato processato e condannato, cosa cui non tutte le vittime di stupro hanno la "fortuna" di assistere.

La narrazione - introduzione a parte - introduce subito il lettore nel vivo della tragica violenza carnale subìta dalla protagonista, che ci racconta con lucidità e molti particolari tutto ciò che successe (chiaramente ci si basa sui ricordi, che sono piuttosto vividi.. Del resto, certe esperienze non si dimenticano facilmente…) in quella galleria, neanche troppo distante dal college in cui studiava, le parole sgradevoli che lui le rivolse, gli odori, i suoni e i rumori, i pensieri che lei fece in quei momenti, i particolari (insignificanti?) ai quali la mente di Alice si aggrappò con disperazione per non soccombere, per cercare di restare lucida, con la speranza di non essere uccisa.
In quella notte di maggio del 1981, non soltanto il suo corpo registrò in maniera inequivocabile le lesioni provocate dallo stupratore (le botte, la violenza sessuale - lei era vergine, particolare che si rivelerà importante nel processo -), ma ancor di più la sua anima, la sua mente, e qualcosa dentro le si spezzò irrimediabilmente.

La denuncia da parte di Alice giunge subito e la ragazza cercherà in tutti i modi di razionalizzare i fatti per raccontarli con più fedeltà possibile, così da arrivare a identificare il suo violentatore e sperare in un suo arresto.

Il ritratto autobiografico che ne vien fuori colpisce come un pugno in un occhio perché l’Autrice narra ogni cosa con onestà, in un certo senso con candore e con un’ammirabile acutezza psicologica: ci parla della sua famiglia, di come è stata la sua vita fino a prima del fattaccio, ci parla di quei momenti fatidici e tremendi, di chi le è stato vicino, di come hanno lavorato (bene) i poliziotti…, e ci spiega pure come è stato il dopo, in ogni aspetto della vita, da quella privata (il suo rapporto coi ragazzi, il sesso…) a quella famigliare, a quella accademica e l’ambito delle amicizie.

Non ci nasconde nulla, Alice, ma con piglio coraggioso, anticonvenzionale, ironico, ci parla di sè, mettendosi a nudo, e non possiamo non farci coinvolgere dal suo dolore, dai tanti e contrastanti sentimenti che la travolgono dopo lo stupro: sofferenza, rabbia, impotenza, frustrazione, ribellione, paura, vergogna, sensi di colpa…, ma anche speranza.

La speranza di non essere per tutta la vita “la vittima di uno stupro”, ma di trovare la forza di uscire dall’incubo, di uscire dalla galleria in cui un essere spregevole l’ha ingiustamente trascinata, violandola, derubandola della sua giovinezza, della sua purezza, del sorriso, della leggerezza propria della sua età…

Alice, amante della poesia sin dai tempi della scuola, ha un animo sensibile, dà importanza alle parole, ai loro significati, alla loro forza comunicativa, ed è per questo che anni dopo scriverà questa testimonianza, cruda e forte, che racconta di come una giovane donna abbia dovuto subire il senso di solitudine, la tristezza della discriminazione, la rabbia per essere ritenuta con compassione “rovinata” agli occhi di familiari, amici e fidanzati, proprio in seguito al fatto, e oltretutto... costretta ad accettare il dato di fatto che quello in cui si trova a vivere è un mondo che ha solo due "colori", ciò che è sicuro e ciò che non lo è. 

Ma se c’è una cosa che mi ha colpito è il grandissimo coraggio,la forza d’animo che Alice ha saputo trovare in se stessa per superare prove durissime e darsi l’opportunità di vivere in un mondo dove, purtroppo, orrore e amore convivono.
“Posso anche desiderare di non essere mai stata violentata, e quindi di non aver mai scritto né Lucky né Amabili resti, ma non è andata così. Alla fine credo che la mia più grande fortuna sia stata aver trovato le parole per raccontare la mia storia, e che quelle parole siano state ascoltate.” 

Tante riflessioni scaturiscono da questa lettura emotivamente intensa; ad es., non ho potuto fare a meno di considerare quanto sia difficile empatizzare con una vittima di stupro se poi ci si imbarazza soltanto a pronunciare la parola, considerata quasi un tabù; teniamo conto anche del periodo storico, e per carità non parliamo del 1300 ma del 1981, eppure Alice denuncia proprio la forza dei pregiudizi verso le vittime, che devono subire anche l'umiliazione di dover dimostrare che davvero non erano consenzienti, che non hanno provocato "il maschio" con abiti succinti o altri atteggiamenti discutibili. Ma queste sono cose che, ahinoi, accadono ancora oggi, nel 2018...

Ne consiglio la lettura: è una testimonianza vera e limpida che ci fa conoscere questa brava Autrice, e in quali circostanze difficili e tortuose sia nato e maturato il suo talento di scrittrice.
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