venerdì 6 ottobre 2023

[[ RECENSIONE ]] UNA VITA COME TANTE di Hanya Yanagihara



"Tutti adoravano e ammiravano Jude".
L'indimenticabile protagonista di questo imponente romanzo è Jude St. Francis, l'uomo al quale tutti  vogliono bene - gli amici, i colleghi, semplici conoscenti - e anche anche il lettore non può fare a meno di affezionarglisi.
Una sola persona detesta Jude con un odio e un disprezzo senza eguali: Jude stesso.
Si odia, si vede come un essere sporco, abietto, inutile, limitato, non degno di essere apprezzato e amato.
Non sa quanto si sbaglia e il lettore vorrebbe potersi sedere accanto a lui, abbracciarlo, ricordargli quanto è speciale e forte.
"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso.".


UNA VITA COME TANTE
di Hanya Yanagihara


Ed. Sellerio
trad. L. Briasco
1104 pp
Willem Ragnarsson, Jude St. Francis, Malcolm Irvine e JB (Jean-Baptiste) Marion sono quattro amici che si conoscono dai tempi del  college e anche nell'età adulta continuano a frequentarsi.
Li conosciamo quando sono attorno ai venticinque anni e cercano di ritagliarsi ciascuno il proprio posto nel mondo in una New York vivace e pulsante di vita e di affari.
Da sempre vicini l’uno all’altro, legati da una solida e sincera amicizia, i quattro amici provano un grande affetto reciproco e si sostengono in ogni scelta, successo, fallimento, ognuno con la propria personalità, il proprio background e le proprie ambizioni. 

L'autrice non si risparmia nel presentarci con attenzione i quattro uomini, nel darci un quadro generale dei loro caratteri, fisicità, sogni, limiti, difetti, pregi e se c'è una cosa che il lettore è "costretto" a comprendere subito è che per la (lunga) lettura che lo attende non gli è consentito avere fretta di "arrivare al dunque". Si legge e si procede con la consapevolezza che in oltre 1000 pagine ci sarà tempo per tutto e tutti, per ogni domanda, curiosità e risposta.

E così cominciamo a farci un'idea di chi siano i quattro ragazzi: Willem è un'anima gentile, è altruista, pronto ad aiutare, sembra frivolo e privo di ambizioni concrete perché fa il cameriere con l'aspirazione di diventare un bravo attore ma avremo tempo e modo di imparare che c'è molto di più dietro questa facciata.
Egli proviene da una famiglia di origini islandesi; i suoi genitori sono persone semplici (braccianti) e ha un fratello (Hemming) disabile che ama molto e di cui si prende cura come, quando e quanto può; lo fa anche quando Hemming peggiora, mentre è impegnato a far decollare la sua carriera di attore, fino a quando poi il fratello muore e questo segna la fine dei rapporti anche con i genitori, due persone da sempre molto fredde e distaccate, incapaci di dimostrare affetto.

JB è un tipo scaltro, esuberante, sa essere cinico e, a volte, addirittura crudele;  cerca di costruirsi un nome e un posto nel mondo dell’arte e, nel tempo, in effetti, il suo talento verrà fuori. 
Orfano di padre (morto quando era piccolino), di origini haitiane, è cresciuto in una famiglia di sole donne che lo hanno sempre super coccolato, che lo adorano, credono in lui, nelle sue doti artistiche e lo sostengono convintamente e ciecamente.

Malcolm è architetto in uno studio prestigioso; abita con i (benestanti) genitori e non si sente all'altezza delle aspettative paterne; vive con una certa problematicità il suo essere un "nero a metà", essendo sua madre bianca.
All'interno del gruppo è forse colui che fa un po' più fatica a trovare soddisfazione nel proprio lavoro e a 28 anni si sente frustrato e teme di aver (già) perso immaginazione e creatività.
In realtà, nel corso degli anni e della loro lunga amicizia, sarà uno degli elementi più solidi, colui al quale ci si potrà sempre rivolgere e che resterà un punto fermo per gli altre tre anche nei periodi in cui i rapporti tra alcuni di loro rischiano di allentarsi e deteriorarsi.

E poi c'è lui, Jude, brillante e stimatissimo avvocato (verso i 25 anni è assistente procuratore nella divisione penale del procuratore generale) e uomo dalla personalità sfuggente, enigmatica, riservata oltre ogni dire.
Lo capiamo subito che è proprio Jude il centro di gravità del gruppetto.
Gli vogliono tutti un gran bene, è quasi difficile litigarci ed è più semplice essere d'accordo con lui perché Jude ha innumerevoli qualità, quelle che tutti loro vorrebbero avere: è bello, intelligente, gentile, calmo, un grande e serio professionista, un genio della matematica, è colto, ha una splendida voce, suona benissimo il pianoforte ed è molto sensibile, buono, su di lui si può sempre contare.

Eppure quest'aura di perfezione è incrinata dalla consapevolezza di non saper nulla di lui, del suo passato.
Malcom, JB e Willem raccontano tranquillamente della propria infanzia, della famiglia, mentre Jude ha il massimo riserbo sul proprio passato, che diventa qualcosa di inaccessibile, un regno inviolabile, una fortezza inespugnabile alla quale nessuno ha accesso.
Neanche il caro Willem sa granché del passato misterioso e oscuro di Jude, pur essendo i due più legati tra loro che con gli altri.

Un po' a motivo della personalità di ognuno e un po' per questa caratteristica di Jude di non riuscire (e di non volere) sbottonarsi, i tre matureranno nei suoi confronti, negli anni a venire, diversi modi di interagire e diversi gradi di intimità/vicinanza/confidenza, pur nutrendo tutti grande affetto e solidarietà.

Inevitabilmente, però, qualcosa su di lui si intuisce; ad es. sono palesi i suoi problemi alle gambe e ha qualcosa che non va alle braccia, visto che indossa sempre camicie con le maniche lunghe pure se fa caldo.
La motivazione a noi lettori viene mostrata: Jude ha l'abitudine di tagliarsi ma non ama parlarne con nessuno, non si sfoga, non si lamenta, non piange... niente.

Jude aveva sempre saputo di aver avuto un'infanzia atipica e 

"la sua stranezza lo proteggeva e lo isolava al tempo stesso: era quasi inconcepibile che qualcuno ne indovinasse la natura e le peculiarità. Se ci fossero riusciti, significava che aveva seminato indizi grandi come escrementi di vacca: macroscopiche, disgustose, pacchiane richieste di attenzione."

Si sente inadeguato, come se la vita gli scorra accanto senza che lui riesca ad afferrarla e viverla appieno e con soddisfazione, e questo nonostante stia bene economicamente e professionalmente.
Cosa c'è che non va allora?
Egli vive giorno per giorno tenendo lontano da sé lo spettro della persona che era stata un tempo e che nulla sembra avere a che fare con quella che è diventata nel presente.

Chi è stato in passato? Perché non riesce a rispondere a domande su genitori, infanzia, adolescenza?

La prima persona con la quale è riuscito ad abbattere il muro del silenzio è stata Ana, l'assistente sociale, una donna davvero disponibile, empatica e sinceramente interessata a lui.

Avvertiamo, di pagina in pagina e addentrandoci nella quotidianità di Jude, che ciò che tiene nascosto agli amici è qualcosa di troppo doloroso per lui, che soffre al solo pensiero di doverlo raccontare.

Cosa ha subito il povero Jude e che lo ha reso così fragile, tormentato, convinto che la propria vita sia misera, brutta, un cencio intriso di sangue e fango? Perché si sente così in colpa verso tutti coloro che gli dimostrano stima, affetto, premure?


"Certe volte aveva l'impressione che tutto gli facesse paura e si odiava per questo. Paura e odio, paura e odio: era come se riuscisse a provare solo quei due sentimenti. Paura di tutti gli altri; odio per se stesso".

E di persone amorevoli che gli vogliono davvero bene ce ne sono: non solo i suoi tre amici di sempre (Willem su tutti), ma anche successivi che verranno in altre fasi della vita, come Andy, il suo medico di fiducia e amico vero, che costituirà sempre una roccia, una presenza sicura che non smetterà mai di offrire il proprio aiuto - professionale e umano - a Jude; ci sono Harold e sua moglie Julia, due docenti universitari più grandi di lui che compiono un gesto nobile verso quel giovane uomo così schivo, gentile sì ma sempre imbarazzato e chiuso, come se fosse sul punto di nascondersi per la vergogna.

Tutti hanno il diritto di essere amati, tranne lui: Jude si aggrappa dolorosamente a questa amara convinzione perché ha paura di abbandonarsi, di fidarsi ancora una volta di qualcuno che, proprio a motivo del suo essere vulnerabile e bisognoso di amore, può approfittarsene per fargli del male.

E lui di male ne ha ricevuto in quantità enormi, per anni e anni, durante l'infanzia e gran parte dell'adolescenza.

Qui - nel drammatico e crudo vissuto di Jude prima di diventare un bravo studente e un ottimo avvocato civilista - sta il fulcro del romanzo: i demoni che danno l'assalto all'anima di Jude, che occupano la sua mente, i suoi incubi, che impediscono al suo cuore di aprirsi agli altri, di lasciarsi scaldare dalla sincerità degli affetti di chi lo circonda, sono la conseguenza di ciò che gli hanno fatto persone malvagie, responsabili di avergli procurato tanto, troppo dolore.
Un tale cumulo di umiliazioni, sofferenze, sevizie... che lo hanno devastato e la cui narrazione travolge il lettore, lo lascia attonito e atterrito al cospetto di ciò che Jude, sin da bambino, ha dovuto sopportare.

I malesseri dell'anima di Jude sono tutti scritti sul suo povero e magro corpo: una mappa di cicatrici, ferite, tagli, senza contare le conseguenze in termini di malattie che lo hanno reso un uomo con numerosi problemi di salute, che rendono la sua esistenza dolorosa e limitata fisicamente (le difficoltà a deambulare si aggraveranno fino a rendere necessaria la sedia a rotelle). 

Nella prima metà del libro al lettore vengono dati indizi frammentari su ciò che è successo a Jude, ma ciò che cominciamo a intuire non è nulla rispetto a ciò che poi apprendiamo procedendo nella narrazione.

Come si affronta tutto il carico di angoscia, paure, ricordi terribili, sfiducia nell'essere umano..., che Jude è stato costretto a covare dentro di sé e che non riesce ad eliminare nonostante il presente sia bello, luminoso, sicuro, lontano anni luce dalle brutte persone che lo hanno danneggiato, ingannato, trattato come un panno sporco e inutile?

Jude vive sentendosi costantemente sull'orlo di un baratro nero che è sempre pronto a fagocitarlo; teme che se cominciasse a confidarsi, quella sorta di corazza che si è costruito per proteggersi potrebbe rompersi e lui, a sua volta, si frantumerebbe in mille pezzi.

Chi sarebbe stato senza le sue cicatrici, le sue ferite, i suoi tagli?

Ovviamente non voglio dire troppo su questo passato pieno di dolore del protagonista in quanto, come dicevo, è il cuore della nostra storia; posso solo dire che Jude è stato abbandonato da piccolo e trovato da dei religiosi che lo hanno cresciuto in monastero; sin dal suo soggiorno qui, il piccolo Jude ha cominciato ad essere trattato male, a non essere rispettato e a subire le ire e i capricci dei monaci; ad essi, seguiranno altri adulti che, invece di prendersi cura di lui, non faranno che infliggerli ulteriori cattiverie...

Jude cresce pensando di non valere nulla, di meritare botte, offese e malvagità; impara che il suo corpo è un ricettacolo di nefandezze, di sporcizie, e lui è un essere inutile, vuoto.

"La mia vita, penserà, la mia vita. Ma la sua mente non riuscirà ad andare oltre, e ripeterà continuamente quelle parole tra sé e sé (...) scivolando nel mondo nel quale si rifugia quando il dolore è insopportabile, un mondo che sa non essere molto lontano dal suo ma che, dopo, non riesce mai a ricordare: la sua vita."


Durante gli anni infelici dell'infanzia, avrebbe voluto ricevere attenzioni sane, amore e protezione, invece ha ricevuto tutt'altro.
Jude non sa come spiegare sé stesso a sé stesso; come potrebbe allora aprirsi agli altri, nonostante questi altri - in particolare Willem, Andy, Harold... - lo amino al di là di tutto? 

Le esperienze fatte lo hanno reso insicuro, pauroso: egli, da adulto, si sente solo e vorrebbe poter instaurare una relazione sentimentale ma il pensiero dell'intimità,  di mostrare il suo corpo martoriato da cicatrici, lo terrorizza.

Quando proverà a far entrare una persona nella propria intimità, "l'esperimento" si rivelerà fallimentare e non farà che recargli altra sofferenza (fisica, psichica, emotiva) e confermargli che la solitudine è preferibile a qualunque sensazione di terrore, disgusto e sconforto.

Non gli resta che la condanna a un'esistenza solitaria, ossessionata da ricordi che continuano a inseguirlo anche quando ormai è grande e la sua vita è palesemente opposta al degrado vissuto da ragazzino; ma quel ragazzino, coi suoi occhi impauriti, con i suoi silenzi, le lacrime versate di nascosto, è sempre acquattato in un angolo e continua a guardarlo, a scuotere il capo e a ricordargli che il buco nero in cui è finito prima, è ancora aperto e lui non è affatto un individuo migliore solo perché adesso indossa la cravatta e ha i soldi.

Come reagirebbero gli amici, Andy, Harold e gli altri se sapessero chi è stato quando loro non lo conoscevano?
Possibile che il suo passato sia un maledetto cancro le cui metastasi non riuscirà mai ad eliminare?


Non è facile amare un uomo come Jude, che si odia e si disprezza con tutte le sue forze.
Eppure, chi lo ama  sa bene che

"Jude meritava la felicità. A nessuno di noi può essere mai garantita ma lui la meritava davvero."

E gli amici amano Jude sempre e contro ogni suo tentativo di allontanarli.
Il numero di persone buone e speciali è decisamente inferiore a quello degli esseri viscidi che si sono approfittati di lui trattandolo come un pezzo di carne privo di valore e non meritevole di rispetto.
Può l’amore puro di pochi cancellare le sozzure provocate da tanti?

Le emozioni che colgono il lettore sono tante e diverse: tenerezza per il piccolo e innocente Jude, sporcato dalla malvagità di persone senza coscienza né morale; la rabbia verso questi esseri laidi e crudeli; un senso di impotenza perché, mentre si legge, si viene presi dalla voglia di aiutare Jude, di poter quasi intervenire per preservarlo, confortarlo, liberarlo.

Ma c'è anche la commozione davanti alla dolce testardaggine di chi ama Jude (come amico, compagno, genitore adottivo, medico, collega ecc...) e non intende lasciarlo sprofondare nel buco nero dei suoi demoni; persone che nella vita di Jude St.Francis sono come degli angeli, sempre pronti ad afferrarlo se sta per cadere, a rialzarlo se è a terra, a trattenerlo su questa terra e a questa vita se lui cerca di porvi fine.

Sono angeli che purtroppo non c'erano negli anni terribili, ma sono apparsi dopo, negli anni dell'ambizione, dell' insicurezza, della gloria, delle illusioni, delle speranze... e non se ne sono più andati.

L'autrice ha dato vita ad una storia piena di eventi, personaggi, relazioni interpersonali, a una galleria di esseri umani di varia natura - da quelli più oscuri, negativi, cattivi, "malati" in un certo senso, opposti ad altri meravigliosi, generosi, leali -, ha intessuto una trama mai banale o retorica o patetica, ma anzi emotivamente ricca, che chiama in causa il lato più empatico del lettore, il quale si sente coinvolto dalle vicende umane (e disumane) del protagonista (e anche degli altri personaggi, principali e secondari) e non riesce a staccarsi dalla lettura, quando legge a cosa Jude è sopravvissuto.

È un romanzo, come scrivevo all'inizio, da leggere senza fretta, non tanto per la mole ma per godere di ogni descrizione, dialogo, dettaglio, riflessione, pensiero, emozione..., grazie ai quali il lettore può immaginare minuziosamente ciò che viene narrato e sentirsi coinvolto.

L'inizio è, quindi, più lento e molto descrittivo in quanto introduce i personaggi, la loro amicizia, le loro personalità e il tipo di relazioni che hanno l'uno con l'altro, perché in qualche modo  tutto ciò resterà uguale durante tutta la loro vita.

I personaggi di questo libro sono così magnificamente delineati da avere vita propria e personalmente, a un certo punto, mi sono confrontata con la consapevolezza che... si può provare una sorta di "affetto" per un personaggio letterario speciale come Jude, sentire verso di lui tenerezza, dispiacere, preoccupazione, voglia di abbracciarlo, pensare a lui come se fosse reale, tanto forte e intensa è la sua storia.
Si comincia a voler bene a Jude non appena si entra a piccoli e timidi passi nella sua vita passata e ogni rivelazione e ogni informazione apprese ci avvicinano a lui.

È un libro che ha tutti i requisiti per entrare nella lista delle letture indimenticabili, perché credo davvero che Jude, una volta entrato nel cuore, non ne esca più; se dovessi dirvi un unico difetto, forse esso starebbe nella sensazione che ho provato, a un dato momento, che l'autrice ripetesse qualcosa di espresso già abbondantemente (mi riferisco al disagio esistenziale e psicologico di Jude) e che anche con un centinaio (e pure qualcosa in più) di pagine in meno sarebbe stato chiaro comunque, perché a rendere potente "Una vita come tante" non è il gran numero di pagine bensì il tipo di storia raccontata, che raggiunge in modo vibrante e vigoroso chi legge.
La narrazione è in terza persona, fatta eccezione per pochi passaggi in cui essa è affidata ad Harold; tanti sono i momenti in cui è facile che ci si senta molto commossi.

Detto ciò, il mio giudizio sul romanzo è ASSOLUTAMENTE positivo, è un libro che mi resterà nel cuore a lungo (per sempre) e ne consiglio la lettura. Non vi spaventino le oltre 1000 pagine, più si avanza nella lettura e più il libro scorre e appassiona.



ALCUNE CITAZIONI

"Sente (...) che la sua vita è un qualcosa che ha solo subito, e che non ha mai contribuito veramente a creare. Non è mai stato in grado di immaginare come avrebbe potuto essere la sua vita; persino da bambino quando sognava luoghi e vite diversi, non riusciva mai a visualizzarli, e si era limitato a credere a tutto quello che gli era stato insegnato su chi era e su chi sarebbe diventato. ma i suoi amici (...) avevano immaginato la sua vita al posto suo. lo avevano visto in un modo completamente diverso e gli avevano permesso di credere a delle possibilità che non avrebbe mai neppure concepito senza di loro."

"Sei stato trattato in modo orribile. Ma ne sei uscito, e sei sempre rimasto te stesso."

" la sensazione che lo coglieva ogni volta che gli capitava di pensare a Jude e a cosa fosse stata la sua vita: avrebbe potuto definirla tristezza, purché fosse chiaro che in quella tristezza non c'era ombra di compassione.
Era una tristezza più grande e profonda, che sembrava voler abbracciare tutte le persone infelici, i miliardi di persone che non conosceva e che si sforzavano di vivere le loro vite; una tristezza mista stupore e ammirazione per gli sforzi che tutti quegli esseri umani dedicavano a tirare avanti anche quando era così difficile farlo e le circostanze invitavano solo ad arrendersi. La vita è così triste, pensava in quel momenti. È così triste eppure continuiamo a viverla, tutti: le restiamo attaccati, tenacemente, cercando qualcosa che ci offra un po' di sollievo."

" ora non puoi capire le mie parole ma un giorno le capirai: l'unico segreto dell'amicizia, credo, è trovare persone migliori di te - non più furbe o più vincenti, ma più gentili, più generose e più comprensive -, apprezzarle per ciò che possono insegnarti, cercare di ascoltarle quando ti dicono qualcosa su di te, bella o brutta che sia, e fidarti di loro, che la parte più difficile di tutte. Ma anche la più importante."

"Gli era sembrata l'espressione ideale di una relazione adulta avere qualcuno con cui poter discutere i dettagli più meccanici di un'esistenza condivisa".

"Durante i suoi vent'anni c'erano stati periodi in cui guardava i suoi amici e provava una gioia così pura, così profonda da fargli desiderare che il mondo si fermasse, che nessuno di loro dovesse andare oltre quell'istante in cui tutto era in equilibrio e il suo affetto per loro era assoluto".

mercoledì 4 ottobre 2023

LE MIE LETTURE DI SETTEMBRE

 

Buongiorno, cari lettori!

Come sempre, eccomi col riepilogo del mese appena trascorso!


n
1 - "Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" di P. Hübscher: piacevolissimo giallo medievale ambientato in Toscana, condito da vizietti lascivi, culti pagani e l'occhio severo dell'Inquisizione (4.5/5). SE TI PIACCIONO I GIALLI E IL MEDIOEVO QUESTO ROMANZO È PER TE.
2 LA NUMISMATICA DETECTIVE di L. Scaffidi: giallo siciliano, ambientato nell'affascinante mondo delle monete antiche e di valore (4/5). PER CHI CERCA UN GIALLO SCORREVOLE E GODIBILE.
3- DOVE NASCONO LE OMBRE di L. Petti: un'estate straordinaria, un'amicizia nata all'ombra di un fitto bosco che sussurra segreti e sotto lo sguardo di adulti tormentati da un passato irrisolto (4.5/5). SE CERCHI UN ROMANZO DI FORMAZIONE CON UN PIZZICO DI MISTERO.
4 - L'ISOLA DI PIETRA  di F. Gerla: una donna impegnata nella costruzione della propria identità attraverso la ricerca delle proprie origini e del diritto di realizzare i propri desideri e sogni (4.5/5). IDEALE PER CHI VUOL LEGGERE UN ROMANZO DI FORMAZIONE INTROSPETTIVO TUTTO AL FEMMINILE.
5 - KÁRI di Monica B.: quarto ed ultimo volume di una serie che vede quattro divinità che, in compagnia di umane belle e intelligenti, sono impegnate a salvare la terra da creature viscide e distruttive. (3,5/5). PER GLI AMANTI DEL PARANORMAL ROMANCE.
6 - ALEX COMPLETE di A. Falciola: una raccolta di racconti che immaginano un mondo un cui le SS sono ancora tra noi e hanno le mani un po' su tutto e ovunque (3/5). UCRONIA CON TAGLIO FUMETTISTICO.
7 - ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT di L. Riley, H.Whittaker: romanzo conclusivo della bellissima saga Le sette sorelle e incentrato sull'enigmatico Pa' Salt (5/5). IRRINUNCIABILE PER CHI HA SEGUITO IL VIAGGIO DELLE SETTE SORELLE ED È PRONTO A CHIUDERE IL CERCHIO.
8- IL PARADISO NON È LASSÙ di C. McKenna: un uomo dal passato contrassegnato da abbandoni, maltrattamenti e abusi sente tutto il peso di una vita senza gioie e successi. Un incontro casuale con una donna cambierà la sua prospettiva (4,5/5). ADATTO A CHI RICERCA STORIE DRAMMATICHE RACCONTATE CON UNA PUNTA DI DOLCE IRONIA.


I romanzi che ho maggiormente preferito nel mese di settembre sono stati ATLAS. LA STORIA DI PA' SALT, ultima tappa di un viaggio letterario ricco di emozioni e sorprese; anche IL PARADISO NON È LASSÙ, per la tenerezza che mi ha suscitato il protagonista e la rabbia per chi gli ha fatto del male.



READING CHALLENGE

Per l'obiettivo settembrino ho letto il CONTEMPORANEO ITALIANO, quindi Erri De Luca, con
IN NOME DELLA MADRE, un racconto molto breve ma ricco di intensità. Ha al centro la figura di Maria di Nazareth, la giovane ebrea scelta da Dio per portare in grembo Suo Figlio Gesù. La prospettiva dell'autore si sofferma sull'aspetto squisitamente umano della straordinaria situazione in cui si ritrova la vergine, incinta senza aver conosciuto uomo; lei è serena nonostante attorno a lei ci siano pettegolezzi, maldicenze e rischi seriamente per la propria vita in quanto potrebbe essere giudicata una fornicatrice.
Bella e dolce la figura di Giuseppe, il suo fidanzato, che non comprende tutto pienamente ma nutre una gran fede in Dio e ama sinceramente la sua promessa sposa, che sta per dare alla luce nientemeno che il Figlio di Dio, il Messia promesso al popolo d'Israele. (4,5/5). IDEALE PER CHI VUOL CONCEDERSI UNA LETTURA BREVE MA DELICATA E INTENSA.


Ecco, invece, gli obiettivi di ottobre.

CONTEMPORANEO ITALIANO: Oriana Fallaci
. Di questa giornalista scrittrice ho letto soltanto UN UOMO, che ho apprezzato molto. Attualmente non è in cima alle mie possibili scelte, anche perché non ho copie di suoi libri in mio possesso.
CONTEMPORANEO STRANIERO: Isabel Allende. Anche dell'autrice cilena ho letto alcune cose (L'isola sotto il mare, Eva Luna, Paula) ma in libreria ho LA CASA DEGLI SPIRITI e IL GIOCO DI RIPPER. Ammetto di essere molto orientata verso l'Allende.
CLASSICO: c'è Dostoevskij, di cui ho letto Delitto e castigo e Le notti bianche. Non l'ho ancora escluso.
LIBRO SPECIAL: POESIE D'AMORE di Nazim Hikmet, che pure mi alletta. Vedremo, non ho ancora iniziato nulla. 

Voi, al posto mio, cosa scegliereste?


CITAZIONE DEL MESE

"...l’amore è una strana cosa. Ci fa diventare folli e splendenti (...) Ci rende disposti a tutto, anche alle cose peggiori. Ci spezza in modo irreparabile. Ma alla fine è l’unica cosa che ci salva."

lunedì 2 ottobre 2023

RECENSIONE 🏫 IL COLLEGIO di Tana French

 

Due collegi irlandesi - uno maschile, l'altro femminile - molto vicini, un omicidio che, dopo un anno, è senza soluzione; fino al giorno in cui una mano anonima lascia, nella bacheca della scuola, un biglietto enigmatico in cui rivela di sapere chi è l'assassino.
Per vederci chiaro, i detective si faranno strada nella realtà quotidiana delle studentesse, nelle loro relazioni adolescenziali da cui emergeranno gelosie e inaspettate violenze.


IL COLLEGIO
di Tana French


 
Ed. Einaudi
trad. A.Colitto
664 pp
Stephen Moran è un giovane detective che lavora ai Casi Freddi con l'ambizione di passare alla sezione Omicidi della polizia di Dublino. 
L'occasione gli si presenta una mattina quando proprio non se l'aspetta ed ha il nome di una sedicenne di sua conoscenza, in quanto figlia del suo superiore, Frank Mackey: Holly studia al St Kilda, prestigioso collegio irlandese, e vuol parlare con Stephen perché si ricorda di lui (a motivo di un caso di qualche anno fa, in cui Holly aveva testimoniato) come di un tipo che non tratta i ragazzi come degli stupidi, ma li rispetta e li ascolta davvero. Un poliziotto con cui ci si può interfacciare tranquillamente, insomma.
Holly è in commissariato perché ha trovato, affisso nella bacheca dell'istituto (il cosiddetto "posto segreto", in cui le studentesse possono scrivere e affiggere biglietti anonimi contenenti messaggi che non hanno voglia di dire apertamente), una foto di un ragazzo del St Colm trovato morto ammazzato un anno prima nel parco del St Kilda; sotto la foto una frase enigmatica e spiazzante: "Io so chi l'ha ucciso".
La vittima si chiamava Chris Harper e qualcuno gli aveva spaccato la testa.
Le indagini, al tempo, non avevano portato a nulla di concreto né tanto meno ad una soluzione del caso, che è, appunto, ancora aperto.

Il caso era ed è nelle mani del detective Conway, una donna tosta, determinata, dura, sbrigativa e scorbutica nei toni e nei modi, che in centrale non va d'accordo praticamente con nessun collega e, anzi, è da questi palesemente mal sopportata, proprio perché le si rimprovera di "non fare squadra".

È a lei che Stephen porta il biglietto con foto e frase, con la speranza di poter partecipare a una nuova fase d'indagine, partendo da questo piccolo input; Stephen ci tiene molto a collaborare per farsi notare e lasciare finalmente i Casi Freddi, ma i rapporti con Conway sono da subito difficili: la donna non lo tratta come un suo pari ma come un sottoposto da tener buono, fa l'acida, l'antipatica, lo mette in imbarazzo a ogni occasione, facendogli fare la figura del pivello.
Ma Stephen stringe i denti: ha ben chiaro il proprio obiettivo e se, per raggiungerlo, deve ingoiare qualche rospo, star zitto davanti a una battuta sgradevole e ignorare i modi scortesi della collega, lui è pronto a farlo.
Ciò che più conta è far parte dell'indagine, che infatti viene subito riaperta, portando i due detective all'interno del collegio femminile, perché è là che il cadavere è stato trovato ed è là che è avvenuto l'omicidio.

Metter piede nella scuola, facendosi largo tra suore diffidenti e severe, e all'interno di uno stuolo di studentesse dai caratteri più disparati - da quelle più timide, dall'aria sognante e sciocchina, alle più sfacciate e sicure - è come entrare in un ginepraio complicato, fitto, inespugnabile.

Il romanzo è lungo oltre 600 pp e si snoda nell'arco di una sola giornata, che sembra durare un'eternità: in queste ore Stephen e Conway interrogano alcune delle ragazze che potrebbero essere coinvolte in quanto hanno conosciuto meglio Chris e si sono rapportate a lui (fosse anche per poco), fanno perquisizioni nelle camere e nella sala comune, e intanto cercano di inquadrare le giovanissime studentesse; in particolare, i gruppetti su cui si concentrano sono due, quello di cui fa parte Holly e composto da lei, la dolce Selena, la determinata Julia e Rebecca, con la testa tra le nuvole, e contrapposto ad esso, c'è la cricca capeggiata da Joanne, che si crede la reginetta della scuola, è sicura di sé, classista e guarda tutti con disprezzo; anche le sue amiche più fedeli (Orla, Alison, Gemma), che le vanno dietro come cagnolini, non ricevono da Joanne un bel trattamento.

Stephen è colui che si mette in prima linea per condurre gli interrogatori, perché pare faccia meno paura di Conway, di cui le ragazze serbano uno sgradevole ricordo dall'anno scorso.
Effettivamente, Moran entra con delicatezza nell'argomento Chris, forse anche troppo, e i primi colloqui non sembrano dare alcun indizio utile rispetto all'anno prima; se le risposte date dalle interrogate non si discostano dai passati interrogatori, ad essere diversi sono però gli atteggiamenti di alcune di loro.
Ad es., ragazze che l'anno prima erano timidissime e avrebbero preferito scomparire piuttosto che rispondere alle domande serrate della polizia, quest'anno ostentano una inaspettata sicumera, come se si sentissero al sicuro e al di sopra di ogni sospetto.

Il racconto del presente è interrotto da quello dei mesi precedenti: al lettore viene fatto conoscere il contesto dell'istituto, le abitudini dei ragazzi, le relazioni tra loro; progressivamente, apprendiamo chi, tra le ragazze, frequentava Chris e chi - e perché - avrebbe potuto desiderare di fargli del male.

Il quadro che ne viene fuori è quello, in fondo, tipico dell'adolescenza, periodo della vita in cui l'amicizia conta moltissimo, in cui si farebbe di tutto per essere accettati dagli amici che contano, in cui si combinano marachelle alle spalle dei docenti.

Holly e le sue amiche avevano l'abitudine di uscire di notte dalla camera (condivisa) per fare un giro nel parco al chiaro di luna, nella rassicurante convinzione che niente di brutto potesse mai succedere loro: la cosa più importante era ed è la loro bella amicizia, totalizzante, unica, speciale, fatta di risatine, gomitate, vestiti da prestare, segreti; un legame che le quattro ragazze immaginano indissolubile, che le accompagnerà per tutta la vita e in cui non trovano posto le bugie, gli inganni, le invidie.
Solo un sincero affetto e la promessa di aiutarsi, di difendersi e di essere sempre l'una al fianco dell'altra.
Cosa si è disposti a fare a sedici anni pur di onorare il sentimento dell'amicizia, pur di non tradirlo?
Se un'amica è fragile e ha bisogno di te, non puoi che offrirle il tuo aiuto, anche se lei non te lo chiede; ti basta guardare i suoi occhi tristi, il suo sguardo assente, i suoi silenzi, per convincerti a fare qualunque cosa pur di non abbandonarla.

Holly crede di essere la più forte del gruppo, di dover tenere lei unite le sue amiche: Julia è un po' superficiale e brusca, sembra non vedere che il loro piccolo gruppo rischia di disgregarsi, Becca è una bambinona e Selena... Selena è innamorata e l'amore la sta devastando e allontanando.

Cosa è successo a Chris in quella tragica notte in cui una zappa gli ha spaccato il cranio?
Chi l'aspettava di notte nel parco e con quale motivazione l'ha attirato?

L'autrice basa gran parte della trama sui colloqui tra i detective e le ragazze dei due gruppi; sembra di essere nella stanza con loro e di assistere agli interrogatori, che vedono le studentesse tartassate dalle domande più minuziose, atte a farle "cadere" affinché si contraddicano e conducano i due adulti verso la luce della verità; ci si concentra anche, come dicevo, sui fatti che precedono l'omicidio, così da "conoscere" Chris e cercare di capire, assieme a Moran e Conway, quali ragazze avessero dei motivi per odiarlo.

Durante la narrazione, ci sembra di avvicinarci all'identità dell'assassino/a e di colei che, col biglietto, s'è presa la responsabilità di attirare di nuovo la polizia a scuola, ma non sempre ciò che sembra è ciò che è, e le sedicenni del St Kilda sanno mettere in campo abilità manipolatorie non indifferenti.

Le personalità delle ragazze più coinvolte sono sufficientemente delineate, così pure quelle dei due detective, che però non ho amato moltissimo: la Conway per via della sua esagerata acidità, della sua supponenza ostentata, e Moran perché troppo passivo, troppo "bravo poliziotto che non risponde male ai superiori"; però, verso la fine, sono un po' migliorati.

Perché ogni singola tessera venga messa al posto giusto dobbiamo arrivare alla fine... e giunta all'ultimo rigo personalmente non ho capito bene se il romanzo mi sia piaciuto al 100% oppure no.

È un thriller, sì, ma molto soft, che poggia tutto sul mondo degli adolescenti, su queste ragazze di buona famiglia, ricche, viziate, con un futuro potenzialmente roseo, ma che in quella scuola vivono una realtà e una dimensioni parallele, che le divorano, influenzandone pensieri, aspirazioni, comportamenti.
Chi ha commesso l'omicidio non è un serial killer, nonostante sia astuto e sia stato sul punto di farla franca.
Ma sedici anni son troppo pochi per portarsi dentro bugie ingombranti e la coscienza, a un certo punto, va sgravata.

L'attenzione posta al contesto scolastico e alla ragnatela di rapporti amicali, ai dispetti tra coetanee, alle gelosie, ai tradimenti ecc..., non mi è dispiaciuto; solitamente apprezzo gli interrogatori perché mi affascina entrare nella mente e nei ragionamenti di chi indaga su un delitto, però in questo caso le sessioni con le "indiziate" sono state un tantino noiosette e lunghe.
Nel complesso è un romanzo piacevole, però mi è mancato qualcosa, forse un po' di tensione in più, un goccetto di suspense che mi tenesse col fiato sospeso; finale un po' sbrigativo. 

Insomma, promosso ma non a pieni voti.


"Avere degli amici significa che ti sei assestato. Il punto in cui siete arrivati insieme è dove resterai: non andrai oltre. È la fermata dell'autobus a cui sei sceso.
Gli amici non ti legano solo a dove sei ma anche a chi sei. Quando hai degli amici che ti conoscono davvero, al di là di quello che tu decidi di lasciar vedere, non c'è più spazio per diventare la persona che un giorno realizzerà i tuoi sogni. Sei diventato solido: sei la persona che loro conoscono, per sempre."

giovedì 28 settembre 2023

[ RECENSIONE IN ANTEPRIMA ] "Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" di Peter Hübscher



A un affascinante gentiluomo di Firenze, la cui reputazione è macchiata da una condotta non proprio moralmente rispettabile, viene affidata una non facile missione in un piccolo borgo in cui è appena stato commesso un misfatto.
Il tenace, arguto, coraggioso, intuitivo, Messer Matteo è costretto ad accettare il compito suo malgrado e a sfoderare tutta la sua abilità nel far emergere la verità e consegnare i colpevoli alla giustizia.


"Messer Matteo, gentiluomo e fiorentino a Borgo Silva" 
di Peter Hübscher


Arpeggio Libero Editrice
174 pp
15 euro
Matteo Sismondi dei Signori di Cerentino è un gentiluomo fiorentino che, pur stimato per il suo passato di crociato in Siria, è caduto in disgrazia per il suo modo di vivere decisamente "libertino" e moralmente discutibile. Gli piacciono le belle donne, insomma, la sua carne è più che debole ed in fondo egli è ben lieto di assecondare tali lascive debolezze.

In quanto giureconsulto, riceve un incarico dal Capitano di Giustizia Messer Uggione, che gli parla chiaro: non può dire di no a questa "missione", la sua reputazione presso il Consiglio di Firenze è già compromessa, per cui  deve obbedire e, possibilmente, tornare a casa vittorioso.
Di che si tratta?

Nel borgo fiorentino, apparentemente tranquillo, di Borgo Silva è stata denunciato un presunto delitto.
A rendere noto l'accaduto e a chiedere che venga fatta luce - tanto dalla giustizia terrena quanto da quella divina, quest'ultima condotta dalla Santa Madre Chiesa nelle vesti dell'Inquisizione - è un marchese, tale De Therriex, divenuto da pochissimo vedovo.
Sua moglie soffriva di un brutto male da diverso tempo ma, a parer del coniuge, non è stato questo ad ucciderla bensì un atto di stregoneria, compiuto dalla serva Anna e dallo speziale giudeo mastro Abramo.

Il marchese racconta infatti che, proprio prima di spirare, la povera e pia moglie avesse bevuto una pozione che la sua giovane servetta personale le aveva dato da bere, pozione medicamentosa preparata da mastro Abramo, noto per i suoi "beveroni" miracolosi.

Non può essere un caso che la marchesa sia morta dopo aver bevuto ciò che le era stato offerto! Di sicuro quella bevanda era mortifera, forse stregata, avvelenata, per cui sua moglie è stata assassinata.

Il marchese De Therriex è un nobile feudatario locale, molto conosciuto, odiato da alcuni e temuto da altri; di lui si vocifera circa alcune... "importanti" caratteristiche fisiche e su come sia tutt'altro che un uomo timorato di Dio e obbediente ai santi precetti cattolici; anzi, pare che si diverta in lungo e in largo dandosi ad incontri lussuriosi, macchiandosi di peccati e vizi innominabili.
Verità o calunnia?
Anche della defunta si mormora non fosse la santa moglie che voleva apparire ma che addirittura anch'ella si desse ad amorosi piaceri e avesse per amante un nipote del marito, Gaston, giovanotto arrogante e dal carattere fumantino.

Messer Matteo si mette subito all'opera e comincia a indagare, interrogando le persone coinvolte, facendo domande precise e ottenendo le risposte utili a farsi un quadro della situazione; si reca nei luoghi da cui può trarre le giuste informazioni ed è meticoloso e certosino nella propria indagine, prendendo appunti, scrivendo quotidiane relazioni e ragionando su di esse, mentre sbocconcella dolcetti e si concede calici di buon vino. 

A Matteo sembra da subito che troppe cose non tornino, di ciò che gli vien detto.
Parlando con Anna - l'adolescente cameriera incriminata che rischia di essere bruciata per stregoneria -, apprende com'erano i rapporti in casa tra i due coniugi, quali intenzioni avesse la defunta (consapevole di  avere un male incurabile che l'avrebbe condotta presto alla morte) circa la propria personale eredità e
 chi l'ha visitata nelle ore precedenti la morte; Matteo interroga anche lo speziale giudeo, il quale fornisce senza alcun problema tutte le informazioni riguardanti il liquido preparato specificatamente per la povera marchesa e che di certo non era veleno.

Ma purtroppo i due accusati si rivelano essere, dai primi momenti, i colpevoli perfetti: Anna è una ragazza di sedici anni la cui sorella - Felicia -  in passato è stata a servizio presso il marchese e lui dice di averla cacciata per i suoi costumi licenziosi; attualmente è una prostituta, di cui si mormora che partecipi ai sabba nel bosco, rendendosi partecipe di atti osceni col diavolo e con altri snaturati come lei.
Di Abramo, è la sua appartenenza al popolo giudaico a parlare per lui: nemici della Chiesa, deicidi, individui perversi e maligni, gli ebrei sono da condannare a prescindere e sicuramente ogni loro azione è mossa da motivazioni cattive.

Insomma, i due accusati rischiano davvero di finire nelle mani della Sacra Inquisizione e di arrostire sul rogo per stregoneria e veneficio.

Ma Matteo è convinto che qui non sia il diavolo a muovere i fili del delitto, cui ne segue subito un altro: la povera Felicia viene ritrovata morta (assassinata).
 
C'era un possibile collegamento tra la morte di Felicia e la morte della marchesa? Forse le due donne si conoscevano e avevano un segreto in comune?

Matteo si fa molte domande e prosegue, nonostante le minacce di un iroso marchese, di un arrabbiatissimo Gaston e di un preoccupato frate inquisitore (padre Dominic, inviato di proposito dalla Chesa per accertarsi che, là dove la legge non riesca a risolvere il caso, ci pensi la temibile e terribile macchina inquisitrice) le proprie indagini scrupolose, aiutato dal maniscalco Giano (suo ex commilitone) e dalla sensuale e generosa ostessa Floria, che sfama il bel Matteo in tutti i sensi, soddisfacendone ogni tipo di voglia e sfizio.

Messer Matteo profonde tutto il proprio impegno e ingegno nella soluzione del caso, non accontentandosi dei pettegolezzi e delle chiacchiere, non soccombendo alle minacce di chi vorrebbe zittirlo (pur temendone gli effetti) e correndo personalmente anche dei rischi, pur di vederci chiaro.

"Nella mente di Matteo si stava rinforzando la convinzione che quel borgo, in apparenza bello e sano come al tempo del suo trasferimento gli era sembrato, fosse invece sotto sotto una ragnatela di empi legami che univano le persone dabbene ad altre di mala natura. Lussuria, denaro, potere e anche propensione all'eresia erano la ragione di tutto ciò."

Col passare dei giorni comprende che l’iniziale apparente tranquillità del borgo cela una doppia faccia in cui si muovono pratiche oscure e orgiastiche legate a un culto pagano precristiano e che si manifesta attraverso dei sabba notturni nei boschi; ma non solo: a questi culti si aggiungono i complotti politici che vedono gli interessi di Firenze contrapposti a quelli delle potenze vicine, a cominciare dal papato.

E che dire degli interessi economici del Marchese e del nipote Gaston?

Di materiale su cui ragionare e scervellarsi ce n'è in abbondanza, senza considerare il continuo spettro dell’Inquisizione nella persona di padre Dominic, che blatera di fede e santità ma pure lui ha un passato torbido, che ha tutti i gli interessi a tener nascosto.

Messer Matteo è un protagonista che mi ha conquistata perché non è perfetto, non è un eroe senza punti deboli e non è ipocrita circa le proprie debolezze; è intelligente, preciso, sa tener testa agli oppositori, possiede grandi capacità logiche e sa come destreggiarci nel processo da lui allestito, alla fine del quale il vero colpevole verrà consegnato alla giustizia.

Pragmatico e freddo in qualità di giureconsulto, pur sapendo di non dover provare pietà ma solo di dover accertare la verità, sa comunque mostrare umana empatia con chi è innocente e subisce ingiustizie a motivo di stolti pregiudizi, che egli è intenzionato a combattere con la forza delle proprie argomentazioni razionali.

Matteo è bravo e astuto nel condurre gli interrogatori, sa come tessere una ragnatela fatta di innocenti domande, lasciando che le sue parole confondano l'interlocutore e lo avviluppino nei propri fili, imprigionandolo e "costringendolo" infine a rivelare i suoi veri pensieri e a dirgli la verità.

Il presente giallo medievale è ambientato nella bellissima Toscana del primo Trecento, "terra di scrittori, poeti e scienziati, patria di capaci mercanti", popolata tanto da uomini e donne timorati e pii, quanto da persone di "mala natura".
Mi è piaciuto molto il contesto storico, la presenza dell'Inquisizione, i riferimenti di natura politica (Guelfi-Ghibellini), i legami oscuri tra i nobili fiorentini e i potentati stranieri, il bosco come luogo misterioso in cui possono accadere cose oscure.

Il romanzo ci restituisce il ritratto vivace e vivido di un’epoca lontana, cupa e affascinante insieme, mescolando i fatti storici con una credibile ricostruzione del vivere quotidiano nei suoi usi e costumi; l'uso del volgare fiorentino, e quindi di un linguaggio consono al periodo di riferimento, non può che aiutare il lettore a calarsi nel contesto, a immaginarsi di essere in quel borgo, di percorrerne le strade polverose, di visitarne le osterie, di imbattersi in donne di malaffare, bambini cenciosi e signorotti boriosi; ho gradito anche i toni ironici con cui l’autore tratteggia i personaggi nelle loro sfumature psicologiche, lasciandone emergere vizi e peccati, ambiguità e punti di forza.

Il mio parere sul romanzo è positivo, leggerlo è stato oltremodo piacevole, anche perché personalmente amo i romanzi con un'ambientazione storica (medievale ancor di più).
Consigliato!!



martedì 26 settembre 2023

// SEGNALAZIONI LETTERARIE //

 

Buon pomeriggio, lettori!

Ho altri libri da sottoporre alla vostra attenzione, spero possano rientrare tra i vostri interessi.


NARRATIVA GOTICA/HORROR


BAGLIORI DI BUIO di Luigi Fabi (Montag Ed., 198 pp., 18 euro).

Johnny è un ragazzo riservato, introverso. Da bambino ha perso i genitori in una tragedia che lo segnerà per sempre.
Un giorno farà ritorno nel bosco, luogo a lui caro e magico, dove ritrovare la quiete e si stesso. È qui che si troverà catapultato nel peggiore degli incubi: il Tartaro.
Un inferno sotterraneo, dimensione estrema che lo condurrà a fare scoperte impensabili e costringendolo a districarsi tra forme di vita poco umane e ad affrontare il proprio passato.
Il sentiero sarà impervio e gremito di ostacoli, un percorso tutto in salita che minerà la via a più riprese per mezzo di trappole e imprevisti a non finire.
Dai nemici più letali fino agli amici, passando per Senzanome, una figura controversa quanto enigmatica.
E alla fine Johnny non potrà che prendere atto di una rivelazione, di un vecchio legame di sangue che rappresenta molto più di una semplice coincidenza.


ROMANCE REGENGY


Dell'autrice Jess Michaels sta per uscire il primo libro di una trilogia: Le sorelle Shelley.

290 pp
Si tratta di tre romance regency basati sulla storia di tre gemelle, e su un mistero che si dipana lungo l’arco della trilogia.

Una sposa riluttante (trad. I.Nanni, 3.99 euro; esce il 1° ottobre ed è già in preordine su Amazon). 

Quando Jasper Kincaid, Conte di Harcourt, si è offerto di sposare una delle tre famigerate gemelle Shelley, lo ha fatto per la dote che gli avrebbe permesso di rimpinguare le sue casse vuote, non per qualcosa di sciocco come l’amore. 
Ma quando si accorge che al ballo di fidanzamento è Thomasina Shelley a presentarsi come sua fidanzata, e non la vera promessa sposa, scatta un desiderio che aveva ignorato fino a quel momento. 
E quando diventa chiaro che la sorella è scappata con un altro, si presenta l'opportunità di un matrimonio con un legame molto più profondo. 
I sentimenti che Thomasina ha nutrito per Jasper non sono mai stati appropriati e dubita della prudenza di fingere di essere sua anche solo per una sera. 
Quando viene scoperta, tutto degenera rapidamente. All’improvviso si trova a dover sposare un uomo severo e affascinante che non è particolarmente contento della sua perfidia. Se a questo si aggiunge la preoccupazione per la sorte della sorella ribelle, ecco la ricetta che può portare alla passione... ma anche al più completo disastro.
Mentre i due giovani sposi lentamente diventano più uniti, Jasper si rende conto che la scomparsa della sua ex fidanzata potrebbe avere a che fare con il suo passato più di quanto avesse inizialmente previsto. E più a lungo lo terrà nascosto a Thomasina, più doloroso sarà il momento in cui la verità verrà a galla. Riusciranno ad avvicinarsi abbastanza da combattere insieme contro i pericoli dietro l’angolo? E riusciranno a sopravvivere e conoscere così il futuro che potrebbero avere?


Una fuga spericolata esce il 1° dicembre
Una finta cortigiana esce il 1° febbraio



GIALLO

La strana morte di Alessandro Cellini di Riccardo Landini (Newton Compton Editori, 224 pp., 9,90 €).

Un giallo dalle atmosfere cupe e inquietanti, in cui il protagonista si trova invischiato in una serie di omicidi strettamente legati a un traumatico evento del suo passato. È il quarto libro dedicato al restauratore e detective per caso Astore Rossi, dopo le opere “Il giallo di via San Giorgio”, “Il giallo della villa abbandonata” e “Il giallo del paese maledetto”.

Sinossi

Di ritorno dal funerale del suo carissimo amico Oscar, Astore Rossi trova una scritta inquietante sul muro di fronte alla sua bottega: "So cosa hai fatto". 
Questo sarà solo il primo di una serie di avvertimenti che giungeranno, di lì a poco, al restauratore. Astore non ha idea di chi possa esserne il responsabile né immagina minimamente a cosa si riferisca. 
Quando una notte qualcuno lancia un sasso contro una delle sue finestre, infrangendone il vetro, affacciandosi Astore intravede una figura che si allontana nell'oscurità: si tratta di qualcuno che gli ricorda una vicenda dai tratti orrorifici in cui è rimasto coinvolto anni prima. 
Possibile che una delle sorelle Spada sia ancora viva? E che qualcuno sappia quello che è accaduto? 
Astore è sconvolto e solo pochi giorni dopo Alessandro Cellini, un suo amico di vecchia data, viene ucciso in modo atroce. 
C'è un legame tra la sua morte e le minacce che Astore riceve? 


POLIZIESCO


LA VOCE DI ELOISA di Antonella Grimaldi

Il commissario Antonio Conte, alle prese con l'efferato delitto della giovane cantante Eloisa, si trova a 
.

tu per tu con una stupenda figura di donna, che vive la sua difficile esistenza con gioia e serena accettazione.  
Durante la sua indagine, Conte stende su di lei uno struggente sguardo fatto di pietà e malinconia ed entrando in contatto con il variegato microcosmo dei personaggi che danno vita alla sua ricerca investigativa, trova modo di confrontarsi con un universo paradossalmente animato da piccoli - grandi
eroi della quotidianità, gente capace di trovare la pace e la libertà stando ai margini di una società ingiusta, spesso disposta a inchinarsi al cospetto dei potenti e perfino ai loro lugubri rituali di potere. Emergerà così la terribile verità sull'assassinio di Eloisa, un miracolo di bellezza stritolato dalla vanità di un uomo ricco e invischiato in una un'inquietante vicenda di malaffare.

FANTASY

GHENESIA è il terzo volume di una saga fantasy, Vartaxar, e il seguito di Elazar. Il suo autore, Gian Paolo Lorenzelli, è medico chirurgo, oltre che scrittore.

Black Wolf Edition
450 pp

Ghenesia, l'Antico mondo dove la vita ebbe origine, è anche il titolo del terzo libro della saga dedicata a Gherson, Principe di Urwan, meglio conosciuto come Vartaxar.

Gherson, ubbidendo al volere del creatore dell'universo, ha raggiunto Ghenesia per convincere i popoli che abitano quei luoghi a riappacificarsi col genere umano, consentendo a quest'ultimo di poter tornare a vivere con loro.

L'impresa tuttavia si dimostrerà più complicata del previsto: Gherson infatti dovrà affrontare pericoli di ogni sorta, perché non tutti gli abitanti di Ghenesia si mostreranno favorevoli, alcuni lo considereranno un intruso e cercheranno di ucciderlo.

Nel corso della vicenda Gherson avrà modo di conoscere nuovi personaggi, come Aumar, il misterioso Elvain che lo accoglie fraternamente, ma che nasconde un inquietante segreto.

Non mancheranno i nemici, come lo spaventoso Nurharg e il crudele Helgrund, il comandante del Popolo servo di Darkos, l'angelo ribelle che vuol distruggere Ghenesia.

Insomma, nuove battaglie ed imprese eroiche attendono Gherson, non ultima la ricerca del figlio Elazar, anch'egli giunto su Ghenesia e coinvolto nello scontro tra il bene e il male.

Le pericolose missioni, che li vedono coinvolti, costringeranno entrambi a prendere decisioni che stravolgeranno per sempre i loro destini. 

domenica 24 settembre 2023

RECENSIONE 🕵️‍♀️🪙 LA NUMISMATICA DETECTIVE di Linda Scaffidi 🪙🕵️‍♀️



Una donna appassionata di numismatica, la cui esistenza ruota attorno al proprio lavoro, si ritrova coinvolta suo malgrado dai loschi affari di ladri di monete rare e preziose.
Ingenua ma anche caparbia e con un bel caratterino, Aurelia vivrà giorni densi di preoccupazione durante i quali imparerà di chi può fidarsi e di chi no, e quanto sia importante inseguire i propri sogni per sentirsi davvero felici ed appagati.



LA NUMISMATICA DETECTIVE
di Linda Scaffidi



Golem Ed.
303 pp
14,90 euro
Aurelia Sirugo è una ragazza di quasi trent'anni che gestisce una bottega di numismatica in centro a Siracusa. 
Quella per la numismatica è una vera e propria passione - oltre che un lavoro - trasmessale dal nonno e dal padre, dai quali ha imparato a riconoscere monete di valore, con una particolare predilezione per le collezioni risalenti alla età romana.

Aurelia trascorre la propria vita nel negozio, cercando di piazzare a prezzi vantaggiosi ciò che è in vetrina, di comprare pezzi preziosi da collezione da rivendere e, per essere all'altezza dei due uomini che l'hanno iniziata a questo affascinante mondo, non smette di studiare e consultare libri utili ad approfondire le proprie conoscenze, così da evitare anche falsi e fregature che le rimedierebbero solo brutte figure.

Fino a quando il papà è stato vivo, si è limitata a dargli una mano in bottega ma, adesso che può vedersela da sola, sente forte il desiderio di dedicarsi alle ricerche numismatiche e alle scoperte sul campo, non avendo potuto, in passato, intraprendere una formazione accademica.
Sarebbe un sogno se il suo nome potesse comparire, un domani, sulle riviste di numismatica più accreditate!
Però per adesso è un sogno e basta.

Aurelia sa di essere piuttosto brava a datare le monete, a distinguere quelle vere e preziose da quelle che sono dei semplici "bidoni", però è consapevole di come, a causa delle "fisse paterne", sia poco ferrata sulle monete di origine greca... e questa lacuna emerge in modo palese quando Attilio - un uomo affascinante e sfuggente che la sta corteggiando da un po' di tempo - le porta una luccicante moneta che, a una prima occhiata, sembra greca, appunto.

Attilio, che lavora per un'agenzia di pompe funebri, sembra nervoso e poco propenso a dare troppe informazioni ad Aurelia, che non riesce, su due piedi, a fare una stima dell'oggetto, dubitando tra l'altro che sia un falso.

La ragazza non coglie nel nervosismo e nelle false risate di Attilio dei campanelli d'allarme, e pur chiedendosi se ci sia qualcosa di poco pulito in quella moneta che egli le dice non essere sua (bensì di un amico che gli ha chiesto un favore), non vuole insistere con domande e interrogatori, e sceglie di fidarsi di Attilio.
Non si conoscono da molto ma lui, finora, ha saputo conquistare la sua fiducia e l'ha fatta sentire nuovamente una donna desiderata, dettaglio non da poco se si considera che l'ultima relazione sentimentale di Aurelia l'ha lasciata delusa e ferita: l'ex fidanzato, infatti, l'ha abbandonata sei mesi prima che convolassero a nozze, cosa che l'ha fatta soffrire molto.

Attilio ha portato una ventata di sensazioni piacevoli cui non era più abituata e che la fanno star bene: il fatto che vada a trovarla in negozio, le dia baci sulla bocca, cerchi un contatto fisico, sono tutte cose che la spingono a continuare questa frequentazione; neppure il pensiero che quell'uomo tanto avvenente quanto misterioso possa aver a che fare con gente poco raccomandabile (che ruba, ad es., nei cimiteri, che trafuga oggetti preziosi dalle tombe) la fa desistere.
Attilio non è colto e di certo non sa nulla di storia antica, ma sembra romantico e passionale, e questo le basta, per ora. 

Così, seppur consapevole dei potenziali rischi, Aurelia non riesce a resistere alla tentazione di ricostruire le origini del prezioso reperto che pare proprio appartenere alla civiltà greca, e comincia a studiarlo per cercare informazioni che l'aiutino a datarlo e a farne una stima attendibile. 

Ma i grossi tomi in cui infila il naso sembrano non aiutarla: le caratteristiche e il tipo di incisioni presenti sulle due facce della moneta non rimandano a nessun frammento di storia antica individuabile in modo inequivocabile; c'è qualcosa di poco chiaro, di diverso da tutti i pezzi da collezione cui è stata avvezza fino a quel momento, ma Aurelia è cocciuta e per lei diventa una vera e propria sfida decifrare e dare un significato a ciò che ha tra le mani.

Ben presto, però, altri oggetti si affiancheranno alla moneta greca e le cose cominceranno a complicarsi, soprattutto quando ad essere coinvolte saranno altre persone, ciascuna con i propri interessi e il proprio ruolo nella vicenda.
C'è Pia, la cugina di Aurelia, con cui non ha un grande e bel rapporto da anni, a causa di cattive relazioni famigliari tra i padri (fratelli tra di loro), che ha portato anche le cugine - che pure da piccole erano inseparabili - ad allontanarsi.

Adesso che è occupata con la stima della moneta di Attilio, Aurelia ha necessità di chiedere a Pia (che comunque ha diritto a ricevere una parte dei guadagni che provengono dalla bottega) il favore di sostituirla in negozio, sperando non combini guai.

Pia, infatti, non potrebbe essere più diversa da Aurelia, caratterialmente e non solo.
La numismatica è seria, composta, studiosa, affidabile, mai un colpo di testa, sempre compìta e ordinata nel vestire come nel parlare, ordinata e rigorosa; al contrario, Pia è una "testa calda", che passa le serate e le nottate in compagnia di un'amica amante dei divertimenti, a stordirsi con canne e birre.
Pia veste con stivali neri e giubbini con le borchie e il suo estroso taglio di capelli nulla sembra aver a che fare con la serietà che si richiede a una persona che vende monete antiche, per cui, quando la cugina le chiede di stare in bottega al posto suo, per Pia è un problema già solo trovare una mise adatta al posto di lavoro!
Ma non può tirarsi indietro e alla fine la saracinesca è lei ad aprirla e chiuderla, stupita dal fatto che qualcosa o qualcuno stia attirando Aurelia fuori da quel negozio in cui da anni si è praticamente sepolta.

Povera Pia, non ha idea di come quella che dovrebbe essere un'esperienza piatta - star dietro a un bancone a guardare clienti noiosi (per lo più anziani) che osservano monete antiche - le stravolgerà le giornate, facendole correre anche dei seri pericoli, perché la cara cuginetta  è stata tirata in mezzo in una sporca questione di "tombaroli", di gente che trafuga oggetti preziosi nel cimitero di Siracusa!

Altri personaggi coinvolti nella vicenda sono i Carabinieri e gli "amici in affari" di Attilio: i primi sono già da tempo sulle tracce di questi ladri e, a causa di inganni, bugie e tentativi di depistaggi,
proprio Aurelia verrà incolpata di aver rubato la famigerata moneta, insieme ad altri cimeli trovati da Attilio durante uno scavo abusivo, condotto insieme a un ricettatore di opere d'arte. 

Aurelia e Pia si ritrovano l'una a fianco all'altra nel fronteggiare il gruppo di uomini interessati ad accaparrarsi il contenuto della tomba, a dimostrare al maresciallo Mirante l'innocenza della numismatica, la quale - man mano che toglierà le fette di prosciutto dagli occhi e che le impedivano di vedere Attilio per ciò che è, vale a dire un uomo mediocre e un truffatore - si tramuta in una sorta di detective attenta, che mette in campo le proprie conoscenze in fatto di monete antiche, dando così il proprio importante contributo nella soluzione di un caso che sta facendo impazzire la Procura.

Ad aggiungere un elemento ulteriore di mistero ci pensa un certo Nicola, anch'egli invischiato nel furto dei reperti di origini greca, che è un asso nei travestimenti e nel far credere di essere ciò che non è.
Un bugiardo incallito peggio di Attilio?
Forse, ma Aurelia ne resta affascinata, anche perché rispetto ad Attilio, Nicola è colto, seducente, gentile e, più di tutto, parla al suo cuore e a quella parte di lei che desidera liberarsi di costrizioni e impedimenti per spiccare finalmente il volo, cercando di realizzare il sogno di studiare seriamente e diventare una vera numismatica, rispettata e conosciuta da tutti.

La narrazione delle vicende del presente è interrotta da pochi brevi capitoli ambientati nell'VIII sec. a C. ad Atene, e che, portando il lettore indietro nel tempo, in un'epoca antica e oltremodo affascinante, gli illustrano l'antefatto, quindi l'origine della moneta, oggetto del presente giallo.

La lettura si è rivelata davvero piacevole, il testo ha il pregio di essere molto scorrevole grazie a uno stile di scrittura fluido, a un ritmo vivace, leggero, che tratteggia con la giusta ironia e arguzia i personaggi, le cui personalità emergono in larga parte nel dialoghi e nei comportamenti.

Ho trovato originale il contesto della numismatica, ricco di suggestione perché tali monete di valore tracciano un affascinante ponte tra passato e presente e nascondono storie da scoprire e raccontare, "vecchie" centinaia e centinaia di anni.

Mi sono piaciuti i due personaggi femminili, agli antipodi per modi di essere eppure accomunate dal desiderio di essere apprezzate e di trovare la propria strada, quella non tracciata da altri ma decisa da loro in prima persona.

Sarebbe simpatico ritrovare Aurelia in un altro caso, intenta a sfoderare nuovamente le proprie capacità e conoscenze da esperta numismatica. 

Consigliato agli amanti dei gialli ma anche a chi semplicemente ricerca un romanzo che doni piacevoli momenti di svago.

venerdì 22 settembre 2023

NOVITÀ EDITORIALI [ Spazio alle segnalazioni ]



Buongiorno, cari lettori!
Oggi ho diverse pubblicazioni da condividere con voi; come vedrete, leggendo le sinossi, appartengono a diversi generi: romanzo storico, narrativa per l'infanzia (a scopo educativo), Romantic suspense/Military romance.



Ma partiamo con il racconto, romanzato, degli ultimi tre giorni di vita e della misteriosa morte di un personaggio realmente esistito, il Maresciallo Ugo Cavallero (1880-1943), capo di stato maggiore generale delle Forze Armate Italiane durante la Seconda Guerra Mondiale (1940-1943), trovato morto la mattina del 14 settembre 1943 nel giardino di un albergo di Frascati (RM), con un colpo di pistola alla testa.

La Benda al Cuore di Gerlando Fabio Sorrentino (PAV Ed., 496 pp., 22 euro) è un'opera
che illumina una delle pagine più oscure e cruciali della storia italiana.
Sono passati ottant'anni non solo dalla scomparsa di Cavallero, ma anche dai drammatici fatti dell'8 settembre 1943, data storica in cui l'Italia annunciò l'armistizio con gli Alleati, spianando la strada a una serie di eventi tragici e rivoluzionari che avrebbero segnato per sempre la nazione.
Il romanzo svela i misteri degli ultimi giorni del Maresciallo Ugo Cavallero con precisione giornalistica e profondità di analisi, disegnando un panorama del settembre 1943: dallo sbandamento dell'esercito italiano, alla reazione violenta dei tedeschi, dai bombardamenti alleati alle atrocità naziste, dalla confusione politica al dramma di un popolo preso tra due fuochi. 
Una nazione letteralmente spezzata in due, con al centro la figura emblematica di Cavallero, simbolo dei tormenti, delle divisioni e delle complessità di un'epoca.
Tra queste pagine, l'autore non si limita a ricostruire la cronaca degli eventi, ma penetra l'animo dei protagonisti e il clima di incertezza, paura e tradimento che permeava quei giorni. Il romanzo si configura non solo come un viaggio storico, ma come una lente di ingrandimento sulle dinamiche umane, politiche e militari che hanno determinato le sorti dell'Italia.


Lettera a Corleone
di Giuseppa Mistretta
 (Kimerik Ed., 132 pp.) è un omaggio accorato all'incantevole paese di Corleone, un'ode in cui l'autrice si rivolge in prima persona al caro luogo natio, che in questo modo si trasforma in vero e proprio personaggio. 

Questa perla siciliana, purtroppo ricordata solo a causa della stretta connessione con diversi fatti mafiosi, attraverso le parole della Mistretta si riappropria della sua reale identità, fatta di splendidi paesaggi bucolici e, soprattutto, di uomini e donne speciali, gente di cuore, lavoratori instancabili, portatori di antiche tradizioni e di saggezza.



La Piccola Do alla scoperta del PerDono di Teodora Chirizzi (Kimerik Ed., 36 pp.).
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Perdonare è un percorso complesso, che richiede una reale messa in discussione senza mai annullare se stessi. Il perdono è un atto di generosità, di fiducia che può essere condiviso oppure compiuto nel segreto del cuore, è un vero e proprio “dono” e non è mai qualcosa di dovuto né finalizzato ad obbligare l'altro a fare altrettanto.
“Perdonare” significa trasformarci in eroi della nostra vita e non in vittime. 
Da bambini impariamo ad apprezzare la straordinaria bellezza dell’imperfezione e a perdonare senza portare rancore. 
Do, nel suo viaggio fantastico, in compagnia della sua valigia magica, un po’ come quella di noi mediatori, insegna a degli adulti iracondi a perdonare.



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Altra pubblicazione che si rivolge ai bambini, ma anche agli adulti-educatori, è C
os’è il Sesso? di Francesca D'Onofrio, Silvio Montanaro e Luisa Montalto, che esce il 23 settembre per la collana Libri Monelli di MOMO edizioni (seconda edizione).
Un libro coraggioso che racconta ai bambini, dai 6 anni in su, che cos’è il sesso e lo fa con semplicità
e chiarezza e - soprattutto - senza ipocrisie; si tratta di una novità assoluta nel panorama editoriale
italiano, non soltanto perché parla di sessualità (non per fini procreativi) ai bambini, ma perché lo fa in un'ottica di libertà e rispetto, cercando di vincere inutili imbarazzi, ad es. usando tutti i nomi propri per designare gli organi sessuali, senza metafore, inutili e svianti, sottolineando come l’unica regola nei rapporti sessuali è che bisogna essere d’accordo nel farlo insieme (la regola del consenso), vengono evitati i riferimenti di genere e il linguaggio è semplice ma distante da quello infantile delle favole.



Chiude la carrellata il novo volume di una serie romantic suspense: Echo Team (Phoenix Series 9) di Simona Diodovich (self-publishing, 278 pp.).


Siamo alla resa dei conti. Tutto ci ha portato qui.
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Siamo pochi, ma siamo valorosi. I tasselli sparsi non erano nulla, se non quando li abbiamo messi insieme. Il disegno ci è stato chiaro e ciò che abbiamo trovato era terribile.
Siamo in corsa contro il tempo. Dobbiamo salvare vite, armi, il mondo stesso.
Siamo la squadra Echo, invisibile ai più, letali per qualcuno.
Siamo insieme, nessuno ci fermerà. Inizia l’atto finale e noi non perderemo.
Bentornati tra i Phoenix.


mercoledì 20 settembre 2023

[[ RECENSIONE ]] DOVE NASCONO LE OMBRE di Lavinia Petti



L'estate più intensa e indimenticabile della sua vita, il protagonista la vive a dodici anni, in compagnia di un gruppetto di amici amanti dell'avventura e pronti a disubbidire agli adulti pur di divertirsi; estate e amicizia: un binomio che ruota attorno a un bosco, tanto affascinante quanto misterioso e, per certi versi, sinistro.
Un bosco che nasconde un segreto e che sembra richiamare a sé i ragazzi affinché, vent'anni dopo, lo portino alla luce.



DOVE NASCONO LE OMBRE
di Lavinia Petti



Mondadori
372 pp
«È a questo che servono le storie, poeta? A ricordare le cose dimenticate? A cercare quelle perdute? Ad aggiustare quelle rotte?»

Elia ha dodici anni quando, a metà degli anni '60, la sua vita viene stravolta da una drammatica vicenda famigliare, in seguito alla quale tante cose cominciano a cambiare per sempre e irrimediabilmente, tanto in famiglia quanto dentro di lui.
Da poco in casa è arrivata la sua sorellina Giulia, che catalizza le attenzioni di tutti, con sommo stupore e disapprovazione di Elia, che non comprende come i grandi possano sghignazzare felici nel vedere una neonata che si limita a mangiare, far la cacca e dormire.
I pianti e i gemiti della piccola, a ogni ora del giorno e della notte, seccano il fratello maggiore ma una mattina egli si sveglia e non sente Giulia piagnucolare.
Purtroppo la piccolina viene ritrovata morta nella culletta.
Il lutto colpisce tutti, in primis la madre, il cui enorme dolore le sconvolge la mente, alienandola dalla realtà; il suo pensiero è fermo a Giulia, di cui lei parla come se fosse ancora viva e non c'è modo di aiutarla a elaborare la perdita.
La famiglia sembra ormai distrutta e il padre decide di portare la moglie in una clinica tra le montagne perché si riprenda e di affidare Elia alla sorella Giovanna, che vive al Paradisiello, un condominio popolare ai confini della città. 

Il ragazzino è un tipo solitario, schivo, appassionato di Poe e smanioso di scrivere storie di fantasmi e di terrore; quando giunge a casa di zia Giovanna è triste e arrabbiato con tutti: con i genitori, che si sono liberati di lui e con la zia, che per lui è quasi un’estranea, e tra l'altro è scorbutica, parla poco, sbuffa molto e lo tratta con scarsa delicatezza.
Elia si sente "di troppo" ovunque e il fatto che gli adulti attorno a lui lo trattino con sufficienza e senza tener conto dei suoi pensieri e desideri, ne è la conferma.

Il pensiero di quella sorellina con cui non ha avuto il tempo di legare, la consapevolezza che la sua famiglia si è sgretolata, che sua madre è praticamente impazzita e il padre - il suo colto, severo e tutto d'un pezzo papà - è completamente dedito a prendersene cura, il dover subire la decisione paterna di stare con questa zia zitella e acida, che i bambini non sa manco cosa sono..., lo fa sentire terribilmente solo, rifiutato, ignorato da adulti che, invece, dovrebbero stargli vicino e consolarlo, perché anch'egli soffre ma pare che nessuno se ne accorga.
L'unico rifugio è la sua immaginazione, alimentata dalla lettura di storie misteriose e paurose.

"...la cosa brutta del dolore è che ti spezza dentro e ti taglia fuori, e ciascuno deve viverlo a modo proprio, nel suo tempo.
Per quanto mi riguarda, furono i libri a salvarmi."

La zia lo esorta a non starsene da solo ma a provare a fare amicizia con i ragazzi del palazzo e in effetti  la voglia di vivere, che urla dentro di lui, lo porta a vincere la timidezza e ad avvicinarsi con discrezione ai ragazzi del palazzo: i gemelli Simone e Silvia, Nello e la piccola Mosca. 

Simone, il leader, colui che parla e tutti lo ascoltano e gli ubbidiscono; sua sorella, Silvia, è scontrosa e brusca, forse l'elemento del gruppo più difficile da raggiungere; Nello, irascibile e permaloso; Mosca, la più piccola, che di nome fa Beatrice, è orfana di entrambi i genitori, vive col nonno ed è una bimba strana ("crede che nel bosco vivono le fate e il diavolo"), con atteggiamenti un po' più infantili della sua età.

Pur sentendosi estraneo al gruppo, Elia comincia a frequentare i ragazzi, passa le giornate con loro nel grande giardino che circonda il Paradisiello e, soprattutto, nel bosco lì vicino; i cinque fanno ciò che si fa generalmente a quell'età: partite a pallone, dispetti e risate, furti di ciliegie, costruiscono una capanna, fanno arrabbiare gli adulti con le loro marachelle, si prendono in giro e i maschietti non mancano di azzuffarsi per delle sciocchezze, per poi far pace subito dopo. 

Stare da soli in cameretta non è più un'alternativa da prendere in considerazione.

"Da settimane non leggevo un libro e non lavoravo alla mia storia, e la cosa strana era che non mi mancava. Cominciavo a sentire, in un modo vago, impreciso, che la vita può essere più larga e più spessa di un pezzo di carta."

Insomma, quella che all'inizio sembrava profilarsi come un'estate noiosa, è diventata divertente come mai Elia avrebbe immaginato potesse diventare.

Certo, c'è un’ombra sinistra che incupisce il gruppetto di amici, e dall'altra lo solletica: nel bosco, venticinque anni prima un ragazzo è scomparso nel nulla: giocava a nascondino e non è mai più stato trovato, né vivo né morto.

Cosa gli è successo?
C’è chi dice che l’abbia preso il diavolo.

Elia non crede né in Dio né tanto meno nel diavolo, ma ad essere convinti di questa assurda"favola" non è solo Mosca, bensì pure gli adulti, tipo Achille, l'uomo che si occupa del giardino e che va mormorando frasi pseudobibliche sconnesse e deliri vari, alternati a maledizioni e improperi verso i ragazzini, che lui vede come dei diavoletti pestiferi ed insopportabili.

Il triste destino del ragazzo scomparso - Nino Basile - comincia ad ossessionare Elia, che si lascia affascinare dal mistero che avvolge la sua scomparsa (avvenuta quando c'era la guerra e le persone correvano a nascondersi per sfuggire ai bombardamenti) e immagina di renderlo oggetto di un romanzo tutto suo.

Dentro di lui arde un fuoco che non può essere domato e che lo spinge a impossessarsi della storia di Nino e a raccontarla.

"Dentro di me si era accesa una voce che non conoscevo e mi pregava di ascoltarla: anche se il palmo si arricciava per i crampi, anche se gli occhi bruciavano e grondavo sudore e sentivo le vertebre schiacciate, in fiamme per la fatica di stare seduto; anche se la voce parlava una lingua sconosciuta e io dovevo impararla; anche se a volte faceva rumore come un boato di tuono, mentre altre non era più forte di un respiro nel vento. Dovevo seguirla. Scalare vette di luce e addentrarmi in antri oscuri, navigare lungo fiumi azzurri, visitare i posti dove nascono le ombre."

E così, Elia inizia a scrivere e a disseminare messaggi nel bosco, firmandoli con il nome di Nino Basile, come se a scriverli fosse stato il ragazzo scomparso tanti anni prima. 

Questo "esperimento" nasce come un gioco, un segreto innocente che ovviamente egli si guarda bene da rivelare agli amici..., anzi: quando essi cominciano a trovare i pezzi di carta e si convincono che appartengano proprio a Nino, Elia freme dentro di sé: ci sta riuscendo!! Sta incantando gli amici con le sue storie, con le sue parole! 
Certo, si sente anche in colpa perché li sta prendendo in giro, ma i timori e i dubbi non lo portano comunque a fermarsi, così giorno dopo giorno la bugia si ingigantisce e comincia a sfuggirgli di mano, fino a condurlo sempre più vicino a una terribile verità.

Tutti e cinque i ragazzi prendono a cuore il mistero di Nino, addentrandosi sempre più nel fitto bosco, alla ricerca di una verità che qualcuno, tra gli adulti del Paradisiello, deve per forza conoscere...: Nino non può essere svanito davvero nel nulla!
La cricca indaga, cerca risposte nelle cianfrusaglie nascoste nella rimessa di Achille e fa domande ai grandi, soprattutto Elia ne fa a Lidia, l'affascinante amica di zia Giovanna, la sola adulta a comportarsi come un'amica con i ragazzini, ad allearsi con Elia quando questi è in difficoltà.
Un'adulta affidabile, cui confidare ciò che pensa senza paura di essere preso in giro o mandato via con una sbuffata scocciata.

Intanto, il bosco ai loro occhi assume sempre più le sembianze di un enorme essere vivente, che respira, sussurra, li "chiama" attirandoli verso di sé: quale segreto si celava tra i suoi alberi? Se avessero potuto parlare, cosa avrebbero raccontato le foglie, cosa avrebbe illuminato la luce che filtrava tra le fronde?

Come spesso accade ai ragazzi protagonisti di un'estate speciale, anche Elia e i suoi amichetti si ritrovano davanti a qualcosa di più grande di loro e che mette in evidenza come gli adulti che li circondano, oggi così severi e brontoloni, siano stati essi stessi, ieri, dei ragazzini vivaci e combinaguai, e come dietro i loro arrabbiati silenzi si nascondano verità dolorose, che essi vogliono continuare a tener nascoste.

"...i segreti sono un suggello, una chiave per aprire o chiudere le persone, e l’amicizia cresce meglio dove si seppellisce insieme qualcosa."

Una vita si era interrotta venticinque anni prima e il tempo avrebbe dovuto contribuire a seppellirla sempre più in profondità, in modo che ne restasse un lontano e indefinito ricordo; ma non basta tacere perché l’oscurità venga dissipata e le ombre non si addensino. 

Dodici anni: l'età in cui un'amicizia, le prime sensazioni fisiche, i sentimenti verso l'altro sesso, l'eccitazione per un mistero da risolvere, sono tutto e vengono vissuti con intensità, in maniera totalizzante, come se fossero l'unica cosa che conta e che resterà per sempre; sono gli anni in cui crediamo che quegli amici con cui abbiamo condiviso litigi, bugie, timidi baci, confidenze, pacche sulle spalle, resteranno tali per sempre e che nessuno e niente spezzerà il legame nato in quei mesi caldi e afosi di un'estate che non è stata e non sarà mai come le altre a venire.

Elia è arrivato al Paradisiello che odiava quel posto perché per lui era una sorta di castigo, una triste ed  ingiusta conseguenza per la morte di quella sorella che non ha fatto in tempo a conoscere e amare, e si ritrova ad ad affezionarsi a quei posti, agli amici, al bosco - simbolo di pericolo ma anche di scoperta, di avventura - e alla disgrazia accaduta a Nino.

Gli anni passeranno ma il pensiero di quell'estate non lo abbandonerà mai e il filo che lo lega al bosco e alla tragedia che custodisce gelosamente da anni, lo ricondurrà di nuovo lì, da adulto, e ogni risposta arriverà, portando con sé una brezza nuova, che sa di pace e di nuovi inizi.

"... affondo la mano nel terreno, lo porto al viso e me lo premo contro le narici. L’odore entra, scende, risveglia i ricordi a uno a uno. Quanti anni sono passati, e con quanta fretta… Che ne ho fatto di questo tempo che se ne sta accartocciato dentro di me, vivo e ferito?".

Dove nascono le ombre è un romanzo sull'amicizia, sulla linea che separa il mondo dell'infanzia da quello degli adulti, su come il desiderio di saper tutto da parte dei ragazzi, la loro voglia instancabile di avventura e di svelare segreti per gioco, si scontri con la necessità, da parte degli adulti, di sbarrare le porte ad un passato scomodo, che ancora fa sentire la sua eco e che chiede con insistenza di non essere più ignorato. Tra queste pagine c'è tutta l'esuberante energia dei dodici anni, c'è la solitudine e la rabbia di un ragazzino cui viene chiesto di reagire con maturità a un lutto famigliare (e a ciò che ne consegue) che ha segnato e fa soffrire anche lui; c'è lo spettro di un'amicizia più vecchia, in cui s'è rotto qualcosa e che ha il nome di un ragazzo svanito nel nulla; c'è un bosco, con la sua musica di uccellini e cicale, con i suoi steli di papaveri che frustano ginocchia sbucciate e magre, con il suo vento che passa tra i filari delle vigne e raccoglie il profumo del mosto selvatico, riempiendo l’aria di sapori inebrianti e inconfondibili.

L'autrice ci apre la chiave per entrare nell'animo del protagonista e ci presta i suoi occhi, la sua voce, i suoi pensieri e i suoi contrastanti stati d'animo; ci sembra di essere con lui e con i ragazzi del palazzo, fuori e dentro al bosco, e restiamo curiosi, di capitolo in capitolo, di scoprire cosa sia davvero successo a Nino, il ragazzo scomparso che nessuno ha cercato.
La verità arriva ma per conoscerla non bisogna aver fretta, anche perché non è un giallo, e la "soluzione" del mistero di Nino è funzionale all'esperienza che coinvolge Elia che lo spinge ad acquisire determinate consapevolezze, a fare dei passi in più nella propria crescita e a confrontarsi con gli altri, coetanei e adulti, e con le verità, le bugie e i silenzi che, in qualche modo, spesso caratterizzano i rapporti umani. 
La suspense è dosata e, in un certo senso, diluita in tutta la lunghezza della storia, e cammina di pari passo con una dolce sensazione di malinconia (nelle battute finali in particolare) e con la nostalgia di chi (il protagonista) ricorda un passato mai dimenticato e che finalmente la smesso di schiacciarlo e tenerlo prigioniero di una vicenda che aveva contorni più neri e più cupi di ciò che realmente era.

Un romanzo che mi è piaciuto molto, lo consiglio in special modo a chi cerca storie con protagonisti molto giovani e che abbia al centro l'amicizia, con un pizzico di mistero.


"Non ho mai più avuto amici come quelli che avevo a 12 anni. 
Gesù, ma chi li ha?"
 (dal film STAND BY ME, di Rob Reiner)


ALCUNE CITAZIONI

"...se l’esistenza ha uno scopo, io credo sia questo: cercare di non scomparire dentro la propria ombra."

"Tuttavia, le parole scritte hanno un potere. Quando impariamo a leggere non sappiamo che stiamo varcando un confine e che non c’è modo di tornare indietro. Saper legare una lettera a un’altra è un atto che diventa naturale, come il respiro, e prima o poi capita d’incontrare parole che ci chiamano a sé."

"si muore perché si nasce.
Eppure di una cosa sono sempre stato convinto: questa regola non vale per le storie. Nel tempo di una storia noi siamo immortali."

"...la verità non la dimentichiamo. La teniamo nel cuore, e lì mette radici profonde e robuste come quelle degli alberi. Non possiamo sapere quali frutti darà una pianta che cresce nel buio, verso quale spiraglio di luce dovrà protendersi e contorcersi pur di sopravvivere, da quale fonte oscura succhierà il proprio nutrimento."

"...l’amore è una strana cosa. Ci fa diventare folli e splendenti (...) Ci rende disposti a tutto, anche alle cose peggiori. Ci spezza in modo irreparabile. Ma alla fine è l’unica cosa che ci salva."

"La verità è che ci sono parti di noi che crediamo perdute, o che non siamo mai riusciti a vedere, che altri conservano al posto nostro. A volte ce le restituiscono, come oggetti dimenticati nel tempo, a volte ne fanno qualcosa di buono, di migliore, e il senso di aver fallito con le nostre esistenze per un poco svanisce."
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