martedì 2 maggio 2017

Curiosità letterarie: ALICE KYTELER



Carissimi lettori, di recente ho avuto il piacere di ricevere dei libri in omaggio, di cui vi parlerò in un prossimo post; per adesso voglio concentrarmi su un personaggio realmente esistito citato nel romanzo paranormal fantasy che sto leggendo: VIKTOR di Elena Ticozzi Valerio, il seguito di PALINDRA.

Si tratta della prima donna accusata di stregoneria in Irlanda:

ALICE KYTELER

(Kilkenny, 1280? – Inghilterra, 1325?)

,
I Kyteler erano una famiglia di commercianti fiamminghi che si erano stabiliti a Kilkenny, probabilmente nell'area conosciuta come Flemingstown.
Nel 1298 Alice Kyteler sposò William Outlaw, un ricco mercante di Kilkenny, da cui ebbe un figlio (chiamato anch'egli William e successivamente suo principale socio d'affari).
Nel 1302 Alice era già sposata con il suo secondo marito, Adam Ie Blund di Callan, il quale aveva dei suoi figli: saranno soprattutto essi ad accusare Alice di stregoneria, successivamente. 
Nel 1309 Alice aveva collezionato un terzo matrimonio, con Richard de Valle di Tipperary, anch'egli benestante e della cui ricchezza beneficiò sia lei che il figlio William.
Nel 1324, quando fu accusata di stregoneria, Alice si era già sposata per la quarta volta con il cavaliere Sir John Ie Poer.
Ma dopo poco tempo dalle nozze John si ammalò… Essendo stato informato del sinistro passato della moglie, John cominciò ad aver paura che la sua salute stesse peggiorando a causa di un maleficio da parte di lei, e si rifugiò nella abbazia di S. Francesco.
Fatto sta che l'uomo morì...

Intanto, la ricchezza che Alice aveva accumulato a scapito dei suoi figliastri (e dei consorti, che man mano avevano intestato i beni a lei e al figlio) li aveva resi arrabbiati e sospettosi, tanto che essi giunsero alla conclusione che la matrigna praticasse la stregoneria, ed infatti fu accusata davanti alle autorità ecclesiastiche di maleficium, un'accusa abbastanza comune.

La stregoneria era una forma di magia e inizialmente essa non aveva un'accezione negativa: la medicina popolare era spesso basata su preparati a base di erbe fatti da "streghe buone". 
L'idea della stregoneria come qualcosa di contrario al cristianesimo è venuta alla ribalta a partire dall'11° secolo. Nell'ultima parte del XIII secolo la Chiesa cominciò a considerare la stregoneria come eresia e a parlare di culto del diavolo. 

I figliastri di Alice Kyteler hanno portato la loro denuncia di stregoneria nel 1324 a Richard Ledrede, vescovo di Ossory, un ecclesiastico particolarmente ansioso di difendere le libertà e le giurisdizioni della Chiesa.

casa di Alice a Kilkenny
Sette furono le accuse portate contro Alice Kyteler e i suoi "compari", Petronilla de Meath (domestica) e William Outlawe (figlio di Alice): negavano Cristo e la chiesa; avevano tagliato animali vivi e disperso i pezzi per le strade come offerte a un demone; avevano rubato le chiavi della chiesa per tenervi delle riunioni di notte; nel cranio di un ladro avevano messo gli intestini e gli organi interni di cadaveri; da queste orribili poltiglie avevano fatto delle pozioni per incitare la gente contro i cristiani; la stessa Alice si univa a un demone; la donna aveva usato la stregoneria per uccidere alcuni dei suoi mariti e infatuare gli altri, con il risultato che essi avevano dato tutti i loro beni a lei e al figlio William, impoverendo così i suoi figliastri. Questi, inoltre, sostenevano che il quarto marito di Alice fosse stato avvelenato.

Proprio partendo dalla denuncia dei figliastri e della morte sospetta del quarto povero marito della Kyteler, il vescovo intervenne e cominciò un’inquisizione; non mancarono le "testimonianze" di quanti giuravano di averla vista spazzare strane polveri davanti la soglia di casa del figlio o di volare su una scopa (!) cantando: "Nella casa di William, mio figlio, vada tutta la ricchezza di Kilkeny..."

Nel 1324 Alice fu condannata per stregoneria ed eresia e tutti i suoi averi confiscati.

La condanna comprendeva torture e quindi morte al rogo, ma Alice conosceva persone influenti e riuscì a scappare dal castello di Kilkenny dov’era imprigionata; raccolse gli oggetti di valore che le erano rimasti e si rifugiò a Londra. Non fece più ritorno nella cittadina irlandese; di lei si disse che portò con sè la figlia di Petronella e che fosse figlia di William...
Ad ogni modo, la donna fuggì infischiandosene del destino tanto di Petronella quanto del figlio, che però supplicò misericordia e perdono, che gli furono concessi a condizione che pagasse varie penitenze, e infatti pagò per rifare il tetto della Cattedrale di Santa Maria.

Petronilla fu decisamente meno fortunata. Rivelò (sotto tortura...) che Alice le aveva insegnato tutto quello che sapeva sulla magia nera e che non c'era in tutto il mondo una più strega di Lady Alice Kyteler. 
Petronilla fu bruciata il 3 novembre 1324.


Fonti per articolo:

http://www.historyireland.com/
https://sjhstrangetales.wordpress.com
http://dublinonascosta.it/
https://www.historickilkenny.com (immagini)

Vi lascio i link di alcuni testi (in inglese) sull'argomento, nel caso foste interessati:


Segnalazioni editoriali (EventualMente - I Doni delle Muse)



Buongiorno, cari lettori!
Finalmente ho l'ADSL e posso aggiornare un po' il blog con segnalazioni e quant'altro!

Cominciamo con il romanzo di un autore di Cagliari, Claudio Demurtas, che con CHIARO DI VENERE concorrerà alla 55a edizione del Premio Campiello.

In una Sardegna onirica degli anni Sessanta, un giovane trova l’amore e scopre che il mondo è più grande di quello che credeva.

CHIARO DI VENERE
di Claudio Demurtas



Edizioni EventualMente 
Pagine: 192 
Prezzo di copertina: 15,00 € 
ISBN 978-88-96840-41-2


Il libro narra la storia di Federico Nemis, uno studente universitario di giurisprudenza, debole e titubante, insoddisfatto della vita, spesso invischiato in amori complicati, indifferente alle contraddizioni e alle problematiche di un’epoca che contesta idee, valori e comportamenti del passato, ma fanatico del mondo calcistico, l’unica sua vera passione giovanile.
La nomina di insegnante di lettere in una scuola media di uno sperduto paesino della Sardegna si rivela tuttavia provvidenziale.
Fare il professore gli permette di acquistare una certa autonomia economica e dalla famiglia d’origine, ma soprattutto di comprare la sua prima Seicento, un grande vanto per quegli anni.
Diventa pertanto il punto di riferimento di molti alunni, che lo apprezzano per la sua passione istintiva. L’iniziale indifferenza a tematiche politiche, sociali e religiose lascia così finalmente spazio a un percorso di formazione e di crescita anche grazie all’incontro con Luisella, una matricola della facoltà di giurisprudenza che proviene da un ambiente sociale operaio molto diverso da quello di Federico, con cui sosterrà pian piano accese discussioni politiche.

È il 1963, in piena guerra del Vietnam con tutte le sue atrocità, ma altre saranno le occasioni di dibattito, tra cui l’elezione in Cile di Salvador Allende nel 1970 e il golpe dell’11 settembre 1973 che porta al potere Pinochet. Caduti i pregiudizi che l’hanno condizionato profondamente e negativamente, e in seguito agli incontri con don Marino, un prete contestatore, Federico trova infine se stesso e gli altri, l’amore tanto agognato e la vita.

Con questo romanzo d’esordio Demurtas filma una condizione umana più vasta con descrizioni puntuali, personaggi che si incontrano, si perdono e si ritrovano, emozioni, digressioni ragionate su liberalismo e comunismo, religione e religiosità, excursus antropologici, geopolitici e sociologici. Il tutto usando la parola in modo talentuoso, tessendo metafore e un fraseggiare classico e moderno allo stesso tempo.

L'autore.
Claudio Demurtas nasce a Mores, in provincia di Sassari nel 1942, ma vive tra Palermo e Carbonia, dove viene a contatto con culture portatrici di diversi valori fondamentali nella sua formazione e attività di scrittore. Trasferitosi a Cagliari, si laurea in Giurisprudenza e accetta l’incarico di assistente volontario del professore di Istituzioni di Diritto Romano. Ben presto diventa docente nella scuola media, attirato dalle problematiche giovanili conosciute durante gli studi universitari, dove insegna Diritto ed Economia Politica per più di 40 anni. Chiaro di Venere è il suo primo romanzo.


Il secondo romanzo che ho il piacere di presentarvi è di fantascienza e richiama la letteratura d'avventura del XIX secolo; narra un Ottocento alternativo in cui la Terra è stata devastata da invasori alieni. Il libro è destinato a un pubblico giovane.


1886. QUANDO LE LUNATERMITI INVASERO LA TERRA
di Marco Bertoli



ISBN: 978-88-99167-27-1
Pagine: 154
Prezzo: 11 euro


1883. Grazie alle scoperte di un geniale inventore, la prima nave spaziale, dotata di motore etereo, sbarca sulla Luna.
1886. Nello scenario apocalittico di un’Italia invasa da nemici alieni, la figlia dell’inventore viaggia alla ricerca del padre disperso, accompagnata da un giovane tamburino dell’esercito e da un cane meccanico.

Un romanzo denso di avventura che parla di tradimenti, di coraggio e di un’amicizia così forte da ergersi contro la minaccia che sta devastando la Terra, in una storia alternativa in cui la posta in gioco è la sopravvivenza del genere umano.


Dal romanzo 


La puzza dell’Arno in secca entrava dalla finestra spalancata su via Santa Maria. Insieme all’odore acre che disgustava i nasi e irritava le gole dei pisani, anche l’afa della sera di agosto si era impossessata della stanza appollaiata al secondo piano di un edificio le cui origini risalivano ai tempi della repubblica marinara. Incurante del caldo appiccicoso che gli inumidiva il colletto della camicia, un uomo in elegante vestito a doppiopetto, con tanto di cravattino, sedeva impettito sopra una sedia dall’alto schienale di cuoio posta dietro una grande scrivania di rovere massiccio. Occhi castani dai riflessi intelligenti scorrevano veloci le righe della lettera appoggiata sull’unico spazio libero del ripiano invaso da rotoli di carta blu. Su di essi erano disegnati progetti e strani congegni meccanici le cui dimensioni andavano da quelle di un orologio alla macchina fotografica.E così, mio caro Antonio, grazie ai tuoi più che preziosi suggerimenti su come tarare la corrente che scorre all’interno delle spire di rame dell’anello magnetodinamico di controllo, i miei studi sulla modulazione delle oscillazioni del flusso dell’etere luminifico hanno fatto un enorme passo in avanti. È mia ferma convinzione che in breve tempo dalla teoria, da tanti nostri colleghi scienziati ritenuta la fantasia di un pazzo e ridicolizzata, potrò passare alla realizzazione di un prototipo del motore etereo.Giunto alla fine dello scritto, l’uomo sollevò lo sguardo compiaciuto, dirigendolo verso la bambina intenta a giocare con alcune costruzioni di legno sul tappeto che ricopriva una porzione di pavimento. Un sorriso triste gli illuminò il volto nell’udire la figlia borbottare qualcosa in una lingua di cui molte parole gli risultavano incomprensibili. Spinto da un impulso improvviso, si alzò e la raggiunse, sollevandola in aria sopra la testa. Un acuto strillo di finta paura e sincera gioia uscì dalla bocca della bimba che poi gridò: «Io vola! Io vola!». Ruotando su se stesso come in una danza, l’uomo si avvicinò al davanzale della finestra. Stringendo in un abbraccio la figlia così simile alla madre, morta tre anni prima nel darla alla luce, esclamò: «Guarda le stelle, piccolina: un giorno non tanto lontano tu potrai volare tra loro!».

L'autore
Prolifico autore di racconti e romanzi, Marco Bertoli ha pubblicato per I Doni delle Muse il giallo storico d'ambientazione sumera L'avvoltoio. Delitti all'alba della scrittura (2014), seguito dai due libri illustrati per ragazzi Gilgamesh. La storia di un eroe sumero (2015) e Ivano. Il cavaliere del leone (2016). Appassionato di saggistica storica, videogiochi e wargame da tavolo, è geologo e lavora come tecnico.

lunedì 1 maggio 2017

Bilancio di letture del mese di Aprile + Reading Challenge 2017



Buongiorno, carissimi lettori!
Anche questo mese eccomi qui a condividere con voi le mie letture del mese appena trascorso!

Parto dagli obiettivi soddisfatti della Reading Challenge:




  • Obiettivo n.1 - Un libro di un autore che non avete mai letto - LA LUNGA VITA DI MARIANNA UCRIA di Dacia Maraini (RECENSIONE): nella splendida e miserabile Sicilia del Settecento vive una donna speciale, il cui handicap (è sordomuta), se agli occhi della gente la fa apparire una "svantaggiata", in realtà rende i suoi sensi e i suoi pensieri più acuti e sensibili verso il mondo esterno; attraverso Marianna Ucrìa conosciamo da vicino un mondo che ci sembra antico, lontano, "arretrato" e nella sua fase più sfarzosa (ancora lontano da quel tramonto che di certo giungerà e che è presente, ad es., ne Il Gattopardo), ma di cui ritroviamo le fatiche, le gioie, i dolori, e anche purtroppo gli abusi nei confronti dei più deboli e che caratterizzano da sempre la società umana, in ogni epoca.
  • Obiettivo n.14 - Un libro che parli della vita di un santo o di una santa - VITA DI SANTA CHIARA (RECENSIONE): Una lettura breve, che riesce ad essere fluida nonostante il linguaggio non corrente; io personalmente ho letto la storia di Chiara d’Assisi perché era un obiettivo della Reading Challenge, ma non mi è dispiaciuta, considerato che le biografie le leggo sempre volentieri e in passato (da adolescente) mi è capitato di leggerne altre relative a figure di spicco nella religione cattolica.
  • Obiettivo n.7 - Un libro con un animale nel titolo - LA CICALA DELL'OTTAVO GIORNO di M. Kakuta (RECENSIONE): la storia di una donna disperata e sola, costretta alla fuga insieme all'unica creatura che sente sua, pur non essendola: una donna alla ricerca della felicità, di una vita semplicemente normale.
  • Obiettivo n.32 - Un libro in cui la musica diventa romanzo: SETA di Alessandro Baricco (RECENSIONE): un libro breve ma in grado di trasportare il lettore in una piccola storia effimera ed improbabile, in cui ciò che conta e colpisce non è tanto la storia in sè, quando l'atmosfera creata dalla penna poetica, ammaliante e musicale di Alessandro Baricco.

Altri libri letti e recensiti:


  • FIGLIA DI NESSUNO di Amneris Di Cesare (RECENSIONE): la breve vita di una ballerina brasiliana, nata nella favela più grande del Sud America, la Rocinha; una giovane donna piena di vitalità, ardore, che ha provato a vivere ogni giorno della sua vita inseguendo passioni e sentimenti.
  • LA SPERANZA DEI VINTI di Michele Rampazzo (RECENSIONE): un giovane scrittore italiano si risveglia in una Londra infestata da un'epidemia sconosciuta e da zombie infetti e pericolosi; l'unico suo vero obiettivo è cercare di sopravvivere e a dargli la forza necessaria è l'amore per la sua fidanzata.
  • GENERAZIONE PERDUTA (Testament of Youth) di Vera Brittain (RECENSIONE): l'accurata e viva testimonianza di una donna la cui gioventù - insieme a quella di milioni di uomini e donne del suo tempo - è stata spezzata dai terribili e sanguinosi anni della Grande Guerra.
  • ECONOMIA DECENTE di F. Maggio (RECENSIONE): un breve trattato che ruota attorno a un argomento attualissimo e fondamentale, che vede auspica la realizzazione di un'economia che, prima ancora di tendere (ossessivamente?) allo sviluppo, punti dell'equilibrio e alla crescita della società (decente!) che non preveda (come già purtroppo accade, e abbondantemente e quotidianamente) l'umiliazione delle singole persone.

Qual è stata la lettura più bella di aprile? Fermo restando che ultimamente mi sta andando "di lusso" (non mi stanno "capitando" libri di cui mi resta un parere negativo), e che quindi scegliere è difficile, devo dire che sul podio ci metto: La speranza dei vinti (molto scorrevole e avventuroso al punto giusto), La lunga vita di Marianna Ucrìa e La cicala dell'ottavo giorno (entrambi per la protagonista femminile, tanto forte e sensibile la prima quanto fragili eppur tenaci le seconde).

Attualmente ho in lettura:

VIKTOR, secondo libro di una saga fantasy di Elena Ticozzi Valerio;
LA GABBIA di Luca Spaziani;
CONSIGLI PRATICI PER UCCIDERE MIA SUOCERA di G. Perrone.

Prossime letture: credo che leggerò qualcosa di De Giovanni (forse "I guardiani", di recente pubblicazione)" e PICCOLI GRANDI COSE di Jodi Picoult, ma fino a quando non prendo un libro in mano, non si può mai sapere ^_-

Film visti e che segnalo:

JOHN WICK 2: secondo capitolo della saga con protagonista lo spietato e di poche parole John Wick: anche qui ritroviamo sangue, corpo a corpo, arti marziali e, insomma, è quel tipo di film che si lascia guardare con piacere se siete amanti e cultori dei film d’azione.
LA VITA POSSIBILE: un bel film, che si sofferma sul desiderio di ricercare una vita diversa da quella finora condotta, serena, da parte di una madre che deve fare i conti non solo con le proprie esigenze e le proprie paure, ma ancor di più con quelle del figlio, che ha le sue difficoltà a condividere le scelte materne, che forse inizialmente ritiene egoistiche.
INDIVISIBILI: un film in cui le giovani protagoniste - gemelle siamesi - devono lottare per affermare, contro la volontà di chi le circonda e dice di amarle, il diritto di essere loro stesse, di poter aspirare ad una vita "felicemente normale".
LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE: l'ultimo film di Mel Gibson, tratto dalla vera storia di un giovane che durante la seconda guerra mondiale si dichiarò obiettore di coscienza e si rifiutò di toccare le armi, ma dimostrò comunque il suo valore con gesti eroici. Crudo e forte, ma bello.



ED ORA TOCCA A VOI!
SE VI VA, DITEMI NEI COMMENTI COME SONO ANDATE LE VOSTRE LETTURE, SE QUEL CHE AVETE LETTO VI E' PIACIUTO O MENO, 
E QUALI LETTURE VI ASPETTANO!  

sabato 29 aprile 2017

Recensione: LA CICALA DELL'OTTAVO GIORNO di Mitsuyo Kakuta (RC2017)



Un bellissimo romanzo che narra di fragilità e forza, di amore e odio, di opportunità rubate e perdute, di generosità e meschinità, di ricerca della felicità; tutto attraverso la penna sensibile e lucida di un'Autrice che sa scavare nel profondo dei suoi personaggi, mostrandocene gli abissi dell'anima.


LA CICALA DELL'OTTAVO GIORNO
di Mitsuyo Kakuta



"...la vita per quella cicala sarebbe stata molto triste, perché avrebbe visto tutte le altre morire, al settimo giorno. E io ero d’accordo con te, solo che adesso non ne sono più tanto convinta. Perché quella cicala dell’ottavo giorno avrebbe la possibilità di vedere cose che tutte le altre non hanno potuto vedere. Certo, forse alcune di quelle cose avrebbe preferito non vederle mai, ma altre, non così orribili, potranno darle almeno un po’ di gioia."


La storia narrata è divisa in due parti, entrambe affidate alle due donne protagoniste: nella prima (che ha inizio nel 1985) conosciamo Nonomiya Kiwako, che ci racconta di sè, del suo passato e del suo presente e la vediamo nell'atto di compiere un gesto folle e terribile che di certo le cambierà la vita: si è introdotta furtivamente in casa di una coppia e mentre i due coniugi sono assenti, si avvicina ad una culla in cui giace una bellissima bambina e... la rapisce!
Nella seconda parte, a raccontarci di sè e della propria vita è proprio la bambina rapita, che ormai è cresciuta ed è una bella ragazza di 20 anni.

Ma procediamo con ordine e torniamo per un attimo agli anni '80.
Abbiamo lasciato Kiwako mentre prende in braccio la piccola e scappa via, convinta di poter crescere la bimba come se fosse sua, lontano da tutto e tutti.
Perchè la donna compie questo crimine? E' forse matta? Si sta vendicando di qualcuno?

Nel corso della narrazione è la stessa voce di Kiwako a raccontarci ogni cosa e veniamo a sapere quali fatti hanno portato la donna a un tale stato di disperazione e infelicità, sfociati poi nel gesto estremo del rapimento.

Kiwako è un’attraente ragazza, laureata e intelligente, quando viene assegnata dalla K, una grande industria di abbigliamento intimo, alle Pubbliche relazioni; un errore grossolano a lavoro innesca delle dinamiche che la porteranno ad uscire a cena con un collega appena arrivato a Tokyo, Akiyama Takehiro.
I due escono insieme e tra loro scatta la passione, diventano amanti, Kiwako si innamora e si convince di poter essere felice insieme a Takehiro.
Ma l'uomo, col suo egoismo immaturo e le sue indecisioni da uomo che vuol stare con due piedi in una scarpa, prosegue il proprio matrimonio con la moglie Etsuko, impiegata part-time presso la K di Nagano, e non esita a ricorrere a menzogne, sotterfugi e false promesse per tenersi buona l'amante, illudendola di voler al più presto lasciare la moglie per poter vivere con Kiwako, che purtroppo gli crede.
Ma le cose si complicano perchè Kiwako resta incinta, ma l'amante le dice di abortire perchè non è ancora giunto il loro momento, lui non può lasciare ora la moglie, quindi per adesso il loro futuro insieme è rimandato.
La donna, seppur con rammarico, interrompe la gravidanza, ma l'aborto avrà la sue tristi conseguenze perchè la renderà sterile.

A questo dolore personale se ne aggiunge un altro: altro che prossimi al divorzio, Takehiro ed Etsuko hanno messo al mondo una bambina!
Sgomenta nell'apprendere della nascita della loro figlioletta, Kiwako rapisce la piccola Erina, di sei mesi.
Inizia così la fuga per vivere con questa splendida bambina - che lei chiama Karou - sempre col terrore che qualcuno la possa scoprire e prenderle quel fagottino così dolce, che quando sorride le fa aprire il cuore!

Certo, Kiwako non ha figli e non sa cosa fare quando la bimba piange e strilla, ha paura che si ammali..., ma riesce in qualche modo a cavarsela, perchè sul suo cammino incontra persone che le danno una mano: dall'amica Yasue ad una anziana donna burbera che le offre ospitalità, fino a quando non si imbatte in una organizzazione strana e un tantino inquietante che però si rivela essere, nel suo stato di ricercata, la più valida alternativa di salvezza.

E' la Casa degli Angeli, una specie di sette pseudoreligiosa che dà ospitalità a donne in difficoltà, più specificatamente a donne che hanno perso un bambino o che sono sterili, o a donne con figlie femmine che non hanno nessuno ad aiutarle (lasciate dai mariti, ad esempio).
In questa casa non sono ammessi uomini e ci sono rigide regole di convivenza da osservare, una su tutte: chi vi entra per chiedere aiuto e un tetto, deve rinunciare alla sua vita passata, al suo nome, ai legami affettivi, quello che ha vissuto all'esterno della casa non dev'essere più nominato e più di tutto deve dare ogni bene materiale ed economico all'organizzazione.

Insomma, non sembra proprio un'associazione umanitaria e senza scopi di lucro, e Kiwako non può fare a meno di avvertire che c'è un che di sinistro in queste donne fredde e rigide che sembrano mosse da ideologie ben strane.

Però restare lì il più tempo possibile - avendo saputo con certezza che la sua faccia è su tutti i giornali e che l’intero commissariato di polizia di Hino, a Tokyo, la sta cercando per il crimine commesso - è la cosa migliore che può fare nell'immediato, per garantire a sè e alla sua piccola Karou un futuro insieme.
In fondo, nessuno le vieta, un domani, di scappare anche da lì...

Il rapporto tra Kiwako e Karou si rafforza di giorno in giorno e la piccola vive i primi anni della propria infanzia chiamando "mamma" questa donna che è in realtà un'estranea e che l'ha rapita alla sua vera famiglia.
Kiwako è dolce e materna con la "sua piccola", immagina - seppur tremando di paura all'idea di essere scoperta - di crescerla felice e serena, e cerca di darle tutto quello che le serve, prendendo di volta in volta decisioni difficili e rischiose pur di restare con lei, perchè la ama come se fosse sua.

Kiwako, nel suo fuggire di qua e di là, riesce anche a ritagliarsi un periodo sereno e senza nubi, in cui lei e Karou vivono come due mamma e figlia normalissime. visitando santuari, facendo passeggiate lungo viali alberati accompagnati dall'insistente e traquillizzante frinire delle cicale.

Le cicale..., questi insetti di cui Kiwako ha sentito dire che trascorrono sette anni nel terreno e, sette giorni giorni dopo essere venuti alla luce, muoiono. Ma ci sono anche quelle che sopravvivono, no?
Kiwako e Karou potranno essere la cicala dell'ottavo giorno, colei che affronta difficoltà, le supera e riesce a sopravvivere?

Nella seconda parte, come dicevo, ambientata venti anni dopo, ritroviamo Karou - anzi, Erina - ormai grande.
Com'è stata la sua vita? Chi l'ha cresciuta? Ha ricevuto l'amore che ogni bambino merita di ricevere, quel calore umano in cui ha il diritto di crescere?

Non voglio aggiungere altro perchè vi svelerei troppo, vi dico soltanto che il passato non si cancella e da esso non si può fuggire.

Erina sembra sicura di sè, determinata, poco incline ai sentimentalismi, ma comprendiamo subito che ha un enorme vuoto dentro di sè, ha vistose carenze affettive ed emotive che la rendono "mutilata" emotivamente.
Erina è convinta che non ripeterà gli errori degli adulti che l'hanno tirata su, non potrebbe mai essere così stupida..., ma la vita spesse volte è beffarda e la ragazza dovrà, suo malgrado, imparare ad affrontare proprio quelle situazioni dalle quali credeva di poter stare lontana, e tirar fuori tutta la forza che è racchiusa in se stessa.

Erina non ha mai smesso di essere anche la piccola Karou, rapita a sei mesi da un'estranea, e per liberarsi dei fantasmi di un passato che lei non comprende e non accetta fino in fondo, dovrà conoscerlo, immaginarsi nei panni delle persone coinvolte in quel rapimento...: solo così potrà sopprimere odio, rancore, disprezzo, risentimento... e dare a se stessa la possibilità di essere quella cicala che, invece di morire, apre gli occhi all'alba dell'ottavo giorno e prova a vivere pienamente quello che la vita le riserva, senza più paure e catene nè nella mente nè nel cuore.

Ad aiutarla in questo processo di crescita e maturazione, una ragazza - poco più grande di lei - sbucata anch'essa da quel comune passato nella Casa degli Angeli....

Considerazioni.

Davvero un romanzo molto bello, per tematiche, personaggi, per stile...: l'Autrice affronta con leggerezza e profondità insieme argomenti delicati, come i rapporti di coppia, i triangoli amorosi e tutte le implicazioni connesse, il rapporto genitori-figli, la maternità desiderata e negata, la difficoltà nel superare traumi infantili che poi si ripercuotono nella vita adulta, l'inganno di certe sette pseudoreligiose, la fragilità di donne come Kiwako che gestiscono dolori e delusioni attraverso azioni eticamente (non solo, anche per la legge) deprecabili, il senso di inadeguatezza verso un mondo esterno che sembra non volerci, non capirci, la sensazione di non saper amare...

E' quindi un romanzo davvero pieno di spunti importanti, eppure ha quella levità che credo si riscontri spesso e volentieri nei libri di autori orientali; molto belle le brevi descrizioni degli ambienti, che si sposano di volta in volta con gli stati d'animo delle protagoniste, soprattutto il riferimento alle cicale.
E' una storia in cui ritroviamo tutta la gamma di sentimenti ed emozioni racchiuse nel cuore delle donne, in particolare delle due protagoniste ma in realtà anche i personaggi secondari sono impeccabili e danno il loro ricco contributo all'evoluzione delle vicende.

Drammatico, malinconico, nostalgico, triste eppure mai opprimente; il destino ha le sue vie, i suoi modi spesso contorti per adempiersi, non di rado pare prendersi gioco di noi..., ma alla fine, in un modo che non sempre sappiamo spiegarci, tutti i tasselli vanno al posto loro, il cerchio si chiude... ma non la vita, che va avanti, e le persone coinvolte in questa storia devono accettare ciò che è stato per costruire, giorno per giorno, nel presente, un futuro che contempli un cielo azzurro sulle loro teste, foglie verdi splendenti, fiori profumati e colorati ed un sole caldo a ridare speranza.

Assolutamente consigliato, la lettura procede spedita perchè l'Autrice crea momenti di suspense, di tensione emotiva, coinvolgendo il lettore, scuotendo le sue emozioni e facendolo riflettere su diversi argomenti significativi.


Obiettivo n.7 - Un libro con un animale nel titolo


giovedì 27 aprile 2017

Recensione: SETA di Alessandro Baricco (RC2017)



Un libro breve ma in grado di trasportare il lettore in una piccola storia effimera ed improbabile, in cui ciò che conta e colpisce non è tanto la storia in sè, quanto l'atmosfera creata dalla penna poetica, ammaliante e musicale di Alessandro Baricco.


SETA
di Alessandro Baricco


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"Hervè Joncour era uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizioso a viverla".

Siamo nel 1861 e a Lavilledieu (Francia) vive Hervè Joncour, che ha fatto la sua fortuna comprando e vendendo bachi da seta, attività alla quale lo ha avviato Baldabiou, che per primo ebbe l'idea di coltivare la seta.
Tutto va a gonfie vele, l'uomo è felice con la sua adorata moglie dalla voce bellissima - Helene - finchè una malattia colpisce i bachi, il che richiede la necessità di andarseli a procurare all'estero; così, dietro esortazione del baldanzoso Baldabiou, Hervè Joncour accetta di partire e di recarsi fino "alla fine del mondo", cioè in Giappone, questo Paese e che pare da sempre vivere separato da tutto e tutti.

Hervè Joncour si reca dunque in Giappone per prendere bachi da seta, da un certo Hara Kei, un uomo di poche parole ed enigmatico (come del resto tutti i personaggi presenti); ma a colpire lo sguardo e l'attenzione di un "placidamente stupito" Hervè Joncour, è una ragazza sempre in compagnia di Hara Kei: una giovane donna con occhi non dal taglio orientale, col volto di una ragazzina e dalle movenze lente, misteriose, ipnotiche, che seduce in qualche modo il povero commerciante, che da quel momento tornerà più di una volta in Giappone, attratto ormai non soltanto dai bachi...

Non aggiungo altri particolari sulla trama perchè non avrebbe senso: "Seta" è davvero molto corto e si legge in pochissimo tempo, anche perchè scorre; i capitoli - se di capitoli veri e propri si può parlare... - sono brevi/brevissimi e da subito ci si rende conto di essere davanti a qualcosa che non è nè un racconto, nè un romanzo: la narrazione ha più i tratti di un sogno ad occhi aperti in cui si muovono pochi personaggi, aventi un che di "fiabesco", di ingenuo, di fanciullesco misto al malinconico.
Parlare dei libri di Baricco (beh, in effetti ne ho letti solo due, questo e "Oceano mare") mi dà l'idea di voler fermare qualcosa che in realtà è inafferrabile, poco incline ad essere ingabbiato in etichette, giudizi definiti; per dirla prendendo a prestito le sue parole, le sue storie sono come gli uccelli del cielo giapponese, che fanno sorridere Hervè Joncour: stupefatte, impazzite, un'esplosione pirotecnica di suoni colori, musica.

"Non sembrava vita: se c'era un nome per tutto quello, era: teatro".

Ed è così: "Seta" sembra un piccolo palcoscenico, in cui non ci si perde in fiumi di descrizioni e discorsi inutili, ma dove contano più i silenzi, gli sguardi intensi, languidi o sfuggenti, i momenti fatti di immobilità o di gesti lenti, accompagnati da una musicalità flemmatica ma insieme suggestiva.

Consigliato a quanti prediligono letture riflessive, dal ritmo decisamente placido, che non sono necessariamente alla ricerca di storie travolgenti e personaggi con i quali immedesimarsi; sono quelle letture quasi impalpabili, evanescenti, che ti lasciano una strana e leggera melancolia. 





Obiettivo n.32 - Un libro in cui la musica diventa romanzo

lunedì 24 aprile 2017

Recensione film: LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE di Mel Gibson



La storia vera, drammatica e toccante di un giovane cristiano che, mosso da una grande fede, decise, durante il secondo conflitto mondiale, di arruolarsi per portare il proprio contributo alla nazione americana senza mai imbracciare le armi.


LA BATTAGLIA DI HACKSAW RIDGE


2016
Presentato Fuori Concorso al Festival di Venezia 2016. Candidato a 6 Premi Oscar 2017.

GENERE: Drammatico, Guerra
REGIA: Mel Gibson
ATTORI: Andrew Garfield, Teresa Palmer,Sam EliminaWorthington, Vince Vaughn, Luke Bracey, Hugo Weaving, Rachel Griffiths, Richard Roxburgh.



Il film prende inizio con una citazione tratta dalle Sacre Scritture: 


"Non lo sai tu? Non l'hai mai udito?
Il SIGNORE è Dio eterno,
il creatore degli estremi confini della terra;
egli non si affatica e non si stanca;
la sua intelligenza è imperscrutabile.
Egli dà forza allo stanco
e accresce il vigore a colui che è spossato.
 I giovani si affaticano e si stancano;
i più forti vacillano e cadono;
 ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze,
si alzano a volo come aquile,
corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano."

(Libro del profeta Isaia, cap. 41:28-31)


Desmond Doss vive nel Virginia con padre, madre e il fratello Hal.
Il papà è un tipo violento e purtroppo sta tirando su i figli lasciando che sfoghino la propria aggressività liberamente, anche facendosi del male; ed infatti, un giorno, mentre Desmond e il fratello Hal "giocano a picchiarsi", il primo arriva quasi ad ammazzare l'altro (accidentalmente).
Il padre è di quelli che alzano le mani su tutti, moglie compresa, e presto comprendiamo la ragione di questo comportamento deprecabile: è un veterano di guerra, tanti suoi amici non sono più tornati dalla Prima Guerra Mondiale, e quella esperienza l'ha traumatizzato tanto da segnarlo nel profondo, rendendolo il fantasma di se stesso.
Quando viene a sapere che entrambi i figli desiderano arruolarsi, va su tutte le furie, perchè sa bene cosa voglia dire andare in guerra.

Così, dopo Hal, anche Desmond prende la decisione di servire il proprio Paese, nonostante nel frattempo si sia innamorato - ricambiato - della bella infermiera Dorothy, che il giovane chiede in sposa.

La famiglia Doss è di fede avventista, l'ubbidienza ai comandamenti di Dio - riportati nella Bibbia - è per loro fondamentale e Desmond, in particolare, è particolarmente fervente; infatti, il suo obiettivo è andare sì in guerra ma per salvare vite - come medico - non per ucciderne; lui è convinto di poter servire gli USA senza imbracciare le armi ma in qualità di obiettore (anzi, cooperatore) di coscienza.

La fase dell'addestramento è molto dura e a tratti umiliante, perchè nè i commilitoni nè i superiori riescono ad accettare e a comprendere le ragioni che possono spingere un ragazzo ad andare volontariamente al fronte senza prendere un'arma in mano.
Tutti sono contro il povero Desmond, che viene "invitato" (tutt'altro che cortesemente) ad andarsene, perchè questo suo atteggiamento ostinato - di non voler uccidere il nemico - è stupido oltre che pericoloso, tanto per lui stesso quanto per i suoi colleghi, visto che non sarebbe disposto ad ammazzare un "muso giallo" per difendere un amico sul campo di battaglia.

Desmond viene preso in giro, malmenato, umiliato, portato davanti alla Corte Marziale.., ma non demorde perchè lui è convinto di ciò che vuol fare, così ottiene ufficialmente, dopo tante difficoltà,  di essere designato come soccorritore nella cruenta battaglia di Okinawa.

Nessuno dei militari che gli sono attorno pensa che potrà farcela, piuttosto sono persuasi che Doss sarà per loro soltanto un fardello, ma... dovranno ricredersi!

Senza mai imbracciare un arma, Doss - chiamato con disprezzo "Fusto di mais" da un superiore, per la sua costituzione mingherlina - dimostrerà a tutti di essere un grandissimo eroe salvando la vita a 75 uomini e diventando il primo obiettore insignito della Medaglia d’Onore del Congresso, la più alta onorificenza militare Americana.

Sapendo che è una storia vera, il coinvolgimento emotivo per me è venuto ancora più facilmente, e mentre guardavo il film non potevo non restare stupita della grandissima fede di questo ragazzo, che non si lascia intimorire dalle minacce di colleghi e superiori, che lo vorrebbero fuori dall'esercito.

"Lascia che questa guerra la vincano i coraggiosi": gli dice qualcuno, e Desmond dimostrerà quanto lui sia coraggioso, anche se in modo differente!

Desmond combatte anch'egli al fianco dei commilitoni, ma non con le armi, o meglio lo fa con  le "proprie armi speciali": la fiducia in Dio, la preghiera, la forza che trae leggendo la Bibbia (una piccola edizione regalatagli dall'amata Dorothy, e che lui tiene fedelmente sempre nel taschino, vicino al cuore), e con le proprie mani, l'intelligenza, la forza di volontà, la tenacia... con le quali riuscirà ad aiutare i propri compagni feriti e in pericolo.

"Ti prego, Signore, fammene trovare un altro..." prega mentre va alla ricerca - rischiando la vita, solo in compagnia dei tantissimi cadaveri maciullati attorno a sè, tremando di paura al pensiero dei giapponesi in agguato - di quanti più soldati possibili.

Quello che farà sarà giudicato eroico, inimmaginabile e lascerà stupefatti ed ammirati tutti, in primis coloro che l'avrebbero voluto fuori, all'inizio, ritenendolo un vile, un debole.

E' un film molto bello, a mio modesto avviso fatto bene, efficace nel presentarci la storia di questo eroe di guerra; certo, è molto cruento, brutale, feroce (ma è la guerra ad esserlo...!), c'è sangue dappertutto (nella seconda parte del film, in cui veniamo "buttati" nel pieno della battaglia di Hacksaw Ridge), corpi straziati, maciullati in modo orribile..., in pieno stile Mel Gibson, che quando ci si mette d'impegno, non lesina scene forti, spietate, per quanto sono drammaticamente realistiche.

"In pace i figli piangono i padri; in guerra i padri piangono i figli".

La guerra è una tale grande tragedia umana... da lasciarci senza parole, e personalmente in diversi momenti non ho potuto trattenere le lacrime agli occhi, riflettendo su quanto male e odio essa produca, sul fatto che tante giovani vite vengono recise senza pietà sui campi di battaglia.
Non ho potuto non pensare a quale trauma vivano i soldati, che notte e giorno devono stare sempre attenti e svegli per individuare il nemico e attaccarlo, con fucili e bombe a mano, prima che lui attacchi loro; e quanto dev'essere tremendo vedere i propri compagni cadere accanto a sè, vedere il loro corpo mitragliato e ridotto letteralmente a brandelli!

Mi è venuto spontaneo pensare alla meravigliosa e profonda poesia di Ungaretti, "Veglia":

Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore

Non sono mai stato tanto
attaccato alla vita


Mel Gibson non ha diretto finora chissà quanti film, ma quando si mette alla regia, i suoi film non sono banali e non passano inosservati.
A me questo è piaciuto moltissimo, mi ha commossa e fatto riflettere su tante cose - che sia la guerra o la forza della fede... - e merita di essere visto; certo, magari chi è estremamente sensibile potrebbe restare un po' troppo toccato dalle scene di guerra, però a parte questo, è davvero un bel film!!


Info su Desmond Doss: 

news.avventisti.it/hacksaw-ridge-la-storia-un-eroe-vero/desmonddoss.com/bio/

https://desmonddoss.com/bio/bio-real.php

Gioco letterario con i titoli dei libri



Rieccomi con un giochetto con i titoli dei libri che ho in libreria... ^_^


Casa HowardNella terra della nuvola bianca.

Durante il Sogno di una notte di mezza estate,
Il Conte di Montecristo riceve la visita de La ladra di sangue,
che entrando con L'eleganza del riccio,
riesce a rubare La chiave di Sarah
e ad aprire un cassetto, 

Leggendo, scopre che
Frankenstein non esiste....,
Il mago di Oz? Neanche!

Delusa, e con I morsi del buio che la attanagliano, decide di
intraprendere Il pellegrinaggio del cristiano:
prende così avvio la sua Espiazione


Si ringraziano per la tacita collaborazione i seguenti autori:
E. M. Forster, S. Lark, W. Shakespeare, A.Dumas (padre), C. Priest, M. Barbery, Tatiana De Rosnay, Juliet Grey, M. Shelley, L. F. Baum, K. Giebel, J. Bunyan, I. McEwan.
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